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L’ATTIVITA’ FISICA ADATTATA Marisa Vicini Dall’inglese Adapted Physical Activity, o dal francese Activité Physique Adaptéz , significa attività fisica adattata ed è nota a livello internazionale con la sigla APA. In campo scolastico, il concetto di adattamento è ciò che distingue la tradizionale educazione fisica e sportiva, 1 dall’attività fisica adattata. La prima, l’educazione fisica, è tradizionalmente centrata sulla disciplina e richiede un adattamento degli studenti al piano di lavoro e ai suoi contenuti, secondo una logica di individualizzazione; la seconda,l’APA, adotta una logica inversa, parte dalle reali capacità e potenzialità degli allievi per costruire un percorso che sia per loro significativo, secondo una logica di personalizzazione. Se si assume l’ottica delle attività fisiche adattate si deve promuovere, quindi, un’educazione fisica e sportiva opportunamente modificata, in grado di valorizzare le capacità di tutti gli alunni, e in particolare, di chi si trova in una situazione di disabilità. La storia L’adattamento dell’attività motoria e sportiva per le persone disabili è fatto abbastanza recente. L’idea nacque negli anni ‘40, nell’ambito della riabilitazione. L’iniziatore fu Ludwig Guttman (1899 – 1980), neurochirurgo, direttore del National Spinal Injures Centre dell’ospedale Stoke Mandeville, vicino a Londra, il quale, operando con soldati reduci della seconda guerra mondiale, invalidi più o meno gravi, si rese conto dell’importanza della pratica motoria e sportiva per la loro riabilitazione. Guttmann ebbe il grande merito di comprendere il vantaggio della collaborazione attiva del paziente nella riabilitazione, soprattutto per la prevenzione e la terapia delle “affezioni satellite” che affliggono il mieloleso, quali la depressione, le patologie urinarie, le piaghe da decubito, ecc. Grazie allo sport i pazienti di Gutmann rinforzarono non solo la muscolatura delle braccia e delle spalle, raggiungendo risultati di molto superiori a quelli della chinesiterapia, ma ritrovarono anche la voglia di vivere e la volontà di essere attivi. L. Guttman fu anche l’iniziatore del basket in carrozzina; nel 1948 si svolsero a Stoke Mandeville i primi Giochi, in contemporanea con l’apertura delle Olimpiadi di Londra; nel 1952, questi divennero internazionali e nel 1960 a Roma si inserirono per la prima volta all’interno del contesto delle olimpiadi (1° paraolimpiade). Da allora, le Paraolimpiadi si svolsero ogni quattro anni in concomitanza con le Olimpiadi. Nel 1973 il termine APA comparve ufficialmente in Canada, ad opera di Clermond Simard, che lo utilizzò come risposta per definire le richieste particolari della popolazione anziana del Québec, avendo di mira il miglioramento dello condizioni di vita di questi soggetti con problemi particolari. Nel 1975 Jean Claude De Potter importò in Europa le tematiche e le esigenze delle persone con disabilità e si fece promotore di una serie di iniziative che pose all’attenzione degli organismi europei: UNESCO, ministri responsabili dello sport. Il Consiglio d’Europa, anche in seguito alle sollecitazioni di De Potter, istituì un apposito gruppo di studio che stilò nel 1984 la Carta Europea dello sport per tutti, in cui si sottolineò il valore sociale dell’accessibilità alla pratica sportiva da parte dei disabili; in essa si affermò, infatti, che: l’accessibilità nella pratica sportiva da parte di utenti (pubblico e atleti) portatori di handicap diviene sempre più condizione indispensabile per fare dello sport un servizio ed un fenomeno rispondente alle attese della società”. 2 1 Con la Legge Moratti n. 53/03 la disciplina ora si chiama Scienze motorie e sportive 1

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L’ATTIVITA’ FISICA ADATTATAMarisa Vicini

Dall’inglese Adapted Physical Activity, o dal francese Activité Physique Adaptéz , significa attività fisica adattata ed è nota a livello internazionale con la sigla APA.

In campo scolastico, il concetto di adattamento è ciò che distingue la tradizionale educazione fisica e sportiva,1 dall’attività fisica adattata. La prima, l’educazione fisica, è tradizionalmente centrata sulla disciplina e richiede un adattamento degli studenti al piano di lavoro e ai suoi contenuti, secondo una logica di individualizzazione; la seconda,l’APA, adotta una logica inversa, parte dalle reali capacità e potenzialità degli allievi per costruire un percorso che sia per loro significativo, secondo una logica di personalizzazione. Se si assume l’ottica delle attività fisiche adattate si deve promuovere, quindi, un’educazione fisica e sportiva opportunamente modificata, in grado di valorizzare le capacità di tutti gli alunni, e in particolare, di chi si trova in una situazione di disabilità.

