Abele e Caino: due tipi di città - 30Giorni 12 ITALIANA... · 2012. 1. 17. · In copertina:...

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LA PREGHIERA, I MIRACOLI, LA VERGINITÀ DI MARIA, L’UMANITÀ DI GESÙ Benedetto XVI in Avvento e a Natale nella Chiesa e nel mondo Diretto da Giulio Andreotti nella Chiesa e nel mondo Diretto da Giulio Andreotti Abele e Caino: due tipi di città Intervista con Nello Cipriani sul De civitate Dei di sant’Agostino ANNO XXIX N. 12 - 2011 - 5 ANNO XXIX N. 12 - 2011 - 5 www.30giorni.it MENSILE SPED. ABB. POST. 45% D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N.46) ART.1, COMMA 1 DCB - ROMA. In caso di mancato recapito rinviare a Ufficio Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito. ISSN 0390-4539 www.30giorni.it MENSILE SPED. ABB. POST. 45% D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N.46) ART.1, COMMA 1 DCB - ROMA. In caso di mancato recapito rinviare a Ufficio Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito. ISSN 0390-4539

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  • LA PREGHIERA, I MIRACOLI, LA VERGINITÀ DI MARIA, L’UMANITÀ DI GESÙBenedetto XVI in Avvento e a Natale

    nella Chiesa e nel mondo Diretto da Giulio Andreottinella Chiesa e nel mondo Diretto da Giulio Andreotti

    Abele e Caino:due tipi di città

    Intervista con Nello Cipriani sul De civitate Dei di sant’Agostino

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  • In copertina:Lʼofferta di Abele e Caino, mosaico, Cappella Palatina, Palermo

    EDITORIALE

    Europa: la visione dei padri fondatori

    — di Franco Frattini 4

    COPERTINA

    ABELE E CAINO: DUE TIPI DI CITTÀ

    L’invidia della grazia altrui

    intervista con Nello Cipriani — di L. Cappelletti 44

    IN QUESTO NUMERO

    CHIESA

    Col cuore in pace

    intervista con Joseph Han Zhi-hai — di G. Valente 26

    Lettera agli amici, nove anni dopo

    — di G. Valente 30

    NIGERIA

    Il terrorismo venuto da lontano

    — di John O. Onaiyekan 34

    CRISTIANESIMO

    La preghiera, i miracoli,

    la verginità di Maria, l’umanità di Gesù

    Benedetto XVI in Avvento e a Natale 53

    NOVA ET VETERA

    Sulla concupiscenza.

    Il desiderio cattivo e il desiderio buono

    — di G. Tantardini 84

    «La fede domanda»

    alcune frasi sulla preghiera — di Luigi Giussani 100

    RUBRICHE

    LETTERE DA TUTTO IL MONDO 8

    LETTURA SPIRITUALE 1430GIORNI IN BREVE 38

    330GIORNI N.12 - 2011

    N. 12 ANNO 2011an

    no X

    XIX

    Sommario

    Nel settimo anniversario della morte di don Luigi Giussani ripubblichiamo

    alcune sue frasi sulla preghiera

    pag. 100

    De Gasperi

    La fededomanda

    CinaCol cuore in pace. Intervista con

    Joseph Han Zhi-hai, vescovo senza il riconoscimento del governo di Pechino

    pag. 26

    Un articolo di Franco Frattini spiega come riprendere il cammino iniziato dai padri fondatori dell’Europa

    pag. 4

  • C redo essenziale ispirarci al magistero morale, al-lo slancio ideale e alla visione lungimirante di Al-cide De Gasperi specialmente in questi momen-ti difficili per la temperie economica e politica del no-stro Paese e del continente europeo. Per questo, nelnovembre scorso, ho accolto, con piena consapevolez-za dell’onore accordatomi e della responsabilità richie-stami, l’invito ad assumere il prestigioso incarico di pre-sidente della Fondazione intitolata allo statista trentino,proprio alla luce dell’immensa eredità politica e spiri-tuale lasciataci da uno dei padri dell’Unione europea eda un protagonista assoluto della rinascita democrati-ca, civile e materiale dell’Italia e dell’Europa. Mi sonoripromesso allora di ripagare la fiducia concessami,mettendo massimo impegno ed entusiasmo per fareulteriormente avanzare il percorso di promozione e dif-fusione dei valori di libertà, solidarietà e unificazioneeuropea che la Fondazione ha in questi anni tracciatosotto l’alta guida del presidente Andreotti. E sono an-cora grato a lui e alla signora Maria Romana De Gaspe-ri per la loro disponibilità a continuare ad aiutarci nelperseguimento di questo importante obiettivo.

    «Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista alla prossima generazione»Questa frase di Alcide De Gasperi evidenzia in modoestremamente efficace l’enorme divario che esiste tra inobili ideali e gli alti valori etici che ispirarono la lungi-mirante azione di De Gasperi, Adenauer e Schuman egli orizzonti circoscritti al dividendo elettorale, i tenten-namenti di fronte ai volubili sondaggi e gli obiettivi di

    breve periodo che spesso contraddistinguono l’attualeleadership europea e il dibattito politico in Italia.

    Non di rado, negli ultimi tempi, a privare le politicheeuropee dello slancio necessario a una più intima pro-spettiva unitaria sono stati gli egoismi nazionali, i fazio-si interessi di parte, le miopi contrapposizioni, l’assen-za di visione. È allora inevitabile che il dibattito europei-stico si sia isterilito e sia diventato incapace di renderel’Europa vero protagonista politico nel mondo. E a ri-metterci siamo tutti noi.

    Il presidente della Repubblica Napolitano ha ri-cordato che «le istituzioni dell’Unione europea e gliStati che ne sono parte, nessuno escluso, stanno pa-gando il prezzo di insufficienze, esitazioni, contraddi-zioni, su cui ciascuno dovrebbe interrogarsi per lasua quota di responsabilità». Davanti alla constata-zione di questo grande divario tra gli alti ideali delpassato e la crisi di leadership del presente, nondobbiamo farci sopraffare dallo sconforto. Al contra-

    di Franco Frattini

    Editoriale

    Europa: la visione dei padri fondatori

    Manifestanti davanti alla sede della Banca centrale europea a Francoforte nell’ottobre 2011

    Anche in qualità di presidente onorario della Fondazione De Gasperiho chiesto all’onorevole Franco Frattini, che ha assunto la carica di presidente della Fondazione nel novembre 2011, di spiegare ai nostri lettori ciò che lo lega all’insegnamento politico di De Gasperi e lo spirito con cui guiderà la Fondazione

    Giulio Andreotti

  • rio, dobbiamo reagire, provando a infon-dere nel progetto europeo la visione e ilcoraggio dei padri fondatori.

    Credo che oggi per l’Italia l’azione del-l’Europa sia un’opportunità di stimolo e in-coraggiamento, perché si facciano final-mente quelle riforme che reticenze e vetiincrociati ci hanno impedito di fare, dalla riduzione deldebito pubblico a una riforma strutturale delle pensio-ni. Siamo consapevoli della necessità urgente di rifor-me in senso liberale per dare più competitività all’eco-nomia e assicurare concrete prospettive di futuro aigiovani delusi. L’economia sociale di mercato, pilastrodel popolarismo europeo, è anche in questo la nostraguida e marca i nostri valori.

    D’altra parte, quando si scarica sulle istituzioni euro-pee il peso morale e politico di proprie responsabilità,non ci si accorge dell’ulteriore pericolo di contribuire auna spirale nella quale rischia di avvitarsi la tenuta del-l’Eurozona e il superiore bene collettivo dell’Unioneeuropea. Senza l’euro oggi saremmo tutti più forte-mente in preda agli effetti drammatici degli attacchispeculativi. Dovremmo essere più cauti nel criticarlo epiù convinti nel sostenerlo, non tanto perché a esserein crisi non è l’euro ma il debito sovrano, quanto per-ché dietro l’euro c’è l’intero progetto europeo.

    Oggi paghiamo semmai il costo della “non Euro-pa”: siamo costretti a rigorose politiche di austeritàperché siamo politicamente fragili, perché una vera epropria governance europea non c’è ancora. La spe-culazione internazionale non ha scommesso solo sul-l’insolvenza del debito pubblico greco ma anche e so-prattutto contro la solvibilità politica dell’intera Unioneeuropea, puntando sui suoi elementi di debolezza e sul-

    le sue divisioni interne. Se la crisi greca fosse stata af-frontata all’inizio con decisione e forte spirito unitario,non ci sarebbe stato il contagio. Ove però si continuas-se a invocare l’uso della sovranità nazionale control’Europa, nessuno stanziamento di fondi europei – perquanto ingente – potrebbe mai riuscire a dissuadere glispeculatori dal continuare con i loro cinici attacchi.

    E allora, mai come in questo momento, si avverte«l’esigenza tassativa di più Europa», come l’ha definita ilpresidente Napolitano, ossia di compiere quel salto diqualità che richiede il processo di integrazione euro-pea. Da una parte, le istituzioni europee non sono ab-bastanza solide e coese da proteggerci da imprudenzee spregiudicatezze di una finanza senza etica e di un ir-responsabile accumulo del debito sovrano. Dall’altra,nessun singolo Paese europeo, nemmeno il più grandeed efficiente, può “salvarsi da solo”.

    Per difendere la credibilità dei singoli Stati membrinelle piazze finanziarie, occorre restituire credibilità al-l’intero progetto europeo, a partire dal rilancio dellacostruzione di una vera e propria governance econo-mica. Dobbiamo andare oltre Maastricht, e superare lapretesa illusoria che il rispetto di regole e procedurepossa rimpiazzare le scelte strategiche della politica,che l’adempimento meccanico di criteri tecnici e l’au-tomatismo di sanzioni in caso di inadempimento sianoin grado di scongiurare ogni crisi, presente e futura.

    530GIORNI N.12 - 2011

    Alcide De Gasperi con Konrad Adenauer, Robert Schuman e i ministri degli Esteri di Olanda e Lussemburgo durante i lavori del Consiglio d’Europa a Strasburgo nel 1951

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    Oggi paghiamo il costo della “non Europa”: siamo costretti a rigorose politiche di austerità perché siamo politicamentefragili, perché una vera e propria governance europea non c’è ancora. La speculazione internazionale non ha scommesso solo sull’insolvenza del debito pubblicogreco ma anche e soprattutto contro la solvibilità politica dell’intera Unione europea

  • Editoriale

    Dal governo delle regole al governo delle sceltePer resistere all’attacco degli speculatori, dobbiamopassare dal meccanico coordinamento di politiche ba-sato su regole considerate valide una volta per tutte aun governo unitario della politica economica, che pos-sa operare delle scelte a seconda delle sfide che di voltain volta si presentano. In assenza di tale disegno unita-rio, la speculazione, colpito un Paese, si rivolgerebbesubito dopo a quello successivo nella catena dell’Euro-zona. E le piccole banche italiane o francesi o tedeschenon potrebbero tenere da sole dinanzi al mare in tem-pesta. L’ammiraglio deve essere a Bruxelles, non nellesingole capitali. E deve avere gli strumenti adatti a farvirare la rotta della flotta quando il radar segnala le sec-che della recessione o il ciclone della speculazione.

    L’Europa deve allora tornare a essere il vero prota-gonista. E convincere così le piazze finanziarie interna-zionali che i popoli europei sono ancora fortementeanimati dalla volontà politica superiore di difendere inobili ideali di solidarietà, libertà e unità ai quali si ispi-rarono i padri fondatori. Per ridare slancio al progettoeuropeo non è, al momento, opportuno riaprire il vasodi Pandora della modifica dei Trattati. Ma possiamopuntare a utilizzare appieno gli strumenti esistenti.

