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27 NUOVA SECONDARIA - N. 3 2008 - ANNO XXVI STUDI Mediante esempi «operativi», che non richiedono conoscenze matematiche che vadano oltre il livello di un biennio di scuola media superiore, vengono introdotti alcuni concetti che stanno alla base della teoria qualitativa dei sistemi dinamici a tempo discreto, collegati alla non linearità e complessità: dalle biforcazioni al caos deterministico, utilizzando strumenti che vanno dalla semplice rappresentazione geometrica, alla calcolatrice tascabile e ad algoritmi da realizzare mediante opportuni ambienti di programmazione e altri strumenti informatici. Esempi di come vengono costruiti e studiati modelli dinamici utilizzati per la descrizione di sistemi reali che evolvono nel tempo saranno oggetto di un successivo inserto che sarà pubblicato in uno dei prossimi numeri di questa rivista. CAOS DETERMINISTICO UN’INTRODUZIONE «OPERATIVA» a cura di Gian Italo Bischi

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27NUOVA SECONDARIA - N. 3 2008 - ANNO XXVI

STUDI

Mediante esempi «operativi», che non richiedono conoscenze matematiche chevadano oltre il livello di un biennio di scuola media superiore, vengono introdottialcuni concetti che stanno alla base della teoria qualitativa dei sistemi dinamici atempo discreto, collegati alla non linearità e complessità: dalle biforcazioni al caosdeterministico, utilizzando strumenti che vanno dalla semplice rappresentazionegeometrica, alla calcolatrice tascabile e ad algoritmi da realizzare medianteopportuni ambienti di programmazione e altri strumenti informatici.

Esempi di come vengono costruiti e studiati modelli dinamici utilizzati per ladescrizione di sistemi reali che evolvono nel tempo saranno oggetto di un

successivo inserto che sarà pubblicato in uno dei prossimi numeridi questa rivista.

CAOS DETERMINISTICOUN’INTRODUZIONE «OPERATIVA»

a cura di Gian Italo Bischi

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bile, ovvero se y appartiene al dominio della funzione) si ot-tiene un terzo numero z=f(y)=f(f(x))=f 2(x). Anche questo è unconcetto ben noto, la cosiddetta funzione composta o fun-zione di funzione. In questo caso si tratta di comporre f conse stessa, cioè applicare due volte la stessa funzione. Se an-che z sta nel dominio di f nessuno ci impedisce di calcolaref(z)=f 3(x) e così via. Si viene così a generare una successioneinfinita di valori: partendo dalla condizione iniziale (o pun-to seme della successione) x0, ogni valore successivo si ottie-ne in modo univoco (quindi perfettamente deterministico)dal valore precedente secondo lo schema induttivo (o iterati-vo) xn = f(xn-1), che consiste nell’applicazione ripetuta dellafunzione prendendo ogni volta come «ingresso» il valore«uscito» dall’applicazione precedente (Fig. 1).

Fig. 1

Il caso più semplice consiste nell’iterare una funzione linea-re, cioè nella forma f(x)= ax, dove a è una costante. In tal ca-so è facile calcolare i valori che si susseguono conoscendo so-lo il valore iniziale x0: x1 = a x0 ; x2 = a x1 = a(ax0)= x0 a²; …xn = x0 an. Si tratta di una successione con andamento espo-nenziale, detta anche progressione geometrica di ragione a.Si riesce quindi a calcolare direttamente l’elemento ennesi-mo della successione solo conoscendo il valore di partenza,e si può anche dedurre l’andamento asintotico, cioè pern→∞: se 0 <a < 1 allora xn converge a 0, se a >1 oppure a < −1allora xn diverge. Più precisamente, se a > 0 si ha una succes-sione monotòna (decrescente per 0 <a <1, crescente per a >1)mentre se a < 0 l'andamento è di tipo oscillatorio, essendo intal caso an positivo per n pari e negativo per n dispari. Nel ca-so particolare a=−1 si ottiene un andamento oscillatorio fra ivalori x0 (per n pari) e –x0 (per n dispari) e si dice che la suc-cessione ha un andamento ciclico di periodo 2 (perchè ognidue iterazioni si ottiene il medesimo valore).

Per un qualunque valore del parametro a è facile generarequesta successione, usando una calcolatrice tascabile, par-tendo da un dato valore iniziale e moltiplicando per il fatto-re a quante volte si vuole.Premendo ripetutamente un tasto della calcolatrice si possonofacilmente iterare anche altre funzioni, ad esempio la funzio-ne f(x) = : partendo da x0= 3 e spingendo il tasto «radice

studi

DALLE FUNZIONI ITERATEAL CAOS DETERMINISTICO

Gian Italo Bischi

Il concetto di caos deterministico sembra un ossimoro, ovve-ro l’accostamento di due termini che esprimono concetti con-trari. Infatti «caos» significa assenza di regole, irregolarità,imprevedibilità, mentre l’aggettivo «deterministico» signifi-ca regolare, prevedibile, e viene riferito a fenomeni ordinatie pianificabili. La scoperta del caos deterministico, nell’am-bito della teoria matematica dei sistemi dinamici non lineari,spezza questa dicotomia, in quanto ci mostra come si possa-no generare successioni di numeri apparentemente casualimediante l’applicazione ripetuta (iterazione) di semplici fun-zioni, anche di quelle che si studiano nei bienni delle scuolemedie superiori, purché non lineari.L’irregolarità delle sequenze così generate, unitamente al fat-to che modifiche anche impercettibili del valore da cui iniziail processo iterativo possono causare cambiamenti notevolinei valori successivi (la cosiddetta sensitività rispetto allecondizioni iniziali), se da una parte diminuiscono la capacitàdi fare previsioni sul comportamento asintotico dei modellidinamici non lineari, dall’altra suggeriscono che fenomenidel mondo reale che evolvono in modo apparentemente ca-suale potrebbero essere simulati matematicamente mediantel’iterazione di semplici schemi deterministici. Questo ha de-stato la curiosità anche dei non addetti ai lavori, tanto che lacosiddetta «teoria del caos» è recentemente entrata a pienotitolo, anche se talvolta in maniera un po’ impropria, in set-tori esterni alla letteratura scientifica, dai romanzi alla pittu-ra, dal cinema ai salotti culturali.

Iterare funzioni

Ogni studente di scuola media superiore1 incontra, nel corsodei propri studi di matematica, il concetto di funzione realedi variabile reale: dato un numero x (variabile indipendente)preso da un certo dominio, l’applicazione di una funzioneproduce come risultato un unico numero, y = f(x), detto im-magine di x mediante f. Se al risultato così ottenuto si appli-ca di nuovo la stessa funzione f (ammesso che ciò sia possi-

x

1. I contributi riportati in questo dossier, così come quelli che formeranno quello suimodelli, sono frutto di una serie di lezioni, rivolte a studenti di classe quarta e quin-ta delle scuole medie superiori della provincia di Pesaro e Urbino, svolte nell’ambitodel progetto «Matematica e Realtà», realizzato a Urbino negli anni scolastici2006/2007 e 2007/2008.

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quadrata» si ottiene x1= e poi, spingendo ancora lostesso tasto, x2 = 1.316 e quindi valori decrescenti che siavvicinano sempre più al valore limite 1, che costituisce l’e-stremo inferiore per la successione generata; partendo inveceda x0= 0.5 si ottiene x1= e poi valori crescenti chesi avvicinano sempre più (per difetto) all’estremo superiore 1(si veda la Fig. 2, in cui sull’asse delle ascisse viene riportatol’indice n che conta le iterazioni, sull’asse delle ordinate i cor-rispondenti valori xn).È ovvio che partendo da x0= 1 si ottiene una successione per-fettamente costante: xn=1 per ogni n. Si dice allora che x=1 èun punto fisso, o di equilibrio: se da lì si parte, lì si resta. Inquesto caso diciamo anche che si tratta di un equilibrio at-trattivo, nel senso che se la condizione iniziale viene presanelle vicinanza del punto fisso la successione generata si av-vicinerà sempre di più ad esso (in altre parole, perturbandoleggermente lo stato di un sistema rispetto al punto di equi-librio, esso tornerà spontaneamente all’equilibrio). Anchex = 0 è un punto fisso, ma ogni piccolo spostamento da esso,ottenuto prendendo x0 piccolo, ad esempio x0=0.0001, generauna successione crescente che si allontana definitivamentedal punto fisso, per andare poi a convergere all’altro equili-brio, x = 1.