La storia

L’adattamento dell’attività motoria e sportiva per le persone disabili è fatto abbastanza recente.L’idea nacque negli anni ‘40, nell’ambito della riabilitazione. L’iniziatore fu Ludwig Guttman (1899 – 1980), neurochirurgo, direttore del National Spinal Injures Centre dell’ospedale Stoke Mandeville, vicino a Londra, il quale, operando con soldati reduci della seconda guerra mondiale, invalidi più o meno gravi, si rese conto dell’importanza della pratica motoria e sportiva per la loro riabilitazione. Guttmann ebbe il grande merito di comprendere il vantaggio della collaborazione attiva del paziente nella riabilitazione, soprattutto per la prevenzione e la terapia delle “affezioni satellite” che affliggono il mieloleso, quali la depressione, le patologie urinarie, le piaghe da decubito, ecc. Grazie allo sport i pazienti di Gutmann rinforzarono non solo la muscolatura delle braccia e delle spalle, raggiungendo risultati di molto superiori a quelli della chinesiterapia, ma ritrovarono anche la voglia di vivere e la volontà di essere attivi. L. Guttman fu anche l’iniziatore del basket in carrozzina; nel 1948 si svolsero a Stoke Mandeville i primi Giochi, in contemporanea con l’apertura delle Olimpiadi di Londra; nel 1952, questi divennero internazionali e nel 1960 a Roma si inserirono per la prima volta all’interno del contesto delle olimpiadi (1° paraolimpiade). Da allora, le Paraolimpiadi si svolsero ogni quattro anni in concomitanza con le Olimpiadi.

Nel 1973 il termine APA comparve ufficialmente in Canada, ad opera di Clermond Simard, che lo utilizzò come risposta per definire le richieste particolari della popolazione anziana del Québec, avendo di mira il miglioramento dello condizioni di vita di questi soggetti con problemi particolari.

Nel 1975 Jean Claude De Potter importò in Europa le tematiche e le esigenze delle persone con disabilità e si fece promotore di una serie di iniziative che pose all’attenzione degli organismi europei: UNESCO, ministri responsabili dello sport.

Il Consiglio d’Europa, anche in seguito alle sollecitazioni di De Potter, istituì un apposito gruppo di studio che stilò nel 1984 la Carta Europea dello sport per tutti, in cui si sottolineò il valore sociale dell’accessibilità alla pratica sportiva da parte dei disabili; in essa si affermò, infatti, che: “l’accessibilità nella pratica sportiva da parte di utenti (pubblico e atleti) portatori di handicap diviene sempre più condizione indispensabile per fare dello sport un servizio ed un fenomeno rispondente alle attese della società”.2 1 Con la Legge Moratti n. 53/03 la disciplina ora si chiama Scienze motorie e sportive

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A Berlino nel 1986 fu data la prima vera definizione di APA: “APA comprende ogni movimento, attività fisica o sport che può essere praticato da individui limitati nelle loro capacità da deficit fisici, psicologici, mentali o da alterazioni di alcune grandi funzioni” 3Alla base di tale pratica vi era l’idea che ciò che può essere fatto deve corrispondere alle reali capacità del soggetto, e che si debba partire da lui e dalle potenzialità residue del disabile.

Nel 2000 il Consiglio Mondiale della Scienza dello Sport e dell'Educazione Fisica (ICSSPE, International Council of Sport Science and Physical Education), pubblicò un vademecum nel quale comparve una definizione aggiornata di APA, definita, secondo le direttive europee, come….. un “termine ombrello”, usato in tutto il mondo, per individuare un’area interdisciplinare di saperi e di attività che includono l’educazione fisica, il tempo libero, la danza, lo sport, il fitness e la riabilitazione, indirizzati a individui con impedimenti, di qualsiasi età e lungo il ciclo della vita:in esso sono integrate informazioni e risultati di ricerche di sottodiscipline delle scienze del movimento e dello sport (per esempio biomeccanica, psicologia dello sport, pedagogia dello sport ecc.), così come di altre aree scientifiche (medicina, riabilitazione scienze, psicologia ecc.) che si occupano dell’attività fisica e dello sport di persone con bisogni particolari e individui con disabilità.”4 Il concetto di APA definì, quindi, una vasta area interdisciplinare comprendente attività, discipline sportive e scienze al servizio delle persone diversamente abili, rivolte a identificare e risolvere problemi di motricità, sviluppare metodi di comportamento a supporto dell’avvio allo sport e a uno stile di vita attivo, a studiare sistemi di potenziamento della cooperazione dei servizi casa/scuola/comunità.