    A Trattati invariati, ad esempio, l’articolo 136 delTrattato Ue potrebbe già consentire il rafforzamentodella Bce e dotarla di un ruolo analogo a quello attribui-to alla Fed. In questo modo, i mercati capirebbero im-mediatamente che sarebbe politicamente esclusa ogniopzione di fallimento di un singolo membro della zonaeuro. Ricordiamoci che la tenuta del dollaro non è maistata messa in discussione dal debito dei singoli Stati fe-derali. Eppure, la California è stata più volte sull’orlodella bancarotta e il suo debito incide sul Pil americanopiù di quanto non faccia la Grecia su quello europeo. Èla volontà politica superiore a indurre la speculazionead attaccare chi ne è carente e non quanti sono uniti daun’agenda unitaria.

    Non servirebbe una modifica dei Trattati neancheper rafforzare la vigilanza europea su banche e assicu-razioni, o per dare vita a un’agenzia di rating europea.Nell’economia globale è fondamentale fare affidamen-

    to in soggetti terzi che certifichino in modo trasparentelo stato delle finanze pubbliche e delle compagnie pri-vate. Ma la pagella è giusto che l’Europa la riceva dacontrollori europei, e non da soggetti di altri continenti,che restano per giunta impuniti anche quando com-mettono gravi errori di valutazione.

    Ripartire dal coraggio e dalla lungimiranza dei padri fondatoriVorrei richiamare al riguardo alcune profetiche parolepronunciate da De Gasperi. Guardando a un’Europache iniziava a nascere secondo il metodo funzionalista,lo statista trentino riconosceva che «la costruzione deglistrumenti e dei mezzi tecnici, le soluzioni amministrati-ve sono senza dubbio necessarie». Ma subito dopo egliammoniva dal rischio di involuzione insito nel «costrui-re soltanto amministrazioni comuni, senza una volontàpolitica superiore». E aggiungeva che, senza vita idea-le, senza calore, la costruzione europea «potrebbe an-che apparire a un certo momento una sovrastrutturasuperflua e forse anche oppressiva quale appare in cer-ti periodi del suo declino il Sacro Romano Impero. Inquesto caso», sottolineava, «le nuove generazioni […]

    De Gasperi presiede l’Assemblea della Ceca, il 10 maggio 1954

    De Gasperi aggiungeva che, senza vita ideale, senza calore, la costruzione europea «potrebbe anche apparire a un certomomento una sovrastruttura superflua e forse ancheoppressiva quale appare in certi periodi del suo declino il Sacro Romano Impero. In questo caso», sottolineava, «le nuove generazioni […] guarderebbero alla costruzioneeuropea come a uno strumento di imbarazzo e oppressione»

  • DIREZIONE E REDAZIONEVia Vincenzo Manzini, 45 00173 Roma - ItaliaTel. +39 06 72.64.041 Fax +39 06 72.63.33.95Internet:www.30giorni.it E-mail: [email protected]

    Vicedirettori Roberto Rotondo - [email protected] Cubeddu - [email protected]

    RedazioneAlessandra Francioni - [email protected] Malacaria - [email protected] Mattei - [email protected] Quattrucci - [email protected] Valente - [email protected]

    GraficaMarco Pigliapoco - [email protected] Scicolone - [email protected] Viola - [email protected]

    Ricerca iconograficaPaolo Galosi - [email protected]

    CollaboratoriPierluca Azzaro, Françoise-Marie Babinet, Pina Baglioni, Marie-Ange Beaugrand, Maurizio Benzi,

    Lorenzo Bianchi, Lorenzo Biondi, Massimo Borghesi, Lucio Brunelli, Rodolfo Caporale, Lorenzo Cappelletti, Gianni Cardinale, Stefania Falasca, Giuseppe Frangi, Silvia Kritzenberger, Walter Montini, Jane Nogara, Stefano M. Paci, Felix Palacios, Tommaso Ricci, Giovanni Ricciardi

    Hanno inoltre collaborato a questo numero: Franco Frattini, l’arcivescovo di Abuja John O. Onaiyekan

    Segreteria [email protected]

    Ufficio legaleDavide Ramazzotti - [email protected]

    3OGIORNI nella Chiesa e nel mondoè una pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Roma in data 11/11/93, n. 501.La testata beneficia di contributi statali diretti di cui legge 7 agosto 1990, n. 250

    Società editriceTrenta Giorni soc. coop. a r. l. Sede legale: Via V. Manzini, 45 - 00173 Roma

    Consiglio di amministrazioneGiampaolo Frezza (presidente) Massimo Quattrucci (vice presidente)Giovanni Cubeddu, Paolo Mattei, Roberto Rotondo,Michele Sancioni, Gianni Valente

    Direttore responsabileRoberto Rotondo

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    Distribuzione in libreriaMessaggero distribuzione srlPadova tel. 0498930922Milano tel. 027490679Roma tel. 0666166173

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    Questo numero è stato chiusoin redazione il 31 dicembre 2011

    Finito di stampare nel mese di gennaio 2012

    CREDITI FOTOGRAFICI: Franco Cosimo Panini Editore: Copertina; pp.45,47,49,50; Associated Press/LaPresse: pp.4,31,34,41; Corbis: pp.8-9,12,13,20,21,22-23,26,27; Lessing/Contrasto: pp.11,19; Enzo LoVerso: pp.14,16,17,100,103,104,107,108; Getty Images: pp.28-29,31,35,36,37; Romano Siciliani: pp.34,82; Reuters/Contrasto: pp.35,68; Archivio ETS Milano: pp.38,67;Osservatore Romano: pp.39,57,70,78; Franco Cosimo Panini Editore su licenza Fratelli Alinari: pp.44-45,46-47,48,51; Paolo Galosi: p.81.

    730GIORNI N.12 - 2011

    3OGIORNInella Chiesa e nel mondo

    Direttore Giulio Andreotti

    guarderebbero alla costruzione europea come a unostrumento di imbarazzo e oppressione».

    Per ridare calore e slancio ideale al progetto, ed evi-tare che l’Europa degli spread e dei Pil finisca per ap-parire alle giovani generazioni come il Sacro RomanoImpero in declino, è necessario coinvolgere di più i cit-tadini. Occorre superare il deficit democratico attra-verso la riscoperta della dialettica, della passione per ildibattito e il libero confronto, esprimendo l’esigenzache all’Europa monetaria si affianchi l’Europa politica.E magari eleggere, alla prossima scadenza, il presiden-te del Consiglio europeo con suffragio universale.

    A questo dibattito anche la Fondazione De Gasperipuò dare un significativo contributo, promuovendo ladiscussione sulle questioni strategiche dell’Europa. LaFondazione può stimolare l’interesse alla costruzioneeuropea, celebrando i successi di De Gasperi e rievo-candone la passione ideale anche attraverso il ricordodell’amarezza degli insuccessi. Non dobbiamo mai di-menticare che per De Gasperi e gli altri padri fondatorinon fu facile sostenere, in un’Europa traumatizzata dal-l’odio fratricida, il principio del “mai più guerre tranoi”. Il loro successo non era scritto da nessuna parte.Prevalsero contro il pregiudizio e l’opposizione pre-concetta perché riuscirono ad affermare la forza delle

    idee nel libero confronto democratico, facendo valerele proprie posizioni ma sforzandosi di capire sempre leragioni dell’altro.

    Alcuni dei loro progetti restano peraltro ancora in-compiuti, per quanto essi si siano battuti con forza e de-terminazione nell’agone politico. Ma da una delusionepolitica alla quale andò incontro De Gasperi emerge tut-ta la sua passione europeista. Mi riferisco al fallimentodella Comunità europea di Difesa, progetto al quale DeGasperi aveva fortemente creduto. Il rigetto della Cedmise a rischio il processo di integrazione e ancora oggine paghiamo le conseguenze in termini di frammenta-zione della politica di difesa europea. Ancora oggi, inun’Europa che si è negli anni dotata di una moneta manon di una spada, c’è chi continua a preferire formati ri-stretti a una prospettiva unitaria nel settore della difesa.

    Le sconfitte di un padre possono però diventarevittorie per la sua progenie se essa è in grado di racco-glierne il legato di valori per i quali egli si è battuto. Lastoria di quella battaglia politica evidenzia, più di tantialtri successi, la fede di De Gasperi nell’ideale dellacostruzione di un’Europa libera e unita. La fiducia inquesti valori di libertà ha ispirato il movimento per l’u-nificazione europea e ci deve sostenere nella nostraazione attuale. q

  • CILE COMUNITÀ MISSIONARIA SAN MARTÍN DE PORRES

    Quien reza se salva è molto utile per l’evangelizzazione

    Ovalle, 19 ottobre 2011

    Signor direttore,stimato nel Signore Gesù,mi auguro che la presente la trovi bene, assieme aquanti collaborano a una così nobile missione di pub-blicare una rivista cattolica tanto importante.

    Desidero ringraziarla per la gentilezza di inviarcimensilmente 30Días, che ci informa sulla vita dellaChiesa e su tanti argomenti.

    Nel prossimo novembre avremo le prime comunio-ni in diversi villaggi e vorremmo chiedere alla sua ge-nerosità di inviarci trenta copie di Quien reza se salvaper darle come dono, dato che si tratta di un libro com-pleto e molto utile per l’evangelizzazione.

    Il Signore vi faccia sentire la sua tenerezza e l’im-mensa gioia di appartenergli ogni giorno di più.

    Un saluto fraterno e la mia eterna gratitudine,

    padre Pedro Galvez Rojo

    Ovalle, 23 novembre 2011

    Caro fratello nel Signore,abbiamo ricevuto i libri Quien reza se salva, li abbiamodistribuiti durante le prime comunioni della domenica diCristo Re e li distribuiremo poi per l’Immacolata.

    Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto

    Una veduta aerea del monte delle Beatitudini

    con il santuario e il lago di Tiberiade, Israele

    8 30GIORNI N.12 - 2011

  • 930GIORNI N.12 - 2011

    Il Signore che non si lascia superare in generositàricompenserà la vostra.

    Le auguro un santo Avvento in attesa della grandefesta del Natale.

    Un saluto fraterno e la mia eterna gratitudine,

    padre Pedro Galvez Rojo

    Ovalle, 24 novembre 2011

    Signor direttore,stimato in Gesù Buon Pastore.A una copia della rivista 30Días era allegato un libret-to più un cd di canti gregoriani, una meraviglia. Iubila-te Deo. Abusando della sua generosità vorrei chieder-

    le di donarcene cinque copie per regalarlead altre missioni che si sono dimostrate mol-to interessate ad averlo.

    Possiamo solo assicurarle che nelle no-stre preghiere terremo conto delle sue inten-zioni e di quelle dei suoi collaboratori.

    Un saluto fraterno,padre Pedro Galvez Rojo

    PANAMÁVISITANDINE DEL MONASTERO DE LA VISITACIÓN

    DE SANTA MARÍA

    Cinquecento copie di Quien reza se salva

    Las Cumbres, 26 ottobre 2011

    Viva Gesù!Carissimo signor Giulio Andreotti e colla-boratori di 30Giorni, vi siamo estrema-mente riconoscenti per l’apostolato della“buona stampa” che realizzate distribuen-do questo “cibo” della formazione e dell’in-formazione, grazie al quale siamo messe alcorrente di cose belle e di grandi eroismi daparte dei nostri fratelli cattolici di tutto ilmondo. Mille grazie.

    Preghiamo il nostro santo fondatoreFrancesco di Sales di aiutarvi.

