Accogliere un bambino

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“Cari genitori che avete un bambino di pochi mesi o 1 o 2 anni, avete a che fare con un grandissimo tesoro: un nuovo essere umano, pieno di misteriose potenzialità, che diverrà adulto tra vent’anni, una persona diversa da quella che ora avete sotto gli occhi, ma tanto più aperta quanto più preserverete la sua originalità, permettendogli di costruire la propria libertà interiore. Seguiamolo piuttosto che imporgli le nostre abitudini, adottiamo con lui la lentezza del bradipo o della chiocciola, anziché il balzo del ghepardo che appartiene piuttosto alla pubertà e all’adolescenza… Una grande responsabilità riguarda nei primi anni non solo i genitori ma l’intero nucleo familiare, gli amici, la persona che aiuta in casa, il pediatra. Ho il compito di darvi qualche suggerimento che vi aiuti a sentire leggero ed efficace il cammino educativo. Un insieme di riflessioni che vorrei condividere con voi dopo una vita di lavoro trascorsa soprattutto con i più piccoli.”

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GraziaHonegger Fresco

ACCOGLIERE UN BAMBINO

Da 0 a 3 anni proposteper genitori ed educatori

edizioni la meridiana

p a r t e n z e

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Indice Prefazione .............................................................. 9

Parte Prima

DALL’ATTESA ALLA NASCITA. CONSIGLI PRATICI

Il bosco alla rovescia .......................................... 13

La cura della prole ............................................. 23

La mente del bambino non si muove a caso .... 33

Ordine: che cosa significa? ................................ 37

All’insegna della continuità ............................... 41

Gioco ovvero le mani in azione ........................ 47

Parte Seconda

INIZIA IL GIOCO!

Piccola premessa ................................................ 55

Tra i tre e i sei mesi ............................................. 57

Tra i sei e i nove mesi ......................................... 63

Tra i nove e i dodici mesi ................................... 69

Dai dodici ai diciotto mesi ................................ 75

Finalmente in piedi ............................................ 81

Dai diciotto mesi ai due anni ............................ 85

Tra il secondo e il terzo anno ............................ 91

Bambini e Tv: 12 punti ...................................... 97

Materiale da gioco e giocattoliper bambini da 0 a 3 annia cura di Lidia Magistrati ................................. 101

Libri per bambini da 1 a 3 anni(o poco più)a cura di Maddalena Bonza .............................. 105

Bibliografia ragionata per genitoricon bambini da 0 a 3 anni ............................... 109

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Prefazione

Carissimi genitori che avete la fortuna di cre-scere un bambino di pochi mesi o di uno o dueanni, carissimi nonni che avete un nipotino ouna nipotina agli albori della vita, cari amici diqueste fortunatissime persone, vi scrivo questepagine in un tempo assai difficile dal punto divista del lavoro e dell’economia in generale, nelquale voi avete però a che fare con un grandis-simo tesoro: un nuovo essere umano, pieno dimisteriose potenzialità, che diverrà adulto travent’anni, una persona, si sa, totalmente diversada quella che ora avete sotto gli occhi, ma tantopiù aperta quanto più preserverete la sua origi-nalità, permettendo a lui o a lei di costruire lapropria libertà interiore.

Questo punto d’arrivo che sembra lontano siprepara fin da ora, mettendosi in ascolto deli-cato del suo essere totalmente nuovo: non pos-siamo sapere le sue esigenze, ben presentianche se non sa esprimerle.

Una grande responsabilità riguarda nei primianni non solo i genitori, ma l’intero nucleofamiliare, gli amici della coppia o dei nonni, lapersona che aiuta in casa o il pediatra: è comeun villaggio che si allarga a spirale, raggiunge leeducatrici del nido dove forse andrà e ancora,ancora… Ogni bambino nuovo ci riguarda tuttie da vicino!

Ho il compito, amici di questo ideale villaggiointorno a ogni nuovo nato, di darvi qualchesuggerimento che vi aiuti a sentire leggero edefficace il cammino educativo. Non l’ennesimomanuale se possibile, ma un insieme di rifles-sioni che vorrei condividere con voi dopo una

lunga vita di lavoro trascorsa soprattutto con ipiù piccoli.

Su questi si potrebbero scrivere pagine e pagine esarebbero ancora poche, perché ogni bambino èdifferente da ogni altro, un frutto prodigioso cherimescola dati del suo corredo cromosomico pro-veniente dal doppio codice materno e paterno,dai nonni e dai bisnonni (un albero genealogicoche difficilmente riusciamo a ricostruire oltre laterza generazione) e dall’ambiente intorno a lui ealla famiglia. Il neonato che arriva tra noi – ciricorda l’importante biologo Edoardo Boncinelli– non è molto diverso dal neonato di lontane erepreistoriche che usciva dall’utero delle varieLucy1 e mulieres erectae, le prime donne che,600.000/800.000 anni fa, per prime cammina-rono su due piedi. Però, a differenza del neonatocosì antico, quello attuale piomba – fragileeppure potente – in un ambiente invaso dalla tec-nologia e dalla logica dell’affarismo. Come met-tere insieme queste realtà antitetiche?

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1. Lucy è un esemplare femmina di australopithecus afarensisrinvenuta nella regione dell’Afar (Etiopia) risalente a 3,4 milionidi anni fa.

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La mente delbambino non simuove a caso

Come funziona e come si evolve il comporta-mento di un bambino, così diverso da un adulto?Cerchiamo di interpretarne i segnali tramite lachiave di lettura che ne ha dato Maria Montes-sori. La sua voce – con proposte realistiche diascolto facilmente attuabili – ci ha insegnato ametterci nelle ‘scarpe’ di un piccolino per guar-dare il mondo dalla sua prospettiva, a coglierequanto di biologico si riscontri nel loro sviluppoche siamo soliti vedere sotto il profilo psicologico(o in modo ancor più riduttivo). Un tratto basi-lare è considerare ogni bambino in rapporto conl’ambiente in cui vive: l’ecologia della vita chetanta influenza ha su ogni individuo.

I periodi sensitiviSono porzioni del tempo infantile, che si osser-vano secondo un piano di sviluppo guidate daspeciali sensibilità cerebrali.La fase 0-3 anni è tutta orientata da tre specialipunti di assorbimento dall’ambiente che guidanoper intero lo sviluppo:

1) la sensibilità a ogni cambiamento, per minimoche sia;

2) la sensibilità ai suoni delle voci umane;3) la sensibilità al movimento proprio e altrui.

