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1 Abbiamo scritto dei racconti immaginando di essere scrittori di gialli, intenti a scrivere la trama del nostro prossimo romanzo ma anche racconti aventi le seguenti caratteristiche: la morte della vittima avviene per avvelenamento; il movente è il denaro; il colpevole è amico dellinvestigatore. OMICIDIO A SCUOLA FLAVIA P. PAG.2 IL DELITTO PERFETTO LAURA S. PAG.3 UNA LEZIONE AL MARITO DANIELA S. PAG.4 DUE CASI TRA LE MANI MARIA LAURA Z. PAG.5 LA TAZZINA DI VELENO GABRIELLA F. PAG.7 L’ORA DEL THE FRANCESCA C. PAG.8 LA DIFFICILE STORIA DI UNO SCIENZIATO NICOL D. PAG.9 UN OMICIDIO IN FAMIGLIA MARTINA D. PAG. 10 UN CASO INASPETTATO ARIANNA D. PAG. 11

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Abbiamo scritto dei racconti immaginando di essere

scrittori di gialli, intenti a scrivere la trama del nostro

prossimo romanzo ma anche racconti aventi le

seguenti caratteristiche:

la morte della vittima avviene per avvelenamento;

il movente è il denaro;

il colpevole è amico dell’investigatore.

OMICIDIO A SCUOLA FLAVIA P. PAG.2

IL DELITTO PERFETTO LAURA S. PAG.3

UNA LEZIONE AL MARITO DANIELA S. PAG.4

DUE CASI TRA LE MANI MARIA LAURA Z. PAG.5

LA TAZZINA DI VELENO GABRIELLA F. PAG.7

L’ORA DEL THE FRANCESCA C. PAG.8

LA DIFFICILE STORIA DI UNO SCIENZIATO NICOL D. PAG.9

UN OMICIDIO IN FAMIGLIA MARTINA D. PAG. 10

UN CASO INASPETTATO ARIANNA D. PAG. 11

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di Flavia P.

In un giorno di fine novembre del 1902, gli alunni della scuola di Bestoms, a Londra, si recarono normalmente a scuola con il terrore della verifica che avrebbero svolto alla prima ora . Arrivati in classe tutti si sedettero al proprio banco e si misero a ripetere. Passata la prima mezz'ora i ragazzi iniziarono a preoccuparsi per il mancato arrivo della professoressa Genis ma allo stesso momento erano felici perché c'era la possibilità di non fare la verifica. Paul , il ragazzo più intelligente della classe, si alzò di scatto e corse dalla bidella: “Mi scusi signora Banks , sa se la professoressa Genis verrà oggi?”, chiese. “No mi dispiace! ” rispose con tono duro; “La professoressa doveva essere qui alle otto in punto per fotocopiare le verifiche e...” disse fino a quando non fu interrotta da un urlo proveniente dalla sala computer. Subito tutti si precipitarono nell'aula di informatica e videro che la professoressa Genis era sdraiata per terra senza nessun segno di contusione. La bidella impallidì e iniziò a piangere per la disperazione, dopo qualche minuto prese tutte le sue forze e chiamò i soccorsi e la polizia. I primi ad arrivare furono i soccorsi e poco dopo l'ispettore Burns , un uomo goffo ed imbranato ma osservando il suo sguardo si poteva capire che era un uomo molto intelligente. Egli portò la vittima in laboratorio e la osservò senza trovare nessuna traccia tranne delle ustioni sui polpastrelli delle dita. Il giorno dopo si recò sulla scena del crimine e notò dei fili scoperti dietro al computer posto alle spalle della vittima; inizialmente pensò fosse stato un caso e che non c’entrasse nulla con l'omicidio ma poi si ricordò che giorni prima si erano tenuti i colloqui scuola-famiglia e quindi l'assassino poteva essere il genitore di qualche alunno che aveva ricevuto annotazioni sul registro e si recò subito in classe a controllare il registro. Infatti era proprio così; c'era un alunno di nome Alex che aveva ricevuto molte note e c'era il rischio che potesse essere respinto. Il giorno dopo l'agente Burns si recò a scuola e convocò tutti i genitori degli alunni con più annotazioni sul registro ma tutti avevano un alibi di ferro tranne un uomo: egli era il padre del bambino di nome Alex e dalla sua divisa si poteva capire che faceva l'elettricista. Egli, nel giorno del delitto, si trovava in casa sua ma nessuno poteva accertarlo e pertanto era l'indiziato numero uno. Erano le tre di pomeriggio e l'investigatore Burns si trovava davanti al camino con una tazza di te in mano quando suonò il campanello e si recò ad aprire la porta ma non trovò nessuno solo una lettera con su scritto: “Per l'agente Burns”. La aprì e lesse “Sono l'assassino della professoressa Genis; mi trovo al 21/22 di Baker Street”. Il signor Burns si recò subito all'indirizzo, citofonò ma non ebbe nessuna risposta e così decise di sfondare la porta; si tirò indietro e prese la rincorsa ma appena arrivato sull'uscio la porta si aprì ed egli cadde disteso per terra. Alzatosi, si strofinò gli occhi e balbettando disse : “Ma....ma…”, lei è il padre di Alex ?!” “ Si sono io. Ho ucciso la professoressa Genis!” disse l'uomo “L'ho folgorata facendo un contatto con i fili del computer sperando che voi non trovaste l'arma.” “ Lei è stato molto ingegnoso ma si è dimenticato che, quando una persona rimane folgorata su qualche parte del corpo si dovrebbero trovare delle bruciature” disse l'agente Burns. Egli ammanettò l'uomo e lo condusse in carcere per fargli scontare una pena di dieci anni e per fargli capire che sarebbe stato meglio che il figlio avesse preso la bocciatura invece che uccidere una persona e stare in carcere lontano dalla propria famiglia.

