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bilancio sociale 2010

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RIGOBERTA MENCHÚ TUM

Premio Nobel per la Pace 1992

Rigoberta Menchú Tum (Uspantàn, El Quichè, 9 gennaio 1959) è una pacifista guatemalteca, che ha

ricevuto nel 1992 il Premio Nobel per la Pace, dato a lei in riconoscimento dei suoi sforzi per la giustizia

sociale e la riconciliazione etno-culturale basata sul rispetto per i diritti delle popolazioni indigene.

“L’unica lotta che si perde è quella che si abbandona”

“Una donna con immaginazione, è una donna che

non solo sa progettare la vita di una famiglia e

quella della società, ma anche il futuro del millennio”

VANDANA SHIVA

Attivista e ambientalista indiana

Vandana Shiva, nel 1982 fonda il Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource

Policy di Dehra Dun, India. Attivista politica e ambientalista, è tra i massimi esperti internazionali di

ecologia sociale. Ha vinto il Right Livelihood Award, premio Nobel alternativo per la pace.

“Le donne rifiutano di prendere parte a una cultura

fondata sull’odio e sulla violenza.

Le loro scelte di vita dimostrano che l’amore,

l’empatia, la solidarietà e la condivisione non sono

soltanto delle qualità umane possibili,

ma attribuiti necessari per definire la nostra umanità”

(Il bene comune della terra, Feltrinelli, 2011)

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TINA ANSELMI

Prima donna Ministro in Italia

Tina Anselmi è la prima donna, in Italia, a diventare ministro. A lei si deve la battaglia per il voto alle

donne e la legge sulle pari opportunità. Nel 1984 presiede la prima Commissione Nazionale per la parità

e la pari opportunità tra uomo e donna. Si deve a lei la legge n.125 del 1991 “Azioni per la realizzazione

della parità uomo-donna nel lavoro”.

“La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la

democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile,

una pianta che attecchisce solo in certi terreni,

precedentemente concimati, attraverso la

responsabilità di tutto un popolo. Dovremmo

riflettere sul fatto che la democrazia non è solo

libere elezioni, non è solo progresso economico.

È giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti

delle donne. È tranquillità per i vecchi e speranza

per i figli. È pace.”

(Storia di una passione politica, Sperling & Kupfer, 2006)

WANGARI MAATHAI

Premio Nobel per la Pace 2004

Wangari Maathai, nata nel 1940 in una comunità poligamica di etnia kikuyu stanziata in una zona rurale

del Kenya, si laurea in biologia, si dedica ad un sogno, il “Green Belt Movement”, nel 2004 il Nobel per la

Pace e adesso rappresenta il suo Paese ai vertici internazionali sul riscaldamento globale.

“Un albero spinge le radici nel profondo del terreno

e tuttavia svetta alto nel cielo. Ci dice che per poter

ambire a qualcosa dobbiamo essere ben piantati per

terra e che, indipendentemente da quanto in alto

arriviamo, è sempre dalle radici che attingiamo il

nostro sostentamento”

(Solo il vento mi piegherà, Sperling & Kupfer, 2007)

“In tutte le analisi dei problemi dell’Africa, c’è una

risorsa naturale che spesso non viene apprezzata:

gli africani stessi”

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ACRA - Cooperazione Rurale in Africa e America Latina

Progettazione e coordinamento: Patrizia Canova (Responsabile settore comunicazione e fundraising), Elena Casolari (Amministratore Delegato di ACRA)

Redazione testi: Patrizia Canova

Contributi di: Angelo Locatelli (presidente di ACRA), Elena Casolari (A.D. di ACRA), Francesca Agnello (desk economia e social business), Serena Arduino (desk risorse naturali), Giuseppe De Santis (desk sovranità alimentare), Daniela Invernizzi (desk educazione); Matteo Ippolito (ufficio stampa/redazione), Francesca Maio (servizio civile ufficio comunicazione), Giulia Zivieri (servizio civile ufficio educazione); Angela Melodia (responsabile Africa), Elena Scanferla (responsabile America Latina); Laura Giuccioli (assistente direzione programmi) Sara Caria (coordinatrice paese Ecuador), Matteo Cantoro (coordinatore paese Senegal), Carlo Krusich (coordinatore paese Bolivia), Gian Antonio Ricci (responsabile regionale Centro America), Luca Todeschini (coordinatore paese Tanzania); Patrizia Caruso (responsabile settore educazione), Valeria De Paoli (coordinatrice educazione - Ciad); Silvia Barone (capo progetto scienza e tecnologia - Camerun), Francesca De Stefano (capo progetto turismo e ambiente - Burkina), Paolo Fattori (capo progetto partecipazione e giovani - Salvador), Sandro Filippini (capo progetto valle del Logone - Ciad), Marianna Gabriele (Capo progetto Ecuador e rimesse - Italia), Silvia Imperadori (capo progetto educazione - India) Mario Milanesi (capo progetto acqua - Zanzibar), Silvia Quarta (amministrazione - Ciad), Carmen Ruiz (consulente progetto scienza e tecnologia - Camerun), Elisa Savelli (capo progetto acqua - Senegal); Pilar Uriona Crespo (presidente Fundación Tierra - Bolivia), Cecilia Fanjul Lizarralde (consulente in pianificazione di genere - Nicaragua), Madame Bille Sikè (sociologa - Camerun); Mariagrazia Rossilli (sociologa, esperta in politiche di genere)

Testimonianze: Adoum Amina (villaggio di Aboudeia, Ciad), Badjane Fatima (Animatrice ACRA, (Comunità rurale di Coubalan, Senegal), Barahona Elisa (Direttore della Red de Mujeres, Ecuador), Barrera Maria (Responsabile della Red de Mujeres, Ecuador), Bartolome Muraña de Huanca Celia (artigiana della fibra di lama e alpaca, Bolivia), Bochicchio Nietta (insegnante Istituto Professionale Bellisario, Inzago - MI), Charrafia Brahim (villaggio di Adigro, Ciad), Diaw Coumbaly (membro Associazione Stretta di Mano), Diaz Urbina Ivania (allevatrice comunità El Jobo, Nicaragua), Doña Ursula Sanchez (Municipio di Santa Elena, Honduras), Esperanza Santos Sofia (Municipio di Marcala, Honduras), Fertaigo Paoline (Associazione Kaoutal, Camerun), Fuentes Wilfredo (Presidente della Red Juvenil Torogoz, El Salvador), García Magaña Irma (Dipartimento di Ahuachapán, El Salvador), Garcia Morales de la Paz Maria (Vicepresidente della Red Juvenil Torogoz, El Salvador), Guevara Silva Gloria (presidente associazione Musas, Nicaragua), Hernantez Sequeira Angela (coltivatrice comunità di Siempre Viva, Nicaragua), Hindou Oumarou Ibrahim (Coordinatrice dell’Associazione delle donne Peules autoctone ciadiane), Kaur Amarjit e Kaur Parvinder (formatrici gruppi di muto aiuto Punjab, India), Kemdigue Patricia (animatrice e formatrice ACRA in Ciad), Koumte Heleine, Moussa Mariam, Madjiromte Brigitte (studentesse, regione della Grand Sido, Ciad), Madame Marie Clemence, Madame Memoubanaja, Mademoiselle Maria Costance Dijemme (Comunità rurale di Coubalan, Senegal), Magliani Sandra (giornalista Mediaset), Michelini Ambra (Fisioterapista ACRA presso la Fondazione Bethlem, Camerun), Missingar Merci (presidente AME, Ciad), Colette Wadou (ACRA, Maroua, Camerun), Reyes Cergin (coltivatrice comunità di Zapotal, Nicaragua), Rivas Lopez Martha Lorena (presidente del gruppo di donne “La Esperanza”, Nicaragua), Sarr Aichatou (Presidentessa Associazione Stretta di Mano), Tchafene Marthe (dipendente Fondazione Bethlem, Camerun), Trentadue Tiziana (desk America latina), Wadou Colette (Segretaria ACRA, Maroua, Camerun)

Foto: archivio fotografico ACRA, Marco Bottelli, Roberto Cavallini, Franco Marchetti, Paola Meloni, Gianni Pisticcio, Monica Savaresi

Editing: Patrizia Canova, Matteo Ippolito

Progetto grafico: Chiara Baggio

Stampa: Galli Thierry Stampa, Milano

© ACRA 2011

CREDITI

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Lettera del Presidente 6

La condizione femminile nel mondo 8La lunga strada dei diritti delle donne 9I diritti delle donne sono diritti umani 10Le soluzioni per eliminare la povertà delle donne 12Il progresso delle donne del mondo. In cerca di giustizia 13

Lettera dell’Amministratore Delegato di ACRA 14Condizione della donna nei paesi in cui lavoriamo 16

La donna in Bolivia 18La donna in Ecuador 22La donna in El Salvador 24La donna in Honduras 26La donna in Nicaragua 28La donna in Burkina Faso 32La donna in Camerun 34La donna in Ciad 38La donna in Senegal 40La donna in Tanzania - Zanzibar 42La donna in India 44

SOMMARIO

Come lavoriamo 46L’acqua, le risorse naturali e la donna 48Il cibo e la donna 70L’economia e la donna 80L’educazione e la donna 92La salute e la donna 110

Chi siamo 116I nostri valori e i nostri impegni 116Le ultime tappe 117

Bilancio d’esercizio al 31 Dicembre 2010 118Indicatori economici 119Relazione di certificazione della società di revisione 122Schemi di bilancio al 31 Dicembre 2010 123Estratto della nota integrativa al bilancio chiuso al 31 Dicembre 2010 126

Come sostenerci 137Ringraziamenti 138Fonti e bibliografia 139

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Da oggi abbiamo alcuni strumenti in più per leggere ciò che riguarda la gestione

dell’acqua; i ragazzi sono diventati consumatori di acqua più consapevoli.

E hanno sperimentato che andare a scuola non è soltanto aprire un libro e

imparare cose, ma conoscere, pensare e agire in modo più consapevole.

Nietta Bochicchio, insegnante Istituto Professionale Bellisario, Inzago

Mi sono iscritta al laboratorio di Comunicazione Sociale nel 2009.

Per me imparare l’utilizzo consapevole dei media è stata una grande

opportunità per cominciare a partecipare, imparare e informare le

popolazioni locali sulla realtà che il nostro paese si trova ad affrontare.

Irma García Magaña, Dipartimento di Ahuachapán, El Salvador

Sono la Presidentessa della Junta de Agua della comunità di Planes el Naranjo,

Municipio di Marcala. Sono l’unica donna a ricoprire questo ruolo. Sono molto

orgogliosa di aver seguito la formazione sulla gestione dei comitati e che gli

abitanti della mia comunità abbiano rinnovato il mandato per la seconda volta,

dimostrando di avere una grande fiducia in me.

Sofia Esperanza Santos, Municipio di Marcala, Honduras

Ho un sogno che il nostro laboratorio per la produzione di tessuti derivati

dagli allevamenti di lama sia l’inizio verso un mercato che dia la possibilità

a un numero sempre maggiore di donne di integrare le attività agricole e

migliorare le condizioni di vita della famiglia.

Muraña Bartolome de Huanca Celia, Bolivia

Mi sveglio alle 5 di mattina, prima di andare a scuola pulisco la casa,

preparo il pranzo e vado a prendere l’acqua. Io proseguirò i miei studi fino

all’università perché vorrei diventare insegnante. A tutte le ragazze che hanno

interrotto gli studi dico di riscriversi a scuola e a quelle che rifiutano dico che

se ne pentiranno. Il mio sogno è di diventare insegnante.

Charrafia Brahim, 14 anni villaggio di Adigro, Ciad

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Sono molti anni che faccio televisione e ho avuto diverse occasioni di seguire

progetti di cooperazione in tutto il mondo, ma quello che è successo nel mio

viaggio in Bolivia con ACRA è stato unico. Mi sono sentita parte di un gruppo e,

rientrata a Milano, mi è sembrato naturale chiedere di poter diventare socia ACRA.

Sandra Magliani, giornalista Mediaset e membro del Collegio dei Probiviri della

neo costituita Fondazione ACRA

Grazie ai miei genitori ho potuto studiare. È solo grazie alla scuola se oggi ho un

lavoro che mi permette di mantenere tutta la mia famiglia e fare studiare i miei tre

figli. È un circolo virtuoso che dobbiamo sostenere, soprattutto per le bambine.

Patricia Kemdigue, animatrice e formatrice ACRA, Ciad

Prima del progetto mi occupavo solo della coltivazione del neem; con l’arrivo di

ACRA io e le altre donne della mia associazione abbiamo iniziato l’estrazione di

olio dai semi; abbiamo seguito una formazione in fabbricazione di sapone e da

allora questa è diventata per noi un’importante fonte di reddito.

Paoline Fertaigo, Associazione Kaoutal, Camerun

Qui nella regione dell’estremo Nord le disabilità sono un problema, un ostacolo,

non servi più a niente e la tua carriera è finita; questo problema lo vivo sulla mia

pelle perché sono una disabile. Quando ACRA mi ha assunto come segretaria ho

capito invece che potevo fare qualcosa, potevo essere utile. Il mio impegno ora?

Far sì che gli altri capiscano che i disabili vanno rispettati, valorizzati per ciò che

possono fare e integrati nella società.

Colette Wadou, Segretaria ACRA, Maroua - Camerun

Con il contributo ricevuto abbiamo

comprato una macina meccanica con

cui fare l’olio di karitè che vendiamo al

mercato di Danamadji. Con i ricavato

possiamo pagare il maestro per i nostri

figli e garantire loro un futuro migliore.

Merci Missingar, presidente Associazione

Madri degli Alunni, Ciad

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Lettera del Presidente

Angelo Locatelli

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Quelli nelle pagine precedenti sono solo alcu-ni frammenti delle numerose storie ascoltate da donne che hanno lavorato con noi nel 2010.

Storie di coraggio e forza, storie di donne resilien-ti, capaci di attivare processi di promozione perso-nale e sociale. donne convinte della necessità del cambiamento, dell’importanza del loro ruolo nel processo di svi-luppo umano, impegnate in prima linea nelle loro comunità rurali, nei loro territori.

A loro e a tutte le altre donne che, a tutte le lati-tudini del pianeta, si impegnano, giorno dopo gior-no, con tenacia è dedicato il nostro bilancio socia-le 2010, perché siamo profondamente convinti che vadano sostenute con forza e convinzione, perché a loro si debbono unire tutti quelli che lavorano per la difesa dei diritti umani, perché in esse risiedono le speranze di un futuro più equo, più giusto.

Per una realtà come AcrA che opera nelle aree rurali più marginali del pianeta, a contatto con le povertà estreme, che si misura con la complessità della sopravvivenza quotidiana, con la difficoltà di garantire i beni primari come acqua e cibo, lavorare a fianco delle donne è molto più che una scelta, è un dovere che ci siamo assunti e che vogliamo imple-mentare sempre più.

Attraverso i loro volti e le loro parole vogliamo rac-contare il nostro intervento. non abbiamo la presunzione di scrivere un saggio sulla condizione delle donne, ma solo di illustrare con un’attenzione particolare al genere, il nostro percorso nei paesi in cui operiamo.

Declinare le nostre azioni al femminile significa ac-cendere un faro sulla realtà delle donne che sono il vero motore di sviluppo umano.

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LA CONDIZIONE FEMMINILE NEL MONDO

75% delle persone più povere al mondo sono donne 2/3 dei 774 milioni di adulti

analfabeti sono donne

54% la percentuale femminile dei 72 milioni di minori che non frequentano la scuola +1/2 più della metà delle persone

affette da Hiv/Aids sono donne

Fonte dati: vedi nota a pag. 20

19%la rappresentanza femminile nei parlamenti in termini di media mondiale

90%reddito reinvestito dalle donne a beneficio delle loro famiglie

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LA LUNGA STRADA DEI DIRITTI DELLE DONNE

Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo

Prima Conferenza Mondiale sulle donne - Mexico City

1948

19751979

1980

1985

19931995

Convenzione delle Nazioni Unite per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW)

Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne

Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su donne e peacebuilding

2000

Patto europeo per la parità di genere adottato dal Consiglio europeo

2006

Risoluzione del Parlamento europeo su Pechino+15: Piattaforma d’azione delle Nazioni

Unite per l’uguaglianza di genere

2010

Seconda Conferenza Mondiale sulle donne - Copenhagen

Terza Conferenza Mondiale sulle donne - Nairobi

Quarta Conferenza mondiale sulle donne - Pechino

Sessione Speciale dell’Assemblea generale ONU “Pechino+5”

2000

Quinta Conferenza mondiale sulle donne - New York “Pechino+10”

2005

Conferenza Mondiale delle Donne “di base” - Caracas201155^ Sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla Condizione Femminile (CSW) - New York

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A partire dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo del 1948 fino al recente Protocollo aggiunti-vo alla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, i diritti delle donne sono stato oggetti di un lento processo di espansione e ridefinizione.

La Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne2 (Convention for the Elimination of all forms of Discrimination Against Women-Cedaw) approvata nel 1979 ha costituito la più estesa carta mondiale dei diritti delle donne e stabi-lito gli standard di uguaglianza a cui si riferiscono le donne del mondo. Identificando le discriminazioni più evidenti in tutte le principali aree di diritti civili econo-mici sociali e politici, essa impegna gli Stati membri a eliminarle e a promuovere, in aggiunta, l’uguaglianza di opportunità attraverso misure positive. Nonostante sia una delle Convenzioni più ratificate da-gli Stati (187 ratifiche), le riserve, le inadempienze e le violazioni sono così generalizzate che s’è reso necessario aggiungervi un Protocollo opzionale, che, dalla sua en-trata in vigore nel 2001, consente ad associazioni non governative e ad individui di denunciare le violazioni esi-stenti nei diversi stati alla apposita Commissione, la qua-le è a sua volta abilitata a condurre indagini sul caso e a formulare raccomandazioni al governo responsabile.Conferenza Mondiale sui Diritti Umani di Vienna (1993)3

Fino alla Conferenza di Vienna del 1993, i diritti umani garantiti dalla Dichiarazione Universale e dalle princi-pali Convenzioni Onu sono stati, tuttavia, interpretati in modo tale che le violazioni dei diritti delle donne che avvengono in famiglia tra “privati” individui sono state rese invisibili e considerate come al di là della supervi-sione dello stato.

Solo dall’approccio nuovo e dalla riconcettualizzazione operata nella Conferenza Mondiale sui Diritti Umani di Vienna (1993) che nella Dichiarazione conclusiva af-ferma esplicitamente, per la prima volta nella storia, che “i diritti umani delle donne e delle bambine sono un’inalienabile, integrale ed indivisibile parte dei dirit-ti umani universali”, scaturisce il riconoscimento delle forme specifiche di violenza contro le donne come vio-lazione dei loro diritti umani.

IV Conferenza Mondiale delle Donne di Pechino (1995)Sulla scia dell’affermazione della Dichiarazione di Vien-na sull’indivisibilità dei diritti umani delle donne, il Programma d’azione della IV Conferenza Mondiale del-le Donne di Pechino riconoscendo i diritti sessuali e ri-produttivi delle donne come parte integrante dei loro diritti fondamentali, rappresenta un punto d’arrivo ca-rico di potenzialità e promesse, purtroppo ampiamen-te tradite sia nella implementazione da parte di molti governi nazionali che negli stessi Programmi d’Azione approvati nelle successive Conferenze di Pechino+5 e Pechino+10.

La Piattaforma d’Azione approvata dalla Conferenza di Pechino è il testo politico più rilevante e tuttora più consultato dalle donne di tutto il mondo. È a Pechino che i movimenti di tutto il mondo hanno affermato la propria pretesa di “guardare il mondo con occhi di donna” e hanno proclamato che “i diritti delle donne sono diritti umani”. Le parole chiave della conferenza, “punto di vista di genere”, “empowerment”, “mainstre-aming”, sono entrate nel dibattito femminista, e anche, con risultati alterni, in quello dei governi.

I DIRITTI DELLE DONNE SONO DIRITTI UMANI

Mariagrazia Rossilli1

1. Mariagrazia Rossilli, sociologa, si occupa di studi di genere in particolare relativi alle politiche dell’Unione Europea e alle politiche internazionali. È autrice di pubblicazioni in varie lingue su queste tematiche. Ha insegnato nel Master in Pari Opportunità dell’Università Statale di Milano e insegna nell’analogo Master dell’Università Roma Tre. Ha un contratto all’Università di Parma. Testo “I diritti delle donne sono diritti umani” è tratto dal sito http://w3.uniroma1.it/donneepolitica2. Adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1979. Entrata in vigore internazionale il 3 settembre 1981. Stati Parti al 1° luglio 2011: 1873. Dal 14 al 25 giugno 1993, si è tenuta a Vienna la Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sui Diritti Umani alla cui conclusione i rappresentanti di 171 Stati, hanno approvato, con votazione unanime, una Dichiarazione e un Programma d’Azione per la promozione e la tutela dei diritti umani nel mondo.

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Gender mainstreamingNel corso degli anni ’90, quindi, si è venuta afferman-do l’idea che per la tutela dei diritti delle donne non è sufficiente il divieto di discriminazione di sesso e il riconoscimento dell’uguaglianza dei diritti, sanciti nel-la Dichiarazione Universale e nei successivi trattati, ma occorre anche garantire i diritti umani propri delle don-ne in quanto differenti nei loro corpi e nella loro sog-gettività e rileggere in una prospettiva di genere i diritti umani e le libertà fondamentali. L’idea dell’integrazio-ne della prospettiva di genere (gender mainstreaming) porta a una rinnovata visione di universalismo dei di-ritti che sfida anche la pretesa che i diritti umani delle donne possano essere limitati o sacrificati dal rispetto di pratiche religiose o di tradizioni culturali relative al ruolo femminile nella società. In opposizione alla legit-timazione delle più gravi violazioni dei diritti individua-li delle donne e finanche delle più orribili violenze sul loro corpo (mutilazioni genitali femminili) in nome dei diritti culturali collettivi della comunità, si sta facendo strada a livello internazionale una rilettura dei diritti umani universali attraverso la prospettiva di genere,

consentendo di rivisitare il rapporto tra uguaglianza e differenza e di recuperare per questa via universalismo giuridico e orizzonte della differenza di sesso-genere.

Ad onta dei progressi, la strada per il rispetto dei diritti umani delle donne rimane ancora lunga e tutta in salita, non solo nei paesi meno sviluppati, ma anche nel cuo-re della civilissima Europa. Basti pensare alle violazioni dei diritti fondamentali delle donne che avvengono in Europa, come le percentuali di donne che subiscono violenze domestiche nei paesi dell’UE (una su cinque nella media UE) drammaticamente ci ricordano.

Benché tanto rimanga da fare perché il rispetto dei di-ritti umani divenga realtà nell’intero pianeta, l’elabo-razione attraverso trattati internazionali di standard di diritti civili politici economici sociali e culturali ha fornito e fornisce alle donne del mondo strumenti e linguaggi per rivendicare anche a livello nazionale il soddisfacimento dei propri bisogni e, innanzi tutto, il rispetto della propria dignità e libertà.

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Nel Documento conclusivo 51ª commissione ONU sullo status delle Donne (CSW)4 si indica tra le soluzioni propo-ste per eliminare la povertà quella per cui bisogna partire dal presupposto che è opportuno e doveroso consentire alle donne e alle loro famiglie di uscire da questa situazio-ne creando opportunità di lavoro dignitoso che permetta loro di svolgere un’attività produttiva e giustamente remu-nerata in condizioni di libertà, sicurezza e dignità umana.

Quando un paese permette e favorisce l’istruzione sia degli uomini che delle donne, la produttività economica raggiunge livelli migliori, la mortalità infantile e materna diminuisce, vengono promossi lo sviluppo e l’innovazione con conseguente miglioramento delle prospettive di salu-te ed educazione. Fornire, poi, alle donne, agli uomini e ai bambini le cure sanitarie base e l’alimentazione per la sopravvivenza è una delle strategie centrali per ridurre la povertà e promuovere la crescita economica.

Molte società hanno invece istituzioni e prassi comune-mente utilizzate per limitare l’accesso delle donne alle ri-sorse e agli impianti produttivi. Tra gli esempi: proprietà terriera, servizi finanziari e controllo dell’amministrazione per l’impiego nei settori privati e pubblici.

È necessario, secondo le indicazioni del “Documento con-clusivo della 51° commissione ONU”, un impegno simul-taneo e coordinato del governo e delle amministrazioni

locali, allo scopo di compensare i fallimenti del mercato fornendo opportunità di equo scambio ed investimento nelle risorse in modo da ottenere il maggior valore ag-giunto a livello sociale. Se le amministrazioni pubbliche si operassero per dar vita a programmi di sostegno per migliorare l’equità nell’uso e l’uguaglianza nello sfrutta-mento dell’acqua, della sanità, dei trasporti, dello svilup-po rurale e urbano, dell’energia e dello sviluppo privato si favorirebbe una generale diminuzione della povertà. Ad esempio, lo sviluppo delle infrastrutture era stato vi-sto come un’innovazione utile per entrambi i sessi, poi col tempo e con lo studio dei progressi ottenuti nei pro-getti intrapresi nell’Africa subsahariana, si è rilevato che gli uomini e le donne hanno diversi bisogni e differenti possibilità di trasporto: necessitano, quindi, di interventi mirati. È importante la cooperazione delle donne e delle minoranze nell’organizzazione dei progetti.

La parità di partecipazione di uomini e donne a tutte le fasi dello sviluppo economico e sociale costituisce, infi-ne, un prerequisito per la realizzazione della giustizia di genere. Questo obiettivo può essere attuato incitando l’inserimento in ruoli di decision-making, ma soprattutto sollevando le donne da incombenze quali l’approvvigio-namento dell’acqua, il lavoro nei campi e il trasporto a piedi di beni. In questo senso si eviterebbe che il processo di femminizzazione dei lavoratori poveri continui ad esse-re un problema quotidiano per le generazioni future.

LE SoLUzIoNI PER ELIMINARE LA PoVERtà

DELLE DONNE

4. La Commissione sullo stato della donna (CSW) è una delle commissioni del Consiglio Sociale ed Economico delle Nazioni Unite (ECOSOC), istituita nel 1946 come organismo parallelo alla Commissione sui Diritti Umani allo scopo di fornire contributi per sviluppare le tematiche di uguaglianza, di diritti umani delle donne, di prospettive di genere. Una pietra miliare nella storia della CSW è rappresentata dalla Convenzione sull’Eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), adottata nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dal 1980 la CSW ha avviato l’approfondimento sui temi del lavoro, educazione e salute ed ai relativi programmi di sviluppo. Negli anni novanta, un altro fondamentale risultato è stato raggiunto con la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne e, nel 1995, con l’organizzazione a Pechino della IV Conferenza mondiale sulle donne, che ha rappresentato un notevole passo avanti nell’agenda globale per l’uguaglianza di genere ed i diritti umani.

Documento conclusivo 51ª commissione ONU

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“Il progresso delle donne del mondo. In cerca di giustizia” è il primo importante rapporto elaborato da UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite istituita nel luglio 2010 dall’Assemblea Generale per promuovere l’uguaglianza di genere, l’empowerment e la tutela dei diritti umani delle donne.

Secondo il Direttore Esecutivo di UN Women, Michel-le Bachelet, il rapporto ha l’obiettivo di “sollecitare un’azione decisa da parte dei governi e della società civile affinché mantengano i loro impegni e accelerino la conquista dei diritti delle donne in tutto il mondo”.Sebbene in 139 Paesi l’uguaglianza di genere sia garan-tita a livello costituzionale, le donne continuano a su-bire ingiustizie, violenze e disuguaglianze, tra le mura domestiche come sul posto di lavoro.

Il problema fondamentale individuato nel rapporto è che, in molti Paesi, le donne sono escluse dalle garan-zie dello stato di diritto.

Troppo spesso, inoltre, le istituzioni giudiziarie, inclusi i tribunali e la polizia, negano ogni forma di giustizia alle donne.

A tal proposito, il rapporto fornisce alcuni dati significativi:

nonostante le violenze domestiche siano conside-•rate illegali in 125 Stati, 603 milioni di donne vivo-no in Paesi dove queste non sono considerate un crimine;

127 Paesi non criminalizzano in maniera esplicita •lo stupro all’interno del matrimonio;

il 53% delle donne è impiegato in lavori rischiosi;•in 50 Paesi, l’età minima necessaria per contrarre •matrimonio è più bassa per le donne che per gli uomini;

a parità di prestazione lavorativa, le donne sono •pagate mediamente tra il 10 e il 30% in meno ri-spetto agli uomini.

Tra le misure proposte per far fronte a tale situazione fi-gurano: l’abrogazione delle leggi che discriminano le don-ne; l’inserimento di un maggior numero di donne nelle istituzioni legislative, governative, giudiziarie e nelle forze dell’ordine; la creazione di “sportelli” dove le donne pos-sano accedere ed ottenere giustizia, servizi legali e sani-tari; il sostegno alle organizzazioni di donne che offrono servizi legali. Il rapporto conclude affermando che:

IL PRoGRESSo DELLE DoNNE DEL MoNDo.

IN CERCA DI GIUSTIZIAPrimo rapporto elaborato da UN Women

in ogni regione del mondo, esistono leggi che discriminano

apertamente le donne in relazione alla proprietà,

alla famiglia, al lavoro e alla cittadinanza

“cambiando la legge e dando alle donne un reale sostegno

perché sia fatta giustizia, possiamo cambiare la società e assicurare a uomini e donne

una vera uguaglianza di genere per il futuro”

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Se la condizione della donna a livello mondiale dimo-stra con chiarezza quanto strada ci sia ancora da com-piere per riuscire a raggiungere una reale equità di genere, la condizione nei paesi in via di sviluppo dove ACRA lavora da più di 40 anni è ancora più preoccu-pante e grave.

In molti paesi, negli ultimi anni, sono sorti molti mo-vimenti dal basso, associazioni di difesa dei diritti e di lotta alle discriminazioni e anche i governi si sono mossi varando normative volte all’“empowerment” femminile e all’equità di genere, ma il cammino da compiere è ancora lungo e richiede l’impegno e lo sforzo congiunto di attori diversificati, compito a cui - dal nostro punto di vista - le realtà di cooperazione come la nostra non possono nè devono sottrarsi.

Per comprendere il lavoro che ACRA compie accanto alle donne, crediamo sia importante offrire un - seppur breve e sintetico - quadro di riferimento dei diversi pa-esi in relazione alla condizione femminile.

Per la complessità dell’argomento, tale contestualizza-zione non ha, nè potrebbe avere, alcuna pretesa di esau-stività e di approfondimento. Piuttosto vuole offrire alcuni dati quantitativi e qualitativi di riferimento che consideriamo importanti per una migliore comprensio-ne del nostro intervento e del ruolo che cerchiamo di avere, in ogni progetto, a fianco delle comunità rurali e delle associazioni di base.

LA CONDIZIONE DELLE DONNE

NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPo

14

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NCIO

SOC

IALE

201

0

Lettera dell’Amministratore Delegato di ACRA

Elena Casolari

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15

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NICARAGUA

HONDURAS

EL SALVADOR

ECUADOR

BOLIVIA SENEGAL

0,689

63%

29,2%

I22,7% dei deputati

980 decessi

0,634

36%

80,2%

I18% dei deputati

280 decessi

0,648

40%

67,8%

I20,7% dei deputati

170 decessi0,630

47%

79,6%

I19% dei deputati

170 decessi

0,624

54%

89,7%

I32,3% dei deputati

210 decessi

0,649

68%

80,7%

I25,4% dei deputati

290 decessi

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SOC

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201

0

Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2010 (United Nations Deve-lopment Programme - UNDP) presenta tre nuove misurazioni che integrano il tradizionale Indice di Sviluppo Umano (ISU), fino a ora basato su salute, istruzione e reddito.

Le nuove misurazioni sono l’ISU corretto per Disugua-glianza, l’Indice della Disuguaglianza di Genere e l’Indice Multidimensionale della Povertà.

RAPPoRto SULLo SVILUPPo UMANo 2010:

INTRODOTTO L’INDICE DI DISUGUAGLIANZA DI GENERE

“Queste nuove misurazioni - ha affermato il coordinatore del Rapporto, Jeni Klugman - costituiscono degli impor-tanti progressi metodologici che possono dare risalto ai problemi e ai successi in un Paese e contribuire allo svi-luppo di idee e politiche che possono migliorare le vite delle persone”. L’Indice della Disuguaglianza di Genere misura i mancati risultati dovuti alle disparità di genere nel campo della salute riproduttiva, dell’empowerment e della partecipazione alla forza lavoro.

Indice di Disuguaglianza di Genere

Partecipazione alla forza lavoro delle donne adulte (15+ anni)

tasso di alfabetizzazione

Ruolo politico delle donne

Mortalità materna legata al parto (su 100.000 nascite)

I

FoNtI RELAtIVE AI DAtI StAtIStICI: CIA the World Factbook 2010 - UNICEF Comitato italiano, Adolescenza. Il tempo delle opportunità (Roma, 2011) - UNFPA, The maternal health thematic fund. Annual report 2010 (2010) - UNDP, United Nations Development Programme, Annual report 2010 (2010) - ILO, Economically Active Population Estimates and Projections 1980-2020. 5th edition (revision 2008) - UNICEF Updated values of GII using new maternal

Page 23: ACRA_bilanciosociale2010

BURKINA FASoCIAD

CAMERUN tANzANIA (e zANzIBAR)

INDIA0,721

34%

47,8%

I10,8% dei deputati

450 decessi

i valori dell’indice di

disuguaglianza di Genere vanno da

0 = perfetta uguaglianza a

1 = disuguaglianza totale

n.p.

72%

12,8%

I14,30% dei deputati

1.500 decessi

0,744

53%

59,8%

I13,9% dei deputati

1.000 decessi

n.p.

87%

62,2%

I36% dei deputati

950 decessi

n.p.

78%

15,2%

I15,30% dei deputati

700 decessi

17

La disuguaglianza di genere varia notevolmente da una na-•zione all’altra - le perdite dovute alla disuguaglianza di ge-nere vanno dal 17% dei Paesi Bassi all’85% dello Yemen.Le 10 nazioni con la minore uguaglianza di genere (in •ordine decrescente) sono Camerun, Costa d’Avorio, Li-beria, Repubblica Centrafricana, Papua Nuova Guinea, Afghanistan, Mali, Niger, la Repubblica Democratica del Congo e lo Yemen, con un IDG medio pari a 0,79. Il Qatar è il più lontano dall’uguaglianza di genere fra i •paesi ad alto ISU; fra i paesi a basso ISU il Burundi è il più vicino all’uguaglianza di genere, lo stesso vale per la Cina nel gruppo dei paesi a medio ISU.

Le società che in base all’IDG mostrano il rapporto più •equilibrato fra i sessi sono i Paesi Bassi, la Danimarca e la Svezia. L’Italia è al nono posto.Paesi con una distribuzione disuguale dello sviluppo •umano sperimentano anche un’elevata disuguaglianza tra donne e uomini, e paesi con un’elevata disugua-glianza di genere sperimentano una distribuzione di-suguale dello sviluppo umano. Fra i paesi che otten-gono risultati estremamente scadenti in entrambe le categorie ci sono la Repubblica Centrafricana, Haiti e il Mozambico.

CoNDIzIoNE DELLA DoNNA NEI PAESI IN CUI LAVoRIAMo

mortality ratio estimates from 2008 ( 2010) - United Nations, World Marriage shown refer to the latest year available in the period 1990 to 2008 (2008) - WHO, Maternal Mortality in 2005: Estimates prepared by WHO, UNICEF, UNFPA and the World Bank (Geneva, 2007).

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La donna in BOLIVIA

Il Processo di cambiamento attivato da Evo Morales e che ha portato a una nuova Costituzione, ha coinvolto anche la riaffermazione dei dirit-ti delle donne e l’ampliamento di questi ad ambiti di esercizio di cittadinanza che prima non esistevano.

La parità è un concetto ormai posizionato come riferimento simbolico, non più marginalizzabi-le nel campo pubblico per la legittimità che ha assunto negli spazi di discussione. Questa rivendicazione simbo-lica non ha peró ancora scosso le radici di radica-mento del machismo, nè lo ha destabilizzato come pratica quotidiana che paralizza le donne come attori politici e sociali.

Page 25: ACRA_bilanciosociale2010

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Questo in teoria, perché in Bolivia esiste la figura dei supplenti, for-malmente eletti, ma che ricoprono l’incarico solamente se manca il ti-tolare.

Per cui le donne che esercitano real-mente incarichi politici (ad esempio in Parlamento) sono molte meno degli uomini. Da segnalare comun-que che la presenza di donne nel-la vita politica sta aumentando (al momento ci sono 8 ministre su 20).Il ruolo sociale della donna boli-viana è sempre stato subalterno a quello dell’uomo, in quanto questi era visto come il generatore delle risorse finanziarie della famiglia. Ora si sta ridefinendo il ruolo della donna, in particolare per il ricono-scimento del triplice ruolo che co-pre: moglie, madre e lavoratrice, per cui si valorizza quel che la don-na fa per la famiglia.

Le donne in ambito rurale parteci-pano alle attività lavorative familia-ri. Generalmente c’è una ripartizio-ne tradizionale nel tipo di attività, ad esempio si occupano più degli animali e meno dell’agricoltura (an-che se poi partecipano alle grandi attività di semina e raccolta). Nelle zone di migrazione temporale (al-tipiano e parte delle valli), quando il marito parte per diversi mesi, la donna si occupa di tutte le attivi-tà agro-pecuarie, per cui diventa il vero sostegno della famiglia. In città le donne hanno un importan-te ruolo come commercianti, per cui molte volte gestiscono le risor-se finanziarie della famiglia (anche perché spesso i mariti non perman-gono stabilmente nella famiglia o hanno problemi di alcolismo).

