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34 | actionarms | febbraio 2011 febbraio 2011 | actionarms | 35 La SR9 calibro 9x21 si affianca ai modelli della vecchia “serie P” a cane esterno, rispetto ai quali è meno spessa e presenta un meccanismo di scatto ad azione continua di chiara derivazione Glock. Non mancano però i punti di forza rispetto alla pistola austriaca. TESTO E IMMAGINI DI PAOLO TAGINI PISTOLE La Ruger può essere definita un’azienda “completa”, nel senso che offre una gamma comprendente tutti i tipi di armi portatili destinati al mercato civile; la più recente acquisizione – ma parliamo ormai del 1985 – è costituita dalle pistole semiautomatiche di grosso calibro per difesa e uso di servizio. Ci riferiamo al modello P85 calibro 9 Parabellum, il capostipite di una famiglia di modelli (per comodità definibili come “serie P”) che è tuttora in produzione. Uno dei pochi difetti comunemente attribuiti alle Ruger “serie P” è l’eccessivo spessore (si arriva a ben 39 mm), cosa che non crea disagi nel porto in divisa con fondina esterna ma che rende difficoltoso quello occultato in abiti borghesi. Per ovviare a questo inconveniente, nell’ottobre del 2007 la Ruger ha affiancato alla “serie P” una nuova semiauto o, per essere più precisi, due modelli dalle stesse caratteristiche tecniche, cioè l’SR9 calibro 9 Parabellum e l’SR40 in 40 S&W (cui si è poi aggiunta la versione compatta SRc9 in 9 mm). Ci occuperemo in queste pagine del primo, naturalmente nell’allestimento per il mercato italiano: camerato per l’ormai classico calibro 9x21 IMI e dal caricatore ridotto a 15 colpi (anziché capace di 17, come è in vendita negli Stati Uniti). La “cura dimagrante” Ruger è il frutto di una riprogettazione attenta e in linea con gli standard attuali. Si deve notare che, in modo molto chiaro, per la SR9 la Casa di Southport ha preso a riferimento la Glock; da questa ha “prelevato” il meccanismo di scatto ad azione continua (il compianto Renato Castelli lo definì ai suoi tempi a “semi-doppia azione”, L’“ ALTRARUGER le prove del mese

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La SR9 calibro 9x21 si affianca ai modelli della vecchia “serie P” a cane esterno, rispetto ai quali è meno spessa e presenta un meccanismo di scatto ad azione continua di chiara derivazione Glock. Non mancano però i punti di forza rispetto alla pistola austriaca. testo e immagini di paolo tagini

pistole

La Ruger può essere definita un’azienda “completa”, nel senso che offre una gamma comprendente tutti i tipi di armi portatili destinati al mercato civile; la più recente acquisizione – ma parliamo ormai del 1985 – è costituita dalle pistole semiautomatiche di grosso calibro per difesa e uso di servizio. Ci riferiamo al modello P85 calibro 9 Parabellum, il capostipite di una famiglia di modelli (per comodità definibili come “serie P”) che è tuttora in produzione. Uno dei pochi difetti comunemente attribuiti alle Ruger “serie P” è l’eccessivo spessore (si arriva a ben 39 mm), cosa che non crea disagi nel porto in divisa con fondina esterna ma che rende difficoltoso quello occultato in abiti borghesi. Per ovviare a questo inconveniente, nell’ottobre del 2007 la Ruger ha affiancato alla “serie P” una nuova semiauto o,

per essere più precisi, due modelli dalle stesse caratteristiche tecniche, cioè l’SR9 calibro 9 Parabellum e l’SR40 in 40 S&W (cui si è poi aggiunta la versione compatta SRc9 in 9 mm). Ci occuperemo in queste pagine del primo, naturalmente nell’allestimento per il mercato italiano: camerato per l’ormai classico calibro 9x21 IMI e dal caricatore ridotto a 15 colpi (anziché capace di 17, come è in vendita negli Stati Uniti).La “cura dimagrante” Ruger è il frutto di una riprogettazione attenta e in linea con gli standard attuali. Si deve notare che, in modo molto chiaro, per la SR9 la Casa di Southport ha preso a riferimento la Glock; da questa ha “prelevato” il meccanismo di scatto ad azione continua (il compianto Renato Castelli lo definì ai suoi tempi a “semi-doppia azione”,

L’“ALTRA” RUGER

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La slitta Picatinny ha una forma tutto considerato inconsueta e presenta un solo canale trasversale, per il passaggio della vite di fissaggio degli accessori che vi vengono montati.