Fig. 2

In base a questa definizione possiamo affermare che nel casodelle funzioni lineari f(x)=ax descritte sopra x=0 è l’unicopunto di equilibrio, che risulta essere attrattivo se −1 <a < 1,repulsivo se a < −1 oppure a > 1.

Lo studio dei possibili comportamenti delle successioni ge-nerate mediante l’applicazione ripetuta di una funzione puòessere utile nella descrizione matematica di fenomeni realiche evolvono nel tempo. Infatti, se vogliamo studiare comecambia lo stato di un sistema nei periodi successivi di tempot = 0,1,...,n... e se la variabile xn viene interpretata come misu-ra dello stato del sistema nell’intervallo di tempo t=n, allorala funzione f assume il significato di operatore di avanza-mento del tempo (o legge di evoluzione). Lo schema iterativoxn = f(xn-1) diventa allora un modello dinamico, nel senso chepermette di calcolare lo stato del sistema in un certo periodoconoscendo lo stato nel periodo precedente. Se, come nel ca-so della funzione lineare f(x) = ax, si riesce a esprimere diret-tamente lo stato xn a partire dalla condizione iniziale x0 allorasi dice che il modello dinamico è stato risolto in modo espli-

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cito. Questo è ciò che accade, ad esempio, nel calcolo degli in-teressi in banca. Se oggi una somma di x0 euro viene deposi-tata in banca a un tasso di interesse fisso del 3%, tra un annoavremo, oltre al capitale iniziale x0, anche gli interessi matu-rati, cioè x1 = x0 +r x0 = (1+r)x0, dove r = 3/100 = 0.03 è il tassodi interesse. Dopo due anni avremo x2 = x1 +r x1 == (1+r)2x0, e così via. In altre parole, la legge di evoluzione delconto in banca (ammesso che non ci siano cambi nel tasso di in-teresse e non ci siano versamenti o prelievi) è xn = (1+r)xn-1, unatipica legge lineare, la cui soluzione è la progressione geometri-ca xn = (1+r)n x0. Quindi un impiegato di banca non avrebbe al-cuna difficoltà a fornire una risposta chiara al cliente che gli chie-desse: se oggi deposito 1000 euro al 3% quanto avrò fra 10 anni?Nel caso della funzione non lineare f(x) = , considerata so-pra, abbiamo x1= ; x2 = ; ...xn = che tende a 1se n va all’infinito. In effetti eravamo riusciti a intuire qualefosse il comportamento asintotico della successione generataanche in modo «sperimentale», ovvero iterando con la calco-latrice: partendo da qualunque x0>0 si va sempre a conver-gere a 1, proprietà che si esprime dicendo che si tratta di unattrattore globalmente attrattivo (Se le banche calcolasserocosì gli interessi si otterrebbe un modo piuttosto sempliceper livellare la distribuzione di ricchezza, togliendo ai ricchie regalando ai poveri).Attraverso questi semplici esempi siamo probabilmente ingrado di apprezzare la seguente affermazione del matemati-co francese Pierre Simon de Laplace (1749-1827), riferita alleleggi lineari utilizzate per la descrizione dei moti planetari:

«Lo stato attuale del sistema della natura consegue evidente-mente da quello che era all’istante precedente e se noi immagi-nassimo un’intelligenza che a un istante dato comprendesse tut-te le relazioni fra le entità di questo universo, essa potrebbe co-noscere le rispettive posizioni, i moti e le disposizioni generali ditutte quelle entità in qualunque istante del futuro».

Ma con le funzioni non lineari la situazione può diventaremolto più complicata, anche utilizzando uno dei più sempli-ci esempi di non linearità, come l’elevamento al quadrato.Supponiamo, ad esempio, che una banca proponga un nuo-vo modo per calcolare gli interessi: ogni anno viene assegna-to il quadrato della cifra posseduta l’anno precedentementecon la sottrazione di una tassa fissa pari a b, cioé

.Se un cliente rivolgesse la solita domanda «se oggi verso uncapitale x0, quanto avrò fra 10 anni» non ci sarebbe una sem-plice formula per il calcolo diretto di x10 come funzione di x0,in quanto occorrerebbe calcolare un polinomio completo digrado 1024. Infatti: è di grado 2,

di grado 22=4,di grado 23 = 8 e così

via fino a 210 = 1024.

x

x f x x bn n n= = −− −( )1 12

x x b1 02= −

x x b x b b x bx b b2 12

02 2

04

022= − = − − = − + −( )

x x b x bx b b b3 22

04

02 22= − = − + − −( )

x01 2/ x

n

01 2/x x1

1 201 22/ /=

3 1 732≅ .x1 ≅

0 5 0 707. .≅

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ottenere il valore successivo (basta calcolare il quadrato di xne sottrarre 2) ma chi non sa il procedimento per ottenerequella sequenza di valori è probabile che consideri impossi-bile «indovinare» il valore successivo.C’è poi un altro problema, legato all’effetto di una piccola va-riazione della condizione iniziale. Nella figura 4 in basso èrappresentata la traiettoria che si ottiene modificando legger-mente la condizione iniziale, precisamente prendendox0= 0.499 anziché x0= 0.5. Come si può facilmente notare, que-sta differenza dello 0.2% produce dapprima dei valori quasiuguali nel corso delle prime 10 iterazioni, ma poi i valori chesi susseguono si discostano sempre di più da quelli della pri-ma successione, fino a perdere ogni correlazione fra i valoridelle due sequenze. Un simile comportamento è stato recen-temente chiamato caos deterministico, dopo la comparsa del-l’articolo dal titolo «Period three implies chaos» pubblicato nel1975 dagli studiosi americani Tien-Yen Li e James Yorke.Considerando il fatto che in un sistema reale (della fisica, bio-logia o scienze sociali) non esiste la possibilità di effettuaremisure infinitamente precise, sia per motivi pratici (limitataprecisione degli strumenti di misura) che teorici (si pensi alprincipio di indeterminazione in fisica atomica), si deduceche la capacità di effettuare previsioni mediante modelli di-namici non lineari in regime caotico è piuttosto limitata.

Fig. 4

Ed è proprio questa proprietà a creare stupore: pur essendolo schema iterativo così semplice e perfettamen-te deterministico, anche partendo da identiche condizioniiniziali risulta impossibile, nella pratica, ottenere due se-quenze identiche, in quanto minime differenze fra le condi-zioni iniziali possono anche essere introdotte a causa dellaprecisione limitata con cui vengono rappresentati i numeri.Siamo quindi ben lontani dalla visione di Laplace, che co-munque è vera nel caso di sistemi dinamici lineari, e anche

studi

In altre parole, il calcolo è perfettamente deterministico, esemplice, ad ogni iterazione, ma per conoscere ad esempio x50occorre calcolare la funzione 49 volte, ed è difficile a priori sa-pere come andrà a finire. Facciamo qualche «esperimentonumerico». Con b=0 (eliminiamo per un attimo le tasse) è fa-cile rendersi conto che l’iterazione converge a 0 sex0∈(0,1) mentre cresce rapidamente divergendo all’infinito sex0 > 1 (insomma, a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto an-che quello che ha, il famoso «effetto san Matteo» dal nome del-l’evangelista che riporta quella frase). In questo caso è evidenteche ci sono due punti fissi: x= 0 (attrattivo) e x= 1 (repulsivo).Se b=1 ci sono ancora due punti fissi, anche se non sono su-bito evidenti: in generale i punti fissi si possono calcolare im-ponendo la condizione di equilibrio xn=xn-1, cioè risolvendol’equazione x=f(x), che nel nostro caso specifico diventax=x2−1, da cui si ottengono le soluzioni x= ex= . Prendendo condizioni iniziali vicine a questivalori ci si può subito rendere conto che entrambi sono equi-libri repulsivi e che, a seconda delle condizioni iniziali scel-te, le successioni generate divergono oppure continuano adoscillare avvicinandosi sempre più ad un ciclo periodico diperiodo due, dato dall’alternarsi dei valori {−1,0} (si vedaFig. 3). In effetti, iniziando l’iterazione da uno di quei due va-lori, ad esempio x=0, si ottiene una sequenza perfettamenteperiodica: x1= −1= −1; x2= −1= (−1)2−1=0; invece, parten-do da x0=2 si ottiene x1= 22−1=3; x2= 32−1= 8 e poi valori sem-pre più grandi.

