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A.A. 2014 – 2015

Prof.ssa Adriana Mabel Porta

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Verso la fine dell’Ottocento il Romanticismo, il Realismo, il Naturalismo (XIX s.):

avevano raggiunto la loro maturità e mostravano evidenti limiti: non erano più in grado di

rappresentare una società culturalmente cambiata.

Le più importanti nazioni del continente avevano esperimentato grandi trasformazioni:

Stabilità politica, crescita economica verso l’esterno, dipendenza dalle potenze.

Società americane:

formazione di una borghesia urbana simile a quella europea: vita sociale nei salotti,

teatro, lirica, ecc;

fortemente trasformate dal processo migratorio: problema dell’identità nazionale;

società caratterizzata da forte differenze e settori completamente esclusi dal processo di

crescita;

1898 si conclude definitivamente la dipendenza coloniale con la Spagna: indipendenza di

Cuba, Puerto Rico e Filippine;

La dipendenza economica e politica dall’estero cambia referente:

I legami con l’Inghilterra e la Francia vengono sostituiti con gli Stati Uniti d’America.

PRIMO MOVIMENTO LETTERARIO NATO IN ISPANOAMERICA

DAL PUNTO di VISTA LETTERARIO: la letteratura spagnola non appare più come un referente stimolante.

Un gruppo di autori: volontà di effettuare un taglio netto con il passato;

si propongono come ‘moderni’: protagonisti di un tempo nuovo.

diffondo le loro idee in riviste: es. Revista de América (Messico)

MODERNISMO: termine impiegato dalla critica letteraria per riunire questi autori che si

propongono come portatori di un nuovo movimento letterario (definizione coniata da

Rubén Darío nel 1888).

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Movimento complesso :

stretto legame con la realtà storica del suo tempo: modernità intesa come

contemporaneità.

atteggiamento critico verso la società borghese;

Movimento che si libera di ogni limite: in funzione del ‘nuovo’ attingono alle fonti più

svariate, come la mitologia classica, nordica, orientale; filosofie esoteriche, ecc.

Figura d’intellettuale:

A cavallo tra due secoli: cercano di elaborare un linguaggio e una poetica radicalmente

nuova.

convivono nello stesso intellettuale diverse sfaccettature: cosmopolita e patriota.

Cambia il rapporto con l’Europa: nuovo ruolo degli scrittori americani

Spagna: saranno i modernisti a rivitalizzate la poesia spagnola dando impulso ai movimenti successivi;

Francia: non c’è più imitazione servile, piuttosto si raccolgono le suggestioni dei simbolisti, parnassiani e simbolisti per trasformarle in un prodotto nuovo.

MOVIMENTO CHE CONTRIBUISCE AL CONSOLIDAMENTO DELL’IDENTITA’ PANAMERICANA.

Movimento modernista: due fasi fondamentali

1) I ‘PRECURSORI’ (tra il 1875 e il 1888):

ristretto gruppo d’autori indipendenti ma collegati delle stesse inquietudini;

Contribuiscono alla creazione di un clima culturale propizio al cambiamento.

José Asunción Silva (1865-1896), colombiano.

Manuel Gutierrez Nájera (1859-1995), messicano.

José Martí (1853-1895): Ismaelillo (1882), dedicata al figlio scomparso,

(cubano) Versos sencillos (1891),

Versos simples (dell’80, postuma).

Nuestra América (saggio).

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EREDITÀ CULTURALE:

Comprendere l’innegabile influenza politica e culturale degli Stati Uniti sull’America

Latina;

Consapevolezza che solo con la progressiva unificazione e autoaffermazione il continente

americano potrà conquistare la sua indipendenza;

Ruolo dell’intellettuale compromesso con il suo tempo storico e dialoga con il suo

pubblico, Riflessione esistenziale della sua poesia.

2) MODERNISMO:

Rubén Darío Azul (1888) Prosas Profanas (1896) Cantos de vida y esperanza (1905) Caratteristiche:

Influenza dei movimenti francesi:

- parnassianismo: ricerca della perfezione formale per raggiungere la bellezza; (idea dell’arte per l’arte).

