AD LOCVTIOAD LOCVTIO Anno IV N.26Anno IV N.26 COHORS … · no al ristorante italo-cinese dopo la...

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AD LOCVTIO AD LOCVTIO AD LOCVTIO AD LOCVTIO COHORS III PRAETORIA Bollettino dell’Associazione Culturale Cisalpina Anno IV N.26 Anno IV N.26 Anno IV N.26 Anno IV N.26 30 MAGGIO MMVII 30 MAGGIO MMVII 30 MAGGIO MMVII 30 MAGGIO MMVII Credo non vi sia un titolo più azzeccato di quello che introduce questo breve resocon- to. I ternatesi, non so se è corretto chiamarli così, si sono dichiarati assolutamente appa- gati dalla nostra presenza simpatica, discreta e preparata, insomma li abbiamo “conquistati”. Anche il sindaco ha tenuto a presentarsi discretamente e ci ha dato anche una mano a gestire il campo. Ecco una breve cronistoria di come abbiamo sviluppato il programma. Arrivo al mattino come da appuntamento verso le nove ad eccezione del nostro decano Martino e Andrea perduti per le strade del varesotto. Con la nuova paleria per Davide e Alex è stata questione di pochi minuti montare la vecchia tenda, e in pochissimo tempo erava- mo pronti a cominciare mentre Fabio Anto- le della Cohors Seconda cominciava già le visi- te guidate al campo come da programma. Alle 11.30 tutti pronti per la grande parata per le vie cittadine col- legando la piazzetta della stazione alla piazza del municipio. Strade deserte, come si conviene in una domenica assolata, ma tantissima gente alle finestre, spesso con i bambini in braccio a salutare i pre- toriani. C'era da scommettere che finiti Gran Premio e Giro d'Ita- lia sarebbero poi venuti a vederci da vicino e lo hanno fatto. Un dettaglio che annoto per ricordare l'ottima accoglienza: Eleonora e Alessandro, gli amici che hanno effettivamente disposto l'organiz- zazione con il Comune di Ternate, che ci seguivano con le botti- gliette di acqua per dare un pochino di sollievo soprattutto a chi portava gli "animali" in testa. Finita la mini parata aspettiamo un'ora e venti per il secondo tur- no al ristorante italo-cinese dopo la Cohors Seconda alla quale abbia- mo dato cavallerescamente precedenza. Noi della Terza, da bravi pretoriani, invece, minacciando il cuoco, riusciamo a pranzare in mezz'ora. Nel pomeriggio continua il miracolo di riuscire a restare entro gli orari previsti nel programma con le varie spiegazioni sul campo, sulla vita dei soldati e sull'equipaggiamento. Lo spettacolo lo offre però il pubblico, 150-200 persone raccolte sotto e intorno al "visitor center", ovvero il velarium di Enzo, che un po' in piedi e un po' sedute, ascoltano per quasi tre ore filate ogni genere di spiega- zione facendo decine di domande. Non mi era mai capitato di vedere tante persone, dai 2 ai 70 anni, tutte attente e interessate alle cose presentate e veramente ipnotiz- zate da questa specie di salto indietro nel tempo. Durante le presentazioni al campo la truppa dapprima si concede agli ozi post-pranzo all'ombra delle tende, e poi via a fare allena- menti al combattimento prima a gruppi separati, poi azzurri con- tro rossi. In questa fase ci aiutano due ternatesi "di leva" che ci consentono di effettuare le manovre che richiedono almeno 8 per- sone. Le manovre sono fin da subito perfette, per cui si passa im- mediatamente a fare una specie di gioco a scacchi nel quale i due gruppi si inseguono come il gatto con il topo, per trovare la situazio- ne giusta per sferrare l'assalto. Un esercizio utilissimo a tutti per molti motivi, ma dove si capisce fin da subito una enorme differen- za di dinamismo tra noi e la Cohors Seconda, forse un po' troppo imbrogliata a tenere la disciplina prima di ogni assalto. Da parte nostra mi pare di avere visto, anche nei filmati ripresi, che il livello dei singoli era elevatissimo, anche se mi è stato riportato un presunto episodio di eccesso di aggressività. Del resto capisco la dif- ficoltà a frenarsi nel momento in cui ci si sente in inferiorità nume- rica per cui si tende a compensare con un po' più di aggressività. Alle 17.30, spaccando il minuto, diamo invece inizio al catervario vero e proprio indossando le armature roventi sotto il sole. La con- centrazione è stata totale e l'impegno smisurato considerando la sud- detta inferiorità numerica e che Apulo (Martino) era "ferito" in mo- do molto doloroso (calcagno). L'unico peccato è che dovendo essere sempre visibili al pubblico non era più possibile "giocare" come nel- l'allenamento sfruttando gli ostacoli naturali come alberi e roveti, pertanto i contatti erano molto più banali e le possibilità di ingaggio davvero poche. Alla fine erano sempre assalti frontali dove la linea di entrambi gli schieramenti si spacca subito, ma ho anche notato che bloccati i loro "sfondatori", i nostri Davide e Martino si sono sempre regolarmente incuneati a "fare strage". Lo scopo non è stato di capire se uno dei due schieramenti "ha vin- to" o meno, per dare adito a sciocchi campanilismi di “gruppo”, non saprei neppure come calcolare una simile eventualità, anzi probabile che dall'altra parte abbiamo avuto sensazioni esattamente contrarie alle nostre, ma l'importante è che noi ne abbiamo avuto soddisfazio- ne e la percezione di una netta superiorità nonostante il numero inferiore di 6 contro 9 (Alex non partecipava a causa della convale- scenza della operazione chirurgica fatta pochi giorni prima). TERNATE CONQUISTATA Sopra: la foto del campo realizzato insieme alla Cohors Seconda. In primo piano il Velarium di Enzo che è stato molto utile per i visitatori.