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di Laura S.

In una calda mattina di luglio, Michael Beckham, uomo ricco ed illustre, andò a vivere accanto ad una casa abitata

da due coniugi con tre bambini, la madre ed il padre si chiamavano Eleanor e William Bell e i bambini Josh, Julia e

James. La loro era una famiglia molto povera ed altrettanto unita. La madre si occupava dei bambini che non

andavano a scuola perché non potevano permettersi le spese dei libri, mentre il padre faceva il contadino in una

campagna ereditata dalla famiglia. Abitavano a Chicago nella prima metà del Novecento. Dopo aver fatto amicizia

col nuovo vicino, i Bell cominciarono ad incontrarsi col Signor Beckham praticamente ogni giorno. L’illustre uomo fu

così generoso ed altruista nei confronti della famiglia che, oltre a offrile del cibo ogni giorno, cosa per il quale i Bell

erano molto grati, decise di aiutarla ulteriormente pagando la retta scolastica dei ragazzi. Dopo qualche momento

d’indecisione, il signor e la signora Bell ne furono così contenti da voler mandare i figli a scuola già dagli inizi di

settembre. Verso la metà di ottobre, il signor Beckham scoprì di avere una grave malattia legata al vizio di fumare

e, per comprarsi le allora molto costose medicine, non poté più pagare gli studi ai ragazzi. Bill, non volendo lasciare

l’educazione dei figli in sospeso ancora una volta, decise di andare a trovare Michael per chiarire la situazione. I due

ebbero una discussione, Bill, dopo esser andato in escandescenze per la decisione di Mr. Beckham, afferrò un

coltello del set del ricco uomo e lo accoltellò più volte al petto, lasciandolo esanime sul pavimento. Una volta

tornato in sé, l’uomo, preso dal panico, decise di fare a pezzi il cadavere, metterlo in un sacco di plastica di quelli per

la spazzatura e portarlo alla discarica del paese il più presto possibile. Gettò il sacco tra i cumuli di spazzatura,

voltandosi ogni tanto per controllare che non ci fosse nessuno ad osservarlo. Gli addetti alla discarica non si

accorsero di niente, perché l’odore si confondeva perfettamente tra la spazzatura. Il giorno dopo, la migliore amica

di Michael che era solita andare a trovarlo spesso, suonando il campanello non ricevette risposta, tantomeno

quando provò a chiamare l’amico, quindi cominciò ad allarmarsi, visto che l’uomo non era quasi mai impegnato.

Allora decise di entrare dalla porta sul retro, sapendo dove Michael nascondesse la chiave, e si diresse all’interno

chiamando il nome dell’amico. Arrivata in cucina, rimase scioccata dall’immagine che si trovò davanti, una grande

pozza di sangue con tanto di schizzi sui muri e coltello imbevuto dello stesso. Dopo qualche secondo di panico, prese

tremante la cornetta del telefono dalla scrivania e chiamò immediatamente la polizia dichiarando, con un po’ di

fatica, ciò che aveva appena visto. La polizia non tardò ad arrivare e immediatamente isolò l’area e cominciò le

indagini. L’investigatore John McTavish, arrivando in ritardo come suo solito, uomo molto rinomato all’epoca per i

suoi casi risolti brillantemente, cominciò subito ad interrogare i sospetti, tra cui i familiari, l’amica ed i vicini.