Attualmente il concetto di APA si è ulteriormente ampliato, considerando tutti gli adattamenti utilizzati sia per la popolazione dei disabili sia per tutte le categorie di soggetti con problemi speciali: anziani, malati organici (diabetici, asma, obesi, anoressici ecc.), fino a comprendere soggetti che si trovano in situazione di disagio e di esclusione sociale, quali detenuti, malati di Aids, ecc. Tale elenco è destinato probabilmente ad arricchirsi ulteriormente, includendo le nuove categorie che via via si verranno a formare, quali, ad esempio, i bambini piccoli o degenti in ospedale, ecc.

Per quanto riguarda le discipline sportive, accanto a sport tradizionali adattati come il basket e l’atletica leggera in carrozzina, abbiamo anche sport di nuova invenzione come, per esempio, il Torball per ipovedenti e non vedenti.o il Baskin (basket integrato), creato per far giocare insieme persone normali e disabili.

2 A. Bianco, E. Tasso, J. Bilard, G. Ninot, A. Varray, Insegnare a far vivere le attività fisiche adattate, La lontra, Genova 2004, p. 365.3 Ivi, pag. 3654 Ivi, pag. 364

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torball5

Marisa Vicini 20 ottobre 2009_ Pedagogia Marisa Vicini 20 ottobre 2009_ Pedagogia SpecialeSpeciale

Il campo da gioco e il canestro laterale

Baskin

Marisa Vicini 20 ottobre 2009_ Pedagogia Marisa Vicini 20 ottobre 2009_ Pedagogia SpecialeSpeciale

Marisa Vicini 20 ottobre 2009_ Pedagogia Marisa Vicini 20 ottobre 2009_ Pedagogia SpecialeSpeciale

Danza6 atletica in carrozzina

5 Immagini sport disabili: http://images.google.it/images?hl=it&source=hp&q=immagini+sport+disabili&um=1&ie=UTF-8&ei=XM7eSoKvDpH-mQOp46mmAg&sa=X&oi=image_result_group&ct=title&resnum=4&ved=0CCAQsAQwAw6 “Candido Cannavò, E li chiamano disabili - Storie di vite difficili coraggiose stupende,Ed Bur Rizzoli,Milano 2005

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Gli organismi internazionali

La Federazione Internazionale di Attività Fisiche Adattate (IFAPA, International Federation in Adapted Physical Activity) nacque in Québec (Canada) nel 1973, col compito di organizzare e coordinare le iniziative delle varie organizzazioni internazionali, nazionali o regionali (governative e non) che si occupavano del settore APA.

E’ attualmente connessa con numerosi enti governativi, fra cui:o il Comitato Paraolimpico Internazionale (C.P.I) istituito nel 1989, come organizzazione

internazionale degli sport per atleti con disabilità, che si occupa dei giochi olimpici e delle gare7;

o il Consiglio Mondiale della Scienza dello Sport e dell'Educazione Fisica (ICSSPE), che si occupa della ricerca e dello studio nel campo delle scienze dello sport e dell’educazione fisica adattata.

Fra le attività che si svolgono a livello internazionale è doveroso menzionare quelle organizzate dallo Special Olympic ( S.O.), un programma educativo internazionale che promuove progetti/attività/manifestazioni per adulti e ragazzi con ritardo mentale. E’ nato nel 1968 negli Stati Uniti ed è riconosciuto ufficialmente dal CIO dal 1988.8 Il motto degli Special Olympics è “ che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze”9

Lo sport per disabili in Italia

Il padre dello sport per disabili italiano è il Dott. Antonio Maglio, ideatore e propugnatore della prima Olimpiade per atleti paraplegici. I suoi metodi innovativi ottennero ben presto esiti positivi: riduzione del tasso di mortalità e attenuazione degli stati depressivi da parte dei soggetti ospiti del Centro Paraplegici di Ostia, nato nel 1957 per volere dell’Inail,di cui Antonio Maglio era anche vicedirettore, oltre ad essere il primario del Centro. Maglio portò avanti esattamente le stesse cose che Ludwig Guttmann aveva ideato a Stoke Mandeville, ma ampliò notevolmente i programmi moltiplicando le attività fisiche attraverso numerose discipline sportive:nuoto, pallacanestro, tennistavolo, getto del peso, lancio del giavellotto, tiro con l’arco, scherma e corsa in carrozzina.

Nel 1990 nacque la Federazione Italiana Sport Disabili (F.I.S.D.), dall’unione di altre tre federazioni operanti sul territorio:

1. (1974) FISHA: federazione italiana sport handicappati2. (1980) FICS : federazione italiana ciechi sportivi3. (1981) FSSI : federazione silenziosi sportivi

Gli atleti con disabilità intellettiva e relazionale ricevettero in questo contesto pari dignità e considerazione rispetto ai disabili fisici e sensoriali.