Potenti, ma passeggere, sono sensibilità destinatea sparire più o meno entro il terzo anno quandol’assorbimento cui erano destinate sarà compiuto.Dunque tre periodi sensitivi28 che permettonograndi conquiste, ma solo nel tempo previsto.Tuttavia si ritrovano anche in seguito in altre fasidello sviluppo, come passaggi reali per ulterioriconquiste.Queste sono le indicazioni proposte da MariaMontessori per comprendere alcuni complessicomportamenti infantili: difficilmente si trove-ranno in testi di psicologia, ma di certo sono lastrada migliore per capire e rispondere ai bam-bini più piccoli. Loro le esprimono in modo cla-moroso, ovviamente senza parole, spesso pian-gendo ed è proprio questa la barriera che dob-biamo superare, noi, e non loro che il linguaggiolo stanno costruendo.Diciamo subito che, se la conquista del lin-guaggio ci incuriosisce e ci rallegra e quella deimovimenti ci riempie di ammirazione davanti allecrescenti abilità, il loro rifiuto a qualsiasi improv-viso cambiamento nelle persone e nelle cose cisconcerta, ci irrita. Parliamo subito di capricci enon esitiamo a reprimere anche brutalmente.

Il periodo sensitivo dell’ordineSe nello sviluppo, prima o dopo la nascita, nienteavviene a caso, esiste nei primi due anni una fasetransitoria (a tratti la si osserva sempre menofinché scompare), predisposta alla conoscenzadei genitori e dell’ambiente familiare in genere. Èil periodo sensitivo dell’ordine nel senso dell’o-rientamento, della continuità delle impressionisensoriali. Questa è stata l’ipotesi su cui si è orien-tata fin dagli anni Venti Maria Montessori osser-vando con vivo interesse il comportamento deipiù piccoli.

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28. Così secondo Montessori; il termine corrispondente usatoin etologia è “periodi sensibili”.

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Già il biologo inglese Douglas Spalding, morto asoli 36 anni, aveva scoperto nel 1892 il fenomenodell’imprinting. Il concetto venne ripreso daltedesco Oskar Heinroth (tra il 1910 e il 1912) eapprofondito al massimo dall’austriaco KonradLorenz (1903-1989). Sono i fondatori dell’eto-logia come nuova branca della zoologia ed è loroil merito di aver messo in luce come in moltissimespecie (se non in tutte) esistano agli inizi dell’esi-stenza speciali comportamenti infantili in rispostaa necessità vitali: si attuano entro un limitatointervallo di tempo – una finestra temporale,frame o anche ‘periodo critico’ (sensitivo,secondo la Montessori) – in cui il sistema nervosoè sensibile a taluni apprendimenti o conquiste, adesempio fissare l’immagine del genitore o di chi èriconosciuto come tale: è l’imprinting. (Durantegli studi di Lorenz, divenne celebre l’oca Martina,che non avendo una madre che l’accudisse edessendo stata, fin dalla schiusa dell’uovo, nutrita ecurata dallo studioso, adottò questi come “madresostitutiva” stabile).Maria Montessori, per spiegarsi la continuarichiesta di stabilità, tipica del primo periodoinfantile – da lei descritta ne Il Bambino in fami-glia (1936) – ne aveva confrontato le reazioni contaluni comportamenti animali, richiamando ne Ilsegreto dell’infanzia29 (1938) il biologo olandeseHugo De Vries (1848-1935) che aveva studiato ibruchi della farfalla Porthesia. Questi, appenausciti dalle uova impiantate sotto l’ascella deirami, si dirigono verso la loro sommità pernutrirsi dei germogli più teneri. Che cosa guida ibruchi in una così decisa direzione? Fu il quesitoche mosse le ricerche di De Vries. La risposta ènella forte sensibilità alla luce, la quale scomparenon appena essi sono in grado di nutrirsi di fogliemeno tenere. Non sono diventati ciechi, ma soloindifferenti, osserva la Montessori. Ecco unperiodo sensitivo limitato nel tempo. Nella

Porthesia tale comportamento è innato e rigida-mente attuato; in specie più evolute rivela la pos-sibilità di adeguamenti insospettabili (come sivede nell’addomesticamento di mammiferi qualiil lupo che diventa cane, il gatto domestico, ilmaiale, il delfino, il cavallo).Nella specie umana il fenomeno è ben più ricco,in quanto ogni bambino si modella sull’ambientepredisposto, ogni volta con modi suoi del tuttooriginali. Assorbe, dice la Montessori, la culturadella famiglia in cui nasce e nella quale trascorre iprimi anni di vita. È l’inconfondibile improntache distinguerà poi un sardo da un veneziano, unsiciliano da un piemontese, un italiano da unindiano e così via.Maria Montessori fu la prima a individuare ilfenomeno dei periodi sensitivi nei bambini piùpiccoli, come riconosciuto da Eibl-Eibesfeldt(Vienna 1928) a pagina 143 del suo Fondamentidi etologia30.Quando John Bowlby ebbe il compito, già ricor-dato, di indagare sulle condizioni di vita di bam-bini che nel corso della guerra avevano perso lafamiglia, non riuscì a verificare come mai, afronte di masse di piccoli fortemente danneggiatinel loro sviluppo da una tale perdita, alcuni nefossero usciti senza danno (allora non si parlavadi resilienza); tuttavia chiarì – con il suo sguardoalimentato dall’etologia e dalla psicologia – laforza dei legami, quale fondamento per costruirela base sicura, l’equilibrio tra mondo affettivo ecapacità razionali, indispensabile a una sana vitaadulta.

Abbiamo detto che la sensibilità all’ordine nel-l’ambiente e nei ritmi quotidiani, come alla rela-zione con i genitori, è poco riconosciuta anche sesi esprime per tutta la vita, in forme diverserispetto alla prima infanzia, con reazioni quali dif-fidenza, se non timore, verso gli sconosciuti, neiconfronti di forti mutamenti quali un trasloco, untrasferimento, la perdita di una persona cara. Un

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29. Vedi L’enfant, Desclée de Brouwer, Paris 1935; tradotto infrancese da G.J.J.Bernard; in italiano uscì a Bellinzona nel 1938,a causa del veto fascista, con il titolo Il segreto dell’infanzia, acura dell’Istituto Editoriale Ticinese. Dagli anni Cinquantanelle edizioni Garzanti.

30. Eibl-Eibesfeldt I., Amore e odio. Per una storia naturale deicomportamenti elementari, Adelphi 1996.

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disagio molto simile nei confronti di ogni minimocambiamento lo esprimono i grandi anziani o imalati gravi al termine della vita. Gli adulti sanipossono darsi una ragione di ciò che accade, nonaltrettanto un vecchio ormai in condizioni di fra-gilità e di totale dipendenza e ancor meno il bam-bino che vive l’evento destabilizzante comeabbandono e perdita di sicurezza proprio nelperiodo in cui sta costruendo la propria “sicu-rezza di base”. È lui (o lei) ad aver ragione: le lorogiovani menti hanno bisogno di rituali, di abitu-dini stabili, di persone e di oggetti che non scom-paiano ma che puntualmente ritornino, soprat-tutto nei momenti cruciali di separazione.Reazioni di questo tipo significano il bisognoistintivo di proteggersi dalla perdita di punti diriferimento, di importanza minima secondo lalogica di noi adulti, tanto da giudicarli disobbe-dienze e bizze puerili solo perché non le capiamo.La nostra reazione oppositiva può provocare unalunga e dolorosa lotta tra noi e il piccolo lattante.