    La settimana scorsa è venuto a farci visitaun amico sacerdote che lavora nella stessa parrocchiain cui lavorava il martire padre Héctor Gallego. Ci haraccontato del suo lavoro e anche noi abbiamo parlatodelle nostre attività. Anche noi abbiamo raccontatodella Giornata vocazionale e del fatto che abbiamo di-stribuito Quien reza se salva. Lui ha mostrato grandeinteresse e ci ha chiesto come poteva riceverne cin-quecento copie. Così ci siamo offerte di scrivervi e far-vi questa richiesta a nome del padre Arselio Castro,della parrocchia San Pedro Apóstol, di Santa Fé deVeraguas. Potete inviarli al nostro indirizzo.

    Vi siamo molto grate per questa grande carità ver-so le missioni di Panamá.

    Dio sia benedetto.

    suor Margarita María García, vsm

    o i l mondo • Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto i l mondo •

  • 10 30GIORNI N.12 - 2011

    Las Cumbres, 30 novembre 2011

    Viva Gesù!Carissimo signor Andreotti e collaboratori di 30Giorni, vi ringraziamo per i libri Quien reza se salva che sonoarrivati ieri. Abbiamo già chiamato il reverendo padreArselio perché venga a prenderli. Mille grazie, conti-nuiamo a pregare per il vostro apostolato.

    Dio sia benedetto.

    suor Margarita María García, vsm

    ANGOLADOMENICANE DEL MONASTERO MÃE DE DEUS

    Abbiamo anche apprezzato moltissimoQuem reza se salva

    Kuito, 26 ottobre 2011

    Signor Giulio Andreotti,stimato fratello in Cristo Nostro Signore,riceva i nostri cordiali e fraterni saluti, con gli auguri disalute e pace nel Signore. Il Signore, con i doni delSuo Spirito, guidi sempre il suo lavoro per la Sua glo-ria e l’edificazione della Chiesa.

    Ringraziamo molto per la ricchezza e la profonditàdelle informazioni sulla Chiesa nostra Madre che cigiungono attraverso la rivista 30Dias. Abbiamo ancheapprezzato moltissimo il libretto di dottrina cristianaQuem reza se salva che ci avete inviato.

    Lo abbiamo dato a molti fratelli che frequentano lanostra casa, soprattutto giovani catechisti. Per questo,con la presente, vi chiediamo di inviarcene, se possibile,duecento copie. Vorremmo offrirlo a tutti, durante le fe-ste di Natale, perché da tempo molti ce lo chiedono.Inoltre, ogni mese teniamo un incontro con ragazze chehanno espresso il desiderio di farsi suore. Sono adole-scenti e, anche se già conoscono bene le verità della no-

    stra fede, stiamo seguendo l’ordine del libretto, in parti-colare il modo in cui spiega il sesto comandamento e laconfessione sacramentale. Purtroppo però i libretti so-no finiti.

    Ringraziamo per la vostra opera di preziosa collabo-razione nella Chiesa, che diffonde la dottrina cristianaper l’espansione del Regno di Dio. Grazie.

    Dio Nostro Signore benedica sempre tutti i vostri la-vori e vi dia gioia nel vostro donarvi.

    Sempre unite nella preghiera con Gesù e Maria no-stra Madre,

    suor Maria Reis do Espírito Santo, op

    STATI UNITI PARROCCHIA SAINT FRANCIS DE SALES

    Un grazie da New York

    New York, 3 novembre 2011

    Gentili signori,al momento riceviamo in parrocchia la vostra stupen-da rivista, con il solo problema, però, che in è italiano.I sacerdoti a cui era prima affidata la parrocchia face-vano parte di una congregazione religiosa italiana, iPadri di Don Orione. Ho da poco ricevuto l’incarico diparroco e sono un sacerdote diocesano. Ricevevo già30Days nella mia precedente parrocchia e quindi co-nosco perfettamente la sua ottima qualità. Vi chiedo

    Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto

  • 1130GIORNI N.12 - 2011

    gentilmente di continuare a inviarla, ma in inglese. Iosono il reverendo Philip Kelly e la parrocchia è laSaint Francis de Sales a New York. Grazie per l’atten-zione e per l’ottimo lavoro che svolgete nel campo deimedia cattolici.

    Fraternamente,

    don Philip J. Kelly

    KENYACONVENTO DEI FRATI CAPPUCCINI

    Uno studentato cappuccino che ospita studenti di cinque nazioni africane

    Nairobi, 10 novembre 2011

    Gentile senatore Giulio Andreotti,le avevo già scritto per avere una copia di 30Giorniin lingua inglese, essendo questo uno studentatocappuccino che ospita cinquanta studenti prove-nienti da cinque nazioni (Kenya, Uganda, Zambia,Malawi e Tanzania).

    Le chiedo questa carità: nel convento non c’ènemmeno una rivista. Sarebbe possibile avere anche

    una copia in lingua italiana? La ringrazio, sono sicu-ro di essere esaudito. Pregheremo per lei e per i suoicollaboratori.

    padre Giorgio Picchi

    TANZANIASUORE MISSIONARIE DELLA CONSOLATA

    Who prays is saved: così bello, così utile, così prezioso

    Iringa, 10 novembre 2011

    Gentilissimo direttore,vengo a lei con tanta gioia per ringraziarla dei piccolilibri Who prays is saved. Così belli, così utili, così pre-ziosi! Spero di poter ricevere anche il mensile 30Gior-ni. Che il Signore la benedica e la ricompensi per que-sto grande dono.

    Le dico «grazie» con la preghiera per lei e per i suoicollaboratori.

    Auguri di buon Natale e sereno anno nuovo.

    suor Magda Boscolo

    o i l mondo • Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto i l mondo •

    La sponda orientale del lago di Tiberiade, Israele

  • 12 30GIORNI N.12 - 2011

    PERÙ DIOCESI DI HUÁNUCO

    Leggendo 30Giorni mi sento incomunione con la Santa Madre Chiesa

    Huánuco, 11 novembre 2011

    Stimato direttore,la saluto nel nome del Signore Gesù Cristo per rin-graziarla per il numero 7/8 del 2011 della rivista30Giorni, che mi è appena arrivato.

    Leggendone il contenuto, la mia fede aumenta emi sento in comunione con la Santa Madre Chiesa ilcui punto sorgivo è la presenza viva di Cristo che laedifica personalmente.

    Il Signore Gesù continui a concederle buona salu-te e benedica il lavoro che realizzate con 30Giorni.

    Saluti,

    monsignor Jaime Rodríguez Salazar, mcci,vescovo di Huánuco

    BRASILE CARMELO CRISTO REDENTOR

    Tante persone hanno beneficiato e continuano a beneficiare del piccolo libro Quem reza se salva

    São José, Santa Catarina, 13 novembre 2011

    Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo!Stimato signor Giulio Andreotti,riceviamo mensilmente la bella rivista 30Giorni, perla quale ringraziamo moltissimo perché il suo conte-nuto così ricco, fedele voce della Chiesa, risalta inquesto mondo tanto carente della Verità.

    Abbiamo anche ricevuto altre eccellenti pubblica-zioni, come il piccolo libro Quem reza se salva, delquale hanno beneficiato e continuano a beneficiaretante persone. Sono persone di tutte le età, compresi igiovani che non abbandonano Gesù. Perciò chiedia-mo, se possibile, di inviarcene altre copie, perché tan-te altre persone vorrebbero beneficiare di questo stru-mento così pratico e profondo, che tanto aiuta nelrapporto con il buon Dio.

    Preghiamo per tutti coloro che formano questaéquipe di autentici evangelizzatori nella nostra amataChiesa e in particolare preghiamo per le sue intenzioni.

    Dio nella sua infinita bontà e generosità vi elargiscai suoi doni e le sue grazie.

    Riconoscenti,

    le suore carmelitane

    São José, Santa Catarina, 9 dicembre 2011

    Sia lodato Gesù Cristo!Stimato signor direttore e collaboratori di questa reda-zione, che ci fate dono di un così ricco materiale per lacrescita della Chiesa e la diffusione del Regno di Cristo

    Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto

  • 1330GIORNI N.12 - 2011

    nelle anime, vi ringraziamo sinceramente per l’atten-zione e la rapidità con cui avete risposto alla nostra ri-chiesta di copie del prezioso libro Quem reza se salva.

    Chiediamo a Dio, nella sua infinita bontà, di conti-nuare a benedirvi e santificarvi.

    Assicuriamo a tutti e a ciascuno la nostra preghiera. Un felice e santo Natale a tutti.Nel Signore,

    le suore carmelitane

    BENIN PARROCCHIA DEL SACRO CUORE

    Il piccolo libro Qui prie sauve son âmeè così importante

    Porto-Novo, 14 novembre 2011

    Signor direttore,innanzitutto vorremmo ribadirle la nostra riconoscen-za e quella di tutti i parrocchiani (catecumeni, catechi-sti e partecipanti alle varie messe) per il servizio, così

    importante, che il piccolo libro Qui prie sauve sonâme rende e continua a rendere per la conoscenzadelle preghiere e per le celebrazioni comunitarie. Con la presente, le chiediamo di aiutarci a rafforzarequesti risultati concedendoci, soprattutto per i nuovicatecumeni e i nuovi parrocchiani, circa duemila co-pie del suddetto libretto in lingua francese.

    Nella speranza che la nostra richiesta trovi un’acco-glienza favorevole, la ringraziamo anticipatamente.

    il parroco, don Paul Akplogan

    o i l mondo • Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto i l mondo •

    Sopra e a sinistra, due immagini delle rovine della sinagoga

    di Cafarnao, Israele

    continua a p. 18

  • Nei battezzati rimane la concupiscenza ad agonem /per la lotta cioè per la preghiera

    Let tura sp i r i tua le • Let tura sp i r i tua le • Let

    14 30GIORNI N.12 - 2011

    Lettura spirituale/44Lettura spirituale/44

  • 1530GIORNI N.12 - 2011

    t tura sp i r i tua le • Let tura sp i r i tua le • Let tura sp i r i tua le • Let tura

    Introduzione

    Come commento al canone 5 del decretoDe peccato originali del Concilio di Tren-to, che pubblichiamo qui di seguito, abbia-mo pensato di riproporre nella rubrica Novaet vetera due testi. Il primo – Sulla concupi-scenza. Il desiderio cattivo e il desiderio buono –è tratto dal volume Senso religioso, peccato ori-ginale, fede in sant’Agostino (allegato a30Giorni, n. 1-2, 2006). Il secondo – «La fededomanda» – è costituito da alcuni brani didon Luigi Giussani sulla preghiera (pubbli-cato su 30Giorni, n. 1, 2008, pp. 53-64).

    Entrambi questi testi evidenziano come ilproprium della risposta della libertà dell’uo-mo all’attrattiva della grazia sia preghiera.«Quod operum lex imperat hoc fidei lex impetrat/ Quello che la legge comanda la fede lo do-manda», dice sant’Agostino (De Spiritu et lit-tera 13, 22). «Et fides orat / Anche la fede pre-ga», dice ancora sant’Agostino (Enchiridionde fide, spe et caritate 2, 7). La fede infatti nonè conquista né possesso nostro, ma è ricono-scimento / confessio / che domanda / supplex.

