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24 Adoratrici del Sangue di Cristo REGIONE ITALIA Via San Giovanni in Laterano, 73 00184 ROMA 1 IL VIAGGIO DELLA FEDE NELLA MEMORIA DEL FUTURO 1834 - 4 MARZO - 2014

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Adoratrici del Sangue di Cristo

REGIONE ITALIA Via San Giovanni in Laterano, 73

00184 ROMA 1

IL VIAGGIO DELLA FEDE NELLA MEMORIA DEL FUTURO

1834 - 4 MARZO - 2014

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Ciò che la Parola dice a Maria De Mattias consiste in una chiamata e in una promessa. È prima di tutto chiamata ad uscire dalla propria terra, invito ad aprirsi a una vita nuova, inizio di un esodo che la incammina verso un futuro inatteso.

La visione che la fede darà a Maria De Mattias sarà sempre congiunta a que-sto passo in avanti da compiere: la fede "vede" nella misura in cui cammina, in cui entra nello spazio aperto dalla Parola di Dio.

Questa Parola contiene inoltre una promessa: la tua discendenza sarà nume-rosa, sarai madre di un grande popolo (cfr Gen 13,16; 15,5; 22,17).

È vero che, in quanto risposta a una Parola che precede, la fede di Maria De Mattias sarà sempre un atto di memoria.

Tuttavia questa memoria non fissa nel passato ma, essendo memoria di una promessa, diventa capace di aprire al futuro, di illuminare i passi lungo la via.

Si vede così come la fede, in quanto memoria del futuro, memoria futuri, sia strettamente legata alla speranza.

parafrasi della Lumen Fidei, 9

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il freddo, le piogge, le nevi e gl’incomodi personali, si potrà facilmente concludere, che senza una grazia speciale non avrebbe

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Documenti richiamati:

Giovanni Merlini, Compendio della vita di Maria De Mattias, ristampa, Roma 1984

Maria De Mattias, Lettere, vol. I-V, Roma, 2005

Maria De Mattias, Altri scritti, Roma 2009

Processo a Maria - Maria De Mattias nel racconto dei testimoni, Roma, 2003

Atti degli Apostoli, Bibbia di Gerusalemme, Bologna, 2009

a cura di Angela Di Spirito ASC

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a Listra, a Iconio, ad Antiochia, con-fermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché - dice-vano - dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazio-ni» (At 14,21-22).

… erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiochia (At 11,19).

E la mano del Signore era con loro (At 11,21).

aprì la Scuola di Pescasseroli in Diocesi di Marsi; ai 3 Novembre dello stesso anno quella di Morino in Diocesi di Sora; ed ai 14 Otto-bre 1842 quella di Cascia in Dioce-si di Norcia.

Col correre degli anni cresciuto anche di più il numero delle Reli-giose, per le nuove istanze che si facevano furono aperte altre Scuo-le nelle Diocesi di Anagni, Alatri, Segni, Palestrina, Subiaco, Civita Castellana, Orte, Narni, Perugia e Recanati, come pure nel Regno di Napoli cioè in Diocesi di Sora, Marsi, Atina, S. Germano ed altro-ve (Compendio p. 44 ).

Si pose in viaggio per l’Aquila ... giunse a Pescasseroli e avviata la scuola partì per Morino. Pervenu-ta a Narni prosegue il viaggio fino a S. Anatolia dove apre la scuo-la ... dà un avviamento all’opera pia e parte per Cascia ... visita quella scuola, poi quella di Orte e le altre che erano in quei contor-ni ... (Compendio p. 60).

Ma se ai pericoli, che incontrò per aprire e visitare le Scuole, dai qua-li scampò non senza prodigio, si aggiunga la lunghezza dei viaggi anche difficili e disastrosi, le infer-mità, la stanchezza, la fame, la perdita del sonno, il caldo,

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1. IL SEME E IL GERMOGLIO

Era il primo Marzo del 1834, Ma-ria aveva compiuto gli anni 28 [in realtà Maria aveva da un mese compiuto 29 anni ndr] ed erano già dieci anni che si aspettava da lei questo giorno, quando il Va-lentini celebrava ed applicava la S. Messa per il novello Istituto, e la Serva di Dio si cibava con altri del pane eucaristico. Ma ecco che le vetture sono allestite 1, Maria fa una breve colezione, ed il Padre accompagnatala fuori del Paese le dà l’ultimo addio per non riveder-la mai più su questa terra 2.