Arrivato il turno dei Bell, l’investigatore bussò alla porta più volte e dopo qualche minuto, in cui l’investigatore si

era allontanato dalla porta, uscì la signora Bell piangente; invitò l’uomo ad entrare facendolo accomodare sul

divano. Dopo qualche consueta domanda ad Eleanor, il marito scese dal piano superiore e si sedette accanto alla

moglie. I coniugi risposero alle domande senza difficoltà e dopo parecchi minuti, finito l’interrogatorio, il signor Bell,

accompagnò l’agente alla porta, il quale uscì, salì sulla sua auto e sfrecciò via, non destando alcun sospetto della

famiglia. O almeno così pensavano.

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di Daniela S.

I protagonisti sono due: marito e moglie.

Il marito, di nome Mario, era un uomo muscoloso, biondo con occhi azzurri, aggressivo e raramente gentile; mentre

la moglie, che si chiamava Aurora, era una donna magra, dolce e calma, aveva gli occhi castani, capelli neri, un viso

ovale e indossava gli occhiali ed era molto altruista con tutti.

Da tempo i due litigavano continuamente, così il marito aveva pensato di trovarsi un’amante; e così fece… Mario

per liberarsi della moglie, escogitò un piano che secondo lui non avrebbe ferito i sentimenti di Aurora.

Una mattina, al suo risveglio, Mario trovò accanto a sé nel letto matrimoniale, macchie di sangue ed un coltello

conficcato nel materasso. Spaventatissimo, chiamò immediatamente Boilotte, detective molto famoso e di origine

parigina, il quale si precipitò insieme ad alcuni poliziotti. Giunti sul luogo del “delitto”, questi ultimi misero subito

sotto pressione Mario, il maggior indiziato e tutti i suoi vicini di casa i quali raccontarono dei frequenti litigi e urla

provenienti proprio dalla casa dei due coniugi.

Boilotte, dopo aver indagato nella casa di Mario e Aurora, si accorse che c’erano le macchie sul letto, ma il corpo

della “vittima” non era presente nella stanza…

Poiché il caso sembrava non avere soluzione, Boilotte ed i poliziotti ormai sfiniti, dopo una settimana lasciarono

libero Mario.

Dopo un mese Aurora ritornò a casa sua e confessò al marito che si era allontanata volutamente da casa poiché era

riuscita a scoprire i suoi piani. Le tracce di sangue sul letto matrimoniale erano state lasciate da un cane ferito che

era stato investito da lei mentre rientrava a casa con la sua macchina dopo il lavoro ed si era trascinato sul letto

senza che Aurora se ne accorgesse. Così le venne in mente di inscenare il tutto per dare a Mario una bella lezione di

vita.

Poi gli confessò che durante il mese di assenza da casa, lei avevo conosciuto un altro uomo, un olandese di nome

Arthur, con il quale si era fidanzata e con cui sarebbe andata via da casa definitivamente.

