Adamo Eva e Le Relazioni Pericolose

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    Amaltea Trimestrale di cultura Anno IV, Numero quattro, dicembre 2009 //9

    Vito Franc esc o De G iuseppe

    Adamo, Eva

    e le relazioni pericolose

    Le donne negli ultimi quarantanni hannofinalmente acquisito la possibilit di viverela propria vita assumendone la piena pa-dronanza, lasciando, finalmente, quella vi-sione passiva che sembrava caratterizzareil loro agire.Il maschio cacciatore, il maschio porta ipantaloni e via dicendo, in pratica non luiche deve dimostrare il suo valore, ma leiche se lo deve guadagnare. Questo era infondo il paradigma che articolava le rela-zioni di coppia fino a qualche tempo fa.

    Il mondo si evolve e va avanti, fino al gior-no in cui Eva, anzich invitare il suo com-pagno Adamo a mangiare con lei il fruttoproibito, decide che lalbero suo, le meleanche e che sar lei a decidere chi le man-gia e quante ne manger, chiedendo contoad Adamo non solo di quante mele hamangiato, ma di quanti morsi ha dato aquel torsolo che rimasto l, solo e derelit-to, ai piedi del melo.Adamo va in crisi, non preparato allaperformance di Eva. Lui, povero innocente,

    ha sempre saputo, perch cos gli ha dettochi lha messo l, che il suo unico problema mangiare, poi il resto non lo riguarda.Come mangia e quanto non affar suo,anzi pi mangia pi mostra la sua forza eabilit, tanto da essere autorizzato o asentirsi per lo meno tale, a mangiare an-che dagli altri alberi di mele che crescononel giardino.Adamo non sa cosa fare. spiazzato. Tuttele strategie che conosce e che ha utilizzatofino a quel momento, sembrano non esserepi utili alla bisogna.Qualunque risposta dia a Eva, si rivela fal-limentare.

    Se dice che stato lui a mangiare la mela,lasciando il torsolo, Eva gli risponde che sempre il solito esagerato, insensibile esenza alcun rispetto per gli altri. Un egoi-sta egocentrico che vive solo per se stesso.Se dice che non stato lui, invece si beccale rampogne che Eva gli rimanda, dallaltodel suo splendido fulgore di donna, accu-sandolo di non avere alcuna attenzione perlei, di essere cambiato, che una volta diquella mela avrebbe fatto un sol boccone,a costo di affogarsi, ma non gli avrebbe

    dato scampo, senza farsi alcuno scrupolo.Adamo ormai nel pallone, e con questonon si fa riferimento a quelloggetto, unavolta anelato nel giorno dedicato al Signo-re, che lo rinvigorisce e rinfranca nei mo-menti di maggior tedio.Le gambe si sono fatte molli, la fronte imperlata di sudore che in gocce scorrelungo la schiena, producendogli brividi chegli rizzano i peli sulla nuca.Le mani sono gelate, ormai prive di alcunaattivit nervosa, e in testa un grigio e

    vago roteare senza senso.Dalle sue ascelle promana un effluvio dalcaratteristico aroma acidulo: lodore dellapaura.Balbetta frasi sconnesse, cercando rifugioin elucubrazioni di cui lui per primo nonriesce a trovare il senso.Adamo ormai lombra di se stesso, unalarva che spera solo di sopravvivere fino apoter vedere la fine del giorno, sperandoche lindomani, Colui che sa, impietosito datanta sofferenza e dolore, ponga fine allesue pene, facendolo scomparire da quelluogo che per Adamo non pu essere peg-