Maria fa forza a se stessa, perché si sente oltremodo commossa nel gran distacco; chiede la paterna benedizione, e montata a cavallo, con animo grande ed intrepido si mette in viaggio

con la donna di servizio 3.

1 Da Acuto erano giunte due cavalca-ture e il relativo vetturale, per prele-vare e accompagnare la ‘maestra’. 2 Giovanni De Mattias morirà infatti nel settembre del 1839, a 72 anni, prima che la figlia tornasse a Valle-corsa. A casa MDM lascia anche il fratello Michele con la moglie Caroli-na Sacchetti e le due figliolette Virgi-nia di tre anni e Albina di sei mesi, e il fratello Antonio, di 23 anni. La mamma e la sorella maggiore, Vin-cenza, erano morte rispettivamente nel 1830 e nel 1829. 3 Maria Tullio, di nove anni più gio-vane; cfr per notizie biografiche MDM Lettere, vol. V p. 296.

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Arrivata a Ferentino 4 si presentò al Vescovo e la prima cosa che disse fu: «Io Monsignore vado vo-lentieri in Acuto, perché l’obbedienza mi ci manda; ma ci vado non per fare la scuola soltan-to, bensì per fondarvi un Mona-stero». Al che il buon Vescovo ri-peté che andasse pure con tale intendimento, che egli non man-cherebbe di aiutarla dove potesse, e che intanto benediceva le sante sue intenzioni. Dopo altre parole d’incoraggiamento Maria acco-miatatasi dal Vescovo il giorno appresso partì per Acuto.

E’ questo un piccolo paese posto sopra un colle elevato, che dalla parte di tramontana si unisce ai monti che sovrastano alla Città di Anagni, e domina la valle inter-media fra la detta città e quelle di Ferentino, Frosinone e Veroli. Es-so appartiene alla Provincia di Frosinone, e fa parte della Diocesi di Anagni il cui vescovo porta il titolo di Signore di Acuto, e vi possiede un palazzo. In questo paese si respira un’aria molto sa-lubre, ed avvi una popolazione di circa 2400 anime.

Ivi giunta la Serva di Dio fece su-bito la visita di convenienza al Clero, al Magistrato e ai primari del Paese, ed a tutti ripeté quanto aveva già detto al Vescovo 5.

4 Ferentino è il paese di Ottavia De Angelis, mamma di Maria. E’ proba-bile che la notte del 1° marzo le due viaggiatrici abbiano pernottato presso i parenti materni. 5 Nella lettera n. 2 al vescovo Lais MDM puntualizza il programma che intende realizzare. Esso va molto al di là della semplice scuola e prevede nu-merose attività per la formazione cri-stiana e umana.

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E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di an-nunciare che Gesù è il Cristo (At 5,42).

In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Geru-salemme; tutti, ad eccezione degli apo-stoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria (At 8,1).

Quelli però che si erano dispersi anda-rono di luogo in luogo, annunciando la parola (At 8,4).

Filippo, sceso in una città della Sama-ria, predicava loro il Cristo (At 8,5).

Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città, e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono

... tutto il suo gusto era di parlare di Dio.

Chiamava le giovani, e poi separa-tamente le maritate per istruirle nel loro doveri. Ed era tanto il con-corso che non bastava a contenerle la scuola e la cappella interna del luogo Pio (Compendio p. 54).

Partita la Serva di Dio per S. Ana-tolia, la persecuzione che si era su-scitata contro di lei in Acuto fin dal 1848 divenne più seria (Compendio p. 64).

In Roma la Principessa Zenaide Wolkonsky a tutte sue spese v’introdusse la Scuola dell’Istituto.

Sull’esempio di lei i Signori Mar-chesi Campana ai 21 agosto 1851 aprirono la Scuola al Babbuino.

La lodata Principessa ve ne aprì un’altra allo stradone di S. Giovan-ni.

Finalmente la Santità di N. S. Papa Pio IX con Breve dei 18 Agosto fondò e dotò la Scuola dell’Ospizio detto di S. Luigi via Porta Leone (Compendio p. 44).

In seguito avendo fatto acquisto di altre giovani, agli 8 Luglio 1841

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Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di inse-gnare nel nome di Gesù (At 4,18).