Anna, di 5 giorni, appena tornata a casa dall’o-spedale dove è nata, pur affamata, rifiuta il senomaterno. Subito tutti si allarmano, ma la madre,al corrente con queste idee, dice: “Forse non miriconosce più”. Nel dubbio che il suo pianto siacausato dal sapone usato per la doccia, se lo levamettendosi di nuovo sotto l’acqua. Quando, tor-nata dalla sua bambina, la vede succhiare convigore, ha la conferma che il suo segnale erachiaro: “Per favore, non cambiate nulla nel miorassicurante panorama”.

Che cosa si sarebbe innescato se questa madrenon si fosse messa in sintonia con la sua neonata,non è difficile immaginarlo.Un infante (ovvero un ‘senza parole’) non puòspiegarsi se non piangendo in modo disperato:trattiamolo con la dovuta delicatezza, pronti aleggere ad ampio raggio le sue mute richieste evedremo diminuire le sue reazioni oppositive segià si fossero formate: ci restituirà la nostra deli-cata attenzione in termini di calma, di ascolto dipianti sempre meno frequenti.

L’ordine come bisogno distabilità nell’orientamentoNe Il bambino in famiglia31, il primo libro in cuiMaria Montessori affronta il tema di certe“strane” reazioni dei piccoli considerate capricci,descrive l’episodio relativo a

Un bambino di due anni al quale la bambinaia fail bagno sempre nella stessa bagnarola, semprenello stesso modo […], poiché deve assentarsi,chiama una sua collega a sostituirla. Con lanuova bambinaia il bambino piange ogni voltache deve fare il bagno e non si capisce il perché.Tornata la vecchia chiede al bambino: “Perchépiangevi? Non era buona quella donna?”. Ilbambino rispose: “No, mi metteva nel bagno arovescio”. Dove una metteva la testa, l’altra met-teva i piedi.

E la Montessori commenta:

il bisogno di vedere le cose sempre uguali faparte della sua vita ed egli lo difende come può:questa difesa noi la chiamiamo “il capriccio” delbambino.

Nelle pagine precedenti aveva scritto:

Vi è un istinto che comincia a manifestarsi nelprimo anno di vita e viene alla sua massimamanifestazione verso i due anni: il bisogno delbambino, per costruire la propria mente, divedere le cose sempre nello stesso posto e nel-l’uso cui sono destinate. Se questo non avviene equalcuno perturba l’ordine o la destinazionedegli oggetti, egli è offeso e ferito; ciò diventaper lui un ostacolo ed egli manifesta una difesadelle cose, facendole rimanere quanto più puònello stesso modo.

Un esempio analogo al precedente si è verificatocon un bambino di 5 mesi:

Per il piccolo Fulvio il bagno serale con lamamma è un felice appuntamento quotidiano.Un giorno in cui la madre all’ora consueta nonpuò essere presente, è la zia – che il piccolo

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31. Stampato in condizione di semiclandestinità dalla Tipo-grafia Tuderte a Todi nel 1936.

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conosce bene e con cui ha un buon rapporto – aproporglielo, ma non appena lo prende e loimmerge, con la stessa calma come ha visto farealla madre, il bambino piange e appare inconso-labile. Il bagno viene sospeso. Indagando sullanatura di questa inaspettata reazione – è unbambino molto tranquillo – la differenza sembraessere nel fatto che la madre, mancina, lo tiene adestra, per avere libera la mano sinistra, mentrela zia fa l’esatto contrario. Come riprova il giornoseguente è la madre che lo prende a sinistra esubito il bambino rinniova le sue proteste.

Più che la mamma ad essere elemento di disturbo,lo era in tutta evidenza la rotazione rispetto aqualcosa nella stanza a provocargli un forte sensodi smarrimento – se non di paura – per il fatto dinon “ritrovarsi” in una prospettiva a lui familiare.

Questo bambino nello stesso periodo presentòaltre proteste relative alla posizione: tenuto inbraccio gli piaceva molto stare in verticale affac-ciato alla spalla sinistra, ma se qualcuno loteneva affacciato alla spalla destra, cominciavaad agitarsi e a piangere. Dato che era un sog-getto di solito molto sereno, appariva evidente ildisagio profondo da lui manifestato.A 5 mesi e mezzo, la madre colse un altrosegnale: di solito gli dava la poppata in unangolo tranquillo della cucina, ma una mattinain cui questa era poco agibile, decise di andarenello spazio in cui trascorreva le ore sveglio.“Subito ha cominciato a piagnucolare guardan-dosi intorno e rifiutando il poppatoio. L’ho ripor-tato in cucina, si è rasserenato e ha mangiato digusto, come sempre”.

Questa madre nota la differenza con la primafiglia, non altrettanto sensibile a cambiamenti delgenere, ma, ancora oltre i 18 mesi si disperava seil suo amato coniglio di pezza veniva lavato o seinvece delle solite mutandine bianche le propone-

vano altre decorate con minuscoli animali epupazzetti.Alla fine del suo racconto dice: “In seguito, versoi 4 anni ci siamo accorti che il piccolo era decisa-mente mancino: chissà se i fatti sono da metterein relazione”32.Bizzarrie o profondo bisogno di stabilità, di con-tinuità nelle impressioni sensoriali? “No, sonosolo capricci”, sostiene una pediatra: “Per questoè meglio abituarli fin da subito a continui cambia-menti, come quelli che dovrà affrontare inseguito”. È una teoria giusta o forse il bambinopiccolo, trovandosi in una particolare età dellavita, ha bisogno – qui e ora – di essere ascoltato equesto gli darà maggiore forza in seguito peraccettare le novità? In altre parole, essendo piùsicuro, diventerà indifferente ai piccoli muta-menti inevitabili dell’ambiente?È chiaro che si tratta di un’accezione inconsuetadel termine ‘ordine’, ma potremmo parlare diordine ‘primitivo’, originario o meglio di orienta-mento, simile a quella memoria visiva di cui fac-ciamo uso per orientarci in luoghi da poco cono-sciuti per ritrovare la strada.

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32. Con il fenomeno della lateralizzazione, riscontrabile intornoai 3 anni, si comincia a verificare se un bambino sia destrimanoo mancino. In questo secondo caso diventa predominante l’emi-sfero destro. A tutt’oggi non ci risulta che siano in corso studilongitudinali su segnali precoci del mancinismo che, com’ènoto, è di natura ereditaria e non va assolutamente vietato nécorretto.

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Gioco ovverole mani in azione

La mano che sfiora, che tocca, che inventa, cheaccarezza, che costruisce. La mano, strumentoche ci rende umani. La mano, organo dell’intelli-genza39.