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di Maria Laura Z. MILANO, 29 settembre 2013 ore 9.00 Un branco di ragazzi ,Tommaso, Alessio e Riccardo rapinano una banca. Entrano come persone comuni indossando un impermeabile nero e, sul viso,delle maschere raffiguranti belve feroci e in più, muniti di pistole. Tutto vola liscio perché, essendo le 9.00, in banca ci sono solo vecchiette che stanno ritirando la pensione. Come ogni volta, fanno stendere per terra le vecchiette e i bancari ed entrano nell’ufficio del direttore che non si era accorto di niente e stava parlando al telefono con un suo amico. Quando Tommaso entra nel suo ufficio, gli punta la pistola e il direttore, impaurito, gli svela il codice d’accesso per aprire la cassaforte. Tommaso, Alessio e Riccardo ricavano un bel bottino di 300,000.000€ con la speranza che si sarebbero divisi il ricavato. MILANO,1 novembre 2013 ore 11.00 Dopo la rapina, i ragazzi si diedero appuntamento vicino al Duomo. All’appuntamento mancava Riccardo che era ammalato ed era ritenuto il più stupido e ingenuo. Tommaso e Alessio, pensando che non volesse ricevere più niente, si divisero il bottino. Riccardo, quando guarì, chiamò i suoi compagni ma loro lo avevano definitivamente cancellato dalla loro mente. MILANO,ore 11.00 Il commissario Montalbano alza la cornetta, tutto assonnato e con gli occhi socchiusi : “Pronto, chi parla?”. “Ciao Salvo, sono Riccardo, il tuo caro e vecchio amico di giochi, come va? Per motivi di lavoro sono a Milano, se ti va prendiamo un caffè?”, “Certo, 10 minuti e ci vediamo al Duomo”. Salvo arrivato non vede l’amico che finalmente arriva dopo un quarto d’ora. Vedendolo rimase stupefatto; il suo caro amico era cambiato del tutto, capelli ricci e corti, occhi grandi, alto e snello. Come due cari amici d’infanzia i due si raccontarono come andava la vita ma, ad un tratto … DRIN!!DRIN!! “Pronto, commissario Montalbano, chi parla?” .“Sono Catarella, abbiamo ricevuto una telefonata che ci avvisava che stamane è avvenuto un omicidio. Deve correre subito in Via Manzoni 3/B. “Va bene, arrivo subito.” I due cari amici si diedero un caloroso abbraccio e si salutarono dandosi appuntamento ad un altro giorno. Arrivati sulla scena del delitto, Montalbano inizia ad osservare tutto ciò che lo circonda. “Chi ha scoperto il cadavere?” “Il signore laggiù amico della vittima,Tommaso Bonaparte, con cui doveva partire per l’America. “Ma come ha fatto ad aprire la porta?”. “Aveva le chiavi che il caro Tommaso gli aveva consegnato già da un paio di giorni”. Il problema però è che abbiamo trovato un bicchiere che sarebbe l’arma del delitto ma … accanto al bicchiere c’era un biglietto con scritto “LA VENDETTA: 29 SETTEMBRE 2013,ORE 9.00”. “Catarella, cosa è avvenuto il 29 settembre 2013 alle ore 9.00? Dai, datti da fare.”. Montalbano decide di interrogare il testimone, Alessio. “A che ora è arrivato a casa di Tommaso?” “Un’oretta fa, come mi dispiace!” “Cosa è avvenuto il 29 settembre 2013,ore 9.00?” “Ah,non ne ho idea… però,vi chiedo per favore di indagare sugli amici di Tommaso.” “Ah,grazie del consiglio;lei dove si trovava all’ora del decesso che,come ha detto il dottore è avvenuta alle 9.45?” “Ero a casa e la mia fidanzata lo può testimoniare.” “Catarella ,cosa è avvenuto il 29 settembre 2013?” “C’è stata una rapina in banca.” “Allora controllate i precedenti penali del testimone e della vittima.” Montalbano inizia a visionare la casa della vittima e,vede una foto raffigurante tre amici in cui c’è Riccardo,il suo caro amico d’infanzia. Decide d’interrogarlo. ”Lo sai chi è venuto a mancare?” ”Chi?” ”Il tuo caro amico Tommaso Bonaparte.”

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”Ah poverino, come mi dispiace …” ”Lui è morto il giorno del nostro incontro ore 9.45. Tu, eri arrivato un quarto d’ora dopo al nostro incontro. Dove ti trovavi prima del nostro appuntamento?” ”Ero a casa.” Conseguentemente, Montalbano decide di interrogare il testimone Alessio che ripete dicendo che è stato Riccardo. ”Come fai ad esserne così sicuro?” ”Il 29 settembre, c’è stata una rapina, i colpevoli sono: Tommaso, Riccardo ed io. Essendo pugliesi, un estate, ci siamo incontrati a Taranto e abbiamo fatto subito amicizia e dopo una birra ed una giocata a pallavolo, siamo diventati amici fraterni. Volevamo fare un viaggio in America ma non avevamo la possibilità per problemi economici così decidemmo di fare quello che è successo. Quando dovevamo dividerci il bottino,Riccardo non si recò all’appuntamento ed il bottino venne diviso tra me e Tommaso.” ”Quindi per te il colpevole è Riccardo?” ”Si.” Catarella di seguito, fornì al commissario le analisi delle impronte trovate sul bicchiere. Le impronte appartenevano a Riccardo. Anche questa volta,il commissario Montalbano riesce a risolvere un caso ma,dove sono andati a finire i 300.000€????

