Abitare La « Società in Rete »

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U no dei fenomeni sociali più importanti de- gli ultimi decenni è senz’altro la diffusione pervasiva delle tecnologie di comunicazio- ne telematiche (ICT : Information and Communication Technologies). Le ICT, rea- lizzando una compressione dello spazio e del tempo, riducono fortemente gli ostacoli della comunicazione, la quale avviene con modalità inedite. È possibi- le scambiare informazioni in tempo reale a qualunque distanza geografica. Co- me abbiamo già avuto modo di spiegare, al di là del fatto tecnologico, l’utilizzo delle ICT modifica in parte le relazioni di scambio tra gli individui e coinvolge le loro convinzioni morali 1 . Le conseguenze sono maggiormente evidenti in campo economico, ma è la società intera ad esserne investita. 1. Cosa si intende con «società in rete» Il nuovo sistema tecnologico è impostato in base alla logica di rete, le cui applicazioni sono state sviluppate con le ricerche che hanno portato a Internet. Il diffondersi di queste applicazioni e della loro logica di funzionamento ha una tale portata che Manuel Castells, il maggiore studioso degli effetti sociali delle ICT, ha coniato il concetto di società in rete, cioè di un assetto sociale modellato dalla logica di rete 2 . Questo contributo cerca di precisare, in una prospettiva sociologica, che cosa si intenda con società in rete e di individuare le ripercussioni di questo nuovo assetto su alcune grandi questioni di interesse generale. * Redattore capo di «CON – Lavori, organizzazioni, soggetti». 1 Cfr ALBINI C., «Etica e scambi nella new economy», in Aggiornamenti Sociali, 12 (2001) 849-858; ID., «Internet come luogo di scelte», in Aggiornamenti Sociali, 1 (2003) 31-39. 2 Già negli anni Cinquanta erano state formulate delle teorie che impiegavano la rete come immagine, variabile a seconda dei casi, per descrivere e analizzare le relazioni sociali: cfr COLLINS R., Teorie sociologi- che, il Mulino, Bologna 1992 (ed. orig. 1988), 511-559; DI NICOLA P., La rete metafora dell’appartenenza, Franco Angeli, Milano 1998. L’ipotesi di Castells, invece, vede la rete come una struttura invariabile incorpo- rata nell’apparato tecnologico a cui le relazioni sociali si conformano. 195 AS 03 [2004] 195-204 Christian Albini * Abitare la «società in rete» Studi e ricerche

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Società in rete.

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U no dei fenomeni sociali più importanti de-gli ultimi decenni è senz’altro la diffusionepervasiva delle tecnologie di comunicazio-

ne telematiche (ICT: Information and Communication Technologies). Le ICT, rea-lizzando una compressione dello spazio e del tempo, riducono fortemente gliostacoli della comunicazione, la quale avviene con modalità inedite. È possibi-le scambiare informazioni in tempo reale a qualunque distanza geografica. Co-me abbiamo già avuto modo di spiegare, al di là del fatto tecnologico, l’utilizzodelle ICT modifica in parte le relazioni di scambio tra gli individui e coinvolgele loro convinzioni morali 1. Le conseguenze sono maggiormente evidenti incampo economico, ma è la società intera ad esserne investita.

1. Cosa si intende con «società in rete»

Il nuovo sistema tecnologico è impostato in base alla logica di rete, le cuiapplicazioni sono state sviluppate con le ricerche che hanno portato a Internet.Il diffondersi di queste applicazioni e della loro logica di funzionamento hauna tale portata che Manuel Castells, il maggiore studioso degli effetti socialidelle ICT, ha coniato il concetto di società in rete, cioè di un assetto socialemodellato dalla logica di rete 2. Questo contributo cerca di precisare, in unaprospettiva sociologica, che cosa si intenda con società in rete e di individuarele ripercussioni di questo nuovo assetto su alcune grandi questioni di interessegenerale.