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AD LOCVTIOAD LOCVTIOAD LOCVTIOAD LOCVTIO COHORS III PRAETORIA

Bollettino dell’Associazione Culturale Cisalpina

Anno IV N.26Anno IV N.26Anno IV N.26Anno IV N.26

30 MAGGIO MMVII30 MAGGIO MMVII30 MAGGIO MMVII30 MAGGIO MMVII

Credo non vi sia un titolo più azzeccato di

quello che introduce questo breve resocon-

to. I ternatesi, non so se è corretto chiamarli

così, si sono dichiarati assolutamente appa-

gati dalla nostra presenza simpatica, discreta

e preparata, insomma li abbiamo

“conquistati”.

Anche il sindaco ha tenuto a presentarsi

discretamente e ci ha dato anche una mano

a gestire il campo.

Ecco una breve cronistoria di come abbiamo

sviluppato il programma.

Arrivo al mattino come da appuntamento

verso le nove ad eccezione del nostro decano

Martino e Andrea perduti per le strade del

varesotto.

Con la nuova paleria per Davide e Alex è

stata questione di pochi minuti montare la

vecchia tenda, e in pochissimo tempo erava-

mo pronti a cominciare mentre Fabio Anto-

le della Cohors Seconda cominciava già le visi-

te guidate al campo come da programma.

Alle 11.30 tutti pronti per la grande parata per le vie cittadine col-

legando la piazzetta della stazione alla piazza del municipio. Strade

deserte, come si conviene in una domenica assolata, ma tantissima

gente alle finestre, spesso con i bambini in braccio a salutare i pre-

toriani. C'era da scommettere che finiti Gran Premio e Giro d'Ita-

lia sarebbero poi venuti a vederci da vicino e lo hanno fatto. Un

dettaglio che annoto per ricordare l'ottima accoglienza: Eleonora e

Alessandro, gli amici che hanno effettivamente disposto l'organiz-

zazione con il Comune di Ternate, che ci seguivano con le botti-

gliette di acqua per dare un pochino di sollievo soprattutto a chi

portava gli "animali" in testa.

Finita la mini parata aspettiamo un'ora e venti per il secondo tur-

no al ristorante italo-cinese dopo la Cohors Seconda alla quale abbia-

mo dato cavallerescamente precedenza. Noi della Terza, da bravi

pretoriani, invece, minacciando il cuoco, riusciamo a pranzare in

mezz'ora.

Nel pomeriggio continua il miracolo di riuscire a restare entro gli

orari previsti nel programma con le varie spiegazioni sul campo,

sulla vita dei soldati e sull'equipaggiamento. Lo spettacolo lo offre

però il pubblico, 150-200 persone raccolte sotto e intorno al

"visitor center", ovvero il velarium di Enzo, che un po' in piedi e un

po' sedute, ascoltano per quasi tre ore filate ogni genere di spiega-

zione facendo decine di domande.

