Addio vecchio ufficio Tutto il lavoro agli avatar...la piattaforma di enterprise social network di...

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LIBRI A cura di LUDOVICA RICCIARDI pag.ventuno pag.venti Il Paginone Il Paginone PATRIZIALICATA C’ è il web 2.0 e c’è l’azienda virtuale 2.0. Un nuovo modo di concepire il lavoro che si fonda sull’uso delle nuove tecnologie per la collaborazione a distanza. Sempre più aziende sono interessate a creare uffici vir- tuali. Che non sostituiscono quelli reali, certo. Ma cominciano a determinare una riduzione degli spazi fisici. E rappresen- tano nuovi strumenti e ambientazioni per un modo di lavorare più flessibile. Un intero segmento dell’industria in- formatica si è messo in moto. Alla Virtual Worlds 2008 di New York start-up come Qwaq, Multiverse Network e Rivers Run Red hanno presentato tecnologie per la creazione di spazi di lavoro virtuali, do- ve i colleghi si incontrano sotto forma di avatar. Ma è soprattutto l’alleanza tra Ibm e Linden Lab, la società di San Francisco che ha creato Second Life, a dare la misura delle potenzialità del mercato della colla- borazione nei mondi virtuali. In base alla partnership, Ibm userà il software Linden su propri server per creare ambienti Se- cond Life totalmente interoperabili. Si tratta di una pietra miliare per l’in- terconnettività dei mondi virtuali: poter trasferire i propri avatar tra piattaforme di produttori diversi potrà permettere agli utenti di muoversi nei mondi paralleli con la stessa agilità con cui oggi passiamo da un sito web all’altro. “L’interoperabilità è una componen- te fondamentale dell’Internet 3D ed è importante soprattutto per le aziende”, secondo Colin Parris, vice president, Digital convergence, Ibm. Da ottobre 2007 Linden Lab e Ibm lavorano insieme ad altri partner (host di mondi virtuali, provider di applicazioni, vendor IT) per cercare modi di espandere le capacità dei mondi virtuali. In risposta, dicono, a una domanda sempre più diffu- sa da parte dell’industria di protocolli e piattaforme che permettano agli ambienti in virtuale di essere utilizzati vantaggio- samente in azienda. Lo scopo è garantire standard di sicurezza nei mondi virtuali, per proteggere documenti ma anche transazioni, per esempio di e-commerce; permettere alle applicazioni business e alle banche dati, qualunque sia la fonte, di funzionare anche nei mondi virtuali; e rendere, in generale, i vari mondi virtuali “interoperabili”. Non esiste solo Second Life. Alcune aziende preferiscono sviluppare in-hou- se il proprio prodotto di realtà virtuale. I laboratori di ricerca Sun Labs della Sun Microsystems, per esempio, hanno messo a punto Project Wonderland. Si tratta di uno strumento open source per la definizione di realtà virtuali 3D. Il toolkit che lo compone consente di creare spazi di lavoro per individui, team o per in- tere aziende e di condividere applicazioni, dati e documenti senza dover ricorrere ad altri strumenti di collaborazione. “Project Wonderland permette un’interazione sem- pre attiva tra gli utenti, a prescindere dalla loro ubicazione fisica: in questo mondo virtuale, sotto forma di avatar, si può la- vorare insieme, condividere documenti, In aumento l’offerta di soluzioni destinate a cambiare il mondo del lavoro Diminuisce lo spazio fisico a vantaggio di luoghi simulati sicuri e in grado di dialogare fra loro incontrarsi e comunicare attraverso la voce naturale”, spiega Corrado De Ba- ri, Software Env. & Java Ambassador di Sun Microsystems. “Notevoli i van- taggi per le imprese, a cominciare dalla possibilità di ridurre i metri quadrati degli uffici, potendo svolgere gli incontri in sale riunioni virtuali. Anche la formazione può avvenire in aule virtuali. E le trasferte tra sedi diverse diminuiscono, con risparmio di costi e di emissioni inquinanti”. Sono diverse le aziende che stanno sperimentando Project Wonderland nel mondo; in Italia, Postecom, società del Gruppo Poste Italiane che progetta, svi- luppa e gestisce servizi Internet, Intranet e Certificazione digitale, sta verificando le opportunità di utilizzo della piattafor- ma Sun a beneficio della PA italiana. Le caratteristiche di Project Wonderland si adattano infatti alle