Gli apostoli se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù (At 5, 41).

parola spontanee venivano le al-tre, e che sentivasi talvolta investi-ta da uno spirito superiore senza saperne spiegare il modo; e mara-vigliavasi seco medesima del co-me le venissero alla mente tante cose senza studio e senza prepara-zione fuori di quella che faceva coll’Orazione; onde tutto ascrive-va a special grazia di Dio (Compendio p. 71).

Un altro caso consimile in altro giorno le accadde. Aveva intimata una conferenza alle donne. La scuola era già piena, tutto era all’ordine, quando all’improvviso entrato un sacerdote prese acre-mente a rimproverarla, ed impo-nendo silenzio le proibì di aprire bocca (Compendio p. 55).

... piena di fiducia nel Signore an-dava allegra e coraggiosa senza punto scomporsi nei cimenti an-che più duri, e ringraziava sempre l’amato suo bene Crocifisso che le dava da patire qualche cosa per amor suo. E questo desiderio e questo coraggio procurava d’infondere anche nel cuore delle sue figlie, dicendo loro, che era una gloria il faticare e patire per un Dio, che è pieno di bontà per noi (Compendio p. 64).

Avendo preso alloggio in casa del Priore, allora Antonio Longo 6, accomodò la scuola come meglio potè, e nel dì seguente 4 di Marzo e primo della Novena del Patroci-nio di S. Francesco Saverio Protet-tore anche del novello Istituto, diede incominciamento all’opera di Dio. E fu questo il giorno nata-lizio dell’Istituto delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue.

La scuola presto fu piena, e più di 100 erano le giovanette che vi ac-correvano 7.

Ma la casa Pilozzi, ove Maria fissò in principio la sua dimora, era as-sai incomoda ed angusta rispetto al numero delle concorrenti. Non vi erano che tre sole camere, scala di legno e malconcia, un’immagine di carta alle pareti, pochi mobili 8, e lo scarso onora-rio di annui scudi sessanta costi-tuivano tutto il capitale della no-vella Istituzione.

Tutto ispirava povertà e miseria, e per giunta la Casa neppure era libera, perché aveva comune l’ingresso ad altri abitati.

Doveva poi la novella Maestra sostener sola tutto il peso della scuola e delle opere pie. Ciò non ostante non si avvilì, anzi godeva in mezzo a tali strettezze e priva-zioni, riflettendo che questo è il carattere delle opere di Dio.

6 Antonio Longo fu tra i primi a man-dare le figlie alla scuola di MDM. Tre di esse divennero Adoratrici: Caroli-na, Oliva e Teresa. Carolina era tra le alunne del primo giorno -aveva otto anni- e alla morte di MDM le succe-dette come superiora generale, incari-co che ricoprì per undici anni, fino alla morte, avvenuta il 7 settembre 1877. 7 Il numero delle concorrenti alla scuola e alle riunioni è confermato da numerose lettere: cfr per esempio Let-tere nn. 7, 8, 30, 446, 548...

8 Un documento dell’archivio comu-nale annota la suppellettile destinata alla maestra: «Nota dei necessari mobili, ed attrezzi di cucina da somministrarsi alla mae-stra Pia di questo comune d’Acuto: Padella e schiumarola scudi 0,25 [uno scudo, pari a 3,07 euro] Tavole per il letto compresa la fattura per polirle scudi 1,00 Per vitture per mandare due bestie a Vallecorsa a prendere la maestra, una per la soma e l’altro per suo comodo, avendovi impiegato il vetturale tre giorni scudi 2,12

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Poiché la Casa Pilozzi, come di sopra si è detto, per essere angu-sta non si prestava abbastanza per la Scuola ed opere pie, la Serva di Dio deliberò di prendere in affitto la Casa di Arcadio Frasca 9 al-quanto più grande, ed andò ad abitarvi ai 27 di Giugno dell’anno

Per una paletta di ferro scudi 0,17 Per un spiedo scudi 0,05 Una caldara e una conca di rame scudi 4,50 Due tavolini con spianatora per la pasta scudi 2,50 Una dozzina di piatti fini

scudi 0,28 Candeliere di latta, lucerna, buzzico, scolmarello e caffettiera

scudi 0,52 Piatti numero 7 ordinari scudi 0,10 Pile e tecami scudi 0,20 Un bacile, e due orinali, e un piatto mezzano scudi 0,14 Una scopa scudi 0,3 Due tazze da caffè scudi 0,12 Un’arca per uso del pane

scudi 0,50 Sedie numero 6 scudi 0,75 Capofuochi e paracenere scudi 2,00 Un imbottorino di latta scudi 0,3 Una catena per il fuocolare

scudi 0,80 Un sorello di rame scudi 0,30 Un paio di molle di ferro scudi 0,25 Un setaccio e una setuccia per il pane scudi 0,40 totale scudi 17,02».