La legge n.189 del 2003, istitutiva del Comitato Italiano Paraolimpico (CIP ), consentì di attribuire compiti aggiuntivi alla FISD, individuandola quale comitato italiano paraolimpico e riconoscendo da subito la sua valenza sociale, come organismo che mira a garantire il diritto allo sport in tutte le sue espressioni, e che: “promuovendo la massima diffusione della pratica sportiva per disabili in ogni fascia di età e di popolazione”, fa sì che ciascun disabile abbia l’opportunità di migliorare il proprio benessere e di trovare una giusta dimensione nel vivere civile, proprio attraverso lo sport quale strumento di recupero, di crescita culturale e fisica nonché di educazione

7 P. Raimondo, Handicap e attività motorie: profili normativi, Ed Maggili Editore, Repubblica di San Marino 2007,pag. 2048 Ivi, pag.2079 Luigi Bertini, Attività fisiche adattate, Ed Calzetti Mariucci, Perugia 2005, pag 26

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dell’individuo con disabilità e non.10 La FISD è, infatti, sia una federazione riconosciuta dal Coni che si occupa dell’organizzazione delle attività sportive per disabili, sia, al tempo stesso, un ente che presenta fini sociali con una struttura organizzativa simile a quella del Coni11.

Le classificazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

Gli interventi legislativi, cui si rifanno le APA, che in Italia hanno cercato di dare organicità allo status delle persone disabili, hanno avuto come riferimento le classificazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si sono succedute nel tempo.

La prima classificazione è l’ICD del 1970, o International classification of disisis (classificazione internazionale delle disabilità). Si tratta di una classificazione che si concentra molto sull’aspetto eziologico della patologia, fornendo la diagnosi e la descrizione del processo della malattia. I dati sulla malattia vengono, poi, tradotti in codici numerici che rendono possibile la ricerca dei dati e il confronto fra i diversi sistemi sanitari. In Italia, dal 2001, si sta utilizzando la 10° versione. Il limite di questa classificazione è che, basandosi sulla sequenza:

eziologia à patologia à manifestazione clinica

non consente di cogliere le eventuali conseguenze disabilitanti connesse o conseguenti la malattia12. Per esempio, se un soggetto viene classificato diabetico in base all’ICD e subisce l’amputazione di un piede in seguito ad una gangrena, questa non viene considerata perchè l’amputazione non è una malattia. Alla base di questa classificazione vi è un approccio alla disabilità esclusivamente bio- medico che dà molto risalto alle cause della malattia (eziologia) e alle conseguenti terapie mediche e riabilitative.

La seconda classificazione è l’ICIDH del 1980, o International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps (classificazione relativa alle menomazioni, disabilità e svantaggi esistenziali). Questa seconda classificazione rappresenta un passo avanti rispetto alla precedente perchè comincia a considerare la disabilità in rapporto all’ambiente ed è importante per due aspetti: in primo luogo, perchè fornisce informazioni sul funzionamento dal punto di vista corporeo,personale e sociale, oltre alla diagnosi; in secondo luogo, perchè costituisce un’evoluzione nell’approccio, non più centrato sulla malattia ( bio – medico) ma sul concetto di salute ( bio –psico – sociale).

L’ICIDH si basa su una nuova sequenza: menomazione, ovvero il danno anatomico e/o la perdita a carico di una struttura; la disabilità, ovvero la limitazione o la perdita di una funzione, e l’ handicap, ovvero la situazione di svantaggio sociale che consegue alla disabilità. Per riprendere il nostro esempio, il soggetto diabetico, in seguito all’amputazione del piede (danno anatomico), non riesce più a camminare perchè perde la funzione della deambulazione (disabilità), e per questo si isola, non frequenta più gli amici con conseguente svantaggio sociale (handicap). ( cfr schema 1 )

10 Ivi, pag 21011 Nel mondo le persone disabili sono circa 600 milioni, pari al 10% della popolazione globale; in Italia i disabili sono 2.615.000 pari al 5% ( Istat 2002). Di questi, circa 30000 sono le persone che praticano sport, fra essi , 15.000 sono tesserati FISD, cui sono affiliate 600 associazioni sportive; i disabili mentali che sono coinvolti negli Special Olympics sono circa 4000. 12 Ivi, pag. 32

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Menomazione HandicapDisabilità