- simbolismo: il poeta esprime i significati profondi nascosti dietro la realtà sensibile

medianti simboli ed un linguaggio armonico e musicale.

Temi fondamentali:

- Pessimismo vitale: coincidono con i romantici,

- Esotismo e d evasione dal reale: mondi esotici, paradisi mitologici, ecc.

- Cosmopolitismo: varcano i confini di produzione poetica provinciale,

- Idealizzazione dell’amore e celebrazione dell’erotismo,

- Sensualità: poesia che risveglia i sensi (profumi, colori, stati d’animo),

- Indigenismo: ripresa del passato precolombiano come evasione dal reale.

- Esaltazione dello ispano dinanzi al potere dominante degli Stati Uniti,

Trionfo dell’emozione sulla razionalità: malinconia, solitudine, ecc.

Linguaggio poetico: profondamente rinnovato

- Arricchimento lessico: preziosismi, neologismi, esotismi, ecc.

- Aggettivazione abbondante, metafore, sinestesia (sensazioni percepite da sensi

diversi), variazione metrica, simboli.

Ricerca della perfezione formale, bellezza, musicalità ed eleganza.

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José Martí, Versos Sencillos. 1891

YO SOY UN HOMBRE SINCERO...

Yo soy un hombre sinceroDe donde crece la palma,Y antes de morirme quieroEchar mis versos del alma.

Cultivo una rosa blancaen junio como en eneropara el amigo sinceroque me da su mano franca.

Y para el cruel que me arrancael corazón con que vivo,cardo ni ortiga cultivo;cultivo la rosa blanca.

Rubén Darío (Nicaragua 1867-1916)

Sonatina (Prosas Profanas, 1896)

La princesa está triste... ¿Qué tendrá la princesa? Los suspiros se escapan de su boca de fresa, que ha perdido la risa, que ha perdido el color. La princesa está pálida en su silla de oro, está mudo el teclado de su clave sonoro, y en un vaso, olvidada, se desmaya una flor.

El jardín puebla el triunfo de los pavos reales. Parlanchina, la dueña dice cosas banales, y vestido de rojo piruetea el bufón. La princesa no ríe, la princesa no siente; la princesa persigue por el cielo de Oriente la libélula vaga de una vaga ilusión.

¿Piensa, acaso, en el príncipe de Golconda o de China, o en el que ha detenido su carroza argentina para ver de sus ojos la dulzura de luz? ¿O en el rey de las islas de las rosas fragantes, o en el que es soberano de los claros diamantes, o en el dueño orgulloso de las perlas de Ormuz?

¡Ay!, la pobre princesa de la boca de rosa quiere ser golondrina, quiere ser mariposa, tener alas ligeras, bajo el cielo volar; ir al sol por la escala luminosa de un rayo, saludar a los lirios con los versos de mayo o perderse en el viento sobre el trueno del mar.

Ya no quiere el palacio, ni la rueca de plata, ni el halcón encantado, ni el bufón escarlata, ni los cisnes unánimes en el lago de azur. Y están tristes las flores por la flor de la corte, los jazmines de Oriente, los nelumbos del Norte, de Occidente las dalias y las rosas del Sur.

¡Pobrecita princesa de los ojos azules! Está presa en sus oros, está presa en sus tules, en la jaula de mármol del palacio real; el palacio soberbio que vigilan los guardas, que custodian cien negros con sus cien alabardas, un lebrel que no duerme y un dragón colosal.

¡Oh, quién fuera hipsipila que dejó la crisálida! (La princesa está triste. La princesa está pálida.) ¡Oh visión adorada de oro, rosa y marfil! ¡Quién volara a la tierra donde un príncipe existe, (La princesa está pálida. La princesa está triste.) más brillante que el alba, más hermoso que abril!

-«Calla, calla, princesa -dice el hada madrina-; en caballo, con alas, hacia acá se encamina, en el cinto la espada y en la mano el azor, el feliz caballero que te adora sin verte, y que llega de lejos, vencedor de la Muerte, a encenderte los labios con un beso de amor».