Non fa niente, questa è un’altra storia…

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di Gabriella F. Londra,1942 Ero comodamente seduto sulla mia poltrona, ultimamente passavo le mie giornate così; squillò il telefono, alzai la cornetta:<< Parlo con l'investigatore Bob Tomlinson?>> risuonò la voce metallica di una donna dall’altra parte del telefono: << Con chi ho il piacere di parlare?>> domandai curioso:<< Megan, Megan Horan! Mia figlia, mia figlia!>> gracchiò la donna in lacrime :<< E' morta!>> continuò :<< Vengo subito da lei!>> affermai; finalmente un altro caso per le mani. Uscii di casa e il classico clima londinese era lì ad accogliermi, chiamai un taxi che dopo poco arrivò: direzione casa Jones. Megan Horan era una donna di mezza età, bella ed energica, era sposata con Anthon Jones un uomo sulla sessantina,tanto ricco quanto tirchio; insieme avevano due figli, la primogenita Catherine e il figlio minore Zack, la prima aveva una trentina d'anni e il secondo ventidue. Arrivai a destinazione, pagai il tassista e percorsi il vialetto di pietruzze bianche, suonai al bianco portone che subito si aprì lasciandomi di fronte la visione di una povera donna con il viso solcato da profonde lacrime :<< Oh finalmente! Venga venga! Il cadavere è lì!>> mi inviò Megan Horan singhiozzando e conducendomi nella sua cucina. Alla vista del corpo rabbrividii, la invitai a chiamare la polizia e ci dirigemmo in salotto : << Adesso, signora, lei rimanga qui. Io devo esaminare il corpo>> le dissi con tono pacato e incoraggiante; tornai sul luogo del delitto, il corpo della giovane era steso accanto al tavolo di mogano, mi inginocchiai per controllare se ci fossero dei segni o delle ferite particolari ma non c'era nulla, girai per la cucina e a colpirmi fu la tazzina da the lasciata vuota nel lavandino; estrassi dei guanti ed un sacchetto di plastica dalla tasca del cappotto e con mola cautela, la infilai nel sacchetto, l'avrei fatta esaminare dal mio caro amico Arthur; fatto ciò tornai in salotto dalla signora Jones per sottoporla ad alcune domande :<< Lei, signora, quando ha scoperto il cadavere?>> domandai :<< Appena dieci minuto prima di averla chiamata, sa', ero appena tornata dall'emporio alimentare e avevo lasciato Catherine da sol, non c'era neppure suo fratello poichè, sono certa, che sia uscito appena venti minuti dopo di me>> affermò la donna tra un singhiozzo e l'altro :<< E mi sa dire se sua figlia abbia ricevuto visite in quegli attimi?>> domandai: <<Non saprei ma mentre stavo tornando ho incontrato quel vostro amico sa', Arthur Malik! Ultimamente lo vedo spesso da queste parti!>> affermò la signora Jones; com'è possibile?! Devo subito andare a fargli visita :<<Grazie signora Jones mi è stata molto d'aiuto!>> affermai alzandomi dalla poltrona e dirigendomi verso la porta, salutai la donna e uscii. Dopo pochi isolati giunsi davanti al laboratorio di Arthur Malik e vi entrai :<< Arthur, mio caro!>> esclamai intravedendo la sua figura:<< Bob come mai da queste parti?>> domandò l'uomocercando di mostrarsi il più entusiasta possibile ma era evidente che non lo era affatto:<< Ho qui una tazzina da farti analizzare, sai, Catherine, la figlia dei Jones, pare sia stata assassinata ma sul suo cadavere non ci sono segni; girando per la cucina ho trovato questa tazzina nel lavabo!>> dissi mostrandogli la bustina e notando la sua espressione particolarmente preoccupata :<< La analizzerò subito!>> affermò l'uomo, ma qualcosa alle sue spalle mi illuminò: una delle scatoline contenenti le pillole che lui stesso aveva creato, era vuota; i Malik erano una famiglia composta da medici e scienziati, tutti insieme stavano cercando un antidoto per una rara malattia di cui era affetta la sorellina di Arthur, Lizzie; ma ultimamente mancavano i fondi per poter fare le ricerche :<<Arthur mi duole dirlo, ma sei in arresto!>> escalamai afferrandolo per un braccio :<< Non hai le prove per mettermi dentro Bob!>> protestò opponendo resistenza :<< La madre della vittima ti ha visto uscire da casa loro e in più una delle scatolette di pillole è vuota! Tu avevi bisogno di finanziamenti da parte del padre di Catherine, ma lui te li negava da molto tempo, così ti sei fatta amica Catherine e quando hai visto che era rimasta a casa da sola, hai colto la palla al balzo e sei andato a trovarla, hai avvelenato il suo the e hai cercato di rubare i soldi, ma quando hai visto che era ormai tardi, te la sei data a gambe! Non è così?>> dissi in tono minaccioso :<<L'ho fatto solo per Lizzie!>> disse piangendo. Lo portai in caserma e fu messo in cella. Un altro caso risolto!