aziende dove vi è una forte necessità di collaborazione e comu- nicazione tra team distribuiti, come nella Pubblica amministrazione, nelle università e nel mondo della scuola, nella sanità e nella finanza. “Al momento le aziende sono in una fase di analisi rispetto a questo genere di prodotti, ma nei prossimi anni l’interesse verso l’utilizzo della realtà virtuale come forma di collaborazione e anche di e-lear- ning è destinato ad aumentare”, conclude De Bari. Se non altro per ridurre i costi di affitto delle strutture e delle bollette dell’energia. È uno dei punti su cui insiste Cisco, che ha presentato recentemente Cisco Virtual Office, una soluzione per “por- tare” l’ufficio ai dipendenti che lavorano regolarmente in remoto: presso le filiali o da casa. Il pacchetto riunisce in una singola soluzione gestita centralmente le tecnologie di routing, switching, sicurezza, wireless, telefonia IP e di controllo delle policy necessarie ad offrire servizi video, voce, dati e wireless basati su rete per per- mettere ai colleghi di collaborare, tra sedi diverse, in viaggio o da casa, con le stesse tecnologie e gli stessi servizi avanzati di cui potrebbero usufruire se si trovassero seduti alla propria scrivania - ma senza necessariamente avere la scrivania in uf- ficio. La stessa Cisco utilizza la soluzione Cisco Virtual Office al suo interno: oltre 12.000 dipendenti, in 70 Paesi del mondo, la adottano già e l’azienda ha in progetto di raggiungere i 20.000 utenti nel 2009 e i 30.000 nel 2010. PATRIZIALICATA IT. L’interoperabilità è la chiave per lo sviluppo di ambienti virtuali Non esiste soltanto Second Life. Alcune aziende preferiscono sviluppare in-house il proprio kit virtuale Tutto il lavoro agli avatar Addio vecchio ufficio IL DESK-SHARING SU MISURA Fujitsu Siemens adotta soluzioni personalizzate Flessibilità dell’ambiente di lavoro e accordi di lavoro flessibili sono considerati da Fujitsu Siemens elemento del suo successo. Nei quartier generali in Germania ai dipendenti vengono forniti gli strumenti necessari (notebook, cellulare aziendale, collegamento a Internet) per lavorare autonomamente in sedi diverse, a casa o in viaggio. L’azienda promuove concetti di lavoro flessibi- le quali il desk sharing (condivisione della postazione di lavoro) tra le sedi e soluzioni personalizzate in caso di permessi per maternità o studio. “Piuttosto che formu- lare schemi che indirizzino il lavoratore in una direzione univoca, preferiamo trovare soluzioni personalizzate a livello individuale”, spiega Pierfilippo Roggero, Presidente e ad di Fujitsu Siemens Computers Italia. “L’azienda incoraggia i propri dipendenti a cercare in modo attivo tali opportunità e i dirigenti a essere più consapevoli dei benefici che il lavoro flessibile è in grado di offrire nel campo delle prestazioni e della motivazione”. MONDI ESPANSI Crescono le soluzioni per espandere le caoacità dei mondi virtuali a servizio di imprese Virtual Office di Cisco permette ai dipendenti di collaborare, tra sedi diverse o da casa, con le stesse tecnologie disponibili alla scrivania. Project Wonderland di Sun Microsystems consente a team, individui o aziende la condivisione in 3D di applicazioni e files. L’ ufficio virtuale conviene. Il perché lo spiegano gli analisti della Gartner nello studio intitolato “The virtual office: making a compelling business case”. La so- luzione, dice la Gartner, non è dire no a forme di lavoro flessibili ma pianificare la transizione. “Gli uffici virtuali possono variare, ma oggi la forma più diffusa consiste nel telela- voro che si svolge da casa almeno un giorno a settimana. Negli altri giorni il dipendente ha la sua scrivania in ufficio”, spiega Andrew Walker, direttore della ricerca del Gartner CIO Research Group. “Se un’azien- da decide di passare dall’ufficio tradizionale fisico a quello virtuale, deve preparare un piano strategico, mentre la maggior parte delle aziende oggi non ha un programma formale che accompagni la transizione”. L’approccio formale serve tanto all’azienda quanto al dipendente. Ai manager è d’aiuto nel caso temano di perdere il controllo sullo staff. Ai di- pendenti aiuta a capire che l’azienda desidera trovare