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N° 581 Anno X RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef 5 aprile 2010 RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANITÀ ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo Nicolás Gómez Dávila THE LADY OF SHALOTT LA DAMA DI SHALOTT DI ALFRED TENNYSON NELLA TRADUZIONE DI GABRIELLA ROUF 0 John Sidney Meteyard (1913) Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n. 62 del 2001. Redazione: Stefano Borselli (direttore), Riccardo De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Al - manacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Dominici. Copyright 2010 Stefano Borselli. Email: [email protected] . Arretrati disponibili a www.ilcovile.it . Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Mor- ris Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com .

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N° 581 Anno XRIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef 5 aprile 2010

RISORSE CONVIVIALIE VARIA UMANITÀ

¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo Nicolás Gómez Dávila

THE LADY OF SHALOTTLA DAMA DI SHALOTT

DI

ALFRED TENNYSON

NELLA TRADUZIONE

DI GABRIELLA ROUF

0

John Sidney Meteyard (1913)

Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n. 62 del 2001. Redazione: Stefano Borselli (direttore), RiccardoDe Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Al -manacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Dominici. Copyright2010 Stefano Borselli. Email: [email protected]. Arretrati disponibili a www.ilcovile.it. Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Mor-

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dIl Covilef N° 581

I

D’orzo e segale a distesason coperte le due spondee la vasta prateriache col cielo si confondeè solcata dalla via

che porta a Camelot.

Incantato il viaggiatoreguarda il fiume che lambiscecon i gigli d’acqua in fiore

l’isola di Shalott

Bianchi salici e frementipioppi, alla lieve brezza,è cangiante la correnteche con brivido carezzal’isola, ed eternamente

fluisce a Camelot.

E sull’isola un castellonel segreto di un giardinochiude in silenzioso anello

la Dama di Shalott.

Sotto i salici del ciglioscorron le pesanti chiattedei cavalli al traino lento,ed un agile naviglioscia di schiuma, vele al vento,

fa rotta a Camelot.

Ma chi mai della Signoravide un cenno, o lei alverone ?La contrada tutto ignora

della Lady di Shalott.

Solo chi alle prime lucidel mattino l’orzo mieteode il canto che struggentesu dall’acqua si ripetementre il fiume trasparente

serpeggia a Camelot.

Faticando sul raccolto,alla luna, al vento, dice:«È la fata» e sta in ascolto

«la Dama di Shalott».

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William Holman Hunt (1886/1905)

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5 aprile 2010 dIl Covilef

II

Un arazzo prodigiosodi colori trapuntatonotte e dì la dama tesse,ma un destino sciaguratose gli occhi lei volgesse

là, verso Camelot

può colpirla, e qual davverolei non sa, ed alacre tessesenza darsene pensiero

la Dama di Shalott.

Tutto l’anno ella rimirasullo specchio che ha davantiil riflesso della lucee le ombre dei viandantisulla strada che conduce

alla turrita Camelot:

qua dell’acqua i mulinelli,là un villano, o di ragazzevede il rosso dei mantelli,

via, oltre Shalott.

Or donzelle in lieta banda,or l’abate in lento viaggio,un ricciuto pastorello, ora l’agghindato paggiocol suo abito vermello

vanno a Camelot

o cavalcan coppie fiere di guerrieri, sul cristallo:non ha un fido cavaliere

la Dama di Shalott.

Di copiare ogni riflessosulla tela si compiacecon magnifici colori, se di notte nella paceun corteo con torce e cori

va verso Camelot

o una coppia erra felicenella luna, freschi amanti.«Non mi bastan l’ombre» dice

la Dama di Shalott.

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John William Waterhouse (1916)

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dIl Covilef N° 581

III

Dalle mura a un tiro d’arcoor cavalca tra i covonied il sol tra la verzurafa risplendere gli ottonidella fulgida armatura

del fiero Lancelot;

sullo scudo di metalloun crociato alla sua damas’inginocchia, in campo giallo,

ahi, non a Shalott.

Le gemmate sciolte briglietraccian raggi come stelleda galassie scintillanti,ed allegre campanellefanno i passi tintinnanti

mentre va a Camelot.

Dall’insigne bardaturacala il corno in fine argentoe risuona l’armatura

là, presso Shalott.