9 MDM ne parla nelle lettere 3 e 8.

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Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che era-no persone semplici e senza istruzio-ne, rimanevano stupiti e li riconosce-vano come quelli che erano stati con Gesù (At 4,13).

Stava una volta il Parroco nella scuola pia dove erano riuniti i gio-vanetti che si preparavano per la prima comunione, quando aven-do terminata la sua istruzione, eccoti all’improvviso venir in fret-ta Maria, la quale rivolta a quei giovani incominciò a declamare contro la bestemmia.

A tal novità il parroco restò sor-preso e rampognò la serva di Dio dicendo che non conveniva ad essa il predicare.

Maria allora ammutolì e con mol-ta umiltà prese la correzione; ma poco dopo investita da nuovo fer-vore non potendosi più trattenere con più calore di prima tornò a declamare contro la bestemmia ... (Compendio p. 55).

Stupivano poi tutti, né sapevano spiegare come una donna potesse parlare con tanta aggiustatezza e precisione delle cose di Dio per un’ora e più, senza mai stancarsi. E poiché riferiva fatti della Sacra Scrittura e sentimenti dei Padri, domandavano ai sacerdoti se era-no vere le cose che essa diceva, e questi rispondevano esser tutte verissime da non potersene dubi-tare. E qui convien notare che la Serva di Dio ebbe a dire alla sua Guida che talora non sapeva come cominciare, ma che detta la prima

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Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne (At 5,14).

Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il comandante delle guardie del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annun-ciavano in Gesù la risurrezione dai morti (At 4,1-3).

Ci sia a cuore la carità con tutte (Regola 1838, conclusione).

Non mai si vide scissa quella cari-tà che avevano in seno, anzi col tempo fu veduta sempre più cre-scere. Ed oh, che graziosa gara si vedeva fra loro! Benché fossero diverse nell'età che nel casato sembravano esser tante sorelle non solo, ma in tanti corpi un'ani-ma sola. Quel che una voleva de-siderava l'altra; scambievolmente servivansi ed aiutavansi nei loro bisogni non solo, ma chi prima conosceva era sollecita ad operare a bene della Comunità (Testimonianza di Antonio Necci).

Era cosa piacevole vedere quel piccolo drappello crescere in virtù e zelo e fiorire in mezzo alla po-vertà e alle privazioni.

Tale loro edificante condotta ecci-tava in altre la brama di entrare anche esse a far parte di quell’istituto (Compendio p. 42).

Ancorché la serva di Dio parlasse bene e con frutto, tuttavia andò soggetta anche per questa parte a molte sofferenze e travagli.

Si fecero dei ricorsi contro la serva di Dio accusandola perché predi-cava.

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suddetto 1834 10.

Succeduto nell’anno 1835 a Monsi-gnor Lais, Monsignor Pier France-sco Muccioli pure con la qualifica di Amministratore, volle questi esaminare il piano che la Serva di Dio pensava di mettere in esecu-zione per fondare il suo Istituto 11, ed avendolo trovato di sua piena soddisfazione e conosciuto che ve-niva da Dio, non solo l’approvò, ma le promise tutta la sua prote-zione.

Sparse a dir vero il Signore le sue benedizioni su di quest’opera fin dal suo primo nascimento, ed in poco tempo se ne vide il frutto; poiché ben presto apparve quella terra tutta in meglio cambiata 12.

10 Queste le abitazione delle origini, in ordine cronologico: . casa Pilozzi, situata nell’attuale Cor-so Umberto I, dal 3 marzo 1834 fino al 26 giugno dello stesso anno; . casa Frasca, al n. 12 di Vicolo Gau-dente, dal 27 giugno 1834 fino al 14 aprile 1836; . palazzo vescovile, in piazza del Col-leggio, 32, dal 15 aprile 1836 al 30 agosto 1838; . casa Stefani, in Corso Vittorio Ema-nuele n. 14, dal 31 agosto 1838 fino al 27 agosto 1843, giorno del trasferi-mento nella sede definitiva, attuale Corso Umberto I, n, 112.