Come si evince dai dati, 19,35% in ambito urbano e 37,91% in ambi-to rurale, le donne hanno un più alto tasso di analfabetismo, legato all’abitudine, negli anni passati, di incaricarle di prendersi cura dei fra-telli più piccoli, per cui abbandona-vano la scuola dopo pochissimi anni o non ci andavano per niente.

10.031.000 popolazione totale del paese

50% sono donne

Ora questa tendenza, sebbene sempre presente, si è ridotta mol-to, anche per la politica dello Stato di fornire pasti gratis ai bambini e bambine che frequentano la scuola (per cui c’è un incentivo a mandarli, per non gravare sull’economia fa-miliare).

Ultimamente le donne hanno costituito vari

movimenti sociali di rivendicazione

dei loro diritti che si sono via via ridefiniti alla luce degli sviluppi del contesto socio-

politico

dal punto di vista politico, con

il governo Morales, è stata emanata

una legge che prevede la parità numerica nella rappresentanza

politica

Le donne hanno anche creato nuo-ve forme di mobilizzazione per cambiare la situazione di vulnerabi-lità in un processo di accrescimento del potere, della responsabilità e dell’autodeterminazione.

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Disuguaglianza Di sesso e Diritto alla terra in Bolivia

Approfondimento

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201

0

Uno degli obiettivi definiti nel Piano Nazionale di Sviluppo per l’Uguaglianza di Opportunità per il 2008-2012 prevede di coinvolgere lo Stato Boliviano nello sviluppo delle azioni orientate ad assicurare condizioni per l’esercizio pieno dei diritti economici, produttivi e del lavoro delle donne, per-ché possano raggiungere una maggiore autonomia. Pro-muovere, quindi, il loro acceso alla terra alle stesse condi-zioni degli uomini dovrebbe essere uno dei pilastri attorno a cui articolare la politica economica nel Paese.

Però, modificare gli aspetti istituzionali e legali senza promuovere parallelamente un cambio culturale che promuova la revisione delle relazioni patriarcali in tutte le loro manifestazioni non serve a molto. Quel che si do-vrebbe ottenere è modificare un sistema di stratificazione che assume la forma di un sistema ingiusto di potere, a partire da una diversa percezione del valore delle donne rispetto agli uomini.

L’analisi della evoluzione normativa del riconoscimento dei diritti delle donne nell’accedere alla terra è una situa-zione esemplificativa per capire dinamiche più generali. In particolare nel vedere come le riforme legali in materia agricola corrispondano a processi di revisione delle rela-zioni di potere in Bolivia.

È importante chiedersi quindi se l’evoluzione normativa in materia di riconoscimento dei diritti agricoli a favore delle donne risponde o meno ad iniziative di cambio promosse dalle donne della zona rurale, come risultato del loro pro-cesso di acquisizione di potere.

Uno studio della situazione delle donne nell’ambito della proprietà della terra deve analizzare quindi le conquiste in tema di costruzione di nuovi meccanismi di regolamen-tazione della proprietà agricola, considerando i dati che si riferiscono all’ottenimento di titoli di proprietà, a partire dal momento della applicazione delle nuove norme di re-distribuzione delle terre.

La donna in BOLIVIA Contributo di

pilar uriona Crespo

presidente Fundación tierra

Page 27: ACRA_bilanciosociale2010

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Però è necessario analizzare anche i principi culturali che definiscono le forme di accesso alla proprietà della ter-ra, considerando gli usi tradizionali che possono rendere più difficile l’esercizio del diritto delle donne a possedere questa risorsa.

Il riferimento al carattere sociale del diritto agricolo impli-ca promuovere la equità fra uomini e donne nell’accesso e nel possesso della terra, ma obbliga anche a considerare questa risorsa in modo integrale, ossia prendendo in con-siderazione le particolarità sociali, culturali, ambientali economiche e di sviluppo rurale che la accompagnano.Occuparsi della dinamica della creazione del consenso o meno relativamente al diritto di poprietà della terra e il

diritto delle donne ad accedervi, permette di non perdere di vista il sottile confine fra la marginalità e l’esclusione (intesa come impossibilità di esercitare i diritti fondamen-tali, applicando la discriminazione in base al sesso) e la relazione fra questa e la disuguaglianza come elemento radicato nella percezione culturale che definisce le donne come soggetti vulnerabili.

La principale sfida quindi è valorizzare i progressi legali (inclusi nella Legge di Recupero Comunitario e nella stes-sa Costituzone Politica dello Stato) che sottintendono il riconoscimento delle donne come soggetto político, so-ciale, economico attivo e come attore di sviluppo.

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0

La donna in ECUADOR

In generale, nascere donna in Ecua-dor significa dover partire da una situazione di svantaggio dal punto di vista delle possibilità di sviluppo umano.

Nonostante negli ultimi decenni le don-ne abbiano migliorato sostanzialmente il proprio accesso all’educazione e alla formazione in ambiti specifici e tecnici, la popolazione economicamente attiva femminile dell’Ecuador soffre ancora di un trattamento discriminatorio nei confronti degli uomini: solo il 40% ha un impiego remunerato e, in media, la retribuzione delle donne per ora la-vorata corrisponde al 75% della re-tribuzione degli uomini.

Page 29: ACRA_bilanciosociale2010

23

Questo dato dipende fondamental-mente da condizionamenti di tipo culturale che ancora persistono e che tendono ad identificare la forza lavoro femminile come secondaria e complementare a quella maschi-le. L’occupazione prevalente tra le donne ecuadoriane è il servizio domestico. La società ecuadoriana assegna alla donna un ruolo fonda-mentalmente incentrato sulla cura della casa, dei figli e della famiglia in generale. Fin da giovanissime: l’età media delle donne al momen-to del loro matrimonio è di 20 anni e quasi il 50% della popolazione femminile (che corrisponde princi-palmente alle zone rurali, indigene ed afrodiscendenti) partorisce il primo figlio prima dei 20 anni.

Per quanto riguarda la loro parteci-pazione politica ed il coinvolgimen-to nelle istituzioni, si è apprezzato un notevole miglioramento negli ul-timi anni, grazie anche a specifiche leggi elettorali che fanno si che nel-le liste dei candidati vi siano consi-stenti “quote rosa”.

La percentuale delle donne presen-ti nel Congresso Nazionale (organo legislativo del paese) è poco meno del 40%. Ciononostante, la parte-cipazione all’amministrazione pub-blica a livello capillare nel territorio del paese, in ambiti in cui le quote rosa sono meno influenti, è più bas-sa; nel paese appena il 23% dei pre-sidenti delle Juntas Parroquiales ed il 18% dei Prefetti sono donne.

L’esperienza dei nostri progetti ci insegna che le donne rivestono un ruolo indispensabile e danno un contributo fondamentale nei pro-cessi di sviluppo umano. Il loro ruolo di amministratrici del-la casa e con l’incarico di soddisfa-re i bisogni della famiglia, fa sì che un miglioramento nelle condizioni economiche e sociali della donna si rifletta immediatamente nel mi-glioramento delle condizioni di vita di tutta la famiglia. Spesso le donne si fanno carico anche del sosten-tamento economico della famiglia e sono disposte a sacrifici immani. Un fenomeno che ha assunto di-mensioni importanti, soprattutto nell’ultimo decennio, in Ecuador è l’emigrazione.

Molte donne decidono di emigrare verso un altro paese in cerca di una vita ed un futuro migliore per sè e per i propri figli; nella maggior par-te dei casi questa è una decisione dolorosa, che implica l’abbandono dei familiari ed un viaggio verso un mondo ignoto.

Le donne rivestono un ruolo

indispensabile, facendosi

carico anche del sostentamento

economico della famiglia

13.775.000 popolazione totale del paese

50% sono donne

La presenza delle donne ecuadoriane in Italia nel 2007 era più del doppio di quella degli uomini. Se si conside-ra che da almeno 10 anni le rimesse degli emigrati sono la seconda fonte di ingresso di divisa in Ecuador, dopo la vendita del petrolio, non è diffici-le capire quanto il contributo delle donne ed il loro sacrificio siano im-portanti per il Paese.

tra il 2001 e il 2007 le donne

ecuadoriane immigrate in italia

legalmente sono state quasi 60.000

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La donna in EL SALVADOR

Nella società salvadoregna persistono disuguaglianze nell’esercizio dei diritti fra uomini e donne. Le aree dove queste disuguaglianze sono più strutturate sono: la partecipazione politica, la partecipa-zione alle attività economiche, la sanità e la violenza contro le donne.

Nel rapporto sui diritti umani nel paese del 2009, che tradizionalmente viene ela-borato dall’Istituto dei Diritti Umani della UCA (IDHUCA), si afferma che: “Il rispetto dei diritti umani delle donne è un com-pito in sospeso in El Salvador.” Nell’uti-lizzo di espressioni “politically correct” è iniziata a ricorrere frequentemente l’espressione “gender sensible”; peró, di fatto, la società salvadoregna continua ad essere maschilista. I principali scompensi si trovano nelle disuguaglianze originate per ragioni di genere, come dimostra la differenza fra donne ed uomini in termini di scolarizzazione, occupazione, differen-ziali salariali e partecipazione femminile nel settore pubblico.

Page 31: ACRA_bilanciosociale2010

25

Le donne costituiscono il 40,1% della popolazione economica-mente attiva (PEA) e si calcola che il valore economico del lavoro do-mestico non pagato (di cui l’80 % corrisponde al lavoro femminile) sia equivalente ad un 21,7% del PIL. Il 64% delle donne del Salvador la-vorano nell’economia informale, intesa come autoimpiego, lavoro ir-regolare nelle microimprese, lavoro non pagato e i servizi domestici e producono l’80 % della ricchezza del paese.

In Salvador esiste anche un forte squilibrio anche per quel che ri-guarda l’accesso alle terre agricole da parte delle donne. Per esem-pio si calcola che nelle zone rurali l’82% dei nuclei familiari con uo-mini come capi famiglia posseg-gono un appezzamento, mentre solo il 65% delle famiglie con don-ne capo famiglia ha terra propria. Inoltre quando alle donne si danno appezzamenti di solito sono meno produttivi e più piccoli, in media 3.500 m2 per le donne mentre sono in media 5.000 m2 per gli uomini.

Se si pensa che il 36,8% dei nu-clei familiari nelle zone urbane ed il 29,8% nelle zone rurali ha una donna come capofamiglia, appare evidente quanto l’iniqua distribu-zione delle terre possa incidere in modo significativo sulla povertà di interi nuclei familiari.

L’indice globale di disparità econo-mica del Foro Economico Mondiale afferma che le principali differenze tra uomini e donne sono nel campo politico, infatti la rappresentanza politica e istituzionale di quest’ul-time oscilla fra il 10 ed 15%, a se-condo dei campi, ma in ogni caso è sempre di gran lunga inferiore al 53% che rappresenta la percentua-le di donne del paese.

Purtroppo gli indicatori di violenza evidenziano un vero e proprio di-sagio. Infatti, fra le donne separate o conviventi, una su due ha soffer-to qualche tipo di violenza e una donna ogni dieci ha subito violen-za sessuale.Per questa ragione il Comitato per l’Eliminazione della Discriminazio-ne contro la Donna delle Nazioni

Unite ha invitato lo Stato del Sal-vador ad adottare: “un approccio integrale per affrontare la violenza contro le donne e le bambine […] supervisionando l’applicazione della legislazione vigente per quanto ri-guarda i delitti di violenza contro le donne, assicurando che le donne e bambine vittime di atti di violenza possano ottenere una protezione efficace e che gli autori di questi atti siano giudicati e condannati e non abbiano impunità […] che si garan-tisca la formazione dei funzionari pubblici, in modo particolare le for-ze dell’ordine, dei funzionari del si-stema giudiziario e dei prestatori di servizi sanitari, in aspetti di genere, soprattutto per quanto riguarda la violenza contro le donne […] che si prendano misure per modificare gli atteggiamenti sociali e culturali che sono la causa della maggioranza delle forme di violenza dirette con-tro le donne, specialmente gli omi-cidi dovuti a pregiudizi di genere”5.I femminicidi sono considerevol-mente aumentati negli ultimi anni, passando da 195 casi nel 1999 a 511 nel 2009. Segnale quest’ultimo, tal-mente preoccupante e grave da por-tare lo stesso Comitato a richiedere allo Stato salvadoregno di dichiara-re nella Costituzione il principio di non discriminazione nei confronti della donna. Il Comitato ha inoltre espresso preoccupazione per la si-tuazione di povertà in cui vivono le donne, soprattutto nelle zone rurali e peggio ancora quelle appartenen-ti a popolazioni indigene.

5. Comité para la Eliminación de la Discriminación contra la Mujer. Observaciones finales del Comité para la Eliminación de la Discriminación contra la Mujer: El Salvador

in qualsiasi settore siano impiegate

le donne, i salari femminili sono in

media l’11,9% inferiori a quelli maschili Gravissimi sono

anche i dati dell’istituto Salvadoregno di Sviluppo delle donne per quanto riguarda la situazione

della violenza contro le donne

6.194.000 popolazione totale del paese

53% sono donne

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La donna in HONDURAS

Una tendenza molto evidente in Honduras è quella di coinvol-gere le donne in tutte le sfere della vita sociale come l’econo-mia, la politica, la sanità e l’educazione.Purtroppo questo coinvolgimento significa più responsabilità, ma non necessariamente è un miglioramento della qualità del-la vita delle donne e neppure una più adeguata divisione delle responsabilità e del lavoro, sia in casa che a livello pubblico. Le politiche di genere governative hanno portato alla for-mulazione del Piano di Pari opportunità. Attualmente è in piena esecuzione il secondo di questi piani, an-che se la valutazione del primo ha dimostrato che c’è ancora molta strada da percorrere per raggiungere una reale parità di diritti.

Nel settore rurale, pur essendoci già mag-gior consapevolezza di equità di genere non si può ancora affermare che si sia realizzato un cambiamento dei ruoli di genere tradizionali.Nelle famiglie contadine le per-sone svolgono ruoli diversi che determinano la distribuzione del loro tempo. Gli uomini dedicano la maggior parte del loro tempo ad attività produttive e pubbliche, mentre le donne dividono il loro tempo fra l’attenzione ai figli e alla famiglia e le attività produttive domestiche (allevamento di animali da cortile, col-tivazione degli ortaggi...) e perciò dispongono di pochissimo tempo per se stesse e per altre attività pubbliche. Pur esistendo leggi che regolamentano l’accesso delle donne alla terra6, in Honduras i livelli di attribuzione della stessa alle donne è abbastanza ridotto.

Page 33: ACRA_bilanciosociale2010

27

Questo si deve soprattutto al fat-to che le autorità non applicano le disposizioni legali. Inoltre, per ragioni culturali, non si riconosce alla donna il ruolo di produttrice agrícola (attività nella quale invece è impegnata una percentuale altis-sima) e la maggioranza delle donne non ha le risorse economiche nè i documenti necessari per ottenerne la proprietà.

In generale le donne In Honduras vivono in condizioni di maggiore povertà, con salari molti limitati (in media del 20% inferiore a quel-lo degli uomini) e con un accesso insufficiente ai servizi sanitari di base e partecipano meno degli uo-mini ai programmi di formazione e all’educazione formale. La maggioranza delle donne con meno di un anno di studio e con educazione primaria incompleta guadagna meno del salario mini-mo necesario per coprire le neces-sità alimentari.

Così, sebbene le donne abbiano bi-sogno di un’alimentazione speciale soprattutto durante la gravidanza e l’allattamento, in molti casi rice-vono meno cibo e di minor qualità degli uomini e perciò sono più vul-nerabili alle malattie.A ciò si aggiunge il fatto che l’emi-grazione e la crisi economica gene-rano un maggior carico di incom-benze alle donne che assumono sempre più il ruolo di capo famiglia. Attualmente il 29,15% delle fami-glie in Honduras hanno una donna come capo famiglia.

Un altro aspetto problematico è le-gato alle violenze subite dalle donne: il 15,8 % di età superiore ai 14 anni afferma di essere stata maltratta-ta fisicamente almeno una volta. Nel 67% dei casi la violenza è stata commessa dal coniuge, compagno o fidanzato. Di tutte le donne che han-no sofferto un’aggressione da parte del proprio partner solo il 37,7% ha cercato qualche tipo di assistenza. Il 33% delle donne dichiara di aver subito qualche tipo di abuso prima di compiere 15 anni di vita7.

Pur essendo una componente im-portante della società, le donne par-tecipano poco ai processi decisionali a livello locale, municipale e nazio-nale. Il loro ruolo politico è piutto-sto limitato: solo il 7,7% dei sindaci e il 14% dei deputati sono donne.

6. Como la Ley para la Modernización y Desarrollo del Sector Agrícola, Ley de Igualdad de Oportunidades para las Mujeres Hondureñas, entre otras.7. Diagnóstico sobre la Violencia intrafamiliar y sexual en Nicaragua 2008, Policía Nacional/ Comisaría de la Mujer y la Niñez/ PNUD.

Solo l’1% delle donne contadine sono

legalmente proprietarie di appezzamenti agricoli

Le donne ricevono meno del 24% delle

terre distribuite dall’istituto nazionale

Agrario

7.615.000 popolazione totale del paese

50% sono donne

Page 34: ACRA_bilanciosociale2010

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La donna in NICARAGUA

Le donne del Nicaragua sono circa il 50% della popolazione totale e ultimamente sono entrate in pieno nella fase accelerata della transizio-ne demografica, che si caratterizza con un miglioramento del loro ruo-lo nella famiglia e della loro occu-pazione in generale.

La femminilizzazione dei capi fami-glia è in gran parte dovuta all’emigra-zione e sta profondamente cambian-do la fisionomia dei nuclei familiari. In molte aree del paese aumentano significativamente le famiglie estese in cui le nonne assumono un ruolo di primaria importanza e nelle quali si-gnificativo e importante è il sostegno inter-generazionale.

Benchè il guadagno mensile

sia del 36,4% inferiore rispetto a quello degli

uomini, l’impiego delle donne nel mondo del lavoro ha evitato un

aumento della povertà

rappresentano il 45% della popolazione

economicamente attiva e nel 37% dei

casi hanno il ruolo di capofamiglia

Page 35: ACRA_bilanciosociale2010

29

La crescente partecipazione delle donne nella forza lavoro retribuita, (anche se le “casalinghe” continua-no ad essere la principale categoria d’impiego femminile), il rafforza-mento della loro posizione in alcuni aspetti dell’occupazione e i più ele-vati livelli di istruzione, non hanno però fatto sì che le donne potes-sero uscire completamente dalla loro condizione di “economia della povertà” caratterizzata dall’auto-impiego, da professioni non quali-ficate e dal micro commercio, tutte attività a bassa produttività e di bas-so reddito, insufficienti per coprire le necessità alimentari basiche delle famiglie. Questo è dovuto anche al fatto che benché rappresentino una forza lavoro molto significativa, le donne sono propietarie solo del 13 % degli appezzamenti agricoli e ben-chè rappresentino il 52% dei clienti di microcredito in ambito rurale e il 55% in ambito urbano, ricevono solo tra il 21 e il 38% dei fondi.

Anche se il mercato del lavoro per le sue carenze e pregiudizi di genere non ha contribuito ad accelerare il processo di empowerment femmi-nile, forte è stato comunque l’im-pegno delle donne nel cercare di creare alcune condizioni di base per evitare la trasmissione intergenera-zionale della povertà, anche se non sempre sono riuscite a migliorare globalmente il loro benessere.

In ogni caso, la maggior parte delle donne del Nicaragua, a prescindere delle politiche pubbliche e da altri fattori, sono state in grado da sole, sostenuta dalle rimesse ricevute dai congiunti migrati, di superare le dif-ficoltà, evitare un approfondimento dei livelli di povertà e ottenere una migliore posizione nel mercato del lavoro, arrivando a generare il 40% del PIL.

In poche parole, le donne per merito proprio e con grande sacrificio, han-no fatto progressi in questi settori, ma sembrano aver raggiunto i limiti possibili nell’attuale struttura socia-le ed economica del paese.

Il livello di scolarizzazione medio delle donne a livello nazionale è di 6,9 anni. Nel 2005, la percentuale di analfabetismo nella popolazione dai 10 anni in su corrispondeva al 20,5% (20,7 uomini e 20,3 donne), in area rurale si arrivava sino al 33,6%.

A livello politico la partecipazione delle donne, soprattutto per quan-to riguarda l’assunzione di cariche pubbliche, è ancora piuttosto limi-tata: solo il 14% dei sindaci e il 20% dei deputati sono donne.

In Nicaragua la violenza contro le donne cresce in modo sorpren-dente e una donna su tre sposata o in un rapporto di coppia, in un momento della sua vita ha subito violenza fisica o abuso.

Questo scenario è aggravato dal problema del femminicidio che si accompagna alla mancanza di com-petenze e risorse destinate a far luce su tale fenomeno e dall’assen-za di meccanismi che consentano di proteggere le donne esposte a questa violenza e impossibilitate a esporne denuncia. In risposta al problema sono attive sul territorio reti di donne che offrono assistenza e protezione.

Su questo fronte le donne in Nica-ragua stanno lottando per i loro diritti sessuali e riproduttivi, per la depenalizzazione dell’aborto tera-peutico, per un’assistenza sanita-ria di qualità e per ottenere giusti-zia nei tanti casi di violenza fisica e psicologica.

Almeno il 48% di tutte le donne è stata oggetto di violenza verbale

o psicologica all’interno della

coppia e la metà è stata vittima di abusi

prima dei 15 anni

5.822.000 popolazione totale del paese

50,5% sono donne

Page 36: ACRA_bilanciosociale2010

Approfondimento

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Contributo di CeCilia FanJul

lizarralDe, Consulente in

pianificazione di genere,

ACRA - Nicaragua

Sono psicologa con specializzazione sulle questioni di genere. Lavoro come consulente indipendente con molte istituzioni, associazioni e organizzazioni, specialmente di cooperazione, proprio sulle questioni legate all’equità di genere.

La situazione della donna in Nicaragua è caratterizzata da continui processi di evoluzione e involuzione. In relazione alla politica possiamo dire che attualmente, a livello normativo, esiste una politica di genere che rappresenta il primo sforzo che è stato fatto in questo paese. Proprio la settimana scorsa (luglio 2010) questo

sforzo è stato regolamentato e credo che questo possa essere letto come un segnale interessante. Si tratta di un documento importante per l’uguaglianza di genere, che prende in considerazione la salute sessuale e riproduttiva. Ma al contempo non dobbiamo dimenticarci che una legge del 2006 ha eliminato l’aborto terapeutico come pratica che poteva salvare la vita a molte donne e che era un diritto acquisito dall’inizio del 1900.

Possiamo quindi dire che attualmente ci si trova di fronte a una contraddizione normativa: da una parte una legge che elimina l’aborto terapeutico, dall’altra l’elaborazione di un documento molto moderno.È come dire che con una mano si avanza e con l’altra si arretra.

Di fatto però le donne, e in particolare le donne dell’area rurale, sono ancora escluse dallo sviluppo, vivono una vita generalmente caratterizzata da violenza sia sessuale che di carattere sociale.

Rispetto alle donne che vivono in ambito urbano, quelle delle aree rurali hanno molto meno accesso ai servizi di base (educazione, salute, cibo, acqua…), vivono in una posizione di subordinazione molto marcata per motivi prettamente culturali e per una concezione altamente patriarcale della società. Spesso la violenza è lo strumento principale di subordinazione e dominio dell’uomo nei confronti della donna, ma anche dei figli. Problematica questa che è andata via via peggiorando nel corso del tempo.

Negli ultimi anni le donne hanno subito violenze sempre più crudeli, inclusa le mutilazioni genitali e il femminicidio. Nel primo semestre del 2010 si contano già 39 donne assassinate.

La donna in NICARAGUA

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Il Nicaragua sta vivendo di fatto una situazione complessa in questo momento perché da una parte è considerato il paese in tutta l’America latina con minor tasso di violenza e delinquenza, ma dall’altro l’indice di violenza intrafamiliare e sessuale è tra i più alti.

Esiste una cultura in tutti i paesi dell’America latina per cui l’autoritarismo degli uomini si impone sopra tutto, le donne che non hanno accesso alle informazioni, all’educazione e non conoscono i loro diritti sono in posizione di svantaggio e non sanno lottare per tutelarsi.

È una situazione complessa che richiederebbe un intervento di supporto e accompagnamento per creare coscientizzazione. Le donne che vivono nelle aree più marginali infatti hanno scarsa autostima di se stesse, non hanno progetti di vita, si riconoscono solo il ruolo di madri che devono occuparsi dei figli e vivono a un livello di povertà estrema. Sono praticamente degli “oggetti” che possono parlare poco, che non prendono alcuna decisione, che non conoscono neppure la comunità

affianco perché fa tutto l’uomo (semina, raccoglie, va al mercato, vende, si beve i soldi, fa le spese). Sicuramente l’aumento dei tassi di violenza è legato al tema dell’impunità: sono gli uomini che formulano le leggi e la violenza in ambito familiare non è considerata punibile, inoltre le donne hanno molta paura di denunciare e quando vengono sollecitate a farlo si difendono dicendo: “Perché devo denunciarlo se poi lui mi ammazza?”.

Di fatto, ancora oggi, i problemi tra uomini e donne vengono considerati “cose private”.Inoltre non esistono programmi statali che si occupano di tale problematica e ancora scarsi sono gli organismi non governativi che si impegnano su questo fronte.

Il lavoro con le donne più vulnerabili si rende pertanto molto importante, necessario. Sono consapevole che si tratterà di un processo lento, ma personalmente lo ritengo indispensabile per la qualità della vita delle donne affinché esse possano davvero vivere e non solo sopravvivere.

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La donna in BURKINA FASO

Il Burkina Faso, con una popolazione di 16.2 milioni di abi-tanti, un tasso di crescita media annua del 2,7%, e un reddito pro capite di 1.200 dollari l’anno, si posiziona negli ultimi po-sti nella lista dei paesi analizzati in base all’Indice dello Svi-luppo Umano (ISU). Nel 2010 era al 161mo posto su 169. Il 55,75% della popolazione è costituita da giovani di età com-presa tra 0 e 18 anni e di questi il 49,5% ha meno di 15 anni. Si stima che il 46% della popolazione urbana viva sotto la soglia della povertà, dato che arriva fino all’80% nelle zone rurali.

La differenza tra uomini e donne è grandissima in tutte le sfere della vita politica, sociale, familiare della società. Nonostante l’adozione di un Codice della Persona e della Fa-miglia relativamente favorevole all’uguaglianza di genere, il contesto socio-culturale burkinabé resta caratterizzato da un patriarcato diffuso e dalla predominanza di regole consuetudinarie e religiose che danno uno scarso valore alla donna ed al suo ruolo nella società. Troppo spesso ba-nalizzate o passate sotto silenzio, le violenze comportano conseguenze gravissime sul piano umano e sociale per la maggioranza delle donne e delle bambine: matrimoni precoci e forzati, gravidanze in età adolescenziale, conta-minazione volontaria del virus dell’HIV, ripudio (esclusione dalla vita familiare e povertà), violenza domestica fisica e verbale, esclusione dalla vita politica ed economica, mutila-zioni genitali, accuse di stregoneria, condizione di schiavitù, traffico di bambine.Nonostante la volontà politica di combattere le mutilazio-ni genitali femminili (eredità della rivoluzione di Thomas Sankara) e alcuni impegni presi dal governo per prevenirle, in particolare la legge penalizzante la pratica in vigore dal 1996, la pratica rimane diffusa al 77% (EDS 2003). L’esi-stenza stessa della legge ha purtroppo avuto come conse-guenze negative l’aumento della clandestinità e l’abbassa-mento dell’età in cui le ragazze vengono sottoposte a tale pratica.

Le donne rappresentano il 52,4% delle persone che vivono

in condizioni di povertà estrema

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I matrimoni forzati tendono a dimi-nuire ma i casi sono ancora in nume-ri rilevanti: molte donne vengono date in sposa ancora minorenni (no-nostante la legge indichi a 17 anni l’età minima per contrarre matrimo-nio) e più di 1/3 lo sono all’interno di un’unione poligamica come seconda o terza moglie di un uomo molto più anziano di loro. Questa condizione le pone in una posizione di ancor maggiore vulnerabilità all’interno della gerarchia matrimoniale sia in relazione al marito che alle altre mogli in termini di età, istruzione e famiglia di origine.Il tasso di fertilità tra le ragazze dai 15 ai 19 anni è di 130 su 1.000. La diffu-sione dei metodi contraccettivi mo-derni è molto limitata, pari al 9%.

Secondo l’Institut national de la sta-tistique et de la démographie del Burkina, nel 2007, il tasso di alfa-betizzazione, considerato tra i più bassi al mondo, era del 21% per le donne e del 36,7% per gli uomini.

Per quanto riguarda la promozio-ne dei diritti umani delle donne, il

Burkina Faso ha ratificato strumenti giuridici internazionali, quali la CE-DAW (la Convenzione contro tutte le forme di discriminazione contro le donne) e la CDF (Convenzione sui diritti del fanciullo), ha aderito alle piattaforme e alle raccomandazioni dei vari vertici e conferenze interna-zionali (Dakar, Copenhagen, Cairo, Pechino) e ha firmato e ratificato il Protocollo aggiuntivo alla Carta afri-cana sui diritti umani dei popoli afri-cani e sui diritti delle donne, il cosid-detto Protocollo di Maputo.

il tasso di mortalità materna, 700 morti su 100.000 parti, è tra i più alti

al mondo e il tasso di mortalità infantile per 1000 nati vivi è di 116

Inoltre il Governo ha indicato nel Piano di Azione per la promozione della donna (2006-2010) 6 obiettivi strategici tra cui a) il miglioramento dello stato sociale e giuridico della donna; b) la promozione dell’istru-zione e il rafforzamento delle ca-pacità e della professionalità della donna; c) la promozione della salute materne e infantile; d) la riduzione della povertà femminile.Nonostante questi impegni vi è an-cora uno scarso accesso delle donne, degli/delle adolescenti e degli uomini alle cure sanitarie e all’informazione in materia di salute sessuale e ripro-duttiva; la persistenza delle pratiche tradizionali dannose per le donne e le adolescenti, la scarsa partecipazio-ne delle donne ai processi decisiona-li comunitari e la loro sottomissione socio-economica, le estromette di fatto dalla vita del paese.

Nel 2009 è stata votata la legge sull’ob-bligo di rispetto del 30% di quote rosa nelle liste elettorali. Di fatto nel 2010 all’Assemblea Nazionale le donne era-no 18 donne su 111 eletti.

16.287.000 popolazione totale del paese

50% sono donne

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Il Camerun è un paese profondamente segnato dalle discriminazioni nei confronti delle donne nonostan-te la ratifica del CEDAW (Convention on the Elimina-tion of All Forms of Discrimination Against Women, CEDAW) nel 1994 e dei protocolli successivi. Ciò è in parte dovuto all’applicazione del diritto consuetudi-nario, che comporta numerose disposizioni discrimi-natorie, creando pertanto numerose contraddizioni ed incoerenze rispetto alla legge scritta.

Ai sensi dell’articolo 361 del codice penale, l’adulte-rio è punibile incondizionatamente se è commesso da una donna. In materia d’aborto, il codice penale proibisce e sancisce ogni persona che aiuta o che pratica un aborto eccetto se la vita della madre è in pericolo o se la gravidanza deriva da una violenza. L’uomo può scegliere la monogamia o la poligamia e la dote matrimoniale è autorizzata.

Infatti, il diritto consuetudinario, fortemente discri-minatorio nei confronti delle donne, incentiva i ma-trimoni precoci e/o forzati. Inoltre, le pratiche del levirato8 e del sororato9 sono molto comuni, favori-te dall’assenza totale di una legislazione in merito.Secondo il codice civile il marito è considerato il ca-pofamiglia. Egli ha il diritto esclusivo di scegliere la residenza della famiglia, di opporsi al fatto che sua moglie lavori invocando l’interesse della famiglia.

Sebbene per le donne l’età minima legale per il matrimonio sia di 15 anni, alcune ragazze, in

particolare nelle zone rurali, sono date in spose già all’età di 12 anni

La donna in CAMERUN

8. Istituzione per la quale un uomo deve o può sposare la vedova del proprio fratello maggiore.9. Istituzione in base alla quale il vedovo deve o può sposare la sorella della moglie defunta, solitamente la minore.

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35Secondo la tradizione, solo i bambini di sesso maschile sono considerati eredi. In generale, le abitudini e le tradizio-ni in Camerun hanno una rilevanza superiore rispetto alle leggi scritte. I tribunali tradizionali tuttora presenti nelle zone rurali, regolamentano le controversie fondiarie e domestiche, accentuando le discriminazioni.

Le violenze verso le donne e le ra-gazze imperversano particolarmente nell’ambito della famiglia. Ai sensi dell’articolo 296 del codice penale, la violenza coniugale non costituisce un reato. Oltre alla mancanza di cen-tri d’accoglienza e assistenza legale, le donne vittime di violenza soffrono per la cultura del silenzio e dell’impu-nità, oltre che per l’accettazione socia-le della violenza nei loro riguardi.

Favorite dal deficit legislativo came-runese in merito alle pratiche tradi-zionali dannose, le mutilazioni ge-nitali femminili (MGF) e la stiratura dei seni persistono in alcune zone dell’estremo-nord e del sud-ovest del paese.

Nonostante l’adozione da parte del Camerun della legge n° 2005/015 del dicembre 2005 relativa alla tratta ed al traffico dei bambini ed alla schia-vitù come pure la ratifica della con-venzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata soprana-zionale, lo sfruttamento e la prosti-tuzione delle ragazze e delle donne continuano a svilupparsi, spesso a causa della povertà diffusa.

Nonostante il diritto del lavoro ca-merunense non sia discriminatorio in materia d’accesso all’occupazione e di retribuzione, le donne si dedi-cano principalmente ai lavori do-mestici e all’agricoltura.

Inoltre sono spesso escluse dai pro-grammi di sicurezza sociale. D’altra parte, le agressioni sessuali in am-bito lavorativo, molto diffuse, non sono represse dalla legge. Nelle zone rurali, le donne si occupano principalmente delle attività agricole. Nel settore secondario e terziario, si registrava 1 donna su 4 dipendenti nel 2001, numero che si è ridotto nel 2007. Ciò è dovuto all’aumento della popolazione femminile in età lavorativa e al basso tasso d’assun-zione dei giovani.

Le disparità nell’accesso all’istruzio-ne tra ragazzi e ragazze sono abba-stanza evidenti in Camerun: il tasso d’alfabetizzazione tra i 15 e i 26 anni ammonta al 72% per gli uomini con-tro soltanto il 59% per le donne.Questa disparità si spiega in partico-lare con il privilegio dell’istruzione dei ragazzi a scapito delle ragazze, a causa di fattori economici e culturali. Nonostante gli sforzi intrapresi per fa-vorire l’accesso delle ragazze all’istru-zione primaria (95 ragazze iscritte per 100 ragazzi, nel 2007), queste ultime non proseguono gli studi nelle scuole secondarie e superiori.

Su qualsiasi altro piano, in partico-lare quello della politica, benché si notino alcuni miglioramenti, rimane percettibile una debole rappresen-tazione delle donne. Per l’attuale legislatura (2007-2012), si registra-no 25 donne su 180 deputati, cioè una proporzione pari al 13,9%.

Le donne non possono possedere beni, contrariamente alle disposizioni della

costituzione. Secondo il codice civile infatti il diritto di amministrare i beni comuni spetta al

marito, senza il consenso del coniuge

Si stima che circa il 20% delle

donne sia vittima di mutilazioni genitali

femminili

19.959.000 popolazione totale del paese

50% sono donne

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Mi chiamo Bille Sikè, ho 58 anni, sono sociologa, dal 2001 collaboro con l’Ong ACRA in progetti di sviluppo partecipato in aree rurali. Sono co-fondatrice dell’Associazione per la lotta contro le violenze alle donne (ALVF) l’unica associazione che nel paese si occupa di denunciare le violenze femminili, sostenere le vittime e operare per sradicare una cultura maschilista basata sulla prevaricazione.

Io sono la responsabile dell’antenna Nord Camerun, con sede a Maroua. Accogliamo ragazze che sono state date in sposa giovanissime e che non hanno ricevuto un’educazione sulla loro sessualità o su come nutrire un figlio. Ragazze violentate, rifiutate dai loro mariti e dalle loro famiglie, abbandonate a sè stesse, senza un’educazione, senza nemmeno una data di nascita e senza carta d’identità, quindi senza la possibilità di far valere i propri diritti.Le violenze e le discriminazioni in Camerun sono all’ordine del giorno e sopravvivono tanto nella legislazione quanto nelle pratiche tradizionali: matrimoni precoci, mutilazioni genitali, accesso ristretto ai diritti fondamentali come la salute, l’educazione, la partecipazione politica.

Il Camerun ha ratificato la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women, CEDAW), ma è solo un impegno politico con pochi effetti concreti.

La condizione femminile è ancora più ineguale nelle aree rurali del mio paese dove le querelle legate alla terra o alla famiglia sono ancora demandate ai tribunali “tradizionali” che prendono le decisioni basandosi più sui costumi e sulle consuetudini locali che sul diritto nazionale.