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schema 1. ICIDH13

La terza classificazione è l’ICF del 2001, o International Classification of Functioning, Disability and Health (classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute). Mentre le prime due classificazioni, l’ICD e l’ICDH, si basavano su ciò che non c’era, connotando le mancanze solo in senso negativo, con questa terza classificazione assistiamo ad un importante salto concettuale; l’ICF descrive, infatti, lo stato di salute delle persone e coglie le loro difficoltà all’interno del contesto in cui vivono, evidenziando ciò che di positivo c’è in loro, per potenziare al massimo le capacità residue. I termini menomazione, disabilità e handicap vengono sostituiti con quelli di funzioni e strutture corporee, fisiologiche e psicologiche, attività, ossia la descrizione di un compito o di un’azione svolti dal soggetto, e la partecipazione, che indica il coinvolgimento del soggetto in una situazione di vita. La logica di questo documento è che la disabilità costituisce un tratto normale dell’essere umano, una sua caratteristica intrinseca, non è più un elemento caratteristico di un gruppo minoritario, di chi cioè ha avuto una malattia o una menomazione, ma di tutti, perché tutti siamo possiamo sperimentare la condizione di disabilità nell’arco della vita. 14 ( cfr schema 2). L’ICF, pertanto, riguarda tutte le persone, in qualsiasi situazione, non necessariamente disabili.

Schema 2. ICF L’ICF descrive, quindi, lo stato di salute della persona disabile in riferimento all’ambiente in cui vive ( sociale, familiare, lavorativo); a tal fine vengono presi in considerazione i fattori contestuali che possono influire notevolmente sulla situazione di salute: quelli ambientali e quelli personali: i primi riguardano l’ambiente fisico, sociale nel quale il soggetto vive (la casa, il luogo di lavoro, ma anche la comunità di riferimento), i secondi rappresentano l’insieme delle caratteristiche (sesso, età,

13 M.Vicini M.Poletti, Manuale di attività fisiche adattate , risorse dell’insegnante , in M.Vicini,Il nuovo SMS, Ed B. Mondadori, Milano 2009, pag 8 -914 Ivi, pag 9

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danno anatomico, fisiologico o psicologico

incapacità di svolgere una funzione normale per un essere umano. Funzione di tipo fisiologico – motricità, udito, parola

svantaggio sociale, anche come conseguenza di una menomazione o disabilità

Funzione e strutture corporee

Attività Partecipazione

Fattori ambientali Fattori personali

Condizione di salute( disturbo / malattia)

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Perce zione:

Dat i inte rn ipropriocezioneE sternie sterocezione

P rogramm azione della risposta

In base alle in form azioni perc epit eAlla loro interpret azione,alle abilità pos sedute in mem oria…

Rispost a motoria

Rifless aAutom aticavolontaria

Il processo coordinativo

emotività

feedback

H.sensoriale H. mentale H. fisico

stile di vita ecc.), le motivazioni personali, le abitudini, l’educazione… il background personale, insomma, che può influenzare in senso negativo o positivo l’esistenza della persona diversamente abile. Per cui, per riprendere il nostro esempio, un soggetto amputato in un dato contesto potrà reagire in modi diversi: se anziano e normalmente sedentario, potrà avere meno stimoli e soffrire maggiormente di una situazione di svantaggio sociale, se giovane e motivato, potrà esser stimolato dalla pratica sportiva e, per esempio, diventare un atleta, gareggiare e integrarsi benissimo a livello sociale.

Perchè si diventa disabili?

Le attività motorie si realizzano grazie a un’ importante funzione che è quella della coordinazione, resa possibile dall’ integrità degli apparati e dei sistemi che la costituiscono, ovvero l’apparato sensoriale ( (percezione), il sistema nervoso centrale ( programmazione della risposta) e l’apparato locomotore (risposta motoria) ( cfr schema 3. il processo coordinativo)

schema 3. il processo coordinativoQualsiasi danno, lesione, limitazione della funzione della coordinazione, a livello di uno o di più sistemi (sensoriale, dell’elaborazione della risposta, motorio), determina disabilità o ritardo nel controllo e nella gestione della motricità. 15 A seconda, quindi, del livello colpito dalla disabilità, possiamo avere disabilità sensoriali, mentali o fisiche. ( cfr schema 4.disabilità e processo coordinativo)

Schema 4. disabilità e processo coordinativoNello schema n. 3 e 4 il processo coordinativo è descritto in riferimento al modello neurologico classico che considera il sistema motorio il punto di arrivo dell’informazione sensoriale, elaborata dalle aree associative e in sé privo di ogni valenza percettiva e cognitiva.16 Attualmente, però, sappiamo, che questo punto fermo della neurologia è stato messo in crisi dalle neuroscienze, con l’ipotesi che il sistema motorio abbia un ruolo importante nella percezione ( funzione mentale) , e rappresenti già di per sé un primo livello di cognizione.

I problemi che si presentano a chi si interessa di APA, riguardano principalmente:

- la percezione delle informazioni (vista – udito – tatto), nel caso soprattutto della disabilità sensoriale,

- la programmazione del movimento ( interpretazione – attenzione – memorizzazione …), nel caso soprattutto della disabilità mentale,

15 M.Vicini, Dall’azione motoria all’apprendimento delle discipline, Tesi di laurea in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattative, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, 2008, pag. 14016 Ivi, pag. 140

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Percezione

( Sistema afferente)

Programmazione della risposta

( sistema di elaborazione della risposta)

Risposta motoria

( sistema efferente)

Il processo coordinativo

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- l’ esecuzione del movimento (coordinazione globale, segmentaria, equilibrio), nel caso soprattutto della disabilità fisica.