Si riconosce il gioco dei bambini grandi con leloro costruzioni fantastiche, le loro invenzioni;ma se ci riferiamo ai più piccoli come appare laqualità così speciale del loro gioco?Per capire conviene osservare con attenzione esenza pregiudizi i bambini del secondo e delterzo anno di età alla ricerca di oggetti da usare inmolti modi diversi.Il loro gioco è dapprima esplorazione del com-portamento statico e dinamico delle cose: checosa sta fermo e che cosa si muove, cade, scivola,rotola, galleggia, affonda...; in seguito c’è la sco-perta del loro uso: che cosa è vuoto e può essereriempito, che cosa può passare in una fessura o inun foro, che cosa si può spingere e tirare, aprire echiudere, lanciare e riprendere, infilare e sfilare…Infine c’è l’osservazione delle loro qualità a con-trasto: le cose uguali a coppie o a terzetti e quellediverse; le grandi e le piccole, le lunghe e le corte,le profumate e le inodori, le colorate e le incolori,le lisce e le ruvide, le umide e le asciutte…

Si parla dell’attività del bambino come forte-mente imitativa, ma in verità l’imitazione, che inpartenza è importante per capire l’azione del-

l’altro, ben presto si trasforma: il piccolo elaboraa suo modo il gesto che ha memorizzato, scopreun proprio uso degli oggetti, ne saggia tutte lepossibilità, finché l’interesse per essi è esaurito. Equi si notano le differenze da un bambinoall’altro, espressioni di una ricerca tutta perso-nale.

Sam a 10 mesi e mezzo, scopre che battendo unascatolina produce rumore, sperimenta l’effettosu molti altri oggetti, ma ha l’aria meravigliataquando constata che il pupazzo e lo straccettonon sono rumorosi.

Jean Paul a 13 mesi scopre di poter salire aquattro gambe su uno scalino, dopo di checomincia a cimentarsi con tutti gli scalini possibilie poi con sgabelli, divani, sedie, scale e marcia-piedi con una sistematicità che parte da un suointeresse e che – per sua fortuna – non viene fre-nata da chi è con lui.A 14 mesi percorre una stradina scoscesa di cam-pagna con rozzi e incerti scalini in salita e indiscesa più volte. Le due gambe sono salde e lemani hanno un piglio sicuro. Ha scoperto da séche tre punti di appoggio sono indispensabili aogni passo, esattamente come fa Dario, scalatoreprovetto alle prese su una delle Grigne o altredifficili pareti da arrampicata.

Ma andiamo a ritroso.

Tina, 6 mesi, che fa se non giocare, quando dopouna bella poppata guarda sua madre, ride,sgambetta, si attacca al capezzolo – lo lecca? losucchia? – poi si stacca e si attacca ancora per treo quattro volte e ancora ride.

Parlare di gioco può sembrare strano se ci rife-riamo al consueto significato del termine, ma pos-siamo accettarlo per l’impegno e il piacere evi-denti. I primi anni sono quelli della conoscenzadi sé a piccole dosi, quando forti impulsi psico-motori spingono il bambino ad essere attivo dicontinuo, a mettersi alla prova senza soste conquello che gli capita sotto mano: il seno materno,l’acqua o la terra, il sasso o la chiave nella serra-tura, i barattoli o le posate…

Le cose hanno una voce, scrive Maria Montes-sori, un forte richiamo per il bambino che va alla

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39. Versi usati da Maria Montessori per definire il lavoro dellamano e ripresi da Parole in viaggio, pubblicazione in propriodalla scuola Montessori di Varese, giugno 2001, p. 21.

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conquista dell’ambiente e – si direbbe – più sonosemplici, informi, poco strutturate (un baston-cino, un abbassalingua di legno, un anello datenda, una catenella, una scatola vuota che pro-fuma ancora della crema che c’era prima o unbarattolo già contenitore di piselli o di pesche sci-roppate…), più sembrano ispiratrici di indagini.Viceversa il giocattolo vero e proprio non sembrainteressarlo granché in quanto lo stimolo è pre-fabbricato, non suscita il piacere di procedere perprove ed errori, è più statico e definito, tanto danon consentire invenzioni. Andrà bene forse inseguito quando la fantasia procede altrimenti eanima da sé un oggetto inanimato. Ora vuolenutrirsi di osservazioni concrete che può combi-nare dapprima casualmente, poi a suo modo,innumerevoli volte.In questo periodo un forte nutrimento viene dalgioco spontaneo, dalla situazione affettiva con ungenitore attento, disponibile, ma non soffocante:un adulto tranquillo, coerente nei messaggi, senzascoppi d’ira, capace di aiutarlo se occorre, senzaperò agire al suo posto. È vero che per ora ilbambino è ancora molto adattabile nella sua rela-zione con l’adulto di casa e che questi può daremolto, non solo in carezze, quanto nel preparareper lui proposte di gioco adeguate, scovare postisu cui lasciarlo arrampicare senza pericolo, per-mettergli di usare di tanto in tanto oggetti anchepiuttosto piccoli vigilando con discrezione, evi-tando invadenze… di campo.Impariamo a godere della sua inventiva che saràtanto più ampia e intelligente per quanto menosaremo intervenuti. La ripetizione spontanea cheinduce la concentrazione e quindi un piacereprofondo: senza di essi nessun apprendimento èpossibile.

Mantenere l’ordine nella stanzadei bambiniAlla ricerca dei comportamenti “naturali” – nonaddomesticati dalle frequenti prevaricazioni degli

adulti – Maria Montessori aveva notato come ilfatto di essere rispettati in questo bisogno di sta-bilità determinasse nei bambini appagamento,quiete, socievolezza. Fenomeno sempre ecomunque presente? Difficile dirlo. È decisa-mente favorito da un lato dalla “libera scelta” del-l’oggetto al quale il bambino è interessato: il fattodi poter subito prendere e usare la cosa che loattrae per sperimentarne per proprio conto l’usoè già un forte incoraggiamento ad agire che sirafforza se non viene interrotto in ciò che haintrapreso (salvo rischi: il coltello, i fiammiferiecc.). L’atto creativo comincia quando il piccolo,sperimentato un primo uso, il più evidente eovvio, comincia a trovare varianti da lui stessoinventate o elaborate sulla base di quanto ha vistofare dall’adulto, rivelando soddisfazione, senso disicurezza.Questo accade molto più di rado se viene inter-rotto anche amorevolmente o, peggio, se subisceintrusioni da parte di adulti giudicanti e punitivi.La “libera scelta” presuppone comunque unambiente ordinato nel quale gli sia facile trovarerisposte ai propri interessi, individuare (o ritro-vare) in quel momento quel tale oggetto e poterloprendere direttamente.Viceversa nel disordine o nella dispersione ditroppe cose, mescolate tra loro, la scelta diventacomplessa, se non ardua e impossibile. Quandodiamo a bambini di due o tre anni un cestonedove tutto è buttato dentro – libretti mezzi rotti,gambe di bambola e pezzi di lego, rotaie e pupaz-zetti, sonagli e alberelli di legno, dinosauri e puffi– non illudiamoci di alimentare la loro fantasia.In una simile insalata russa è già molto se trovanoqualcosa da battere o da lanciare.Viceversa più ‘insiemi’ separati di pochi oggetti– alcuni identici fra loro, altri simili oppuremolto differenti, suscitano nei piccoli di questaetà il piacere di stabilire criteri di ordine: rag-gruppare o abbinare per uguaglianza o persomiglianza.