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Ispano America effettua il suo ingresso nel XX sec. senza aver risolto questioni fondamentali:

Regimi dittatoriali: “caudillos” che accedono al potere mediante l’uso della forza o delle urne,

dando inizio ad uno stile governativo personalista e autoritario.

Ineguale distribuzione della ricchezza: società che presenta forti diseguaglianze sociali e settori

marginali, specialmente nelle zone con popolazione aborigena e negra.

Ingiusta appropriazione e distribuzione della terra: in mano di latifondisti (dal XIX s.) e alle

compagni straniere che controllano la produzione e commercializzazione delle ricchezze

nazionali (es. United Fruit Company, controllerà l’area economica dei caraibi al punto di

convertirsi in uno ‘stato dentro dello stato’; possedendo reti di comunicazione, flotte, ecc).

Imperialismo americano: Centro America è la zona che più ha sofferto l’ingerenza :

Interventi economici: grandi compagnie straniere che hanno in mano la produzione e

commercializzazione delle ricchezze nazionali (es. la United Fruit Company, controllerà l’area

economica del caraibi al punto di convertirsi in uno ‘stato dentro dello stato’, possedendo

ferrovie, rete di comunicazione, flotte, ecc).

Interventi politici e militari: effettuando pressione economica sui governi, corrompendo forze

politiche nazionali, realizzando interventi armati, sovvenzionando guerriglie, appoggiando

governi dittatoriali, ecc, sempre in nome della pace e la libertà dei popoli.

Interventi culturali: globalizzazione culturale (costume, abitudini alimentari, usi linguistici),

mediante campagne di pubblicità massicce che identificano un modo di vivere nazionale con uno

stile ‘universale’.

Caratteristiche: Il XX secolo presenta una ricca varietà letteraria. Raggiunge un indiscusso prestigio internazionale con scrittori ‘nobel’ creatori di nuovi sistemi letterari. Se distinguono tre grandi periodi:

1) PRIMA FASE: dagli inizi del novecento fino agli anni quaranta.

Poesia: Lirica postmodernista avanguardie poetiche

Prosa: romanzo

regionalista (regionalismo) di tematica indianista (indigenismo)

2) SECONDA FASE: dagli anni quaranta ai settanta. Letteratura fantastica Il Boom degli anni 60’.

3) TERZA FASE: dagli anni ottanta ad oggi.

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Raggiunge un pubblico internazionale: primi romanzi latino-americani tradotti in

Europa e negli Stati Uniti.

Strumento di conoscenza diretta di zone lontane: narrativa realista di tematica locale.

Prima Guerra Mondiale (1914-1918): rappresentò il segnale del declino europeo.

RIVOLUZIONE MESSICANA (Emiliano Zapata): ebbe un forte impatto mondiale.

- Causa: malessere sociale delle masse sfruttate ed escluse (contadini e

aborigeni).

- Per le sue caratteristiche: trova corrispondenza nella Rivoluzione Russa del

1917.

- Importanti conseguenze culturali: il ‘tipo messicano’ cambiò da un modello

europeizzato bianco ad un tipo oscuro di tratti indiani.

INTELLETTUALI:

- consapevoli del declino europeo volgono lo sguardo verso la realtà americana: le sue

rivendicazioni sociali appaiono come un fermento positivo ante il conflitto bellico

mondiale.

- Intuiscono che la diversità etnica e la natura del continente americano avevano

bisogno di strumenti letterari appropriati per essere colte in pieno.

Considerano la letteratura come uno strumento di conoscenza ed integrazione

nazionale di zone e popolazioni emarginate. Pero ciò, concentrano la loro attenzione

nei fermenti sociali del cambiamento (contadini e lavoratori), i componenti più umili

della società.

Dal punto di vista linguistico: opportunità unica per presentare le VARIANTI REGIONALI

DELLO SPAGNOLO d’AMERICA.