Io sono profondamente convinta che il sistema patriarcale e il capitalismo esasperato siano tra le principali cause delle discriminazioni che le donne vivono in tutto il mondo. Sono sistemi che esercitano il controllo e il dominio attraverso la violenza fisica, psicologica, politica, sessuale ed economica. Gli obiettivi del millennio non saranno mai raggiunti, tanto vale metterli da parte. La questione di genere, l’eguaglianza tra uomo e donna, il rispetto dei diritti delle donne sono la base fondamentale per uno sviluppo economico e sociale diffuso. È su questo che dobbiamo puntare!

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La donna in CAMERUN

Contributo di Bille sikÈ

Sociologa, partner ACRA - Camerun

Approfondimento

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Vengo da una famiglia privilegiata e ho avuto al fortuna di avere genitori speciali che ci hanno sempre ascoltato e ci hanno dato la possibilità di studiare in Francia. È lì che ho capito la forza rivoluzionaria delle istanze femministe. A Parigi negli anni dell’Università ho militato in un partito politico camerunense clandestino. Ci incontravamo una volta al mese, di notte, in piccoli gruppi di 5 o 6 persone. Io ero l’unica donna. Venivo interpellata dai miei compagni solo quando c’era da far da mangiare o preparare il caffè.

È per via di questi comportamenti che sono diventata una femminista: radicale e militante! Io ho sacrificato al mia vita alla nostra causa. Non ho figli e sono celibe. Perché bisogna essere liberi per poter aiutare gli altri ad essere liberi. Ma guardando le donne francesi marciare e protestare per il loro diritti non ho potuto non reagire e portare le nostre idee nel mio paese dove con grandi sforzi stiamo cambiando le cose.

La collaborazione con ACRA mi ha permesso di rafforzare la nostra succursale. Con Terenzio, Paolo e Dino siamo intervenuti direttamente “sul terreno”, ascoltando le richieste dei beneficiari, concentrando i nostri sforzi nel miglioramento delle loro condizioni di vita attraverso lo sviluppo economico. Abbiamo dato forza alle associazioni contadine, e all’interno delle associazioni abbiamo dato forza alle donne che spesso non osavano nemmeno parlare. Ora tra le associazioni più forti abbiamo proprio quelle delle donne. La cooperativa della comunità di Dana, ad esempio, è formata interamente da donne che raccolgono e lavorano il neem e vendono i prodotti al mercato. La loro indipendenza economica è diventata oggi indipendenza psicologica, sociale. E un giorno chissà... Spesso le ragazze che aiutiamo sono le prime a darsi da fare: aprono loro associazioni per sensibilizzare altre ragazze nel loro quartiere, perché c’è tanto da fare.

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Rispetto a una prospettiva di vita globale della popolazione ciadiana tra i 48 e i 50 anni, la speranza di vita della donna è stimata e 49,43 anni, con un tasso di mortalità di 426/1000, contro i 466 dell’uomo. A questo dato si aggiunge una mor-talità al parto di 1.500 donne su 100.000 nascite, tra i più elevati al mondo, essendo il 79% dei parti non assistiti. L’indice medio di fe-condità si assesta tra i 5,5 e 6,3 figli per donna.

Sussistono infatti nella realtà cia-diana forti ineguaglianze, risultanti da pratiche culturali e religiose se-condo le quali il ruolo della donna è subalterno a quello dell’uomo e l’autorità femminile non è social-mente riconosciuta.Sul piano sociale la donna resta depositaria di compiti legati alla gestione della casa, del marito, dei figli (nutrimento ed educazione), senza avere, a fronte di questi im-pegni, un vero potere decisionale su altre questioni familiari, in parti-colare quelle finanziarie, di esclusi-va competenza dell’uomo.

Malgrado l’avvio, dal 2005, di una Politica

nazionale di Genere, l’impegno a favore

delle pari opportunità tra uomini e donne è rimasto spesso ad uno stadio formale

La donna in CIAD

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Le eredità sono destinate per la maggior parte agli uomini della fa-miglia, mentre le donne vedono solo minimamente riconosciuta la propria legittimità.

Non sono disponibili in proposito delle informazioni precise, dato che la maggior parte dei casi non sono denunciati. Il fenomeno delle violenze femminili è accentuato, ol-tre tutto, dalla presenza di costan-ti conflitti interni e da un numero considerevole di rifugiati sudanesi (circa 260.000) e centrafricani (cir-ca 64.000), all’est e sud del paese, nonché dal persistere di matrimoni precoci, che portano a 15,9 l’età media delle ragazze sposate.

Per quanto riguarda l’educazione, la situazione non è migliore: l’ac-cesso all’istruzione per le donne ciadiane resta ridotto e il loro per-corso formativo, anche se intrapre-so regolarmente, finisce spesso per rimanere incompiuto per ragioni economiche o familiari. La percen-tuale di donne che a 15 anni sanno leggere e scrivere in una delle due lingue ufficiali del paese (france-se e arabo) è ancora molto bassa: 12,8% e la stima della durata reale del loro percorso formativo si atte-sta a soli 5 anni.

Ne segue che sul piano lavorativo la presenza femminile in ambiti tecnici o di responsabilità è anco-ra molto limitata: la maggior parte delle donne ciadiane svolge mestieri

che non richiedono un livello di formazione elevato (rare sono le donne medico, numerosissime le segretarie, le parrucchiere e le commercianti). Nella sfera privata o internazionale la situazione è appe-na più favorevole: è maggiore infat-ti la presenza femminile in strutture bancarie o imprenditoriali.Da un punto di vista legislativo, se da una parte il codice del lavoro cia-diano assicura e protegge l’accesso delle donne al mondo professiona-le, dall’altra il “Codice delle Persone e della Famiglia”, che garantirebbe il riconoscimento di molti diritti alle donne in ambito familiare e sociale, è dal 2005 in attesa di applicazione, a causa della forte opposizione di gruppi religiosi; questo permette di comprendere perché solo il 2,2% delle donne ciadiane abbia un la-voro regolare, sebbene il tasso di partecipazione alla forza lavoro del-le donne adulte, in ambito urbano così come rurale, sia del 72%.

A livello politico-istituzionale, nono-stante la presenza di circa un quar-to di donne tra i componenti del governo, assicurata da un sistema di quote introdotto dal Presidente, di fatto le posizioni di maggiore re-sponsabilità e potere decisionale sono tuttora ricoperte da uomini.

Si stima che circa il 45% delle donne del paese

subiscano violenze, che vanno dal

maltrattamento familiare alle

mutilazioni genitali

11.506.000 popolazione totale del paese

50,3% sono donne

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L’Africa subsahariana è una delle regioni in cui le donne, di tutte le età, lavorano di più, ma il non accesso strut-turale alla formazione compromette la possibilità delle donne all’impiego nel settore formale. Il 60% delle donne lavoratrici è occupata nel settore informale con piccole attività microimprenditoriali (il tasso più alto del mondo): piccole venditrici di frutta e verdura, oggetti artigianali, acqua...Il Senegal è un esempio eloquente di questa condizione.

Le donne si fanno carico dei lavori più faticosi sia all’inter-no che all’esterno del nucleo familiare nonostante pos-sano contare su un’alimentazione molto spesso scarsa e poco equilibrata su base quotidiana.

Nelle zone rurali la donna si è nel tempo specializzata in alcune micro attività come il commercio, l’agricoltura, l’al-levamento, la trasformazione dei prodotti del primario e l’artigianato. Queste attività si svolgono in gruppo, ma anche indivi-dualmente, promuovendo lo spirito di solidarietà esisten-te, la mobilitazione sociale e la difesa dei propri interessi. Spesso le donne sono organizzate in GIE (Gruppo d’Inte-resse Economico) o in associazioni per poter ricorrere a eventuali formazioni e micro finanziamenti.Nonostante le garanzie solidali di gruppo, gli uomini ri-mangono coloro ai quali sono accordati più crediti e in ogni modo di importo superiore.Per i valori tradizionali imperanti, anche l’accesso alla pro-prietà terriera è difficilmente assicurato alle donne.

L’adesione delle donne agli innumerevoli progetti di svi-luppo proposti dai diversi attori nel paese segue un per-corso faticoso e non sempre dall’esito positivo: le donne devono chiedere l’autorizzazione ai propri mariti così come delle proprie famiglie estese per partecipare a qual-siasi attività di natura economica o di visibilità pubblica. Tale beneplacito è parte integrante della tradizione sene-galese e del dialogo tra gli attori di una famiglia.

La donna è un target privilegiato nel settore della micro-finanza: la sua capacità al risparmio

è confermata a livello nazionale

il tasso di partecipazione alla forza lavoro delle donne adulte è

pari al 63%

La donna in SENEGAL

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Soprattutto nel mondo rurale, no-nostante la presenza di centri di salute in molti villaggi, la mortalità infantile e quella materna legata al parto è elevata. Le cause sono ri-conducibili alle scarse competenze del personale e alla penuria di risor-se e dotazioni.

Recentemente il governo ha intra-preso delle iniziative rilevanti quali quella di rendere gratuito l’inter-vento del parto cesareo, percen-tualmente molto diffuso a livello nazionale. Nonostante i recenti sviluppi, il tasso di mortalità materna legata al parto rimane conunque molto alto (980 su 100.000 nascite).

Le donne frequentano sempre di più le scuole così come i corsi di alfabetizzazione in lingua locale di-sponibili nella loro zona.

Questi risultati in materia scolastica sono sicuramente anche il frutto de-gli sforzi dello Stato e dei partners allo sviluppo tecnici e finanziari. In generale però il livello di alfabe-tizzazione delle donne rimane an-cora molto basso: 29,2% contro il 51,1% degli uomini.

Le violenze non mancano anche se negli ultimi anni è rilevante una conscientizzazione a livello socia-le che spinge sempre più donne a denunciare tali abusi. Numerose associazioni di donne hanno anche consentito, vigilando su queste te-matiche, di ridurre l’incidenza delle violenze domestiche. In materia di politica la donna ha un ruolo importante soprattutto du-rante le campagne elettorali. Una nuova ondata di leggi sulla parità dovrebbero portare a breve la don-na senegalese a coprire sempre più cariche politiche ufficiali. Le donne partecipano e sono presenti ai livel-li decisionali e consultativi (servizi tecnici e amministrativi) ma in nu-mero ben inferiore di quello degli uomini. Il 22,7% dei deputati sono donne (34 donne su 150 deputati).Nonostante questo, il loro contribu-to è estremamente significativo e si è tradotto sul piano istituzionale nel fatto che il Senegal è il primo paese al mondo ad avere votato lo scorso anno la legge sulla parità tra uomo e donna in tutte le cariche elettive. Ciò vuol dire che nel prossimo parla-mento senegalese si dovrebbe avere il 50% di donne.

12.861.000 popolazione totale del paese

50,4% sono donne

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La valorizzazione del ruolo della donna nella vita po-litica, sociale ed economica del paese e la questione dell’emancipazione femminile rappresentano un tema centrale delle politiche nazionali tanzaniane sin dai tem-pi dell’Indipendenza. Sebbene la Costituzione del Paese non contenga riferimenti espliciti alla discriminazione su base sessuale, la rilevanza della questione di genere tro-va riscontro nelle numerose iniziative del Governo atte a riformare in modo sostanziale un apparato legislativo di-scriminatorio in molti settori. Nel marzo 1992 il Ministero dello Sviluppo Comunitario, degli Affari Femminili e dell’Infanzia ha adottato una “Politica sulle Donne nello Sviluppo in tanzania” che mira all’uguaglianza di genere nei processi di pianifica-zione, alla partecipazione femminile nello sviluppo e alla riduzione del carico di lavoro.

La Gender Policy del 2000 è volta all’inserimento di esperti del-la questione di genere in tutti i livelli delle istituzioni pubbliche per favorire l’implementazione di politiche di integrazione.

Il governo Tanzaniano ha ratificato la Convenzione sull’Eli-minazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (Cedaw) e la Dichiarazione di Beijing durante la Quarta conferenza Mondiale sulle Donne del 1995, adot-tando in particolare quattro aree prioritarie per la Piatta-forma di Azione Nazionale:

Rafforzamento del ruolo istituzionale della donna•Emancipazione economica della donna•Emancipazione politica della donna•Miglioramento dell’accesso femminile all’istruzione•

I fondamenti delle politiche di sviluppo del paese sono stabiliti nella Strategia per la Crescita Economica e la Ri-duzione della Poverta’ e nelle Vision 2025. Entrambi i do-cumenti identificano nell’uguaglianza di genere un fatto-re chiave per lo sviluppo e prevedono la formulazione di indicatori disaggregati per genere per la valutazione dei progressi nella riduzione della povertà.

La donna in TANZANIAZANZIBAR

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nonostante le numerose dichiarazioni di intenti, un quadro legislativo favorevole e gli innegabili progressi verso una società più egualitaria, la donna riveste ancora un ruolo

marginale e subalterno

Il principale ostacolo all’emancipa-zione femminile è probabilmente di natura culturale e le politiche nazionali indirizzate all’uguaglianza di genere si sono rivelate fallimen-tari nel produrre un impatto signifi-cativo a livello di comunità. In un contesto sociale di matrice prettamente patriarcale, in un’eco-nomia basata essenzialmente su agricoltura di sussistenza, la donna è tradizionalmente responsabile della gestione domestica, della cre-

AcrA coinvolge le donne nei comitati di gestione dell’acqua,

nelle associazioni per la gestione di

impianti e promuove l’imprenditoria

femminile

45.040.000 popolazione totale del paese

50% sono donne

scita dei figli, dell’approvvigiona-mento di acqua, viveri ed energia.I matrimoni, spesso imposti alle ragazze durante l’adolescenza, e le gravidanze precoci ostacolano l’ac-cesso all’istruzione superiore e, di conseguenza a posizioni professio-nali qualificate. Il tasso di alfabetiz-zazione adulta è ancora piuttosto limitato per il genere femminile: 62,2% per le donne (contro il 77,5% degli uomini).

Ed è proprio anche a causa della carente istruzione femminile che la rappresentanza politica è ancora piuttosto limitata: le donne rappre-sentano il 36% dei deputati (126 donne su 350 deputati).

In generale a tutti i livelli di rap-presentanza pubblica e di equità di genere, le carenze culturali sono spesso all’origine di comportamenti discriminatori sul piano legale.

Nell’ottica di rafforzare il ruolo socia-le della donna e favorirne l’emanci-pazione economica, sebbene ACRA non stia realizzando interventi spe-cifici nel paese, la questione di ge-nere è riscontrabile come tema tra-sversale in diverse azioni. Le attività in supporto alla costituzione di as-sociazioni di base garantiscono una rappresentanza paritaria di uomini e donne e i processi di selezione di attività economiche supportate dai progetti favoriscono lo sviluppo dell’imprenditoria femminile.

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Per certi versi, nel corso dell’ultimo secolo il percorso delle donne in India è stato partico-larmente positivo: una maggiore visibilità delle donne nella sfera pubblica, la riduzione dei diva-ri di genere nelle iscrizioni alla scuola primaria e secondaria, la presenza delle donne nel mondo del lavoro anche fuori dai confini internazionali e più bassi tassi di fertilità. Inoltre, le organizzazioni delle donne sono state in grado di sollevare questioni come la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, la violenza contro le donne, e la disuguaglianza di potere nelle re-lazioni di genere, rendendo questi i temi cardine del dibattito nelle arene nazionali e globali.

Ma questi risultati purtroppo non hanno elimi-nato, nè diminuito, la discriminazione di gene-re o il patriarcato. Anzi, in alcuni casi, soprattut-to nelle aree rurali, le tendenze secolari hanno rafforzato le posizioni patriarcali per cui essere poveri ed essere donna in India è doppiamente paralizzante. Date le limitazioni fronteggiate dalle donne po-vere, qualsiasi approccio di sviluppo per fornire assistenza deve prendere in considerazione la loro realtà.

il tasso di partecipazione al lavoro per gli uomini indiani

al 51,9% è quasi il doppio del tasso di partecipazione femminile che è del 25,7%

La donna in INDIA

Page 51: ACRA_bilanciosociale2010

45

Dato l’ambiente sociale dell’India, questo non è sorprendente, per-ché molte donne intraprendono un lavoro produttivo solo quando devono, a causa della loro situa-zione economica. Quindi, i tassi di partecipazione femminile sono più elevati per le comunità economi-camente svantaggiate dove però le donne continuano ad essere con-centrate in lavori con bassi salari e scarsi livelli di autorità, a causa di li-miti al loro accesso al reddito com-plessivo, status e potere.

Donne e bambini sono le fasce più svantaggiate della popolazione in termini di risorse, accesso all’assi-stenza sanitaria, istruzione, e tec-nologie dell’informazione e della comunicazione.

La società indiana mostra poco ri-spetto per le donne. Ad eccezione di coloro che sono finanziariamente solide, le donne appartenenti alle classi medio basse soffrono e ven-gono maltrattate dai capi famiglia. Il sistema della dote è in uso, ma in una forma diversa. A differenza di prima, la gente ora domanda matri-moni opulenti in luoghi particolari.Il governo annuncia vari provvedi-menti e agevolazioni per le donne, ma in realtà, questi non raggiungo-no le donne nelle zone rurali dell’In-dia. Sembra che i benefici siano pro-gettati solo per le donne di città.oltre l’80% delle donne che vivo-no nelle zone rurali ancora non ha la libertà di fare quello che vuole. Nella maggior parte delle famiglie le donne hanno bisogno di ottenere il permesso dal marito o dai suoceri.

Secondo l’ultimo censimento svol-tosi nel 2001, la percentuale di al-fabetizzazione femminile nel Paese è del 54,16%, mentre per gli uomi-ni del 75,26%.

Il rapporto uomo-donna nella po-polazione con almeno l’istruzione secondaria è di 0,5. Storicamente, una varietà di fattori è stata rite-nuta responsabile del basso tasso di alfabetizzazione femminile: la disuguaglianza basata sul genere, la discriminazione sociale e lo sfrut-tamento economico, l’occupazione di bambine nelle faccende domesti-che, il basso tasso di frequenza e il tasso elevato di abbandono.

Il rapporto uomo-donna di rappre-sentanza in Parlamento si posizio-na ad un mero 0,1. Anche dopo il diritto di voto, ottenuto nel 1930, l’entrata in vigore della Costituzione e l’acquisizione dell’indipendenza, la rappresentanza delle donne in Par-lamento, nei partiti politici e in altri organi decisionali è rimasta bassa e soprattutto legata a dinastie familia-ri o clientelismo politico maschile.

In generale le donne non condivi-dono il potere decisionale e non sono coinvolte nei processi decisio-nali nella democrazia indiana in pro-porzione alla loro forza numerica. Di fatto c’è un gap tra l’idea formale della partecipazione delle donne e il loro uso significativo del potere.

Anche se l’ultimo rapporto UndP classifica l’India al 119° posto nell’Indice

di Sviluppo Umano, nell’indice di disuguaglianza di Genere, l’india si colloca

al 122° a 0,748

La ricerca di una maggiore rappresentanza

politica delle donne è, quindi, ancora di estrema attualità

1.214.464.000 popolazione totale del paese

48% sono donne

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COME LAVORIAMO

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NICARAGUA

HONDURAS

EL SALVADOR

ECUADOR

BOLIVIA

ITALIA

SENEGAL

BURKINA FASo

CIAD

CAMERUN

TANZANIA(e zANzIBAR)

INDIA

9

2

9

6

4

11

3

2

73

3

6

Impiego risorse 2010 per area tematica

SALUtE 7,7%

EDUCAzIoNE 16,1%

ECoNoMIA 15,6%

ACQUA 18,1%

AMBIENtE 26,5%

CIBo 16%

HONDURAS

EL SALVADOR

NICARAGUA

ECUADOR

BOLIVIA

SENEGAL

BURKINA FASo

CIAD

CAMERUN

tANzANIA (e zANzIBAR)

INDIA

ITALIA

totale 65 progetti 2010 classificati per area tematica

15

12

10

9

13

6

Acqua

Ambiente

Cibo

Economia

Educazione

Salute

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ACQUA

Le risorse naturali, l’integrità eco-logica degli ecosistemi, l’ambien-te pulito e non contaminato da sostanze insalubri o tossiche sono un valore assoluto e nello stesso tempo rappresentano la base della vita. L’acqua è il bene più prezioso, è per tutti, è di tutti; il suo utilizzo è un diritto universale, inalienabile e come tale, per ACRA, va promosso, difeso e garantito.

L’acqua è un bene comune e per questo motivo nei progetti di ACRA viene gestita in un’ottica comunita-ria e partecipativa. Ma trattandosi di un bene disponibile in quantità limitata, il suo utilizzo deve essere razionale e parsimonioso, rispet-toso dell’ambiente e degli specifici ecosistemi.

L’acqua, le risorse naturali e la donna

Più che mai quindi gli interven-ti per lo sviluppo rurale che ACRA promuove si occupano in modo integrato e interdipendente di ge-stione dei bacini, piani per l’uso sostenibile delle risorse e del terri-torio, costruzione di impianti idrici e gestione dell’acqua, lotta alla de-sertificazione, salvaguardia e tutela degli ecosistemi, della biodiversità e delle risorse naturali, produzione di energia da fonti rinnovabili e ge-stione dei rifiuti.

Per i temi “acqua e servizi sanita-ri” e “risorse naturali” le donne sono da tempo il focus dei proget-ti di ACRA. Sono infatti le donne a dedicare molto tempo a prendere l’acqua, ancora bambine; sono loro che perdono giorni di scuola perché

camminano per ore con le taniche sul capo; sono loro a usare l’acqua per cucinare; le adolescenti a non frequentare la scuola nei giorni di mestruazione, perché a scuola non ci sono i servizi igienici; sono le mamme che insegnano ai bambini le buone norme di igiene e la pre-venzione delle malattie.

Sono anche spesso le donne ad avere ruoli chiave nell’amministra-zione di micro-crediti per l’avvio di progetti sulle risorse naturali; loro a essere imprenditrici nell’attuazio-ne dei progetti; loro i membri dei comitati comunitari per la gestio-ne delle foreste e dei bacini e loro a contribuire al lavoro comunitario per la costruzione di strutture.

RISORSENATURALI

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49

886 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile

•2,6 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienico sanitari di base

•In un solo giorno le donne in tutto il mondo consumano più di 200 milioni di ore per la raccolta d’acqua per uso

•domestico

le donne risultano centrali

nei processi di sviluppo rurale e il loro coinvolgimento

nei progetti è fondamentale

Sono loro spesso a essere estro-messe dalle decisioni. Le donne, quindi, sono le più responsabiliz-zate sul fronte della fornitura di ac-qua e di accesso ai servizi sanitari; sono i soggetti che contribuiscono maggiormente alla conservazione degli ecosistemi, che producono reddito a partire dalle risorse natu-rali, che partecipano al lavoro fisi-co per migliorare la qualità di vita delle famiglie e delle comunità, che veicolano i messaggi più importan-ti ai figli. Ma sono anche le meno rappresentate negli organi comuni-tari, motivo questo che porta ACRA a coinvolgerle il più possibile nelle attività dei progetti di sviluppo.

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L’esperienza di lavoro con le don-ne e sulle donne ha portato i suoi frutti: ACRA può vantare risultati di grande rilievo.

In Senegal le donne di un distretto sono state coinvolte in corsi sull’im-portanza di bere acqua potabile, di usare latrine e di lavarsi le mani con il sapone, e tutte le famiglie si sono dotate di un rubinetto d’acqua po-tabile e di una latrina.

In Ecuador le donne sono voce for-tissima nei movimenti per l’acqua e nei comitati, e conservatrici dell’eco-sistema umido del páramo grazie alla sostituzione di vacche con alpa-che, che non compattano il suolo e producono lana da filare e tessere.

In Bolivia le donne hanno contri-buito significativamente all’autoco-struzione di cisterne e acquedotti.

A Zanzibar sono state

approvate norme nazionali che impongono ai comitati per

l’acqua dei villaggi di dedicare metà

dei seggi alle donne

ACQUA

RISORSENATURALI

L’acqua, le risorse naturali e la donna

Page 57: ACRA_bilanciosociale2010

51

Questo ha contribuito alla riforesta-zione della Valle del Logone tramite l’impianto di vivai.

In Burkina Faso le migliori ammini-stratrici dei fondi per attuare i piani ambientali sono donne. Ma.Ci accorgiamo che questo non basta. Il lavoro fin qui fatto con le donne e sulle donne lascia alcuni lati scoperti.

A Zanzibar le donne che fanno parte dei comitati per la gestione dell’ac-qua spesso partecipano alle riunio-ni ma non prendono la parola: nelle pubblicazioni sono descritte come “seen but not heard” (viste ma non sentite). In Senegal le donne hanno imparato e insegnato ai figli le buo-ne pratiche di igiene, ma a volte i mariti non pagano le bollette per l’acqua e i rubinetti vengono chiusi; le latrine sono a volte inutilizzate perché esiste il timore di “cadere nel buco”.

In Ecuador la legge sull’acqua non riesce a essere approvata perché ri-mangono nodi irrisolti; le tessitrici di lana di camelide faticano a pro-durre capi attraenti per il mercato. In Bolivia i comitati costruiscono le proprie infrastrutture, ma sono co-ordinati da enti poco trasparenti. In Ciad e Camerun le donne non sono state ascoltate e insieme al vivaio non è stato finanziato il pozzo, mi-nando il buon esito del loro lavoro. In Burkina Faso procedure nuove per i fondi a concorso richiederan-no che gli amministratori ruotino di villaggio in villaggio, discriminando le donne ottime amministratrici che non possono allontanarsi dalla famiglia.Ben lontano da essere fallimenti, questi sono spunti utilissimi per ri-orientare gli interventi.

in Ciad e Camerun le donne

sono diventate produttrici di

sapone con estratti dell’albero di neem

Per la vera partecipazione delle donne (non solo per la presenza) occorre educare alla cittadinanza e tenere in considerazioni aspetti culturali fortemente radicati, negli uomini e nelle donne.

Per l’adozione di pratiche igieniche virtuose bisogna attaccare i pre-giudizi ed educare anche gli uomi-ni, che spesso gestiscono il porta-foglio di famiglia. Per stendere una normativa efficace e pratica sulle risorse idriche bisogna affrontare temi cruciali in modo trasversale. Per una gestione efficiente dell’ac-qua e di tutte le risorse naturali è necessario trasmettere pratiche di buon governo: trasparenza, in-tegrità, partecipazione e respon-sabilità, per la piena padronanza delle attività generatrici di reddito delle donne occorrono formazione ed educatori ben preparati. Per la corretta condivisione dei doveri e l’adempimento dei diritti delle donne, è necessario fare sempre più riferimento alle politiche di ge-nere: donne, bambini, adolescen-ti, uomini non pensano, agiscono e desiderano allo stesso modo e i programmi sull’acqua e sulle risorse naturali devono tenerne conto.

Questi punti così significativi segna-no il percorso per il lavoro di ACRA dei prossimi anni.

I rifugiati ambientali oggi sono almeno 50 milioni, nel 2050 potrebbero arrivare a essere oltre 200 milioni

•Il 75% della biodiversità genetica delle coltivazioni agricole è stata persa

•ogni secondo viene distrutta una superficie di foresta tropicale pari alle dimensioni di un campo da calcio

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TESTIMONIANZA

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Per la prima volta nella storia dell’acipelago di Solentiname è stato costruito un pozzo artesiano.È stata una vera sfida, ma ciò che è prevalso sono stati la fede di credere che ciò fosse possibile e la capacità di lavorare tutti con l’impegno e il cuore.Questo progetto ha rappresentato un’esperienza interessante perché nella comunità di San Fernando non c’è mai stata l’acqua potabile. Le persone avevano delle pozze scavate vicino alle loro case, ma l’acqua di queste non era adatta per l’uso umano e pertanto il suo consumo nel lungo periodo provocava gravi malattie.Con la realizzazione del progetto si è formato un Comitato di Acqua Potabile che ha lavorato e si è incaricato della pro-gettazione e costruzione del pozzo. Aspetto fondamentale perché è molto importante che la gente si senta coinvolta nella soluzione dei propri problemi, perché una volta concluso il progetto, sono le persone che devono sentirsi “padrone” di ciò che hanno, per renderlo sostenibile. Qualcosa di emozionante è accaduto quando è arrivata la barca che trasportava un camion e la macchina per la perfo-razione. Tutti hanno aiutato a costruire una strada dove potesse passare il camion con il macchinario, fino al luogo dove sarebbe stato realizzato il pozzo. Gli uomini di questa isola hanno persino aiutato a spingere il camion perché le condizioni erano molte precarie a causa delle piogge che in inverno sono molto forti.La gente è venuta per vedere la macchina in funzione. C’erano bambini e persone che mai in vita loro avevano visto una macchina o un camion. È stato un evento importante nella storia di Solentiname.

Gloria Guevara SilvaPresidente de la Fundación del Archipiélago de Solentiname (MUSAS)

NICARAGUA

L’acqua, le risorse naturali e la donna

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Zanzibar, così come altre isole territorialmente poco este-se, è caratterizzata da possibilità limitate nella diversifi-cazione e nella crescita economica. Inoltre numerose zone dell’isola si trovano ancora in con-siderevoli difficoltà nel soddisfacimento dei bisogni pri-mari, tra i quali l’accesso all’acqua potabile rappresenta senza dubbio una priorità.

Il progetto,finanziato dall’Unione Europea e dal FAI (Fon-dation Assistance Internationale - Lugano, Svizzera) e rea-lizzato in collaborazione con Chamgamoto Life Preserva-

tion Fund e con ANGOZA (Association of NGO in Zanzibar), si è inserito in tale contesto, contribuendo a migliorare le condizioni di vita nell’Arcipelago in termini di riduzione della povertà e miglioramento delle condizioni sanitarie.

La costruzione di un acquedotto con punti di distribuzio-ne pubblici coerentemente con quanto previsto dalla nuo-va Water Policy di Zanzibar ha consentito di promuovere l’accesso sostenibile all’acqua potabile e a servizi sanitari migliorati a livello infrastrutturale per la popolazione ru-rale di 9 villaggi nell’area di Mfenesini.

ACQUA PotABILE SULL’ISoLA DELLE SPEzIE

Progetto: “Rafforzamento per una gestione economicamente sostenibile di un acquedotto a Zanzibar”

PRoGEttI

TANZANIA - ZANZIBAR

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20.800 bambini e bambine di età tra gli 0 e 14 anni possono bere acqua potabile e circa 6.200 ragazze tra i

5 e 14 anni non sono più costrette a dedicare almeno 1 ora al giorno al trasporto dell’acqua

Oggi 44.962 persone che vivono in 17 comuni dei Distretti Nord/B e Ovest, di cui almeno 20.800 bam-bini e bambine di età tra gli 0 e 14 anni possono bere acqua potabile e circa 6.200 ragazze tra i 5 e 14 anni non sono più costrette a dedicare almeno 1 ora al giorno al trasporto dell’acqua.

Uno degli obiettivi prioritari del pro-getto è stato quello di contribuire all’emancipazione femminile e al rafforzamento del potere decisio-nale delle donne all’interno delle comunità, attraverso la loro parte-cipazione alla gestione delle risorse idriche e il loro coinvolgimento in attività economiche generatrici di reddito nell’Arcipelago di Zanzibar.

Specifici corsi di formazione sull’edu-cazione all’igiene sono stati rivolti alle donne dei vari villaggi attraverso l’utilizzo del protocollo di comunica-zione PHAST (Participatory Hygiene and Sanitation Transformation) mes-so a punto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Tra i risultati ottenuti dal progetto, si segnala la presenza di almeno il 40% di donne nei Comitati di Gestione degli acquedotti e (soprattutto) il fatto che nell’82% dei casi una delle due cariche principali del comitato (presidenza e segreteria/tesoreria) è attribuita ad una donna. Questo risultato denota quanto il progetto sia riuscito a incidere a livello politi-co-istituzionale nella promozione di un approccio di genere. Il progetto di fatto costituisce un modello replicabile, partecipativo e sensibile all’equità di genere per la gestione sostenibile dell’acqua ed è testato nell’area di progetto, in collaborazione con la Zanzibar Wa-ter Authority, a sua volta rafforzata nella capacità di pianificare e gesti-re interventi futuri.

L’attività di formazione svolta

da operatori del Ministero della

Sanità ha coinvolto circa 15.000 donne,

pari al 90% della popolazione

femminile dell’area

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Progetto: “Acqua potabile e Sanitation per la Comunità Rurale di Coubalan, rafforzamento delle azioni passate e sperimentazione delle nuove per utilizzare le competenze capitalizzate nella Comunità di Niamone, Senegal ”

SENEGAL

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Il progetto Acqua a Coubalan e Niamone si inserisce in un ampio programma che ACRA, dal 2008, sta realizzando in Senegal, nella Regione di Ziguinchor e che, grazie ai finan-ziamenti dell’Unione Europea “Facilité Eau EU-ACP 9eme FED” ha già permesso - attraverso la realizzazione di 3 reti idriche, la costruzione di installazioni igienico-sanitarie e di 1.140 utenze private - di garantire 35 litri d’acqua pro capite al giorno per i 17.000 abitanti della Comunità Ru-rale di Coubalan.

Forte dei risultati ottenuti dalle azioni passate, il proget-to si impegna a garantire che l’accesso all’acqua e all’igie-ne sanitaria per la popolazione coinvolta sia sostenibile nel tempo e allo stesso modo che le comunità limitrofe (11.000 abitanti della Comunità di Niamone) possano in futuro beneficiare delle buone pratiche messe in atto.

Il progetto si declina innanzitutto nel consolidamento tecnico e gestionale delle infrastrutture esistenti: ristrutturazione di serbatoi idrici, costruzione di latrine e loro miglioramento, analisi della situazione sanitaria di base e valutazione dell’impatto sanitario delle azioni passate.

ACQUA PotABILE PER LE CoMUNItà RURALIPRoGEttI

Page 63: ACRA_bilanciosociale2010

57

2.500 donne formate sulla gestione dell’acqua e sulle regole

di igiene quotidiana

L’intervento contribuisce inoltre al rafforzamento del ruolo delle don-ne attraverso la loro partecipazione democratica negli organi di gover-no delle risorse idriche (ASUFOR). Per ogni villaggio viene effettuata la formazione (attraverso il metodo PHAST SARAR - protocollo UNDP e OMS per l’igiene pubblica) di al-meno due operatrici sanitarie e di tutti i maestri delle scuole al fine di informare gli abitanti e in partico-lare i bambini, sui principi di base dell’igiene e sulle modalità di tra-smissione delle malattie veicolate dall’acqua insalubre.

l progetto è infine caratterizzato da una serie di approfondimenti ed esperienze pilota che costituiranno la base solida per gli interventi futuri.Di capitale importanza uno studio che è stato capace di fornire le linee guida che garantiranno la funzionalità ordinaria e la corretta manutenzione delle infrastrutture idriche e sanitarie esistenti, la costruzione di nuovi pro-totipi di latrine per testare tecnologie più appropriate al contesto, la ricerca

applicata per l’analisi di materiali na-turali per la gestione ed il trattamen-to dei rifiuti organici delle latrine. Il progetto è finanziato dall’Agence de l’Eau Seine Normandie e realiz-zato da ACRA in collaborazione con KDES (L’Associazione per lo sviluppo economico locale della zona dei Ka-lounayes), la Direzione del Ministero dell’Idraulica Rurale, la Direzione del Ministero dei Servizi Sanitari, il Di-stretto Sanitario di Ziguinchor, l’Uni-versità di Ziguinchor, i partners in-

Le donne sono al centro di ogni decisione ed assumono il ruolo di promotrici del cambiamento in quanto principali utilizzatrici della

risorsa acqua e dei servizi igienici

il metodo di gestione pubblica

delle infrastrutture idriche adottato dagli utenti del

programma rappresenta un vero e proprio caso studio

in Senegal

ternazionali della Comunità Urbana di Cherbourg che hanno garantito il loro insostituibile supporto tecnico.Costituisce il ponte per il program-ma (2011/2015 in parte co-finanzia-to dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Unione Europea) che estende-rà le azioni alle comunità limitrofe utilizzando i metodi di eccellenza ormai consolidati e potrà garanti-re acqua potabile e servizi igieni-ci all’intero distretto di Tenghory (50.000 abitanti).

57

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SENEGAL

TESTIMONIANZA

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Da quando abbiamo i rubinetti nelle case è fantastico! Non dobbiamo più andare al pozzo a prendere l’acqua e poi l’acqua è molto più buona, pura e sana di quella del pozzo. Questo è molto importante soprattutto per i bambini che non si ammalano più. Ma anch’io preferisco bere l’acqua del rubinetto!

Madame MemoubanajaComunità rurale di Coubalan, regione di Ziguinchor, Senegal

I vantaggi di avere i rubinetti in casa sono davvero tantissimi. Non devo più fare tanta strada per andare a prendere l’acqua e quindi io posso lavorare molto di più nei campi per raccogliere il miglio, ho più tempo per cucinare e per occuparmi dei miei figli. Ma posso anche andare al mercato per vendere il pesce e anche per comprare ciò che serve per la mia famiglia, per esempio la verdura.