Maura di quasi 3 anni, da una scatola con tantibottoni diversi tra loro, ne ha estratto e messo infila alcune coppie: due rossi, due neri, duebianchi, due verdi;

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mentre Leni, sua coetanea, ne ha raggruppatoaltri per misura e per forma: grandi e piccoli,ovali e rotondi.

Aziz di 30 mesi ha composto una fila di cubetti dilegno identici tra loro e su ognuno di essi haposto una diversa conchiglia, cubetti e conchigliepresi da due diverse ciotole a disposizione.

In un filmato girato nell’Istituto di via Lóczy aBudapest si notano le precoci reazioni di piace-vole sorpresa in bambini prima dei dodici mesi –non ancora in grado di camminare – alla scopertadi due oggetti uguali: una volta due rondelle confori, un’altra volta due tartarughe di gomma odue bacinelle lucidissime di metallo, nelle quali èpossibile specchiarsi. Come se il ritrovamento deldoppio fosse particolarmente appagante.

Pericoli? Eliminiamoli a priori!A volte ci preoccupiamo a vuoto: le loro dita perquanto piccole non possono entrare nei buchidelle prese; più pericolosi sono i fili elettrici chealbergano sotto scrivanie o nei pressi di televisori;i vasi con le piante (e alcune di quelle cosiddettedomestiche sono velenosissime). Piselli e fagiolipossono infilarseli nel naso o negli orecchi – enon c’è molto da scherzare – ma è anche veroche, se un piccolo ha molte possibili variantisenza rischio di “dentro e fuori”, non va a cercaretassonomie pericolose, così come non rompe enon distrugge se trova tante cose disposte conordine alla sua altezza o a terra, pronte per possi-bili manipolazioni.In queste condizioni il gioco si svolge senzaansietà per l’adulto, con un gradevole senso dilibertà per il piccolo, data l’assenza di divieti ver-bali. Valgono di più i No indiretti come un can-cellino in cima a una scala pericolosa o un giocodi costruzioni a blocchi grandi, piuttosto cheintervenire di continuo con “Non andare lì!” o“Non mettere in bocca!” che bloccano le inizia-tive indipendenti. In questo modo i No saranno

rari, accompagnati da un’espressione del visoferma, seria e da un rinforzo tipo “Non si può” enulla più. Comunque i rischi vanno eliminati, dicerto non con un fiume di spiegazioni come tantiadulti fanno, quasi a scusarsi del divieto. Il pic-colo ha bisogno di sentire la forza del limite etanti discorsi sono inutili nei primi due o treanni, anche perché il bambino non ne com-prende il senso. A cinque o dieci anni, quando leparole avranno altro peso, sarà diverso. Ora èassai più efficace un no secco e la fermezza deltono (fermezza che non deve accompagnarsi arabbia, ma nemmeno a sorriso: il piccolo è piùsensibile al gesto, allo sguardo, all’espressionefacciale che alle parole!).Soprattutto quando il piccolo è nella fase delvoler toccare tutto, per evitare che si metta neiguai – e noi con lui – dovremo vigilare molto enon lasciare neanche per un momento all’al-tezza dei suoi occhi e delle sue mani (e non loricorderemo mai abbastanza) bottigliette disucchi e bevande varie, contenenti veleni, moz-ziconi di sigaretta, medicine, resti di un festino,occorrente per tagliare e cucire, spille, libriantichi, porcellane di valore, bottiglie di vino odi liquore, cassetta con pinze, chiodi e viti, cas-setta del gatto, accessibilità al computer. Presedi corrente, rubinetti dell’acqua e del gas nondevono essere accessibili senza costante sorve-glianza.Tolti i rischi saremo tranquilli se avremo predi-sposto qualcosa di interessante da usare.

Ultimo suggerimento: se adopera gli oggetti in unmodo che non ci piace (purché non pericolosi),se tenta di far qualcosa in cui un aiutino gli facili-terebbe le cose (ma non è indispensabile), se atratti si riposa senza far niente, rispettiamo i suoisforzi e le sue pause: non interveniamo!La Montessori, nostra guida ideale, avverte gliadulti: ogni aiuto inutile è un ostacolo allo svi-luppo.

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Finalmente in piedi

Abbiamo visto che il bambino, se può muoversi,manifesta un’innata cautela pur sperimentando altempo stesso nuove possibilità. Ripetitivo fino ache quell’azione gli è necessaria per sentirsisicuro, ne crea una variante o prova la stessa conun altro oggetto o in un luogo diverso. Il suovagabondaggio esplorativo raggiunge gradual-mente ogni nuova sicurezza sulle due gambe: stia-mogli vicino, ma non troppo; incoraggiamolo consorrisi senza aiutarlo ogni volta che può fare dasé.Le mani si sporcano? Finché cerca di spostarsicome può, difficilmente le metterà in bocca. Seaccadesse, potremo pulirgliele, senza sgridarlo.Vale la pena di seguirlo nei suoi tentativi (duranopoche settimane, ma sono cruciali per lo svi-luppo!) restando lì, con pazienza, a osservarequesto straordinario arrampicatore che, quandoancora non sa camminare a due gambe, già sale escende scalini, scalette e scaloni, perfino a testa ingiù.

Il gusto dello sforzoIn farmacia o nei negozi si vendono caschi perevitare che i piccoli si facciano male cadendo; tut-tavia, seguendo con fiducia – e in silenzio – i loro“assaggi” motori, possiamo notare la prudentelentezza, la concentrazione per riuscire, così che ilrischio si rivela minimo e il casco salva-testarisulta alla fine un arnese inutile e fastidioso.Siamo noi che abbiamo paura, non lui!Certo, il bambino che ha passato mesi e mesi inbraccio – magari con tanto di succhiotto in bocca

– in un seggiolino o in un seggiolone, che ha sal-tato la fase a quattro gambe, è deprivato sul pianodelle esperienze e della conoscenza dell’am-biente. Se non ha nemmeno sperimentato con isuoi tempi la conquista dell’equilibrio e il piaceredi muoversi senza aiuti né puntelli, di conse-guenza perde con maggiore frequenza il controllodei movimenti.Eppure neanche in questo caso il casco gli giova,poiché il suo uso gli dà il messaggio: “Non fidartidelle tue forze”. Se si mostra molto incerto, senon vuole provare da sé, bisognerà seguirlo piùda vicino, ma lasciarlo comunque agire comepuò, senza surrogati tardivi. Una tale libertà giovaa chiunque e apre gli occhi agli adulti, eterniquanto inutili soccorritori. Eterni perché troppoansiosi, inutili perché un bambino sano adora losforzo di uno scalino, di un oggetto da portare –voluminoso ma non troppo pesante! – o di unasedia da adulti su cui arrampicarsi. Davanti amolte difficoltà non si arrende, tenta in variemaniere con evidente piacere.