un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata per il suo per- sonale aumentandone soddisfazione e motivazione. Le aziende devono anche calcolare con precisione i vantaggi che si attendono in termini di maggiore produttività e riduzione dei costi (gli spazi degli uffici posso- no essere ridimensionati, le bollette di telefono e luce si riducono). “Noi suggeriamo di partire con un progetto pilota i cui passi fondamentali sono: decidere i parametri per misurare il successo del piano; implementare il progetto in un gruppo ristretto e pronto al cambiamento; inserire nel programma di telelavoro solo dei vo- lontari e diffondere informazioni sul telelavoro e sulla cultura del cambia- mento all’interno dell’azienda”, spie- ga Walker. “Il progetto pilota aiuta a ridurre la resistenza. Se i risultati sono positivi, i benefici convinceranno le persone più conservatrici e il piano potrà essere esteso”. Gartner: ma per la transizione serve una strategia VIRTUALI CON GIUDIZIO Secondo Gartner il passaggio al virtuale va pianificato Per aprire un ufficio virtuale basta- no dieci minuti. Le aziende non de- vono più necessariamente cercare sedi in un’altra città e offrire scriva- nie ai loro collaboratori. Con Qwaq Forum, sviluppato dalla start-up del- la Silicon Valley, Qwaq, si stabilisco- no relazioni professionali tra località remote tramite strumenti informatici per l’interazione e il feedback: ava- tar, Voip, lavagna interattiva, chat testuale e addirittura la possibilità di creare sale meeting virtuali quando necessario per incontrarsi con i col- leghi. “In meno di dieci minuti si può mettere su una stanza virtuale per le riunioni, importare documenti (come files Word e slides in PowerPoint) e interagire con gli altri”, spiega il ceo Greg Nuyens. I prodotti per la collaborazione virtuale si sono moltiplicati negli anni recenti: non solo SharePoint della Microsoft, ma anche soluzioni web-based, come Central Desktop, Socialtext, Base- camp e PBwiki. Qwaq però è l’unica a offrire l’esperienza del virtuale in 3- D. Il costo? Sessanta dollari al mese per utente in un gruppo di lavoro piccolo; equipaggiare un ufficio vir- tuale per dieci persone costa 7.200 dollari l’anno. POCHI MINUTI PER ALLESTIRE IL FORUM 3D «Lʼazienda si riorganizza anche con i media digitali» «Vanno portati all’interno delle imprese i più diffusi strumenti di community disponibili su Internet» L’intervista. Filippo Rizzante executive partner dell’italiana Reply «I l processo di trasformazione del lavoro e degli uffici è ancora agli albori, ma i primi strumenti per la collaborazione a distanza cominciano a conquistare le aziende». A dirlo è Filippo Rizzante, executive partner di Reply, la società italiana di consulenza, system integration e application management, che progetta e implementa soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e sui media digitali. “Si tratta di strumenti collaborativi, spesso basati sulle tecnologie del web 2.0, che implicano un cambiamento del- l’organizzazione del lavoro in azienda e della produttività dei dipendenti. In Italia devono ancora diffondersi in maniera capil- lare perché le aziende hanno un’età media alta e le persone non sono molto abituate a utilizzare strumenti digitali nemmeno a livello consumer”. Eppure i network digitali possono aumentare la produttività, permettendo di lavorare in qualunque ora del giorno e di collaborare tra sedi anche molto lontane. “Reply ha sperimentato questi strumenti già al suo interno: azienda giovane (l’età media è di 33 anni), con 2.500 dipendenti tra Italia e Germania e una struttura a rete, costitui- ta da società controllate e focalizzate per linee di offerta, il suo modello coniuga la capacità organizzativa di un’entità di grandi dimensioni con la flessibilità e la specia- lizzazione delle piccole strutture”, spiega Rizzante. “La nostra esigenza è far comu- nicare tra loro le diverse parti della rete. È nato così TamTamy” (www.tamtamy.com), la piattaforma di enterprise social network di Reply integralmente basata sui modelli Web 2.0. “La piattaforma che abbiamo elaborato dà a chi lavora all’interno di Reply la possibilità di creare, condividere e commentare contenuti, anche video o audio, di creare blog e pagine