    Il secondo testo riproposto in Nova et ve-tera si rivela in maniera sorprendente comeil cuore dell’esperienza cristiana vissuta dadon Luigi Giussani. Così, avvicinandosi ilsettimo anniversario della sua morte, che ri-corre il prossimo 22 febbraio, i brani che ri-pubblichiamo aiuteranno a cogliere il cuoredella sua esperienza, ricapitolabile in questesue parole: «La preghiera non è una attività,è l’attività dell’uomo secondo tutte le di-mensioni della sua persona; l’attività chenon sia preghiera non è attività umana,

    manca della verità di partenza e della veritànel fine». Sono le stesse parole di Agostino,quando dice che porre la speranza nella pre-ghiera, rappresenta «totum atque summumnegotium / l’attività totalizzante e somma»della vita cristiana (De civitate Dei XV, 21).

    A questo proposito, è molto suggestivoun appunto, inviato a 30Giorni da una per-sona dei Memores Domini, in cui si leggeuna frase di don Giussani del 1992. Era an-dato a trovare alcune persone e, sulla sogliadella porta di casa, congedandosi, disse:«Pensate a quella ragazza di quindici-dicias-sette anni [Maria] che viveva tutto come pre-ghiera, che riconduceva tutto alla preghiera:noi dobbiamo fare come lei. È da qua-rant’anni che lo ripeto e nemmeno uno miha ancora preso sul serio». Forse ci volevaquella persecuzione che don Giussani pre-vedeva nell’aprile 1992 («L’ira del mondooggi non si alza dinanzi alla parola Chiesa,sta quieta anche dinanzi all’idea che uno sidefinisca cattolico, o dinanzi alla figura delPapa dipinto come autorità morale. Anzi c’èun ossequio formale, addirittura sincero.L’odio si scatena – a mala pena contenuto,ma presto tracimerà – dinanzi a cattolici chesi pongono per tali, cattolici che si muovo-no nella semplicità della Tradizione» [L.Giussani, Un avvenimento di vita, cioè una sto-ria, introduzione del cardinale Joseph Rat-zinger, Edit-Il Sabato, Roma 1993, p. 104])perché a qualcuno, negli anni seguenti, fos-se donato di essergli vicino nel ricondurretutto a preghiera.

    Gesù salva Pietro dalle acque, mosaico del XII secolo, Cattedrale di Monreale (Palermo)

  • Decretum de peccato originali, can. 5Si quis per Iesu Christi Domini nostri gratiam, quae in baptismate confertur, rea-tum originalis peccati remitti negat, aut etiam asserit, non tolli totum id, quod ve-ram et propriam peccati rationem habet, sed illud dicit tantum radi aut non impu-tari: anathema sit.

    In renatis enim nihil odit Deus, quia «nihil est damnationis iis» (Rm 8, 1), quivere «consepulti sunt cum Christo per baptisma in mortem» (Rm 6, 4), qui «nonsecundum carnem ambulant» (Rm 8, 1), sed veterem hominem exuentes et no-vum, qui secundum Deum creatus est, induentes (cfr. Ef 4, 22-24; Col 3, 9s), in-nocentes, immaculati, puri, innoxii ac Deo dilecti filii effecti sunt, «heredes qui-dem Dei, coheredes autem Christi» (Rm 8, 17), ita ut nihil prorsus eos ab ingres-su caeli remoretur.

    Manere autem in baptizatis concupiscentiam vel fomitem, haec sancta Synodusfatetur et sentit; quae cum ad agonem relicta sit, nocere non consentientibus et vi-riliter per Christi Iesu gratiam repugnantibus non valet. Quin immo «qui legitimecertaverit, coronabitur» (2Tm 2, 5). Hanc concupiscentiam, quam aliquando Apo-stolus «peccatum» (cfr. Rm 6, 12-15; 7, 7.14-20) appellat, sancta Synodus declaratEcclesiam catholicam numquam intellexisse peccatum appellari, quod vere etproprie in renatis peccatum sit, sed quia ex peccato est et ad peccatum inclinat. Siquis autem contrarium senserit: anathema sit (Denzinger 1515).

    Let tura sp i r i tua le • Let tura sp i r i tua le • Let

  • 1730GIORNI N.12 - 2011

    Decreto sul peccato originale, can. 5Se qualcuno nega che per la grazia del Signore nostro Gesù Cristo conferita nelbattesimo viene rimessa la colpa del peccato originale, o anche sostiene che nonviene tolto tutto ciò che ha vera e propria natura di peccato, ma dice che il peccatoviene solo cancellato o non imputato, sia scomunicato.

    Infatti in coloro che sono stati rigenerati Dio non trova nulla di odioso, per-ché «non vi è nessuna condanna» (Rm 8, 1) per quelli che «col battesimo sonostati veramente sepolti insieme a Cristo nella morte» (Rm 6, 4), i quali «noncamminano secondo la carne» (Rm 8, 1), ma spogliandosi dell’uomo vecchio erivestendosi di quello nuovo, creato secondo Dio (cfr. Ef 4, 22-24; Col 3, 9s),sono stati resi innocenti, immacolati, puri, senza colpa e figli cari a Dio, «eredidi Dio, coeredi di Cristo» (Rm 8, 17); di modo che assolutamente nulla li impe-disce dall’ingresso in cielo.

    Questo santo Concilio confessa e crede che nei battezzati rimane tuttavia laconcupiscenza o fomite; ma, poiché questa è stata lasciata per la lotta, non puònuocere a quelli che non acconsentono e virilmente la combattono con la graziadi Gesù Cristo. Anzi, «chi ha lottato secondo le regole riceverà la corona» (2Tm 2,5). Il santo Concilio dichiara che la Chiesa cattolica non ha mai inteso che questaconcupiscenza, chiamata qualche volta dall’Apostolo «peccato» (cfr. Rm 6, 12-15;7, 7.14-20), viene chiamata peccato perché in coloro che sono rigenerati è peccatoveramente e propriamente, ma perché ha origine dal peccato e al peccato inclina.Se qualcuno pensa il contrario sia scomunicato.

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  • 18 30GIORNI N.12 - 2011

    ISRAELECARMELITANE DEL MONASTERO DEL MONTE CARMELO

    La nostra preghiera soprattutto per don Giacomo

    Haifa, 15 novembre 2011

    Carissimi,dopo la vostra generosa offerta avevamo il desiderio diinviarvi un piccolo segno di riconoscenza, oltre allanostra preghiera, soprattutto per don Giacomo. Inquesti mesi lo abbiamo spesso pensato, affidandolo alSignore. Ci chiedevamo: come starà? Ultimamenteabbiamo letto la vostra pressante richiesta di preghie-ra, quindi… andiamo avanti!

    Il Signore è sempre imperscrutabile nelle sue vie e anoi resta l’umile fiducia nel Suo amore.

    Grazie per tutto il bene che fate. La vostra rivista èveramente bella e fa la gioia della nostra decana (93anni) vissuta a lungo a Roma. C’è tutto un passato cheè contenta di “rileggere”, sempre protesa verso l’avve-nire, quello terreno e quello della vita eterna.

    Molto fraternamente nel Signore, preghiamo per voi.

    suor Maria Giuseppina di Santa Teresa, ocd (a nome della madre priora)

    INDIACOMUNITÀ NAVJEEVAN

    Abbiamo fondato una casa per i bambinipositivi all’Hiv/Aids

    Ujjain, Madhya Pradesh, 20 novembre 2011

    Carissimo direttore Giulio Andreotti,auguri di buon Natale!Come sta? Spero bene. Io sono suor Rose Thomas Kooli-purackal, suora carmelitana.

    Voglio ringraziarla di tutto cuore per 30Giorni. Graziea questa rivista ricevo tante notizie e articoli religiosi. Èdavvero un regalo. Il mio indirizzo è cambiato, da Bhopalsono stata trasferita a Ujjain. Se è possibile, mandatemi larivista al nuovo indirizzo.

    Ho prestato servizio come infermiera per ventidue an-ni al policlinico Casilino di Roma e per tre anni all’ospe-dale San Giovanni. Nel 2006 sono tornata definitiva-mente in India. Qui nella diocesi di Ujjain abbiamo fonda-to una casa per i bambini positivi all’Hiv/Aids. Io ne sonola responsabile e lavoro con altre due suore. I bambini so-no tutti orfani, i loro genitori sono morti a causa dell’Aids;adesso ce ne sono tredici: otto ragazzi e cinque ragazze,ospitate in un altro convitto. Lo spazio è poco, perciò è incostruzione una nuova casa che potrà ospitare quarantaragazzi (venti maschi e venti femmine). La costruzione èperò ancora a metà perché abbiamo finito i soldi dei con-tributi. Il governo indiano non aiuta, anzi aumenta i prez-zi. Per terminare i lavori serve l’equivalente di trentacin-quemila euro. Inoltre, i bambini che ospitiamo hannoun’età dai tre ai quattordici anni e per andare a scuola de-vono fare tre chilometri a piedi, quindi servirebbe ancheun pulmino del valore di circa ottomila euro.

    Quando tornai da Roma il mio desiderio era di lavo-rare con i poveri e gli abbandonati. Il Signore mi ha affi-dato questo apostolato. La nostra missione qui in Indiaè fare qualcosa per le persone povere, e per questibambini abbandonati dalla società. Se ci aiuta con unaqualche somma, la ricompensa le verrà dal Signore Ge-sù: noi possiamo pregare per lei, per la sua famiglia eper tutte le sue intenzioni. Le chiedo umilmente di ac-cettare le nostre richieste.

    Mi faccia sapere cosa dobbiamo fare e se serve la lette-ra del vescovo.

    Il Signore vi benedica. In unione nella preghiera,

    suor Rose Thomas Koolipurackal

    Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto

    La casa per i bambini sieropositivi gestita dalle suore

    carmelitane di Ujjain, India

    segue da p. 13

  • 1930GIORNI N.12 - 2011

    UGANDACOMBONI SISTER LACOR HOSPITAL

    Mi permetto di chiederle ancora i piccoli libri Chi prega si salva in linguainglese, tanto richiesti e desideratispecialmente dai malati

    Gulu, 21 novembre 2011

    Gentilissimo senatore Giulio Andreotti,le prossime solennità natalizie che rapidamente si av-vicinano m’invitano ad anticipare a lei e alla redazio-ne i miei più fervidi auguri. Ci auguriamo che la pacedi Cristo, Principe della pace, si estenda ovunque,nei nostri cuori, nelle famiglie e in tutte le nazioni delmondo. Colgo l’occasione per esprimerle la mia sin-cera gratitudine e un doveroso grazie per la stupenda

    rivista 30Giorni, che regolarmente ricevo in italianoe inglese, grazie alla sua grande generosità, graditis-sima anche dalle sorelle della comunità.

    Umilmente mi permetto di chiederle ancora i pic-coli libri Chi prega si salva in lingua inglese, tanto ri-chiesti e desiderati specialmente dai malati del nostroospedale, convinta che con questo libretto, sia inospedale sia al ritorno in famiglia, potranno cono-scere meglio Cristo presente per rivolgersi a Lui co-me la Chiesa insegna.

    Ringrazio anticipatamente e conti sulla nostra, emia, povera preghiera! Rinnovo il mio sincero e do-veroso grazie a lei e ai collaboratori, e l’augurio cheGesù Salvatore vi benedica e vi accompagni per tuttoil nuovo anno 2012 e sempre.

    In Cristo,

    suor Romilde Spinato e sorelle

    o i l mondo • Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto i l mondo •

    Tramonto sul lago di Tiberiade

  • 20 30GIORNI N.12 - 2011

    BRASILEARCIDIOCESI DI CURITIBA

    30Giorni semplicemente fantastico

    Pinhais, Paraná, 21 novembre 2011

    Cari amici, pace e prosperità a tutti.Con grande gioia ho ricevuto da un mio amico, padreRamiro Pastore, dei Camilliani, una copia della rivista30Giorni. Semplicemente fantastica. Sono un inse-gnante della nostra arcidiocesi di Curitiba e canto an-che in un coro di musica italiana della nostra città, ilCoro Italico del Paraná. Vorrei avere indicazioni su co-

    me ricevere la vostra rivista e alcuni allegati ai numeriarretrati: il cd del canto gregoriano, Chi prega si sal-va, il libro di don Giacomo Tantardini: «Il Figlio da sestesso non può fare nulla».