* Redattore capo di «CON – Lavori, organizzazioni, soggetti».1 Cfr ALBINI C., «Etica e scambi nella new economy», in Aggiornamenti Sociali, 12 (2001) 849-858; ID.,

«Internet come luogo di scelte», in Aggiornamenti Sociali, 1 (2003) 31-39.2 Già negli anni Cinquanta erano state formulate delle teorie che impiegavano la rete come immagine,

variabile a seconda dei casi, per descrivere e analizzare le relazioni sociali: cfr COLLINS R., Teorie sociologi-che, il Mulino, Bologna 1992 (ed. orig. 1988), 511-559; DI NICOLA P., La rete metafora dell’appartenenza,Franco Angeli, Milano 1998. L’ipotesi di Castells, invece, vede la rete come una struttura invariabile incorpo-rata nell’apparato tecnologico a cui le relazioni sociali si conformano.

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Christian Albini * Abitare la «società in rete»

Studi e ricerche

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Sostanzialmente una rete, nel senso inteso da Castells, è un insieme dinodi reciprocamente uniti da connessioni. Nessuno dei nodi è gerarchica-mente più importante degli altri e non esiste un centro con funzioni di coordi-namento e di controllo. Ciascun nodo è potenzialmente in connessione con tuttigli altri, in un interscambio continuo di informazioni. La rete non è semplice-mente la somma degli elementi che la compongono, ma è ciò che nasce dallerelazioni che li connettono. «Che cosa sia concretamente un nodo» — spiegaCastells — «dipende dal tipo di reti reali cui si fa riferimento. Sono nodi lepiazze finanziarie, con i loro centri ausiliari di servizi avanzati, immersi nellarete dei flussi finanziari globali. Sono nodi i commissari europei e i Consigli deiMinistri nazionali, della rete politica che governa l’Unione Europea. Sono nodii campi della coca e dell’oppio, i laboratori clandestini, le piste d’atterraggiosegrete, le gang di strada e le istituzioni finanziarie per il riciclaggio del dena-ro sporco nella rete del traffico di droga che compenetra le economie, le societàe gli Stati di tutto il mondo. Sono nodi i sistemi televisivi, gli studi per la produ-zione dell’intrattenimento, i milieu della computer grafica, le redazioni televisi-ve e i dispositivi mobili che generano, trasmettono e ricevono segnali nella reteglobale dei nuovi media alla base dell’espressione culturale e dell’opinionepubblica nell’Età dell’informazione» 3.

L’impiego delle ICT nei più diversi settori dell’attività umana, il loro utiliz-zo da parte di persone di ogni appartenenza, la loro integrazione con ogni gene-re di tecnologia, le rendono capillarmente presenti nella nostra vita sociale.Gli ambiti in cui penetrano le ICT si riorganizzano secondo il loro funzionamen-to e adottano la logica di rete che diviene così la struttura basilare di una so-cietà in cui per la prima volta lo sviluppo, l’elaborazione e la trasmissione delleinformazioni diventano le fonti basilari della produttività e del potere.

Le reti (o network) sono forme molto antiche dell’attività umana, ma hannopreso una nuova vita nel nostro tempo, alimentate da Internet. «I network, gra-zie alla loro intrinseca flessibilità e adattabilità — due elementi cruciali per lasopravvivenza e la prosperità in un ambiente in rapido cambiamento — presen-tano straordinari vantaggi come strumenti organizzativi. Per questa ragione essistanno proliferando in tutti i campi dell’economia e della società» 4. È l’intro-duzione delle ICT e in particolare di Internet a permettere alle reti un così altogrado di adattabilità e flessibilità che le rende appropriate alla gestione dellacomplessità del mondo contemporaneo.

Le reti sono strutture aperte che possono espandersi potenzialmente sen-za limiti. Una struttura sociale che si fonda su reti è un sistema altamente dina-mico che ben si adatta a un’economia capitalista basata sull’innovazione, sullaglobalizzazione e su un incessante proceso di riadattamento.

3 CASTELLS M., La nascita della società in rete, EGEA, Milano 2002 (ed. orig. 1996), 536.4 CASTELLS M., Galassia Internet, Feltrinelli, Milano 2002 (ed. orig. 2001), 13.