personali, dove si parla principalmente di lavoro, ma anche di temi legati al tempo libero e alla vita privata”, continua Rizzante. “Per il management è uno strumento utilissimo perché permette di individuare i talenti migliori all’interno dell’organiz- zazione. È anche un eccellente strumento di lavoro per organizzare brainstorming che coinvolgono tutto il personale o per lanciare eventi e meeting, tanto reali che virtuali. Può servire per contattare in chat o in instant messaging altri dipendenti del- FILIPPO RIZZANTE executive partner della società italiana Reply l’azienda, senza passare per lunghe trafile burocratiche. E ovviamente per collegare tra loro colleghi in sedi diverse”. Reply ha integrato in TamTamy, in una singola interfaccia personalizzabile, i più diffusi strumenti di community disponibili online (wiki, blog, tag, video e foto sharing, podcast, rss, etc.), con una serie di servizi di base quali la gestione dell’identità e della presenza, la categorizzazione, il rating, la ricerca e la messaggistica online. TamTamy permette alle persone di interagire, di co- noscere i propri colleghi e di far emergere caratteristiche e interessi dei singoli indi- vidui che possono aggregarsi in comunità spontanee. Come in un social network, ogni utente in TamTamy è dotato di un suo profilo e di una personal homepage personalizzabile. “Uno strumento collaborativo”, sottolinea Rizzante, “che non deve sostituire la col- laborazione reale, ma può fruttuosamente affiancarla. E che è piaciuto molto ai nostri clienti: uno dei maggiori operatori telco in Italia, una grande azienda dell’automotive e alcune banche lo hanno già adottato”, dice. Il futuro è dunque degli uffici virtuali? “Non propriamente”, risponde Rizzante. “Serve anche l’ufficio reale. Non si può pensare che il rapporto tra azienda e di- pendente si svolga solo virtualmente e tramite il telelavoro, senza contatto fisico con colleghi e management. Sicuramente nel futuro si useranno sempre più gli stru- menti di collaborazione e le piattaforme virtuali che facilitano il lavoro a distanza, ma l’organizzazione aziendale non può prescindere da una condivisione reale”. Il volume analizza i fattori strategici nel comparto della produzione cinematografi- ca, sottolineando in particolare il ruolo del capitale umano e di quello relazionale. Attraverso un’indagi- ne estensiva condotta in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Cul- turali, con Cinecittà e con Walt Disney Company, sia sul set- tore della produzione cinematografica italiana sia sulla produzione realizzata a Hollywood, il volume evidenzia il ruolo svolto da alcune risorse strategiche, dal know how organizzativo e dai network sociali. Strategie e modelli di business nell’industria del video entertainment DI BOCCARDELLI PAOLO 355 PAGINE, 28 EURO IL MULINO Creare un blog è operazione di cinque minuti, gratuita e aperta a tutti. Eppure, po- chi altri strumenti hanno avuto un impatto altrettanto forte e una diffusione altrettanto pervasiva. La cresci- ta prodigiosa delle capacità offerte dalla tecnologia ha incon- trato nuove sensibilità e richieste sociali. Le persone desiderose di partecipare ed espri- mersi sono sempre più numerose e il blog ha soddisfatto questa esi- genza. Come un foglio bianco, un “blog” permette a chiunque di pubblicare qualsiasi cosa, è come un diario, un magazine, un luogo per dibattiti politici o sportivi. Come si fa un blog 2.0 ALBERTO D’OTTAVI E TOMMASO SORCHIOTTI 192 PAGINE, 13,90 EURO NUOVE TECNICHE Il problema dellʼidentità personale in rete costituisce uno dei temi centrali della ril- fessione sull’impatto sociale delle tecnologie telematiche. A essere celebrata è la nasciata di una nuova cultura telematica in grado di liberare il soggetto dal corpo e dai segni che questo porta inscritti. Internet darebbe così vita all’utopia di una spazio sociale dove età ed etnia risultereb- bero rinscrivibili, permettendo al soggetto di sperimentare forme postmoderne di identità fluida e multipla. Identità virtuali. Comunicazione mediata da computer e processi di costruzione dell’identità personale DI SIMONE TOSONI 256 PAGINE, 20,50 EURO FRANCO ANGELI 20. 24novembre7dicembre2008 20. 24novembre7dicembre2008