Gli oggetti, purché ben scelti,sono sempre importantiNon diversamente da prima, compito del fami-liare non è quello di “stimolare”, spingendolo inavanti (si castra la sua vitalità anticipandone ognivolta le iniziative). Piuttosto conviene predisporrenello spazio quotidiano di vita materiali semplici,di uso per lo più domestico, che gli diano il desi-derio di spostarsi liberamente per prendere, toc-care, trasportare, spingere, lanciare, battere…Per sentirsi rispettato nella sua attività indipen-dente, non va ammaestrato e neppure condottocon garbo ad agire come e dove vogliamo noi. Glioggetti gli parlano: la voce delle cose, dicevaMaria Montessori, è la più efficace. Un piccolodislivello lo invita ad arrampicarsi; la maniglia diun armadio o il sedile di una poltrona a sollevarsi;le gambe di un tavolo a passare dall’una all’altra

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alzandosi e risedendosi; un cesto pieno di cipolleo una scatola con alcune mollette da panni a gio-care, seduto a terra, al dentro e fuori.Non vale insegnare; anzi l’addestramento a spo-starsi secondo gli incitamenti dell’adulto – quasisempre in anticipo rispetto ai suoi tempi perso-nali – lo porta precocemente ad adeguarsi ai desi-deri dei grandi per riceverne gratificazione. Ilrisultato è che, quando lo spingiamo a maggioreindipendenza motoria, blocchiamo sia la spintanaturale a provare da solo, sia la scelta di agire edi muoversi con le proprie modalità lente e ripeti-tive per quanto occorre. Certo va messo al riparoda pericoli, ma basterà nascondere in modoopportuno i grovigli di fili che si trovano attornoagli apparecchi elettrici ed eliminare ogni altrorischio. Un bambino del primo anno è curioso ditutto e tutto porta alla bocca!Altrettanto importante: curare sempre una buonaconclusione delle attività, aiutando in questo ilbambino, stabilendo un criterio di priorità, senzaarrivare mai a un totale stato di confusione. Inquesto la chiarezza dei posti in cui riporre glioggetti è fondamentale, un bambino anche di unanno se ne impadronisce facilmente e non lidimentica.

“Bacio i tuoi piedi che vanno...”9

Finalmente un giorno, se ha potuto fare il per-corso con i suoi tempi, lo si vede staccarsi da unappoggio o alzarsi da terra e camminare: ci sem-brerà quasi un prodigio, conseguenza naturaledopo mesi del suo continuo provare.Quando la sua maturazione interna – neurologicae psicologica – è pronta, si mette in piedi e va: lastessa cosa accade con le prime parole. Meno siinterferirà sul suo progredire, tanto più appariràspedito e spontaneo nelle conquiste: non illudia-moci, non sono effetto dei nostri interventi, ma è

lui stesso a manifestarle. Il fatto che ci arrivi da sé,per prove e tentativi, come ogni altro piccolo dimammifero secondo la naturale trasformazionebiologica, favorisce lo sviluppo neuromuscolaree, grazie a un cervello con straordinarie possibi-lità creative, acquista sicurezza e autostima.Quando comincia a camminare con buona stabi-lità si rivela subito pronto per ulteriori esperienzeche non riusciva ad attuare nelle posizioni prece-denti. Le due mani ora sono del tutto libere,pronte per nuove prove.

È agitato, di umore mutevoleQuando lo si vede così, si passino in rivista glioggetti che ha a disposizione: sono per lui interes-santi? Gli permettono di elaborare usi diversi? Ilfatto che, con l’uno o con l’altro, si soffermi,usandoli ripetutamente e con attenzione, è unsegnale sicuro di benessere, esattamente comemangiare di gusto e dormire sonni tranquilli.In secondo luogo si consideri l’andamento dellagiornata, se c’è una buona alternanza tra attività eriposo, uscite interessanti anche in spazi apertidove può camminare, arrampicarsi, correreincontrando bambini, soprattutto se non ne avvi-cina altri abitualmente.Spesso il bambino manifesta con forza i suoi desi-deri e respinge i limiti che gli vengono posti: nonè ancora in grado di negoziare come potrà farepiù tardi. Tuttavia, se occorre libertà di gioco,questa non deve esserci per qualsiasi iniziativa(anche se piange): i No devono essere pochi, machiari e invalicabili (per esempio: non si apre ilforno, anche se è spento; non ci si arrampica suldavanzale delle finestre), compensati da molti Sì,concreti sul piano del fare (ad esempio: aprirequesto sportellino o questa scatola, ma non ilforno per non contraddirsi). Oltre agli arrampica-menti interni cercare muretti, che possano pre-sentare maggiori suggestioni, o scale da quelle dicasa alla scalinata a gradini bassi del monumentocittadino.

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9. Verso tratto da La figlia di Jorio di Gabriele D’Annunzio.

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Un bambino appagato è un bambino facile, maha anche bisogno di un rapporto sicuro con unadulto per lui importante: se passa per moltemani, tra persone che gli dicono o gli lascianofare cose in modi diversi (la mamma gli permettedi giocare con l’acqua del bidet, la nonna nonglielo consente; uno lo lascia mangiare da solo, unaltro glielo impedisce e così via), non ha più pre-cisi punti di riferimento: deve ancora rendere sta-bile dentro la sua mente l’immagine di sua madre,della gente di casa.Si adatta, certo, ma il suo mondo interno è con-fuso tanto che ben presto scopre come tiranneg-giare gli adulti trascinandoli, lui così giovane, nellabirinto dei divieti e delle concessioni mutevoli.Tutto dipende da noi, dalla nostra poca chiarezzadi idee.

Stare con i coetaneiLisa pretende di avere da Vanessa la bambolacon cui questa sta giocando. La madre di Lisa lespiega con poche parole che deve aspettare unmomento, perché Vanessa l’aveva presa prima dilei. Strepiti di Lisa, ma la madre non le permettedi prendere la bambola. Grida e pianti. La madreporta Lisa fuori dalla stanza e con molta calma leripete quanto detto prima. Deve solo aspettareun poco. Intanto possono leggere insieme unlibro che le piace. Dopo qualche singhiozzo Lisasi calma. Finito il libro, arriva l’amica che le dà labambola. Hanno entrambe due anni: a questaetà aspettare, come restare soli in un gioco, èpiuttosto difficile.

In questi frangenti mai dire bugie e mai troppeparole. Quanto al bambino che aggredisce, chemorde, bisogna stargli vicino, occuparsene. Nonserve punirlo, fargli predicozzi, piuttosto tenerlo“sotto vigilanza speciale”, perché se l’amichettova protetto, nel frattempo bisogna proporre a luiqualcosa di attraente da fare, come nell’esempiodi sopra.A poco a poco, sentendosi ascoltato, contenutonei propri impulsi interni con i limiti fermi ma

gentili posti dall’adulto, imparerà a controllarsi ea capire il senso dei diritti altrui, non diversi daisuoi.D’altro canto non mettiamoci a sollecitare pacifi-cazioni forzate, assurde richieste di scusarsi con ilcompagno in lacrime, non imponiamo giochi digruppo per “farlo socializzare”. In questa fasedella crescita il bambino è ancora troppo auto-centrato per poter aderire consapevolmente arichieste del genere. Non è ancora pronto peruna relazione complessa: più che giocare insieme,gioca accanto a uno o a due coetanei; un’azioneparallela in cui ciascuno di loro persegue la pro-pria esplorazione, il proprio scopo, ma è confor-tato o incuriosito dalla presenza dell’altro: è ilpassaggio prima di arrivare a uno scambio vero eproprio.