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Di Francesca C. Londra,fine Ottocento. Nella casa dei signori Written era l’ora del the. Bella Written stava indossando un vestito a mezza manica, con delle scarpe alte e i suoi capelli le coprivano leggermente le spalle. Il signor Cody Written, invece, indossava uno smoking con delle scarpe del medesimo colore. Si avviarono verso il taxi che li aspettava, come ogni giovedì pomeriggio, per accompagnarli al bar. Ad aspettarli c’era un loro fedelissimo amico, Justin. <<Un the per favore>> mormorò la signora Written scuotendosi i capelli. <<Anche per loro!>> continuò indicando suo marito e Justin. <<Come state signora Written?>> chiese Justin. <<Bene, anzi benissimo!>> disse portandosi una mano ai fianchi. Passarono precisamente due minuti e il cameriere portò il loro the. <<Mmh… delizioso! Che ne dici Cody?>> disse sorridendo la signora senza ottenere risposta. Si girò per vederlo. Era seduto sulla sua sedia con la testa reclinata in avanti. <<Cody mi ascolti?>>. Niente, nessuna risposta. La signora Bella Written iniziò a torturarsi le mani,facendo scendere delle lacrime amare dai suoi occhi color nocciola. <<Stia calma Bella!>> Detto questo prese il suo telefono e iniziò a digitare il numero del suo amico Sherlock Holmes. <<Buon pomeriggio Sherlock, sono Justin, il tuo più caro amico d’infanzia, ricordi?>> <<Certo Justin,dimmi...>> <<Sono venuto per prendere un the al bar e ad un tratto il mio amico si è sentito male ed è morto sul colpo… >> <<Arrivo subito!>> L’investigatore prese il suo cappello e la sua casacca a scacchi e si incamminò, insieme al suo socio Watson, verso il bar. Erano giunti nel luogo dell’omicidio e la moglie della vittima, Bella Written, era seduta su una poltrona di pelle, asciugandosi le lacrime. <<Salve signora… Mi dica,che succede?>> disse togliendosi il cappello e poggiandolo su una sedia di plastica. <<Mio marito, Cosy Written, uno scrittore di poesie e di racconti, è morto. Proprio qui!>> disse tra una pausa e l’altra la signora conducendolo nella sala. Il signor Written era ancora situato sulla sedia con il capo chino. Sherlock e il dottor Watson lo guardarono attentamente avvicinandosi, a passo lento, al cadavere. <<Ciao amicone!>> disse cogliendo di sorpresa Justin. <<Ehy, Justin è da tanto che non ti vedo. Ma ora non posso parlare sono impegnato>> disse togliendo le mani dalle tasche dei suoi pantaloni. Si avvicinò un altro po’ e notò che la vittima non aveva nessuna ferita. Prese in mano il bicchiere da cui aveva bevuto la vittima e annusò il contenuto. Aveva un odore strano rispetto a quello tradizionale. <<Si tratta di avvelenamento …>> sussurrò Sherlock nell’orecchio del suo socio. <<Ha proprio ragione,capo!>> disse anche lui diminuendo il tono della voce. Si avvicinò più alla vittima e da una borsa da uomo, probabilmente quella di Justin,tirò fuori un piccolo flaconcino vuoto. Lo prese e l’annusò. Sì,aveva lo stesso odore della sostanza che c’era nel the. Fece un passo indietro con un sorriso soddisfatto e disse: <<Il colpevole è Justin. Il signor Cody Written gli aveva promesso che quando sarebbe morto gli avrebbe donato tutto il suo patrimonio perché lo considerava come un “fratello”,almeno credeva. Vero Justin?>> Justin abbassò il capo e annuì. Sherlock sorrise e incrociò le braccia. Lui non fallisce mai!