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LIBRIA cura di LUDOVICA RICCIARDI

pag.ventunopag.venti Il PaginoneIl Paginone

PATRIZIALICATA

C’è il web 2.0 e c’è l’azienda virtuale 2.0. Un nuovo modo di concepire il lavoro che si

fonda sull’uso delle nuove tecnologie per la collaborazione a distanza. Sempre più aziende sono interessate a creare uffici vir-tuali. Che non sostituiscono quelli reali, certo. Ma cominciano a determinare una riduzione degli spazi fisici. E rappresen-tano nuovi strumenti e ambientazioni per un modo di lavorare più flessibile.

Un intero segmento dell’industria in-formatica si è messo in moto. Alla Virtual Worlds 2008 di New York start-up come Qwaq, Multiverse Network e Rivers Run Red hanno presentato tecnologie per la creazione di spazi di lavoro virtuali, do-ve i colleghi si incontrano sotto forma di avatar. Ma è soprattutto l’alleanza tra Ibm e Linden Lab, la società di San Francisco che ha creato Second Life, a dare la misura delle potenzialità del mercato della colla-borazione nei mondi virtuali. In base alla partnership, Ibm userà il software Linden su propri server per creare ambienti Se-cond Life totalmente interoperabili.

Si tratta di una pietra miliare per l’in-terconnettività dei mondi virtuali: poter trasferire i propri avatar tra piattaforme di produttori diversi potrà permettere agli utenti di muoversi nei mondi paralleli con la stessa agilità con cui oggi passiamo da un sito web all’altro.

“L’interoperabilità è una componen-te fondamentale dell’Internet 3D ed è importante soprattutto per le aziende”, secondo Colin Parris, vice president, Digital convergence, Ibm.

Da ottobre 2007 Linden Lab e Ibm lavorano insieme ad altri partner (host di mondi virtuali, provider di applicazioni, vendor IT) per cercare modi di espandere le capacità dei mondi virtuali. In risposta, dicono, a una domanda sempre più diffu-sa da parte dell’industria di protocolli e piattaforme che permettano agli ambienti in virtuale di essere utilizzati vantaggio-samente in azienda. Lo scopo è garantire

standard di sicurezza nei mondi virtuali, per proteggere documenti ma anche transazioni, per esempio di e-commerce; permettere alle applicazioni business e alle banche dati, qualunque sia la fonte, di funzionare anche nei mondi virtuali; e rendere, in generale, i vari mondi virtuali “interoperabili”.

Non esiste solo Second Life. Alcune aziende preferiscono sviluppare in-hou-se il proprio prodotto di realtà virtuale. I laboratori di ricerca Sun Labs della Sun Microsystems, per esempio, hanno messo a punto Project Wonderland.

Si tratta di uno strumento open source per la definizione di realtà virtuali 3D. Il toolkit che lo compone consente di creare spazi di lavoro per individui, team o per in-tere aziende e di condividere applicazioni, dati e documenti senza dover ricorrere ad altri strumenti di collaborazione. “Project Wonderland permette un’interazione sem-pre attiva tra gli utenti, a prescindere dalla loro ubicazione fisica: in questo mondo virtuale, sotto forma di avatar, si può la-vorare insieme, condividere documenti,

In aumento l’offerta di soluzioni destinatea cambiare il mondo del lavoroDiminuiscelo spaziofisicoa vantaggiodi luoghisimulatisicuri e in grado di dialogarefra loro

incontrarsi e comunicare attraverso la voce naturale”, spiega Corrado De Ba-ri, Software Env. & Java Ambassador di Sun Microsystems. “Notevoli i van-taggi per le imprese, a cominciare dalla possibilità di ridurre i metri quadrati degli uffici, potendo svolgere gli incontri in sale riunioni virtuali. Anche la formazione può avvenire in aule virtuali. E le trasferte tra sedi diverse diminuiscono, con risparmio

di costi e di emissioni inquinanti”. Sono diverse le aziende che stanno

sperimentando Project Wonderland nel mondo; in Italia, Postecom, società del Gruppo Poste Italiane che progetta, svi-luppa e gestisce servizi Internet, Intranet e Certificazione digitale, sta verificando le opportunità di utilizzo della piattafor-ma Sun a beneficio della PA italiana. Le caratteristiche di Project Wonderland si

adattano infatti alle aziende dove vi è una forte necessità di collaborazione e comu-nicazione tra team distribuiti, come nella Pubblica amministrazione, nelle università e nel mondo della scuola, nella sanità e nella finanza.