Sotto il terso cielo azzurrodalla sella manda lampiil pellame ingioiellato,bronzeo l’elmo par che avvampidi un riverbero infuocato,

e se va a Camelot,

ma di notte giunge a meta,sotto grappoli di stellecome traccia di cometa

sorpassa Shalott.

L’ampia fronte brilla al sole,caracolla il suo destriero,e al sobbalzo dell’arcionesfuggon giù sotto il cimieroi suoi ricci di carbone

volgendo a Camelot

e al fatale specchio arrivala sua immagine splendente,«Tirra Lirra» sulla riva

canta Sir Lancelot.

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William Maw Egley (1848)

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5 aprile 2010 dIl Covilef

Abbandona la sua telae il telaio, tre passi avanza,vede i gigli sopra il fiumerifiorenti, e in lontananza

vede l’elmo con le piume

e guarda Camelot.Vola il drappo e si distendee lo specchio in due si spezza;urla «È il fato che mi prende»

la Dama di Shalott.

John William Waterhouse (1894)

Florence M. Rutland (1896)

IV

Sotto un vento di buferaingialliscono le frondee si piegan le foreste,geme il fiume tra le sponde e una grigia pioggia investe

le torri di Camelot.

Alla barca nella gorasotto il salice ella scendeed iscrive sulla prora:

la Dama di Shalott.

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dIl Covilef N° 581

Ora offrendo al lungo fiumecome un volto di veggenteche contempla il suo destinosfortunato, lentamenteil suo sguardo cristallino

volge a Camelot.

Al tramonto i nodi scioglie,nella barca si distende,ed il calmo fiume accoglie

la Dama di Shalott.

John William Waterhouse (1888)

E la nivea veste avvolge,e la lieve foglia sfiorala bellissima persona,nell’oscurità sonoraella al flusso s’abbandona,

e verso Camelot

la collina, il prato ascoltaquell’arcana melodiaintonar l’ultima volta

la Dama di Shalott

Ché dall’acqua sale un cantomodulato, mesto, puroe nel sangue un lento gelosi diffonde, mentre oscuro nel suo sguardo cala un velo

e fissa Camelot.

Quando il fiume la deponealle prime case, muore,e con lei la sua canzone,

la Dama di Shalott.

Sotto torri e balconate, alte case, muri ed orti,ella passa luminosa, bianca del pallor dei mortisopra l’acqua silenziosa

dentro Camelot

e all’approdo una Signora,un Signore, un Cavaliere, tutti leggon sulla prora:

la Dama di Shalott.

John Atkinson Grimshaw (1878)

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5 aprile 2010 dIl Covilef

Henry Peach Robinson (1900)

Chi è costei? Dentro il palazzodel regal ricevimentotace la festosa vocee per subito sgomentofanno il segno della Croce

i campioni di Camelot.

Lancillotto pensieroso la contempla «È bella.» dice«Dio l’accolga e dia riposo

alla Dama di Shalott».

Dante Gabriele Rossetti (1857)

a Notizie

La presente traduzione è fatta sul testo defi-nitivo, pubblicato nel 1842.

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Un’ampia bibliografia e un repertorio di im-magini sulla leggenda della Lady of Sha-lott, che si identifica in parte con quella diElaine di Astolat, è reperibile all’interno delsito del Camelot Project dell’Università diRochester www.lib.rochester.edu/camelot

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Sir Alfred Tennyson (1809–1892) fu il poe-ta più celebrato all’apogeo della società vit-toriana, e la poesia The Lady of Shalott lapiù letta e famosa dell’epoca, insieme allaBallata del vecchio marinaio di Samuel T.Coleridge. Mario Praz, nella sua Storia dellaletteratura inglese, ne sottolinea, al di là del-la forma impeccabile dei poemi, un pessimi-smo di fondo che nasceva dalle contraddi-zioni della cultura e della società diun’Inghilterra trionfante e prospera. Inquesto senso, la parte della sua opera poeti-ca ispirata alle antiche leggende del Ciclo diRe Artù, d’ispirazione romantica, è altresìuna sorta di nostalgica contemplazione diun «crepuscolo degli Dei» in cui la societàvittoriana esorcizzava i suoi fantasmi e su-blimava i suoi tormenti.Quasi tutti i pittori preraffaelliti e vittorianihanno tradotto in immagini, alcuni più vol-te, il motivo favoloso e patetico della Damadi Shalott, anche per illustrare le diverseedizioni dei Poemi di Tennyson.