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Di Nicol D. In una giornata soleggiata a New York Eistain Yunior, una persona con capelli sparati all’insù che indossava tutti i giorni un camice bianco e degli occhiali con lenti doppie, lavorava in un laboratorio molto grande e, visto che era prossimo alla pensione, iniziò a ipotizzare l’ultima invenzione che l’avrebbe reso importante per tutta la vita. Lui pensò che una cosa utile per la sua età ed anche per salire le scale fosse una sedia volante telecomandata e con un razzo nella parte posteriore della sedia. Einstain era sposato con Jackelin, una persona molto arrogante tanto che la gente la definiva “la donna irritante “. Einstain le nascondeva tutti i suoi progetti perché aveva sempre da ridire su tutto e insisteva perché si facesse come diceva lei. Da lei Eistain ebbe un figlio molto in gamba di nome Jordan che aveva 12 anni e che aveva deciso di seguire le orma del padre e diventare un grande scienziato. Era una persona che amava scoprire il mondo ed ora che il padre gli aveva rivelato il suo ultimo progetto non vedeva l’ora che il padre lo finisse in maniera da contribuire al successo. Questo progetto fu scoperto dalla moglie che irritata del fatto che il marito le aveva nascosto il progetto, decise di sottrarglielo per venderlo a un’az ienda americana che avrebbe pagato profumatamente quell’invenzione. Quel giorno Eistain Y. portò in laboratorio suo figlio per insegnargli il mestiere e proprio quando la moglie arrivò non sapendo che il figlio fosse lì, con una siringa avvelenata procuratagli da un suo complice, uccise Eistain Y. Nel frattempo il figlio era andato nello sgabuzzino per prendere un alambicco ed una provetta, mentre ritornava vide il padre disteso a terra morto, lui non si perse d’animo e chiamò l’ispettore Jein facendolo arr ivare in Villa Europa, sede del laboratorio di Eistain. Appena Jein arrivò analizzo il laboratorio e notò che a terra c’era una siringa e nascosto c’era un piccolo registratore realizzato da Eistain Y. Che registrava tutto ciò che accadeva all’interno del laboratorio. Con delicatezza lui la prese e sentì la registrazione delle ultime parole che aveva detto Eistain Y. prima di morire, alla fine capì che il suo delitto era stato commesso dalla moglie che in seguito fu rintracciata e portata in carcere per il resto della sua vita. Il piccolo Jordan dovette rimanere solo per il resto della sua vita, quindi decise di procurarsi dei soldi continuando il lavoro del padre e soprattutto dall’ultima invenzione. Jordan fece molti progressi riuscendo anche ad avere un diploma come primo scienziato inventore famoso dopo il padre. “Sicuramente se Eistain Y. vivesse, Jordan sarebbe stato L’ ORGOGLIO DELLA SUA VITA”!

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Di Martina D. Nel 1900 a Milano verso le sette di sera all’ ufficio del detective Marlon tutto è tranquillo. Il detective Marlon è un uomo di media statura, magro, con capelli folti e neri e occhi verdi. Indossa un abbigliamento consono ad ogni occasione e riesce a risolvere i crimini con pochi indizi. Mentre sorseggiava il cafè con il suo amico e assistente Giulio arriva una telefonata:”DRIN! DRIN!” Il detective Marlon prontamente risponde:”Ufficio del detective Marlon a sua disposizione! Ha bisogno di qualcosa?” Al telefono c’è una signorina di nome Mariella, molti giovane di ventinove – trenta -anni circa. Una bella ragazza alta e magra con lunghi capelli, raccolti in una treccia con tanti elastici colorati posti a qualche distanza lungo la stessa. Mariella possiede un cinema aperto da poco, ma già diventato famoso:”Pronto, sono la signorina Mariella, la chiamo per la morte improvvisa della Signora Lucia De Gloria, mia zia, nel suo camerino. La prego venga presto?” e piangendo chiude la telefonata. Il detective Marlon e l’ assistente Giulio si precipitano subito al cinema, dove davanti alla porta c’è la signorina Mariella preoccupata ad aspettarli. La signorina li porta nel luogo del delitto e gli investigatori fanno delle domande :”Chi c’era con la signora Lucia nel camerino? Sospettava di qualcuno?” La signorina Mariella risponde che insieme a lei c’era sempre il suo maggiordomo, considerato anche come suo braccio destro, però non sospettava niente di lui. Questo maggiordomo si chiama Uliver , alto,magro,capelli corti e occhi color nocciola. Marlon e l’assistente Giulio si guardano intorno e vedono un bicchiere pieno di una sostanza che a vederla sembra velenoso, infatti lo è e capiscono che l’arma utilizzata dall’assassino è proprio il veleno. Quella nel bicchiere è una sostanza che rovina molto la pelle, infatti per questa operazione bisogna indossare dei guanti, dove anche se cade una goccia non succede nulla, ma ci vuole soprattutto precisione. Poi Marlon fa chiamare tutti gli impiegati e li osserva uno per uno e vede sui guanti del maggiordomo una goccia dello stesso colore del veleno nel bicchiere. Da quella goccia capiscono che il maggiordomo Uliver stretto amico d’infanzia del detective Marlon è l’assassino. Infatti Marlon sa che Uliver è molto disordinato, impreciso e anche un po’ povero. Uliver ha ucciso la signora Lucia De Gloria perché voleva da lei il denaro che riceveva per i suoi spettacoli. Marlon, un po’ dispiaciuto per il suo amico, chiama la polizia che lo arresta . Poi Mariella saluta e ringrazia il detective Marlon e il suo assistente Giulio e se ne ritorna a casa.