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«La convergenza tra l’evoluzione sociale e le tecnologie dell’informazione»— scrive ancora Castells — «ha creato una nuova base materiale per lo svolgi-mento delle attività in tutta la struttura sociale. Questa base materiale, incorpo-rata nelle reti, contraddistingue i processi sociali dominanti, dando quindi for-ma alla stessa struttura sociale» 5.

In altre parole, la rete è divenuta la forma prevalente dei processisociali e si può dire che viviamo in una vera e propria società in rete.

2. Alcune obiezioni

Il concetto di società in rete incontra opposizioni di cui bisogna tene-re conto. Una delle più forti viene da uno studioso della levatura di RalfDahrendorf, che di recente lo ha definito una «fantasia accademica».

Egli si riferisce, innanzi tutto, al lavoro dell’economista Adair Turner persostenere che in fin dei conti le ICT in campo economico non sostituiscono lemodalità di lavoro tipiche della old economy, ma più semplicemente vi si af-fiancano. Turner distingue tra nuova economia high-tech e vecchia economiahigh-touch, cioè fra l’alta tecnologia del mondo dell’informazione e le attività adiretto contatto con cose e persone; la realtà è un miscuglio di lavori basati sul-la conoscenza e di vecchi lavori ordinari piuttosto che una società delle reti 6.Questa realtà composita, aggiunge Dahrendorf, comporta che lo sviluppo dell’e-conomia si concentri sul capitale, il quale è ormai in grado di autoalimentarsisenza ricorrere al lavoro. Infatti il modo migliore di realizzare profitti non è piùquello di vincolare i capitali con investimenti di lunga durata in attività produt-tive e commerciali; le ICT consentono di collocarli all’istante sui mercati finan-ziari, là dove conviene maggiormente di volta in volta, rendendoli di fatto indi-pendenti. I lavori ordinari sono funzionali ai servizi, alle comodità e ai piaceri,ma il vero e proprio aumento della ricchezza dipende dall’economia high-techche opera sul piano finanziario.

«La cosiddetta “società dei servizi” è da tempo una denominazione fuor-viante. Essa contiene una parte high-tech e una parte high-touch. Le banche ele assicurazioni rientrano nella prima, i servizi personali nella seconda. Per losviluppo dell’economia sono indispensabili solo le prime. In questo modo il ca-pitale si è reso per così dire autonomo; il lavoro, e tanto più il lavoro salariato,serve sempre di meno. D’altra parte, nel mondo dei contatti il lavoro si è resosempre più autonomo; il capitale fisso, perfino le macchine hanno una funzionelimitata. Ma ciò significa che per il futuro del capitalismo gran parte del lavoro— e dei lavoratori — è diventata superflua. Il capitale senza il lavoro è imma-ginabile, anzi spesso è quasi una realtà» 7.

5 CASTELLS M., La nascita della società in rete, cit., 537.6 Cfr TURNER A., Just Capital. Critica del capitalismo globale, Laterza, Bari 2002 (ed. orig. 2001).7 DAHRENDORF R., Libertà attiva. Sei lezioni su un mondo instabile, Laterza, Bari 2003 (ed. orig. 2003), 59.

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Dahrendorf guarda con preoccupazione a questa separazione tra capitalee lavoro nella società dell’informazione, separazione che fa ricadere il secondoin forme di dipendenza più primitive di quelle che conosceva la società indu-striale evoluta. Il capitalismo crea un mondo scisso in due in cui solo l’esiguaminoranza di chi detiene il capitale gode di una vera libertà e ha delle opportu-nità di riuscire a incidere sulla società che la circonda.