Fig. 3

Il caos deterministico

Le cose sono ancor più complicate ponendo b=2. In questocaso, partendo dalla condizione iniziale x0=0.5, si ottiene unandamento oscillatorio ma (almeno apparentemente) nonperiodico (Fig. 4).L’andamento ottenuto risulta piuttosto irregolare, tanto chese non conoscessimo il procedimento con cui l’abbiamo ge-nerato potremmo pensare che sia stato ottenuto prendendouna sequenza di valori estratti a caso nell’intervallo [–2,2]. Inaltre parole, osservando un certo valore xn della successione,chi conosce l’espressione della funzione iterata sa bene come

x xn n= −12

( ) /1 5 2−( ) /1 5 2+

x02 x1

2

x xn n= −−12 2

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non lineari purché lontani dai regimi di comportamento cao-tico. Infatti, in condizioni di convergenza a un punto di equi-librio stabile (come in Fig. 2) o a un ciclo periodico di perio-do basso (come in Fig. 3) piccole perturbazioni non compor-tano grandi conseguenze nel comportamento del sistema nellungo periodo. Questo è ciò che ci si aspetta in ogni sistemache evolve in modo regolare: se lo stato di un sistema vieneleggermente perturbato ci aspettiamo che il conseguentecambiamento che si osserverà nell'evoluzione successiva delsistema sia anch'esso piccolo, o per lo meno proporzionalealla perturbazione introdotta. Invece l’affermazione di La-place venne smentita, anche in modo clamoroso, dagli studidel matematico, fisico e filosofo francese Henry Poincaré(1854-1912). Partendo da un problema apparentemente sem-plice, il moto di tre corpi che interagiscono tra loro attraver-so la forza di gravità, ma che portava a equazioni del motonon lineari, egli ottenne risultati che lo portarono a descrive-re in modo chiaro il fenomeno del caos deterministico. Infatti,nel 1903 Poincaré scriveva:

«Una causa piccolissima che sfugga alla nostra attenzione deter-mina un effetto considerevole che non possiamo mancare di ve-dere, e allora diciamo che l’effetto è dovuto al caso. Se conosces-simo esattamente le leggi della natura e la situazione dell’uni-verso all’istante iniziale, potremmo prevedere esattamente la si-tuazione dello stesso universo in un istante successivo. Ma sepure accadesse che le leggi naturali non avessero più alcun se-greto per noi, anche in tal caso potremmo conoscere la situazioneiniziale solo approssimativamente. Se questo ci permettesse diprevedere la situazione successiva con la stessa approssimazione,non ci occorrerebbe di più e dovremmo dire che il fenomeno è sta-to previsto. Ma non è sempre così; può accadere che piccole diffe-renze nelle condizioni iniziali ne producano di grandissime neifenomeni finali. Un piccolo errore nelle prime produce un erroreenorme nei secondi. La previsione diviene impossibile ...»

(da H. Poncaré «Scienza e Metodo», libro primo capitolo quarto).

I risultati di Poincaré erano probabilmente troppo avanzatirispetto ai suoi tempi, e non suscitarono subito l'interesse chemeritavano. Ma la rivoluzione scientifica provocata dallascoperta del caos deterministico era solo rinviata. Dopo ulte-riori contributi alla teoria qualitativa dei sistemi dinamiciforniti dagli studi di Birkhoff (1884-1944) negli stati Uniti edalla grande scuola russa di Lyapunov (1857-1918), Kolmo-gorov (1903-1987), Andronov (1901-1952) e Pontriaguine(1908-1988), un decisivo contributo alla diffusione e crescen-te popolarità di questo settore della matematica venne neglianni ’70 dall’articolo di un matematico e meteorologo ameri-cano, Edward Lorenz, recentemente scomparso, all’età di 90anni, il 16 aprile 2008.

Alla fine degli anni ’50 Lorenz sviluppava modelli mate-matici per descrivere i movimenti di masse d’aria nell’atmo-sfera. Questi modelli erano costituiti da equazioni differen-ziali che venivano risolte numericamente. Secondo il raccon-

studi

to riportato nel libro divulgativo «Chaos» di James Gleick,Lorenz scoprì accidentalmente il comportamento caoticodelle soluzioni nel 1961. Infatti, mentre stava stampandolunghe sequenze di numeri, che rappresentavano gli anda-menti delle variabili utilizzate per le previsioni del tempo,un giorno provò a ripetere una di queste simulazioni ma, an-ziché generare l’intera sequenza, iniziò da un valore inter-medio ricopiandolo dai tabulati ottenuti in precedenza.Quando Lorenz andò a vedere il risultato rimase stupito nelvedere che, da un certo punto in poi, la nuova sequenza ot-tenuta differiva in modo significativo dalla precedente, finoa non percepire più alcuna somiglianza fra le due. All’iniziopensò a un malfunzionamento del computer, ma poi si reseconto che il problema era legato al fatto che non aveva im-messo le condizioni iniziali con sufficiente precisione: il com-puter utilizzava nei calcoli numeri con sei cifre decimali,mentre i risultati venivano stampati con tre cifre decimalisoltanto, e Lorenz aveva utilizzato questa precisione ridottaper ripetere la simulazione numerica. Come dire che avevaintrodotto 0.506 invece di 0.506127. La cosa stupefacente erache un errore iniziale davvero minimo, meno dello 0.1 percento, aveva prodotto cambiamenti così drastici nell’anda-mento delle traiettorie ottenute.Lorenz si appassionò a questo fenomeno, si rese conto cheera legato alla non linearità delle equazioni differenziali e ot-tenne simili risultati anche per sistemi molto più semplici,che utilizzò per scrivere un articolo ora famoso, dal titolo«Deterministic Nonperiodic Flow», comparso nel 1963 sulla ri-vista «Journal of the Atmospheric Sciences». Comunque, nono-stante l’importanza dei risultati che Lorenz descrisse nell’ar-ticolo del 1963, l’attenzione dei non specialisti fu attratta so-prattutto dal titolo di un suo articolo del 1972: «Does the flapof a butterfly’s wings in Brazil set off a tornado in Texas?» («Ilbattito di ali di una farfalla in Brasile può provocare un tor-nado in Texas?»). Dopo questo efficace titolo la metafora del-la farfalla è stata utilizzata in contesti sempre più ampi, e iltermine «effetto farfalla» (butterfly effect) è diventando un’e-spressione ricorrente per indicare il fenomeno della dipen-denza sensibile dalle condizioni iniziali, ovvero come un eventodi grande portata possa essere innescato da una causa quasiinsignificante.Ovviamente il fatto che il fenomeno del caos deterministicosia stato osservato proprio nel contesto delle previsioni me-teorologiche ha favorito la sua diffusione e popolarità anchefra i non specialisti, tanto che lo troviamo sempre più spessocitato nei quotidiani, al cinema, nei romanzi, a teatro. Comeesempio riportiamo le parole di Ian Malcom, il matematicoprotagonista del popolare romanzo «Jurassic Park» di Mi-chael Crichton:

«I computer vennero costruiti verso la fine degli anni 40, per-ché matematici come John Von Neumann, il massimo matema-

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storici, scrittori, poeti. Un esempio di particolare efficacia echiarezza lo troviamo nel seguente brano di Edgar AllanPoe, tratto da «Il mistero di Marie Rogêt», 1842.

«Per quanto riguarda l’ultima parte della supposizione, si dovràconsiderare che la più insignificante differenza nei fatti delle duevicende potrebbe dar luogo ai più importanti errori di calcolo, fa-cendo divergere radicalmente le due sequenze dei fatti; propriocome in aritmetica un errore che in sé non ha valore, alla fine,moltiplicandosi da un punto all’altro del procedimento, produceun risultato lontanissimo dal vero».

La vera novità consiste nell’aver inglobato questo concettoall’interno di un settore della matematica e di aver mostratoche comportamenti apparentemente caotici possono esseregenerati anche da modelli dinamici molto semplici e perfet-tamente deterministici.

Gian Italo BischiUniversità di Urbino «Carlo Bo»

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tico della sua generazione, pensavano che avendo a disposizio-ne una macchina capace di gestire contemporaneamente moltevariabili, si sarebbe stati in grado di fare previsioni meteorolo-giche a lungo termine. […]. La teoria del caos manda all’ariatutto questo, non si può prevedere il tempo se non per pochigiorni. […] Tutto il denaro speso per previsioni meteorologichea lungo termine – circa mezzo miliardo di dollari negli ultimidecenni – è buttato via. È un’impresa vana quanto cercare ditrasformare il piombo in oro. Oggi gli sforzi degli alchimisti cifanno ridere, ma generazioni future guarderanno noi e rideran-no nello stesso modo».