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dIl Covilef N° 581

Elizabeth Siddal1 – Lady of Shalott (1853)

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Nel 1991 il testo (ridotto) della ballata diTennyson è stato musicato da Loreena Mc-Kennit (n.1957), cantautrice canadese spe-cialista nella rielaborazione moderna e mu-sicalmente eclettica di temi tradizionali o dimotivi tratti dalla letteratura inglese.

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TIRRA LIRRA

L'espressione “Tirra lirra” (“Tirra lirra",by the river / sang Sir Lancelot.) è ripresa daShakespeare (Racconto d’inverno, Atto IV,scena III) e si riferisce al richiamo amorosodell’allodola:

For the red blood reigns in the winter's pale. /The white sheet bleaching on the hedge, / Withheigh! the sweet birds, O, how they sing! /Doth set my pugging tooth on edge; / For aquart of ale is a dish for a king. / The lark, thattirra-lyra chants, / With heigh! with heigh!the thrush and the jay, / Are summer songs forme and my aunts, / While we lie tumbling inthe hay...

1 La Siddal, bellissima donna di origine popolare, modella deipreraffaelliti, divenne poi moglie di D. G. Rossetti, rivelando no-tevoli doti artistiche e costituendo nella sua breve vita l’ispiratri-ce delle opere del pittore.

Il passo nella bella traduzione di GoffredoRaponi2:

Quando sboccia la giunchiglia,vien sul prato, bella figlia;vieni, la stagione è in fioree del sangue il rosso ardoredell’ingrato inverno scioglietutto il gelido pallore.La tua bianca camicettasulla siepe ad asciugaremessa, ho voglia di rubare,mentre il passero cinguetta;e di birra un buon boccaleè una bibita reale.Fa l’allodola “chiè-chiè”,zirla il tordo con la quaglia:cantano alle belle e a meche ruzziamo tra la paglia.

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LA LADY OF SHALOTT DI AGATHA CHRISTIE

L’autobiografia3 di Agatha Christie (1890–1976), discreta se non reticente sulla suavita di romanziera di successo, verso la qualemostra una grande disinvoltura ed una sim-patica ironia, è in gran parte un’evocazionenostalgica, condotta con limpido stile,dell’epoca vittoriana.

Essa è impersonificata e interiorizzatacome modello dall’autrice nella figura dellazia-nonnina, non tanto matriarca quantonume tutelare della famiglia, impasto disentimenti delicati e robusto buonsenso,conformismo e imprevedibile indipendenzadi spirito.

2 Disponibile a: http://www.letturelibere.net/download.php?id=58 3 La mia vita, Mondadori, 1978.

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Quanto di ciò passi nell’opera della scrit-trice è evidentissimo, oltre che nel ricalcodella figura di Miss Marple, nelle minuziosevivaci ambientazioni dei romanzi, ovel’apparente stabilità della morale e del co-stume copre una sostanza di tensioni e di ve-leni (metaforici o no).

Pilastro della cultura vittoriana, l’operadi Sir Tennyson è citata più volte nei ro-manzi della Christie, ma trova la sua più ef-ficace evocazione proprio nella leggendadella Lady of Shalott: il romanzo The mir-ror crack’d from side to side (in Italia Silen-zio: si uccide, poi Assassinio allo specchio),pubblicato nel 1962, non letterariamente deimigliori, ma costruito su un enigma impec-cabile, utilizza i versi del poema, sin dal ti-tolo, come motivo drammatico e indizio psi-cologico.

Va detto (senza togliere il piacere dellascoperta a chi non avesse letto il romanzo,

da cui è stato tratto nel 1980 un film brutti-no, nonostante l’impiego di Liz Taylor,adattissima a impersonare la nevrotica attri-ce al centro della storia) che la Christiesfrutta abilmente l’elemento di ambiguitàinsito nel linguaggio poetico, attraverso un«gioco di specchi».

Tom Adams, un vero artista dell’illustra-zione, autore delle copertine delle edizioniinglesi e americane dei gialli di AgathaChristie, così malamente pubblicati in Ita-lia, rielabora il quadro di Waterhouse attra-verso uno sdoppiamento dello specchio dieffetto assai inquietante. (G. R.)