    Sicuramente per me e per i miei studenti sarannouna ricca fonte di sussidi per la crescita della nostra co-noscenza e della nostra fede.

    Se possibile, vorrei l’edizione italiana di 30Giorni,perché sono originario del Trentino e parlo la nostralingua abbastanza bene.

    Fraternamente,Luiz Antonio Lenzi

    Pinhais, Paraná, 12 dicembre 2011

    Salute e pace a tutti!Questo fine settimana ho ricevuto i cd e le riviste cheavevo richiesto. Dio solo può dire quanto sono statofelice di ricevere questi tesori. Grazie mille!

    Rinnovo il mio desiderio di beneficiare di un abbo-namento alla vostra rivista 30Giorni, in italiano, per

    Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto

    L’altare con i resti del mosaico bizantino del V secolo nella chiesa della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci, a Tabga, Israele

  • 2130GIORNI N.12 - 2011

    godere un po’ della lingua e della cultura italiana.Dio vi benedica! Sempre!Auguro una Natività del Signore per voi piena di

    gioie e successi. Buon Natale e felice anno nuovo.

    Luiz Antonio Lenzi

    BANGLADESHSUORE MISSIONARIE DI COREA

    Lavoro come missionaria tra i disabili

    Borogurgola, 24 novembre 2011

    Pace!Gentile direttore Giulio Andreotti,mi chiamo suor Noel M. J. Kim, msk (Suore missiona-rie di Corea) e vivo in Bangladesh.

    Lavoro da qualche tempo qui come missionaria trai disabili.

    Vorrei chiedervi di ricevere la vostra meravigliosarivista 30Days.

    L’ho conosciuta la prima volta nell’edizione italianapresso la comunità dei padri del Pime, ma oggi la leg-go nell’edizione inglese.

    È di grande utilità non solo per migliorare il miopessimo inglese, ma anche per le altre sorelle della co-munità e per il centro disabili.

    Attendo fiduciosa il piacere di ricevere una vostrarisposta.

    Con i migliori auguri e le mie preghiere,

    suor Noel Kim, msk

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    La chiesa del Primato di Pietro, a Tabga, sulla riva del lago

    di Tiberiade, Israele

  • 22 30GIORNI N.12 - 2011

    CINACHIESA DEL SACRO CUORE DI NANNING

    Dalla Cina

    Nanning, 26 novembre 2011

    Salve.Ho ricevuto la rivista 30Giorni che mi avete inviato.Grazie! Sono il parroco della chiesa del Sacro Cuore diNanning.

    Dio vi benedica.

    padre Tan Jingtuan

    ITALIAPARROCCHIA SANTA MARIA ASSUNTA IN CHIUSO

    Con sorpresa abbiamo trovato l’articolo riguardante il nostro beato Serafino Morazzone

    Lecco, 27 novembre 2011

    Grazie, egregio signor direttore!Con sorpresa abbiamo trovato sul numero 7/8 del2011 l’articolo riguardante il nostro beato SerafinoMorazzone.

    Abbiamo molto gradito la cosa che ci spinge adapprezzare ancor più la vostra già valida rivista30Giorni.

    Accolga con semplicità il nostro segno di affetto ericonoscenza.

    Sicuri della intercessione dal cielo dello stesso bea-to Serafino Morazzone, auguriamo a lei e alla rivistaun crescente sviluppo e diffusione.

    Con riconoscenza,

    il parroco, don Adriano Bertocchi

    ITALIAPONTIFICIO SEMINARIO REGIONALE UMBRO “PIO XI”

    I più sinceri complimenti per l’ottimo lavoro di apostolatoche svolgete mediante la vostrabella rivista 30Giorni

    Assisi, 29 novembre 2011

    Salve,vi scrivo a nome del padre spirituale don Mau-ro Salciarini, del pontificio seminario regio-nale umbro “Pio XI” di Assisi, per farvi i piùsinceri complimenti per l’ottimo lavoro diapostolato dell’informazione e della forma-zione cristiana che svolgete mediante la vo-stra bella rivista 30Giorni.

    Siamo abbonati da un paio d’anni e ab-biamo ormai imparato ad apprezzare la se-rietà, lo spirito di fedeltà alla Chiesa nellapersona del Santo Padre, e il sincero zeloche ispirano il vostro lavoro, per cui ci con-gratuliamo e vi ringraziamo.

    Vorremmo dunque chiedervi la cortesiadi farci omaggio, se possibile, di cento copiedel libretto Chi prega si salva, in formato

    Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto

  • 2330GIORNI N.12 - 2011

    tascabile, da distribuire ai nostri seminaristi comesussidio per la preghiera personale.

    Di questi cento, avremmo bisogno che sette fos-sero in lingua francese (per i nostri seminaristi africa-ni e haitiani ospiti) e uno in cinese (perché per graziadi Dio abbiamo anche un seminarista della Cina con-tinentale), mentre tutti gli altri in italiano.

    Vorremmo inoltre consigliarvi, qualora aveste inmente di farne una nuova edizione, di inserire i setteSalmi penitenziali nella sezione dedicata al sacramen-to della Confessione e magari anche le preghiere del

    sacerdote prima e dopo le confessioni con l’esame dicoscienza specifico per i sacerdoti che si trova in ap-pendice al Sussidio per Confessori recentementepubblicato dalla Congregazione per il Clero (e che vimando in allegato).

    Ringraziando anticipatamente per la gentile dispo-nibilità, porgiamo cordiali saluti.

    In Christo Domino,

    Jacopo Tacconi, seminarista lettore

    o i l mondo • Lettere da tutto i l mondo • Lettere da tutto i l mondo •

    Il monte Tabor visto dalla valle di Jezreel

  • Nella foto grande, la città di Lanzhou, attraversata dal fiume Giallo; a destra, un gruppo di giovani studenti

    Col cuore in paceIntervista con Joseph Han Zhi-hai, vescovo in Cina senza il riconoscimento del governo di Pechino: «Vengo da una famiglia che conosce Gesù da quattrocento anni. Mio padre e mia madre mi hanno battezzato otto giorni dopo la nascita. Sapevano che la Chiesa chiede ai genitori di battezzare presto i loro bambini»

    di Gianni Valente

    Chiesa

  • L anzhou è una delle città più in-quinate del mondo. In certigiorni, nel capoluogo dellaprovincia cinese nord-occidentaledel Gansu, lo smog è così fitto chenon si vede neanche la montagna diLanshan, quella che si innalza pochichilometri più a sud. Invece lo sguar-do di Joseph Han Zhi-hai, arcive-scovo quarantaseienne della metro-poli affacciata sul fiume Giallo, con-tinua a essere limpido e acuto anchequando si sofferma sul passaggiodelicato e controverso che sta viven-do la cattolicità cinese.

    Han è stato ordinato vescovonel 2003. I funzionari politici localie nazionali non hanno ancora rico-nosciuto ufficialmente la sua ordi-nazione episcopale. Ma la sua con-dizione di successore degli apostoli

    privo di “certificazione” governati-va non gli impedisce di operare etantomeno di testimoniare la li-bertà propria di chi cammina colcuore in pace nella stessa fede degliapostoli. Dice di sé: «Vengo da unafamiglia che conosce Gesù da quat-trocento anni. Mio padre e mia ma-dre mi hanno battezzato otto giornidopo la nascita. Sapevano che laChiesa chiede ai genitori di battez-zare presto i loro bambini».

    Lei è nato nel 1966. La Cinaera nel mezzo della Rivoluzioneculturale. Come ricorda gli annidella sua infanzia?

    JOSEPH HAN ZHI-HAI: Abita-vamo in un villaggio a duecentochilometri da Lanzhou. Non era unvillaggio cattolico, ma anche lì era

    arrivata la persecuzione. Durantequel tempo i miei genitori e i mieiparenti mantennero la propria fe-de nell’intimo del proprio cuore,senza mostrarla in pubblico, nem-meno con il semplice andare amessa. Non si poteva fare altri-menti. Per fortuna, la nostra casaera un po’ discosta dalle altre. Pernoi era più facile continuare a pre-gare anche insieme. Mio nonnonon ha mai smesso di ripetere lepreghiere in famiglia. Così ci ha cu-stoditi nella fede.

    Poi, crescendo, quali sonostate le altre persone impor-tanti che ha incontrato lungo ilcammino?

    Certamente padre Filippo, chepoi nel 1981 sarebbe diventato il ve-scovo di Lanzhou e mi avrebbe or-

    A volte sembra che qualcunopensi che noi qui in Cina non ascoltiamo e non seguiamo Gesù. Questo è sbagliato. Occorre partire dal fatto che qui in Cina c’è già la Chiesa di Cristo. La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, così come la confessiamo nel Credo

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  • dinato sacerdote. Lo avevano libe-rato nel 1978, dopo trent’anni diprigionia e isolamento, e da quelgiorno, appena riavuta la libertà,senza un lamento aveva subito rico-minciato ad annunciare il vangelobattendo villaggi e campagne. An-dava tutto il tempo in giro a visitare icristiani della regione, casa per ca-sa, a dir messa e pregare insieme aloro e a confortare tutti. Allora ioero un giovane studente. Guardan-do lui, nacque anche in me il deside-rio di diventare sacerdote. Ma alloranon c’era nessun seminario. Anda-vamo in giro a cercare i pochi, vec-chi manuali e testi di teologia e didottrina scampati alla distruzione.Studiavamo con quel poco che siriusciva a trovare. Poi il governo haconcesso di ricostruire le chiese. Eallora le famiglie si ritrovavano a ti-rare su insieme le proprie cappellee le proprie parrocchie. E così la fe-de rifioriva.

    Se paragona quel periodo altempo presente, cosa è cam-biato nella vita ordinaria deicattolici?

    Oggi vedo molta apertura, c’èpiù libertà rispetto ad allora. Nellenostre comunità c’è ancora tantafede, ma nei giovani si vede ancheuna fragilità legata in qualche mo-do al nuovo materialismo che se-gna la società. Il rischio di una dissi-pazione è legato più al consumi-smo e al materialismo della vitamoderna che alle difficoltà nei rap-porti col governo.

    E lei come opera nei con-fronti dei giovani e dei ragazzi?

    Lavoriamo soprattutto con glistudenti degli anni che precedonol’università. Creiamo classi di studiodurante l’estate e durante le vacan-ze per il Capodanno. Ma quello checonta sono i rapporti da persona apersona con i singoli, più che le ini-ziative collettive.

    Come e quando lei è diven-tato sacerdote?

    Avvenne nel 1994. Quella voltafummo in cinque a ricevere l’ordi-nazione sacerdotale dal vescovoFilippo. Di noi nessuno aveva fre-quentato i seminari riaperti in Cinasotto il controllo del governo. Lelezioni fondamentali le avevo rice-vute da un laico che conosceva lateologia.

    Poi, alcuni anni dopo lamorte di Filippo, lei stesso è di-ventato vescovo. Ma fu ordina-to senza ricevere approvazionie permessi dagli apparati delgoverno.