Possiamo fare due osservazioni al riguardo. La prima è che Castells nonidealizza affatto la società in rete. Anzi, un elemento basilare della sua ana-lisi è proprio la prevalenza del capitale con tutti i rischi di esclusione e di disu-guaglianza nelle opportunità di vita che ne derivano 8. Inoltre, egli non nega af-fatto il permanere di forme economiche preesistenti alle reti. Sostiene, però,che la portata dell’affermazione di queste ultime sia stata tale da rendere l’ac-cesso alle ICT cruciale ai fini della produttività e della competitività. Come an-che Dahrendorf, lo si è appena visto, riconosce. La posizione di Castells è menoingenua di quel che si può pensare e il problema che egli si pone è far sì chetutti possano usufruire delle potenzialità di sviluppo personale e sociale offertedalle reti. Invece, il loro utilizzo prevalente per l’accrescimento del capitaleequivale a un controllo esclusivo e senza vincoli delle sorti di molti da parte dipochi. È una alternativa tra due atteggiamenti opposti, che in un’altra occasio-ne abbiamo denominato rispettivamente condivisione e possesso 9.

Il punto più importante è che non si tratta di una questione limitata alla so-la dimensione economica, che pure è decisiva. Non si può ignorare che l’effica-cia economica dell’organizzazione a rete costituisce la base materiale del suc-cesso dei network. Le reti si diffondono perché sono convenienti, perchéfunzionano. La critica di Dahrendorf non tiene conto della presenza capillaredelle reti in tutti gli ambiti sociali che giustifica l’utilizzo della denominazionedi società in rete.

3. Alcune conferme

A sostegno delle argomentazioni di Castells si possono menzionare rifles-sioni e ricerche effettuate in campi differenti della conoscenza umana che giun-gono a conclusioni analoghe.

In teologia è stata addirittura formulata una sorta di anticipazione dei mo-delli sociali basati sull’interconnessione che suona estremamente sorprendentepoiché precede le tesi di Castells di parecchi decenni. Il gesuita PierreTeilhard de Chardin, in seguito a studi in più scienze naturali (paleontologia,geologia, biologia), fin dagli anni Venti del secolo scorso ha affrontato il rappor-to tra fede cristiana e fenomeno evolutivo. La sua concezione evoluzionistica èriassumibile nei termini di un incremento continuo della complessità e della

8 Cfr CASTELLS M., La nascita della società in rete, cit., 535-543.9 Cfr ALBINI C., «Internet come luogo di scelte», cit., 37.

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coscienza, man mano che procede l’organizzazione della materia, che ha nel-l’uomo il suo asse e la sua freccia.

Secondo Teilhard il prossimo stadio evolutivo non sarà più biologico, masociologico, la socializzazione, in cui l’umanità supererà l’individualismo perattuare una solidarietà di pensiero, di volontà, di azione: è un fenomeno di ar-monizzazione delle coscienze. Il vero progresso va cercato in direzione di unainterpenetrazione delle coscienze. La socializzazione inaugura una nuova«realtà fisica, potente, in cui tutti i pensieri individuali sono immersi e si in-fluenzano reciprocamente sino a formare, con la loro molteplicità correlata, ununico Spirito della Terra» 10.

Questa realtà di interpenetrazione è ciò che Teilhard de Chardin chiamanoo-sfera: è l’immagine della terra che appare al nostro sguardo non appenariusciamo a intuire il mondo del pensiero che fluttua al di sopra della biosfera.Una vera e propria rete delle coscienze alla cui attuazione la tecnologia dà unapporto determinante. Internet sembra essere un passo in quella direzione, tan-to che il pensiero del gesuita francese viene oggi esaltato dalle cyberculture 11.

Uno dei principali limiti dell’ipotesi teilhardiana è quello epistemologico:come si giustifica la continuità tra realtà fisico-biologica e realtà sociale? Nellescienze della natura si è ormai affermata una visione concettuale che forse lopuò spiegare. Essa guarda alla vita come a un unico sistema complesso; perciògli esseri viventi vanno presi in considerazione nelle connessioni che li unisco-no e non separatamente, come enti isolati. La natura è fondata sull’interdipen-denza. Una sintesi di questo nuovo paradigma è stata elaborata dal fisico ame-ricano Fritjof Capra con l’immagine della «rete della vita» 12.