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di Arianna D. William Kenian è alle prese con un nuovo enigma da sciogliere. William, ispettore di polizia famoso per la sua capacità intuitiva è un uomo colto, ricco e che guardandosi intorno riesce a collegare gli avvenimenti ricomponendo la storia. Il suo collaboratore Gordon è, invece, un uomo poco astuto ma simpatico; entrambi hanno il compito di risolvere un caso avvenuto in Argentina a Buenos Aires in via Florida. La signora Carmela Smith chiamò William per la morte di sua zia Lena Joli un’attrice con una carriera brillante, una donna molto giovane, bella, socievole con tutti e soprattutto ricca che portava sempre i capelli raccolti in una treccia lunghissima. Inoltre era sposata con Massimo De La Fuente “un vecchio e caro amico di William”un uomo di famiglia nobile con il quale litigava spesso perchè lei spendeva i suoi soldi in gioielli o abiti lussuosi che metteva poco. William si precipitò con il suo collaboratore a casa De la Fuente dove vide arrivarsi incontro la signora Carmela, molto angosciata e triste. Quando arrivò nel cortile William si affrettò a fare delle domande su quanto successo per non perdere tempo. William cominciò ad interrogare alcuni componenti della famiglia,per primo interrogò il maggiordomo Cristian il quale confermò che la signora Joli e il signore De la Fuente litigavano spesso e volentieri sul fatto che Lena dilapidava molti dei suoi averi per abiti o gioielli lussuosi. Poi dopo tante domande e risposte date e ricevute si ricordò di aver visto l’ ombra di una donna con i capelli ricci e lunghi che andava via alle 6:00 precise del mattino, proprio prima che ritornasse Lena Joli. William decise di analizzare la scena del delitto insieme al maggiordomo. Appena arrivarono nella camera dove era mora Lena,William vide il letto matrimoniale con coperte molto costose e belle, ma notò ance piccole macchie di sangue,poi il suo sguardo si rivolse verso il pavimento,composto da mattoni in ceramica pregiata la cui bellezza veniva rovinata dal sangue sicuramente appartenente alla vittima,infine osservò il soffitto con tanti dipinti e affreschi riprodotti da un famoso pittore. Ma,proprio quando William stava andando a chiamare il suo collaboratore,Cristian notò che mancava una teca con una vipera, che il signor Massimo aveva messo sul comodino,perché era appassionato di serpenti. Molto ansioso lo riferì a William che prese dei campioni di sangue e andò nel suo laboratorio. La sera chiamò Sofia e gli chiese di andare nel suo laboratorio dove insieme analizzarono il sangue e dalle analisi risultava che era stato mescolato al veleno di un animale,poi attraverso una lente molto potente,videro un capello corto e uno riccio. Da lì capirono che apparteneva probabilmente ad un uomo ed a una donna. Il giorno dopo andarono sul luogo del delitto e interrogarono per ben 2 ore Massimo il marito di Joli il quale proclamava la sua innocenza ripetendo continuamente che non sapeva dove fosse finita la teca. Il pomeriggio Sofia e William senza farsi notare da nessuno si nascose dietro la porta,della camera di Joli e al buio aspettarono l’ arrivo di Massimo,che però non era solo ma era accompagnata da una bella ragazza con i capelli lunghi e ricci che gioiva dicendo a Massimo che la loro impresa era stata portata a termine,Massimo preoccupata le chiese della teca con il serpente e lei gli rispose che lo aveva chiuso e custodito nella sua camera. A quel punto William collegò l’ analisi effettuata e ricordandosi del capello riccio e di quello corto si precipitò insieme a sofia sui due e li bloccò chiamando la polizia e assicurandoli alla giustizia. Poi disse:”anche questo enigma è stato portato a termine con successo”poi soggiunse”semplice no?”