Madame Marie ClemenceComunità rurale di Coubalan, regione di Ziguinchor, Senegal

ACQUA PotABILE PER LE CoMUNItà RURALI

Page 65: ACRA_bilanciosociale2010

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I pozzi non sono coperti e dunque l’acqua del pozzo è spesso impura e provoca tanta diarrea e altre malattie ai bambini. L’acqua potabile è fondamentale per la salute dei bambini! Ora con i rubinetti tutti i bambini stanno molto meglio! Siamo proprio soddisfatti perché l’acqua è vita, è salute...

Mademoiselle Maria Constance DijemmeComunità rurale di Coubalan, regione di Ziguinchor, Senegal

Io e le mie colleghe ci occupiamo dell’attività di animazione e sensibilizzazione sull’igiene e sull’utilizzo dell’acqua nella comunità rurale di Coubalan. Abbiamo ricevuto una formazione da ACRA e poi, dal mese di ottobre, abbiamo iniziato ad andare di villaggio in villaggio con l’obiettivo di incontrare le comunità per far loro comprendere l’importanza di utilizzare l’acqua potabile e le latrine.In ogni villaggio cerchiamo di parlare con le persone, se incontriamo qualcuno che non beve acqua di rubinetto gli chie-diamo il perché e se la persona risponde che preferisce l’acqua del pozzo, allora gli spieghiamo tutti i rischi che ci sono nel bere l’acqua del pozzo, gli spieghiamo le malattie legate all’utilizzo dell’acqua non potabile e cerchiamo di sensibilizzarlo e convincerlo a cambiare. Certo l’acqua potabile del rubinetto non è del tutto gratuita, non potrebbe esserlo. Il nostro lavoro è proprio quello di far capire che per avere acqua buona è necessario anche pagare piccole cifre, indispensabili per curare la manutenzione dell’acquedotto. Noi vogliamo portare la popolazione a uno sviluppo duraturo e vogliamo che diventi autonomo sulla gestione dell’acqua. Per questo motivo nella comunità rurale è stata creata un’associazione che si occupa proprio della gestione dell’acqua.

Fatima BadjaneAnimatrice ACRA, Comunità rurale di Coubalan, regione di Ziguinchor, Senegal

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HONDURAS

PRoGEttI

Progetto: “Rafforzamento degli attori della società civile e dei Municipi di Santa Elena e Yarula per la gestione partecipativa delle risorse naturali”

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La zona dei Municipi di Santa Elena e Yarula, nel Dipar-timento di La Paz, in Honduras è caratterizzata da diver-si problemi ambientali, in particolare la deforestazione causata dal contrabbando di legna specialmente verso il confinante El Salvador. Infine i sistemi di distribuzione d’acqua potabile presen-tano problematiche più o meno costanti: si passa dalla quantità d’acqua che scarseggia nel periodo estivo, cau-sando alcuni giorni di totale assenza d’acqua (per altro esistono diverse abitazioni nelle varie comunità che non presentano connessione domiciliare), al malfunziona-mento di alcuni sistemi idrici ormai datati, fino alla qualità dell’acqua che risulta essere pessima in determinati

periodi dell’anno a causa di un mancato trattamento di depurazione e al passaggio di animali da pascolo che pro-ducono escrementi in prossimità delle fonti idriche.

Si riscontra la diffusione di malattie alle vie respiratorie dovute soprattutto all’uso di cucine domestiche (fogones) prive di canna fumaria. In questo contesto, il progetto - finanziato dall’Unione Europea e realizzato da ACRA in collaborazione con MAMLESIP (Ente che raggruppa i mu-nicipi del distretto di La Paz) - mira a supportare i municipi di Santa Elena e Yarula in una pianificazione strategica e sostenibile delle risorse naturali e a migliorare la qualità e quantità di acqua potabile attraverso la costruzione di infrastrutture idriche e la diffusione di pratiche igieniche.

ACQUA E RISORSE NATURALI

Page 67: ACRA_bilanciosociale2010

61

Nel progetto sono coinvolte 6 co-munità, per un totale di circa 4.800 abitanti che costituiscono i bene-ficiari diretti delle attività e circa 14.800 che rappresentano i bene-ficiari indiretti, ossia tutta la popo-lazione dei due Municipi di Santa Elena e Yarula.

L’intervento prevede la riabilita-zione e l’ampliamento di 6 sistemi idrici e un articolato programma di attività di sensibilizzazione e forma-zione della popolazione locale per migliorare le capacità di gestione dei servizio d’acqua potabile e la protezione delle risorse naturali.

Nel corso del 2010 nella comunità di Monte Copado, Municipio di Santa Elena, sono stati realizzati un’opera di captazione, un dissabbiatore, la linea di conduzione, un serbatoio di 18.925 litri, la rete di distribuzione e le con-nessioni domestiche a 27 famiglie.

Nella comunità di Ojo de Agua-Los Patios, Santa Elena, sono stati co-struiti un dissabbiatore, la rete di distribuzione e connessioni dome-stiche per 182 famiglie.

Inoltre sono stati realizzati corsi di formazione su temi ambientali e di protezione delle risorse naturali. Finora sono state realizzate attivi-tà di formazione che hanno toccato temi quali amministrazione e studio delle tariffe dell’acqua, operazione

e manutenzione dei sistemi idrici, clorazione e idraulica, uso razionale dell’acqua oltre a seminari di diffu-sione e analisi della legislazione am-bientale e idrica.

A questi seminari si è registrata una par-tecipazione significativa composta per il 35% da donne, percentuale elevata se si considera la tradizionale condizione di marginalità della donna nella società, soprattutto rurale, honduregna. In tutto il progetto particolare at-tenzione viene posta al coinvolgi-mento delle donne e dei giovani.

Di fatto, sebbene vi sia una partecipazione attiva delle donne nella vita dei comitati d’acqua, ancora molto limi-tato risulta il loro potere decisionale.

Per questo motivo il pro-getto promuove incontri e seminari che mirano ad aumentare la

Le donne sono fondamentali nella gestione delle attività domestiche,

i giovani sono importanti perché

rappresentano il futuro delle

comunità

visibilità delle donne nelle comunità e nei comitati d’acqua, rafforzando la loro leadership e il loro ruolo pro-tagonista nelle attività quotidiane di gestione e di uso dell’acqua.

La significativa partecipazione

femminile al progetto

rappresenta l’emancipazione

verso la possibilità di trattare tematiche

e ricoprire ruoli spesso riservati solo

agli uomini

3.270 beneficiari diretti nel 2010 di cui 1.145 sono donne

Page 68: ACRA_bilanciosociale2010

PRoGEttI

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Il 7 febbraio 2011 per la popolazione di Monte Copado,

nel municipio di Santa Elena, in Honduras, è stato un

giorno importante: si è inaugurato il piccolo acquedotto che

porterà l’acqua alla comunità.

Da sempre, in quest’area, l’approvvigionamento idrico

era compito delle donne e dei bambini, che si recavano

alle fonti più vicine o presso pozzi improvvisati con barili e

brocche di terracotta (i tradizionali “cantaros”) da riempire di

acqua non sempre di provata qualità.

L’acquedotto (realizzato da aCra e finanziato dall’unione

europea), di cui beneficeranno 27 famiglie della zona e

che sarà gestito dai Directivos delle Junta de Agua (i leader

della comunità), consiste in un’opera di captazione,

ricavata da una piccola sorgente in un bosco di pini e cipressi;

un filtro per eliminare sabbia e sedimenti dall’acqua; una

rete di distribuzione di circa 7 km; una cisterna di

stoccaggio dell’acqua dalla capienza di 18.925 litri.

Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato tante

donne e tanti bambini della popolazione locale: gli uomini

in questo periodo sono via, a svolgere lavori stagionali,

spesso come braccianti nei campi di caffè.

La più loquace, ma allo stesso tempo commossa, è Doña

Ursula, una signora di 80 anni che ci dice: “estoy contenta,

le doy gracias a Dios, por que al fin tomaremos agua

limpia” (Sono contenta e dico grazie a Dio perchè finalmente

berremo acqua pulita). L’entusiasmo dell’anziana donna, che

per tutta la vita ha recuperato l’acqua dal fiume per portarla

a casa, è forse l’aspetto più gratificante di un lavoro

ben fatto, che porterà acqua pulita direttamente nelle

case di una comunità poverissima, sperduta in mezzo alle

montagne di Santa Elena.

FinalMente BerreMo aCQua pulita

HONDURAS - Articolo

ACQUA E RISORSE NATURALI

Page 69: ACRA_bilanciosociale2010

63

Per tutta la mia vita sono sempre andata a prendere l’acqua alla fonte o al pozzo.

Adesso con l’acquedotto che ACRA ha costruito cambia tutto. Sono contenta e dico

grazie a Dio perché finalmente abbiamo l’acqua in casa e potremo bere acqua buona.”

(Doña Ursula Sanchez - 80 anni - Municipio di Santa Elena, Honduras)

Bisogna sottolineare che la realizzazione di questo progetto

non sarebbe stata possibile senza la collaborazione e

il lavoro degli abitanti della comunità, che hanno

fornito mano d’opera per la costruzione dell’infrastruttura

in condizioni a dir poco disagiate, sotto le intemperie in

piena stagione delle piogge (...e quando qui piove, piove!) e

a un’altitudine di 2000 metri, dove il freddo si fa sentire.

Donne e uomini hanno messo in secondo piano il lavoro

dei campi, loro unica fonte di sussistenza, per trasportare

sabbia, pietre e cemento (a spalla, dato che qui non è

possibile arrivarci in macchina, figuriamoci con i camion...)

per scavare i canali per le tubature e costruire la cisterna di

cemento, sotto la guida del capomastro di ACRA.

Durante l’inaugurazione è stato chiesto a molti di intervenire

con un piccolo discorso, di auguri, di buon auspicio, di

raccomandazioni a che la gente continui a lavorare per

mantenere e curare il suo sistema, così come ha fatto per

costruirlo...

È stato uno di quei momenti che ti fanno venir voglia di

continuare a fare questo mestiere.

Nonostante tutte le difficoltà, viene da pensare che sì, ne

vale la pena, e l’entusiasmo di Doña Ursula ne è una

grande prova.

Tiziana Trentadue, cooperante ACRA in Honduras

Page 70: ACRA_bilanciosociale2010

Progetto: “Sviluppo locale, gestione partecipativa delle risorse naturali e economia dell’agro-biodiversità - nei dipartimenti di Botou, Diapaga, Tansarga e Logobou, nella Provincia della Tapoa Burkina Faso”

PRoGEttI

BURKINA FASO

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Il Parco W in Burkina Faso deve il nome a un tratto del Fiume Niger ricco di meandri che, visti dall’alto, formano una grande W. Dichiarato nel 1996 Patrimonio dell’Uma-nità dall’UNESCO, il parco è situato in un settore di tran-sizione tra savana e foresta e costituisce un’importante riserva di biodiversità per la presenza dei più rappresen-tativi esempi di ecosistemi africani.Per questo ecosistema straordinario, ACRA in Burkina Faso, Africa ’70 in Niger, e Ricerca e Cooperazione in Be-nin, sono intervenuti su quattro assi principali: la transu-manza, la valorizzazione degli agro-sistemi e della biodi-versità, l’educazione ambientale e l’eco-turismo.

Il programma di ACRA, finanziato dal Ministero degli Af-fari Esteri e dalla Regione Lombardia, ha contribuito ad appoggiare il processo di sviluppo locale nelle comunità che vivono alla periferia del “Parco Naturale W” in Bur-kina Faso attraverso degli interventi a vocazione ambien-tale per una corretta gestione del territorio, in particolar modo delle sue risorse agro-silvo-pastorali.

SVILUPPo LoCALE E CONSERVAZIONE DELLA NATURA

Page 71: ACRA_bilanciosociale2010

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5.337 alunni, di cui circa il 50% femmine, hanno partecipato a corsi di educazione ambientale e hanno

realizzato orti scolastici e vivai didattici

L’azione, in partenariato con Il Mi-nistero dell’Ambiente burkinabé, attraverso la Direzione Generale della Conservazione della Natura, ha realizzato in particolare attività di educazione ambientale, di eco-turismo e di gestione partecipati-va delle risorse naturali, negli otto comuni della provincia della Tapoa, nella Regione dell’Est. In armonia con il processo di de-centralizzazione in atto in Burkina Faso e con il progetto nazionale di appoggio ai comuni rurali, il pro-gramma ha scelto di focalizzare l’attenzione sugli aspetti ambientali della pianificazione comunale at-traverso i Piani Comunali d’Azione Ambientale che sono stati elabora-ti dopo un grande lavoro di analisi socio-ambientale durato più di un anno e un alto livello di coinvolgi-mento della popolazione e dei con-sigli comunali.

Questo lavoro ha permesso di iden-tificare le potenzialità e i bisogni di ogni comune e di creare le condi-zioni per la gestione di un Fondo di Sviluppo Ambientale.

Alla fine del progetto, gli interven-ti realizzati grazie al Fondo di Svi-luppo Ambientale sono stati 164 di cui: 32 microprogetti agricoli, 36 microprogetti di valorizzazione del-le risorse naturali, 18 microprogetti sulle colture di controstagione, 42 progetti di sistemazione di punti d’acqua, 8 progetti di valorizzazione della pesca per un totale di 14.114 beneficiari diretti.

I gruppi che hanno realizzato i mi-croprogetti, hanno ricevuto una serie di formazioni tecniche di sup-porto e in particolare si è potuto dare un contributo all’organizza-zione di alcune filiere specifiche tipicamente femminili come quelle riguardanti alcuni prodotti forestali non legnosi.Sono 36 i gruppi di donne che han-no beneficiato di un finanziamento all’interno del Fondo, per un tota-le di 681 donne microimprenditrici che hanno sviluppato attività di al-levamento (4), trasformazione delle noci di karité (10), trasformazione del pesce (3), accesso all’acqua (1), gestione di mulini per cereali (4), latterie (2), saponerie (4), orticultu-ra (4) e protezione ambientale (4).

Il progetto ha avviato inoltre un pro-gramma di educazione ambientale in più di cinquanta scuole primarie e secondarie della Provincia della Tapoa che ha coin-volto 5337 alunni e 94 insegnanti.

681 donne microimprenditrici hanno beneficiato

di un finanziamento per lo sviluppo

di attività di trasformazione di

prodotti locali

Ogni percorso prevedeva il diretto coinvolgimento dell’insegnante, in modo da creare un bagaglio di-dattico da poter sviluppare auto-nomamente negli anni successivi, e un’attività di classe: rimboschi-menti, fosse di compostaggio, vivai didattici e orti scolastici. Grazie alla collaborazione con la radio locale è stato inoltre realizzato un program-ma radiofonico, ascoltato da più di 25.000 persone, per discutere le te-matiche ambientali e condividere i risultati del progetto.

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non tagliate i nostri BaoBaB!la voCe Dei BaMBini Del Burkina È on-air

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Per una volta sono i bambini a insegnare agli adulti

come comportarsi, e lo fanno grazie alla radio. Meglio,

grazie a una radio: Radio Buayaba, una emittente rurale

in onda nella lontana provincia della Tapoa, in Burkina

Faso, una delle tante piccole radio fatte di un microfono

e un’antenna che permettono alle comunità agricole

dell’Africa di raccontarsi e ascoltarsi, di sapere quello che

sta accadendo, ma anche di insegnare e imparare cose

nuove dalla voce dei bambini.

“Non tagliate gli alberi perché senza alberi spariranno

anche le piogge!”... “e non tagliate il Baobab perché è un

albero molto utile, si possono utilizzare anche le foglie per

fare la salsa”... “e non uccidete gli animali selvatici perché

altrimenti noi non potremo più vederli e conoscerli”:

queste le voci dei bambini che chiedono rispetto per la

loro terra, per i loro animali, per i loro alberi.

Hanno toni appena arrabbiati, che si fanno subito cantilene

quando, attraverso piccoli sketch e canzoni rimate,

iniziano a raccontare le attività a cui hanno partecipato

con la loro scuola, quello che hanno imparato a fare:

raccolta differenziata dei rifiuti, visite di esplorazione

e di conoscenza nel vicino parco naturale W, attività di

agricoltura sostenibile nell’orto scolastico, giochi intorno

al cibo e alla sicurezza alimentare...

BURKINA FASO - Arti c

olo

PRoGEttISVILUPPo LoCALE E CONSERVAZIONE DELLA NATURA

Page 73: ACRA_bilanciosociale2010

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Un coro che è la voce di una terra dove essere bambini è

difficile ma non impossibile.

La provincia della Tapoa, al confine con il Niger e il

Benin, è posta alla periferia di un grande parco naturale

transfrontaliero - il parco W - dove le necessità di

conservazione delle grande riserve naturali hanno un

impatto sulle condizioni di vita delle popolazioni della

periferia che non possono più accedere alle terre e ai pascoli

della riserva. Una situazione difficile in cui le necessità

di conservazione del territorio si scontra con le necessità

più immediate dei contadini agricoltori e allevatori che

reclamano il loro diritto alla terra.

Le comunità locali stanno affrontando con coraggio la

sfida perduta in molte altre parti del continente africano,

dove uomo e natura sono stati separati, dove si è cercato di

preservare le risorse naturali con i divieti e il filo spinato.

Una situazione che trova qui un punto di equilibrio in

un programma di intervento integrato in cui ACRA, in

collaborazione con il Ministero dell’Ambiente burkinabé e

con i finanziamenti del Ministero degli Affari Esteri italiano,

promuove da una parte piccole attività economiche legate

alle risorse del parco e dall’altra una tutela del territorio

che garantisca uno sviluppo equo e partecipato di lungo

periodo.

Per questo i bambini della scuola L’amitié di Diapaga

cantano «Eau fraîche et transparente / Belle eau que

rende contente / Il fait grandir les plantes / Et prospérer

l’enfant» (Acqua fresca e trasparente / Bell’acqua che

rende contenti / Fa diventare grande gli alberi / E crescere

i bambini).

Radio Buayaba diventa allora un megafono, un modo

prezioso per fare sentire la voce delle generazioni future

e sensibilizzare gli adulti a rispettare l’ambiente e a non

ragionare solo per il loro presente. Perché la soluzione dei

problemi, passa per la condivisione delle esigenze di tutti,

anche dei più piccoli.

Redazione ACRA

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Progetto: “Gestione partecipativa delle risorse forestali e promozione di iniziative economiche ecocompatibili nella Valle del Logone”

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Nella Valle del Logone (che prende il nome dall’omoni-mo fiume e segna il confine tra il sud del Ciad e l’Estremo Nord del Camerun), così come nel resto dell’area sudano-saheliana, lo sfruttamento intensivo delle risorse foresta-li associato all’eccessivo pascolamento, all’uso massiccio di carbone di legna e alla pratica del fuoco di brousse provocano un progressivo fenomeno di deforestazione e la scomparsa di specie arboree autoctone. Questo depau-peramento del territorio ha preoccupanti ripercussioni sulle condizioni di vita delle popolazioni locali e genera spesso conflitti per l’utilizzo delle risorse.

LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE

CIAD - CAMERUN

PRoGEttI

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Il numero di gruppi femminili formati è stato maggiore di quello degli uomini: 32% gruppi femminili,

25% gruppi maschili, 43% gruppi misti

In questa regione ACRA ha sviluppato, in collaborazione con le associazioni locali INADES e SANA LOGONE e con il CeTAmb (Centro di documentazione e ricerca sulle tecnologie appropriate per la gestione dell’ambiente nei pa-esi in via di sviluppo dell’Università di Brescia), il CIRPS (Centro interuni-versitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile dell’Università di Roma “La Sapienza”) e GUNA S.p.A (azienda omeopatica iltaliana), un programma transfrontaliero, finanziato dall’Unio-ne Europea, che ha visto il coinvolgi-mento della popolazione su entram-be le rive del fiume. Obiettivi principali del programma sono stati quelli di introdurre pratiche di gestione sostenibile delle risorse naturali, contrastare l’incalzante de-sertificazione, proteggere il patrimo-nio boschivo della valle, creare filiere di prodotti agro-forestali e promuo-vere attività eco-compatibili genera-trici di reddito per le comunità locali.In particolare l’azione ha proposto un modello di gestione sostenibile delle risorse forestali e promosso diverse iniziative economiche per le 101 orga-nizzazioni a carattere forestale della Valle del Logone (di cui 32 femmini-li) e ha contribuito a lottare contro la povertà della popolazione interessata (96.000 abitanti di 134 villaggi limitro-fi ai massicci forestali).Nella zona di intervento è stato intro-dotto l’utilizzo della tecnologia GPS per la mappatura e il costante moni-toraggio delle risorse naturali, sono stati definiti 10 piani semplificati di gestione delle risorse forestali che coprono un territorio di 583 km² e create 7 Foreste Comunitarie su una superficie di 303 Km².

Nel 2010 sono state sovvenzionate e supportate tecnicamente 41 iniziati-ve economiche, per un totale genera-le di 156 microprogetti. Grazie a ciò, 13 piccole imprese di apicoltura sono operative, la noce di anacardio prodotta localmente da 4 gruppi di donne è venduta sui prin-cipali mercati della zona, nel corso dell’anno 825 kg di sapone di neem sono stati prodotti e commercializzati da 12 gruppi di donne.

Inoltre, quali alternative allo sfrutta-mento intensivo delle foreste, sono stati sviluppati nuovi modelli di for-nelli per la cottura dei cibi che riduco-no il consumo di legna ed individuate forme di combustibile alternativo al carbone per il riscaldamento dome-stico ricavato da scarti vegetali. Gli artigiani locali hanno realizzato 2057 bracieri in latta e argilla e 681 bracieri

in argilla cotta sono stati fabbricati e commercializzati da 23 artigiane va-saie precedentemente formate.Alle donne sono state rivolte nume-rose attività di formazione tecnica per la trasformazione dei frutti dell’ana-cardio, per la produzione di farina ricavata dalla Moringa oleifera (una pianta le cui foglie hanno alte proprie-tà nutritive) e per l’estrazione dai semi del neem di un olio con alte proprietà antisettiche ed antimicotiche e che può essere utilizzato per la produzio-ne di creme, saponi e unguenti.Il progetto infine ha accompagnato la creazione di quattro organizza-zioni di filiera produttiva, di cui due femminili (Unione Ganier in Came-roun e rete di donne produttrici di olio di neem in Ciad).

il 29,5% dei 156 microprogetti

sovvenzionati è stato riservato a donne

imprenditrici o gruppi femminili

Al termine del progetto, i fuochi di savana e i tagli

abusivi di alberi, sono in netta diminuzione così come i conflitti tra pastori nomadi e comunità sedentarie

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CIBO

In quanto Diritto Umano riconosciuto dalle Nazioni Unite, l’alimentazione può e deve essere garantita equamente a tutte le persone, in ogni parte del pianeta. Tuttavia ancora oggi, per più di un miliardo di persone nel mondo affette da fame e malnutrizione, la maggior parte delle quali vivono nelle aree rurali dei Paesi in via di Sviluppo, questo traguar-do è un’utopia.

Negli ultimi venti anni il nostro pianeta ha vissuto un con-tinuo ed inesorabile declino della propria agricoltura. La produttività del settore agricolo è stata penalizzata dalla mancanza di una strategia globale per l’accesso ai mezzi di produzione, l’acquisto di sementi di qualità e il rafforza-mento degli attori della produzione nell’ambito delle po-litiche settoriali. Contemporaneamente, l’impennata dei prezzi alimentari nel 2006-2008 (e quella che stiamo regi-strando in questi giorni) ha aumentato la consapevolezza del mondo sull’urgenza di identificare nuove strategie vol-te ad assicurare la sicurezza alimentare per tutti.

Assumere la prospettiva del diritto al cibo e sovranità ali-mentare significa per ACRA affermare il ruolo centrale delle comunità rurali quali attori fondamentali per il cammino verso un equo e sostenibile sviluppo del mondo rurale. tale l’obiettivo non può essere raggiunto senza un forte coinvolgimento e il punto di vista delle donne. Secondo un recente rapporto della FAO, se le donne nelle zone ru-rali avessero lo stesso accesso degli uomini a terra, tec-nologia, servizi finanziari, istruzione e mercato, sarebbe possibile alimentare 100-150 milioni di persone in più nel mondo.

In quasi tutte le società rurali, sono soprattutto le donne che si prendono cura della casa, ma che al tempo stesso si fanno carico di buona parte (e a volte anche di più) del la-voro agricolo: dobbiamo loro gran parte della produzione alimentare mondiale dai paesi in via di sviluppo.

Inoltre i redditi delle donne sono generalmente re-inve-stiti nel benessere della famiglia. Lavorano più ore rispetto agli uomini e la loro attività spesso include lavori usuranti, con importanti ricadute per la loro salute e la sottrazione di tempo alla cura di se stesse e dei figli.

Nonostante il fondamentale contributo delle donne ai la-vori agricoli e agli altri settori dell’economia rurale, il ruolo economico delle donne rimane in gran parte misconosciu-to negli studi statistici e ignorato da gran parte delle politi-che pubbliche.

oggi le donne nei paesi in via di sviluppo rappresentano il 43% della forza lavoro agricola; questa proporzione raggiunge

quasi il 60% nell’Africa sub-sahariana

Le donne hanno un ruolo determinante, ma non sempre

riconosciuto

Il cibo e la donna

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La dimensione media dei campi di proprietà di uomini è • quasi il triplo di quelli di proprietà di donne (nel mondo).

I concimi sono applicati in modo più intensivo nei campi • degli uomini e sono spesso venduti in quantità troppo alte perché le donne povere li possano comprare.

Un’analisi degli strumenti di credito in cinque paesi • africani ha rilevato che le donne ricevono meno di un decimo del credito di cui godono gli uomini a capo di piccole aziende agricole.

Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, la • tripla responsabilità delle donne che vivono in aree rurali - il lavoro agricolo, la cura della casa e la gestione econo-mica - si tramuta spesso in giornate di lavoro di 16 ore.

Nonostante questo, alle donne è ancora negato l’ac-cesso a importanti servizi infrastrutturali e alle tecno-logie che potrebbero alleviare il loro carico di lavoro.

Le aziende di proprietà di donne soffrono di più vincoli • e ricevono meno servizi di sostegno di quelle di pro-prietà di uomini. In Uganda, ad esempio, le imprese appartenenti a donne devono affrontare barriere ini-ziali significativamente superiori a quelli degli uomini, nonostante la maggiore efficienza produttiva in termi-ni di valore aggiunto per addetto.

Fonti: Banca Mondiale, FAO e IFAD (2008)

DISUGUAGLIANzE tRA UoMINI E DoNNE IN AGRICoLtURA - alcuni esempi

Quasi 1 miliardo di persone, 1/6 della popolazione mondiale soffre la fame cronica

•La malnutrizione colpisce in particolare donne in gravidanza e bambini causando morti premature e disabilità

•Le donne nei paesi in via di sviluppo rappresentano il 43% della forza lavoro agricola

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CIBO Il cibo e la donna

La campagna “Siamo la soluzione: Celebrare l’agricoltura africana familiare” è un forum promosso dalle organizza-zioni regionali africane e dalle piattaforme dei produttori dell’Africa del Est (riunite nel ROPPA), con cui ACRA colla-bora su differenti progetti che vogliono sostenere il tema della sovranità alimentare in Africa ed America Latina.

Tale processo è stato lanciato il 7 febbraio 2011 durante la più importante fiera agricola della regione (FIARA) a Dakar. Durerà tre anni e gradualmente si espanderà ad altre par-ti del continente, portato da dodici associazioni di donne nelle zone rurali dell’Africa occidentale. Il suo lancio è stato accompagnato da una Dichiarazione di Dakar che recita:

La campagna intende promuovere il protagonismo

delle donne nella produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli, quale mezzo di sviluppo

della agricoltura africana

Le organizzazioni dei produttori africani, i loro partner tecnici e finanziari, alcune organizzazioni di produttori agricoli e le ONG del Nord del mondo attraverso un consultazione per-manente svoltasi tra il 2006-2009 sulle questioni di Sovranità Alimentare in Africa, condividono l’evidenza che:

80% della popolazione mondiale è alimentato da pic-•coli produttori.Nonostante il contributo legato alle importanti risorse •naturali e ai saperi di milioni di produttori e produt-trici che vivono e lavorano nelle loro aziende familia-ri, la regione africana rimane fortemente dipendente dall’esterno per il cibo: “l’Africa si nutre con le navi”. Ciò ha portato a fare i Paesi e le popolazioni più vulnerabili ai rischi climatici.Questa dipendenza ha portato al paradosso per cui il •maggior tasso di povertà è registrato dalle comunità di agricoltori, tra le prime vittime dell’insicurezza ali-mentare.

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Angela Hernantez Sequeira

Coltivatrice, Dipartimento San Juan,

Nicaragua

Mi chiama Angela, ho 7 figli, vivo e lavoro nella comu-nità di Siempre Viva, nel dipartimento di San Juan in Nicaragua.Sono coltivatrice in questa piantagione nata grazie ai semi che ci ha fornito ACRA e da cui sono nati circa 8.000 banani. Erano piccoli semi da mettere nella terra, ho avuto fiducia, l’ho fatto e ora vedo i frutti. Nel mio piccolo appezzamento di terra coltivo più pian-te: yucca, ananas, riso, mais, fagioli, cacao, quequisque e dunque posso offrire ai miei figli cibi diversi e un’ali-mentazione più ricca e più sana. Prima del progetto, per mangiare un platano dovevo comprarlo al lago Tico o al fiume Indio, mentre ora no, adesso ne ho abbastanza per cucinare per la mia fami-glia, mio figlio, mia nuora, mio nipote e quando qual-cuno della mia famiglia arriva a chiedermi ‘regalami un casco di platano’, io soddisfatta posso rispondere “tieni, prendilo pure!”Con i frutti della prima raccolta abbiamo comprato la carne: pesce, pollo, maiale. Ho continuato a vendere i frutti così le mie entrate economiche sono decisamente migliorate e la mia vita è molto cambiata. Prima avevamo davvero poche possibilità di comprare il cibo, ora è tutto diverso.Se prima potevo comprare una “libbra” di carne, ora ne compro tre; ecco, questa è la differenza.

TESTIMONIANZA

“Consapevole dei ruoli e delle responsabilità nei confronti delle comunità che rappresentano (...) le Organizzazioni afri-cane adottano il presente documento (...)

Considerando che il settore agricolo in Africa è alla base •del benessere della maggioranza della popolazione, ric-chezza, tutela delle risorse naturali, il futuro dei giovani, la pace sociale;Considerando che lo sviluppo agricolo si deve basare •sullo sviluppo dell’agricoltura familiare con una forte connotazione agro-ecologica, connessa ai saperi tradi-zionali e delle pratiche agricole locali;Preoccupati per la mancanza di considerazione del •tema di “genere” nelle politiche agricole;Convinti che le politiche agro-alimentari, OGM e dei •modelli di produzione agricola provenienti dall’esterno non fanno altro che aumentare la povertà e le tensioni sociali (..);Convinti che le donne svolgono un ruolo chiave nel •processo di produzione, trasformazione e commercia-lizzazione dei prodotti agricoli;Convinti che la sovranità alimentare non può essere rag-•giunta senza un forte coinvolgimento delle donne nelle zone rurali;

I leader delle organizzazioni rurali donne africane e le reti sono determinati a lavorare per dimostrare che “noi siamo la soluzione”.Noi, dirigenti di associazioni di donne rurali africane del Burkina Faso, Ghana, Guinea, Mali e Senegal siamo deter-minati e impegnati a:

(…) Promuovere le buone pratiche agricole e le cono-•scenze trasmesse per generazioni in Africa e che hanno conservato la sovranità alimentari del continente; Influenzare i responsabili delle politiche e promuovere •una migliore governance, legata produzione agricola;Promuovere il modello di agricoltura familiare;•Lavorare per un dialogo continuo e la costruzione di •reti di donne rurali africane, per implementare agro-ecologiche che siano alternative alla rivoluzione verde;Diciamo la nostra OGM, No alla brevettabilità della vita •e no al modello di produzione agroindustriale; Viva le donne rurali! Viva l’agricoltura familiare africana!•

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Progetto: “Produrre conservando: incentivare lo sviluppo sostenibile e l’equità di genere nel Municipio di San Juan de Nicaragua, Dipartimento di Río San Juan”

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PRoDURRE CoNSERVANDo

Il progetto, finanziato dall’Unione Europea e realizzato in collaborazione con la Munici-palità locale, si sviluppa nel territorio di San Juan del Nicaragua (Dipartimento di Río San Juan) che appartiene a due aree protette (la Riserva Biologica Indio-Maíz e la Riserva di Vita Silvestre Río San Juan), le quali includo-no la più grande riserva di bosco tropicale umido del Paese, centro strategico di tutto il Centro America.

Nonostante vivano in un contesto ecologico particolare, ricco di risorse naturali e di bio-diversità, gli abitanti del Municipio versano in condizioni di grave povertà e isolamen-to. San Juan del Nicaragua si trova infatti a quasi due giorni di navigazione dal primo centro raggiungibile da autovetture e a 700 km dalla capitale.

Solo attraverso uno sviluppo capace di ga-rantire la tutela della biodiversità e la con-servazione di questo delicato ecosistema è pensabile un miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti di quest’area protetta. L’intervento si prefigge pertanto di conte-nere l’avanzamento della frontiera agricola per preservare la Riserva Biologica e, al con-tempo, di rafforzare le associazioni di donne (Grupo de Mujeres) e i gruppi di pescatori e produttori, di appoggiare attività econo-miche rispettose dell’ecosistema (pesca tra-dizionale, diversificazione delle coltivazioni, uso di concimi organici, valorizzazione delle essenze locali) e di promuovere la partecipa-zione attiva di uomini e donne alla gestione e alla pianificazione territoriale. L’educazio-ne ambientale si concepisce come asse tra-sversale del progetto.Una componente essenziale del progetto è la gestione integrata degli appezzamenti agroforestali familiari.

NICARAGUA

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1.164 beneficiari diretti nel 2010 di cui 524 sono donne

Nel processo di formazione per la gestione delle parcelle produttive sono state coinvolte 740 persone, di cui 216 donne. Come affermato dal titolo del progetto, l’approccio di genere è infatti un asse essen-ziale dei diversi interventi.

All’inizio del progetto solo il 18% delle donne partecipava ad

attività generatrici di reddito. ora, dopo due anni di lavoro, si

è giunti al 41%

Proprio nell’ottica del rafforzamento dell’equità di genere si sono forma-te ben otto microimprese di donne che allevano galline, polli e maiali. Alcuni esempi dei risultati tangibili del miglioramento del livello di vita delle donne che partecipano a que-ste attività promosse dal progetto: per un tempo di 3 ore giornaliere di lavoro ogni signora guadagna una media di 50 euro al mese ricavati dalla vendita di uova. Le signore che partecipano alle at-tività di allevamento di maiali per-cepiscono un guadagno mensile medio di circa 70 euro.Nel 2010 sono stati realizzati sei workshop su tematiche di genere: due rivolti alle famiglie coinvolte in

attività produttive a cui hanno par-tecipato 71 uomini, 68 donne e 55 adolescenti e quattro rivolti ai comi-tati comunali e alle altre strutture di partecipazione cittadina ai quali hanno assistito 252 persone: 41 uo-mini, 110 donne e 101 adolescenti.

Il progetto inizialmente prevedeva di coinvolgere almeno 50 donne nella gestione di microimprese, ad oggi si è riusciti a far partecipare ben 85 donne. Considerando che il progetto si concluderà verso la metà del 2012, l’obiettivo di perse-guire una maggiore equità di gene-re in termini di accesso alle oppor-tunità economiche si prevede che verrà raggiunto.

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TESTIMONIANZA

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Mi chiamo Martha Herrera Rivas Lōpez, ho 37 anni, sono sposata e ho sei figli. Insieme ad altre 4 donne ho costituito un gruppo che si è dato il nome di “La Esperanza” (Speranza) e abbiamo deciso di lavorare nel campo dell’allevamento delle galline e la produzione di uova.ACRA ci ha dato le galline, gli strumenti per dar da mangiare e bere alle galline e le sementi per gli alberi; il comune ci ha fornito il terreno e noi abbiamo impiegato tredici, quattordici giorni per costruire il pollaio, lavorando tutti insieme, uomini e donne della comunità. Ora io mi sveglio alle cinque del mattino, mi lavo, preparo la colazione e alle sei e mezza sono nel pollaio, do da mangiare alle galline, controllo che il pollaio sia pulito e che non ci siano galline malate; torno a casa, riordino e pulisco la casa; alle nove torno nel pollaio, cambio l’acqua, raccolgo le uova; alle dieci faccio il bucato, il bagno alla più piccola delle mie figlie, alle 12 mangiamo, poi torno a controllare le galline, poi di nuovo in casa, di nuovo alle cinque torno nel pollaio, prendo le ultime uova e le porto a casa. Qui una volta non avevamo le galline e quindi non avevamo uova; spesso andavamo al mercato per cercarle, ma raramente potevamo comprarle perché costavano troppo e poi spesso arrivavano già andate a male perché avevano compiuto un lungo viaggio in piroga. Ora invece abbiamo uova fresche tutti i giorni e ne possiamo dare uno a tutti i bambini della scuola.

Ma le uova le vendiamo anche! Il lunedì le portiamo a San Juan: ci vogliono nove ore per arrivare lì, vendere le uova e tornare a casa. Le nostre uova sono buone e fresche e tutti lo sanno, così riusciamo a venderne circa 2.000 alla settimana guadagnando più di 7.000 “cordobas”. Ogni settimana lasciamo cento cordoba per comprare le medicine per le galline e ci restano circa 1.800 cordobas a testa (corrispondente a circa 55 euro). In questo modo siamo riuscite a migliorare l’economia familiare. Adesso vogliamo andare avanti.