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A. TENNYSON E P. G. WODEHOUSE

Com'è noto ad ogni suo appassionato letto-re, le citazioni da Tennyson insieme a quellebibliche o da Shakespeare sono ubiquitarienelle opere di Pelham Grenville Wodehouse(1881–1975). L'affetto dello scrittore per ilpoeta era sicuramente sincero se i suoiPoems, insieme ad una raccolta del Bardo,furono i due libri che lo accompagnarononella prigionia, ma ciò non poteva impedirea Plum di scherzarci un po' su. Un raccontoin particolare, tra i più esilaranti, “TroubleDown at Tudsleigh" inserito in Young Menin Spats (1936), ruota intorno ad una copiadei Poems che Freddie Widgeon, uno deicampioni del Drones Club, ha messo in ven-dita sottocosto. Il racconto fu pubblicatol'ultima volta da Bietti nel 1966 in Giova-notti con le ghette col titolo di “Prudenza!”ed attualmente è reperibile solo sul mercatoantiquario. In attesa di una necessaria legi-slazione italiana sul Fair Use che consenta lapubblicazione integrale delle opere non piùdisponibili in libreria, ne presentiamo soloqualche brano. N

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DA TROUBLE DOWN AT TUDSLEIGH DI P.G. WODEHOUSE

Fonte: Giovanotti con le ghette, Bietti, 1966, pp. 67-74. Immagini tratte da: http://www.lib.rochester.edu

Una coppia d'Uova4 e un paio di Fave stava-no tranquillamente sorseggiando una bibitanella sala da fumare del Drones Club, quan-do entrò una Schiacciatina e chiese se qual-cuno dei presenti desiderasse acquistare unacopia quasi nuova dei poemi del Tennyson. Sicapiva però, da tutto il suo contegno, cheaveva poca speranza di concludere l'affare.Né lo concluse: le due Fave e una delle Uovadissero No; l'altro Uovo si lasciò sfuggireuna risatina sardonica.

Frances Brundage (1854-1937) Ill. per: Nora Chesson, Tales from Tennyson, London:

Raphael Tuck & Sons.

4 Nel “Circolo dei Fannulloni” accadono molte cose meravi-gliose, e noi, guidati dall'autore, vi entreremo per udirle raccon-tare dai soci che portano tutti ghette elegantissime. Il signor Wo-dehouse divide i soci di questo circolo in tre categorie: Schiaccia-tine, Uova e Fave. Altri racconti si svolgono nel “Bar dei Pesca-tori alla Lenza” ed hanno per interlocutori bicchierini d'amaro edi angostura, whisky, gotti di birra. […] N. d. T.

La Schiacciatina si affrettò a dire: “Il li-bro non è mio, è di Freddie Widgeon”. Lapiù grossa delle Fave aspirò l'aria con un si-bilo di palese disgusto. “Vuoi dire che Fred-die Widgeon possiede un Tennnyson?” LaFava più piccola disse che ciò confermava ilsospetto che gli si era affacciato alla menteda tempo: il povero Freddie rimbecilliva.“No, – disse la Schiacciatina; – egli aveva isuoi buoni motivi per comperare il volume. Èstata una mossa strategica, e, a parer mio,una mossa strategica abilissima. L'ha compe-rato per spingersi avanti con la ragazza”.

M. Bowley The Lily Maid

“Quale ragazza?”Avril Carroway. Essa abita a Tudsleigh

nella Contea di Worcester. Freddie andava apescare in quei paraggi e il giorno stesso del-la partenza incontrò suo zio, Lord Blicester,che lo pregò di fare una capatina al Castellodi Tudsleigh per salutare la sua vecchia ami-ca, Lady Carroway. Freddie, il giorno stessodel suo arrivo, si affrettò ad eseguire l'incari-co ricevuto, e mentre attraversava il giardino,

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udì una voce dolcissima uscire dalla serra. Siavvicinò, guardò dalla vetrata, indietreggiò eper poco non cadde lungo disteso per terra.Aveva visto una fanciulla bellissima, stupen-da, meravigliosa; un non plus-ultra in fattodi belle fanciulle. Non avrebbe potuto esserepiù perfetta se egli stesso ne avesse specificatoe disegnate le perfezioni. Era stordito! Nonavrebbe mai pensato di trovare nulla di simileda quelle parti, e abbandonò immediatamen-te l'idea di passare pescando i quindici giornidi vacanza: non si sarebbe allontanato di unpasso e tutti i giorni avrebbe assediato il ca-stello come uno spettro che avesse lì il suodomicilio. Si era rimesso abbastanza dallascossa provata, e poiché i suoi sensi riprende-vano piano piano le loro funzioni, si accorseche la fanciulla stava leggendo una poesia aduna ragazzina con gli occhi verdi e il nasovoltato all'insù che le stava seduta accanto.Gli venne in mente che sarebbe stato moltoutile sapere che roba era quella, perché,quando si tratta di fare la corte a una fanciul-la, la battaglia può dirsi vinta a metà se si co-nosce il genere di letteratura predilettodall'amata. […]