    Era il gennaio 2003. Io già datempo mi ero accorto che la divisio-ne che c’è in Cina tra vescovi e co-munità “ufficiali” e “clandestini”non aveva senso. La grande partedei vescovi eletti secondo le proce-dure volute dal governo erano statilegittimati dalla Santa Sede ed era-no anche loro in comunione con ilPapa. Perciò mi apparivano sor-passate e da archiviare le vecchieindicazioni circolanti nella Chiesache ammonivano di evitare le cele-brazioni eucaristiche congiunte coi

    preti e coi vescovi che accettavanodi collaborare con il governo.

    E allora, lei non tenne questipensieri per sé…

    Pochi mesi dopo la mia ordina-zione, scrissi una lettera aperta perinvitare tutti i miei fratelli vescovi a li-berare i cattolici cinesi da questa lace-razione. La cosa più semplice eraquella di confessare con serenità e

    coraggio la propria comunione di fe-de con il Papa. Così si sarebberomessi da parte equivoci inutili e so-spetti dannosi.

    Oggi, rispetto all’inizio del-la divisione, le cose non sonocambiate molto.

    Secondo me, per vedere i fatticome sono davvero, occorre distin-guere. La stragrande maggioranzadei vescovi ordinati secondo leprassi volute dal governo sono incomunione con Roma, oggi più diallora. Nessuno vuole davvero fareuna Chiesa cinese separata dallaChiesa universale. I condiziona-menti fanno parte della situazionepolitica in cui ci troviamo.

    È per questo che la divisionecontinua?

    All’interno della comunità clande-stina ci sono settori estremisti chenon accettano nessun confronto econdannano gli altri. Anche tra quelliche sono registrati presso le strutturedella politica religiosa governativa cisono alcuni che procedono sulla viasbagliata. Ma sono certo che la stra-grande maggioranza desidera e at-tende la piena comunione pubblica e

    28 30GIORNI N.12 - 2011

    Chiesa

  • visibile di tutti quelli che appartengo-no alla Chiesa cattolica di Cina.

    Come conviene comportar-si rispetto alle pretese del go-verno?

    Io ho approfittato dei nuovispazi che si sono aperti. Se evito ilcontrasto col governo, posso dedi-care più energie e approfittare dipiù occasioni per annunciare il

    vangelo a più persone. Per questo,secondo me, lì dove è possibile,conviene che i vescovi escano dal-la condizione di cosiddetta clande-stinità, prendano atto della situa-zione attuale e abbiano un atteg-giamento di confronto e non diconflitto col governo.

    Qual è l’effetto più gravedella divisione tra i cattolici?

    Il fatto di non condividere l’Euca-ristia, accusandosi a vicenda. Per-ché se confessiamo la stessa fede,solo il comunicare allo stesso calicedel Corpo e del Sangue di NostroSignore può far rifiorire l’unità e lacomunione. L’Eucaristia è la sor-gente di questa unità. Se viene me-no questa sorgente sacramentale,l’unità non può rinascere per i ra-gionamenti degli uomini e nemme-no per i richiami e le indicazioni chevengono dall’esterno.

    Nemmeno quelli che arriva-no dal Vaticano?

    A volte sembra che qualcunopensi che noi qui in Cina non ascol-tiamo e non seguiamo Gesù. Que-sto è sbagliato. Occorre partire dalfatto che qui in Cina c’è già la Chie-sa di Cristo. La Chiesa una, santa,cattolica e apostolica, così come laconfessiamo nel Credo. La nostracomunione può fiorire solo se Gesùstesso anche qui in Cina nutre e tie-ne unita la sua Chiesa con i suoi sa-cramenti, custodendo in essa la fe-de degli Apostoli. Fa parte di questafede anche la comunione col suc-

    cessore di Pietro e l’obbedienza alsuo ministero, così come è stato vo-luto da Gesù. Altrimenti, se non cifosse questo, se qui in Cina non cifosse tra il popolo e i suoi pastori lafede cattolica, sarebbe inutile farediscorsi o dare disposizioni discipli-nari su queste cose.

    Questo riconoscimento haispirato lo sguardo sulla Chie-sa in Cina espresso nella Lette-ra che Benedetto XVI ha rivol-to nel 2007 a tutti i cattolici ci-nesi. Quel pronunciamento delPapa non ha forse risposto inmodo chiaro anche alle que-stioni che lei aveva posto nellasua lettera aperta di quattroanni prima?

    La Lettera del Papa è stata unarisposta importantissima a tantiproblemi che assillano la Chiesa inCina. L’abbiamo letta con emozio-ne, molti non si aspettavano unalettera così chiara e sono rimastisorpresi. Ma con il passare del tem-po qualcuno ha aggiunto altre cose,altr i commenti, si sono volutediffondere interpretazioni parziali.E allora, almeno in parte, quel pro-nunciamento ha perso la sua forza.

    Si dice che alcune autoritàpolitiche locali abbiano osta-colato la diffusione di quellaLettera.

    In alcune regioni ci sono statedelle proibizioni, ma di fatto nonhanno funzionato. La Lettera cir-colava ugualmente. Piuttosto, in

    2930GIORNI N.12 - 2011

    INTERVISTA CON IL VESCOVO JOSEPH HAN ZHI-HAI

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    Joseph Han Zhi-hai durante un battesimo

    Nelle nostre comunità c’è ancoratanta fede, ma nei giovani si vedeanche una fragilità legata inqualche modo al nuovomaterialismo che segna la società.Il rischio di una dissipazione è legato più al consumismo e al materialismo della vitamoderna che alle difficoltà nei rapporti col governo

    Giovani disoccupati leggono le offerte

    di lavoro a Lanzhou

  • alcune province come il Fujian el’Hebei, ci sono state alcune comu-nità ecclesiali che hanno accolto laLettera con una certa riserva.

    Nella fase seguita alla pub-blicazione della Lettera del Pa-pa, sono proseguite più nume-rose le ordinazioni di vescoviriconosciuti parallelamentesia dalla Santa Sede che delleautorità civili cinesi. Come va-luta lei quel modus proceden-di sperimentato soprattuttotra il 2009 e il 2010?

    Il governo persegue la sua politi-ca. Vuole mantenere un certo con-trollo sulle procedure per le nomi-ne episcopali. Secondo me, se loro

    approvano l’ordinazione di vescoviche hanno anche il mandato apo-stolico del Papa, conviene proce-dere in questo modo. Se i candidatiindividuati sono degni e si mostra-no consapevoli delle responsabilitàa cui sono chiamati, bisogna evita-re obiezioni e complicazioni inutili.

    Sta di fatto che la fase delleordinazioni con “tacito con-senso parallelo” si è interrottaquando il potere civile ha im-posto tre ordinazioni episco-pali illegittime. Per i vescovi il-legittimi è scattata la scomuni-ca, resa nota anche dalla San-ta Sede. Lei come vede questasituazione?

    Se qualcuno si fa ordinare vesco-vo pur sapendo che la Santa Sede ècontraria alla sua ordinazione, èinevitabile che scattino anche le pe-ne canoniche. Ma bisogna semprevalutare le circostanze caso per ca-so. Tenendo sempre presente la si-tuazione particolare in cui ci trovia-mo, e le pressioni che pesano suivescovi cinesi.

    Dopo quelle vicende, dinuovo, i sospetti sono tornatiad avvolgere tutti i vescovi cheaccettano di operare in confor-mità alla politica religiosa delgoverno.

    Bisogna dire prima di tutto chequi in Cina noi siamo in comunione

    30 30GIORNI N.12 - 2011

    Chiesa

    Joseph Han Zhi-hai aveva 37 anni ed era vescovo da po-chi mesi quando nellʼestate del 2003 scrisse una “Lette-ra aperta agli amici” che rappresenta ancora oggi un docu-mento prezioso per cogliere il presente del cattolicesimo ci-nese. In quel testo, il giovane vescovo raccontava un pas-saggio importante vissuto negli anni precedenti da lui e daalcuni suoi coetanei, tutti ordinati sacerdoti al di fuori degliorganismi e delle procedure di controllo imposti alla com-pagine ecclesiale.

    Per lungo tempo Han e i suoi amici avevano continua-to a diffidare dei vescovi, dei preti e dei laici cattolici che, adifferenza di loro, accettavano di collaborare con lʼAsso-ciazione patriottica (lo strumento-chiave della politica re-ligiosa del regime). In loro permaneva il sospetto che i ve-

    scovi ordinati col placet del governo e spesso senza quel-lo della Sede apostolica coltivassero il disegno di «provo-care uno scisma nella nostra Chiesa, creando una Chie-sa cattolica indipendente rispetto alla Chiesa universalee al Papa». Per questo Han e i suoi amici rifiutavano diunirsi alle loro celebrazioni eucaristiche e spingevano ifedeli cattolici a fare lo stesso. Una divisione dolorosa,ma che appariva inevitabile se si voleva «proteggere lʼu-nità della nostra Chiesa con la Chiesa universale e colSanto Padre». Poi, però, anche loro avevano progressi-vamente scoperto che molti dei vescovi “ufficiali”, pur no-minati secondo le procedure imposte dal governo cinese,erano anche stati legittimati dal Papa e avevano ricevutoda lui il mandato apostolico. Emergeva con contorni sem-pre più nitidi il dato che ormai «la maggioranza dei vesco-vi ufficiali sono già adesso in unione con il Papa e la Chie-sa universale».

    In quelle circostanze, il vescovo Han si era accorto cheproprio lʼapartheid sacramentale ancora praticata in senoal cattolicesimo cinese finiva per incancrenire divisioni e ini-micizie, rendendo sterili i richiami alla riconciliazione: «Sia-mo ancora divisi in una comunità ufficiale e in una comunitànon ufficiale che celebrano lʼEucaristia separatamente»,scrisse Han nella sua epistola, «mentre lʼEucaristia è pro-prio il momento in cui lʼunità viene fatta e celebrata… È lʼEu-caristia che nutre lʼunità».

    Allora, le esitazioni di molti a compiere passi concretisulla via della riconciliazione venivano comprese da Hanalla luce dellʼimpaccio costituito dallʼAssociazione patriotti-ca dei cattolici cinesi, «che è ambigua quando si tratta del-lʼunità con la Santa Sede, realtà che invece è essenzialeper noi». Ancora oggi il ruolo esercitato dagli apparati “pa-triottici” sulla vita ecclesiale – fino alla pretesa di controllarele nomine episcopali – rappresenta per diverse ragioni unnodo da sciogliere.

    G. V.

    Joseph Han Zhi-hai, arcivescovo di Lanzhou

    Lettera agli amici, nove anni dopo

  • con il vescovo di Roma. Anche noisiamo vescovi cattolici, e sappiamocosa vuol dire tutto questo. Ma es-sendo vescovi cattolici in Cina, vivia-mo in questo Paese, dove c’è un go-verno che ha una sua determinatapolitica. Adesso, se ti sottrai a quellapolitica, le conseguenze non sonogravi come un tempo. Ma tutto di-venta più difficile: si entra in una si-tuazione di contrasto che rende piùfaticosa la vita ordinaria della Chiesae il normale lavoro pastorale. Di que-sto dobbiamo tener conto, proprioin virtù del compito che abbiamo.

    Lei come manifesta in con-creto la sua comunione con ilsuccessore di Pietro?

    Quando io collaboro con il gover-no ripeto sempre apertamente e conforza che per noi cattolici è essenzia-le la nostra comunione con il Papa.Ne va della nostra cattolicità. Ma de-

    vo anche dire che loro questo lo ac-cettano. O comunque non hannoobiezioni su questo. Loro seguono laloro politica, gli interessa l’aspettopolitico. Le cose che per noi sonod’importanza cruciale, come la fe-deltà al Papa come custode dellaTradizione, a loro non sembrano in-teressare molto.