11 Si riferisce al Ristretto di ciò che concerne alla Fondazione dell’Istituto delle Adoratrici.

Per il testo completo vedi MDM Altri scritti, pp. 15-16 e 33-35.

12 Affermazione confermata abbondan-temente dalle testimonianze al Proces-so di canonizzazione: cfr per esempio, Processo, pp. 58, 60.

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E’ però da osservare che Maria ebbe molto a faticare per ridurre quelle giovani dissipate, alcune delle quali a bella posta si mostra-vano impertinenti, a fine cioè di conoscere (come affermarono dappoi) se la Maestra fosse buona, e tale infatti la ritrovarono.

Correva il detto anno 1835 quan-do la Serva di Dio stimando essere giunto il tempo di dar principio all’Opera, prese in educazione in casa alcune scolare, e scritte alcu-ne regole adattate a quella piccola comunità, ne promosse l’osservanza.

Maria si avvide ben presto che fra quelle giovanette di fresca età vi sarebbero state le prime pietre per il novello Istituto e perciò le anda-va istruendo ed animando a vita di azione per amore di Gesù e di Maria Santissima 13.

Ma la casa non presentava per tale oggetto sufficiente comodità ed il possesso n’era precario. D’altronde la Serva di Dio cercava di assicurare un’abitazione capace e stabile per dar base all’Opera. Vari furono i progetti che si fece-ro, ed in tutti s’incontravano diffi-coltà insuperabili.

Intanto per avere un locale miglio-re supplicò ed ottenne dal Vesco-vo Monsignor Muccioli l’uso del palazzo appartenente, come si

13 Nel 1835 si uniscono a MDM An-na Farrotti (luglio), Maria Anagni e Carolina Longo (agosto), Francesca Monti (settembre).

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Atti degli Apostoli

Erano perseveranti nell'insegnamen-to degli apostoli e nella comunione fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere (Atti, 2,42).

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un'anima sola e nessuno considera-va sua proprietà quello che gli appar-teneva, ma fra loro tutto era in comu-

Documenti delle Origini

[Saremo] occupate nel meditare le grandi cose dell’altro Mondo, se-condo lo spirito della primitiva chiesa (Regola del 1838 n. 23).

Lo studio principale della Serva di Dio si era di formare bene il loro cuore tenendolo distaccato dal mondo e pieno di desiderio di fa-ticare e patire per amore di Gesù che aveva dato il Sangue e la vita per noi.

Raccomandava l'amore scambie-vole, il rispetto reciproco.

Raccomandava l'orazione, un grande amore a Gesù Cristo e alla santissima Vergine ...

Voleva che parlassero spesso di Dio, e della sua bontà. Voleva an-cora che con speciale impegno si occupassero del caro prossimo, che così lo chiamava, e che avesse-ro particolare interesse della salu-te delle anime che sono costate a Gesù Cristo tutto il suo Preziosis-simo Sangue.

(Compendio p. 50).

In primo luogo vi sia perfetta vita comune, onde si proibisce a tutte il dire mio, ma nostro (Regola del 1838, n. 1).

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3. UNO SGUARDO SAPIENZIALE DEGLI INIZI

«Il nostro povero Istituto carissime figlie,

assomiglia al Collegio Apostolico di Gesù Cristo;

gli Apostoli erano poveri, ignoranti, rozzi, ecc.:

di questi volle servirsi Gesù Cristo per la propagazione della sua Chiesa;

ed in fine morirono per Gesù Cristo:

così noi povere cenciose, ignoranti, rozze ecc.:

ha voluto chiamarci ad un’Opera sì grande,

quale è questa di promuovere l’Adorazione, e l’applicazione

dei meriti del Sangue di Gesù Cristo.

Noi dobbiamo accostarci allo spirito dei fedeli della primitiva Chiesa ...

Viviamo dunque per Gesù Cristo,

e ci comunicheremo ogni giorno con Gesù Cristo … ».

Maria De Mattias, Lettera 569

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disse, alla Mensa Vescovile di Ana-gni, ed ivi si ritirò con la sua Comu-nità ai 15 di Agosto 1836 14. Poco però vi potè durare, perché creato Vescovo di Anagni Monsignor Vin-cenzo Annovazzi, questi richiamò a sé l’uso del palazzo 15, ed a’ 31 ago-sto 1838 Maria prese ad abitare con le sue figlie la casa di Giuseppe Ste-fani.