Ovviamente il fenomeno dell’effetto farfalla non è nuovo,tutti constatiamo come nella realtà piccoli eventi possonoavere enormi ripercussioni. Fatto evidenziato anche da tanti

BIFORCAZIONI E GEOMETRIA DEL CAOSMetodi grafici per il loro studio

Laura Gardini

Per capire meglio il comportamento qualitativo delle succes-sioni generate dall’iterazione di una funzione, senza ricorre-re a calcoli numerici, si può utilizzare un comodo metodografico, basato sulla conoscenza della curva che rappresentala funzione sul piano cartesiano.Infatti l’esistenza e la stabilità dei punti di equilibrio possonoessere facilmente dedotti mediante la rappresentazione del gra-fico della funzione iterata, e lo studio delle modificazioni nellaforma del grafico, indotte da variazioni dei valori di eventualiparametri presenti nell’espressione della funzione, può fornireimportanti indicazioni su eventuali drastici cambiamenti negliandamenti asintotici delle successioni generate. Tali cambia-menti sono spesso chiamati biforcazioni, e rappresentano uno diprincipali temi nello studio dei sistemi dinamici.

Un metodo grafico per iterare funzionie scoprire biforcazioni

Consideriamo il grafico di una generica funzione y=f(x), co-me in figura 1a, e sovrapponiamo ad esso il grafico della bi-settrice y=x. Per calcolare x1 = f(x0) seguiamo l’usuale metodoper ottenere l’immagine di un punto mediante una funzione:

prendiamo la condizione iniziale x0 sull'asse delle ascisse,tracciamo un segmento verticale fino a incontrare il graficodella funzione, e poi procediamo in orizzontale fino all'assedelle ordinate per ottenere x1. Per procedere nell'iterazioneoccorre ora riportare x1 sull'asse delle ascisse, in quanto do-vrà diventare il nuovo argomento della funzione per ottene-re x2= f(x1). Questo può essere ottenuto sfruttando la presen-za della bisettrice, che essendo il luogo di equazione y = xpermette di riportare x1 sull'asse orizzontale mediante unospostamento orizzontale verso destra e poi uno verticale ver-so il basso, usando la bisettrice come punto di svolta (si ve-da Fig. 1a). Ora siamo pronti a ripetere lo stesso procedi-mento per ottenere x2=f(x1) e così via. Si può notare l'inutilitàdei segmenti tratteggiati, cioè del segmento orizzontale checongiunge il grafico della funzione con l'asse delle ordinate,che viene subito ripercorso all'indietro verso la bisettrice, e isegmenti verticali tra il grafico e l’asse delle ascisse. Questopermette di ottenere un'ulteriore semplificazione: si può usa-re la bisettrice come unico asse di riferimento, prendendo di-rettamente su di essa la condizione iniziale e muovendosi inverticale fino al grafico, poi in orizzontale verso la bisettrice,poi di nuovo in verticale fino al grafico ecc. I punti toccatisulla bisettrice sono i punti della successione generata. Tutto

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ciò viene fatto in modo grafico, senza effettuare calcoli. Que-sta costruzione viene anche chiamata diagramma a scala (ilmotivo è evidente osservando la Fig. 1a) o a ragnatela, nomepiù appropriato quando vengono iterate funzioni decrescen-ti, come in Fig. 1b.

Applichiamo ora questo metodo alla funzione f(x) = x2 − b, lecui iterazioni sono state studiate nell’articolo precedente. Ilsuo grafico è una parabola convessa, simmetrica rispetto al-l’asse delle ordinate e con vertice in (0,–b), si veda Fig. 2.Nella figura di sinistra, ottenuta con il valore del parametrob=0, sono rappresentate, mediante il diagramma a scala, duetraiettorie: una inizia da x0=0.7 e converge al punto di equili-brio attrattivo p*= 0, l’altra inizia da x0= −1.1 e, dopo aver«scavalcato» il punto di equilibrio repulsivo q*=1 diverge a+∞. Disegnando alcuni diagrammi a scala ci rendiamo facil-mente conto che i due equilibri si comportano diversamente,nel senso che da una condizione iniziale in un intorno di q* latraiettoria si allontana da esso, mentre partendo da una con-dizione iniziale vicina a p* la traiettoria generata gli si avvici-na asintoticamente. La differenza fra i due equilibri si può ca-pire osservando la pendenza con cui il grafico della funzioneattraversa la bisettrice in corrispondenza dei punti fissi: in q*la pendenza è superiore a quella della bisettrice, cioè il coef-ficiente angolare della retta tangente al grafico è maggiore di1, e quindi in un intorno del punto fisso q*=f(q*) si comportacome una funzione lineare di ragionemaggiore di 1 (una progressione geo-metrica espansiva) essendo f'(x)=2x equindi f’(1)=2.Applicando lo stesso ra-gionamento all'equilibrio p* (dove lapendenza è addirittura 0, situazionechiamata di superstabilità) possiamodire che l'approssimazione lineare del-la funzione in un suo intorno si com-porta come una progressione geome-trica contrattiva, essendo il coefficienteangolare della tangente minore di unoin valore assoluto.Un discorso analogo può essere fatto

studi

nella situazione rappresentata nella figura di destra, ottenu-ta per b=0.5. In questo caso la pendenza della tangente nel

punto fisso p* è negativa e possiamonotare un diagramma a ragnatela con-vergente, ovvero una convergenza at-traverso oscillazioni smorzate. In ef-fetti, essendo p*= la penden-za in esso è data da f’(p*)=2p*= (1− ),quindi −1<f’(p*)<0. Comunque in en-trambe le situazioni presentate in Fig.2 la stabilità di p* è locale, in quanto siha convergenza solo per le traiettorieche partono da condizioni iniziali pre-se sufficientemente vicine all'equili-brio. Una domanda spontanea che sor-ge è «quanto vicine?». Questo porta alconcetto di bacino di attrazione definitocome l'insieme dei punti che generano

traiettorie convergenti a un dato attrattore. Nel nostro caso ilbacino è delimitato a destra dal punto fisso repulsivo q* e asinistra dalla sua preimmagine, indicata con in Fig. 2, do-ve la preimmagine è definita come un punto tale chef( ) = q* (linea tratteggiata in Fig. 2). Si hanno quindi duetipi di dinamiche asintotiche a seconda della condizione ini-ziale: se x0∈ ] [ allora la traiettoria converge all'equilibriop*, mentre se x0 > q* oppure x0< a traiettoria diverge.Entrambi i valori di equilibrio, così come la pendenza dellatangente in essi, dipendono dal parametro b: se questo au-menta il grafico della funzione in corrispondenza del puntofisso p* diventa via via più ripido, fino a che la pendenzaraggiunge il valore −1, cioè la tangente diventa perpendico-lare alla bisettrice. Questo accade per b = 3/4, essendop*= −1/2 e f’ (−1/2)= −1.Se b aumenta ulteriormente il punto fisso p* da attrattivo di-venta repulsivo, e si dice che b = 3/4 costituisce un valore dibiforcazione. Ma la perdita di attrattività di p* non è l’unicaconseguenza della biforcazione. Infatti, se esaminiamo ilcomportamento delle traiettorie per valori di b poco maggio-

Fig. 1

1 3 2−( ) /3

q−1*

q−1*

q q−1* *,

q−1*

Fig. 2

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dere solo il ciclo finale). Analogamente, aumentando ancorab, il ciclo 4 diventerà instabile lasciando il posto a un ciclo 8attrattivo e così via. È naturale chiedersi se si raggiungerà unciclo di periodo massimo dopo il quale le biforcazioni di rad-doppio periodo finiranno, o se i raddoppi continueranno al-l'infinito. Inoltre, come notato in precedenza, per b=2 le ite-razioni sembrano non assestarsi mai su un ciclo periodico eil diagramma a ragnatela continua a ricoprire in modo appa-rentemente erratico il piano (Fig. 4b).