“Al momento le aziende sono in una fase di analisi rispetto a questo genere di prodotti, ma nei prossimi anni l’interesse verso l’utilizzo della realtà virtuale come forma di collaborazione e anche di e-lear-ning è destinato ad aumentare”, conclude De Bari. Se non altro per ridurre i costi di affitto delle strutture e delle bollette dell’energia.

È uno dei punti su cui insiste Cisco, che ha presentato recentemente Cisco Virtual Office, una soluzione per “por-tare” l’ufficio ai dipendenti che lavorano regolarmente in remoto: presso le filiali o da casa. Il pacchetto riunisce in una singola soluzione gestita centralmente le tecnologie di routing, switching, sicurezza, wireless, telefonia IP e di controllo delle policy necessarie ad offrire servizi video, voce, dati e wireless basati su rete per per-mettere ai colleghi di collaborare, tra sedi diverse, in viaggio o da casa, con le stesse tecnologie e gli stessi servizi avanzati di cui potrebbero usufruire se si trovassero seduti alla propria scrivania - ma senza necessariamente avere la scrivania in uf-ficio. La stessa Cisco utilizza la soluzione Cisco Virtual Office al suo interno: oltre 12.000 dipendenti, in 70 Paesi del mondo, la adottano già e l’azienda ha in progetto di raggiungere i 20.000 utenti nel 2009 e i 30.000 nel 2010.

PATRIZIALICATA

IT. L’interoperabilità è la chiave per lo sviluppo di ambienti virtuali

Non esiste soltantoSecond Life. Alcune aziende preferiscono sviluppare in-house il proprio kit virtuale

Tutto il lavoro agli avatarAddio vecchio ufficio

IL DESK-SHARING SU MISURAFujitsu Siemens adotta soluzioni personalizzate Flessibilità dell’ambiente di lavoro e accordi di lavoro flessibili sono considerati da Fujitsu Siemens elemento del suo successo. Nei quartier generali in Germania ai dipendenti vengono forniti gli strumenti necessari (notebook, cellulare aziendale, collegamento a Internet) per lavorare autonomamente in sedi diverse, a casa o in viaggio. L’azienda promuove concetti di lavoro flessibi-le quali il desk sharing (condivisione della postazione di lavoro) tra le sedi e soluzioni personalizzate in caso di permessi per maternità o studio. “Piuttosto che formu-lare schemi che indirizzino il lavoratore in una direzione univoca, preferiamo trovare soluzioni personalizzate a livello individuale”, spiega Pierfilippo Roggero, Presidente e ad di Fujitsu Siemens Computers Italia. “L’azienda incoraggia i propri dipendenti a cercare in modo attivo tali opportunità e i dirigenti a essere più consapevoli dei benefici che il lavoro flessibile è in grado di offrire nel campo delle prestazioni e della motivazione”.

MONDIESPANSICrescono le soluzioni per espanderele caoacitàdei mondivirtualia serviziodi imprese

Virtual Office di Cisco permette ai dipendenti di collaborare, tra sedi diverse o da casa, con le stesse tecnologie disponibili alla scrivania.

Project Wonderland di Sun Microsystems consente a team, individui o aziende la condivisione in 3D di applicazioni e files.

L’ufficio virtuale conviene. Il perché lo spiegano gli

analisti della Gartner nello studio intitolato “The virtual office: making a compelling business case”. La so-luzione, dice la Gartner, non è dire no a forme di lavoro flessibili ma pianificare la transizione. “Gli uffici virtuali possono variare, ma oggi la forma più diffusa consiste nel telela-voro che si svolge da casa almeno un giorno a settimana. Negli altri giorni il dipendente ha la sua scrivania in

ufficio”, spiega Andrew Walker, direttore della ricerca del Gartner CIO Research Group. “Se un’azien-da decide di passare dall’ufficio tradizionale fisico a quello virtuale, deve preparare un piano strategico, mentre la maggior parte delle aziende oggi non ha un programma formale che accompagni la transizione”. L’approccio formale serve tanto all’azienda quanto al dipendente. Ai manager è d’aiuto nel caso temano di perdere il controllo sullo staff. Ai di-