Non mi era mai capitato di vedere tante persone, dai 2 ai 70 anni,

tutte attente e interessate alle cose presentate e veramente ipnotiz-

zate da questa specie di salto indietro nel tempo.

Durante le presentazioni al campo la truppa dapprima si concede

agli ozi post-pranzo all'ombra delle tende, e poi via a fare allena-

menti al combattimento prima a gruppi separati, poi azzurri con-

tro rossi. In questa fase ci aiutano due ternatesi "di leva" che ci

consentono di effettuare le manovre che richiedono almeno 8 per-

sone. Le manovre sono fin da subito perfette, per cui si passa im-

mediatamente a fare una specie di gioco a scacchi nel quale i due

gruppi si inseguono come il gatto con il topo, per trovare la situazio-

ne giusta per sferrare l'assalto. Un esercizio utilissimo a tutti per

molti motivi, ma dove si capisce fin da subito una enorme differen-

za di dinamismo tra noi e la Cohors Seconda, forse un po' troppo

imbrogliata a tenere la disciplina prima di ogni assalto.

Da parte nostra mi pare di avere visto, anche nei filmati ripresi, che

il livello dei singoli era elevatissimo, anche se mi è stato riportato un

presunto episodio di eccesso di aggressività. Del resto capisco la dif-

ficoltà a frenarsi nel momento in cui ci si sente in inferiorità nume-

rica per cui si tende a compensare con un po' più di aggressività.

Alle 17.30, spaccando il minuto, diamo invece inizio al catervario

vero e proprio indossando le armature roventi sotto il sole. La con-

centrazione è stata totale e l'impegno smisurato considerando la sud-

detta inferiorità numerica e che Apulo (Martino) era "ferito" in mo-

do molto doloroso (calcagno). L'unico peccato è che dovendo essere

sempre visibili al pubblico non era più possibile "giocare" come nel-

l'allenamento sfruttando gli ostacoli naturali come alberi e roveti,

pertanto i contatti erano molto più banali e le possibilità di ingaggio

davvero poche. Alla fine erano sempre assalti frontali dove la linea

di entrambi gli schieramenti si spacca subito, ma ho anche notato

che bloccati i loro "sfondatori", i nostri Davide e Martino si sono

sempre regolarmente incuneati a "fare strage".

Lo scopo non è stato di capire se uno dei due schieramenti "ha vin-

to" o meno, per dare adito a sciocchi campanilismi di “gruppo”, non

saprei neppure come calcolare una simile eventualità, anzi probabile

che dall'altra parte abbiamo avuto sensazioni esattamente contrarie

alle nostre, ma l'importante è che noi ne abbiamo avuto soddisfazio-

ne e la percezione di una netta superiorità nonostante il numero

inferiore di 6 contro 9 (Alex non partecipava a causa della convale-

scenza della operazione chirurgica fatta pochi giorni prima).

TERNATE CONQUISTATA

Sopra: la foto del campo realizzato insieme alla Co hors Seconda. In primo piano il Velarium di Enzo che è stato molto utile per i visitatori.

Il punto del Centurio

Veniamo alle note dolenti. Purtroppo il vostro centurio ha dovuto

indossare due cappelli, ahem, due elmi? Intendo dire che oltre a

fare da centurio “giocavo” anche nel ruolo di organizzatore per cui

dovevo continuamente gestire gli immotivati mugugni che prove-

nivano da alcuni e continue consultazioni con i due responsabili

del comune che si sono adoperati a fare mille cose tra telefonate

urgenti, consultazioni con i

vigili e mille piccole que-

stioni logistiche.

Tutto questo a scapito della

mia presenza tra le fila della

nostra Cohors, situazione

che ha dato l'impressione

che mi stessi disinteressan-

do del gruppo. Di questo

devo naturalmente da scu-

sarmi, ma purtroppo non

ho potuto fare a meno di

agire così per il bene dell'e-

vento in se.

Devo ringraziare sopra tutti

Alex e Martino che nono-

stante i loro problemi fisici

si sono prestati ad un sacri-

ficio che, nel caso di Marti-

no, penso sia stato veramen-

te pesante.

Poi Davide P. persona su

cui ci si può sempre conta-

re, Furius (Andrea) promos-

so a vexillifer che ha tenuto

per quaranta lunghi minuti

un leone in testa sotto il

sole (ma è ancora poco se si

pensa a cosa ha fatto il

nostro vexillifer ufficiale in

passato), e Ligur (Giovanni), che pur

senza occhiali ha menato colpi proibiti

con il pilum da allenamento e l'ultimo

tiro Quintus (Maurizio) che ha con

grande impegno cercato di limitare i

danni sui fianchi trovandosi sempre

almeno contro due persone.