Diagrammi di biforcazione

Per riassumere l’intera sequenza di comportamenti asintoti-ci delle traiettorie al variare del parametro si ricorre alla co-struzione di un diagramma di biforcazione3 (Fig. 5): partendo

da una condizione iniziale x0, per ognivalore del parametro b preso in un cer-to intervallo, ad esempio b ∈ [0,2], sicalcolano i primi N punti della traiet-toria (ad esempio N = 300) e si riporta-no nel diagramma di biforcazione, sul-la verticale passante per il valore di butilizzato, i valori «asintotici» della x,cioè i valori più avanzati fra quelli cal-colati, ad esempio i valori {x200, ...,x300}.In altre parole, volendo informazionisolo sul comportamento asintotico as-sociato ad un certo valore del parame-tro b, ignoriamo i primi 200 valori ge-nerati che assumiamo come transitorio,e quindi non li riportiamo sulla verti-

cale. Una volta eliminato il transitorio, i rimanenti valori si

studi

ri di 3/4 e con condizione iniziale prossima a p* ci rendiamoconto che la traiettoria si allontana da p* oscillando, e tendeasintoticamente a una oscillazione fra due punti periodici. Siveda ad esempio la figura 3a, ottenuta per b=1, dove il cicloperiodico è costituito dai punti {−1,0}. Partendo da uno diquesti due punti la traiettoria continua a saltellare tra essi,essendo f(−1) = 0 e f(0) = −1, e allostesso ciclo di periodo due tende asin-toticamente ogni traiettoria che parteda una condizione iniziale x0∈ ] [,esclusa x0=p*, naturalmente. Questotipo di biforcazione si chiama biforca-zione con raddoppio del periodo o, piùbrevemente, biforcazione flip.Per capire meglio quello che accade,consideriamo la funzione compostaf 2(x) = f(f(x)), il cui grafico è mostratoin Fig. 3b. Poiché f 2(x) è un polinomiodi quarto grado, il suo grafico può ave-re fino a 4 intersezioni con la bisettrice,ossia quattro punti fissi, di cui due so-no necessariamente gli stessi di f(x), os-sia q* e p*, mentre altri punti fissi di f 2(x) corrispondono aipunti periodici del ciclo, essendo f 2(0) = f(f(0)) = f (−1)=0 e,analogamente, f 2(−1) =−1. In effetti, iterare la mappa f 2(x) si-gnifica generare stati del sistema «a salti di 2», e quindi un ci-clo di periodo 2 per la f rappresenta per la funzione f 2 un pun-to fisso1.

Aumentando ulteriormente il parametro b anche la penden-za di f 2 in corrispondenza dei due punti periodici2 raggiun-gerà il valore −1 (per b=5/4) e questo produce un’altra bifor-cazione flip che fa diventare repulsivo il ciclo di periodo 2con conseguente creazione di un ciclo attrattivo di periodo 4,formato da 4 punti fissi di f 4, che diventa l'attrattore «di tur-no» (si veda Fig.4a, ottenuta per b = 1.3 e cancellando le pri-me 50 iterazioni, il cosiddetto «transitorio», in modo da ve-

q q* *, −1

1. Per maggiori dettagli su questa o altre biforcazioni si veda il libro Bischi et al. Sulleorme del caos, Bruno Mondadori, Milano 2004.2. La pendenza di f 2 nei due punti periodici, chiamiamoli � e �, è la stessa, essen-do, per la regole di derivazione delle funzioni composte, f 2' (�)=f '(f( �))f '(�) = f '( �) f'(�) e anche f 2'(�) = f '(f( �))f '( �) = f '(�) f '(�).3. Il metodo numerico per costruire un diagramma di biforcazione è descritto nell’arti-colo successivo.

(a) (b)

(a) (b)

Fig. 4

Fig. 3

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troveranno «vicini» all’attrattore, quindi la loro posizionepuò essere considerata come una sua rappresentazione per ilvalore del parametro considerato. Ad esempio, in Fig. 5 pos-siamo osservare che l’attrattore è formato da un solo punto(il punto fisso) fino a b=3/4, poi si hanno successivi raddop-pi di periodo e si vedono comparire attrattori con 2 punti (ilciclo 2) poi con 4 punti (ciclo 4) ecc. I valori di bk ai quali av-vengono le biforcazioni di raddoppio del periodo, da 2k a 2k+1,sono sempre più vicini fra loro al crescere di k, e questa «ca-scata» di biforcazioni ha un punto accumulazione, b∞, rag-giunto il quale possiamo dire che sono stati creati infiniti ci-cli di periodo 2kper ogni k∈N, e tali cicli sono diventati tuttiinstabili.

Superato il valore b∞ compaiono delle traiettorie che non sonoperiodiche, costituite cioè da valori chenon coincidono mai con un valore giàottenuto, evidenziate dal fatto che ipunti riempiono densamente uno o piùintervalli. Queste dinamiche vengonochiamate caotiche, e si dice che per talivalori del parametro si entra nel regimecaotico. Nel diagramma di biforcazionecominciano allora a comparire, lungo laverticale, delle zone nere perché densa-mente riempite di punti, ben visibili neldiagramma di biforcazione di Fig. 5,che è ormai da considerare un’iconadelle ricerche sul caos deterministico.

Una delle cause di un comportamento così disordinato è daricercarsi nel fatto che, intrappolati all'interno dell'intervalloin cui si muovono le traiettorie caotiche, ci sono infiniti (edensi) punti periodici repulsivi, e non convergendo ad alcunciclo attrattivo le traiettorie «rimbalzano» continuamente, re-spinte dai punti periodici repulsivi.Comunque, anche nel regime caotico si può intravederequalche regolarità. Si può notare, ad esempio, che anche per

studi

valori del parametro b in cui si hanno dinamiche caotiche letraiettorie ottenute non vanno a ricoprire l’intero codominiodella funzione, ma si accumulano in particolari sottointerval-li. Talvolta si tratta di un unico intervallo (come nel caso dib=1.6, si confronti il diagramma di biforcazione con la Fig. 6a)altre volte di più intervalli disgiunti, che vengono percorsiciclicamente dai punti generati mediante l’iterazione dellafunzione (come avviene per i due intervalli ciclici in corri-spondenza del valore b=1.4, si veda anche la Fig. 6b).La presenza di tali intervalli è legata all’esistenza del puntodi minimo, il vertice della parabola, in quanto sono delimi-tati proprio da tale punto e dalle sue immagini mediante lafunzione. Consideriamo, ad esempio, l’intervallo dentro alquale si accumula la successione dei punti iterati ottenuti perb = 1.6. Una tipica traiettoria è rappresentata in Fig. 10. Essaparte dalla condizione iniziale x0 = 1.8 e poi entra nell’inter-vallo I=[b, f(b)] e da esso non esce più.Per certi valori del parametro si possono determinare deisottoinsiemi di [b, f(b)], sempre delimitati dal minino e suoiiterati, come nel caso rappresentato a destra in Fig. 6. Ciòequivale ad avere un po’ di ordine nel caos, nel senso chesebbene le sequenze ottenute risultino molto irregolari e ap-parentemente imprevedibili, riusciamo a stabilire che esisto-no zone in cui la variabile di stato non andrà mai a caderedurante l’evoluzione asintotica del modello. Riprendendo lametafora meteorologica di Lorenz, possiamo dire che è diffi-cile prevedere giorno per giorno le condizioni meteorologi-che, ma possiamo dire qualcosa di certo sul clima.

Un’altra cosa che spicca osservando il diagramma di bifor-cazione è la presenza di strisce bianche che interrompono ilnero intenso delle zone caotiche. Si tratta di «finestre perio-diche», ovvero piccoli intervalli di valori del parametro b incui il caos sembra scomparire per lasciare il posto a dei cicliperiodici stabili. Il più evidente è il ciclo di periodo 3 che siosserva per valori di b intorno a 1.75. E se ne vedono anchealtri, ad esempio un ciclo di periodo 5 intorno a b=1.62, ma

Fig. 5

Fig. 6

Si veda l’ingrandimentodi questa porzione in Fig. 8.