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La leva al centro del grilletto, di chiara derivazione Glock, impedisce la trazione accidentale del grilletto stesso quando sfrega ai lati (ad esempio inserendo l’arma in fondina). Il bottone di sgancio del caricatore è ambidestro.

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L’indicatore di cartuccia in camera reca la classica scritta “a prova di stupido” (e di tribunale americano): “Quando è in alto è carica”!

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La sicura manuale in posizione inserita (cosa possibile solo a percussore armato). Le due leve ambidestre non offrono per la verità una superficie d’appoggio molto estesa per il pollice.

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La parte posteriore dell’impugnatura presenta questo inserto di gomma che svolge una benefica funzione di ammortizzamento della botta. È reversibile: nella foto l’inserto è montato con il profilo curvo, ma montandolo al contrario si ottiene un profilo piatto che rende più piccola l’impugnatura.

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La tacca di mira è regolabile in altezza con la vite più in alto, mentre quella in basso permette di spostare l’intero corpo della tacca sul suo incastro a coda di rondine.

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L’indicatore di cartuccia in camera è veramente quanto di più avvertibile (alla vista e al tatto) si possa immaginare. È una caratteristica che nella Glock non è stata considerata adeguatamente e sulla quale la concorrenza si è invece scatenata.

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L’ampia finestra d’espulsione, nella quale s’incastra il blocchetto di culatta della canna quando l’arma è in chiusura.

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Ben dimensionato, facilmente sostituibile e d’acciaio: un mirino che risponde a tutti i requisiti per una pistola da difesa e per uso di servizio.10

Il vivo di volata rasenta la perfezione, a dimostrazione che la tecnologia produttiva Ruger si colloca a livelli veramente elevati.

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Ruger SR9

Costruttore: Sturm, Ruger & Company, Inc. – Southport (Connecticut), USA – Internet: www.ruger.com

Importatore: Bignami spa – Via Lahn, 1 – 39040 Ora (BZ) Tel. 0471/803000 – Fax 0471/810899Internet: www.bignami.it

Tipo: pistola semiautomatica

Calibro: 9x21 IMI

Funzionamento: a sfruttamento del rinculo con chiusura stabile a corto rinculo di canna (sistema Browning)

Canna: lunga 105 mm; 6 righe destrorse con passo di 254 mm (10”)

Sistema di percussione: diretto, a mezzo percussore lanciato

Alimentazione: caricatore bifilare da 15 colpi

Congegno di scatto: a semi-doppia azione

Peso dello scatto: 4.040 g

Estrattore: a gancio

Espulsore: a lamina, imperniato al blocchetto

Mire: mirino a rampa spostabile in senso laterale, tacca di mira regolabile in altezza e spostabile in senso laterale

Congegni di sicurezza: manuale a leve ambidestre che blocca lo scatto, automatico che a grilletto non premuto blocca il percussore, automatico che impedisca l’arretramento del grilletto quando non si agisce al centro dello stesso, automatico che blocca lo scatto a caricatore rimosso