pendenti aiuta a capire che l’azienda desidera trovare un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata per il suo per-sonale aumentandone soddisfazione e motivazione. Le aziende devono anche calcolare con precisione i vantaggi che si attendono in termini di maggiore produttività e riduzione dei costi (gli spazi degli uffici posso-no essere ridimensionati, le bollette di telefono e luce si riducono). “Noi suggeriamo di partire con un progetto pilota i cui passi fondamentali sono:

decidere i parametri per misurare il successo del piano; implementare il progetto in un gruppo ristretto e pronto al cambiamento; inserire nel programma di telelavoro solo dei vo-lontari e diffondere informazioni sul telelavoro e sulla cultura del cambia-mento all’interno dell’azienda”, spie-ga Walker. “Il progetto pilota aiuta a ridurre la resistenza. Se i risultati sono positivi, i benefici convinceranno le persone più conservatrici e il piano potrà essere esteso”.

Gartner: ma per la transizione serve una strategia

VIRTUALI CON GIUDIZIOSecondo Gartner il passaggio al virtuale va pianificato

Per aprire un ufficio virtuale basta-no dieci minuti. Le aziende non de-vono più necessariamente cercare sedi in un’altra città e offrire scriva-nie ai loro collaboratori. Con Qwaq Forum, sviluppato dalla start-up del-la Silicon Valley, Qwaq, si stabilisco-no relazioni professionali tra località remote tramite strumenti informatici per l’interazione e il feedback: ava-tar, Voip, lavagna interattiva, chat testuale e addirittura la possibilità di creare sale meeting virtuali quando necessario per incontrarsi con i col-leghi. “In meno di dieci minuti si può mettere su una stanza virtuale per le

riunioni, importare documenti (come files Word e slides in PowerPoint) e interagire con gli altri”, spiega il ceo Greg Nuyens. I prodotti per la collaborazione virtuale si sono moltiplicati negli anni recenti: non solo SharePoint della Microsoft, ma anche soluzioni web-based, come Central Desktop, Socialtext, Base-camp e PBwiki. Qwaq però è l’unica a offrire l’esperienza del virtuale in 3-D. Il costo? Sessanta dollari al mese per utente in un gruppo di lavoro piccolo; equipaggiare un ufficio vir-tuale per dieci persone costa 7.200 dollari l’anno.

POCHI MINUTI PER ALLESTIRE IL FORUM 3D

«L̓ azienda si riorganizza anche con i media digitali»

«Vanno portati all’interno delle imprese i più diffusi strumenti di community disponibili su Internet»

L’intervista. Filippo Rizzante executive partner dell’italiana Reply

«Il processo di trasformazione del lavoro e degli uffici è ancora

agli albori, ma i primi strumenti per la collaborazione a distanza cominciano a conquistare le aziende». A dirlo è Filippo Rizzante, executive partner di Reply, la società italiana di consulenza, system integration e application management, che progetta e implementa soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e sui media digitali.

“Si tratta di strumenti collaborativi, spesso basati sulle tecnologie del web 2.0, che implicano un cambiamento del-l’organizzazione del lavoro in azienda e della produttività dei dipendenti. In Italia devono ancora diffondersi in maniera capil-lare perché le aziende hanno un’età media alta e le persone non sono molto abituate a utilizzare strumenti digitali nemmeno a livello consumer”.

Eppure i network digitali possono aumentare la produttività, permettendo di lavorare in qualunque ora del giorno e di collaborare tra sedi anche molto lontane. “Reply ha sperimentato questi strumenti già al suo interno: azienda giovane (l’età media è di 33 anni), con 2.500 dipendenti tra Italia e Germania e una struttura a rete, costitui-ta da società controllate e focalizzate per linee di offerta, il suo modello coniuga la capacità organizzativa di un’entità di grandi dimensioni con la flessibilità e la specia-lizzazione delle piccole strutture”, spiega Rizzante. “La nostra esigenza è far comu-nicare tra loro le diverse parti della rete. È nato così TamTamy” (www.tamtamy.com), la piattaforma di enterprise social network di Reply integralmente basata sui modelli Web 2.0. “La piattaforma che abbiamo elaborato dà a chi lavora all’interno di Reply la possibilità di creare, condividere e commentare contenuti, anche video o

audio, di creare blog e pagine personali, dove si parla principalmente di lavoro, ma anche di temi legati al tempo libero e alla vita privata”, continua Rizzante.