Intanto cresciuto il numero delle educande fino a 14, la Regola 16 eb-be un maggiore sviluppo, e si adot-tò una forma di vestiario comune, quale fu approvata dal Vescovo e lodata da tutti per la compostezza e decenza; e da ultimo anche dal San-to Padre Pio IX, allorché le Suore venute in Roma per aprirvi la Scuo-la furono ammesse al bacio dei san-ti suoi piedi, ed implorarono l’apostolica benedizione.

Ma qui non è da omettere che lo studio principale della Serva di Dio si era appunto di guadagnarsi l’animo delle giovani, e di formar bene il loro cuore tenendolo distac-cato dal mondo e pieno di deside-rio di faticare e patire per amor di Gesù, che avea dato il sangue e la vita per noi: il che faceva con una maniera tutta sua propria. E così avvenne che quelle giovani educan-de si prestassero con gran fervore per la scuola e per le opere

14 MDM ne parla nella lettera n. 12.

15 cfr. lettere di MDM nn. 21 e 22.

16 Si tratta della prima Regola scritta da MDM, passata alla storia come «la regola del ’38»: per il testo vedi Altri scritti, pp. 39-46. E’ anche interes-sante notare le Osservazioni al testo fatte da un consulente del Vescovo: vedi ivi pp. 47-50.

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pie, e gradatamente formassero con altre, che di poi si aggregaro-no, una Comunità di Religiose pronte ad andare per amor di Ge-sù, dovunque Iddio le avesse chia-mate a far del bene.

Continuando Maria le trattative per avere una casa stabile, final-mente dopo molti stenti e travagli 17, vinte le opposizioni, e superate tutte le difficoltà, quando appunto il caso sembrava più disperato, con la mediazione del Vescovo ed altri impegnati per la buona causa ottenne dal Comune la piccola Chiesa dell’Immacolata con l’antico Ospedale annesso, e 400 scudi per ristaurarlo e ridurlo ad uso di abitazione religiosa. Se ne stipulò quindi l’istrumento di ces-sione il 16 Novembre 1840 e l’ingegnere Giovanni Martini pro-mise l’opera sua in tutto gratuita.

...e il giorno 27 agosto 1843 si riti-rarono nella novella abitazione 18.

17 Per la lunga trafila relativa alla costruzione, cfr Lettere nn. 37, 41-44, 46- 50-53, 56,57, 73-88, 92-94, 116...e Processo, pp. 55-56.

18 Il passaggio nel ‘Monastero’ è de-scritto nella Cronaca con grande en-fasi, e l’evento viene annotato con puntigliosa precisione: anno, mese, giorno, giorno della settimana, ora, tempo intercorso dal primo giorno di fondazione:

«Dopo nove anni, mesi cinque, giorni ventisette da che si diede mossa all’Impresa di questa fondazione, do-po l’incominciamento della fabbrica di due anni circa,

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mentre avverte con «gioia» il presentimento della morte vicina.

Dal 28 aprile 1866 Maria De Mattias si ferma nella comunità di via Ra-sella, ultima tappa della sua vita terrena.

1 MDM Altri scritti, pp. 17 e, per il testo pp. 53-119; significativo il parere di Padre Paolo di S. Giuseppe OSC, uno dei consultori, alle pp. 120-126.

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Nel 1857 si stampano le Regole e Costituzioni 1, non ancora approvate, ma considerate punto di riferimento per le Adoratrici e per il loro me-todo di vita.

Si colloca a cavallo del decennio l’inizio dell’attività apostolica in Gür-tweil, Baden e l’adozione della Regola e della divisa «italiane» da par-te delle Adoratrici d’oltralpe.

Ancora nel 1857 monsignor Trucchi viene sostituito da Clemente Pa-gliari.

Il rapporto con il vescovo di Anagni diventa meno conflittuale poiché ormai l’istituto è stato riconosciuto col Decreto di lode e le Adoratrici possono in certo senso agire con più autonomia e rispondere alle ri-chieste di molte diocesi. L’atteggiamento stesso di monsignor Trucchi è radicalmente mutato.

L’istituto in questi anni conta oltre 200 suore e circa 70 comunità, di cui 4 fuori dell’Italia.

Nel 1863 si è aperta infatti, con Adoratrici italiane, una comunità a Londra, e altri due centri apostolici sono stati istituiti dalle suore tede-sche, nel 1857 e nel 1862.