L’idea è quella di rafforzarsi fino a diventare autosufficienti per poter comprare da sole le nostre galline e portare avanti questa nostra microimpresa.

Martha Lorena Rivas LópezPresidente del gruppo di donne “La Esperanza”

PRoDURRE CoNSERVANDo

NICARAGUA

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Mi chiamo Ivania Diaz Urbina, ho 18 anni e vivo nella comunità El Jobo, nel dipartimento di San Juan in Nicaragua.Qui nella comunità de El Jobo, siamo un gruppo di quattro donne ad occuparci dei maiali.ACRA ci ha sostenuto aiutandoci a comprare i maiali e dandoci il materiale per costruire la porcilaia. Alle 6 di mattina veniamo a dare da mangiare ai maiali, alle 12 torniamo per lavare e pulire la porcilaia. Infine torniamo alle 4 per dare da mangiare e acqua ai maiali. Per gestire bene la nostra attività, dato che siamo in quattro, abbiamo deciso che a ognuna toccano 3 giorni. Abbiamo anche un registro dove appuntiamo tutto quello che diamo da mangiare ai maiali, scriviamo se una ha dato ai maiali il concentrato, quanto gliene ha dato, quanto acqua abbiamo dato, se abbiamo dato medicine, ferro, vitamine… Insomma scriviamo tutto sul registro.In poco tempo siamo diventate davvero un gruppo ben organizzato. Ora abbiamo 31 maialini, ne abbiamo già venduti i 25 e con i soldi ricavati abbiamo comprato il concentrato, il mais, per la manutenzione dei piccoli e dei grandi. Le nostre condizioni sono molto migliorate e ora abbiamo più soldi per le nostre famiglie.Prima vivevamo in una condizione molto difficile e spesso non avevamo possibilità di comprare cibo per i nostri figli, non sapevamo come fare… Se nessuno ti dà una mano come fai a rialzarti? Noi abbiamo avuto la volontà di farlo. Ora, abbiamo il nostro piccolo allevamento. Il nostro sogno? Avere sempre più maiali, migliorare sempre più…

Ivania Diaz UrbinaResponsabile dell’allevamento maiali

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Progetto: “Combattere la marginalizzazione dei contadini poveri e degli emigranti di Marocco, Senegal ed Ecuador attraverso lo sviluppo di reti commerciali e la promozione della diversità”

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Lavorare allo stesso tempo sulle colture e sulle culture, per far fronte ai cambiamenti sociali senza perdere la propria identità: questa l’azione, realizzata all’interno del programma Agrobiodiversità finanziato da IFAD e coordi-nato da Oxfam Italia in partnership con ACRA.

Il progetto in Senegal ha promosso l’agrobiodiversità at-traverso la valorizzazione delle filiere del baobab, del fonio e della moringa oleifera in 133 villaggi nelle zone rurali di Fatick, Kaolack, Kolda, Tambakounda, Thiès e Zi-guinchor, raggiungendo 1.985 beneficiari diretti di cui 300 uomini e 1.685 donne e più di 39.500 beneficiari totali. I prodotti sono stati selezionati sia per il loro forte poten-ziale nutritivo sia perché appartengono a pieno titolo a quelle coltivazioni tradizionali delle popolazioni locali che hanno profondamente risentito della diffusione delle mo-noculture (specialmente l’arachide nelle zone del proget-to) che hanno tolto loro spazio e hannofatto sì che i coltivatori non le utilizzassero più per il loro sostentamento.

AGRoBIoDIVERSItà, CULtURE E SVILUPPo LoCALE

SENEGAL

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1.985 beneficiari diretti di cui 300 uomini e 1.685 donne e più di 39.500 beneficiari totali

Il progetto, realizzato in Senegal in collaborazione con Enda Graf, ha coinvolto 147 organizzazioni con-tadine, i piccoli produttori, i consu-matori, i gruppi di donne e giovani, le amministrazioni locali decentrate, i comitati di villaggio per la sorve-glianza delle risorse naturali e le as-sociazioni di guaritori tradizionali.

A fianco delle attività di sviluppo e appoggio alle filiere produttive, il programma ha sviluppato un ap-proccio innovativo realizzando una ricerca etno-psichiatrica sui valori intangibili legati alle specie selezio-nate, così da rafforzarne la trasmis-sione e rendere tali valori strumenti di rafforzamento delle filiere. Tra i risultati della ricerca è stato evidenziato il ruolo centrale delle donne nell’assicurare la sicurezza alimentare e nel vigilare sulla sa-lute del nucleo familiare, un ruolo riconosciuto dall’intera comunità.

In Casamance, nel Sine Saloum e a Kedougou ACRA ha collaborato con le associazioni di donne che lavora-no alla trasformazione del baobab, di cui è tradizionalmente utilizzata ogni parte.

il baobab è rifugio per gli

“spiriti”, tomba per i griot, totem protettore

di molte comunità. Quindi tutelare il baobab significa valorizzare una

coltura e una cultura

Le donne hanno un ruolo centrale nell’assicurare la

sicurezza alimentare e nel vigilare sulla salute del nucleo

familiare

La polpa del suo frutto è un impor-tante integratore alimentare. Con le foglie si prepara una salsa che accompagna i principali piatti della cucina locale. Nella medicina tradi-zionale le radici, la corteccia, le fo-glie vengono utilizzate nella prepa-razione di rimedi naturali. Ma il baobab è anche rifugio per gli “spiriti”, tomba per i griot, totem protettore di molte comunità. Va-lorizzare il baobab significa, quindi, valorizzare una cultura.

Oltre al sostegno all’acquisto de-gli equipaggiamenti necessari e al rafforzamento delle capacità per la produzione e trasformazione del ba-obab, attraverso numerosi scambi e oltre 10 diversi percorsi di formazio-ne per le donne (circa 200) e per le

associazioni, il progetto ha promosso anche la valorizzazione della polvere di baobab sui mercati internazionali attraverso un accordo commerciale con CTM Altromercato.

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ECONOMIA L’economia e la donna (microfinanza, social business e sviluppo economico)

Metà della popolazione mondiale vive in condizioni di po-vertà, sopravvivendo con meno di 2 $ al giorno. Solo au-mentando il loro basso reddito, le famiglie povere o con scarse opportunità lavorative possono far fronte alla pre-gnante necessità di sfamare, educare e garantire l’assi-stenza sanitaria ai propri figli.Per incrementare lo sviluppo delle proprie comunità, la popolazione locale, in particolare le donne, spesso intra-prendenti, ma con scarse competenze tecniche, necessi-tano, però, sia di formazione sia di risorse finanziarie da investire in attività economiche.

In questo ultimo anno ACRA ha particolarmente ricercato soluzioni capaci di determinare un migliore accesso alle opportunità di mercato e ha intensificato il proprio inter-vento di lavoro con le imprese sociali e anche col settore privato in generale proprio con l’obiettivo di migliorare la propria efficacia nella lotta contro la povertà.

Dare accesso a servizi finanziari di qualità è fondamentale per permettere alle persone di rendere concrete le proprie idee d’impresa ed esplorare le proprie capacità impren-ditoriali. Per fare questo ACRA collabora con istituzioni di microfinanza locali con l’idea di aiutarle a fornire servizi fi-nanziari perenni, durevoli e raggiungere la sostenibilità.

In Senegal, ad esempio, ACRA affianca l’URMECS (Union Rurale des Mutuelles d’Epargne et de Crédit du Sénégal), un’istituzione di microfinanza rurale formata da 15 cas-

Per permettere ai gruppi più svantaggiati, in particolare

alle donne e ai giovani, di accedere ai mercati, AcrA

è impegnata sul fronte della microfinanza, in particolare in ecuador, Senegal e nicaragua

se di villaggio che comprende 10.156 persone di cui 3694, pari al 36%, sono donne. Significativo è il fatto che le donne non siano solo clienti, ma anche coinvol-te nella gestione delle stesse: nei comitati di credito e di sorveglianza si registra una presenza femminile intorno al 20%. Per tutte le casse è previsto un prodotto finanziario di promozione femminile: si tratta di un credito erogato per acquistare presse per l’estrazione dell’olio di arachi-di e di altri prodotti locali, mulini per il miglio e tutto ciò che può alleggerire il lavoro manuale delle donne.Finalità prioritaria del lavoro di ACRA a fianco dell’UR-MECS è quella di portare l’istituzione a promuovere sino al 40% l’accesso al credito femminile (al 31 di-cembre 2010 il 42% di donne hanno aperto un conto e solo il 25% ha ottenuto un finanziamento), ad amplia-re la propria offerta di prodotti socialmente rilevanti come le assicurazioni agricole e sanitarie e raggiungere, entro 3 anni, una dimensione ottimale(25 casse), un nu-mero più elevato di clienti e una conseguente sostenibi-lità finanziaria.

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In Ecuador, Senegal e Italia ACRA sta esplorando inoltre soluzioni per valo-rizzare le rimesse dei migranti e i loro investimenti in iniziative produttive e di sviluppo rurale, attraverso istitu-zioni di microfinanza locale. Nel 2010 particolare impegno è stato messo nel facilitare la conoscenza delle isti-tuzioni di microfinanza rurali al siste-ma bancario italiano per permettere a questi enti di lavorare insieme.

Per promuovere lo sviluppo econo-mico delle aree rurali, anche nel 2010 ACRA ha continuato a sostenere le organizzazioni contadine nella pro-mozione o consolidamento di filiere commerciali di prodotti agricoli e di pastorizia e a promuovere attività generatrici di reddito molto diversi-ficate: dalle attività economiche degli

rafforzare il ruolo economico

delle donne e migliorare le loro

possibilità di accesso a servizi, risorse produttive

e opportunità imprenditoriali:

questo l’impegno che AcrA intende portare avanti nei

prossimi anni

artigiani in Tanzania, alla trasforma-zione della fibra di alpaca e di lama delle cooperative di donne in Bolivia e in Ecuador, alla promozione del tu-rismo responsabile in Burkina Faso, alla gestione dei rifiuti solidi urbani in Nicaragua, al supporto alle attività economiche delle associazioni di ge-nitori nei villaggi del Ciad.

Lavorare in ambito economico per ACRA significa anche promuovere l’idea di impresa sociale10 quale solu-zione di mercato efficace nel dare una risposta ai problemi sociali più urgenti che le persone vulnerabili e margina-lizzate affrontano ogni giorno.

In questo ambito ACRA si posiziona tra le prime realtà italiane a pro-muovere questo tipo di approccio.

Nel nord del Camerun ACRA ha lavo-rato con le comunità locali e con le associazioni di donne per la creazio-ne di un’impresa sociale, LogONE, per la produzione di olio di Neem attraverso un processo ad alta tec-nologia (tecnologia supercritica).

In Tanzania ACRA, in collaborazione con partner locali e con il partner strategico Fundaciòn Paraguaya, si è impegnata a creare un’impresa so-ciale per la gestione di una scuola tecnica agricola autosostenibile.

In India invece, con il partner FEM (Associazione che lavora nell’ambito dell’empowerment femminile e nel social businnes), ACRA è impegnata in un intervento di scouting, cioè di ri-cerca di imprese sociali d’eccellenza che operano nel campo dell’elettrifi-cazione rurale, la costruzione di case ecologiche a basso costo, la gestione dei rifiuti, le microassicurazioni sani-tarie e la purificazione dell’acqua.

10. L’impresa sociale è caratterizzata da un’attività economica gestita con sistemi e strategie che sono proprie di un’attività imprenditoriale commerciale, ma si differenzia dalle altre in quanto la sua mission sociale è il suo obiettivo primario. Per permettere a queste imprese di funzionare ACRA vuole coinvol-gere investitori non solo filantropici ma anche investitori commerciali.

A livello globale la percentuale delle donne occupate in condizioni di precarietà si aggira oltre il 50%, il 53% quella

•impiegata in lavori rischiosi

Le donne guadagnano il 10% del reddito del mondo e possiedono l’1% di tutte le proprietà a livello mondiale

•A parità di prestazione lavorativa, le donne sono pagate mediamente tra il 10 e il 30% in meno rispetto agli uomini

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BOLIVIA

Progetto: “Incremento delle capacità ed opportunità dei soci delle Organizzazioni Economiche Contadine (OECAs) boliviane, per generare reddito, impiego ed inclusione sociale in area rurale”

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Il progetto della durata di cinque anni ha avuto inizio nel 2008 con la finalità di ap-poggiare il movimento delle OECAs (Orga-nizzazioni Economiche Contadine bolivia-ne) e la CIOEC Bolivia (l’organizzazione che le rappresenta e che le coordina a livello nazionale), potenziando le loro capaci-tà gestionali, produttive e commerciali e permettendo così alle famiglie contadine - socie delle organizzazioni - di diventare interpreti dello sviluppo economico loca-le, dipartimentale e nazionale secondo un modello di economia solidale basata su un’agricoltura sostenibile e diretta a garan-tire la sicurezza alimentare dei suoi soci.L’intervento interessa la rete di OECAs di 4 dipartimenti in Bolivia: Pando, La Paz, Tarija e Potosì per un totale di circa 6.400 famiglie e di circa 33.000 persone.

SVILUPPo ECoNoMICo E FILIERE CoMMERCIALIPRoGEttI

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Il 45% delle persone che hanno terminato il secondo e ultimo ciclo di formazione nei corsi è rappresentato

da donne con età compresa tra i 20 e 55 anni

Gli ambiti produttivi a cui viene for-nito appoggio e supporto tecnico riguardano in particolare la produ-zione di cacao, caffè, arachidi, noci amazzoniche e, nel Dipartimento di Potosì, la valorizzazione dei prodotti derivati dall’allevamento del lama.

Una delle attività appoggiate e fi-nanziate dal progetto è la forma-zione di leader comunitari e mem-bri delle stesse OECAs attraverso la realizzazione di corsi in tema di commercializzazione, marketing e organizzazione della catena produt-tiva e specifiche sessioni formative in amministrazione e gestione di impresa, utilizzo di mezzi informa-tici ed elaborazione di contenuti per l’aggiornamento di siti internet.

Tali attività di formazione e svilup-po delle capacità individuali sono svolte dalla Scuola di Leader gestita dalla CIOEC Bolivia.

Oltre ad attività di formazione e sensibilizzazione, il progetto ha fi-nanziato - mediante il Fondoecas - piccoli progetti elaborati e imple-mentati dalle stesse organizzazioni, la partecipazione a fiere locali e na-zionali per l’esposizione e la vendita dei prodotti e lo sviluppo dell’azione dei Piani commerciali delle filiere dell’artigianato, della noce amazzo-nica e dei derivati del lama.Dati del 2009 riferiscono che dei 65 progetti di cui hanno beneficiato 6.156 soci di OECAs, il 43% è rap-presentato da donne.

Se a livello di organizzazioni di base circa il 55% dei soci sono donne, anche nella CIOEC Bolivia il 45% del personale è composto da donne. Non va inoltre dimenticato come molte delle organizzazioni affiliate alla CIOEC Bolivia siano composte esclusivamente da donne.

il progetto costituisce una importante opportunità per aiutare il settore produttivo

rurale in Bolivia senza trascurare di appoggiare le tematiche di genere mediante lo sviluppo delle capacità individuali delle socie delle

organizzazioni beneficiarie e la loro inclusione nei processi decisionali

Ne sono un esempio ComArt Tu-kuypaj (Comunità di Produttrici di oggetti d’artigianato) di La Paz, La Llamita (produttrici di prodotti in fi-bra di lama) di Potosí, ASITRAFRUT (produttrici di marmellate) di La Paz o Omcsa (Organizzazione Microre-gionale Campesina de la Alta Cuen-ca del río Santa Ana) di Tarija.

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Dalle anDe agli appennini: un viaggio sul Filo Di lana

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9 maggio, ore 21.30 atterraggio all’aeroporto di Linate.

È la fine di un viaggio di migliaia di chilometri, cominciato

sulle sperdute vette andine, ma è anche l’inizio dell’av-

ventura delle nostre cinque protagoniste: tre signore boliviane e

due ecuadoriane in visita nel nostro paese. Ad attenderle, nella

ventina di giorni che trascorreranno in Italia, una serie di per-

sone e di impegni importanti che disegneranno una bella storia

di cooperazione tra paesi e di scambio tra culture diverse.

Celia, vidalia e leocadia dalla Bolivia, natividad e Mag-

dalena dall’Ecuador sono abili artigiane nella trasformazione

e lavorazione della fibra di due animali tipici delle zone andine:

il lama e l’alpaca, dal cui morbido vello si ricava la pregiata

lana che tutti conosciamo. Sono giunte sul suolo italiano grazie

alle attività di tre progetti che ACRA sta realizzando in Bo-

livia e in ecuador grazie al co-finanziamento dell’Unione

Europea. Davanti ai nostri sguardi ammirati, le nostre amiche

estraggono fiere dalle loro cariche valigie una quantità indefi-

nita di scialli, sciarpe, guanti, e altri manufatti dalle

calde sfumature e dall’impalpabile leggerezza: i prodotti che

faranno conoscere al mercato italiano.

Appena arrivate a Milano, le cholitas (il nome con cui vengono

chiamate le donne vestite in abiti “tipici”, con larghe gonne,

lunghe trecce e bombetta sul capo) con ancora negli occhi

il cielo blu delle Ande, già si apprestano a costeggiare con la

ferrovia un’altra catena di monti, gli appennini, fino a rag-

giungere le Marche. È questa terra di gente operosa, dove

sopravvivono ancora numerosi artigiani che tentano

di salvaguardare antiche tecniche di produzione, a dare

ospitalità alle cinque signore. Cuore di questa lunga visita di

scambio è la città di Macerata.

Qui le artigiane, accolte con calorosità da Patriza Ginesi, se-

guono un corso di tessitura presso il laboratorio La Tela

apprendendo l’utilizzo dei telai a liccetti (antico procedimento

tessile che affonda le sue radici nel medioevo come testimonia-

to dai dipinti di Giotto e Leonardo), l’antica arte del macramé e

imparando nuovi disegni e motivi da inserire nelle loro crea-

zioni di soffice lana.

Il percorso formativo pensato per le signore sudamericane è

nato con lo scopo di migliorare le loro capacità tecniche

ECONOMIA SOLIDALEPRoGEttI

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e imprenditoriali e di potenziare i loro prodotti per

renderli più appetibili al mercato locale e internazionale. L’abi-

lità di queste artigiane nell’intrecciare sottili fili di lana per cre-

are bellissimi manufatti si è quindi, applicata anche nello sforzo

di annodare duraturi sodalizi con partner commerciali italiani.

Grazie alla mediazione del Consorzio Arianne (che si occu-

pa di studiare e valorizzare le fibre tessili naturali) le nostre ospiti

hanno potuto intrattenere interessanti contatti con alcune realtà

imprenditoriali marchigiane, ma anche esplorare le opportuni-

tà offerte dal commercio equo-solidale attraverso l’interesse di-

mostrato dalla cooperativa sociale Mondo Solidale.

E così, uno dopo l’altro sono trascorsi i giorni. Tra un colpo

sul pedale del telaio, un salto alla cooperativa La Campana,

a Montefiore dell’Aso, per scambiare pareri sulle tecniche di

tintura naturale, non è neppure mancato il tempo per spingersi

fino in Umbria a conoscere un allevamento tutto italia-

no di alpaca, la Maridiana di Umbertide.

Ma tutti i viaggi si concludono ed è già arrivato il tempo

dei saluti. Milano, 28 maggio, ore 19. Dopo una visita alla sede

di ACRA e due foto ricordo sotto il Duomo, Celia, Leocadia,

Vidalia, Maddalena e Nati, con le valigie un po’ più vuo-

te ma con un ricco bagaglio di nuove conoscenze da

trasmettere alle loro compagne di lavoro, sono pronte per far

ritorno a casa. Hanno in serbo la speranza di rafforzare

le loro associazioni artigianali e anche noi ci auguriamo

che questa opportunità sia un nuovo passo per migliorare le

condizioni di vita delle loro famiglie che vivono con le poche

risorse che una terra così aspra può offrire.

Ci è sembrata questa, soprattutto una storia di donne: don-

ne, capaci di far crescere lo sviluppo delle proprie comu-

nità, di creare futuro attraverso il recupero di un passato

che si trasferisce di generazione in generazione nel

rapido movimento di esperte mani, depositarie di un arcaico

“saper fare”. Ma in questo viaggio si è anche compiuto uno

scambio di esperienze tra i piccoli produttori del Sud e

del Nord del mondo, custodi di saperi antichi e nobili mestieri

spesso dimenticati, che tra loro hanno saputo dialogare attra-

verso un linguaggio comune fatto di ingegno e di talento.

Laura Giuccioli, ACRA

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Progetto: “Ecuador: rimesse per lo sviluppo”

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Si tratta di un progetto di cosviluppo che nasce nel contesto multiculturale italiano, caratterizzato da numerosi fenome-ni migratori, con la finalità di rendere i cittadini migranti protagonisti dello sviluppo dei loro territori d’origine. Il progetto intende infatti focalizzarsi sulla comunità ecuado-riana presente sul territorio italiano e creare reti di colle-gamento con azioni di sviluppo locale nelle comunità rurali delle province di Azuay e Cañar in Ecuador.In particolare verrà rafforzato e potenziato il sistema finan-ziario di trasferimento delle rimesse dei migranti verso il paese di origine e verranno promosse modalità di investi-mento di tali risorse per la realizzazione e riabilitazione di opere infrastrutturali idriche.

LE COMUNITA’ MIGRANTI PRotAGoNIStE DELLo SVILUPPo

Nel corso del primo anno il progetto, finanziato dalla Fon-dazione Cariplo e dalla Fondazione Vismara, ha contribuito a promuovere la creazione di un meccanismo di co-svilup-po tra comunità di migranti, enti finanziari, istituzioni e at-tori locali in Ecuador e in Italia.È stata avviata la consultazione tra enti finanziari ecuado-riani ed italiani (Cooperativa di Credito e Risparmio Jardin Azuayo, Extrabanca ed altre istituzioni finanziarie) per la definizione di partnership finalizzate al miglioramento del-le condizioni di trasferimento delle rimesse in Ecuador e all’offerta di prodotti finanziari innovativi da proporre alla comunità ecuadoriana e destinati all’investimento del ri-sparmio dei migranti in progetti di sviluppo locale.Ad oggi, in collaborazione con Senami (Segreteria Nazio-nale del Migrante) e con il Consolato Ecuadoriano, sono state intervistate e analizzate 109 associazioni di migranti ecuadoriani presenti sul territorio italiano, con l’obiettivo di aggiornare i database esistenti e proporre un percorso di capacity building disegnato appositamente sui bisogni emersi nella fase iniziale della mappatura.

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Al corso di formazione realizzato sul tema associazionismo e progettazio-ne rivolto alle associazioni di migranti ecuadoriani, più della metà dei par-tecipanti era composta da donne.

Tra i risultati raggiunti si è contri-buito, in questo modo, a rafforzare il potere decisionale delle donne coinvolte, consolidare le competen-ze gestionali nel coordinamento di un’associazione e migliorare le loro capacità di identificazione e stesura di progetti di sviluppo.

Le donne ecuadoriane spesso

risultano essere i membri più attivi e

impegnati all’interno delle associazioni di

migranti

700 beneficiari diretti nel 2010 di cui 350 sono donne

L’approccio di genere costituisce in-fatti un criterio fondamentale nell’as-segnazione dei punteggi e quindi nel-la selezione dei progetti da realizzare.In Ecuador è stato attivato il Fondo Acqua per il co-finanziamento di progetti relativi alla riabilitazione o realizzazione di infrastrutture idriche di base mediante la pubblicazione di due bandi a concorso rivolti alle mu-nicipalità locali ed è stata supportata la prima delle opere infrastrutturali, ovvero la realizzazione di un impian-to idrico che consentirà a 365 perso-ne, di cui 150 donne e 95 bambine e bambini tra 0 e 12 anni, di bere acqua potabile nella comunità di Ñamarin, nel Municipio di Nabón ap-partenente alla Provincia di Azuay.Sono state avviate le necessarie fasi propedeutiche alla valutazione di im-pianti di fornitura di acqua potabile e per irrigazione destinati a circa 5.000 persone, che verranno raggiunte dai servizi promossi dal progetto nei prossimi due anni di intervento.

Un altro risultato del progetto è sta-to quello di contribuire, attraverso un supporto formativo e finanziario con un fondo di microcredito e in collaborazione con CECCA (Centro de Capacitatiòn Campesina del Azuay) ONG locale partner del progetto, all’emancipazione femminile e al raf-forzamento di una rete di 350 donne all’interno della comunità di Paute chiamata “Red de Mujeres” e ricono-sciuta a livello nazionale dal governo ecuadoriano. La rete è stata sostenu-ta anche nella produzione e commer-cializzazione di prodotti locali.

La “Red de Mujeres” è impegnata

dal 1993 nella creazione di consapevolezza sui diritti-doveri

delle donne, nell’accrescimento dell’autostima delle

proprie socie e in servizi di supporto a familiari di persone

emigrate dall’ecuador

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La nostra rete è una unione di donne accomunate da un interesse condiviso che promuove alternative di organizzazione sociale contro qualsiasi forma piramidale, patriarcale, machista e di falsa rappresentatività di poteri e gerarchie. La Red de Mujeres nasce nel 1993 in seguito al disastro naturale causato dall’esplosione di una diga nella zona di Paute. In fase di ricostruzione è emersa tra la popolazione femminile tanta voglia di aiutare e supportarsi vicendevolmente.Dopo la fase di emergenza, vi erano associazioni e gruppi di donne che compravano terreni per far crescere piante destinate alla riforestazione, considerati i danni ambientali causati dal disastro. Dall’agosto 2003 la rete ha cominciato ad occuparsi anche di commercializzazione, in quel momento le socie che commercializzavano i propri prodotti grazie alla rete erano 20, oggi sono 105.Nel 2005 si sono delineate in maniera strategica cinque linee di intervento della rete: organizzazione, formazione (in termini di accresci-mento dell’autostima, diritti/doveri e sviluppo di personalità rivolto alle donne), produzione, commercializzazione, risparmio e credito.La rete ad oggi conta 350 socie, organizzate in 17 comitati suddivisi per 7 juntas parroquiales (ossia circoscrizioni territoriali), ha 700-1000 clienti a settimana, con un fatturato di 35.000 dollari mensili.

Il territorio in cui ci troviamo era un tempo dedicato alla produzione di alcool e caratterizzato da un forte machismo, ad oggi le cose sono cambiate ed è mutata anche la relazione tra uomo e donna all’interno della famiglia. All’inizio della storia della rete, i mariti im-pedivano alle donne di iscriversi all’organizzazione dicendo che le socie erano delle donne ribelli. Man mano che alcune donne hanno iniziato ad aderire, per conoscere i propri diritti, chiedere credito per attività produttive e migliorare la propria condizione economica, vi è stata una sempre maggiore partecipazione. Il fatto che i mariti fossero contrari significava che la rete stava lavorando bene.La rete è socia fondatrice della cooperativa Jardin Azuayo, nata nel 1997. Inizialmente la rete aveva un piccolo risparmio che depo-sitava nella cooperativa per chiedere credito.

I fondi depositati tuttavia erano pochi a fronte della notevole necessità di credito; ad oggi invece le socie della rete hanno moltissi-mi crediti aperti presso la cooperativa. Il credito della cooperativa va alla singola socia, ma è il comitato della rete che la supporta nel caso quest’ultima non fosse in grado di rimborsare regolarmente a causa di vari problemi.Per il futuro ci piacerebbe avere la possibilità di formare nuovi leader per la gestione e coordinamento della rete, di terminare

la costruzione della struttura del mercato a Paute edificando il secondo piano perché lo spazio è molto limitato. Le socie che attualmente vendono al mercato sono 105, ma la domanda di spazio per vendere propri prodotti è sempre molto alta. Vor-remmo anche comprendere come vendere i nostri prodotti in altri mercati aggiuntivi, dato che la domanda di polli e porcellini d’india ad esempio è molto alta e l’offerta fatica ad esaurirla.

Con fierezza dobbiamo dire che il BID (Banca Interamericana di Sviluppo) ha erogato un credito di 9 milioni di dollari alla Coo-perativa Jardin Azuayo con complimenti da parte del presiden-te dell’Ecuador, per l’esperienza molto positiva della “Red de Mujeres”, che la cooperativa sostiene.

Elisa Barahona, Direttore della Red de Mujeres con focus su commercializzazione

TESTIMONIANZALE COMUNITA’ MIGRANTI PRotAGoNIStE DELLo SVILUPPo

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Io sono entrata a far parte della Rete nel 2000, ero sola e senza marito, con due figli a carico.Avevo molte difficoltà perché dovevo occuparmi da sola di loro e del loro sostentamento.

Grazie al supporto della rete nel mio lavoro, oggi sto meglio; i miei figli stanno bene e sono felici, uno dei due va anche all’università!Il fatto di avere maggiore reddito è un elemento fondamentale, è uno dei motivi che maggiormente stimola le donne a entrare nella rete. Inoltre la rete aiuta anche nelle faccende quotidiane, ad esempio andare dal dottore; la rete solidifica i rapporti e una persona si “dimentica” un po’ dei propri problemi personali quando è in gruppo ed impegnata in attività.

Nella zona in cui abitiamo c’è anche il fenomeno dell’emigrazione, ovvero tante donne rimangono sole perché i mariti emigrano per cercare fortuna all’estero, negli USA ad esempio. Tante persone che conoscevamo sono emigrate e morte durante il tragitto, oppure non si hanno più informazioni su di loro.

Per queste donne è ancora più importante sapere di partecipare ad una rete e vivere una dimensione di gruppo, che valo-rizzi loro come persone interamente, nell’ambito lavorativo, personale, comunitario e sociale.

María BarreraResponsabile organizzazione della Red de Mujeres

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priMo inContro Di aCra in una sCuola Dell’eCuaDor: si parla Di aCQua

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Il 5 ottobre 2010, a Guachun, nella provincia ecuadoria-na di Azuay, ACRA ha realizzato il suo primo intervento in una scuola del paese: un evento di formazione sul tema dell’acqua per parlare dell’importanza che questa risor-sa riveste nella nostra quotidianità e della responsabilità dell’uomo nella sua conservazione.

L’evento è stato realizzato grazie al progetto “Ecuador: rimesse per lo sviluppo”, finanziato da Fondazione Cariplo e da Fon-dazione Peppino Vismara.

Guachun è la comunità più popolosa (circa 120 famiglie) tra le sette coinvolte nel progetto di fornitura di acqua po-

tabile della zona di el Descanso, area in cui è previsto a breve il sostegno del Fondo acqua e dove sarà costruito, grazie ai fondi legati alle rimesse dei migranti ecua-doriani in italia, un impianto idrico per la fornitura di acqua potabile.

Alla scuola di Guachun sono iscritti 57 bamibini e bam-bine di età compresa tra i 5 e i 12 anni, mentre 4 sono i professori che costituiscono il personale docente.

Il loro coinvolgimento è stato possibile grazie alla sensibilità e all’interesse del direttore circa la tematica trattata, il che ha permesso di incontrare i giovani alunni.

LE CoMUNItà MIGRANtI PRotAGoNIStE DELLo SVILUPPo

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La progettazione dell’evento ha visto la partecipazione di più persone: preziosissimo è stato il supporto del settore di Educazione allo Sviluppo della sede di Milano e il coinvolgimento di due socio-educatrici spagnole vo-lontarie, oltre, naturalmente, all’operato del personale aCra in ecuador.

Attraverso giochi di gruppo, laboratori e momen-ti più strettamente educativi è stato possibile trattare molti argomenti legati all’uso dell’acqua, alla sua importan-za, conservazione, qualità, potabilità, ecc.

L’iniziativa si è rivelata un vero successo: i professori han-no chiesto di organizzare un’altra giornata di discussione e

approfondimento, i volontari hanno dato la loro disponibi-lità per un secondo incontro e, motivo di grande orgoglio e soddisfazione, i bambini si sono dimostrati entusiasti e par-tecipi a tutte le attività, tanto che alla fine hanno chiesto “quando tornate?”.

Tutto questo entusiasmo è un ottimo propellente motivazio-nale per continuare a progettare e realizzare eventi e incontri di questo tipo e, vista l’esplicita richiesta, si sta già pensando a un secondo intervento nella stessa scuola, incentrato sulla protezione delle fonti e la riforestazione.

Redazione ACRA

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EDUCAZIONE L’educazione e la donna

ACRA si sta impegnando nella costruzione delle linee gui-da inerenti all’educazione e ai diritti dei bambine/i e gio-vani utilizzando una metodologia partecipativa, nella con-sapevolezza che queste categorie insieme alle donne sono soggetti sociali determinanti nella costruzione di strategie di superamento della povertà e di ogni forma di discrimi-nazione.L’educazione è inoltre componente trasversale in tutti i progetti promossi da ACRA: dall’alfabetizzazione di base, all’educazione ambientale, fino alla formazione tecnica e professionale e all’educazione informale rivolta agli adulti, con particolare attenzione alle donne.

Inoltre sono 71 milioni gli/le adolescenti che non fre-quentano il ciclo successivo. I passi in avanti compiuti ver-so il raggiungimento del secondo Obiettivo del Millennio, l’istruzione primaria universale (meta ancora lontana per molti paesi) evidenziano l’esistenza di una sostanziale di-scriminazione nei confronti delle bambine ostacolando così il raggiungimento entro il 2015 del terzo obiettivo sulla promozione della parità di genere e l’empowerment delle donne. Inoltre il miglioramento dell’accesso alla scuola primaria è ridotto dall’allarmante divario che ancora si registra tra alunni e alunne.

Secondo le stime più recenti dell’Unicef sono 69 milioni i bambini che non

frequentano la scuola primaria e 2/3 sono bambine

nei paesi poveri le bambine e le ragazze portano

a termine più difficilmente la scuola primaria e questa discriminazione si accentua

nella scuola secondaria e all’università

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Queste problematiche sono ampia-mente riscontrabili in diverse aree in cui opera ACRA e in particolare in Ciad paese dove ACRA sta gestendo numerosi progetti centrati sul tema dell’educazione nelle aree rurali. In molti casi le attività coinvolgono i vil-laggi autoctoni e le popolazioni cen-troafricane che risiedono dal 2002 nei campi profughi situati lungo il confine tra i due paesi.Per far fronte alla situazione di gra-vi carenze nell’attuazione del diritto allo studio relative a strutture/infra-strutture e alla qualità delle propo-ste educative, ACRA sta costruendo gradualmente una strategia paese che prevede il confronto mensile tra tutte le equipe dei progetti edu-

cazione al fine di potersi sostenere vicendevolmente nello svolgimento delle attività e di individuare obietti-vi di intervento comuni. Un esempio di condivisione che coin-volge tutti i progetti è la campagna 2011-12 per promuovere il diritto allo studio che intende agire per aumentare il tasso di iscrizione alla scuola primaria di bambini e bambi-ne e per ridurre la dispersione scola-stica soprattutto delle bambine.

Secondo l’Unicef, in Ciad il tasso net-to di iscrizione alla scuola primaria è del 41% per i bambini e del 31% per le bambine, mentre nella scuola se-condaria è del 13% per i maschi e del 5% per le femmine.

chi meglio di una mamma sensibilizzata

può sostenere la scolarizzazione di

una figlia?

Per contribuire a colmare questa differenza di genere la Campagna adotta strumenti specifici per la scolarizzazione delle bambine e l’al-fabetizzazione delle donne per sot-tolineare gli enormi vantaggi che si possono ottenere aumentando il loro livello di istruzione (diminuzione di matrimoni e gravidanze precoci, mi-glioramento nella capacità di cresce-re i figli, consapevolezza sociale). Un aspetto importante della campagna è la sensibilizzazione dei genitori in collaborazione con le autorità locali sull’importanza dell’istruzione.

Nell’ambito dei progetti educativi di ACRA viene riposta molta attenzio-ne anche all’assunzione di persona-le femminile nei vari ruoli in quanto presenze fondamentali per il lavo-ro di contatto con le donne, viene inoltre promossa la formazione del-le AME (Associazioni delle Mamme degli Allievi) con l’obiettivo di coin-volgerle direttamente a vari livelli: alfabetizzazione delle stesse mam-me, promozione di attività genera-trici di reddito finalizzate ai bisogni della scuola, ruolo attivo all’interno della famiglie e della comunità per mandare le bambine a scuola.

2/3 dei 774 milioni di adulti analfabeti nel mondo sono donne

•Dei 72 milioni di bambini che non frequentano la scuola (dato UNESCo, 2010) il 54% sono bambine

•215 milioni di minori sono bambini lavoratori (115 sfruttati in lavori pericolosi)

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Progetto: “Partecipazione cittadina e acceso al lavoro dei giovani in due Municipi del Dipartimento di Ahuachapán, El Salvador”

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EL SALVADOR

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In El Salvador, il paese più piccolo e più densamente po-polato dell’America Centrale, il 58% degli abitanti vive nel territorio rurale. Nonostante rappresentino una parte maggioritaria della popolazione salvadoregna, i giovani ri-sultano una categoria vulnerabile per molte ragioni, tra le quali la difficoltà nell’accesso al mondo del lavoro e la mancanza di meccanismi di rappresentanza giovanile nel quadro delle politiche pubbliche.