A proposito di questo, il debutto uffi-

ciale dei nuovi pilum con pallina da

tennis fatti da Martino e Andrea è ben

più che soddisfacente, grazie dell'otti-

mo lavoro!

Ultima nota riguardo al grido di batta-

glia: lo sapevo che sarebbe finita così e

per questo ho chiesto la vostra collabo-

razione nei giorni precedenti l'evento,

ma l'idea è stata stroncata.

Ricordo a tutti la situazione: fine dell'e-

sibizione, ci schieriamo in acies di fron-

te al pubblico per il saluto, la Cohors

Secunda tira fuori il suo lungo grido di

battaglia, ringrazia, poi tutti si girano

verso di noi.... gelo. Semplicemente

non sapevo che dire se non: "grazie per

la vostra attenzione, arrivederci". Figura

del piffero, che vorrei evitare la prossi-

ma volta. Se proprio non volete un gri-

do di battaglia, almeno mi preparerò un modo onorevole di uscire

da queste situazioni.

Pollenzo, Stilicone e il record Pollenzo già conosceva gli splendidi pretoriani della Cohors III, ma

questa volta ha potuto vedere da vicino ben altro che non un grup-

po di soldati intenti.... ad addentare costate alla griglia!

Scherzi a parte quello di Pollenzo è stato un evento che ha richiesto

Sopra: un momento della “grande” parata

Sopra: un gruppo di legionari della Legio Pollentia . A dispetto dell’armamento davvero sbagliato, ques ti ragazzi giovanissimi hanno dimostrato una grande voglia di imparare.

un lungo lavoro iniziale per la maggior parte svolto dal nostro

Beneficiarius inarrestabile Aurelius. Infatti nelle quattro settima-

ne precedenti alcuni di noi si sono recati sul posto per

"addestrare" la truppa dei soldati pollentini per fargli imparare

un po' di movimenti e di ordini in latino, cosa completamente

nuova per loro. La cosa divertente è che questi ragazzini ci han-

no preso gusto. Queste attività erano qualche cosa di lontanissi-

mo dalla loro vita e dalle loro esperienze. Non si sono mai chie-

sti cosa fosse la rievocazione, ma forse non hanno nemmeno

mai avuto un grande interesse nei confronti della storia che alla

loro età rischia seriamente di essere una materia barbosa di

scuola. Questo è uno dei punti citati all'articolo 1 del nostro

Statuto: "faccio, capisco", "il" nostro modo di fare cultura. Cre-

do che per quei ragazzi si sia trattato di un momento importan-

te che oggi, ma molto più probabilmente, domani faranno ger-

mogliare in qualche interesse nella storia.

Al sabato ci si è trovati solo in quattro, ma sufficienti per mon-

tare le nostre due tende, del resto la pioggia ha tenuto ben lon-

tano il grosso dei visitatori, anche se qualcuno alla fine, sfidan-

do il bagnato, è venuto al campo a curiosare.

Alla sera anche il centurio si è aggiunto alla truppa e si è deciso

insieme di dormire sotto le tende sfidando il cattivo tempo che

fortunatamente ci ha risparmiato. La notte è stata molto tran-

quilla e nessuno ci ha importunato, come del resto prevedeva-

mo. Il nostro vexillifer ha persino dormito avvolto nella pelle del

suo leone: quale attaccamento alla propria divisa! Peccato che

l'umido freddo della notte abbia contribuito a peggiorare un

incombente raffreddore che nel pomeriggio successivo è degene-

rato in una potente influenza.

Alla mattina abbiamo accolto i pretoriani della Seconda che per

una volta erano inferiori a noi di numero e ci siamo messi a fare le

nostre solite cose, ovvero qualche marcia e le visite al campo sotto

un sole finalmente splendente.

In queste ore mattutine abbiamo pure incassato i vivi complimenti

del prof. Brizzi per il nostro aspetto importante e la cura delle rico-

struzioni. Giovanni (Ligur) ha detto in proposito: "valeva la pena di

venire fin qui anche solo per sentire questa frase, adesso sto cammi-

nando sollevato da terra."