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    Amaltea Trimestrale di cultura Anno IV, Numero quattro, dicembre 2009 //10

    giore di quanto ha sentito dire della Geen-na.Eppure non riesce a fare a meno di provareuno strano languore che lo prende allabocca dello stomaco, quando lei parla,quando gesticola, quando muove la testa o

    mostra i denti, in quello che un sorrisosardonico, ma che lui rileva come il segnodi una profferta.Tutto sembra sparire, evaporarsi comenebbia al sole, di fronte allo sbattere dellesue ciglia e il nostro caro Adamo dimenticatutto, novello Ulisse al canto della sua sire-na.Lei cambiata, ma Lui?Lui per certi versi rimasto quello di sem-pre: torma dal lavoro stanco e distrutto in-capace persino di formulare pensieri coe-

    renti, per quanto brevi. Sa solo lamentarsi.Se ha qualche decimo di febbre, si mette aletto delirando in stato dincoscienza, biso-gnevole di cure per due mesi, tra malattiae convalescenza.In compenso ha scoperto i piaceri della cu-ra del corpo: non va solo in palestra, mafrequenta le beauty-farm, acquista ma-schere di bellezza per la notte e creme peril corpo.Una volta si radeva con schiuma, rasoi,pietra pomice e dopobarba liquido

    allalcool, che causava bruciori che tem-pravano il corpo e la mente, adesso inveceusa dapprima la schiuma preparatoria allarasatura, poi il rasoio dal numero infinito dilame, con vibrazione incorporata, dopo larasatura utilizza la crema pre-dopobarba,poi il balsamo dopobarba e infine il tratta-mento post-dopobarba che include ancheun effetto antirughe, ringiovanente e anti-batterico (con i tempi che corrono, non sisa mai).Lei, invece, con trentanove di febbre, va alavoro, accompagna i figli a scuola e quan-do rientra, si mette a riassettare la casa.Per quanto riguarda la cura del corpo, lhasempre fatto, sempre stato di sua perti-nenza, per cui non cambiato niente ri-spetto al passato. Se poi vuole fare qualco-sa al passo con i tempi, ma ormai usuale,passa dal chirurgo estetico: una tirata qui,una gonfiata l e, se lo ritiene opportuno,un tocco di botulino, il tutto per allontanarelo spettro dello scorrere del tempo.Gli uomini non sono da meno. in costante incremento il numero di pa-

    zienti maschi, di et compresa tra i venti ei sessantanni, che si rivolgono al chirurgo

    estetico. Naso, orecchie, labbra, addomina-li, liposuzione, blefaroplastica, sono gli in-terventi pi comuni.Nonostante gli anni, le rivoluzioni coperni-cane del pensiero e dei costumi, le difficol-t di relazione tra uomini e donne sembra-

    no invece non essere per nulla mutate.Hanno cambiato pelle, ma restano semprecaratterizzate dalle stesse identiche moda-lit interattive riferite a uno scopo ben pre-ciso: raggiungere quellunico momento, incui si raggiunge uno stato di coscienza al-terato, in una condizione di chiusura auti-stica, resta immutato nei tempi e caratte-rizza il nostro agire, come esseri viventi ecome esseri umani, fermo restando che in-sieme alle scimmie Bonobo della NuovaGuinea, siamo lunica specie che utilizza la

    sessualit a scopo ludico e socializzante,impiegandola in modo alternativo ma fun-zionale allo sviluppo, rispetto allo scopoprocreativo biologicamente definito.In fondo gira comunque tutto attorno adun unico evento, quello che accade quandoun uomo e una donna scoprono il loro reci-proco interesse.Quello non cambia, quello continua a esse-re il vero motore dellevoluzione della spe-cie.Eppure la libert dei costumi post-

    sessantottina, le conquiste del femminismoprotestante, nel senso della protesta, nondella religione, lequiparazione dei diritti trauomini e donne, avrebbe dovuto renderepi semplice la relazione sempiterna tra ilgenere maschile e quello femminile.Tutto questo non accaduto. Uomini edonne sono sempre pi distanti, semprepi separati.Tu sarai costretto a lavorare con sudoreper sopravvivere e tu donna, partorirai condolore, fu, parola pi parola meno, lafrase con cui Adamo ed Eva furono cacciatidal Paradiso terrestre.Ora, per citare il poeta, una domanda na-sce spontanea: ma non cerano altre puni-zioni da affibbiare per essersi sottrattiallimperativo categorico, allordine ultimodi non mangiare il frutto della conoscenza.Era meglio restare ignoranti e felici, piutto-sto che saputi e sofferenti?In quella frase tutto il destino dellinteraumanit stato definito e senza alcunapossibilit di sottrarsi alle conseguenzedellerrore originale dei nostri progenitori.