Maria Louise Kirk (1860-193x)

E la fortuna favorì Freddie: ad un tratto lafanciulla smise di leggere e posando il librorovesciato sulle ginocchia guardò lontanocon lo sguardo sognante, come credo faccia-no tutte le ragazze quando trovano in unpoema un passaggio molto succoso. Freddiecorse al telegrafo e ordinò a Londra il volu-me dei Poemi di Alfred Tennyson. Egli mi hadetto che leggendo quel nome sulla coperti-na del libro tirò un sospiro di sollievo, per-ché, si sa bene come sono le ragazze, potevaanche trattarsi di Shelley o di Browning. […]

L'arrivo dei Poemi di Tennyson mutò cor-so alle sue idee, ed egli cominciò a imparare amemoria La dama di Shalott. Il pensiero chequesta spaventosa fatica potesse essere butta-ta al vento, gli fece prendere una decisioneeroica: corse al Castello con l'intenzione fer-ma di seguire il piano stabilito fin dal primogiorno, e figuratevi quali furono il suo stupo-re e la sua gioia vedendo che il capitanoBradbury [il minaccioso rivale che Freddiescopre presto di avere] non c'era.

Ci sono pochi vantaggi ad avere per rivaleun soldato, ma c'è almeno quello che di tantoin tanto deve presentarsi al Ministero dellaguerra. La sua assenza produsse su Freddieun effetto meraviglioso: mentre inghiottivafettine di pane imburrato, si sentiva pieno diallegria e di fiducia. Sapeva a memoria tuttaLa dama di Shalott ed avrebbe afferrato alvolo l'occasione di dare la stura all'ingre-diente poetico di cui era colmo fino ai capel-li.

E l'occasione venne. Lady Carroway, al-zandosi per andare a scrivere alcune lettere,si fermò sulla porta e chiese ad Avril se avessenulla da chiedere allo zio Lancelot. “Digliche penso affettuosamente a lui e che sperogli piaccia Bournemouth”, disse Avril.

La porta si chiuse, Freddie tossì.“Lancelot, Tennyson... Vi rammentate

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quando nella Dama di Shalott, Lancelot...”“Signor Widgeon, – esclamò la fanciulla cosìcommossa che le cadde di mano la fetta delpane e burro, – voi leggete Tennyson?”

Gustave Doré (1832-83) The Body of Elaine on Its Way to King Arthur's Palace

“Se leggo Tennyson? – disse Freddie – Seleggo Tennyson? Che Iddio mi benedica, malo so a memoria!”

“Anch'io «O mare, scagliati contro gliscogli grigi...» ”

“È nella Dama di Shalott... Ah! Ma èmolto strano che voi amiate Tennyson!”

“Lo adoro”“Che poeta!”“E dire che c'è della gente a cui non pia-

ce!”“Sciocchi!”“È il mio poeta preferito”“Anche il mio! Colui che ha scritto La

dama di Shalott merita la palma!”Si guardarono commossi.“Non avrei mai creduto che vi piacesse

Tennyson” disse Avril.“Perché?”“Perché fate l'impressione di essere un

uomo a cui piace la vita notturna.”“Io? Buon Dio! Odio la vita notturna e se

faccio tardi la sera è per leggere Tennyson.”“Vi piace Locksley Hall ?”“Sì, e anche La dama di Shalott.” “E Maud ?”“Moltissimo, e anche La dama di Shalott.”“Mi pare che La dama di Shalott vi piaccia

molto.”“S씓Piace anche a me, e non posso guardare il

fiume senza pensare a quel poema.”“Ecco perché, – esclamò Freddie – il fiu-

me mi pareva così familiare! A proposito difiume: fareste volentieri una gita in barca do-mani?”

“Domani ?”“Sì. Prendo a nolo una barca, ci metto

dentro un pollo arrosto, un po' di prosciutto,il libro di Tennyson e...” P. G. WODEHOUSE

Howard Pyle (1853-1911)

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