    Rimane il fatto che lei si tro-va ancora nella condizione divescovo “non ufficiale”, non ri-conosciuto come vescovo dagliapparati del governo. Per lei sista preparando qualcosa?

    A Lanzhou non c’è un altro ve-scovo “ufficiale” approvato dal go-verno. Da un po’ di tempo quellidel governo mi ripetono che pre-sto riconosceranno me come ve-scovo della diocesi, ma non è statoancora stabilito un momento pre-ciso per questo.

    Se questo avverrà, temeche ci saranno equivoci e ma-lumori nella comunità eccle-siale?

    Su questo siamo tutti uniti. Tutticondividono lo stesso pensiero. Tut-ti vedono che il riconoscimento daparte del governo non contraddice enon ostacola la comunione col Papae con la Chiesa universale.

    A quel punto lei dovrebbeavere contatti con l’Associa-zione patriottica, l’organismodi controllo ispirato dal regi-me. Come imposterebbe i rap-porti con l’Ap?

    Attualmente il capo dell’Ap è an-cora un laico. In futuro quel ruolo po-trebbe essere preso da uno dei sacer-doti della diocesi, in modo da gestiretutto in maniera amichevole.

    Cosa direbbe al Papa perchiarirgli la situazione cinese?

    Il momento è confuso. E nonpuò continuare così. Per il futuro,sarebbe utile tener presenti due co-se. Innanzitutto, che noi vogliamoessere in comunione con il Papa,vogliamo essere un solo cuore conlui. E poi che bisogna essere chiarinell’indicare ciò che è sbagliato eche si deve correggere, tra le ano-malie della condizione in cui ci tro-viamo. Ma nel far questo, non biso-gna mai perdere i contatti. Occorremantenere aperti i canali che ser-vono per continuare a parlare. Per-ché ci sono situazioni che si posso-no risolvere solo con il confronto.

    Magari lei potrebbe prestoincontrare il Papa, quandosarà convocato a Roma per ilSinodo dei vescovi.

    Ne sarei felice. Ma non credoche riuscirò a venire... q

    3130GIORNI N.12 - 2011

    Un’immaginetta di papa Benedetto tra le pagine di un piccolo messale in una chiesa a Pechino

    Il governo ha una sua determinatapolitica. Adesso, se ti sottrai a quellapolitica, le conseguenze non sono gravicome un tempo. Ma tutto diventa più difficile: si entra in una situazione di contrasto che rende più faticosa la vita ordinaria della Chiesa e il normale lavoro pastorale. Di questo dobbiamo tener conto, proprio in virtù del compito che abbiamo

    Fedeli durante la messa di Natale in una chiesa a Pechino

  • 34 30GIORNI N.12 - 2011

    C he cosa sta accadendo nelmio Paese e di chi è la col-pa? Sugli autori del massa-cro di Natale nella parrocchia diSanta Teresa, a Madalla, vicino

    Abuja, non esistono informazioniche possiamo definire esatte. Chiha rivendicato la strage, vantando-sene di fronte a Dio, è il cosiddettogruppo Boko Haram, gente senza

    volto, la cui ideologia è quella di chifrequenta il terrorismo internazio-nale, e si ammanta di fanatismoislamico. Ma è un gruppo variega-to, con interessi contraddittori. C’è

    L’arcivescovo di Abuja analizza la situazione del Paese dopo gli attentati alle chiese e riflette sulle radici del gruppo Boko Haram: la cultura di questi terroristi non è nigeriana. La Chiesacattolica, che vuole la pace e l’accordo, è vittima del folle progetto di chi mira a dividere il Paese con lo scopo di appropriarsi delle risorse naturali

    N igeria

    di John O. Onaiyekanarcivescovo di Abuja

    venuto da lontanoIl terrorismo

  • chi afferma che alcuni tra loro ab-biano fatto esperienza nei campid’addestramento con i talebani e al-Qaeda, in Afghanistan e nel Paki-stan del nord. Costoro si accompa-gnano agli estremisti che, purtrop-po anche in Nigeria, immaginanoun’applicazione della sharia chegiunga al taglio delle mani e alla la-pidazione delle adultere. Sono unaminoranza, ma causano un grandedisordine e crediamo purtroppo diessere giunti al momento in cui in

    Nigeria si innescherà una reazionea catena, dopo anni in cui abbiamosperato e auspicato che tale feno-meno potesse essere riassorbito fi-siologicamente, solo applicando lalegge e negoziando.

    Ripeto che la cultura di questiestremisti non è nigeriana, ma delterrorismo internazionale. E cheparte spetterebbe mai all’islam inquesta cornice?

    Sappiamo che il rapporto traChiesa e islam in Africa non è omo-geneo. In numerosi Paesi la convi-venza funziona, anche se interrottada azioni contrarie alla pace a ope-ra di sedicenti islamisti. Nel nord delnostro continente, come in MedioOriente, le piccole minoranze cri-stiane in Paesi totalmente musul-mani si adoperano per trovare unbuon equilibrio di convivenza. In Ni-geria, non si dà il caso di una picco-la minoranza cristiana, ma c’è la pa-

    rità numerica con l’islam: e non esi-ste altra via per evitare l’autodistru-zione che il reciproco riconosci-mento e l’uguaglianza sostanziale.Con ciò sto semplicemente ripor-tando quanto qualunque musulma-no nigeriano sottoscriverebbe: e loso per certo. Cristiani e musulmaniviviamo un nostro equilibrio a livelloistituzionale e sociale, e nella vitaquotidiana lei non capirà se il suointerlocutore – membro dell’esta-blishment o venditore al mercati-no – sia di fede islamica o cristiana.Sono solo questi gesti terroristiciche puntano il dito sulla differenza.Ha ragione chi specula sulle inten-zioni del cosiddetto gruppo BokoHaram, il cui scopo sarebbe esatta-mente quello di provocare la reazio-ne armata dei cristiani, e dunque ilcaos e la fine della Nigeria quale noioggi la conosciamo. Per arrivare aquesto, appunto, si scommette an-che sulla divisione tra i cristiani.

    Sotto la generica definizione“cristiani nigeriani” si radunano de-nominazioni diverse. La nostra co-munità cattolica segue con tutto ilcuore quanto la Chiesa di Roma cisuggerisce – e non ci ordina – nelcampo del dialogo religioso, per-suasi che questo sia il solo modo didare pace al Paese, anche se altrigruppi protestanti la pensano diffe-rentemente e ci criticano, taluni ar-rivando penosamente a denigrarel’islam in quanto tale, associandolotout court al gruppo Boko Haram.Con questi ultras cristiani troviamodifficile camminare insieme, nonvogliono dialogare e “provocano”gli estremisti, al punto che la lororeazione non si fa attendere: ecco,ad esempio, come le bombe fini-scono per esplodere davanti a unachiesa cattolica, il giorno di Natale.Proprio contro di noi, che abbiamofatto di tutto per cercare l’armoniareligiosa del nostro Paese, e chenon possiamo che continuare a direla verità.

    Fuori o dentro il nostro Paesec’è chi potrebbe criticare la fran-chezza con cui ci siamo rivolti ai no-stri musulmani nigeriani. Noi nonsentiamo la contraddizione tra ildialogo e la richiesta ai leader dell’i-slam nigeriano di isolare i terrori-

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    ¬

    A sinistra e in alto, due immagini della chiesa di Santa Teresa, a Madalla (vicino Abuja, capitale della Nigeria), dove l’esplosione di un'autobomba ha uccisoventicinque persone durante la messa di Natale, il 25 dicembre2011. L’attentato è stato rivendicatodal gruppo fondamentalista Boko Haram

    DOPO LA STRAGE DI NATALE

    L’incontro tra il presidente nigeriano,Goodluck Jonathan, a sinistra nella foto, e il sultano di Sokoto,Muhammad Sa’adAbubakar, guida spiritualedei musulmani del Paeseafricano e presidente del Consiglio supremo della Nigeria per gli Affariislamici, ad Abuja il 27 dicembre 2011, dopo i sanguinosi attentati controi cristiani avvenuti a Natale

  • sti infiltrati nelle loro comunità.Non abbiamo l’inciampo del “poli-ticamente corretto” proprio per laconnaturata sincerità che ci riser-viamo reciprocamente. I capi mu-sulmani sanno benissimo che il co-siddetto gruppo Boko Haram hamietuto vittime sia islamiche sia cri-stiane. Non possono dire che il pro-blema di terroristi sedicenti musul-mani non li tocchi. Il giorno di Na-tale a Madalla sono morti anchemusulmani. Altrettanto franca-mente diciamo che non esiste pos-sibilità alcuna di una rappresagliaviolenta da parte dei cattolici. Sia-mo consapevoli che è il governocentrale, prima di tutti noi, ad avereil potere e la responsabilità di pro-teggere i suoi cittadini.

    È sbagliato pensare che la riva-lità tra cristiani e musulmani facciafisiologicamente parte del gioco. IlPaese appartiene a tutti noi, cristia-ni e musulmani, cittadini di uno Sta-to ricco esportatore di petrolio, do-ve l’ipotesi della separazione tra

    nord e sud è totalmente irrealizzabi-le. Quando ascoltate qualcuno so-stenere la tesi dei due Stati, islamicoal nord e cristiano al sud, sul model-lo del Sudan, sappiate che mente onon capisce. La realtà è che ci sonocristiani che non soltanto vivono anord, accanto agli Hausa-Fulaniislamici, ma del nord sono ancheoriginari; mentre quasi il cinquantaper cento della mia etnia Yoruba,tradizionalmente del sud, è compo-sta di musulmani. Allora, dove trac-ceremo la linea di confine su cui co-struire le nostre trincee, se qualcu-no ci porterà alla battaglia?

    Colpire la Chiesa cattolica signi-fica colpire chi desidera l’accordo,cercare il caos e imporre frattureviolente nelle stesse nostre religio-ni, cristianesimo e islam: perché i“più ortodossi” di ciascuna delledue parti accuseranno di debolezzai correligionari aperti al dialogo.

    Il conflitto religioso nascondeun’altra verità. Le lotte hanno origi-ni tribali, politiche ed economiche –legate anche alla iniqua redistribu-

    zione delle ricchezze petrolifere,accompagnata a una disoccupazio-ne enorme – e si congiungono allasemi-incapacità d’azione da partedel governo centrale, la cui legitti-mità elettorale era sino a poco tem-po fa contestata nei tribunali. Lapresidenza attuale è di un cristiano,giunto in carica interrompendo latradizionale alternanza tra un presi-dente islamico e uno cristiano. Laguida politica del Paese è divisa insé stessa tra fazioni che non sem-brano sapere bene dove condurci.Speriamo che si mettano d’accor-do, e che il governo collabori conl’opposizione e non venga a patticon i terroristi.

    Costoro sono oramai a tutti noticome Boko Haram, che in linguaHausa vuol dire “l’istruzione occi-dentale è un abominio”. È l’ennesi-ma definizione mirata ad accresce-re il senso di scontro delle civiltà.Ma questo tipo d’istruzione non ci èstata imposta, né dai coloni inglesi eneppure dai governi nigeriani che si

    30GIORNI N.12 - 201136

    Sopra, la sede delle Nazioni Unite di Abuja, devastata dall’attentato del 26 agosto 2011 in cui sono rimasteuccise 18 persone. Anche quella strage fu rivendicata dal gruppo fondamentalista Boko Haram; a destra, una piattaforma petrolifera Total ad Amenem, a 35 chilometri da Port Harcourt, nel Delta del Niger

    N igeria

  • sono succeduti da cinquant’anni aquesta parte, inclusi quelli che era-no espressione del nord tradizional-mente musulmano. Nessuno da noiè obbligato a dare fiducia a questomodello educativo o sociale. In Ni-geria non c’è imposizione e ciascu-no peraltro può avere l’educazionereligiosa che desidera.