Nel pomeriggio la Cohors Tertia viene coinvolta in quella che i pol-

lentini hanno definito, forse eccessivamente, "rievocazione" della

battaglia di Stilicone, ma che in realtà altro non era che una rappre-

sentazione teatrale nella quale noi ci siamo inseriti figuranti per

una volta con relativo divertimento, anche se, va detto, ripetere per

tre volte le stesse cose, non è stato proprio il massimo, ma ci siamo

stati volentieri.

Questo mentre sopra di noi si muovevano minacciose nubi portatri-

ci di pioggia che ha cominciato a cadere, per fortuna non fortissi-

ma, all'inizio del primo spettacolo.

Ad aggiungere un po' di problemi, inoltre, ci sono state la lunga

attesa sull'attenti per un balletto infinito che ha cominciato a fare

crescere talloniti e mal di schiena ai più vecc... aehm, esperti del

gruppo, ma soprattutto ogni minuto che passava il nostro vexillifer

stava sempre peggio, prima il mal di gola poi addirittura i brividi

per l'influenza. Per stare in tunica sotto la pioggia non era proprio il

massimo, ma Silla nonostante i ripetuti tentativi del Centurio a rifu-

giarsi in macchina, ha voluto testardamente continuare proprio

come un vexillifero che deve proteggere il suo vexillum a pericolo

della sua vita. Lo chiameremo SuperSilla.

Tra una ripetizione e l'altra sia noi che i socii della Seconda abbia-

mo avuto modo di fare un po' di didattica agli attenti spettatori, per

approfondire qualche cosa sull'equipaggiamento romano.

Finita la terza prova, siamo partiti come dei razzi a smontare il cam-

po mentre la pioggia rinforzava, fino a diluviare. Dopo le 20 tutti a

casa, veramente disfatti dalla fatica.

Aurelius (Alex Cunsolo) in formato Console…. più o meno.

Da sinistra: Ligur, il centurio Lucio Quintus e il decano Martio Apulo

Il punto del Centurio (2) L'evento di Pollenzo è stato significativo, soprattutto per un moti-

vo: abbiamo fatto il nostro record di presenze, 10. Per una volta

volta c'eravamo proprio tutti, se consideriamo che Emanuele ci ha

chiesto una pausa dalle attività per motivi personali per cui non lo

consideriamo un vero e proprio assente.

Un secondo elemento degno di nota è stato lo scatenamento inar-

restabile del nostro beneficiarius che ormai si vede proiettato verso

una carriera di tribuno o forse addirittura di console?

Ricordo ancora pochi mesi fa (agosto) in questi stessi luoghi Alex

si lamentava per il sole che picchiava sull'elmo e diventava roven-

te, ma questa volta, nonostante il sole più alto (quasi allo zenit,

mancano pochi giorni al solstizio), l'umidità al 100% e un mantel-

lo pesante... non un lamento e l'elmo in testa per 7 ore filate! Alla

fine è venuto naturale inneggiarlo con un: "Cunsolo! Cunsolo!"

cadenzato come il "Maximus!" del film “Il Gladiatore”.

Abbiamo conosciuto anche un nuovo tiro, che si è gentilmente

prestato a rimpolpare le nostre fila: Alessandro, grazie per la tua

simpatia e complimenti!

Al termine della giornata ho fatto un breve debriefing che ribadi-

sco qui. Le attività fatte non sono state eccezionali, lo ammetto,

ma a me è piaciuto tantissimo come noi abbiamo fatto le cose, con

serietà e non con "seriosità". La differenza sta tutta nell'essere rie-

vocatori filologici, magari con qualche cotta di maglia non proprio

perfetta, ma non indulgere in atteggiamenti da duro, in rigidità

formali che allontanano le persone laddove invece c'è bisogno di

farsi incontro e divertire.

Il divertimento delle ore notturne ascoltando improbabili musiche

giapponesi e continuato per tutto il giorno successivo tra esercizi

"zen" e scherzi vari, nulla toglie alla serietà della rievocazione e del- Alessandro (III) il nuovo tiro.

Un momento della “ginnastica zen” dei pretoriani.

abbiamo più volte accennato durante i nostri incontri è sul numero

degli apron. Mi sembra quindi più che opportuno mettere a cono-

scenza di un po’ di steli funebri, scelte tra le innumerevoli a disposi-

zione, per evidenziare alcune tra le moltissime possibilità.