Impugnatura: integrale al fusto

Peso: 750 g

Dimensioni: lunghezza 191 mm, altezza 140 mm, spessore 32 mm

Materiali: acciaio inox e nylon rinforzato con fibra di vetro

Finitura: spazzolata

Prezzo indicativo al pubblico: 600,00 euro

Numero d’iscrizione al Catalogo nazionale: 17468

perché l’armamento del percussore lanciato è determinato in parte dal ritorno in batteria del carrello e, in parte, dalla trazione che il tiratore esercita sul grilletto) e il sistema di chiusura Browning a corto rinculo di canna, in cui il blocchetto prismatico ricavato in corrispondenza della sua camera di cartuccia s’inserisce nella finestra d’espulsione, per formare il vincolo di chiusura. Naturalmente non era pensabile che Ruger potesse limitarsi a copiare una Glock: i tecnici della Casa americana hanno giustamente cercato di andare oltre, cogliendo due aspetti della pistola austriaca suscettibili di intervento. Il primo è la mancanza della sicura manuale, assolutamente estranea alla “filosofia Glock” ma pretesa da una parte dell’utenza, sicché la Ruger ha messo in posizione “a portata di pollice” una coppia di leve ambidestre. Il secondo è l’indicatore di colpo in camera: la Glock ha un po’ svogliatamente aggiunto un risalto all’estrattore, ottenendolo in modo semplice ma non troppo efficace; la Ruger ha fatto decisamente di meglio. Nel complesso il risultato della SR9 può dirsi molto buono e l’arma dice validamente la sua sul mercato. La dotazione di fabbrica comprende la confezione di plastica, un attrezzo di lamierino d’acciaio per aiutarsi nel caricare i caricatori, il “lucchetto d’ordinanza” per accontentare i burocrati americani, un bossolo di risulta (altra stramberia legislativa USA), un caricatore di riserva e il manuale di istruzioni (in inglese). Il prezzo è competitivo.

LA PROVALo scatto è molto simile alla Glock, anche nell’aspetto, e ciò non lascia dubbi sulle intenzioni dei tecnici Ruger. È piuttosto duro (il nostro dinamometro ha indicato un valore medio di 4.040 grammi) ma con una precorsa piuttosto corta del grilletto, che precede lo sgancio del percussore. È più simile a uno scatto rollover in cui non è prevedibile esattamente il momento dello sgancio del percussore: a nostro parere, in un’arma destinata alla difesa da usare sotto stress, è un vantaggio che deve essere capito perché questo tipo di scatto, nell’uso concitato, “perdona” qualche errore all’utilizzatore che si trova a dover sparare velocemente in stato di ansia. Certamente non è lo scatto sognato dai tiratori accademici: nel tiro di precisione la SR9 non permette di sicuro di eguagliare le prestazioni delle pistole con scatto in singola

azione, magari anche alleggerito. A vantaggio della Ruger si debbono segnalare l’ottima forma dell’impugnatura, confortevole e molto facile da stringere anche a chi ha mani piccole (in questo caso si deve usare la parte piatta del dorsalino), e le mire ben dimensionate, solide e non soggette a impigliarsi. Come “arma da lavoro” è concepita, e costruita, meglio di altre pistole che sono spesso usate per difesa o in servizio.

Foto 11. L’arma con il carrello bloccato in posizione di apertura, cosa che avviene automaticamente dopo l’esplosione dell’ultimo colpo presente nel caricatore.

Foto 12. I due caricatori forniti in dotazione, costruiti con precisione e apprezzabile solidità (per la cronaca, sono fatti in Italia!).

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LA SINTESILa Ruger SR9 ha ancora una volta dimostrato che la Casa di Southport, da sempre padrona delle tecnologie più moderne, sa mettere in campo prodotti molto efficienti a un prezzo concorrenziale: questa in fondo è sempre stata la politica di questo costruttore che dal 1949, anno in cui nacque, ha così soddisfatto milioni di utenti. Crediamo che la SR9 non sarà da meno, anche se difficilmente diventerà una “arma simbolo”, perché il suo segmento di mercato è a dir poco inflazionato da altri prodotti di qualità altrettanto elevata.

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Foto 13. Dopo lo smontaggio si notano (dall’alto): il carrello, la canna, la molla di recupero a filo piatto vincolata alla sua asta di guida, il fusto, la leva hold open e il

caricatore. Per smontare l’arma è necessario abbassare preventivamente con il dito l’espulsore (che pertanto nella foto non è visibile) attraverso la finestra d’espulsione.