    Boko Haram si fonda sull’erro-re – che diffonde – di accomunare laChiesa a una cultura. È un equivo-co… mondiale. Non troppo tempofa mi invitarono a un convegno aMadrid sul tema del confronto traislam e Occidente. Questi signoritenevano un convegno basandosisull’assunto che il cristianesimo fos-se occidentale e ostile all’islam; allo-ra chiesi loro dove dovessi sedermi:perché non ero occidentale e nean-che musulmano, bensì nigeriano ecristiano. Forse i “rappresentantidell’Occidente” in quel convegno sirisentirono delle mie affermazioni.Peraltro loro stessi non erano di-sposti a difendere il cristianesimo,mentre i rappresentanti islamici di-

    scutevano soltanto di religione… Indefinitiva, la Chiesa veniva chiusa inuna tenaglia soffocante.

    Chi usa l’espressione Boko Ha-ram usa scientemente uno sloganche vuole far presa su uno stereoti-po in voga e inquinare ancor piùl’immaginario collettivo. Inoltre, inrealtà, il gruppo che compie gli at-tentati si è dato originariamente unnome in arabo, che si riferisce ge-nericamente, come succede per al-tri gruppi, alla jihad, e non significa“l’educazione occidentale è un abo-minio”. Altri hanno apposto suc-cessivamente questa targa. Mamentre questi criminali diffondonocon la violenza il verbo di Boko Ha-ram, i loro leader hanno tutti studia-to “all’occidentale” e alcuni proprioin Occidente. In Nigeria non si fastrada senza “educazione occiden-tale”: ad esempio, senza di essa,nell’esercito nigeriano non si fa car-riera come ufficiali. Ci sono poi so-stenitori di Boko Haram che hannoplatealmente inscenato un rogo in

    piazza bruciando i loro diplomi uni-versitari, definendoli “inutili e dan-nosi”. Ma qui siamo di fronte all’ir-razionale, a gente che definirei sot-toposta al lavaggio del cervello, per-sone con le quali anche colloquiareè arduo.

    La nostra comunità cattolica è inpace con tutti. La Chiesa si è defini-tivamente pronunciata a favore del-la libertà religiosa, togliendo così dimezzo ogni possibile fraintendi-mento. La Chiesa del nostro Conci-lio Vaticano II, inoltre, non ha temu-to e schivato la modernità, la sacomprendere e abbracciare, ci hadato dei mezzi per sostenere il dia-logo col mondo.

    Noi non possiamo accettare la li-bertà religiosa a mezza bocca, conun “sì, però…”, perché vorrebbedire negare la libertà di qualcuno,anche la nostra.

    Gli insegnamenti del Conciliosono un patrimonio che ci consentedi vivere assieme, nel mondo e trale diverse religioni, le quali magarinon possiedono ancora tale patri-monio e si sforzano di rintracciarenelle proprie teologie dei giustifica-tivi proprio per impostare la relazio-ne con la modernità. Vale sia per imiei amici musulmani che per mestesso il fatto che nel Corano, comenella Bibbia, ciascuno possa trovarebrani che l’interpretazione può for-giare ad apologia dell’intolleranza edella violenza. Nel Libro dei Giudi-ci Dio viene con l’esercito a debella-re i pagani…! Ma il Signore deside-ra che in questo mondo noi viviamoin pace e lo riconosciamo come Pa-dre. E non si deve forzare nessuno:chi desidera diventare musulmanosia libero, così pure chi desidera re-stare cristiano. E lo Stato sia la ga-ranzia che ciò possa avvenire pacifi-camente. Ecco la mia libertà religio-sa: io sono cristiano per grazia diDio, ma questo non significa chequesta grazia sia data sempre o atutti. Non c’è costrizione nella fede.Qui in Nigeria citiamo spesso e vo-lentieri una bella sura del Corano:«Se Dio avesse voluto, ci avrebbefatti tutti musulmani».

    (Testo raccolto da Giovanni Cubeddu,

    rivisto dall’autore)

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    DOPO LA STRAGE DI NATALE

  • Spicchi Spicchi Spicch3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3

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    «La ragione profonda del fatto che in questanotte, per la nascita di quel bambino, la dimo-ra dell’uomo ha cessato di essere “una terratenebrosa”, è detta dall’apostolo Paolo nellaseconda lettura. Riascoltiamo: “È apparsa lagrazia di Dio, apportatrice di salvezza per tuttigli uomini”. Nel bambino nato a Betlemme “èapparsa la grazia di Dio”». Sono le parole delcardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bo-logna, nell’omelia della messa di mezzanottedel Santo Natale. Il cardinale ha poi detto:«Dio ha cessato di abitare in una luce inacces-sibile. Ci ha rivelato quali sono i suoi pensiericirca l’uomo: sono “grazia e misericordia”. Inquesta notte ci è stato svelato il vero nome diDio: “è apparsa la grazia di Dio apportatricedi salvezza”. Egli è venuto a prendersi cura diciascuno di noi; a prenderci per mano percondurci alla vera vita». Nell’omelia della mes-sa del giorno di Natale, l’arcivescovo ha ag-giunto: «Cari fratelli e sorelle, anche l’occhio

    più sano ha bisogno di essere illu-minato da una sorgente luminosaper vedere: non può produrre dasé stesso l’atto della visione. Cosìanche la nostra ragione è guidaassai incerta se non è illuminatadalla luce del Verbo fattosi carne[...]. “A quanti però lo hanno ac-colto”, continua il santo Vangelo,“ha dato il potere di diventare figlidi Dio, a quelli che credono nelsuo nome”. Questo è il vero cam-biamento della condizione uma-na: “Ha dato il potere di diventarefigli di Dio”. Si istituisce un nuovorapporto con Dio, fondato sul fat-to che, facendosi uomo, il Verbo

    ha reso partecipe l’uomo della sua condizionedivina. “Oh, grande benevolenza! Grande mi-sericordia”, esclama sant’Agostino. “Era il Fi-glio unico, e non ha voluto rimanere solo...L’unico Figlio che il Padre aveva generato eper mezzo del quale tutto aveva fatto, questoFiglio lo inviò nel mondo, perché non fossesolo, ma avesse dei fratelli adottivi” [Com-mento al Vangelo di Giovanni 2, 13]. Carifratelli e sorelle, che la nostra beatitudineeterna sia decisa dall’accettazione di un fattostorico, è lo scandalo permanente della pro-posta cristiana. Ma oggi è in atto una presen-tazione della proposta cristiana che viene pri-vata di ogni scandalo. Ciò avviene ogni voltache si riduce il cristianesimo a una dottrina re-ligiosa o morale, mettendo in secondo pianola persona del Verbo incarnato [...]. Cari ami-ci, la vera, unica, ultima domanda è alla fineuna sola: è vero o no che il bambino oggi natoda Maria è Dio?».

    NATALE DEL SIGNORE«La nostra beatitudine eterna è decisa dall’accettazione di un fatto storico»

    La stella che indica il luogo dove è nato Gesù nella Grotta della Natività,Basilica della Natività, Betlemme

  • hi Spicchi Spicchi SpicchiSacro CollegioLe dimissioni di Sandoval. Gli ottant’anni di Cheong. La morte di Foley

    Il 7 dicembre sono state ac-cettate le dimissioni del car-dinale messicano Juan San-doval Íñiguez, 78 anni com-piuti a marzo, da arcivesco-vo di Guadalajara, incaricoche ricopriva dal 1994. Alsuo posto Benedetto XVIha nominato il cardinaleFrancisco Robles Ortega,62 anni, che dal 2003 eraarcivescovo di Monterrey.

    Sempre il 7 dicembreha compiuto ottant’anni il

    porporato coreano Nicho-las Cheong Jin-Suk, dal1998 arcivescovo di Seoul.

    L’11 dicembre è morto ilcardinale statunitense JohnPatrick Foley, 76 anni, giàgran maestro dell’ordineequestre del Santo Sepolcroe già presidente del Pontifi-cio Consiglio delle Comuni-cazioni sociali.

    Alla fine del 2011 quin-di il Collegio cardinalizio ri-su l ta composto di 192membri, di cui 109 elettori.Il 6 gennaio 2012 compieottant’anni il cardinale por-toghese José Saraiva Mar-tins e il 13 gennaio succes-sivo li compie il cardinalecinese Joseph Zen.

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    «La costante presenza dei cristiani nella regio-ne è essenziale per il bene politico dei Paesi delMedio Oriente». Lo ha affermato Rowan Wil-liams, primate della Comunione anglicana, inun intervento pronunciato presso la Cameradei Lord e sintetizzato dall’Osservatore Roma-

    no del 12-13 dicembre. «Nel momento attua-le», ha proseguito Williams, «la situazione deicristiani nella regione è più vulnerabile di quan-to lo sia stata per secoli». Situazione drammati-ca che provoca un costante flusso migratorio dicristiani, il «più inquietante» dei quali è quellodei palestinesi «a causa della tragica situazionein cui attualmente versa la zona della cosiddettaWest Bank». Il Primate anglicano, sintetizza ilquotidiano vaticano, si è fatto inoltre portavocedei timori dei cristiani del Medio Oriente, i quali«denunciano di subire un duplice attacco alla lo-ro identità: da una parte questo viene messo inatto da una nuova generazione di musulmaniche li trattano come se fossero ormai dei pegnidell’Occidente; dall’altra, essi pensano di esse-re le vittime di una retorica occidentale che o liignora totalmente o, sconsideratamente, limette in grave pericolo perché pone in terminidi confronto religioso ciò che invece è un veroconflitto, anche di carattere militare».

    CRISTIANESIMOIl Primate anglicano alla Camera dei Lord: timori per la presenza dei cristiani in Medio Oriente

    Rowan Williams

    Cardinali nella Sala Clementina presentano gli auguri natalizi al Papa

  • Storia/1 La Cia, la fine dell’Ursse l’elezione di Karol Wojtyla

    «A vent’anni dalla fine del-l’Urss, annunciata a Nataledel 1991 e avvenuta entro il31 dicembre di quell’annocon lo scioglimento di tuttele istituzioni sovietiche, laCia ha desecretato docu-menti che confermano co-me l’amministrazione Rea-gan e quella di Bush padrel’avessero anticipata, e co-me vi avessero contribuitocon l’appoggio di papa Gio-vanni Paolo II. Il crollo del-l’Urss, precisano i docu-menti, avvenne prima delprevisto, grazie all’implo-sione del suo impero e al ri-fiuto di Mikhail Gorbaciov,suo ultimo presidente, diprevenirlo con la forza. Mafin dal 1978, alla elezionedel cardinale polacco KarolWojtyla a pontefice, la Ciaaveva dato l’implosione perprobabile». Così Ennio Ca-retto sul Corriere della Se-ra del 30 dicembre.

    Storia/2 La retorica del liberalismo ha inizio con la Guerra dell’oppio

    «Ci sono molti paralleli curiositra la situazione all’inizio deldiciannovesimo secolo e ora.Allora come oggi il mondo oc-

    cidentale aveva un grosso defi-cit commerciale nei confrontidella Cina. È questa la ragioneper cui la Compagnia britan-nica delle Indie orientali iniziòa esportare l’oppio in Cina sularga scala, con conseguenzecatastrofiche per quel Paese.Quando alla fine gli inglesi en-trarono in guerra c