Nella realtà, spesso le disabilità sono presenti a più livelli, per cui risulta difficile classificare i soggetti in modo preciso; a ciò si aggiunga il fatto che spesso vi sono anche difficoltà di relazione, di espressione verbale e non verbale, di autostima, consapevolezza, autonomia, ecc. Per questa complessità dei quadri bisogna, pertanto, che i piani di lavoro individualizzati (i cosiddetti P.E.I. previsti dalla Legge 104/ 92) vengano proposti tenendo conto dei molteplici aspetti coinvolti e siano formulati in stretta collaborazione con l’équipe medica di riferimento, la famiglia e tutti i soggetti che si occupano dei ragazzi disabili, secondo un’ottica sussidiaria.

Le classificazioni mediche

Le classificazioni mediche sono necessarie nelle APA, soprattutto per chi pratica attività sportiva, per poter riunire nella stessa categoria gli atleti appartenenti alla stessa classe e con lo stesso potenziale motorio. Si distinguono tre categorie di disabilità: fisica, sensoriale e mentale.

La disabilità sensoriale. È una lesione più o meno grave della funzionalità degli organi di senso, in particolare la vista e l’udito. Riguarda coloro che soffrono di anomalie e disfunzioni della visione o di insufficienza visiva, fino ai casi più gravi di cecità; e coloro che per difetto congenito o acquisito soffrono di sordità, che può essere lieve, media,grave, totale ( si cfr lo schema 6. la disabilità sensoriale).

La disabilità sensoriale17

classificazione tipologie Disabilità uditiva: perdita totale o parziale del senso dell'udito. Può essere:

• Profonda (cofosi), con soglia uguale o superiore a 90 decibel• Grave (sordastria), con soglia tra i 70 e i 90 decibel• Media (sordastria),con soglia tra i 40 e i 70 decibel• Lieve (ipoacusia) con soglia tra i 20 e i 40 decibel

Disabilità visiva: anomalia e disfunzione della visione o insufficienza visiva. Distinguiamo:

• non vedenti, ovvero soggetti che non hanno nessuna percezione della luce in entrambi gli occhi

• ipovedenti, ovvero soggetti che hanno ridotta acuità visivaschema 6. disabilità sensoriale

La disabilità mentale. È una condizione di deficit psichico, dovuto a cause diverse. Riguarda coloro che presentano una minorazione mentale dovuta a difetto di funzioni e di attitudini con o senza alterazioni organiche cerebrali. Rientrano in questa categoria: la sindrome di Down, l’autismo, l’epilessia, le insufficienze mentali18, le patologie del comportamento, i ritardi psicomotori, ecc.( si cfr lo schema 7. la disabilità mentale)

La disabilità mentale19

classificazione tipologieSindrome di Down • deficit mentale più o meno grave

• caratteri somatici particolari( occhi a mandorla, ecc) • anomalie funzionali (difetti cardiaci)

17 M.Vicini M.Poletti, Manuale di attività fisiche adattate , risorse dell’insegnante , in M.Vicini,Il nuovo SMS, Ed B.Mondadori, Milano 2009, pag 1618 Le insufficienze mentali sono classificate dall’OMS in base al Q.I.: in lievi ( Q.I.50/69),moderato( Q.I. 35/49),grave( Q.I.20/34) e profondo ( Q.I.inf. a 20). L. Bertini, Attività sportive adattate, Ed Calzetti Mariucci,Perugia 2005, pag. 5719 ivi, pag 16

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Sindrome autistica • deficit relazionale, comunicativo e sociale più o meno grave• difficoltà di identificazione personale• spesso associato a disturbi motori che colpiscono i movimenti

grossolani( cammino, equilibrio,ecc)schema 7. la disabilità mentale

La disabilità fisica. E’ caratterizzata dalla parziale o totale limitazione del movimento. Ci si riferisce ai vari tipi di paralisi (cerebrali, midollari e periferiche) o di amputazione ( schema 5. la disabilità fisica). Rientrano in questa classificazione, per esclusione, anche tutte le altre patologie non inserite nelle altre classificazioni, come,per esempio, le menomazioni di tipo ortopedico(un arto inferiore più corto dell’altro di almeno 7 cm) o le patologie che interessano l’apparato locomotore come il nanismo, la focomelia, la displasia congenita dell’anca,ecc.20 Riguardano, in sintesi, coloro che per difetto dello sviluppo, congenito o acquisito, malattia o disgrazia sono e possono diventare incapaci nell’uso del corpo e delle sue membra.