“Per il management è uno strumento utilissimo perché permette di individuare i talenti migliori all’interno dell’organiz-

zazione. È anche un eccellente strumento di lavoro per organizzare brainstorming che coinvolgono tutto il personale o per lanciare eventi e meeting, tanto reali che virtuali. Può servire per contattare in chat o in instant messaging altri dipendenti del-

FILIPPO RIZZANTEexecutive partner della società italiana Reply

l’azienda, senza passare per lunghe trafile burocratiche. E ovviamente per collegare tra loro colleghi in sedi diverse”.

Reply ha integrato in TamTamy, in una singola interfaccia personalizzabile, i più diffusi strumenti di community disponibili online (wiki, blog, tag, video e foto sharing, podcast, rss, etc.), con una serie di servizi di base quali la gestione dell’identità e della presenza, la categorizzazione, il rating, la ricerca e la messaggistica online. TamTamy permette alle persone di interagire, di co-noscere i propri colleghi e di far emergere caratteristiche e interessi dei singoli indi-vidui che possono aggregarsi in comunità spontanee.

Come in un social network, ogni utente in TamTamy è dotato di un suo profilo e di una personal homepage personalizzabile. “Uno strumento collaborativo”, sottolinea Rizzante, “che non deve sostituire la col-laborazione reale, ma può fruttuosamente affiancarla. E che è piaciuto molto ai nostri clienti: uno dei maggiori operatori telco in Italia, una grande azienda dell’automotive e alcune banche lo hanno già adottato”, dice.

Il futuro è dunque degli uffici virtuali? “Non propriamente”, risponde Rizzante. “Serve anche l’ufficio reale. Non si può pensare che il rapporto tra azienda e di-pendente si svolga solo virtualmente e tramite il telelavoro, senza contatto fisico

con colleghi e management. Sicuramente nel futuro si useranno sempre più gli stru-menti di collaborazione e le piattaforme virtuali che facilitano il lavoro a distanza, ma l’organizzazione aziendale non può prescindere da una condivisione reale”.

Il volume analizza i fattori strategici nel comparto della produzione cinematografi-ca, sottolineando in particolare il ruolo del

capitale umano e di quello relazionale. Attraverso un’indagi-ne estensiva condotta in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Cul-turali, con Cinecittà e con Walt Disney Company, sia sul set-tore della produzione

cinematografica italiana sia sulla produzione realizzata a Hollywood, il volume evidenzia il ruolo svolto da alcune risorse strategiche, dal know how organizzativo e dai network sociali.

Strategie e modelli di business nell’industria del video entertainmentDI BOCCARDELLI PAOLO355 PAGINE, 28 EUROIL MULINO

Creare un blog è operazione di cinque minuti, gratuita e aperta a tutti. Eppure, po-chi altri strumenti hanno avuto un impatto altrettanto forte e una diffusione altrettanto

pervasiva. La cresci-ta prodigiosa delle capacità offerte dalla tecnologia ha incon-trato nuove sensibilità e richieste sociali. Le persone desiderose di partecipare ed espri-mersi sono sempre più numerose e il blog ha soddisfatto questa esi-

genza. Come un foglio bianco, un “blog” permette a chiunque di pubblicare qualsiasi cosa, è come un diario, un magazine, un luogo per dibattiti politici o sportivi.

Come si fa un blog 2.0ALBERTO D’OTTAVI E TOMMASO SORCHIOTTI192 PAGINE, 13,90 EURONUOVE TECNICHE

Il problema dellʼidentità personale in rete costituisce uno dei temi centrali della ril-fessione sull’impatto sociale delle tecnologie

telematiche. A essere celebrata è la nasciata di una nuova cultura telematica in grado di liberare il soggetto dal corpo e dai segni che questo porta inscritti. Internet darebbe così vita all’utopia di una spazio sociale dove età ed etnia risultereb-

bero rinscrivibili, permettendo al soggetto di sperimentare forme postmoderne di identità fluida e multipla.

Identità virtuali. Comunicazione mediata da computer e processi di costruzione dell’identità personaleDI SIMONE TOSONI256 PAGINE, 20,50 EUROFRANCO ANGELI

N°20. 24novembre7dicembre2008N°20. 24novembre7dicembre2008