Etimologie Ho trovato queste note su di un vecchissimo testo. Che sia vecchio

lo si capisce dall’italiano ormai desueto…

DISCINTO

dal latino "discinctus", composto dalla particella negativa "dis" e

"cintus" p. p. di "cingere" cingere (v. Discingere)

I latini dissero discinctus quei che portava la tunica senza cintura

attorno alla vita; e siccome questo modo non era usuale agli anti-

chi, eccetto quando una persona volesse stare a suo agio nella pro-

pria casa, così tal voce accennava a persona vestita in fretta e furia e

non finita di vestire, ovvero a quella naturale indolenza propria di

una morale rilasciata. Applicato a donne significò femmina da co-

nio, perché tra i greci ed i Romani una siffatta libertà di vestiario

la filologicità, ma con l'umorismo si superano stanchezza e gli inevi-

tabili mugugni generati dalle situazioni spesso oggettivamente diffi-

cili da sopportare.

Per tutti questi motivi mi sento di ringraziare di cuore tutti quanti

per l'impegno e la simpatia che contraddistingue il nostro gruppo.

Un poÊ di Apron L’argomento apron è certamente uno dei meno salienti dal punto di

vista militare, ma assume delle connotazioni culturali di grande ri-

lievo esprimendo probabilmente il gusto estetico dei soldati di Ro-

ma. Come abbiamo più volte ipotizzato, l’insieme balteus e apron

costituiva un elemento distintivo del soldato ed esprimeva il suo

status symbol di miles romano (vedi anche: http://www.

romanhideout.com/legiov/fabrica/balteus_it.asp). Lo si evince da

molti elementi tra i quali citiamo ancora una volta il passo di Taci-

to nel quale si riferisce ad una punizione che prevedeva di mandare

i soldati fuori dall’accampamento senza balteus, una situazione pro-

babilmente ridicola che li esponeva al ludibrio. Per un piccolo ap-

profondimento leggere il paragrafo successivo “etimologie”.

Al di là delle forme e dei pendenti terminali, un argomento che

Apron numerosi. Da sinistra 6, e addirittura 8 e an cora otto.

Da sinistra: esempio di quattro apron; tre apparentemente senza lorica e un aquilifer con un’interessante variazione di apron fatti senza soluzio-ne di continuità dal balteus.

era soprattutto usata dalle donne di facile vita, come cantatrici e

ballerine, che la maggior parte veggonsi dipinte così nelle figure

pompeiane. Anche oggi, potrebbe assai bene, applicata ai costumi,

rimettersi in uso la suddetta parola nel senso metaforico di Dissolu-

to, che odesi per alcuni sostituire colla voce men bella di Scollaccia-

to.

PROCINTO

dal latino "pro-cintus", composto da "pro" (avanti) e "cinctus"

participio passato di "cingere" cingere: propriamente "cingersi davan-

ti" (la toga), come chi si apparecchiava a far qualche lavoro o si po-

neva in assetto di guerra.

Si usa nella frase "essere in procinto" = essere apparecchiato, essere

sul punto di.

Prossimi Appuntamenti

Battaglia di Brixellum 9-10 giugno a Brescello

Per il secondo anno Brescello (Brixellum) già nota per i diversi film

di don Camillo e Peppone, ospiterà la rievocazione di una delle due

battaglie svoltasi nel 69 d.C. tra le armate pretoriane al comando

dell’Imperatore Otone e le legioni germaniche guidate da Vitellio.

Alla domenica è prevista la grande battaglia che ci vedrà perdere

(sigh) e anche il successivo suicidio di Otone che avvenne proprio

tra le mura di Brixellum, il paese che face da base per il comando

generale delle sue truppe.

Nell’ambito della rievocazione romana questo appuntamento è,

nelle intenzioni, la prima vera rievocazione storica di un fatto real-

mente accaduto. Altri gruppi hanno tentato di proporre la stessa

battaglia nei due anni scorsi, ma coinvolgendo un solo gruppo stori-

co il risultato non è stato ai livelli delle aspettative. Questa volta

sono coinvolti ben quattro gruppi di rievocazione, ma non solo:

gruppi specializzati di pretoriani e legionari proprio come avvenne

1938 anni fa. Ci saranno un po’ tutte le televisioni nazionali e forse

anche l’amico Alberto Angela che pure è stato invitato.

A sinistra i pretoriani del Louvre mostrano apron f atti con tre strisce e senza borchie; a destra i pr etoriani del Vaticano dove si intravedono tre strisce, ma si intuisce la presenza di una quarta s ulla sinistra per simmetria.

Pretoriano di Pozzuoli con quattro strisce.