Come ritrovarsi un tirannoin famigliaChe succede se di colpo i genitori affidano il loropiccolo di tre o quattro mesi a una badante –brava persona, ma parla un italiano incerto – o,magari con l’approvazione del pediatra, a un nidodove può andare tutti i giorni fuori di casa persei/otto ore al giorno rinunziando al lattematerno?È diventata prassi assai discutibile quella di anti-cipare lo svezzamento al terzo mese soprattuttoper i bambini nati prematuri, quando un minimodi buon senso suggerirebbe che questi, già forte-mente deprivati in partenza, avrebbero bisognodi tempi più lunghi per restare a stretto contattocon le loro madri.Solo mezzo secolo addietro i piccolissimi pote-vano godere di una maggiore continuità nelleloro esperienze quotidiane ed erano rari i feno-meni di tanta irrequietezza, aggressività, disturbinei ritmi giornalieri che oggi si osservano. Lasituazione ai giorni nostri si è rovesciata. È veroche ci sono bambini tranquilli che sembrano sof-

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frire meno per i cambiamenti, ma molti altrihanno reazioni devastanti: cominciano moltopresto con i disturbi del sonno, i problemi direflusso, il rifiuto di nuovi alimenti, non accet-tando diversità di sapore, rugosità, odore; siammalano facilmente, vogliono stare molto inbraccio, non giocano più da soli. Il bel giocattolosi è rotto e gli adulti non sanno più accomodarlo:a poco a poco lasciano fare al bambino tuttoquello che vuole.

“Rifiuta il riso, le faccio la pasta, ma non vuoleneanche quella. Un passo dopo l’altro a tre anniè arrivata a mangiare solo patatine e banane.Non c’è verso che prenda altro: sputa o vomita.”Candidata precocissima all’anoressia?“Non vuole più andare a dormire a ore ragione-voli”. Che vuoi? È fatto così!“Gli si va dietro per tutta la casa purché mangiun boccone e lo si ferma solo raccontandoglifavole con un esercito di peluche.” Ha comin-ciato il nonno e tutti in casa lo hanno imitato,trovandola una buona soluzione.“Meglio di tutto per indurlo a mangiare è Il ReLeone” racconta un padre.

Viene da chiedersi come mai bambini di famigliemigranti o nostrane, ma indigenti, presentinoassai più di rado comportamenti del genere.

Una coppia chiede al pediatra come fare perchéLuca, il secondo figlio che non ha ancora unanno, rifiuta con ostinazione la medicina e loro,sua madre e suo padre, non sanno come convin-cerlo. Con il figlio maggiore non c’erano statitanti problemi!Luca è sempre un po’ irrequieto: non si ferma suqualcosa per più di cinque minuti e non ascoltanessuno, come se non riconoscesse autorevo-lezza alcuna negli adulti che hanno cura di lui.

Ma come ‘un soldo di cacio’ – come lo si chia-mava un tempo – ha tutto questo potere? E comelo ha conquistato? “Allora abbiamo sbagliatonoi” dicono i genitori. Non ci sono rispostevalide per tutti, ma di sicuro non hanno saputodire No a tempo debito, in modo fermo e convin-cente, tenendogli le mani con gesto affettuoso,guardandolo in viso, con indispensabile coerenza

da un familiare all’altro. Se ogni bambino èdiverso, questa originalità dobbiamo metterla invalore, senza lasciarci irretire dalle facili seduzionidel “soldo di cacio”: dare tutti noi stessi durante iprimi mesi di vita per cominciare con alcuni Nodi contenimento, pochi, fermi e sapienti quandointraprende il cammino di scoperta dentro casasulle sue gambe. Il bisogno di esplorare si rivelain tutta la sua potenza: non cominciamo a direscioccamente “il terribile secondo anno”. Il bam-bino è affamato di attività intelligenti che puòscoprire da sé, ma a poco a poco ha bisogno diconfini, di un viottolo ben tracciato sul qualecamminare.Un problema si profila: se il tempo dei primi Noarriva quando il piccolo è in mano a varie persone– oltre i genitori, un nonno, la badante, le educa-trici del nido – occorre una buona intesa tra i variadulti perché il bambino non si confonda, nonsapendo più a chi dare retta davanti a inevitabilipermessi e contraddittori divieti. D’altronde noncresce tranquillo nel vuoto, nell’assenza di indica-zioni: deve sentire su di sé la mano protettiva del-l’adulto. Non raggiunge un’indipendenza antici-pata solo perché ha un linguaggio evoluto eappropriato.Ci sono piccoletti di tre anni che conoscono tuttosui vulcani o sui dinosauri, ma che a tavola nonmanifestano alcuna curiosità verso cibi nuovi;sono fermi al bisogno di continuità del primoanno di vita e hanno mani prive perfino delle abi-lità iniziali, con il cucchiaio o il sapone. Vale lapena di procedere a piccoli passi, senza fare salti,non perdendo di vista alcun particolare.

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Materiale da giocoe giocattoliper bambini da 0a 3 anni

a cura di Lidia Magistrati 11

0-1 anno: l’attività e il materiale da gioco delprimo anno di vita variano di trimestre in trime-stre e sono legati alle coordinazioni motorie prin-cipali dei primi mesi (con bambini prevalente-mente in posizione supina): coordinazionemano/bocca (dai primi giorni di vita);occhio/mano/bocca (4/5 mesi, dovuta alla pren-sione spontanea degli oggetti); alla conquista dellaposizione “seduta”, al gattonamento o a qualsiasispostamento a terra, infine alla posizione eretta.Sta all’adulto – al suo sguardo affettuoso, ma altempo stesso di grande rispetto per le iniziativedel bambino – scegliere i tempi adatti per ogniproposta: sonaglini di legno e stoffa (fazzoletti) daportare alla bocca, oggetti con manico corto facilida tenere in mano (tipo cucchiaini di legno o dimetallo), mobiles appesi (pochi e belli!), pale-strina di legno o anche solo un telaio in legno cuiappendere con nastri o con elastico oggetti vari(da sostituire periodicamente).

Quando il bambino si mette seduto e può eglistesso cambiarsi di posizione, gli si può offrire labella proposta elaborata da Elinor Goldschmied:il cestino dei tesori. Secondo Elinor la domanda

principale che il bambino sembra porsi davanti aivari oggetti del cestino, iniziando ogni esplora-zione, sia: “Che cos’è questo?”.(Si veda in Bibliografia il suo testo Persone da zeroa tre anni con l’elenco degli oggetti proponibili eil modo, delicato ed essenziale, di offrirli al bam-bino o alla bambina secondo il criterio di “nonrubargli l’esperienza”).Inoltre (quando l’interesse per il cestino –qualche mese più tardi – sembra essere esaurito)o in altri momenti:

oggetti sensoriali: cesto con foulards per il giocodel cucù; scatola con carte delle uova di pasqua;scatola o cesto con pom-pom di lana; trottola dimetallo; barattolo pieno di nastri e di stringhegrosse; barattolo con cannucce; scatola o cestocontenente pentolini, coperchi, mestoli, cucchiaidi legno, imbuti, colini; sonaglini da gatto salda-mente cuciti a un nastro; campanelli, carillon daascoltare; oggetti sonori (tipo barattolini con unoggetto al loro interno o ceci o riso per produrreun rumore scuotendoli). Da Lóczy la proposta diuna coppia di piccole bacinelle di metallo riflet-tente per il piacere di scoprire gli uguali.