Migliorare la qualità della vita dei giovani del Municipio di Guaymango e Jujutla, far sì che essi partecipino attiva-mente al processo di sviluppo delle aree rurali, promuo-vendo la creazione di una rete giovanile e creando nuo-ve opportunità di lavoro, attraverso attività economiche auto-gestite dai giovani: questi gli obiettivi fondamentali su cui il progetto, co-finanziato dall’ Unione Europea, si è concentrato.

GIOVANI E CITTADINANZA ATTIVA

Oltre 400 giovani (ragazzi disoccupati, capi famiglia, ra-gazze madri), sono stati coinvolti attivamente nelle attivi-tà delle rete giovanile Torogoz e nelle attività generatrici di reddito. I beneficiari finali del progetto includono tutta la popolazione giovanile dei due municipi di Guaymango e Jujutla, per un totale di circa 47.000 persone (di cui cir-ca il 50% ragazze).

In collaborazione con l’Università Centroamericana José Simeón Cañas, è stata inizialmente realizzata una ricerca partecipativa sulla realtà giovanile dei Municipi di Guay-mango e Jujutla che ha portato alla creazione della rete giovanile TOROGOZ coinvolta in una serie di azioni di ag-gregazione, di svago e di arricchimento culturale, in un’ot-tica di sviluppo integrale: programmi radiofonici gestiti dai giovani stessi, produzione di video; gruppi musicali, di teatro e di danza.

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Per aggregare i giovani e promuo-vere la rete si sono organizzati an-che corsi di pittura su ceramica e su stoffa e laboratori di poesia.

Tutte le iniziative sono state pro-mosse grazie alla collaborazione con diversi partner presenti sul ter-ritorio: UCA, OIKOS ( Cooperação y desenvolvimento) FUNSALPRODESE (Fundación Salvadoreña para la Pro-moción Social y el Desarrollo Econó-mico) e FUNDESYRAM (Fundación para el Desarrollo Socioeconómico y Restauración Ambiental).

ogni giorno circa 700 cittadini abbandonano El Salvador

La migrazione porta con sè un impatto sociale negativo per lo sviluppo del paese: chi emigra è la forza

lavoro fra i 18 e i 40 anni e ben il 48% è rappresentato da donne

Sono state attivate 12

microimprese giovanili che hanno permesso ai giovani

di integrare il bilancio familiare e in molti casi di

riprendere gli studi

Il progetto ha sostenuto 16 iniziative economiche giovanili: panifici, cyber-café, allevamento di pesci, maiali e galline, salone di bellezza e serigrafia.

María de la Paz García Morales, la vicepresidente della rete torogoz

è una ragazza di 22 anni

Dal 29 ottobre al 12 novembre 2010 nei municipi di Guaymango e Jujutla si è tenuta la prima fiera espositiva Jóvenes Emprendedores y Empren-dedoras dove i giovani dei due mu-nicipi hanno presentato i propri pro-dotti artigianali e agro-alimentari.

È stata creata una rete di contatti con la comunità salvadoregna in Italia, ed in modo particolare con quella presente a Milano. Nel mese di settembre 2010, due rappresen-tanti della rete giovanile “Torogoz”, hanno svolto una visita di scambio in Italia che ha permesso loro di in-contrare la comunità salvadoregna residente a Milano e di scambiare esperienze con alcune reti giovanili studentesche italiane.

Sono stati organizzati eventi con lo scopo di stimolare un dialogo tra le parti sociali e i rappresentanti muni-cipali e per consentire ai rappresen-tanti della Rete Giovanile di avanza-re, in sede pubblica, una proposta di politica giovanile e redigere un documento strategico di Politica Giovanile Municipale.

Particolare attenzione è stata posta anche alla divulgazione del progetto attraverso la realizzazione di un sito web della rete giovanile “Torogoz” (www.jovenesparticipando.org) ag-giornato col contributo diretto dei giovani beneficiari e all’edizione, da parte dei giovani stessi, di un video sulle esperienze vissute all’interno del progetto.

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WilFreDo e Maria: un eseMpio Di CittaDinanza attiva Da el salvaDor

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La storia che vogliamo raccontarvi è quella di Wilfredo e Marìa, una storia che parla di impegno e partecipazio-ne attiva alla vita del proprio paese.

Wilfredo Fuentes, 23 anni, e María de la Paz García Morales, 22 anni, sono rispettivamente presidente e vice-presidente della Red Juvenil Torogoz (www.jovenesparti-cipando.org) una rete giovanile attiva e riconosciuta anche a livello politico nei municipi di Jujutla e Guaymango, nel di-partimento occidentale di Ahuchapán, e livello nazionale.

Attorno a Red Torogoz gravitano oggi oltre 700 ragazzi e ragazze capaci di immaginarsi un futuro migliore per sè e per il proprio paese. Giovani attivi e responsabili, capaci di interagire con le autorità locali e nazionali nella promozione di politiche giovanili municipali; capaci di sedere al tavolo “con i grandi” e dire chiaro e tondo quali sono i loro desideri e quali sono le loro richieste. Tanto che persino il Ministero di Giustizia ha riconosciuto la loro esperienza e sta studiando il modo di farne un modello nazionale per combat-tere la violenza giovanile soprattutto nelle periferie urbane.

EL SALVADOR - Artic

olo

GIOVANI E CITTADINANZA ATTIVAPRoGEttI

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Grazie all’aiuto di aCra e dei finanziamenti dell’unione europea, la Red Torogoz ha potuto crescere e rafforzarsi, avviando iniziative impensabili solo fino a qualche anno fa, quando il paese era diviso da rivalità politiche che sembravano insanabili.“Con alcuni piccoli finanziamenti - racconta Wilfredo - alcuni giovani hanno dato vita a piccole imprese cooperative: la pasticceria di Jujutla fatica a star dietro alle richieste ed ha avuto persino il sinda-co tra i suoi clienti. Altri ragazzi hanno avviato una piccola impresa produttrice di shampoo o di oggetti di artigianato ricavati dalla palma di cocco. Altri ancora hanno risposto alle esigenze della popolazione: chi si è messo ad allevare polli, chi pesci e chi invece produce uova, un ingrediente che non manca mai sulla nostra tavola”.

Ma la Red Torogoz ha pensato anche al divertimento e alla formazione, perché è questo che i ragazzi amano: sta-re insieme, conoscersi, imparare, divertirsi... in una parola, crescere. E allora via a corsi di musica, arte e danza. E an-cora corsi di ceramica, corsi di comunicazione, visite alle ra-dio locali, gruppi di discussione per capire se e come ragazzi e ragazze sono poi così diversi. E ancora festival, concerti, tornei di calcio e spettacoli di danza dove potersi incontrare, dove dialogare e scambiarsi idee e opinioni.

“Abbiamo creato un circolo virtuoso di cittadinanza attiva, autostima e identità - dice Marìa - che rappresenta un patrimonio indispensabile per il futuro del nostro paese. Un circolo dove le differenze di genere e di idee politiche sono vissute come una ricchezza e non come un limite. Io e Wilfredo, per esempio, siamo di idee politiche opposte, ma forse è proprio questa la nostra forza: quando si parla di giovani non pensiamo ai colori politici”.

L’esperienza di Red Torogoz è talmente straordinaria che Wilfredo e Marìa sono stati invitati in italia per raccon-tare la loro storia e la loro esperienza. Claudio Agostoni, giornalista di radio popolare, li ha intervistati per il pro-gramma Jalla Jalla, mentre alla biblioteca Sormani di Milano, alla presenza della Console vanessa Hasbùn Annicchiarico, i due ragazzi hanno raccontato la loro esperienza a politici, amministratori e rappresentanti della società civile meneghina, impegnati nella sfida per l’integra-zione dei giovani nel buon governo del capoluogo lombar-do. Una sfida da molti ritenuta impossibile, ma che in El Salvador è già realtà.

Redazione ACRA

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Progetto: “Rafforzamento dell’accesso e della qualità dell’educazione primaria nella Grande Sido (Ciad) in un processo di integrazione tra la popolazione rifugiata e autoctona”

Il progetto ha luogo nella zona della Grand Sido, area meridionale del Ciad, che dal 2004 ospita un campo profughi di famiglie di ri-fugiati, provenienti dalla vicina Repubblica Centrafricana, a seguito del tentativo di colpo di stato del 2002 e ai violenti scontri che ne seguirono. L’impatto sociale ed economico del campo profughi di Yaroungou sul territorio e l’integrazione con la popolazione locale rende indispensabile un rafforzamento dei servizi so-ciali di base e in particolare l’istruzione, che ricopre un ruolo fondamentale nel favorire lo sviluppo della regione. Finalità del progetto, (realizzato in collabora-zione con l’associazione locale P.A.D.I.E.S.E e finanziato dall’Unione Europea e con il contri-buto di Autostrade per l’Italia SpA), è garantire alla popolazione rifugiata di Yaroungou e alla popolazione autoctona, in particolare ai bam-bini e alle bambine, un accesso continuativo all’educazione primaria, riducendo la dispa-rità di genere e rendere disponibile l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici in ogni scuola della zona.

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GARANTIRE L’EDUCAZIONE E RIDURRE LA DISPARItà DI GENEREPRoGEttI

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I beneficiari dell’azione sono 26 scuole del Dipartimento, le istitu-zioni scolastiche pubbliche (l’Ispe-zione Dipartimentale dell’edu-cazione Nazionale e la Direzione dell’Alfabetizzazione), 26 Associa-zioni dei Genitori (APE) e 26 Asso-ciazioni delle Mamme degli alunni (AME), gli insegnanti della zona (51 istitutori e 292 maestri comunitari, di cui 25 donne), i bambini in età scolare autoctoni stimati a 55.689, di cui 20.640 realmente scolarizza-ti, i bambini in età scolare rifugiati del campo di Yaroungou, stimati a 5743, di cui 2.863 bambine, e più in generale la popolazione della Grand Sido, composta da 128.000 perso-ne, di cui circa la metà donne.La strategia messa in atto prevede cicli di formazione/aggiornamento rivolti ai maestri comunitari e la formazione su gestione contabile e tematiche relative l’igiene per le as-sociazioni dei genitori, spesso uni-che responsabili della costruzione e del funzionamento delle scuole comunitarie.

Oltre al supporto formativo, il pro-getto consente alle APE e AME di accedere ad un fondo per la riabili-tazione delle scuole in paglia e la ri-strutturazione di edifici già esistenti e per l’organizzazione di attività ge-neratrici di reddito che possano a loro volta diventare strumento per finanziare in modo duraturo il man-tenimento degli edifici scolastici e dei maestri. Grazie a tale fondo sono stati finan-ziati 37 microprogetti di riabilitazione e avviate 25 piccole attività econo-miche (atelier di sartoria, di falegna-meria, gestione di un mulino, produ-zione e vendita di pane, coltivazioni comunitarie…) di cui 10 gestite inte-ramente da donne riunite in AME.

Il progetto prevede inoltre l’attiva-zione di corsi di alfabetizzazione per adulti, in francese e in lingua locale, accessibili in orari consoni agli impegni lavorativi e con par-ticolari facilitazioni per le donne e la fornitura di materiale scolastico (banchi, panche, lavagne) e didat-tico (quaderni, libri, matite ecc), la realizzazione di 18 pozzi tradizionali migliorati e l’installazione di 23 la-trine nelle scuole per garantire con-dizioni igieniche di base.Il progetto è stato preso come rife-rimento di altri interventi ACRA in ambito educativo in quanto, grazie alla forte implicazione delle istitu-zioni pubbliche e alla concretezza delle misure messe in atto, rappre-senta un modello durevole di po-tenziamento della qualità e dell’ac-cesso all’educazione primaria.

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1.474 beneficiari diretti nel 2010 di cui 581 sono donne

Le Associazioni delle Mamme, inesistenti

prima dell’inizio del progetto, sono state create

e sensibilizzate su temi strettamente legati alla

scolarizzazione delle ragazze, ancora spesso interrotta per ragioni

economiche o familiari quali doveri domestici o

matrimoni precoci

Per promuovere il diritto all’educazione

per le ragazze è in corso una campagna di sensibilizzazione/

informazione incentrata sulla partecipazione scolastica femminile

Page 106: ACRA_bilanciosociale2010

Tutti i membri della mia famiglia non erano d’accordo di mandarmi a scuola. Dopo la morte dei miei genitori, sono stata adottata da uno dei miei zii paterni che non avevano soldi per mandarmi a scuola e dunque mi ‘usavano’ solo per lavorare nei campi. Io mi sono battuta per iscrivermi a scuola e nel 2005, grazie a piccoli commerci che ho fatto, ce l’ho fatta, anche se questo è stato motivo di grande disaccordo tra me e mio zio.Io sono naturalmente molto contenta di andare a scuola, ho qualche difficoltà dovute alla mia età, ma sono fiera di studiare. Faccio però molta fatica a pagare l’iscrizione a scuola. Quest’anno, per esempio, se non fosse stato

per la clemenza del Direttore e l’aiuto dell’APE (Associazione genitori degli alunni), non avrei potuto finire l’anno scolastico perché non ho pagato la

quota prevista. Le mie amiche che non frequentano la scuola, mi parlano spesso del matrimonio, ma io dico loro che sposarmi non mi interessa.

La mia giornata? Mi alzo molto presto la mattina, pulisco la casa, preparo il te e lavo le stoviglie prima di andare a scuola.

Al mio ritorno se c’è altro da fare in casa, me ne occupo, altrimenti vado a cercare la legna in brousse. Ho molta voglia di continuare i miei studi, ma i mezzi finanziari mi mancano e

dunque ho molta paura di non farcela. Vorrei tanto diventare una personalità importante per dedicarmi al sostegno della

scolarizzazione e al mantenimento dei bambini poveri nelle scuole.

Koumte Heleine16 anni, CM2, villaggio Sido, Ciad

Io ho un fratello, lui va a scuola e io no. Papà mi dice spesso che non ha denaro

per iscrivermi, inoltre la mamma non è con noi, è rimasta in Repubblica Centrafricana e

dunque io devo occuparmi della casa. Vorrei tanto andare a scuola per imparare a leggere e scrivere

bene in francese. Penso che la scuola potrebbe avere una grande importanza per me. Se io sapessi leggere e scrivere bene, non avrei più vergogna di confrontarmi con i miei amici e sicuramente riuscirei anche a lavorare. Invece, per ora mi alzo molto presto la mattina, dopo la preghiera delle quattro vado alla scuola coranica, al mio ritorno preparo il te e lavo le stoviglie, in seguito vado al mercato, poi preparo il pranzo per la famiglia. Le mie amiche che vanno a scuola mi raccontano spesso di tutto quello che imparano e mi consigliano di fare come loro, di seguire gli studi. E io penso che se ne avessi la possibilità… Certo che studierei!

Mariam Moussa15 anni, villaggio Sido, Ciad

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GARANTIRE L’EDUCAZIONE E RIDURRE LA DISPARItà DI GENERE

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Nella mia famiglia ci sono 7 figli: 4 maschi e 3 femmine. Siamo in 5 ad andare a scuola. Sia mio padre che mia madre sono d’accordo che noi frequentiamo. Le mie amiche che non vanno a scuola dicono che i maestri picchiano gli alunni e che gli studenti si picchiano tra loro e quindi loro preferiscono stare a casa o andare a lavorare nei campi e preferiscono che i loro genitori usino i soldi per fare altro.Io però non ho mai avuto problemi a scuola nè con il maestro, nè con i miei compagni. Se si studia, il maestro non ti picchia. A chi non vuole venire a scuola io dico che sbaglia, dico che la scuola è una buona cosa, che ti può permettere di andare lontano… Io spero di finire i miei studi e poi di potermi iscrivere all’università per diventare medico. Inoltre il mio sogno per il futuro è quello di poter comprare dei buoi, un aratro e degli annaffiatoi per mio padre.

Madjiromte Brigitte10 anni, classe CM1, villaggio Danamadji, Ciad

Amina Adoum 15 anni, villaggio di Aboudeia, Ciad

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Ero ammalata quando avevo l’età per andare a scuola e così non ho frequentato. Non so nè leggere, nè scrivere e mi dispiace molto. Adesso sono pronta a iscrivermi ai corsi per adulti, sono sicura che mi permetteranno di vivere meglio. Io dico a tutte le ragazze che è importante andare a scuola perché apre la mente e aiuta a sviluppare il villaggio e il paese.

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Progetto: “Programma 4Fondazioni4Africa - componente Educazione allo sviluppo”

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Fondazioni4Africa Senegal è un pro-gramma realizzato congiuntamente da 4 fondazioni di origine bancaria (Compagnia San Paolo, Fondazione Cariplo, Fondazione Cariparma e Fon-dazione Monte dei Paschi di Siena), da alcune Organizzazioni non Gover-native italiane e da associazioni di im-migrati senegalesi residenti in Italia.L’iniziativa intende contribuire a mi-gliorare le condizioni economiche e sociali delle popolazioni che vivono in ambito rurale e peri-urbano in Sene-gal, valorizzando il ruolo dei migranti senegalesi residenti in Italia nel favo-rire processi di sviluppo nel proprio Paese d’origine e promuovendo la partecipazione attiva della società ci-vile anche in un’ottica di partenariato e interdipendenza Senegal - Italia.

ACRA interviene in particolare su due componenti del Programma: in Se-negal nel settore della microfinanza; in Italia nell’ambito dell’intercultu-ralità e dell’educazione allo sviluppo, realizzando esperienze di collabora-zione tra scuole e territorio sui temi del dialogo e della cooperazione in-ternazionale, progettando percorsi centrati sulla conoscenza del Sene-gal, avviando rapporti di partenaria-to tra scuole italiane e senegalesi e promuovendo spazi di dialogo, con-fronto e collaborazione tra il mondo della scuola, dell’associazionismo e degli Enti locali.

EDUCAZIONE INTERCULTURALE

ITALIA - SENEGAL

PRoGEttI

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Proprio in quest’ottica di reciproca conoscenza e di rafforzamento delle competenze, ACRA sta lavorando con una serie di associazioni di migranti e in particolare con Stretta di Mano.In Senegal le operatrici di Stretta di Mano hanno partecipato a for-mazioni mirate sull’educazione allo sviluppo insieme ad altre 3 insegnanti senegalesi e sono state accompagnate in un percorso di rafforzamento delle loro capacità e competenze che ha portato una di loro quest’anno a diventare coordi-natrice delle attività della compo-nente educativa in Senegal.

In Italia, insieme a Stretta di Mano ACRA ha realizzato percorsi didatti-ci e laboratori che hanno coinvolto circa 120 studenti e studentesse sui temi della migrazione, dell’intercul-tura, della sovranità alimentare, del turismo responsabile.

Stretta di mano è un’associazione fondata ed animata da donne senegalesi rientrate nel loro paese dopo una lunga

esperienza di migrazione in italia ed impegnate nella promozione di iniziative a

favore delle donne in area rurale

La riflessione sul tema della scolariz-zazione femminile è stata il focus cen-trale del primo ciclo di laboratori ed ha portato alla messa in scena di uno spettacolo teatrale realizzato dagli stu-denti. In seguito il lavoro sulla tematica dell’alimentazione ha portato a riflet-tere sul ruolo delle donne e dei GIE (Gruppi di Interesse Economico) fem-minili nella coltivazione e produzione agricola, nonché della trasformazione di prodotti. Per gli studenti e le studen-tesse senegalesi coinvolti nel progetto è stato anche possibile, attraverso delle visite di scambio, conoscere e osserva-re da vicino le piccole realtà imprendi-toriali femminili nella filiera della pesca e della trasformazione agroalimentare sostenute da Stretta di Mano. Tre donne senegalesi residenti in Italia hanno partecipato a formazioni mirate sull’Educazione allo sviluppo ed alla cit-tadinanza mondiale e hanno realizzato, accompagnate dai formatori ACRA e dalla sezione italiana di Stretta di Mano, percorsi didattici e laboratori per circa 120 studenti delle scuole superiori.

Le tematiche di genere sono state

affrontate in maniera trasversale nel corso

di tutto il progetto

495 beneficiari diretti nel 2010 di cui 240 sono donne

Page 110: ACRA_bilanciosociale2010

Ci vuole il Coraggio per partire, Ma anCHe per rientrare

Ho trascorso 12 anni della mia vita a Mantova e nel 2004 ho deciso di tornare in Senegal.

Il mio rientro non è stato facile, ma era necessario per tanti motivi sociali, professionali e familiari: avevo 3 figli e difficoltà a lavorare in Italia, ma la motivazione principale era che avevo maturato tante esperienze e che il mio paese ne aveva bisogno. Le difficoltà del rientro ci sono state e sono legate ad un nuovo adattamento in un contesto sociale, economico e culturale con il quale alcuni legami erano persi. Dover inserire in Senegal tre figli nati in Italia era molto complesso e ciò mi spaventava molto.

La mia associazione Stretta di Mano è nata da una grande amicizia tra me e Alessandra, una collega con cui lavoravo nel campo della formazione professionale e da una grande passione e volontà di mettere ciò che avevamo imparato al servizio di persone svantaggiate in Italia e in Senegal. Ma è anche nata per fare della migrazione e della diversità delle culture una grande forza mettendo in comune e valorizzando storie, tradizioni e conoscenze reciproche.

La collaborazione avviata ormai da 3 anni con ACRA è stata molto sincera, positiva e fruttuosa sia in Senegal che in Italia. ACRA ci ha sempre dimostrato disponibilità di confronto, di accompagnamento e di apertura per riflessioni comuni e prospettive future.

Io penso che la fiducia reciproca che ci lega potrà evolversi verso altre sfide e collaborazioni più dirette sul campo, in particolare nel settore dell’educazione allo sviluppo, nel rafforzamento e la valorizzazione dei migranti come attori di sviluppo del loro paese di origine, ma anche sulla questione micro finanza e rimesse della diaspora.

Aichatou SarrPresidentessa dell’associazione senegalese Stretta di Mano

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TESTIMONIANZA

ITALIA - SENEGAL

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Coumbaly DiawMembro dell’associazione senegalese Stretta di Mano

Sono arrivata in Italia nel 1997 per ricongiungimento familiare e sono rientrata in Senegal nel 2008. Era da tanto che volevo rientrare nel mio paese d’origine, avevo voglia di mettere in atto l’esperienza vissuta in Italia convinta del fatto che anche in Senegal ce ne fosse bisogno. Devo dire che quando questo desiderio si è avverato non è stato tutto facile. Ho fatto fatica a re-inserirmi di nuovo in società. Dopo anni in Italia sono tornata con un’altra mentalità. Anche i miei figli hanno faticato ad inserirsi soprattutto a scuola. Ma la spinta positiva è stata l’incontro con Stretta di mano. Dei miei amici di Parma mi hanno parlato di Aicha, una donna senegalese con i miei stessi obiettivi, cioè portare un contribuito allo sviluppo nel proprio paese di origine. Così ci siamo conosciute, poi ho incontrato anche Alessandra e, insieme, abbiamo fatto un lavoro d’equipe straordinario. Ho iniziato a partecipare al progetto Fondazioni4Africa come animatrice nelle attività di Educazione allo Sviluppo e alla Cittadinanza Mondiale in Senegal, coordinate da ACRA. Dal secondo anno di progetto sono diventata coordinatrice in Senegal di queste attività, accompagnata dal personale ACRA. È stato importante per me fare la coordinatrice. In Senegal l’Educazione allo sviluppo non è ancora molto diffusa, ma penso sia fondamentale per il nostro paese sensibilizzare la cittadinanza, soprattutto i ragazzi. Io personalmente ho cercato a tutti costi di dare un tocco da migrante rientrata nel suo paese di origine. Quindi sono stata molto soddisfatta del mio ruolo.Il partenariato con ACRA è stato un valore aggiunto, per la disponibilità dei suoi operatori, ma anche per il loro saper fare. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone molto professionali e preparate suoi temi della cooperazione allo sviluppo. Ora mi piacerebbe specializzarmi ancora di più, fare un percorso più specifico sull’Educazione alla Cittadinanza Mondiale e analizzare come si lavora sulla tematica anche in altri paesi oltre l’Italia. Vorrei continuare a coordinare lavorare su progetti di cosviluppo in Senegal e Africa, creare e facilitare i legami interdipendenza tra l’Africa e l’Europa.

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INDIA

Progetto: “Miglioramento delle condizioni di vita dei minori in 21 villaggi nella municipalità di Nabha, stato del Punjab - India”

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Nel Punjab, come in molte altre zone dell’India, la rigida socializza-zione di una donna inizia proprio dalla sua prima infanzia, fase in cui viene educata per prepararsi a di-mostrare di essere in futuro ‘una moglie ideale’, ‘una donna ideale’ e ‘una casalinga ideale’. Raramente è incoraggiata all’istruzione e all’in-dipendenza economica. In questo contesto il progetto si configura quale opportunità per far fronte proprio a questi atteggiamenti pa-triarcali e di disequità di genere. La finalità principale è quella di con-tribuire a migliorare le condizioni di vita dei bambini e delle bambine in età scolare della municipalità di Nabha nel Punjab, promuovendo, grazie alla collaborazione con Inter-vita Onlus, un programma di soste-gno a distanza per 1000 bambini (di cui 509 bambine) in 21 scuole nelle zone rurali dell’area di intervento.

EDUCAzIoNE E SVILUPPo ECoNoMICoPRoGEttI

Page 113: ACRA_bilanciosociale2010

nel programma è prevista la creazione di attività imprenditoriali

che consentano alle donne di sentirsi

membri attivi nella vita economica e sociale

della propria comunità

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Con tale programma, si intende offri-re ai bambini un migliore contesto educativo, maggiormente adegua-to, protetto e in grado di rispondere alle loro esigenze di crescita e ap-prendimento. In questa prima fase del progetto le 21 scuole coinvolte sono state dotate di materiale di-dattico e librario ed è stata promos-sa una formazione degli insegnanti per avvicinarli a nuove metodologie e tecniche d’insegnamento.

Le famiglie e le comunità dei bam-bini coinvolti vengono supportati attraverso azioni di sostegno al loro sviluppo economico e la realizza-zione di un impianto idrico di forni-tura di acqua potabile.Le attività finora svolte hanno contri-buito ad incrementare le opportuni-tà di reddito dei contadini nell’ambi-to della coltivazione biologica e del sostegno alle donne per il migliora-mento della produzione e commer-cializzazione artigianale tessile.

La partecipazione della forza lavoro delle donne nel Punjab è classificata come una delle più basse nel Paese e come quella con la più bassa percen-tuale di lavoratrici rispetto al totale

dei lavoratori, per questo motivo il progetto intende lavorare proprio al loro fianco per la promozione delle loro potenzialità professionali.Negli ultimi mesi del 2010, sono sta-te formate circa 50 donne nei villag-gi di Ghunder, Gurditpura, Ajnoudha Kalan e Galwati, nell’ambito di un programma formativo che coinvol-gerà entro i prossimi due anni più di 100 donne, finalizzato a valorizzare le tecniche di ricamo tradizionale del Punjab grazie ad un aggiornamento del design e all’accompagnamento nella ricerca di canali di commercia-lizzazione adeguati.

Il programma persegue come obiet-tivo principale la creazione di at-tività imprenditoriali a lungo ter-mine, che consentano alle donne di sentirsi membri attivi nella vita economica e sociale della propria comunità, grazie alla creazione di gruppi di mutuo aiuto, alla crescita dell’autostima e ad un maggior li-vello di autonomia.

Ad oggi è prevista la costituzione di 20 gruppi femminili di mutuo aiuto nei villaggi di Bhadson, Rohti Basta, Dulladi, Gurditpura e Galwati e in altre zone dell’area di intervento,

1.159 beneficiari diretti nel 2010 di cui 559 sono donne

il progetto si sta realizzando attraverso

un approccio di tipo integrato, che

comprende anche un focus sulla questione

di genere e quindi attività con le donne

che con le loro attività di scambio e ascolto reciproco contribuiranno alla promozione di una maggior con-sapevolezza del ruolo della donna e delle sue potenzialità socio-econo-miche nel contesto in cui vive e nella rete di relazioni che gestisce.

Page 114: ACRA_bilanciosociale2010

Amarjit e Parvinder sono due donne di Dhinghi, un piccolo villaggio appartenente alla municipalità di Nabha, nello stato del Punjab. Dopo aver partecipato ad un gruppo di mutuo aiuto organizzato da The Nabha Foundation, partner locale di ACRA sul Progetto Educazione e Sviluppo Economico, Amarjit e Parvinder, che non erano mai uscite dalle loro case nè tanto meno dal loro villaggio, hanno avuto il coraggio di comunicare ai loro mariti il loro desiderio di poter contribuire al sostentamento economico della famiglia.

Le due donne sono state incoraggiate ad occuparsi della formazione di gruppi di mutuo aiuto nel loro villaggio, aiutando le loro amiche e vicine di casa a riunirsi per formare nuovi gruppi e sperimentando, così, in prima persona, quello che motivazione e forza di volontà possono dare.

Da allora, grazie alla confidenza acquisita, lavorano con The Nabha Foundation nella formazione di gruppi di mutuo aiuto negli altri villaggi nella municipalità di Nabha inseriti nel Progetto. Attraverso il loro sforzo congiunto, The Nabha Foundation ha formato più di 40 gruppi negli ultimi 10 mesi.

Oggi, Amarjit e Parvinder possono aprire conti correnti e aiutare le altre donne a lavorare insieme nella realizzazione di ricami della tradizione punjabi.

La storia di Amarjit Kaur e Parvinder KaurFormatrici di gruppi di mutuo aiuto a Dhinghi, villaggio nella municipalità di Nabha nel Punjab

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TESTIMONIANZA

INDIA

EDUCAzIoNE E SVILUPPo ECoNoMICo

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SALUTE La salute e la donna

Da tempo immemorabile si è riconosciuto che le donne, soprattutto le donne in gravidanza e allattamento, costitu-iscono uno dei segmenti più vulnerabili della popolazione dal punto di vista nutrizionale. Numerosi studi hanno dimostrato che, nelle donne croni-camente denutrite, l’assunzione di una dieta invariata du-rante la gravidanza e l’allattamento, ha un effetto negativo sullo stato nutrizionale materno e sulla salute dei neonati. Le maternità precoci, la mortalità legata al parto, la diffu-sione del virus e della malattia dell’HIV/AIDS, che colpisce statisticamente le donne 4 volte più degli uomini, costitu-iscono ulteriori ostacoli al miglioramento delle condizioni sociali, economiche, educative e sanitarie delle donne.

L’eliminazione della fame e della povertà passa attraverso la promozione della parità tra uomo e donna con il conse-guente miglioramento delle gestanti, riduzione della mor-talità infantile e la scolarizzazione primaria per bambini e bambine. L’impegno per il diritto alla salute racchiude quindi per ACRA un concetto ampio e universale, che comprende fenomeni legati alla vita in una prospettiva olistica, integra-le, di benessere degli individui e delle collettività nel loro insieme. Il modello sanitario che ACRA promuove e sostie-ne attraverso gli ospedali del Buon Samaritano di Goundi e N’Djamena in Ciad o attraverso la collaborazione con la Fondazione Bethlem in Camerun, si colloca all’interno del-le politiche sanitarie dei paesi che stanno realizzando un sistema di assistenza sanitaria ispirato al modello proposto

dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), basato sulle cure di salute primaria tendente a rafforzare e mi-gliorare i servizi periferici di assistenza e prevenzione di base (Primary Health Care - PHC) e a rendere i sistemi sa-nitari sostenibili ed accessibili a tutti.In questi contesti e in collaborazione con altre associazioni o enti ospedalieri, ACRA sostiene programmi di vaccinazione e di sanità materna e infantile e si impegna per la salute della madre e del bambino, la prevenzione di malattie a trasmissione sessuale, compreso l’HIV e AIDS e il sostegno alle donne attraverso servizi di Conselling psico-sociale.Il progetto del distretto sanitario di Goundi con i suoi centri sanitari diffusi sul territorio che da oltre 20 anni ACRA so-stiene rappresenta un modello esemplare di come si può garantire la salute delle donne e dell’età evolutiva.L’azione di ACRA in campo sanitario consiste non solo nell’appoggiare le iniziative sostenute dai partner attra-verso la selezione e l’invio di personale medico chirurgico qualificato in grado di apportare le competenze necessarie al miglioramento delle cure e alla formazione del persona-le medico e infermieristico locale, ma anche nell’investire

L’accesso ai servizi sanitari, oltre ad essere un diritto

dell’uomo, si configura anche come un forte fattore di equità di genere, di sviluppo economico e

di lotta alla povertà

Page 117: ACRA_bilanciosociale2010

111

energie e competenze per la valo-rizzazione delle medicine tradizio-nali in stretta collaborazione con le comunità e con i guaritori che in esse operano, come ben mostrano i progetti realizzati in Senegal e Mali.

Crediamo però che, per essere ve-ramente efficaci, i nostri interventi non si possano limitare a realizzare infrastrutture e a garantire ed esten-dere l’accesso ai servizi di assistenza medica, ma debbano comprende-re gli altri fattori che direttamente condizionano lo stato di salute quali: la presenza di fognature, l’accesso all’acqua potabile, l’igiene persona-le, la tutela ambientale, la valorizza-zione dell’agrobiodiversità, l’uso di prodotti locali a scopo terapeutico, la sicurezza alimentare, l’educazione e l’informazione.

Proprio per questo, nostro principio guida è la valorizzazione delle risorse umane locali: aumento delle compe-tenze professionali, delle capacità ge-stionali, della trasmissione del sapere e rafforzamento dei sistemi in termini di sostenibilità, senza perdere di vi-sta le interazioni con le dinamiche generali del contesto sanitario mon-diale e valorizzando il confronto tra i differenti sistemi di cura.

Attenzione particolare viene

data anche alla lotta alla malnutrizione

attraverso la valorizzazione delle

risorse naturali disponibili a livello

locale. Progetti questi che sono

gestiti interamente dalle donne

Le complicazioni legate alla gravidanza e al parto sono tra le cause principali di morte a livello mondiale per le

•adolescenti tra i 15 e i 19 anni

Più della metà delle persone affette da Hiv/Aids, sono donne

•Una donna su 3, nel mondo, ha subito abusi sessuali o violenze fisiche

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Progetto: “Integrazione socio-economica del disabile adulto e bambino nel Dipartimento del Mayo Kani, provincia dell’Estremo Nord - Camerun”

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In Camerun le persone con disabilità fisica e psichica rappre-sentano circa il 2-5% della popolazione. A causa di una disin-formazione sulle problematiche dell’handicap e della creden-za, che l’origine delle malattie e delle disabilità sia dovuta alla stregoneria, i soggetti disabili sono relegati in una condizione di invisibilità ed esclusi dalla vita sociale e comunitaria.

NESSUNA BARRIERA AL FUTURO

Questo vasto programma co-finanziato dalla Commissione Europea e dalla Cooperazione Italiana e sostenuto da Me-diafriends onlus si declina in vari interventi volti alla riabili-tazione e all’integrazione nelle comunità rurali di bambini e adulti con disabilità fisica, mentale e sensoriale.

CAMERUN

PRoGEttI

Page 119: ACRA_bilanciosociale2010

113

Il programma ha luogo nel Diparti-mento del Mayo Kani, nell’Estremo Nord del Camerun e appoggia il ruolo svolto sul territorio dalla Fon-dazione Bethléem di Mouda punto di riferimento per la presa in cura di bambini orfani e la riabilitazione di bambini e bambine, ragazzi e ragaz-ze portatori di handicap.

Durante gli anni di realizzazione del progetto, sono state organizzate nu-merose sessioni di formazione e sen-sibilizzazione, rivolte alle donne dei villaggi del Distretto, sull’importanza di una corretta alimentazione della donna in gestazione e di un’ equili-brata nutrizione dei neonati, al fine di prevenire l’insorgenza di handicap negli stadi evolutivi della crescita.

Per favorire la realizzazione di una rete di supporto tra le famiglie con membri portatori d’handicap, il progetto ha previsto la costituzione di gruppi di mutualità con l’obietti-vo di favorire la condivisione delle esperienze tra le famiglie. Durante il 2010 sono stati formati 7 gruppi di mutualità composti da 74 donne. Gli incontri che inizialmente avveni-vano con l’unico scopo di confron-tarsi e condividere le esperienze di vita domestica, si sono via via evo-luti con l’identificazione di attività produttive da svolgersi in comunità, e la costituzione di fondi rotativi di credito a cui le donne possono ac-cedere all’insorgere del bisogno.

Al fine di assicurare un livello elevato nella fornitura di servizi, il personale

locale della Fondazione Bethléem, composto da 42 uomini e 22 donne, ha partecipato a diverse sessioni di formazione su tematiche varie: la psicologia del bambino negli stadi di sviluppo, le diverse tipologie di disa-bilità, il linguaggio dei segni per non udenti e la comunicazione in casi di disabilità psico-fisica.

Nella generale presa in cura dell’han-dicap, il progetto ha proposto inter-venti e orientamenti riconducibili alla “riabilitazione a base comunita-ria” secondo la quale non vi è pro-cesso di riabilitazione se non quello inserito nella comunità e imprescin-dibilmente coadiuvato da essa. Questo approccio per la cura dell’handicap, ha reso necessario potenziare il ruolo e la rete di in-terazioni tra i soggetti coinvolti nel processo di riabilitazione, con un ri-guardo particolare per il ruolo della famiglia e l’integrazione dei disabili nelle suole pubbliche, a seguito di interventi specifici volti alla margi-nalizzazione della disabilità.