Risulta realizzata la previsione di Giovanni Merlini che consigliava ampiezza di vedute nella stesura della Regola, non limitandosi ad A-cuto, ma supponendo «di avere case per ogni dove».

Diventa più frequente in questi anni l’esperienza dolorosa per la mor-te di Adoratrici, di cui la maggior parte ancora in giovane età.

In questo periodo Maria De Mattias si ferma spesso e più a lungo nella capitale.

Confessa sovente a Giovanni Merlini una grande stanchezza fisica, e il desiderio di essere esonerata dal peso della responsabilità di governo,

non dico terminata, ma resasi stabile sufficientemente l’ultimo piano di sopra contenente otto piccole stanze, essendosi stata innalzata una porzio-ne della fabbrica, quella cioè dei fine-stroni nel giorno di Domenica 27 a-gosto 1843 vennero le Adoratrici con solennità ad abitarla alle ore 15» (cfr Altri scritti, pp. 231-232).

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Documenti richiamati:

Giovanni Merlini, Compendio della vita di Maria De Mattias, ristampa, Roma 1984 e altri scritti.

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2. LO SVILUPPO DURANTE LA VITA DI MARIA …

Il primo decennio di vita della nascente Istituzione è caratterizzato da eventi basilari per il futuro:

. l’arrivo della prima compagna, Anna Farrotti da Albano, nel 1835;

. la celebrazione del primo congresso di comunità che definisce il fine e il titolo dell’istituto, 5 luglio 1835;

. l’aggregazione delle prime compagne già dal 1835, a un anno dalla fondazione;

. la compilazione della prima regola nel 1838;

. l’apertura delle prime sette comunità apostoliche dopo Acuto, nel Lazio, in Umbria, in Abruzzo.

Segue un tempo di intensa attività per Maria De Mattias, segnato da una notevole espansione della comunità delle Adoratrici, con l’istituzione di altre 23 scuole, di cui quattro a Roma.

Frequenti e avventurosi viaggi per aprire e seguire le nuove fondazio-ni la vedono spesso fuori di Acuto.

Tempo segnato dalle crescenti difficoltà proprie degli inizi: la fatica del discernimento vocazionale di quante chiedono di seguirla, la riu-scita delle maestre nelle scuole, il desiderio di rispondere alle richieste di nuove fondazioni nelle varie diocesi, le pretese e i malcontenti e-mergenti, le ingerenze della principessa Wolkonsky nelle comunità romane sotto la sua protezione, le ristrettezze economiche ...

Difficoltà moltiplicate dai turbinosi eventi politici e da notevoli tensio-ni col vescovo Pier Paolo Trucchi, succeduto nel 1846 a Monsignor

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Annovazzi.

Il nuovo prelato non trova opportuno che Maria apra comunità fuori della sua diocesi e, certamente senza volerlo, scrive una pagina dolo-rosa nella vita della Fondatrice.

Molta corrispondenza di questo decennio riguarda il suo rapporto con monsignor Trucchi e la fatica di conciliare esigenze di intuizioni cari-smatiche con l’obbedienza alla legittima autorità ecclesiastica.

Questi anni vedono l’Istituto oltre l’Italia, con l’annessione nel 1847, 13 agosto, delle Adoratrici Perpetue del Prezioso Sangue in Steinerberg.

Nel 1853 viene chiesta alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regola-ri l’approvazione della Regola, per la quale da un ventennio Maria de Mattias e Giovanni Merlini stanno lavorando, confrontando la teoria con la prassi di vita. La corrispondenza tra i due ne fa riferimento fre-quente.

Nel 1855 l’Istituto ottiene da Pio IX il Decreto di lode.

Nell’ultimo decennio (1856/1866) le comunità si raddoppiano per l’istituzione di altre 25 scuole, nello Stato Pontificio e nel Regno delle due Sicilie.

Non mancano problematiche relative alla crescita della comunità, le-gate al carattere o alla poca chiarezza di motivazioni di alcune, quasi a bilanciare la vita eroica e santa di molte altre.

Aumentano anche le preoccupazioni relative ai trasferimenti, alla sa-lute, alla comprensione esatta delle esigenze della vita associata. Tra-pela l’importanza di una maggiore oculatezza nell’ammissione di nuove discepole, per assicurarsi che abbiano le prerogative necessarie a vivere con coerenza e fedeltà.