La disabilità fisica21

classificazione tipologie1. lesioni cerebrali. In base alle caratteristiche del disturbo neurologico distinguiamo:

• paralisi spastiche ( sistema piramidale • paralisi atetosiche/distoniche ( sistema extrapiramidale) • paralisi atassiche ( cervelletto)• Paralisi miste: si ha una combinazione delle forme di disturbo sopra

descritte.

2. lesioni midollari. In base alla localizzazione del disturbo motorio distinguiamo:

• monoparesi, se è colpito un solo arto,• diparesi, se i due arti superiori,• paraparesi, se i due arti inferiori,• tetra paresi, se i quattro arti,• emiparesi, se è colpito metà corpo.

3. Lesioni periferiche: il danno riguarda le strutture periferiche: nervi spinali e cranici

paralisi distrofiche:• distrofia di Duchenne• distrofia di Becker

4. amputazioni. Le distinguiamo in base alla localizzazione della lesione:

• al di sopra del ginocchio• al di sotto del ginocchio• al disopra del gomito• al di sotto del gomito

Schema 5. la disabilità fisica

Gli adattamenti

L’adattamento è stato definito da Scherill come “ l’arte e la scienza di produrre delle variabili per ottenere i risultati desiderati.”22 Nelle APA ciò significa trovare soluzioni alternative che permettano di raggiungere gli scopi prefissati.

Gli adattamenti possono essere classificati secondo tre livelli diversi in relazione agli scopi da perseguire nel campo dello sport (logica sportiva) , del tempo libero (logica sociale) e dell’attività motoria in generale (logica psico – motoria). Quando parliamo di livelli dell’adattamento facciamo riferimento a quanto contenuto nella Carta Europea dello sport (1984) che individua nelle attività motorie e sportive tre diverse ottiche in base alle quali organizzare gli obiettivi delle APA.23

20 L. Bertini, Attività sportive adattate, Ed Calzetti Mariucci,Perugia 2005, pag 4721 M.Vicini M.Poletti, Manuale di attività fisiche adattate , risorse dell’insegnante , in M.Vicini,Il nuovo SMS, Ed B.Mondadori, Milano 2009,pag 1522 G.Bertagna,Scuola in movimento:la pedagogia e la didattica delle scienze motorie e sportive tra riforma della scuola e dell’università, Franco Angeli,Milano 2004, pag 167

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L’ottica sportiva, riguarda l’adattamento nello sport, la cui logica non deve essere snaturatama deve rispettare le caratteristiche in base alle quali uno sport può dirsi tale, ovvero la ricerca di una performance, l’allenamento e la pratica organizzata ( federazioni, gare…). Fanno parte di questo livello, per esempio, il basket e l’atletica in carrozzina.

L’ottica sociale, riguarda il tempo libero. La logica è quella dell’inserimento del soggetto disabile in reti sociali, col fine di procurare piacere per l’attività fisica praticata, pur nel rispetto della logica interna dell’attività. Se si propone il nuoto, per esempio, questo deve essere praticato in un ambiente liquido, esercitare la padronanza della respirazione e la propulsione con movimenti delle braccia e delle gambe.

Nell’ottica psicomotoria, infine, a differenza dei due livelli precedenti, il soggetto non è in grado di scegliere autonomamente di praticare un’attività fisica, per incapacità o per assenza di motivazione e desiderio. Si tratta, allora, di aiutarlo affinchè trovi un senso , per esempio, attraverso un’esperienza psico – motoria gratificante, diventi attivo, agisca o semplicemente reagisca, dimostrando soddisfazione personale.

Una seconda classificazione degli adattamenti li considera in quanto strumenti operativi a seconda di come possono essere suddivisi in base agli spazi, ai materiali, alle regole di gioco e al linguaggio utilizzato. Si consulti, di seguito la tabella n.8 che riporta alcuni degli esempi di adattamenti24.

adattamenti mentali fisici sensorialiSpazi Nel Baskin , l’

adattamento delle aree di tiro che sono 4

Spazi di pertinenza più grandi per evitare infortuni ai soggetti in carrozzina

Colori di contrasto e ausili tattili ( linee sporgenti a terra) per ipovedentiAusili visivi per non udenti

Materiali Oggetti ( palle – ostacoli…) più grandi, più leggeri…

Oggetti ( palle – ostacoli…) più grandi, più leggeri…protezioni in gommapiuma

Palle sonore( torball)Compagni - guidaPalette con indicazioni verbali

Regole di gioco Punteggi, tempi, regole, modificati per favorire il gioco…per es. nel Basket in carrozzina, la tecnica del palleggio….o l’uso di palloni più grandi nel Baskin

Linguaggio Semplice, per imitazione…

Nessun adattamento Tono di voce adeguato ( ipoudenti)Riferimenti verbali ricchi di informazioni di tipo spaziale ( non vedenti)

schema 8. esempi di adattamenti

Conclusioni

Dopo questa breve panoramica nel mondo delle APA possiamo trarre alcune conclusioni.