Il progetto infine ha contribuito al consolidamento dei corsi di for-mazione professionale organizzati all’interno della Fondazione dove è attivo un Centro di Formazione Arti-gianale (CFAAM) che organizza e se-gue 9 percorsi formativi della durata di due anni volti a professionalizzare e dotare i ragazzi delle competenze e conoscenze necessarie per intra-prendere in futuro un mestiere che dia loro autonomia e occasione di piena realizzazione.

negli anni 2009-2010, un totale

di 107 studenti, di cui 58 ragazze, ha frequentato e

terminato gli studi e la pratica nel

centro

Nel 2010 gli incontri di sensibilizzazione e formazione hanno permesso di raggiungere 420 donne, per un

totale di 1.467 bambini/bambine assistiti

A conclusione del corso di studi ra-gazzi e ragazze possono accedere ad un fondo di finanziamento per la realizzazione di attività generatrici di reddito. Il fondo nel 2010 ha rag-giunto un totale di 39 beneficiari, di cui 17 donne.

Page 120: ACRA_bilanciosociale2010

CAMERUN

TESTIMONIANZA

Ambra MicheliniFisioterapista, Fondazione Bethleem di Mouda - Camerun

NESSUNA BARRIERA AL FUTURO

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Mi chiamo Ambra Michelini. Dal 2007 sono fisioterapista. Finiti gli studi ho trovato subito lavoro che, ma quando mi hanno proposto l’assunzione invece di accettare con gioia ho subito pensato che c’era qualcos’altro che volevo fare nella mia vita. Nel 2008 sono arrivata alla Fondazione Bethleem di Muda, estremo nord del Camerun grazie al servizio civile volontario. Dopo un mese ho iniziato a occuparmi di riabilitazione con gli operatori che visitavano disabili nei villaggi. Alla fine del servizio civile, ho deciso di fermarmi qui. Oggi seguo diversi pazienti e curo la produzione del laboratorio ortopedico.

Il laboratorio è stata una scelta fondamentale per poter intervenire sulle disabilità in un paese povero come quello dove lavoriamo. Avevamo già a disposizione la capacità di lavorare il cuoio per produrre scarpe ortopediche e plantari e anche la capacità di lavorare e saldare i metalli per produrre protesi e ortesi. Grazie al contributo di ACRA abbiamo potuto ampliare il laboratorio con tecnologie che ci permettono di lavorare con delle resine termoformabili che possono essere lavorate semplicemente, sono leggere e riprodurre fedelmente l’arto del paziente.

Dei diversi pazienti che seguo direttamente, la storia che più mi ha colpito è quella di Mohamat che ha quasi 15 anni e a causa di una iniezione mal fatta ha perso l’uso delle gambe che gli ha causato una retrazione dei muscoli flessori delle ginocchia. Aveva due anni. I medici della Fondazione hanno deciso quest’anno di operarlo per recuperare un po’ di estensione e adesso con la riabilitazione arriverà a camminare per brevi distanze con delle stampelle e grazie alle due ortesi realizzate nel nostro laboratorio. Per le distanze più lunghe abbiamo pensato ad una bicicletta a tre ruote azionabile con le braccia. In questo modo Mohamat potrà tornare a scuola da solo, mentre prima era la madre che lo portava ogni giorno, caricandolo sulle spalle. Quando ho un momento di sconforto, penso al coraggio di questa donna e mi faccio forza.

Page 121: ACRA_bilanciosociale2010

Marthe TchafeneDipendente, Fondazione Bethleem di Mouda - Camerun

115

Mi chiamo, Marthe Tchafene, ho avuto quattro figli. Sono arrivata alla Fondazione nel 1999 da Muda con mia figlia Clarisse che era handicappata. La Fondazione ci ha accolto e io ho iniziato a rendermi utile in qualche modo. Tenevo in ordine, facevo i mestieri e ogni tanto aiutavo i nuovi arrivati a farsi capire perché, molti qui non sanno il francese. Quando mia figlia è morta nel 2000 ho deciso di restare e continuare a dare una mano. Sono molto orgogliosa del mio lavoro. La mia famiglia è rimasta a Muda e grazie al mio lavoro i miei bambini possono andare a scuola.

La fondazione ha fatto molto per i bambini handicappati. Quando sono arrivata c’erano solo tre bebé e un ragazzo più grande. Ora qui è pieno di bambini che altrimenti sarebbero abbandonati a loro stessi, senza cure. Mia figlia era troppo debole per resistere, ma molti invece ce la fanno.

Ma la fondazione fa molto anche per le donne. Se una donna viene qui perché a casa non ha più niente, la fondazione ha qualcosa per lei, le dà da mangiare... E anche le donne che a casa hanno figli handicappati ricevono le visite dei medici e dei terapisti che le aiutano a reagire e ad aiutare i loro figli. La fondazione ci aiuta anche con problemi in famiglia. Io ad esempio avevo problemi con mio marito che beveva troppo e litigavamo sempre. Ora invece grazie ai consigli del consultorio le cose a casa vanno bene. All’inizio mio marito era contrario a venire alla Fondazione, ma quando ha visto tutto quello che la fondazione ha fatto per noi ha cambiato idea.

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CHI SIAMO

42 anni

65

12 paesi

progetti

660.414totale beneficiari, di cui donne

314.256

43personale di sede, di cui donne 28

42espatriati,di cui donne 15

414personale locale,di cui donne 122

499 totale personale, di cui donne 165

ACRA (Cooperazione Rurale in Africa e in America Latina) è un’Organizzazione non governativa, senza scopo di lucro, laica e indipendente fondata nel 1968 e riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri italiano e dall’Unione Europea.

Da oltre 40 anni ACRA lotta contro la povertà a fianco delle comunità rurali in diversi paesi dell’Africa (Burkina Faso, Camerun, Ciad, Senegal, Tanzania), del Centro e del Sud America (Bolivia, Ecuador, El Salvador, Honduras, Nicaragua) e dal 2010 dell’Asia (India).

In Europa e in Italia, in un’ottica di solidarietà tra i popoli, ACRA promuove una cultura di pace, dialogo e scambio interculturale attraverso campagne di educazione, informazione, comunicazione e sensibilizzazione.

Dal 4 aprile 2011 ACRA si è trasformata in Fondazione di partecipazione.

I NOSTRI VALORI

EQUItà, PARtECIPAzIoNE, PARtENARIAto, RESPoNSABILItà, PACE, GIUStIzIA, SoLIDARIEtà, INCLUSIoNE, SVILUPPo SoStENIBILE, VALoRIzzAzIoNE DELLE CULtURE, INtERDIPENDENzA DEI PoPoLI.

I NoStRI IMPEGNI

Trovare soluzioni alla povertà;•favorire l’• “empowerment” locale;tutelare i diritti fondamentali;•focalizzare la centralità del mondo rurale.•

Dati riferiti all’anno 2010

Page 123: ACRA_bilanciosociale2010

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LE ULtIME tAPPE

Nel mese di novembre 2009 ACRA ha ottenuto un importante rico-noscimento, l’oscar di Bilancio 2009 nella categoria “Organizzazioni Non Erogative Nonprofit”. Il prestigioso riconoscimento è assegnato da FERPI - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana alle organizzazioni che - nel corso del 2008 - hanno attuato “la migliore rendicontazione economica, sociale ed ambientale e una comunicazione continuativa, efficace, innovativa verso tutti i pubblici di riferimento”.

A livello italiano ACRA è membro dell’Associazione delle ONG Lom-barde (CoLomba). In quanto socia di questa organizzazione di secon-do livello, ACRA partecipa al dibattito portando un contributo sui suoi temi di interesse, supporta le iniziative di coordinamento tra le diver-se Ong impegnate sui territori (tanto in Italia che nei PVS) e sostiene le iniziative comuni di advocacy indirizzate verso le istituzioni.

A livello internazionale ACRA è membro delle reti IUCN International (International Union for Conservation of Nature) e WIN (Water In-tegrity Network) con cui definisce linee di intervento nei paesi in cui opera a favore della trasparenza e della lotta contro la corruzione nei processi di accesso e gestione della risorsa idrica.

Da dicembre 2010 ACRA fa parte delle Organizzazioni Socie Aderen-ti dell’Istituto della Donazione, le quali sottoscrivono la Carta della Donazione, rispettano nella loro azione quotidiana gli standard di gestione più elevati ed adottano prassi operative che garantiscono al massimo una credibilità verificata e oggettiva. Esse si ispirano, nello svolgimento delle loro attività, a concetti quali la trasparenza, l’effi-cacia ed efficienza, la coerenza e correttezza.

Dal mese di aprile 2011 ACRA si è trasformata in fondazione di parteci-pazione, una veste giuridica più trasparente e rigorosa rispetto a quel-la dell’associazione. Con tale forma legale ACRA intende tutelare con maggiori garanzie tutti gli stakeholders che gravitano attorno all’orga-nizzazione, a questo riguardo si è irrobustito il collegio dei revisori e si è costituito il collegio dei probiviri quale organo di garanzia.

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BILANCIO D’ESERCIZIO

AL 31 DICEMBRE 2010

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INDICATORI ECONOMICI

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In questa sezione presentiamo una breve ma completa sintesi dei dati patrimoniali ed economici del bilancio al 31 dicembre 2010, con indicazione delle modalità di costruzione degli stessi e del loro significato all’interno della realtà di ACRA.

Il bilancio in sintesi

2010 2009

Situazione liquidità Liquidità/Totale attività 8.6 % 12,7%

Si tratta di un buon livello di liquidità, in linea con i livelli medi dell’esercizio, e che garantisce la sostenibilità dell’attività, in uno scenario di regolare incasso di crediti da parte degli enti finanziatori

Copertura immobilizzazioni

Immobilizzazioni/ Patrimonio Netto

39 % 40%

L’indicatore è totalmente allineato all’anno precedente. Il patrimonio fornisce abbondante copertura delle attività a lungo periodo

Equilibrio finanziarioAttività correnti/ Passività correnti

102% 101 %Il tasso indica una situazione di perfetto equilibrio finanziario tra le poste correnti dell’attivo e del passivo di bilancio

Incremento patrimonio per effetto autofinanziamento

Avanzo gestione/Patrimonio Netto

1 % 17 %L’esercizio si è chiuso in sostanziale pareggio di bilancio, a differenza del 2009 in cui l’utile era costituito dal 5 per mille.

Consistenza patrimonio

Patrimonio Netto/Fondo realizzazione progetti

2,0 % 1,5 %

Il basso rapporto indica la sottocapitalizzazione, tipica del nostro settore, frutto della scelta e dell’impegno di destinare tutto il raccolto alle attività progettuali

Stato risorse finanziarie progetti

Uscite realizzazione progetti/(Sovvenzioni incassate+raccolta effettuata)

100 % 99 %

L’indicatore mostra una situazione di equilibrio finanziario sui progetti: l’associazione ha speso per i progetti tanto quanto ha incassato nel corso dell’anno a fronte degli stessi.

Incidenza spese personale su costi struttura

Costo personale e collabora-tori/Oneri diversi

56 % 57 %

La forte incidenza del costo del lavoro sui costi della struttura è fisiologica e conferma il corretto dimensionamento della struttura rispetto ai volumi gestiti

Peso della struttura sull’attività

Oneri diversi/Oneri totali 8,4 % 8.6 %

Il tasso 2010 è un ottimo tasso di efficienza della struttura rispetto al mercato di riferimento. Perfettamento allineato con il tasso di efficienza dell’anno 2009

Page 126: ACRA_bilanciosociale2010

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Questa selezione di indicatori contiene una rappresentazione immediata degli aspetti focali su cui si sono concentrati l’attenzione e l’impegno di ACRA, e che danno informazioni importanti sulla strategia implementata dall’associazione.

IL FOCUS DI ACRA

Fonti di finanziamento progetti 2010

Min. Affari Esteri € 2.720.719 28%

Unione Europea € 3.426.852 36%

Reg. Lombardia € 68.617 1%

Raccolta altri enti e finanziatori € 1.698.290 18%

Finanziamenti raccolti all'estero € 251.801 3%

Raccolta da privati € 1.378.050 14%

Totale € 9.544.329 100%

Dalla rappresentazione grafica delle fonti di finanziamen-to si evince la consistenza dei progetti cofinanziati da enti pubblici, all’interno dei quali va segnalato il significativo incremento dei fondi erogati dal Ministero Affari Esteri; è inoltre possibile notare una crescita dei progetti suppor-tati da finanziatori privati.

MINISTERO AFFARI ESTERI

28%

UNIONE EUROPEA36%

RACCOLTA DA PRIVATI14%

RACCOLTA ALTRI ENTIE FINANZIATORI

18%

FINANZIAMENTIRACCOLTI ALL’ESTERO

3%

REGIONE LOMBARDIA1%

Il tutto in un quadro di incremento delle risorse comples-sivamente impiegate sui vari progetti rispetto al 2009 (+15%), in uno scenario di sostanziale consolidamento rispetto agli anni precedenti. L’impegno dell’associazione nella raccolta fondi in Italia da finanziatori privati (pari al 14% dei finanziamenti nel 2010) rimane prioritario.

Analisi andamento fonti di finanziamento per progetti

€/00

0

4000

3500

3000

2500

2000

1500

1000

500

-

MAE UE RegioneLombardia

Raccolta altri enti e finanziatori

Finanziamenti raccolti all'estero

Raccolta da privati

2010

2009

2008

2007

Page 127: ACRA_bilanciosociale2010

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Costi di struttura

12,0%

10,0%

8,0%

6,0%

4,0%

2,0%

0,0%2005 2006 2007 2008 2009 2010

10,0% 9,8% 9,4%

6,9%

8,6%8,4%

Composizione oneri diversi di gestioneAmmortamenti edaccantonamenti

Decremento scorte di magazzino

Spese generali

Sopravvenienze passive

Oneri finanziari

Spese per comunicazione

Spese di rappresentanza

Costo personale e collaboratori

2010

2009

2008

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Il grande impegno dell’associazione nel contenimento dell’incidenza dei costi della struttura rispetto ai costi to-tali, pari all’8,4% nel 2010 (8.6 % nel 2009, 6,9% nel 2008, 9,4% nel 2007, 9,8% nel 2006 e 9,95% nel 2005) è stato conseguito grazie alla razionalizzazione del personale di sede, all’implementazione di procedure di acquisto da fornitori, alla pianificazione finanziaria e all’attento moni-toraggio dell’eleggibilità delle spese sui progetti.

Il dato del 2010 è costante rispetto all’ anno 2009, mentre superiore a quello del 2008 che era migliore ed assolu-tamente eccezionale, in quanto dimostrava un ritardato dimensionamento della struttura rispetto al volume dei progetti gestiti nell’anno.

>70%91,6%

<30%8,4%

ACRA rispetto al benchmarkComparazione tra l’impiego dei fondi ACRA 2010 e il benchmark di riferimento per il non profit (Un-Guru per il Sole 24 ore).

Attività istituzionaleCosti di gestione e promozione

Valori benchmarkACRA 2010

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RELAZIONE DELLA SOCIETA’ DI REVISIONE

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Bilancio d’esercizio al 31 Dicembre 2010

Page 129: ACRA_bilanciosociale2010

SCHEMI DI BILANCIO

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Stato patrimoniale al 31 Dicembre 2010

2010 2009B) Immobilizzazioni I - Immobilizzazioni immateriali: 1) Software 2.546 5.017 Totale immobilizzazioni immateriali 2.546 5.017 II - Immobilizzazioni materiali: 1) Immobili 97.049 97.049 2) Attrezzature varie 15.812 15.812 3) Centro elaborazione dati 70.688 70.687 4) Macchine ufficio 46.787 36.428 5) Mobili ed arredi 19.220 19.220 6) Automezzi 47.718 47.718 meno fondi ammortamento -193.730 (182.152) Totale immobilizzazioni materiali 103.544 104.762 III - Immobilizzazioni finanziarie: Partecipazioni 14.048 14.048 Depositi cauzionali 6.180 6.180 totale immobilizzazioni finanziarie 20.227 20.227totale immobilizzazioni (B) 126.317 130.006C) Attivo circolante I - Rimanenze di magazzino Prodotti finiti 8.059 11.403 Totale rimanenze di magazzino 8.059 11.403 II – Crediti 1) Crediti per sovvenzioni su progetti a) Sovvenzioni MAE per progetti all'estero 3.315.460 4.263.957 b) Sovvenzioni MAE per progetti in Italia 100.671 201.458 c) Sovvenzioni UE per progetti all'estero 5.233.221 7.680.794 d) Sovvenzioni UE per progetti in Italia 763.349 811.147 e) Sovvenzioni per progetti in consorzio con altre ONG 1.009.795 1.010.134 f) Sovvenzioni Regione Lombardia per progetti all'estero 24.872 170.305 g) Sovvenzioni per progetti altri finanziatori 1.581.200 961.932 Totale crediti per sovvenzioni su progetti 12.028.568 15.099.727 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 7.531.994 8.248.953 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 4.496.574 6.850.774 2) Quote ACRA da raccogliere 3.366.426 3.893.091 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 1.282.749 1.880.333 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 2.083.677 2.012.757 3) Crediti verso controparti per quote da ricevere 320.373 340.393 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 164.918 167.673 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 155.455 172.720 4) Crediti verso clienti 12.730 5.611 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 12.730 5.611 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo - - 5) Crediti Diversi 61.516 57.063 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 61.516 57.063 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo - - totale crediti 15.789.613 19.395.885 III – Disponibilità liquide 1) Casse 2.202 4.460 2) Banche 826.377 1.146.267 3) Casse e banche in loco per progetti 679.531 1.444.069 4) Investimenti finanziari a breve - 245.855 Totale disponibilità liquide 1.508.109 2.840.651totale attivo circolante (C) 17.305.781 22.247.939D) Ratei e risconti attivi - 18.000TOTALE ATTIVO 17.432.099 22.395.945Impegni per progetti con contratti già sottoscrittiQuote ACRA valorizzate 1.061.618 1.113.735Quote Controparti valorizzate 3.045.904 3.020.704totale impegni per progetti di contratti già sottoscritti 4.107.522 4.134.439totale impegni per fideiussioni 238.821 469.488

ATTIVO

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PASSIVo2010 2009

A) Patrimonio nettoI - Patrimonio libero 1) Utile/perdita d'esercizio 4.090 56.721 2) Riserva integrazione progetti 101.264 100.090 II - Fondo di dotazione dell'ente 1) Fondo dotazione Organismo 56.946 100.226 2) Fondi dotazione Immobili 40.520 40.520 III - Patrimonio vincolato 1) Fondo lascito Gatti 30.174 30.174 2) Fondi dotazione vincolato Fondazione 100.000 -totale patrimonio netto (A) 332.994 327.730B) Fondi per rischi e oneri 1) Fondo imprevisti 43.944 42.770 2) Fondo valutazione impatto progetti 6.000 3.000 3) Fondo studio fattibilità progetti 30.000 -totale fondi per rischi e oneri (B) 79.944 45.770C) trattamento di fine rapporto lavoro subordinato 18.427 6.597D) Debiti 1) Fondi realizzazione progetti a) Fondi per realizzazione progetti MAE all'estero 3.417.201 6.287.293 b) Fondi per realizzazione progetti MAE in Italia 27.622 40.372 c) Fondi per realizzazione progetti UE all'estero 7.844.559 11.338.652 d) Fondi per realizzazione progetti UE in Italia 1.130.058 1.432.277 e) Fondi per realizzazione progetti in consorzio con altre ONG 1.072.556 967.014 f) Fondi per realizzazione progetti Regione Lombardia all'estero - 91.853 g) Fondi per realizzazione progetti finanziati all'estero 52.412 56.761 h) Fondi per realizzazione progetti altri finanziatori 2.547.309 1.273.322 i) Fondi per realizzazione campagne 13.848 13.848 Totale fondi realizzazione progetti 16.105.566 21.501.391 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 7.775.747 8.650.255 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 8.329.819 12.851.136 2) debiti verso banche 399.339 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 399.339 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo - - 3) debiti verso fornitori 144.273 385.087 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 144.273 385.087 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo - - 4) debiti tributari e sociali 68.030 49.711 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 68.030 49.711 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo - - 5) debiti diversi 90.093 70.949 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 90.093 70.949 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo - - totale debiti 16.807.300 22.007.138 E) Ratei e risconti passivi 193.433 8.710totALE PASSIVo E PAtRIMoNIo NEtto 17.432.099 22.395.945Contratti sottoscritti per progetti da realizzareQuote ACRA valorizzate 1.061.618 1.113.735 Quote Controparti valorizzate 3.045.904 3.020.704 totale contratti sottoscritti per progetti da realizzare 4.107.522 4.134.439 totale impegni per fideiussioni 238.821 469.488

SCHEMI DI BILANCIO

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RICAVI2010 2009

Proventi da enti istituzionali per progettiProgetti MAE all'estero 2.718.315 1.645.237Progetti MAE in Italia 2.403 203.108Progetti UE all'estero 3.157.807 3.595.222Progetti UE in Italia 269.045 38.699Progetti in consorzio con altre ONG/Enti 419.696 314.684Progetti Regione Lombardia all'estero 68.617 165.340Progetti finanziati all'estero 251.801 374.281Progetti di altri finanziatori 1.278.593 792.121totale proventi per realizazione progetti 8.166.278 7.128.693Raccolta da privati per progettiRaccolta per progetti MAE all'estero 228.651 432.282Raccolta per progetti MAE in Italia - 27.082Raccolta per progetti UE all'estero 1.096.863 722.395Raccolta per progetti UE in Italia 33.174 2.068Progetti in consorzio con altre ONG/Enti 19.361 8.725Raccolta per progetti Regione Lombardia all'estero - -Raccolta per progetti altri finanziatori - 810totale raccolta da privati per progetti 1.378.050 1.193.362Proventi da campagne - 10.371totale proventi realizzazione progetti e campagne 9.544.328 8.332.426Ricavi dei coordinamenti nei paesi di intervento 88.134 49.902Proventi diversi Quote associative 6.605 6.620Proventi contributivi 33.915 132.866Quote organizzative 768.324 609.093Rimanenza di magazzino - -Proventi straordinari: 5 x 1000 - 55.255Interessi, plusvalenze e sopravvenienze 75.158 42.572totale proventi diversi 884.003 846.406TOTALE RICAVI 10.516.465 9.228.733

2010 2009Costi per realizzazione progettiProgetti MAE all'estero 2.946.966 2.077.519Progetti MAE in Italia 2.403 230.190Progetti UE all'estero 4.254.670 4.317.618Progetti UE in Italia 302.219 40.767Progetti in consorzio con altre ONG 428.447 323.409Progetti Regione Lombardia all'estero 68.617 165.340Progetti finanziati all'estero 251.801 374.281Progetti di altri finanziatori 1.289.204 792.932totale costi per realizzazione progetti 9.544.328 8.322.055Costi per campagne - 10.371

totale costi per realizzazione progetti e campagne 9.544.328 8.332.426

Costi dei coordinamenti nei paesi di intervento 87.175 50.039

Oneri diversi Costo personale e collaboratori 498.603 449.826Spese di rappresentanza 30.435 24.026Spese per comunicazione 23.519 20.112Oneri finanziari 68.940 31.530Sopravvenienze passive 21.198 66.100Spese generali 191.038 162.998Decremento scorte di magazzino 3.344 7.583Ammortamenti ed accantonamenti 43.796 27.373Totale oneri diversi 880.872 789.547Utile/perdita d'esercizio 4.090 56.721TOTALE COSTI 10.516.465 9.228.733

COSTI

Stato patrimoniale al 31 Dicembre 2010

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ESTRATTO DELLA NOTA INTEGRATIVA AL BILANCIO

CHIUSo AL 31 DICEMBRE 2010

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Cenni sui risultati della Gestione

Il Bilancio dell’esercizio 2010 chiude con un utile di € 4.090

Lo scenario che emerge dalla lettura dei dati del bilancio 2010 conferma lo stato di buona salute di cui gode la fonda-zione testimoniato da un mantenimento del volume delle ri-sorse impiegate, un buon andamento degli incassi dei crediti nei confronti degli enti finanziatori, il ridotto peso delle spe-se di struttura rispetto al totale dei costi sostenuti (8,4%).Si evidenzia una contrazione delle attività e passività legate alla caratteristica ciclica dei programmi di natura istituziona-le e una minor liquidità nel secondo semestre principalmen-te dovuta al costante impegno di spesa sui progetti in corso.

Realizzazione progetti

L’analisi delle risorse impiegate per la realizzazione dei progetti nel corso dell’anno conferma la significatività dei progetti cofinanziati da enti pubblici, pari all’79% del totale progetti della fondazione, all’interno dei quali si conferma la preponderanza dei fondi erogati dall’Unione Europea, ottenuti mediante la partecipazione ai bandi, pari a circa il doppio di quelli ricevuti dal Ministero degli Affari Esteri.Si segnala inoltre l’incremento relativo dei progetti finan-ziati da enti privati e in consorzio con altre ONG/Enti.

Impiego finanziamenti per realizzazione progetti 2010*

2010 % 2009 % % differenza

Progetti MAE all’estero 2.946.966 31% 2.077.519 25 +42%

Progetti MAE in Italia 2.403 0% 230.190 3 -99%

Progetti UE all’estero 4.254.670 45% 4.317.618 52 -1%

Progetti UE in Italia 302.219 3% 40.767 - +641%

Progetti Regione Lombardia 68.617 1% 165.340 2 -58%

Sub-totale 7.574.876 79% 6.831.433 82 +11%

Progetti in consorzio con altre ONG 428.447 4% 323.409 4 +32%

Progetti finanziati all’estero 251.801 3% 374.281 4 -33%

Progetti di altri finanziatori 1.289.204 14% 792.932 10 +63%

Totale 9.544.329 100% 8.322.055 100 +15%

Il tutto in un quadro di incremento delle risorse complessi-vamente impiegate sui vari progetti rispetto al 2009 (+15%), in uno scenario di sostanziale consolidamento rispetto agli anni precedenti. Per una lettura più esplicativa si rimanda alla tabella sotto-stante e ai relativi commenti.

Nell’ambito dei progetti esteri cofinanziati dal Ministe-ro degli Affari Esteri hanno assunto un peso rilevante, in termini di risorse impiegate, i progetti di accesso all’acqua potabile e realizzazione di infrastrutture idriche, nello spe-cifico nel distretto di Njombe in Tanzania, e nella provincia di Marcala in Honduras, un progetto di sviluppo locale e gestione sostenibile delle risorse naturali in Burkina Faso oltre che un progetto di educazione nella regione del Gue-rà, in Ciad. Per quanto riguarda i progetti cofinanziati dalla Unione Eu-ropea, si segnalano in particolare quelli di gestione della risorsa idrica a Zanzibar, di riabilitazione socio-sanitaria dei bambini disabili in Camerun, di formazione giovanile in Sal-vador, di tutela ambientale e sviluppo economico locale in Bolivia, Nicaragua, Camerun e Ciad ed un progetto di pro-mozione del turismo eco-sostenibile in Burkina, Ecuador e Zanzibar.

* Le cifre riportate in tabella comprendono sia i finanziamenti da enti sia i finanziamenti da privati distribuiti sui progetti di natura istituzionale.

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I progetti in consorzio con altre ONG hanno registrato un forte impulso a fronte del pieno sviluppo di progetti gesti-ti da parte di più ONG, realizzati in diversi paesi e su più settori di attività. Si segnalano in particolare il progetto in Senegal per il rafforzamento delle capacità locali degli agri-coltori, il progetto in Tanzania per la gestione sostenibile delle risorse naturali, un altro di elettrificazione rurale e ac-cesso alla scuola primaria nei villaggi del comprensorio di Madunda e del bacino imbrifero del Kisongo - distretto di Ludewa, sempre in Tanzania.

Tra i progetti promossi da altri finanziatori istituzionali privati e pubblici si segnalano quello di co-sviluppo e mi-crofinanza, realizzato tra Senegal e Italia, grazie al suppor-to di 4 fra le principali fondazioni bancarie (Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Monte dei Paschi, Fondazione Cariparma), e quello in Ecuador, cofi-nanziato dalla Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara, con l’obiettivo specifico di ottimizzare il flusso delle ri-messe per interventi di sviluppo nelle provincie di Azuay

e Cañar, e infine un progetto in Ciad finanziato da UNHCR per il miglioramento dell’accesso all’educazione tramite un processo di integrazione tra la popolazione autoctona e i rifugiati della Repubblica Centro Africana.Le risorse impiegate per progetti finanziati direttamente in loco sono prevalentemente attribuibili ai progetti fi-nanziati in Nicaragua da Unicef nelle regioni di Mozonte e Waspan per il miglioramento dell’infrastrutture idriche presenti nella zona di intervento.Per il futuro si prevede il mantenimento dell’attuale volu-me gestito di attività, con il consolidamento della proget-tazione cofinanziata dall’Unione Europea e dal Ministero degli Affari Esteri e una maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento su cui si è intensamente investito nel corso dell’ultimo anno.

Si evidenzia infine che nel corso del 2010 sono stati ap-provati una serie di nuovi progetti, le cui attività sono iniziate nell’arco dell’anno 2010, e il cui dettaglio viene presentato nella tabella sottostante.

Titolo Data avvio Ente Finanziatore Sovvenzione Ente

Quote da raccogliere

ACRA

Apporto monetario o valorizz. controp.

Totale budget

progetto**

Nicaragua - gestione sostenibile rifiuti urbani 15/11/2010 Unione Europea 605.709 65.600 86.774 758.083 Senegal - microprogetto, un ponte a Kadjmore - Finanziatori Privati 6.300 - 6.300Senegal - progetto gestione acqua 01/05/2010 Agence de l'Eau/UE 250.000 9.000 6.632 265.632Senegal - sole acqua e terra 01/04/2010 SUNUGAL 59.785 - 59.785India - miglioramento della qualità della vita dei bambini

01/12/2010 Finanziatori privati 430.000 107.500 537.500

Italia - sicurezza alimentare* 01/01/2010 UE (capofila Comune di Milano)

99.087 32.029 131.116

Italia - gestione sostenibile dei beni comuni del territorio*

01/10/2010 Provincia di Milano (capofila CICMA)

7.248 - 7.248

Camerun - sociosanitario 05/02/2010 Finanziatori Privati 59.605 - 59.605Ecuador - rimesse 01/05/2010 Fondazione Cariplo e

Fondazione Vismara1.270.199 544.056 1.814.255

India - sviluppo socioeconomico 01/05/2010 Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara

279.660 121.800 401.460

Italia - viaggio intorno al III° millennio* 01/01/2010 Fondazione Cariplo (cpofila Celim)

1.470 - 1.470

Totale 3.069.062 879.985 93.406 4.042.453

* Progetti gestiti insieme ad altre ONG/Enti e di cui ACRA non è il capofila. In tale caso il budget inserito nella tabella non è il budget complessivo dell’inter-vento, ma unicamente quello a carico di ACRA.** Nel caso di progetti gestiti insieme ad altre ONG/Enti e di cui ACRA non è il capofila, il budget inserito nella tabella non è il budget complessivo dell’in-tervento, ma unicamente quello a carico di ACRA.In questa tabella non sono elencati i progetti approvati da enti finanziatori nel caso in cui siano a esclusiva copertura finanziaria delle quote da raccogliere a carico della Fondazione.

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Fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio

Nel corso del mese di dicembre dell’esercizio 2010 sono stati approvati: un progetto in Senegal per l’accesso all’acqua e sanità di base, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri con budget complessivo di Euro 1.704.293, ed un progetto in Ecuador per gestione rifiuti solidi e riduzione dell’inquinamento nel municipio di Taisha e nel territorio Achualpa finanziato dall’Unione Europea con un budget di Euro 602.367. Per entrambi i progetti le attività sono state implementate a partire dall’inizio 2011.È proseguito l’impegno della fondazione nella gestione tempestiva e strutturata degli impegni di cofinanziamen-to sui progetti in avvio e in corso, che prevede la presen-tazione di progetti a supporto delle quote di raccolta a carico della fondazione fin dal momento dell’avvio del progetto cofinanziato dagli enti pubblici. In particolare ACRA ha stipulato accordi e contratti con enti, fondazio-ni, associazioni, società, ecc, che si sono impegnate ad erogare nei prossimi anni alla fondazione Euro 1.284.731 pari al 38% delle quote totali ancora da raccogliere a ca-rico della fondazione.

Alla fine dell’anno è stato approvato un progetto in Ciad su sicurezza alimentare con la ripartizione della quota del otto per mille pari ad un importo di euro 129.000.

Un momento storico è stato l’approvazione, in data 20 novembre 2010, da parte dell’assemblea Straordinaria dell’Associazione del piano di trasformazione in Fonda-zione di partecipazione. Le motivazioni che hanno con-dotto a questa scelta di cambiamento sono riconduci-bili, da una parte alla necessità di strutturazione di una “governance” più stabile, dall’altra dal condiviso orien-tamento di apertura verso nuove realtà e soggetti della società civile per consolidare il percorso di maturità in atto. A fronte di questi obiettivi l’assetto giuridico del-la Fondazione di partecipazione è stato ritenuto appro-priato e strategico.La fondazione di partecipazione è stata vista come un soggetto giuridico più pertinente anche per garantire la crescita attesa nei prossimi anni.Inoltre la volontà di allargare la compagine organizzativa

e di includere in essa anche soggetti istituzionali diversi e differenziati ha portato ad optare per la Fondazione di par-tecipazione per la flessibilità dello strumento giuridico.

Struttura e contenuto del Bilancio

Il Bilancio è costituito dallo Stato Patrimoniale, dal Ren-diconto Economico al 31 dicembre 2010 e dalla presente Nota Integrativa.

Il Bilancio è stato redatto in conformità al Codice Civile.La Nota integrativa ha la funzione di fornire l’illustra-zione, l’analisi ed in taluni casi un’integrazione dei dati esposti in Bilancio, ritenute necessarie a dare una rap-presentazione veritiera e corretta, anche se non richie-ste da specifiche disposizioni di Legge.Si evidenzia, infine, che non si sono verificati nel corso dell’esercizio 2010, casi eccezionali tali da rendere ne-cessario il ricorso alle deroghe previste dal Codice Civile, all’art. 2423.

Controllo interno

Gli uffici di sede esercitano un monitoraggio costante ed effettuano verifiche periodiche, anche in loco, per garantire la corretta tenuta della contabilità relativa ai progetti.

La contabilità dei progetti cofinanziati dal Ministero degli Affari Esteri, Unione Europea e Fondazioni private è og-getto di audit amministrativi annuali da parte di Dottori Commercialisti iscritti all’Albo dei Revisori Contabili e so-cietà di consulenza selezionate dagli stessi finanziatori.

I funzionari del Ministero degli Affari Esteri e dell’Unione Europea preposti al controllo del rispetto da parte della fondazione dei vincoli in termini di gestione amministra-tiva e gestionale dei progetti cofinanziati, hanno svolto anche nel corso del 2010 alcune verifiche in loco presso le sedi locali di ACRA in Bolivia, Nicaragua, Tanzania, che si sono concluse positivamente.

Il Bilancio è stato sottoposto a revisione contabile da parte della Società PKF Italia S.p.A.

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Principi contabili e criteri di valutazione

La Fondazione opera come “Organizzazione Non Governa-tiva - ONLUS”.I principi contabili e i criteri di valutazione utilizzati nella re-dazione del Bilancio al 31 dicembre 2010 non si discostano da quelli utilizzati per la preparazione del Bilancio dell’eser-cizio precedente.I criteri di valutazione adottati sono i seguenti:a) Immobilizzazioni immaterialiSono iscritte al costo di acquisto ed ammortizzate sistema-ticamente in conto, in 5 esercizi. Le spese di pubblicità e marketing vengono ammortizzate in 5 esercizi, a partire da quello successivo e in funzione della durata del finanziamento ad esso correlato.b) Immobilizzazioni materiali Le immobilizzazioni materiali, che costituiscono beni stru-mentali, vengono sistematicamente ammortizzate in ogni esercizio sulla base delle aliquote economico-tecniche de-terminate in relazione alle residue possibilità di realizzo, ridotte della metà nell’anno di acquisizione. Sono iscritte al costo d’acquisto, eventualmente rivalutato e comprensivo degli oneri accessori.