Successivamente Capra ha esteso tale visione alla realtà sociale in base al-l’assunto che tutti i sistemi viventi si basano su schemi di organizzazione simili.Quindi, le conoscenze riguardo alle reti biologiche possono aiutare la compren-sione della società. La sua conclusione è che lo schema di organizzazione fonda-mentale della vita è quello reticolare: «A tutti i livelli in cui la vita si esprime —dalle reti metaboliche all’interno delle cellule alle catene alimentari degli ecosi-stemi e alle reti di comunicazioni nella società umana —, i componenti di questisistemi viventi sono collegati fra loro secondo uno schema reticolare. In partico-lare, abbiamo visto che, nella nostra era dell’informatica, le funzioni e i processisociali si vanno sempre più organizzando attorno a delle reti» 13.

Gli esempi portati da Capra della teoria reticolare sono i mercati finanziari,i media e le ONG globali, che confermano come l’organizzazione reticolare sia di-ventata un importante fenomeno sociale e una fondamentale fonte di potere.

10 TEILHARD DE CHARDIN P., L’energia umana. Tra scienza e fede, Pratiche Editrice, Milano 1997 (ed.orig. 1962), 150. Cfr CANTONI A., Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, Benucci, Perugia 1996.

11 Cfr FORMENTI C., Incantati dalla rete, Cortina, Milano 2000, 59-71.12 Cfr CAPRA F., La rete della vita, Rizzoli, Milano 1997 (ed. orig. 1996).13 CAPRA F., La scienza della vita, Rizzoli, Milano 2002 (ed. orig. 2002), 379 s.

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I matematici Duncan Watts e Steve Strogatz, della Cornell University diIthaca (USA), hanno contribuito a chiarire queste tesi studiando le conclusionicui era giunto negli anni Sessanta lo psicologo Stanley Milgram. Egli, facendodelle ricerche sulla rete di relazioni interpersonali che collega le persone diuna comunità, elaborò la teoria del piccolo mondo secondo cui la strutturadelle relazioni sociali è tale che due individui qualsiasi sono separati in mediada non più di sei intermediari. Esistono numerose prove empiriche che, nono-stante l’enorme numero degli abitanti del pianeta e la loro dispersione, i colle-gamenti tra gli individui risultano essere alquanto ravvicinati.

Watts e Strogatz hanno elaborato un modello di rete, denominata rete«piccolo mondo», che spiega questo fenomeno: una rete ordinata in cui cia-scun nodo è connesso con alcuni dei punti vicini e in cui esistono anche alcuneconnessioni casuali di lunga distanza. Queste ultime abbassano notevolmente igradi di separazione fra due punti qualsiasi. «Pensiamo di vivere in una rete or-dinata e di voler andare da un punto A a un lontano punto B. Purtroppo ciò si-gnifica, inevitabilmente, iniziare una dura marcia passo passo, perché le con-nessioni di una rete ordinata collegano solo punti vicini tra loro: non vi sonoscorciatoie o ponti lontani. Ma se introduciamo alcune connessioni casuali, larete si trasforma; per puro caso, alcune nuove connessioni finiranno per con-giungere punti molto lontani» 14.

In seguito, il fisico Albert Barabási e la sua équipe hanno rilevato che l’in-troduzione, in aggiunta ai punti di lunga distanza, di alcuni punti strategicicon un’alta concentrazione di connessioni aumenta ulteriormente l’efficien-za delle reti «piccolo mondo». Si è constatato che tale modello rispecchia ilfunzionamento di Internet, le relazioni interpersonali (amicali, di comunicazio-ne, economiche, professionali, ecc.), l’organizzazione dell’ecosistema, persinola struttura del sistema nervoso umano e delle cellule.

Possiamo a questo punto sostenere che la società in rete è più di una fanta-sia o di una semplice ipotesi, ma un concetto plausibile che indica un nuovomodo di stare nella società: essa costituirebbe l’attuazione a livello sociale, re-sa possibile dal processo di globalizzazione, di una struttura logica che già si ri-trova in natura.