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In effetti non siamo molto lontani dagli schemi iterativi nelpiano complesso utilizzati per ottenere le ormai celebri figu-re frattali note come insiemi di Mandelbrot. L’insieme di Man-delbrot per eccellenza, rappresentato in Fig. 9, viene ottenu-to iterando la stessa funzione considerata finora con la soladifferenza di considerare sia la variabile che il parametro co-me numeri complessi, ovverof(z) = z2 − a, con z = x + iy e a = b+ic numeri complessi.Scomponendo sia la variabile z che il parametro a come par-te reale e parte immaginaria, si ottiene uno schema iterativo

, equivalente alla trasformazione che genera suc-cessioni di punti che si muovono sul piano complesso se-

condo lo schema

dove zn = xn+iyn. L’insieme di Mandel-brot di Fig.9 è l’insieme dei valori delparametro complesso a tali che, par-tendo dalla condizione inizialez0 = 0+i0, lo schema iterativo generasuccessioni limitate, cioè non diver-genti. Se poi nello stesso piano dei va-lori del parametro complesso a=b+icassegniamo ai punti (b,c) che dannosuccessioni divergenti colori diversi aseconda di quanto rapidamente rag-giungono un valore prefissato, otte-niamo le bellissime figure colorate che

fanno ormai parte del folklore della matematica non lineare.

La geometria del caose degli attrattori strani

Una funzione lineare f(x) = ax può essere anche esaminatacome una trasformazione che muta segmenti in altri seg-menti, producendo contrazioni o allungamenti. Consideria-mo ad esempio un segmento s= AB rappresentato sull’assedelle ascisse dalla porzione di estremi xA e xB. La sua lun-ghezza è data da =(xB − xA). Applicando la trasformazio-ne lineare x′ = a x a tutti i punti di AB si ottiene un segmen-to di estremi = axA e = axB. Notiamo che se a>0 il seg-

studi

tanti altri (in realtà infiniti) se ne possono vedere ingranden-do porzioni del diagramma di biforcazione. Ognuna di que-ste finestre periodiche, di periodo k, compare quando si ve-rifica quando le «gobbe» della funzione composta f k diven-tano tangenti alla bisettrice, creando coppie punti fissi (chesono punti periodici di periodo k per la f ) uno stabile e unoinstabile. Si veda in Fig. 7 la funzione f 3 (x), che dopo la tan-genza forma tre piccole gobbe, simili a parabole, che attra-versano la bisettrice.

Ciascuna di queste tangenze, associate alla creazione di ciclidi periodo k, dà origine a una sequenza di raddoppi periodopartendo dal ciclo stabile, e quindi non dovrebbe stupirci ilfatto che se andiamo a ingrandire le finestre periodiche deldiagramma di biforcazione ritroviamo al suo interno, perogni punto periodico, un diagramma di biforcazione in mi-niatura del tutto identico a quello originario (Fig. 8) il qualea sua volta ha finestre periodiche con altri diagrammi dibiforcazione al suo interno e così via. Si tratta di un fenome-no di «autosomiglianza interna» tipico delle figure frattali.

Fig. 8

Fig. 7

z z an n= −−12

x y x y b x y cn n n n n n, ,( ) = − − −( )− −12

12 2

AB

xA/ xB

/

Fig. 9

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mento ottenuto è dato da A’B’ e ha lunghezza = == axB − axA = a(xB − xA). Questo significa che il segmento ri-sulta allungato (o dilatato) se a>1, accorciato (o contratto) sea<1, e la trasformazione viene chiamata, rispettivamente,contrazione e dilatazione. Se il coefficiente angolare a<0 allorail segmento viene anche ribaltato, ossia l’immagine di xB pre-cede l’immagine di xA, e il segmento trasformato risulta es-sere B’A’, di lunghezza = = |a|(xB − xA), dove ilsimbolo |a| indica il valore assoluto del coefficiente angola-re. Ciò significa che per –1< a <0 la trasformazione lineareprovoca un ribaltamento e contrazione del segmento, per a <− 1si ha un ribaltamento con dilatazione.Possiamo dedurre che l’applicazione ripetuta di una mappalineare contrattiva porta alla successiva riduzione di un seg-mento fino a farlo collassare in un punto, mentre l’iterazionedi una dilatazione lineare allunga sempre più il segmento fa-cendolo crescere a dismisura.Se invece consideriamo un’applicazione non lineare, come laparabola y = x2 − b, questa agisce su un segmento allungan-dolo in certe zone e comprimendolo in altre, e se il segmen-to considerato include il vertice della parabola, lo ripiega.Due punti in posizione simmetrica rispetto al vertice dellaparabola, ad esempio xA = − 1 e xB.= 1, vengono trasformatinello stesso punto, essendo f (− 1)= f (1)= 1− b.Questo può es-sere espresso dicendo che il segmento AB=[−1,1] viene ripie-gato dalla funzione portando a coincidere i suoi estremi. Al-la seconda iterazione tali azioni vengono di nuovo applicatee così via.Avviene quindi che l'applicazione ripetuta della funzione disecondo grado su un segmento può essere vista come l'ap-plicazione successiva di azioni di stiramento, piegamento,compressione. L'effetto combinato di queste azioni è possibi-le solo con mappe non lineari, in quanto, come abbiamo fat-to notare sopra, una funzione lineare o dilata o contrae (manon entrambe le cose contemporaneamente) e non può certocausare piegamenti.Ebbene, l’essenza del caos risiede proprio nell’applicazioneripetuta di queste azioni geometriche. Spesso viene usata lametafora dell’azione geometrica che si esercita sull'impastodi farina e acqua quando, col noto procedimento casalingo,si prepara la sfoglia: infatti la principale caratteristica geo-metrica delle trasformazioni che generano successioni caoti-che consiste in azioni combinate (e ripetute durante l’itera-zione) di stiramento e ripiegamento (stretching & folding).

Consideriamo ora un esempio di trasformazione nel pianocartesiano, rappresentata da due funzioni che trasformanopunti del piano in nuovi punti del piano mediante la leggenon lineare

.

Dato un punto iniziale di coordinate (x0, y0) otteniamo il nuo-vo punto del piano di coordinate

(x1, y1)=T (x0, y0)=

studi

e così via. I punti ottenuti mediante applicazioni successivedella trasformazione T creano una nuvola di punti nel piano.Tali punti potrebbero convergere verso un punto di equili-brio, o un ciclo periodico (cioè una sequenza finita di puntidel piano che si ripete) oppure annerire una regione del pia-no senza ripercorrere mai lo stesso punto, un cosiddetto at-trattore caotico del piano.Si può notare che applicando la trasformazione T ai duepunti distinti P1=(−2,2) e P2=(2,0) si ottiene lo stesso punto:T(P1)=T(P2)=(1,2). In altre parole, si tratta di una trasfor-mazione del piano in grado di trasportare due punti di-stinti nello stesso punto. Da un punto geometrico questopuò essere interpretato dicendo che la trasformazione «ri-piega» il piano su se stesso fino a portare punti distinti asovrapporsi. Proprio come quando si piega e si stira unfazzoletto. È per questo che gli attrattori caotici generati at-traverso l’iterazione di una trasformazione come quellaconsiderata assumono spesso una forma che richiamaquella di veli ripiegati su se stessi infinite volte, come quel-lo mostrato in Fig. 10, ottenuto iterando la trasformazioneT con parametri a = −0.1 e b = −1.7 e partendo dalla condi-zione iniziale (x0, y0) = (0,0).

Può essere interessante, e persino divertente, modificare i va-lori dei parametri a e b per vedere come questo fa cambiarela forma dell’attrattore caotico. Ad esempio, con a = − 1.2e b = −1.475 si ottiene l’attrattore caotico mostrato in Fig. 11a,e con a = 1, b = −0.59 quello di Fig. 11b.Il altre parole, i parametri a e b possono essere utilizzati co-me «manopole» da muovere per modificare la forma degliattrattori caotici e andare così ad esplorare la ricca gamma diforme che si possono ottenere.Nelle figure 10 e 11 la regione bianca attorno agli attratto-ri rappresenta il loro bacino di attrazione, cioè ogni con-dizione iniziale presa in un generico punto della regione

A B' '

B A' '

Tx ax yy b xn n n

n n

: +

+

= += +

1

12

( , )ax y b x0 0 02+ +

x xB A/ /−( )

x xA B/ /−( )

Fig. 10

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L

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guaggio «naturale» la cui successiva traduzione in linguaggiodi programmazione (come il BASIC, il Pascal, il C o le loromoderne versioni «Visual») è immediata. Disponendo del-l’opportuno ambiente di programmazione questi programmipossono essere trascritti, personalizzati e fatti eseguire su uncomputer o una calcolatrice grafica programmabile.