LETTERATURA REGIONALE: canale preferenziale per denunciare l’ingiustizia sociale e

descrivere i ricchi scenari naturali del continente americano.

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È ritenuto il padre del ‘cuento’ (racconto breve) moderno e il primo ad introdurre la

selva nella letteratura Ispano-americana.

Natura: è la grande protagonista dei suoi racconti dove se intrecciano passioni,

sofferenza, tenerezza e morte.

Tra le raccolte più importanti:

o Cuentos de amor de locura y de muerte (1917):

- Titolo privo di virgole, a dimostrazione della stretta unione tra gli elementi.

- Tema centrale: il fascino e l’orrore della morte, quasi sempre presentata in maniera

incidentale o patetica, e mai accettata con passività.

- le storie raccontano la tenace volontà di sopravivenza dell’uomo che se resiste e lotta

tenacemente fino l’ultimo respiro. Le cause che la provocano sono a volte irrisorie: il filo

di machete, punture di insetti o morsi di animali velenosi, febbri di palude, disastri

naturali, la natura che provoca tragedie in famiglia, ecc.

- Protagonisti: antieroi che finiscono per patire la forza della natura. Si tratta di

avventurieri che fuggono dalle città e cercano una vita più autentica nel verde della

selva, ma periscono indifesi in quanto mancano di dimestichezza ed esperienza in un

mondo molto diverso dal proprio.

Cuentos de la selva (1918): racconti infantili ispirati a quelli che narrava ai suoi figli.

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CUENTOS DE AMOR, DE LOCURA Y DE MUERTE

Horacio Quiroga

A LA DERIVA

El hombre pisó algo blanduzco, y enseguida sintió la mordedura en el pie.

Saltó adelante, y al volverse con un juramento vio una yararacusú que arrollada sobre sí misma,

esperaba otro ataque.

El hombre echó una veloz ojeada a su pie, donde dos gotitas de sangre engrosaban

dificultosamente, y sacó sangre el machete de la cintura. La víbora vio la amenaza, y hundió más la

cabeza en el centro mismo de su espiral; pero el machete cayó de lomo, dislocándole las

vértebras.

El hombre se bajó hasta la mordedura, quitó las gotitas de sangre, y durante un instante

contemplo. Un dolor agudo nacía de los dos puntitos violeta, y comenzaba a invadir todo el pie.

Apresuradamente se ligó el tobillo con su pañuelo, y siguió por la picada hacia su rancho.

El dolor en el pie aumentaba, con sensación de tirante abultamiento, y de pronto el hombre sintió

dos o tres fulgurantes puntadas que como relámpagos habían irradiado desde la herida hasta la

mitad de la pantorrilla. Movía la pierna con dificultad; una metálica sequedad de garganta,

seguida de sed quemante, le arrancó un nuevo juramento.

Llegó por fin al rancho, y se echó de brazos sobre la rueda de un trapiche.

Los dos puntitos violetas desaparecían ahora en la monstruosa hinchazón del pie entero. La piel

parecía adelgazada y a punto de ceder, de tensa. El hombre quiso llamar a su mujer, y la voz se

quebró en un ronco arrastre de garganta reseca. La sed lo devoraba.

–¡Dorotea! –alcanzó a lanzar en un estertor–. ¡Dame caña!

Su mujer corrió con un vaso lleno, que el hombre sorbió en tres tragos. Pero no había sentido

gusto alguno.

–¡Te pedí caña, no agua! –rugió de nuevo–. ¡Dame caña!

–¡Pero es caña, Paulino! –protestó la mujer espantada.

–¡No, me diste agua! ¡Quiero caña, te digo!

La mujer corrió otra vez, volviendo con la damajuana. El hombre tragó uno tras otro dos vasos,

pero no sintió nada en la garganta.

–Bueno; esto se pone feo... –murmuró entonces, mirando su pie lívido y ya con lustre gangrenoso.

Sobre la honda ligadura del pañuelo, la carne desbordaba como una monstruosa morcilla.