4. Conseguenze

Abitare una società in rete offre opportunità nuove. Essere connessi è unaforma di relazione per mezzo della quale gli attori possono estendere la propriacapacità di azione. In proposito si possono assumere due atteggiamenti difondo alternativi, che abbiamo individuato discutendo le interazioni mediateda Internet, indicati come possesso e condivisione. In seguito abbiamo affer-

14 Così viene spiegata la teoria dei due matematici in BUCHANAN M., Nexus, Mondadori, Milano 2003(ed. orig. 2003), 59.

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mato che la scelta tra i due è un passaggio cruciale per la costruzione di un fu-turo più giusto e più umano 15. La prospettiva di rete chiarisce come mai questaè un’opzione decisiva.

Il punto essenziale è il modo in cui le connessioni si distribuiscono all’in-terno della rete. Nel caso di una concentrazione troppo forte di connessioni inpochi nodi strategici controllati da un numero ristretto di soggetti si produce uneffetto assai negativo: una estrema disuguaglianza tra pochi, dotati in misuraimmensa di potere e risorse, e molti che sono privi di accesso a tali opportunità.È una nuova forma di controllo e di sfruttamento esercitata indirettamente at-traverso l’asservimento dei flussi di informazioni che mettono in relazione lepersone e non direttamente attraverso l’asservimento degli individui, come av-veniva nella società industriale. Essa risulta così anche più difficile da contra-stare per la sua immaterialità. Questo è lo scenario risultante dal prevalere del-l’atteggiamento di possesso, il quale mira a un controllo ristretto ed esclusivodella rete e delle sue potenzialità.

All’opposto la condivisione tende a facilitare l’accesso alla rete e a massi-mizzare le possibilità di connessione di ciascuno, indistintamente. Anche i cri-stiani dovrebbero fare propria l’opzione per la condivisione, perché essa inten-sifica l’unione fra gli uomini, accresce la solidarietà e favorisce il bene comune,come dimostrano le scelte ad essa corrispondenti. Ne riportiamo alcune dellepiù significative, veri e propri esempi di come abitare la società in rete rispettoa problematiche di notevole portata.

a) Politiche di sviluppo

Le grandi organizzazioni economiche internazionali (Organizzazione Mon-diale del Commercio, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale) tendo-no a considerarsi gli attori più idonei a orientare i processi di crescita delle na-zioni in via di sviluppo attraverso decisioni centralizzate. I loro programmi sonoproiettati sul medio-lungo periodo e prevedono interventi graduali. Di recenteal MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston si è iniziato a discute-re se nei Paesi in via di sviluppo sia possibile un leapfrog, cioè un vero e pro-prio balzo storico con il quale saltare a piè pari diversi stadi di sviluppo e pas-sare direttamente a un modello di crescita basato sulle nuove tecnologie del-l’informazione. In base a questa ipotesi la priorità per lo sviluppo diverrebbel’obiettivo di colmare il digital divide (divario digitale), cioè la nuova forma diesclusione che colpisce coloro che sono impossibilitati ad accedere alle ICT inquanto privi di mezzi o conoscenze adeguati. Quasi il 90% delle connessioni aInternet sono concentrate nei Paesi già industrializzati e non sono alla portatadelle fasce inferiori di reddito. Si tratta di una penalizzazione ulteriore per chi è

15 Cfr ALBINI C., Quale cristianesimo in una società globalizzata?, Paoline Editoriale Libri, Milano 2003.

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povero in partenza, perché lo taglia fuori da un considerevole strumento di pro-duzione di ricchezza e di scambio di informazioni.

Il presupposto del leapfrog è che nella società in rete l’accesso non deveessere considerato un bene secondario di cui usufruire una volta garantite con-dizioni dignitose di esistenza, bensì il fattore chiave di sviluppo che oggi puòconsentire di realizzare quelle condizioni. La condivisione delle ICT offrirebbecosì agli svantaggiati l’occasione di essere i protagonisti del proprio riscatto, in-vece che semplici destinatari di iniziative altrui 16.