Oggetti che rotolano: palle di varie grandezze;rotoli di cartone rivestiti; rocchetti grandi (tipoquelli dei nastri per pacco regalo); cesto con sac-chettini tattili contenenti semi o legumi secchi,cuciti sui quattro lati12; bottigliette riempite (pertre quarti in modo che scuotendole si possavedere il movimento della sabbia o dei legumi, oaltro, in esse contenuti. Chiuderle saldamentecon colla o con adesivo).

Libri: cartonati con figure reali e intere, schedecon figure reali (oggetti di casa, animali, bam-bini)13 o colori o contrasti di colore (righe o qua-drati bianco e nero).

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12. Se il piccolo li porta alla bocca, preferire oggetti che non germo-glino come minuscole biglie, monetine da 1 cm, gettoni e altri simili.13. Si possono preparare anche in casa inserendole in fodere di pla-stica, facilmente acquistabili di formato piccolo (tipo libretti perfotografie), medio o grande, in cartoleria. È meglio che ogni schedaabbia un’immagine su una sola facciata su un cartoncino della stessagrandezza: a questa età quello che non si vede non esiste.

11. Lidia Magistrati è un’educatrice e formatrice di grande espe-rienza. Allieva diretta di Elinor Goldschmied, ha lavorato per piùdi vent’anni al Villaggio della Madre e del Fanciullo di Milano, delquale Elinor era stretta collaboratrice e dal 2003 è responsabiledelle attività per bambini presso la Casa di Maternità “La ViaLattea”, via Morgantini 14, 20148 Milano, cell. 335 431 058 - tel.02 8907 1589;

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Contenitori: bassi per il gioco dell’entrare euscire, barattoli o scatole con materiale vario(tappi, mollette da bucato, pezzi di legno benlevigati con carta smerigliata, bigodini) da riem-pire e svuotare.

1-2 anni: qui l’attività e il materiale da gioco sonolegati all’evento motorio principale di questafascia d’età: la deambulazione. Il bambinosembra ora porsi, secondo le osservazioni diElinor Goldschmied, una nuova domanda: “Checosa posso fare con questo?” e inizia a sperimen-tare varie combinazioni: palle e palline di variomateriale e dimensioni (non troppo ridotte, seancora porta alla bocca), rotoli, corde, nastri, fou-lard (gioco del cucù), corde o nastri con oggettivari attaccati da trainare, ad esempio un grossobruco in stoffa riempito di capoc lavabile lungocirca 4 cm, attaccato a una grossa corda per trai-narlo; carrettini di legno da spingere (ben solidiche possano “sostenere” i primi passi); cuscinonidi gomma piuma in varie forme geometriche(cubi, cilindri, parallelepipedi) leggeri ma volumi-nosi da “portare in giro”, da spingere, da caval-care e fare grosse costruzioni da buttare giù.Scatole, contenitori vari, cestini e oggetti per tra-vasi e per il gioco del “dentro e fuori” (tappigrossi di metallo, tappi di sughero, anelli delletende, catenelle, mollette da bucato americane,ecc.). È la seconda geniale proposta di ElinorGoldschmied: il gioco euristico.Inoltre: cesti, scatole e grossi contenitori dove ibimbi possano entrare e uscire; cassette da riem-pire e vuotare con pezzi di legno e da trainare.Anelli da infilare su pioli, scatole con buchi eforme geometriche semplici con pezzi da infilare.Semplici incastri e puzzle (tipo Lego, Duplo eincastri di legno); macchinine con piste e garage;animali e personaggi con casette, fattoria o stalla.

Libri (tanti, vari e belli!) e riviste. Strumenti musi-cali “veri” come armonica a bocca, flauto (comesemplice emissione di fiato che diventa casual-mente suono), maracas, pianole, xilofono, piattini,triangoli da appendere con battaglio.Nello spazio per i più piccoli è importante creare

uno spazio-tana, nascondino e proporre in unascatola (o su una mensola bassa o in un ripiano asportello che il piccolo stesso possa aprire) pento-lini, piattini, tazzine e cucchiaini per il primogioco del far da mangiare.

2-3 anni: anche per questa fascia d’età il gioco e ilmateriale da gioco è legato a nuove caratteristichedello sviluppo del bambino quali arricchimento euso prioritario del linguaggio verbale rispetto adaltri tipi di comunicazione, inizio del controllosfinterico, sviluppo motorio con competenze piùraffinate nella corsa, nel salto, arrampicamenti,manualità fine, inizio dell’utilizzo del gioco sim-bolico (imitazione dei mestieri dei grandi, giocodel far finta di). Pertanto si useranno: peluche ebambole con vestiti, lettini, casetta con adeguatomateriale, travestimenti molto semplici e facili daindossare come pezzi di stoffa (per mantelli,copricapo, gonne con nodi), gonne con elasticoin vita, cappelli, borse portafogli e borsellini rifor-niti di finte monete e ‘carte di credito’, scarpe.

Libri: con illustrazioni, storie e fiabe ma anchecon oggetti reali a figura intera e particolari.Come per i più piccoli continuare con macchi-nine, animali e accessori; trenini di legno (conbinari, stazione, ecc.) arricchendo i particolari e lepossibilità di combinazioni, gioco del falegname edel meccanico.Costruzioni di vario tipo (grandi e piccole),puzzle, incastri, grosse perle, rocchetti o altro dainfilare, chiodini di plastica da inserire in appositatavoletta.Vario materiale per ritagliare, incollare, com-porre, disegnare (con pastelli di cera o a olio ematite colorate).Per la manipolazione e i travasi oltre al giococon l’acqua, si possono usare farina gialla,sabbia, miglio, riso soffiato, pasta di pane, didòfatto in casa (la cui ricetta è facilmente reperibilesu internet e che è fatto con prodotti per ali-menti) e si possono aggiungere via via: carta-pesta, creta, pittura a dita. Tenendo sempre pre-sente che importante è fare, manipolare –ovvero l’esperienza fatta più che il risultato o il

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prodotto finito – che interesserà (i genitori!) ilbambino maggiormente dopo i tre anni.Per il gioco motorio: tunnel, percorsi, rialzi persalti e arrampicamenti, cuscini grossi percostruirsi case, castelli, ecc.Strumenti musicali oltre ai già citati: triangoli,nacchere, tamburelli e costruzione di strumentifatti in casa.Per lo spazio dei più grandi è importante creareun angolo o uno spazio casetta con tutti gli acces-sori per il gioco simbolico più vecchio e più cono-sciuto del mondo!

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