Immobili 3 %Attrezzature varie 20 %Centro elaborazione dati 20 %Macchine ufficio 20 %Mobili ed arredi 25 %Automezzi in funzione della durata del

progetto di riferimento

c) Immobilizzazioni finanziarieLe partecipazioni, che rappresentano investimenti duratu-ri, sono valutate col metodo del costo, rappresentato dal costo di acquisto o di sottoscrizione, incluso gli eventuali oneri accessori. Il costo viene ridotto in caso di perdite per-manenti di valore. I titoli relativi ad investimenti di liquidità duraturi, sono iscritti al costo, che in ogni caso, non è superiore al valore di mercato. Nel caso di perdite permanenti di valore, il va-lore iscritto in bilancio viene svalutato. I depositi cauzionali sono iscritti al valore nominale.d) Crediti I crediti sono iscritti secondo il presumibile valore di realizzo.e) LiquiditàLe consistenze di cassa e i depositi bancari sono iscritti al valore nominale. Il cambio di riferimento per l’iscrizione

dei valori delle banche in loco per progetti in valuta estera, è quello della data di fine anno. Le differenze di cambio derivanti dall’adeguamento sono state iscritte nel Conto Economico.f) Ratei e RiscontiSono iscritte in tali voci, quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, in applicazione del principio di compe-tenza temporale.g) Fondo per imprevisti Tale fondo risulta accantonato a fronte di rischi generici le-gati alla gestione dei progetti. h) Fondo per valutazione impatto progetti Tale fondo risulta accantonato a fronte della valutazione dell’impatto dei progetti realizzati, da verificare dopo alcu-ni anni dalla conclusione dei progetti stessi.i) Fondo per studi di fattibilità progetti Tale fondo risulta accantonato a fronte di futuri studi di fat-tibilità di possibili progetti.l) Fondo trattamento di fine rapportoNella voce “Trattamento di fine rapporto “ è stato indicato l’importo calcolato a norma dell’art.2120 C.C. e corrispon-de all’effettivo impegno della Fondazione nei confronti dei singoli dipendenti alla data di chiusura del bilancio, dedot-te le eventuali anticipazioni corrisposte.m) DebitiI debiti sono iscritti al loro valore nominale.n) Fondi realizzazione progettiI “Fondi realizzazioni progetti” rappresentano l’impegno di spesa che ACRA ha assunto nei confronti degli enti finan-ziatori per completare le attività previste, e non ancora re-alizzate, per tutti i progetti in corso ed approvati dagli enti sovventori.Sono iscritti al loro valore nominale.o) Contabilizzazione delle operazioni di gestioneContabilizzazione dei progettiIn relazione al fatto che i progetti d’intervento della Fon-dazione hanno propria autonomia gestionale e finanziaria, l’organizzazione amministrativa-contabile di ACRA gestisce in regime di contabilità separata ogni progetto attivato. Ciò significa che i Crediti, i Debiti, i Proventi e gli Oneri relativi alla gestione dei progetti vengono contabilizzati in sezioni di Stato Patrimoniale e Conto Economico distinte rispetto a quelle utilizzate per la gestione delle attività di struttura e generali.La contabilizzazione delle operazioni relative alla gestione dei progetti avviene nel rispetto del principio della compe-tenza, a cui la fondazione ha convertito il proprio bilancio a partire dall’esercizio 2006.

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La registrazione contabile dei singoli progetti avviene nel momento in cui i progetti presentati agli enti finanziatori sono stati approvati e i contratti relativi alla realizzazione degli stessi sono stati firmati dalla fondazione e dall’ente finanziatore.Tutti i progetti sono contabilizzati nel modo seguente:

i crediti nei confronti degli enti finanziatori sono regi-•strati nell’Attivo dello Stato Patrimoniale tra i crediti, suddivisi per ente finanziatore, nella misura prevista nel contratto che regola il progetto;le quote monetarie che, per contratto, ACRA si è impe-•gnata a raccogliere tra i privati sono registrate nell’Attivo dello Stato Patrimoniale tra i crediti, nella misura previ-sta contrattualmente; tale voce accoglie anche eventuali apporti monetari a carico di partner locali, se questi non risultano obbligati contrattualmente all’adempimento nei confronti della fondazione;gli apporti monetari a cui, per contratto, eventuali con-•troparti italiane o locali si sono impegnate sono registra-ti nell’Attivo dello Stato Patrimoniale tra i crediti, nella misura prevista contrattualmente;gli apporti di beni o servizi, contrattualmente previsti in •natura, da parte di ACRA o di controparti locali sono re-gistrati nei conti d’ordine, secondo gli importi presenti nel contratto;il valore totale delle attività da realizzare per il progetto, •al netto degli apporti in natura, è registrato nel Passivo dello Stato Patrimoniale tra i Fondi Realizzazione Pro-getti, suddivisi per ente finanziatore;i costi sostenuti per la realizzazione delle attività di pro-•getto, se previsti nel contratto del progetto e quindi ren-dicontabili all’ente finanziatore, sono registrati a Conto Economico tra i costi per realizzazione progetti;le donazioni finalizzate ai singoli progetti che ACRA rac-•coglie vengono registrate a riduzione delle quote mo-netarie ancora da raccogliere e a riduzione delle attività da realizzare, oltre che a Conto Economico tra i Proventi per progetti da privati;a fine anno vengono registrati a Conto Economico Pro-•venti per progetti da enti finanziatori nella misura con-trattualmente prevista in relazione ai costi sostenuti nell’esercizio.

Contabilizzazione delle attività di struttura e generaliI costi e i ricavi relativi alla struttura e generali, quali i costi

del personale di sede non imputato a progetti, i proventi da quote associative, organizzative e da recuperi vari, i costi e i proventi delle attività di comunicazione, raccolta fondi ed eventi, l’affitto della sede di Milano e le spese accessorie, gli ammortamenti, gli oneri e i proventi finanziari, le soprav-venienze, sono contabilizzati per competenza, con ricorso quando necessario, alla rilevazione di Ratei e Risconti.L’avanzo/disavanzo di gestione è quindi il risultato delle operazioni di gestione della struttura, dei coordinamenti e delle campagne, gestiti per competenza.o) Altre informazioniAlcune voci relative al Bilancio dell’esercizio precedente possono essere riclassificate per renderle comparabili con quelle del presente esercizio. Per il dettaglio delle stesse, si vedano i commenti delle singole voci di bilancio.p) FiscalitàLa fondazione non svolge attività commerciale e di conse-guenza non è assoggettabile all’IRES. Beneficia anche dell’esenzione IRAP, come previsto dalla normativa regionale.Le donazioni che vengono effettuate alla fondazione sono deducibili fiscalmente nel limiti previsti dalla legge.

StAto PAtRIMoNIALECommenti alle principali Voci di Bilancio

ATTIVITà

Immobilizzazioni immaterialiLa voce “software” recepisce nel corso dell’anno i costi per la realizzazione della Intranet, ridotti di un terzo per effetto dell’ammortamento dell’esercizio.

Categoria Valore residuo 31/12/09

Incrementi 2010

Ammortamento 2010

Valore residuo

31/12/10Software 5.017 - -2.471 2.546

Totale - - - 2.471 2.546

Immobilizzazioni materialiIl valore delle Immobilizzazioni materiali si incrementa per l’acquisto di alcuni nuovi computer per la sede.

La movimentazione delle immobilizzazioni materiali è com-posta come segue:

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Categoria Costo storico31/12/09

Incrementi 2010 Costo storico 31/12/10

Fondo Ammortamento 31/12/10

Valore residuo31/12/10

Immobili 97.049 - 97.049 -16963 80.086

Attrez. Varie 15.812 - 15.812 -14084 1.728

Macchine ufficio 36.428 10.359 46.787 -28476 18.311

Mobili ed arredi 19.220 - 19.220 -19.056 165

Centro elaboraz.dati 70.687 - 70.687 -70.687 -

Automezzi 47.718 - 47.718 -44.465 3.253

Totale 286.914 5.693 297.273 -190.173 103.542

Si noti che la voce “Automezzi” contiene 2 auto, acquistate una in Senegal nel 2007 e già interamente ammortizzata a fine 2008, e l’altra in Nicaragua a fine 2008, e in ammor-tamento a partire dal 2009, coerentemente con la data di avvio del progetto per il quale è stata comprata.

Immobilizzazioni finanziariePartecipazioniIl saldo delle Partecipazioni si compone come segue:

Descrizione Valore

Banca Etica 1.033

Cooper. Nazca 10.433

Etimos 2.582

Totale 14.048

Descrizione Valori

Depositi Cauzionale affitti 4.751

Dep. ENEL-TELECOM 1.428

Tot. depositi cauzionali 6.180

Il valore delle quote delle partecipazioni iscritto nel bilancio 2010 al costo è immutato rispetto al saldo al 31 dicembre 2009.Non vi sono perdite permanenti di valore da considerare.ACRA detiene il 60 % della Cooperativa Nazca, sulla qua-le non esercita alcun tipo di controllo, detenendo un solo voto, nè riceve dividendi sulla gestione.

Depositi cauzionaliIl saldo dei Depositi Cauzionali si compone come segue:

Il suo ammontare è rimasto invariato rispetto a quello al 31 dicembre 2009.

Giacenza magazzino La giacenza di magazzino, costituita da oltre 6.843 CD di fiabe realizzate per promuovere la raccolta per i progetti, da 653 libri sui temi dell’acqua e sulla Moringa Oleifera, ol-

tre che da magliette, quaderni e sciarpe, ammonta ad un valore di Euro 8.059, in contrazione rispetto al 2009 di Euro 3.344, per la cessione promozionale di alcuni prodotti.I beni in giacenza sopra descritti sono destinati alla promo-zione delle varie attività della organizzazione.

CreditiIl saldo al 31 dicembre 2010 comprende i crediti sorti nel corso dell’anno a fronte di nuovi progetti approvati, al netto delle sovvenzioni già ricevute, e l’incasso di parte dei crediti relativi a progetti in corso alla fine del 2009, nel rispetto del programma di attività e dei contratti con gli enti sovventori.

Il saldo al 31 dicembre 2010 ammontante a Euro 15.789.614, risulta inferiore di Euro 3.606.271 al saldo dell’anno precedente, pari a Euro 19.395.885, e in linea con il saldo al 31 dicembre 2008 (di Euro 16.678.228) a causa di un minor numero di progetti approvati nell’anno e di uno slittamento di alcuni progetti all’anno 2011, tale decremento è bilanciato da un pari decremento nei fondi impegni progetti.

La tabella nella pagina successiva riepiloga i totali delle sovvenzioni contrattualmente previste per i progetti ap-provati dai principali donor in Italia e all’estero. Di nuovo emerge la preponderanza dei crediti verso enti pubblici istituzionali, Ministero degli Affari Esteri (22%) e Unione Europea (38%), che riflette il consolidato track record del-la fondazione nell’accreditamento istituzionale.

La movimentazione nel corso dell’anno dei crediti verso enti finanziatori, delle quote ACRA da raccogliere e del-le quote delle controparti da ricevere è dettagliatamente presentata per ogni progetto negli allegati 2 e 3.

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Descrizione Valore Valore %Sovvenzioni MAE per progetti all’estero 3.315.460 21Sovvenzioni MAE per progetti in Italia 100.671 1Sovvenzioni UE per progetti all’estero 5.233.221 33Sovvenzioni UE per progetti in Italia 763.349 5Sovvenzioni per progetti in consorzio con altre ONG 1.009.795 6Sovvenzioni altri finanziatori per progetti all’estero 24.872 0Sovvenzioni Regione Lombardia per progetti all’estero 1.581.200 10Totale crediti per sovvenzioni da enti finanziatori 12.028.568 77Quote ACRA da raccogliere 3.366.427 21Quote controparti da ricevere 320.373 2Totale crediti 15.715.368 100

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Le quote ACRA da raccogliere, costituenti il 21% dei crediti totali su progetti, sono relative per il 14% a progetti cofinan-ziati dal MAE e per l’86% a progetti cofinanziati dall’UE.Si segnala inoltre la diminuzione delle quote di cofinanzia-mento a carico della organizzazione che passano da Euro 3.893.091 al 31 dicembre 2009 a Euro 3.366.427 al 31 di-cembre 2010 per la maggiore raccolta di fondi privati rea-lizzata durante l’anno.Il totale dei crediti verso clienti e diversi è pari a Euro 74.246, con un incremento rispetto al saldo di euro 62.674 al 31 dicembre 2009. Tale incremento è principalmente le-gato al saldo clienti ed è dovuto ad una concentrazione di emissione di fatture nell’ultimo trimestre 2010.

Descrizione Valore

Crediti verso clienti 12.730

Crediti diversi 74.761

Fondo svalutazione crediti -13.245

Totale crediti 74.246

Descrizione Valore

Cassa contanti 2.201

Totale casse 2.201

Descrizione ValoreBPM c/c 8183 288.734,44 BPM c/c 9075 409,65 BPM c/c 10378 39.596,23 Banca Prossima c/c 1000/6787 40.456,80 Banca Prossima c/c 1000/9461 99.978,42 B. Etica c/c 102164 5.625,28 Extra Banca conto 100846 81.514,60 Libretto postale 133,72 B. Intermobiliare c/c 291-3 223.183,62C/c postale 14268205 28.703,20 C/c postale 6549660 Barzana 14.048,91 Carta prepagata 2353248 2.118,63 Carta prepagata 2353230 1.873,62

LiquiditàLa liquidità è formata: dai saldi attivi delle casse (in contanti e in valuta estera) della sede di Milano, dai conti bancari attivi in Italia, dal conto corrente postale, dagli investimenti finanziari a breve, dalle giacenze di cassa e presso banca in loco per progetti in valuta estera.Rispetto al 31 dicembre 2009 (Euro 2.840.651), la voce ha registrato un decremento, pari a Euro 1.332.542, ammon-tando al 31 dicembre 2010 a Euro 1.508.109. Si evidenzia che alcune banche sono iscritte nelle passività alla voce de-biti verso banche. Tale decremento è dovuto ad un ridot-to numero di nuovi progetti approvati durante l’anno, ad una dilazione nell’esigibilità del credito di alcune tranche di progetto legata ad una estensione dell’annualità di pro-getto ed all’impegno di spesa ugualmente sostenuto per i progetti in corso.

Il saldo Cassa si compone come segue:

Il saldo Banche si compone come segue:

Il saldo delle giacenze di cassa e banca nei Paesi di inter-vento e in Italia per progetti si compone come segue:

Descrizione ValoreBolivia 186.410Burkina Faso 20.609 Camerun 22.166Ecuador 105.409Honduras 51.336Nicaragua 86.513Salvador 32.619Senegal 19.864Tanzania 253.394Ciad -21.854Attività Italia -37.748Totale 679.531

Nelle giacenze di cassa e banca sopra riportate sono com-prese le disponibilità monetarie a fine anno 2010 nei Paesi d’intervento sia liquide in cassa, che nelle varie banche. Trattasi dei trasferimenti di denaro effettuati da ACRA Sede ai Coordinamenti Acra Estero, che gestiscono i progetti in loco e che risultano convertiti in euro al cambio di fine periodo.

Page 139: ACRA_bilanciosociale2010

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Tali somme trasferite sono di fatto acconti che la sede invia alle sedi estere, destinati ad essere interamente spesi per acquisire i beni, i servizi e le prestazioni previste dai proget-ti stessi. In pratica, trattasi di transazioni numerarie assi-milabili a giacenze in moneta estera per spese non ancora effettuate (vedi il dettaglio in allegato n. 1).Sebbene le giacenze di cassa e banca complessive di ogni Paese abbiano quasi sempre saldo positivo, è possibile che la situazione contabile di alcuni progetti mostri saldi negati-vi, dovuti a sfasamenti temporali tra l’ammontare dei trasfe-rimenti effettuati dalla sede e le spese sostenute in loco.Il saldo negativo relativo alle attività in Italia (Euro -37.748) è relativo a debiti nei confronti di partner di progetti di Edu-cazione allo Sviluppo in Italia ed Europa, per attività svolte, che come da accordi verranno liquidati ai partner non ap-pena ACRA riceverà l’erogazione del saldo atteso da parte degli enti finanziatori (Ministero degli Affari Esteri).

La regola generale prevede che tali operazioni debbano es-sere registrate al cambio del giorno in cui avviene il trasfe-rimento della valuta e che a fine esercizio tali importi non debbano essere adeguati al cambio di fine esercizio.

PASSIVITÀ

Patrimonio nettoIl Fondo Dotazione Organismo ammonta a Euro 56.946; è stato inoltre costituito un fondo dotazione indisponibile ai fini della trasformazione in Fondazione di partecipazione. I due fondi nel loro totale ammontano a 156.946 Euro, equiparabili al Fondo Dotazione Organismo dell’esercizio 31 dicembre 2009 incrementato dell’avanzo di gestione dell’esercizio 2009. Il Fondo Integrazione Immobili è pari a Euro 40.520 ed è rimasto invariato dall’anno precedente.La Riserva Integrazione Progetti ammonta a Euro 101.264 e si è incrementata nel corso dell’anno dello stanziamento di Euro 1.174Il Fondo Lascito Gatti, invariato, è pari a Euro 30.174.L’avanzo di gestione che emerge dal bilancio al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 4.090

Fondi per rischi e oneriIl saldo dei fondi per rischi e oneri si compone come segue:

Descrizione Valore

Fondo imprevisti 43.944

Fondo valutazione impatto progetti 6.000

Fondo studi fattibilità progetti 30.000

Totale 79.944

Il fondo imprevisti ammonta a Euro 43.944, in aumento di Euro 1.174 rispetto al 2009 per effetto dell’accantonamento dell’esercizio a fini prudenziali.Il fondo valutazione impatto progetti costituito nel corso del 2009 è stato incrementato di Euro 3.000, con l’obiettivo di stanziare progressivamente delle risorse che si renderanno necessarie per la valutazione dell’impatto dei progetti rea-lizzati, da svolgere a distanza di alcuni anni dalla conclusione dei progetti stessi. Il fondo studi di fattibilità progetti è stato costituito nel corso del 2010 con un accantonamento iniziale di euro 30.000 con l’obbiettivo di stanziare progressivamente delle risorse che si renderanno necessarie per l’analisi e lo studio di fattibilità di progetti futuri, nella volontà di cercare sempre nuove aree e settori di programmi di intervento sostenibili.

trattamento di fine rapportoIl Trattamento di fine rapporto al 31 dicembre 2010 ammon-ta a Euro 18.427, in aumento rispetto al saldo al 31 dicembre 2009 di Euro 11.831, a fronte dell’accantonamento dell’eser-cizio per gli otto dipendenti in essere.

DebitiTale voce accoglie i fondi realizzazione progetti, che costi-tuiscono tutto l’impegno di spesa che ACRA ha a fronte di contratti sottoscritti con enti finanziatori per la completa re-alizzazione dei progetti approvati, nella misura contrattual-mente prevista, al netto delle attività già realizzate.Il saldo dei fondi realizzazione progetti al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 16.105.566 e, confrontato con il saldo al 31 dicembre 2009 pari a Euro 21.501.391, mostra un decre-mento di Euro 5.395.826. La movimentazione dei fondi re-alizzazione progetti è dettagliatamente presentata per ogni progetto nell’allegato 4.

Debiti verso banche ammontano al 31 dicembre 2010 ad euro 399.339

Descrizione Valore

Banca Prossima c/c 1000/1475 - 275.716,59

Banca Prossima c/c 1000/9461 - 23,38

B. Etica c/c 113384 - 123.498,02

Extra Banca conto 100847 - 100,00

Si rimanda alla voce liquidità nel paragrafo relativo all’at-tività.

Altri debiti ammontano al 31 dicembre 2010 a Euro 302.396, in riduzione di Euro 203.350 rispetto all’esercizio

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precedente (Euro 505.746), tale riduzione è completamen-te dovuta al debito al 31 dicembre 2009 di un fornitore, per un importo di 274.000 euro totalmente saldato all’ini-zio del 2010. Tali debiti sono costituiti da debiti verso for-nitori (Euro 127.589) per beni e servizi acquistati in Italia per la realizzazione dei progetti sia in Italia che all’estero, nonché per le spese generali e di struttura; fatture da rice-vere (Euro 7.757); da debiti verso l’Erario ed enti previden-ziali (Euro 76.956) prevalentemente costituiti dalle ritenute sugli stipendi dei lavoratori e dei collaboratori del mese di dicembre; e da debiti diversi (Euro 90.093), verso associa-zioni, partner di progetto e altri.

La fondazione risulta affidata al 31 dicembre 2010 nei con-fronti del sistema bancario per complessivi Euro 1.400.000, utilizzati in parte nel corso del secondo semestre dell’anno per un importo al 31 dicembre 2010 di euro 399.339. Frui-sce inoltre di fideiussioni ricevute a garanzia della comple-ta e corretta realizzazione dei progetti a favore degli enti sovventori per complessivi Euro 238.821

Ratei e risconti passiviI ratei e risconti passivi al 31 dicembre 2010 ammontano a Euro 193.433 e sono costituiti principalmente da incassi 2010 volti alla copertura di spese 2011. L’ importo di mag-gior rilevanza è un incasso di euro 174.563 ricevuto dal coordinamento Tanzania relativamente all’acquisto di una turbina finalizzato all’inizio 2011.

CoNTI D’oRDINE

Impegni per progetti con contratti già sottoscrittiVengono classificati in questa voce gli impegni che ACRA e i partner di progetto si sono contrattualmente assunti, an-che nei confronti degli enti finanziatori, ad apportare beni e servizi in natura, per gli importi contrattualmente previsti e non ancora evasi. In particolare si tratta:

di valorizzazioni di prestazioni, beni e opere che ACRA •deve apportare per Euro 1.061.618di valorizzazioni di prestazioni, beni e opere che i part-•ner di progetto devono apportare per Euro 3.045.904

L’attività lavorativa prestata in ACRA da parte del numeroso personale volontario, sia in sede che nei paesi di interven-to, contribuisce alla realizzazione del valore apportato nel-la realizzazione dei progetti.

Impegni per fideiussioniSono ancora in essere gli impegni che la fondazione aveva assunto in favore del Ministero degli Affari Esteri per la ge-stione del progetto 1137/G230/ACRA/BOLIVIA con l’Assicu-razione UNIPOL per Euro 164.203, e gli impegni garantiti da Banca Popolare di Milano a favore di Regione Lombardia per Euro 74.618, per la realizzazione dei progetti finanziati dallo stesso Ente.

CONTO ECONOMICO

RICAVI

Proventi da enti istituzionali per progettiI proventi per progetti accolgono gli importi maturati a favo-re degli enti finanziatori calcolati sulla base della percentuale di incidenza del loro contributo sul totale costo del progetto, applicata ai costi di progetto sostenuti nell’esercizio.Questo criterio ha come premessa fondamentale l’intera copertura finanziaria dei progetti sottoscritti, di cui la mag-gior parte a carico dell’ente finanziatore e il residuo a carico della fondazione stessa e di eventuali partner di progetto.I Proventi da enti istituzionali per progetti al 31 dicembre 2010 ammontano a Euro 8.166.278, con un incremento di Euro 1.037.586 (+15%) rispetto al saldo al 31 dicembre 2009 ammontante a Euro 7.128.693 In particolare vanno segnalati: la significativa crescita di Euro 1.073.078 (+65%) di proventi su progetti esteri finan-ziati dal Ministero degli Affari Esteri, e un incremento dei proventi sui progetti Italia finanziati dall’Unione Europea pari ad Euro 261.452 (565%) questo incremento così consi-stente è totalmente dovuto all’implementazione di un pro-getto per la tutela dell’agro-bio diversità in Europa.Notevole la crescita dei proventi da progetti finanziati da altri enti finanziatori pari ad Euro 486.472 (+61%) legata all’inizio del nuovo progetto Ecuador rimesse per lo svilup-po finanziato dalla Fondazione Cariplo e dalla Fondazione Vismara e al progetto in Ciad finanziato da UNHCR per l’ac-cesso all’educazione tramite un processo di integrazione tra la popolazione autoctona e i rifugiati della Repubblica Centro Africana.

Raccolta da privati per progettiQuesta voce accoglie la quantificazione dei proventi perve-nuti alla fondazione da parte di privati individui, gruppi di

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appoggio, associazioni e fondazioni per la realizzazione dei progetti cofinanziati da parte dei vari Enti.Questa voce pari ad euro 1.378.050 ha avuto un incremen-to di euro 184.688 (15%) rispetto al risultato di bilancio 2009 senza raggiungere il trend degli anni precedenti con-tinuando ad evidenziare difficoltà di raccolta in momenti di crisi strutturale. Sia i contributi relativi al 5 x mille e quel-lo straordinario relativo al 8 x mille sono stati destinati ad incrementare la raccolta da privati per i progetti destinati al cofinanziamento di progetti istituzionali. Ciò nondimeno molto forte è rimasto l’impegno di ACRA in questa direzio-ne, soprattutto nei confronti dei finanziatori di natura isti-tuzionale.

Ricavi dei coordinamenti nei paesi di interventoSono stati inseriti i saldi dei proventi generatesi in loco in seguito a raccolta non finalizzata a singoli progetti, grazie a interventi sussidiari rispetto all’attività istituzionale (es. af-fitto locali, prestazioni di servizi offerte a terzi etc.) da par-te dei coordinamenti di Burkina, Camerun, Ciad, Senegal, Tanzania, Nicaragua, Ecuador e Bolivia per coprire i costi sostenuti dal coordinamento e non ascrivibili a progetti.Il saldo al 31 dicembre 2010 di Euro 88.134 in aumento rispetto all’anno 2009 (euro 49.902) e riposizionandosi sui valori del 2008 pari a Euro 86.541.

Proventi diversiI proventi diversi sono le quote che permettono alla fonda-zione di poter svolgere la propria attività istituzionale. Tali proventi sono costituiti dalle quote sociali che i soci annualmente versano, da una quota dei contributi ricevuti per poter realizzare le varie iniziative, dalle quote organiz-zative che i vari donor istituzionali riconoscono alla fonda-zione per le attività amministrative e di coordinamento sui progetti e infine dai proventi finanziari ed eventuali recu-peri e sopravvenienze attive.Il saldo al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 884.003 con un aumento del 4% rispetto al saldo al 31 dicembre 2009 di Euro 846.406. La crescita è spiegata essenzialmente da un incremento delle quote organizzative maturate sulle at-tività progettuali realizzate, pari a Euro 159.231 (+26%), e da un incremento di euro 37.204 negli utili di cambio (in-teressi plusvalenze sopravvenienze). Tali incrementi hanno raggiunto un sostanziale equilibrio con i minori proventi riconducibili al 5 x mille e altre iniziative di fund raising. Il dettaglio della composizione del saldo al 31 dicembre 2010 è presentato nell’allegato 5.

CoSTI

Costi per realizzazione progettiGli oneri per progetti sia in Italia che all’estero rappresen-tano le spese effettive che vengono sostenute in Italia e all’estero durante l’anno per la realizzazione dei progetti. Gli “oneri per realizzazione progetti” al 31 dicembre 2010 ammontano a Euro 9.544.328, in crescita di Euro 1.222.274 (15%) rispetto al saldo al 31 dicembre 2009, pari a Euro 8.322.055. Si rileva una crescita del 42% sui progetti Estero finanziati a fronte di progetti cofinanziati dal Ministero Affari Esteri e una parallela riduzione dei progetti Italia finanziati dallo stesso Ministero Per quanto riguarda i progetti finanziati dall’Unione Europea si registra un incremento sui progetti Italia ed un allineamento ai valori dell’anno precedente sui progetti estero. Si rileva anche un incremento del 32% sui progetti in consorzio con altre ONG ed un incremento del 63 % su quelli finanziati da altri Enti finanziatori. I progetti Regione Lombardia subiscono un decremento pari al 58%.Il dettaglio della composizione del saldo al 31 dicembre 2010 presentato nell’allegato 4, all’interno del prospetto di movimentazione dei fondi realizzazione progetti.

Costi dei coordinamenti nei paesi di interventoIl saldo al 31 dicembre 2010 di Euro 87.175 è in aumento rispetto a quello al 31 dicembre 2009, pari a Euro 50.039, ed accoglie costi generali e di struttura, oltre che eventua-li perdite su micro-progetti finanziati in loco per i coordi-namento di Burkina, Bolivia, Camerun, Senegal, Tanzania Ecuador, Nicaragua e Ciad.

Oneri diversiSono gli oneri che la fondazione sostiene per poter svolge-re la propria attività istituzionale e sono costituiti dai com-pensi del personale di sede, dalle spese di rappresentanza per viaggi, dalle spese di comunicazione e raccolta fondi, dalle spese generali di struttura (affitto, utenze sede, ecc), dagli ammortamenti dei cespiti di sede, dagli oneri finan-ziari, dalle eccedenze di spese su programmi e sopravve-nienze passive.

Il saldo al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 880.872, in leggera crescita di Euro 91.325 rispetto al saldo al 31 di-cembre 2009 di Euro 789.547, riconducibile a un incre-mento dei costi di personale e collaboratori (Euro 48.777), un incremento degli oneri finanziari pari ad Euro 37.410 dovuti sia a perdite di cambio che ad interessi passivi sui

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conti correnti bancari ed un incremento delle spese gene-rale imputabile ai maggior costi di consulenza sostenuti per l’accompagnamento al processo di trasformazione in Fondazione di Partecipazione. Tale incremento dei costi è parzialmente assorbito da una netta diminuzione, pari al 68 %, delle sopravvenienze passive e per un minor decremento delle scorte di magazzino. Il dettaglio della composizione del saldo al 31 dicembre 2009 è presentato nell’allegato 6.

Altre informazioniLa struttura organizzativa della sede di Milano, che ha in carico la gestione e il coordinamento di tutte le attività del-la fondazione in Italia e nei paesi di intervento nel Sud del Mondo, a fine anno è costituita da 8 dipendenti, 27 colla-boratori, di cui 7 part-time, 6 volontari, 2 tirocinanti.La fondazione ha redatto il documento programmatico sul-la sicurezza ai sensi del DL. GS. 196/2003.

Il Presidente Angelo Locatelli

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COME SOSTENERCI

Conto corrente postale: CCP n° 14268205Conto corrente bancario: Banca Popolare di Milano IBAN: IT78 S055 84017 0600 0000 0081 83Carta di credito sul sito: www.acra.it

Deducibilità fiscale delle donazioniIl vostro contributo ad ACRA è fiscalmente deducibile. Non è richiesta nessuna particolare modalità per dedurre il versa-mento, è sufficiente conservare la ricevuta dei versamenti ai fini fiscali. L’articolo 14 del Decreto Legge 35/2005 (decreto legge sulla competitività) ha modificato le regole per usufruire dei bene-fici fiscali a fronte di liberalità in denaro o in natura erogate da persone fisiche e da enti soggetti all’imposta sulle società a favore di ONLUS. In particolare sono deducibili dal reddito fino al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima di euro 70.000 all’anno.

5 X 1000 A FAVoRE DI ACRAAnche nel 2011 è possibile sostenere i progetti di ACRA devolvendole il 5x1000 delle tasse. Lo stesso speriamo che sia confermato anche per gli anni futuri. A tale fine è necessario firmare nel riquadro dedicato alle Onlus e scrivendo sotto la firma del contribuente il codice fiscale di ACRA: 97020740151.I modelli di dichiarazione utilizzabili sono:

Modello integrativo CUD dell’anno in corso per i redditi dell’anno precedente. Il modello va richiesto al proprio da-•tore di lavoro o ente pensionistico.Modello 730/1-bis dell’anno in corso per i redditi dell’anno precedente.•Modello Unico dell’anno in corso per i redditi dell’anno precedente.•

Ricordiamo che la devoluzione del 5X1000 alle Onlus non costituisce un costo per chi effettua la dichiarazione dei redditi, ma rappresenta la destinazione di una piccola parte delle imposte.

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ACRA ringrazia tutti gli operatori, i collaboratori, i volontari e i sostenitori dei progetti, delle campagne e delle attività che, anche nel 2010, le hanno permesso di proseguire l’azione iniziata oltre 40 anni fa a favore dello sviluppo di alcuni dei Paesi più poveri del Sud del mondo.

Un ringraziamento particolare a Unione Europea, Ministero Affari Esteri, agli altri enti istituzionali, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Monza e Brianza e tutti i Comuni lombardi che ci hanno sostenuto. Inoltre un vivo ringraziamento a tutte le imprese, le fondazioni, le associazioni e le scuole che nel 2010 hanno creduto nei progetti di ACRA e li hanno so-stenuti economicamente e tecnicamente:

ImpreseAmiacque S.r.l., Autostrade per l’Italia S.p.a., Banca Popolare di Milano Società Cooperativa a r.l., BCC Agrobresciano so-cietà cooperativa, BCD Travel, BravoSolution S.p.a., CAP Holding S.p.a., Coop Italia Soc. Cop.va, Df Sport Specialist S.p.a., Eurotubi S.r.l., Fonderie Mario Mazzucconi S.p.a., Gama S.r.l., GUNA S.p.a., H3G S.p.a.,I duellanti soc. coop., Istituto Geo-grafico De Agostini S.p.a., Latinoamericando S.r.l., Libraccio, Maridiana S.r.l, Microsoft Srl, Natixis Global Associates Italia SGR S.p.a., Photomovie, Prysmian Cables & Systems S.p.a., TASM S.p.a., Telecom Italia S.p.a., Tiesse S.n.c., Valore Reale SGR S.p.a., Vodafone Italia S.p.a., Wind Telecomunicazioni S.p.a., Zelig - Bananas S.r.l. Fondazioni Compagnia di San Paolo, Fondation Assistance Internationale - FAI, Fondazione Avina, Fondazione Cariparma, Fondazione Cariplo, Fondazione Ebert, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Monzino, Fondazione Peppino Vismara, Fondazione Renato Grandi

Associazioni e reti di rappresentanza A.S.D. Milano City Marathon Club, Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, Mediafriends Onlus, Nessuno Escluso Onlus, Touring Club Italiano, Viaggi Solidali Società Cooperativa Sociale Onlus

ACRA RINGRAZIA

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FONTI DATI STATISTICICIA the World Factbook 2010UNICEF Comitato italiano, Adolescenza. Il tempo delle opportunità (Roma, 2011)UNFPA, The maternal health thematic fund. Annual report 2010, (2010).UNDP - United Nations Development Programme, Annual report 2010 (2010)ILO, Economically Active Population Estimates and Projections 1980-2020. 5th edition (revision 2008)UNICEF Updated values of GII using new maternal mortality ratio estimates from 2008 ( 2010)United Nations, World Marriage shown refer to the latest year available in the period 1990 to 2008, (2008) WHO, Maternal Mortality in 2005: Estimates prepared by WHO, UNICEF, UNFPA and the World Bank, (Geneva, 2007)

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTOUNICEF, La situation des enfants dans le monde, 2009UNICEF, La situation des enfants dans le monde, 2010Garcia-Moreno, C., H.A.F.M. Jansen, M. Ellsberg, L. Heise and C. Watts, 2005. WHO Multi-country Study on Women’s He-alth and Domestic Violence against WomenKishor, Sunita and Kiersten Johnson, 2004. Profiling Domestic Violence - A Multi-Country Study. Calverton, Maryland (India)Asociación Demográfica Salvadoreña and others, 2004. Encuesta Nacional de Salud Familiar, FESAL 2002/03.Comité para la Eliminación de la Discriminación contra la Mujer. Observaciones finales del Comité para la Eliminación de la Discriminación contra la Mujer: El SalvadorInstituto Nacional de Estadistica and others, 2004. Encuesta Nacional de Demografia y Salud 2003. Miraflores, BoliviaCentro de Estudios de Poblacion y Desarrollo Social, 2009. Violencia contra la mujer (Ecuador 2009)Diagnóstico sobre la Violencia intrafamiliar y sexual en Nicaragua 2008, Policía Nacional/Comisaría de la Mujer y la Niñez/PNUDEvolución Histórica de los Derechos de las Mujeres en Nicaragua, Octubre 2010Rapport national de progrès des OMD/INS/2008; MDHC; Recommandation du Comité CEDAW, 2009; AFROL Gender Profile ISTAT, 2006. Violence and abuses against women inside and outside family (Europa)

FONTI E BIBLIOGRAFIA

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Sedi ACRA nel mondo

ACRA italiaVia E. Breda 54, 20126 MilanoTel. +39 02 27000291/27000826Fax +39 02 2552270Web: www.acra.itE-mail: [email protected]

ACRA BoliviaPasaje Subteniente Aramayo 1008Esquina Jaimes FreireSopocachi - La Paz, Boliviatel. +591 2 2410708fax + 591 2 2424467e-mail: [email protected]

ACRA Burkina Faso06 BP 9288 Ouagadougou 06Burkina Fasotel. +226 5045 2699Ufficio Diapaga:tel. +226 73491279

ACRA CamerunUfficio di Yaoundé:Nouvelle Route OmnisportYaoudé, Cameruntel. +237 2211551fax +237 2211144Ufficio Maroua:BP 115 Maroua, Cameruntel. +237 229 1871e-mail: [email protected]

ACRA CiadBP 1099 - N’Djamena, Ciadtel. +235 2251 9223e-mail: [email protected]

ACRA ecuadorCalle Alemania 616 y Mariana de JesúsQuito, Ecuadortel/fax +593 2 2529692 / +593 2 2546023 e-mail: [email protected]

ACRA el SalvadorAvenida. Los Cedros 1019 Urbanización UniversitariaSan Salvador, El Salvadortel/fax +503 22254588email: [email protected]

ACRA HondurasEntrada Principal de MarcalaCiudad Nueva, Hondurastel. +504 96945042email: [email protected]

ACRA nicaraguaCalle Carmen Casa No.523,Reparto S. Juan, de la UNIVAL 1/2 Cuadra al SurCalle el Carmen 523, Managua, Nicaraguatel. +505 2277 4888fax +505 2277 4676e-mail: [email protected]

ACRA SenegalUfficio di Dakar:Sacré Cœur II Villa n. 8613 E, Senegaltel. +221 33 827 6413fax +221 33 867 1910e-mail: [email protected] Ufficio di Ziguinchor:41, HLM Boudody, Senegaltel. +221 33 991 3526e-mail: [email protected]

ACRA TanzaniaUfficio Dar Es Salaam:Plot no. 1260/C, Mikocheni “B”Dar es Salaam, TanzaniaUfficio di Njombe:c/o Nazareth CenterP.O. BOX 807, NjombeIringa Region, Tanzaniatel: + 255 753 168 065fax. +255 782 776 7952Ufficio di Zanzibar:PO Box 3067, ShanganiStone Town, Zanzibartel. +225 773 152107e-mail: [email protected]

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ACRA Cooperazione Rurale in Africa e America LatinaVia E. Breda 54, 20126 Milano - Italia

Tel. +39 02 27000291 - Fax +39 02 2552270 - www.acra.it - [email protected]