Un’applicazione della logica di rete che va in questa direzione è costituitadalle reti di collaborazione solidale del Brasile. È una esperienza alla qualesi stanno avvicinando i progetti di sviluppo dell’IPSIA (Istituto Pace SviluppoInnovazione ACLI), l’organizzazione non governativa di cooperazione internazio-nale delle ACLI. Si tratta di una rete che integra soggetti diversi (associazioni,gruppi, movimenti e un insieme di microimprese di produzione, servizi e con-sumi) i quali praticano il consumo solidale, cioè danno preferenza in tutte le lo-ro scelte di consumo ai prodotti della rete stessa. La ricchezza prodotta dallarete rimane così al suo interno finanziandone lo sviluppo economico e l’amplia-mento 17. Soggetti che isolatamente risulterebbero molto deboli, insieme riesco-no ad aiutarsi e a crescere. La caratteristica delle ICT di mettere in connessioneun numero di nodi potenzialmente infinito può far raggiungere alle reti di colla-borazione solidale una dimensione considerevole offrendo una opportunità disviluppo a un gran numero di persone.

b) Cambiamento socio-culturale

La rete ha ormai sopravanzato le fabbriche, le sedi di partito e le universitàcome luogo di elaborazione di nuove idee e prassi con l’aspirazione a cambiareil mondo in una qualche misura.

«I movimenti sociali del Ventunesimo secolo» — scrive Castells —, «leazioni politiche finalizzate alla trasformazione di valori e istituzioni della societàsi manifestano attraverso Internet. Il movimento sindacale, un sopravvissutodell’età industriale, connette, organizza e mobilita con Internet. E così fanno ilmovimento ambientalista, quello delle donne, diversi movimenti per i dirittiumani, i movimenti per l’identità etnica, i movimenti religiosi, i movimenti na-zionalisti, i difensori/propugnatori di una lista infinita di progetti culturali e dicause politiche. Il cyberspazio è divenuto un’agorà elettronica globale dove ladiversità del malcontento umano esplode in una cacofonia di accenti. […]

«Ma Internet è più che un semplice strumento a portata di mano. Internetsi adatta alle caratteristiche dei movimenti sociali dell’Età dell’informazione.Questi movimenti hanno trovato il loro mezzo di organizzazione appropriato,

16 Cfr ZOCCHI P., Internet. La democrazia possibile, Guerini e Associati, Milano 2003.17 Cfr MANCE E. A., La rivoluzione delle reti, EMI, Bologna 2003 (ed. orig. 2001).

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hanno sviluppato e aperto nuove strade per il cambiamento sociale e accresco-no il ruolo di Internet come medium privilegiato» 18.

La concentrazione dei grandi mezzi di comunicazione in mano a pochigruppi prospetta grandi rischi di omologazione e di manipolazione dell’opinio-ne pubblica. Nonostante ciò, progetti e valori controcorrente possono propagarsia partire da piccoli gruppi e realtà locali che li condividono con altri avvalendosidelle ICT. Ci sono minoranze attive che fanno parte di reti informali, sotterranee,radicate nella vita quotidiana e non orientate all’azione pubblica, reti che sfuggo-no al controllo dei grandi monopoli. Queste ultime possono amplificare quel cheviene elaborato nei loro nodi fino al punto di generare nuovi codici che «sfida-no» i significati dominanti. È accaduto con il movimento zapatista che ha dato ri-sonanza mondiale alle voci delle comunità indigene del Chiapas sottraendosi alcontrollo dell’informazione esercitato dal Governo messicano; è accaduto lo scor-so anno con i sostenitori della pace che in brevissimo tempo si sono unificati invaste mobilitazioni transnazionali assolutamente non istituzionalizzate. In negati-vo è accaduto con i gruppi del terrorismo fondamentalista che sono riusciti astrutturarsi e a guadagnare adesioni all’interno delle società che vogliono colpire.