L'iterazione con un foglio elettronico

Un foglio di calcolo, o foglio elettronico, è un programma ingenere usato per applicazioni di contabilità, ma si dimostrautile anche per iterare una funzione. Nel seguito faremo ri-ferimento al programma Microsoft Excel, ma tanti altri pro-dotti analoghi sono equivalenti per il nostro scopo. Non es-sendo questa la sede per descrivere le istruzioni elementariper l’uso di Excel, supponiamo che al lettore siano già fami-liari le operazioni necessarie per riempire le celle di un fogliodi calcolo, inserire formule e realizzare grafici. Concreta-mente partiamo dall’esempio suggerito in [1] iterando lafunzione . Sono sufficienti due colonne: nella se-

studi

La possibilità di utilizzare strumenti di calcolo, da una sem-plice calcolatrice a un potente computer, costituisce un pre-zioso ausilio per studiare le proprietà dei sistemi dinamici.Usando strumenti molto diffusi, come un foglio elettronico oun linguaggio di programmazione, si possono eseguire«esperimenti numerici» simili a quelli suggeriti nell’articolodi Bischi in questo stesso inserto (a cui faremo in seguito ri-ferimento con [1]), mediante i quali si possono formularecongetture e scoprire proprietà delle funzioni iterate. Con unelaboratore, infatti, possiamo iterare funzioni milioni di vol-te in tempi rapidissimi e quindi studiare l'evoluzione del si-stema in funzione della condizione iniziale o dei parametripresenti nel modello; inoltre, anziché esaminare lunghe se-quenze numeriche, possiamo sfruttare le visualizzazioni gra-fiche il cui esame permette più facilmente di fare deduzioni.Descriveremo nel seguito come condurre l’analisi sia usandouno strumento probabilmente già installato nel nostro PC, unfoglio elettronico, sia fornendo gli algoritmi essenziali per stu-diare numericamente un sistema dinamico discreto con pro-grammi da noi realizzati ad hoc. Presenteremo tali algoritmiutilizzando la cosiddetta pseudocodifica, cioè useremo un lin-

Fig. 11 bianca genera una traiettoria chefinirà sull’attrattore caotico, e nonne uscirà più. Invece la regionegrigia rappresenta il bacino del-l’infinito, cioè se iteriamo la tra-sformazione T partendo da unacondizione iniziale presa nella re-gione grigia la successione di pun-ti che viene generata risulterà esse-re divergente.

Laura Gardini,Università di Urbino «Carlo Bo»

STRUMENTI ALGORITMI E PROGRAMMIper lo studio di modelli dinamici

Paolo Tenti

f x x( ) =

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conda, l'unica essenziale, abbiamo i valori numerici, nellaprima la loro descrizione.Nella cella A1 (che significa prima colonna, denotata me-diante la lettera A, e prima riga, denotata dal numero 1) scri-viamo «x0»; nella cella B1 (ovvero seconda colonna e primariga) l’effettivo valore iniziale, ad esempio 0.5. Il valore x1 de-ve esser calcolato dalla macchina quindi, dopo aver scritto ilnome della variabile «x1» in A2, nella cella B2 scriveremo laformula mediante la quale calcolare il corri-spondente valore numerico. Nella cella B2 di Excel devo scri-vere = RADQ(B1).Ovviamente, se dovessimo continuare a scrivere analogheformule nelle righe successive il vantaggio del foglio elet-tronico sarebbe minimo. Per fortuna esiste una comodafunzione detta «completamento automatico» (attivabilecon il cursore a forma di piccola croce nell'angolo in bassoa destra della porzione selezionata) che compila le celleper noi in analogia con quanto già inserito. Possiamo sfrut-tarla sia per compilare la prima colonna con i successivi ca-ratteri «xi» dove «i» è il contatore di iterazioni, sia per scri-vere nella seconda colonna le formule per ottenere gli ite-rati successivi. Per questo selezioniamo l’intervallo A2:B2e poi cliccando in basso a destra della selezione, estendia-mo verso il basso per un numero di righe a piacere (alme-no una decina).La compilazione del foglio di calcolo ci è costata un po' difatica ma ne valeva la pena! Adesso abbiamo a disposizio-ne un piccolo strumento di studio per la nostra mappa.Piuttosto che una sequenza di pressioni più o meno lunghesul tasto radice della calcolatrice, il semplice inserimentodi una nuova condizione iniziale nella cella B1 provocal’immediato calcolo di tutti gli iterati successivi. Se inse-riamo in B1 valori tra 0 e 1 vedremo prodursi un succes-sione crescente di valori che converge a 1; se inseriamo unvalore più grande di 1, avremo un successione decrescenteancora convergente a 1; se inseriamo 1, vedremo che que-sto è un «punto fisso».Con Excel la visualizzazione grafica contemporanea di duediverse traiettorie, analoga a quella mostrata in Fig. 2 di [1],si ottiene se compiliamo la colonna C in modo analogo allaB inserendo in C1 una condizione iniziale (c.i.), in C2 la for-mula = RADQ(C1) che poi estendiamo alle righe successi-ve. Ora selezioniamo i valori delle due sequenze e chiedia-mo ad Excel di realizzare un grafico a linee. Avremo subitouna figura analoga alla citata Fig. 2. Se ora cambiamo lecondizioni iniziali nella riga 1, subito avremo aggiornativalori numeri e rappresentazione grafica.Passiamo ora all’esame, sempre con il foglio elettronico, del-la legge quadratica ; nel nostro foglio dicalcolo, già compilato per la radice quadrata, inseriremo al-l’inizio una riga, la 1, dedicata a contenere il valore del para-metro b e poi cambieremo le formule del calcolo degli itera-ti. Inserita la riga, inseriamo la lettera «b», cioè il nome delparametro, nella cella A1 e inseriamo nella cella B1 il valorenumerico che intendiamo attribuire al parametro. La riga re-

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lativa alla c.i. x0 è ora la seconda. Il valore x1 che deve essercalcolato dalla macchina è ora in B3, la formula da scrivere inquesta cella ora è la seguente: =B2*B2-$B$1, per la secondatraiettoria in colonna C, in C3 scriveremo =C2*C2-$B$1. Lapresenza dei «$», detti riferimenti assoluti, è indispensabileper il corretto completamento automatico. Se selezioniamol’intervallo A3:C3 e poi attiviamo appunto il completamen-to automatico per alcune decine di righe, il foglio è prontoper fornire tante informazioni sulle caratteristiche dinami-che di questa mappa. Possiamo così ripercorrere gli «esperi-menti numerici» suggeriti in [1]: con b=0, se 0<x0 <1 l’evolu-zione è verso lo 0; se x0 >1 la successione diverge; con b=1,posso verificare, con opportune condizioni iniziali, la pre-senza del ciclo 2 visualizzato in [1] Fig. 3.Se poi inseriamo, nella prima riga, 2 come valore per b, no-teremo che i valori ottenuti non esprimono più alcuna ten-denza, i segmenti nel grafico vagano verso l’alto e verso ilbasso senza alcuna apparente legge interna che invece èben presente e piuttosto semplice; la mancanza di tenden-za continua se estendo il calcolo degli iterati per diversemigliaia: siamo nella tipica situazione di «caos determini-stico».Facciamo un altro passo per arrivare a verificare per lamappa in esame la sensitività rispetto alle condizioni iniziali.Nella colonna B mettiamo come valore iniziale 0.5 mentrenella colonna C mettiamo una seconda condizione inizialeprossima a quella già inserita: 0.499. Esaminando i valoriottenuti noteremo che ad esempio in corrispondenza di x14,a sinistra ho 1.522, a destra ho –1.933. Una variazione del 2per mille ha prodotto, dopo solo 14 iterazioni, valori dram-maticamente diversi. Posso aggiungere una terza colonna,la D, dove calcolo la differenza tra le due traiettorie: saràsufficiente inserire in D2 la formula =B2–C2 e poi estende-re verso il basso. Si noterà che tali differenze saliranno pre-sto a valori confrontabili con i valori stessi della funzione.È l’effetto farfalla. Il battito delle ali che ha abbassato di po-chissimo il valore iniziale da 0.500 a 0.499 ha causato doposolo poche iterazioni grandi cambiamenti nell’evoluzionedel fenomeno.Il tutto è ancora visibile nella rappresentazione grafica dovevedrò un andamento analogo a quello riportato in Fig. 4 in[1]. Anzi, nel nostro grafico dove i due andamenti sono ri-portati sovrapposti, all’inizio si vedono le linee confondersiper poi separarsi e avere andamenti del tutto indipendenti.Possiamo realizzare un altro grafico che rappresenti gli scar-ti tra i due andamenti riportati nella colonna D. Lo stato delnostro foglio a questo punto dovrebbe essere simile a quelloriportato nella seguente figura 1.

x f x x' ( )= =

x f x x bn n n= = −− −( )1 12

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Se anziché il solo iterato k-esimo ci interessa l'intera sequen-za x0, x1, ..., xk, aggiungeremo la stampa del valore di x all'in-terno del ciclo.