La prima riguarda l’evoluzione delle APA. Come abbiamo visto, le APA sono nate per la riabilitazione dei miololesi di Guttman e dei soggetti anziani del Quebec; si sono, poi, estese ai soggetti disabili come strumento per migliorare, in un primo tempo, solo le condizioni fisiche, e ricercare, poi, anche dei benefici sul piano dell’inserimento sociale e del benessere personale. Per

23 In realtà la carta europea dello sport parla anche di un quarto livello che riguarda l’ambito della riabilitazione e della terapia, che qui non trattiamo24 Si veda la tabella sintetica degli adattamenti in M.Vicini M.Poletti, Manuale di attività fisiche adattate , risorse dell’insegnante , in M.Vicini,Il nuovo SMS, Ed B.Mondadori, Milano 2009, pag 32

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giungere, infine, alle attuali APA, rivolte a più categorie di soggetti: disabili, malati organici, ragazzi con problemi di comportamento, di disagio ecc.

La seconda conclusione è che ciò che fino ad oggi ha rappresentato un “problema” sta diventando la norma, per cui bisogna cominciare a guardare alla realtà scolastica da un punto di vista nuovo, con uno sguardo aperto alle diversità. La classe non è un’entità astratta ma un insieme di persone diverse, per ciascuna delle quali è doveroso adottare un percorso specifico e personalizzato, per questo motivo anche nelle APA, oggi, si preferisce parlare di integrazioni.

La terza conclusione è che il concetto di salute non si basa più sull’idea di assenza di malattia ma su quella di benessere soggettivo (fisico, psichico, mentale e sociale), di conseguenza le APA hanno un ruolo di primo piano per quanto riguarda il suo raggiungimento. Ad esse vengono riconosciuti, infatti, non solo i benefici sul piano fisico (riabilitativo), derivanti dagli adattamenti metabolici paragonabili a quelli che si verificano nei soggetti normodotati, ma anche quelli sul piano psico sociale, in quanto partecipazione ad un gruppo, comunicazione interpersonale, socialità, autoefficacia, autostima, autonomia,ecc. Per tutti questi motivi le APA rappresentano uno strumento privilegiato per superare il disagio e aprirsi al mondo.

La quarta e ultima conclusione è che nell’affrontare la complessità della disabilità occorre superare un’ottica umanizzante centrata sul decifit, su soluzioni migliorative fini a se stesse, su decisioni che prescindono dal disabile, sull’uso di tecniche secondo una logica solo compensativa,ecc., per assumere un’ottica personalistica, che parta dalle risorse residue della persona, consideri i suoi bisogni e le sue aspettative, ricerchi soluzioni migliorative condivise coi diversi soggetti coinvolti (la persona disabile, i genitori, l’equipe medica,ecc.), secondo un approccio sussidiario, che tenga conto, in sostanza, di ciò che il disabile è, pensa e desidera.

Bibliografiao A.Bianco,E.Tasso,Insegnare a far vivere le attività fisiche adattate, Ed La Lontra Busalla 2005o G.Bertagna ( a cura di), Scuola in movimento- la pedagogia e la didattica delle scienze motorie e

sportive tra riforma della scuola e dell’università, Ed F.Angeli, Milano 2004o M.Vicini, Il nuovo Scienze Motorie e Sportive per la sec. 1° grado, Ed Bruno Mondadori, Milano

2009, risorse dell’insegnante - Manuale di attività fisiche adattateo Pierluigi Raimondo, Handicap e attività motorie: profili normativi Maggioli Editore, Repubblica

di San Marino 2007 o Luigi Bertini, Attività sportive adattate, Ed. Calzetti Mariucci Perugia 2005o Castelli-Pellai-Rocca-Vicini, Mi muovo sto bene, Ed Franco Angeli,Milano 2004

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Sitografiao Sito APA Italia: http://www.apaitaliana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=66&Itemid=98o Sito Comitato Paraolimpico: http://www.comitatoparalimpico.it/o Sito progettualità nel campo della disabilità: http://www.windincap.org/o Sito immagini sport disabili: http://images.google.it/images?

hl=it&source=hp&q=immagini+sport+disabili&um=1&ie=UTF-8&ei=XM7eSoKvDpH-mQOp46mmAg&sa=X&oi=image_result_group&ct=title&resnum=4&ved=0CCAQsAQwAw

o Sito con dati statistici: www.disabilitaincifrre.it

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