c) Democrazia

Il tema dell’impatto dei media sulla politica ha assunto una centralità nuo-va con l’affermazione delle tecnologie interattive della comunicazione: leader,partiti, Governi, istituzioni internazionali si muovono e si confrontano nel nuovospazio pubblico mediatizzato, spazio che contribuisce a definire la loro iden-tità-visibilità pubblica e il loro peso specifico nella competizione per il potere. Icaratteri innovativi delle nuove forme di comunicazione (interattività, ridu-zione del numero di intermediari che intervengono nel processo informativo,economicità dei costi, velocità della comunicazione, assenza di confini, ecc.)possono allargare e consolidare le basi democratiche della nostra società.La rete può favorire una partecipazione reale al dibattito politico offrendo po-tenzialmente a tutti i cittadini la possibilità di essere informati, di dialogare coni propri governanti e rappresentanti, di esercitare forme di pressione sui leader.D’altra parte, non si può ignorare la concreta eventualità alternativa, e negati-va, di una frammentazione della sfera pubblica in segmenti isolati interessa-ti a singole questioni, di un uso puramente pubblicitario dei nuovi media, diuna partecipazione solo illusoria. «Invece di essere il Governo a controllare ilpopolo, è il popolo che potrebbe controllare il Governo, come in realtà sarebbesuo diritto, dal momento che in teoria è il popolo che dovrebbe essere padronedella situazione. E tuttavia la maggior parte degli studi e delle inchieste presen-ta un quadro desolato, con l’eccezione delle democrazie scandinave» 19.

18 CASTELLS M., Galassia Internet, cit., 134 s.19 Ivi, 149.

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In tale ottica, l’organizzazione democratica dello spazio virtuale diventauna delle priorità. L’obiettivo è ampliare il numero dei canali informativi poi-ché le nuove tecnologie possono accrescere il potere di coloro il cui ruolo neiprocessi politici è normalmente assai scarso, migliorando le forme mediate didemocrazia 20. Internet offre un potenziale straordinario per esprimere i dirittidei cittadini e comunicare i valori umani, mette le persone in contatto in unaagorà pubblica, consentendo loro di dare voce alle preoccupazioni e condivide-re le speranze. Ma ciò non avviene spontaneamente, come se le tecnologie fos-sero dotate, in sé e per sé, del potere taumaturgico di ampliare lo spazio demo-cratico. Sono la progettualità e l’impegno di persone e gruppi a risultare decisi-vi, insieme alle condizioni oggettive di libera fruizione delle tecnologie stesse.

5. Conclusione

In definitiva, la rete è un grande catalizzatore e moltiplicatore dellerelazioni sociali che potenzia la capacità di azione dei soggetti in termini dicontatti, scambi e comunicazione. Può funzionare o come fattore di una accre-sciuta divaricazione tra privilegiati ed esclusi o come opportunità accessibile atutti. L’attuazione del secondo scenario dipende anche dal fatto che le potenzia-lità positive delle reti siano conosciute e realizzate concretamente dal maggiornumero possibile di persone. Se, al contrario, queste opportunità rimangonoignorate dai più, l’accrescimento della disuguaglianza si affermerà silenziosa-mente e spontaneamente, senza che chi lo subisce se ne renda nemmeno conto.

D’altra parte, il ruolo della rete non va neppure enfatizzato, come se lasua applicazione fosse la risposta a tutti i problemi. L’organizzazione sociale inrete si presenta priva di centro, ma le relazioni non possono prescindere dalladimensione «verticale», cioè fare a meno di qualsiasi forma di autorità, governoe regolazione. Ciò non solo di fatto è impossibile, ma darebbe luogo anche aconseguenze aberranti perché un ordine spontaneistico non offrirebbe suffi-cienti tutele e garanzie ai più deboli. Si tratta, allora, di considerare la rete unagrande risorsa oggi a disposizione da integrare con altre modalità di azionesociale. La società in rete va perciò intesa non come una metamorfosi totaliz-zante della società da subire passivamente, ma come una nuova dimensionedella convivenza da governare.

20 Cfr RIZZUTO F., «Democrazia e Internet», in MORCELLINI M. – PIZZALEO A. G. (edd.), Net Sociology, Gue-rini e Associati, Milano 2002, 245-255.