Traduciamo questa secondaversione dell'algoritmo suppo-nendo di avere a disposizioneun compilatore Pascal.

Se eseguiamo questo programma usando b = 1 possiamo ge-nerare la sequenza periodica ottenuta con x0=0 o la sequen-za divergente ottenuta con x0 =2 corrispondenti a quelle diFig. 3 in [1], mentre con b = 2 e si possono studiare i com-portamenti visualizzati in Fig. 4, sempre nell’articolo [1].

La visualizzazione grafica degli iteraticon un linguaggiodi programmazione

Abbiamo visto con un foglio elettronico come sia utile unavisualizzazione grafica dei valori che si ottengono iteran-do la funzione in esame. Vogliamo ora costruire un breveprogramma per rappresentare un insieme di k iterati dove

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L'iterazionecon un linguaggiodi programmazione

Come abbiamo visto, l’uso delfoglio di calcolo ha il grandevantaggio di farci toccare conmano, con minima fatica,aspetti classici dei modelli di-namici: presenza di punti fissiattrattivi o repulsivi, conver-genza, divergenza, cicli, caos,effetto farfalla.Risultati ancora più completisono ottenibili se si dispone diun ambiente di programmazione e si è disponibili ad avven-turarsi nella scrittura di programmi. In seguito forniremo iprogrammi per ottenere gli stessi risultati descritti nei duearticoli precedenti.Senza perdita di generalità, negli algoritmi e programmi de-scritti in questo capitolo faremo riferimento esclusivamentealla funzione , giàusata nel foglio di calcolo.Come primo esempio vediamocome ottenere l'iterato k-esimodi f a partire dalla condizioneiniziale x0 per un certo valoredel parametro b. La pseudoco-difica potrebbe essere quella ri-portata nel box a destra.

Figura 1

f x x b( ) = −2

Nel grafico in alto: i dati delle colonne B e C.Nel grafico in basso: i dati della colonna D.

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all'i-esima iterazione viene «colorato» il punto di coordi-nate (i, f i(x0)): in ascissa, dove si è soliti rappresentare iltempo t, poniamo il valore i dell'iterazione i-esima e in or-dinata il corrispondente valore di f i(x0). Vediamo una pseu-docodifica di questo algoritmo:

Per questo esempio proponiamo la codifica in Visual BASIC.Per operare in ambiente Visual BASIC, è sufficiente seguire iseguenti passi:1) aprire un nuovo progetto (exe standard);2) eventualmente ampliare la form «Form 1»;3) cliccare su essa col destro e scegliere «visualizza codice»;4) a sinistra selezionare «Form» e all’interno di Form_loaddigitare il codice proposto;5) eseguire il programma con F5.Ecco il codice per ottenere la sequenza degli iterati, dove leindicazioni riportate dopo gli apici rappresentano dei com-menti.

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Il relativo output è riportato in Figura 2.In questa rappresentazione non è però evidente l’evoluzionenel tempo. Per sopperire all'inconveniente uniamo ogni nuo-vo iterato con il precedente mediante una linea (come nelle fi-gure nascoste della settimana enigmistica, uniamo i punti da0 a k). A tale scopo modifichiamo il programma come segue:

Figura 2

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La visualizzazionedel diagramma a scala

Si è visto negli articoli precedenti che uno strumento utileper l’esame immediato dell'iterazione di una funzione è co-stituito dal metodo della scala. Proponiamo allora una pseu-docodifica di questo algoritmo, dove abbiamo esplicitato laforma analitica della funzione definendo una «function» in-dipendente:

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Se ora rimandiamo in esecuzione il programma, otteniamol'output riportato nella Figura 3.Questo è il caso dell’andamento caotico; se vogliamo ve-dere la convergenza a periodo 2 basta rilanciare il pro-gramma dopo aver posto b=1. Si può obiettare che l'assen-za di riferimenti numerici non rende poi così esplicativequeste figure; il lettore può quindi integrare il sempliceprogramma proposto aggiungendo assi di riferimento,valori agli estremi, visualizzazione dei parametri usatie così via.

Figura 3

Figura 4

La traduzione in Visual Basic, da digitare nella funzioneForm_load è riportata nel box in basso a sinistra.Con questo programma possiamo ottenere le varie traietto-rie visualizzate negli articoli di questo inserto: ad esempiocon i parametri già inseriti nel precedente listato otteniamola seguente Figura 4.

Il grafico di f n(x)Per giustificare la presenza di traiettorie cicliche, si è vistal’importanza della iterata n-esima della funzione in esame.Per ottenere, oltre al grafico di f(x), anche il grafico della suaiterata n-esima, possiamo evitare il calcolo, in genere nonagevole, della sua espressione analitica. È sufficiente, perogni valore di x, iterare n volte la funzione e visualizzare ilpunto così ottenuto. Come esempio riportiamo la porzionedel programma precedente dove è stata integrata la sezionerelativa al grafico della funzione.

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Il diagramma di biforcazioneSi è visto in [1] come la presenza di punti fissi attrattivi, deicicli periodici o di regimi caotici sia ben sintetizzata nel dia-gramma di biforcazione, ottenuto rappresentando sull’asseorizzontale un intervallo di valori del parametro, b nel nostrocaso; e in corrispondenza di ogni valore di b vengono rap-presentati i valori a cui converge il processo iterativo, dopoaver scartato il transitorio.Esprimendoci in linguaggio naturale, al calcolatore chiediamodi:per ogni valore del parametro b1. iterare la mappa, a partire da x0, per un certo numero divolte (il cosiddetto transitorio);2. se non c'è stata divergenza, continuare l'iterazione visualiz-zando i valori di x ottenuti in ulteriori iterazioni.Segue la traduzione in codifica Visual Basic (v. box in alto a de-stra) dove i dati di input sono stati inseriti come costanti al-l'interno del programma stesso.Come output si ottiene la (ben nota) Figura 6.

Paolo Tenti - Liceo Sc. «L. Laurana», Urbino

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Figura 6

Figura 5

[1] G.I. Bischi, «Dalle funzioni iterate al caos determini-stico», su questo stesso inserto di Nuova Secondariaa p. 28.C. S. Bertuglia, F. Vaio, Non linearità, caos e complessità,Bollati Boringhieri, Torino 2003.G.I. Bischi, R. Carini, L. Gardini, P. Tenti, Sulle Orme delCaos. Comportamenti complessi in modelli matematici sempli-ci, Bruno Mondatori, Milano 2004.G.I. Bischi, R. Carini, L. Gardini, P. Tenti «Invito a: Si-stemi dinamici e caos deterministico» Lettera MatematicaPristem (Springer-Italia) n. 47, Milano 2003, pp. 15-26.G.I. Bischi, «La scomparsa di Edward Lorenz»,http://matematica.unibocconi.it/interventi/Lorenz/lorenz.htm.R. L. Devaney, Caos e frattali. Matematica dei sistemi dina-mici e applicazioni al calcolatore, AddisonWesley LongmanItalia, 1990.J. Gleick, Caos. La nascita di una nuova scienza, Sansoni,Firenze 1997, 3° edizione (edizione inglese: «Chaos. Theamazing science of the unpredictable»).M. Impedovo, Sistemi dinamici discreti, ProgettoAlice, III,2003.H.O. Peitgen, H. Jurgens, D. Saupe, Chaos and fractals.New frontiers of science, Springer-Verlag, Milano 1992.D. Ruelle, Caso e Caos, Bollati Boringhieri, Torino 1992.Ian Stewart,Dio gioca a dadi? La nuova matematica del caos,Bollati Boringhieri, Torino 1993.(edizione inglese: Does God play dice? The new mathemat-ics of Chaos, Penguin books, London, 2° ed., 1997).

BIBLIOGRAFIA

Con questo co-dice, impostan-do inizialmenten=2,b=1,x0 = 1.3,si ottiene l’im-magine seguen-te (Fig. 5).

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