Los dolores fulgurantes se sucedían en continuos relampagueos, y llegaban ahora a la ingle. La

atroz sequedad de garganta que el aliento parecía caldear más, aumentaba a la par. Cuando

pretendió incorporarse, un fulminante vómito lo mantuvo medio minuto con la frente apoyada en

la rueda de palo.

Pero el hombre no quería morir, y descendiendo hasta la costa subió a su canoa. Sentóse en la

popa y comenzó a palear hasta el centro del Paraná. Allí la corriente del río, que en las

inmediaciones del Iguazú corre seis millas, lo llevaría antes de cinco horas a Tacurú–Pucú.

El hombre, con sombría energía, pudo efectivamente llegar hasta el medio del río; pero allí sus

manos dormidas dejaron caer la pala en la canoa, y tras un nuevo vómito –de sangre esta vez–,

dirigió una mirada al sol que ya trasponía el monte.

La pierna entera, hasta medio muslo, era ya un bloque deforme y durísimo que reventaba la ropa.

El hombre cortó la ligadura y abrió el pantalón con su cuchillo: el bajo vientre desbordó hinchado,

con grandes manchas lívidas y terriblemente doloroso. El hombre pensó que no podría jamás

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llegar él solo a Tacurú–Pucú, y se decidió a pedir ayuda a su compadre Alves, aunque hacía mucho

tiempo que estaban disgustados.

La corriente del río se precipitaba ahora hacia la costa brasileña, y el hombre pudo fácilmente

atracar. Se arrastró por la picada en cuesta arriba, pero a los veinte metros, exhausto, quedó

tendido de pecho.

–¡Alves! –gritó con cuanta fuerza pudo; y prestó oído en vano.

–¡Compadre Alves! ¡No me niegue este favor! –clamó de nuevo, alzando la cabeza del suelo. En el

silencio de la selva no se oyó un solo rumor. El hombre tuvo aún valor para llegar hasta su canoa, y

la corriente, cogiéndola de nuevo, la llevó velozmente a la deriva. El Paraná corre allí en el fondo

de una inmensa hoya, cuyas paredes, altas de cien metros, encajonan fúnebremente el río. Desde

las orillas bordeadas de negros bloques de basalto asciende el bosque, negro también. Adelante, a

los costados, detrás, siempre la eterna muralla lúgubre, en cuyo fondo el río arremolinado se

precipita en incesantes borbollones de agua fangosa. El paisaje es agresivo, y reina en él un

silencio de muerte. Al atardecer, sin embargo, su belleza sombría y calma cobra una majestad

única.

El sol había caído ya cuando el hombre, semitendido en el fondo de la canoa, tuvo un violento

escalofrío. Y de pronto, con asombro, enderezó pesadamente la cabeza: se sentía mejor. La pierna

le dolía apenas, la sed disminuía, y su pecho, libre ya, se abría en lenta inspiración.

El veneno comenzaba a irse, no había duda. Se hallaba casi bien, y aunque no tenía fuerzas para

mover la mano, contaba con la caída del rocío para reponerse del todo. Calculó que antes de tres

horas estaría en Tacurú–Pucú.

El bienestar avanzaba y con él una somnolencia llena de recuerdos. No sentía ya nada ni en la

pierna ni en el vientre. ¿Viviría aún su compadre Gaona en Tacurú–Pucú? Acaso viera también a su

ex patrón, míster Dougald, y al recibidor del obraje.

¿Llegaría pronto? El cielo, al poniente, se abría ahora en pantalla de oro, y el río se había

coloreado también. Desde la costa paraguaya, ya entenebrecida, el monte dejaba caer sobre el río

su frescura crepuscular, en penetrantes efluvios de azahar y miel silvestre. Una pareja de

guacamayos cruzó muy alto y en silencio hacia el Paraguay.

Allá abajo, sobre el río de oro, la canoa derivaba velozmente, girando a ratos sobre sí misma ante

el borbollón de un remolino. El hombre que iba en ella se sentía cada vez mejor, y pensaba

entretanto en el tiempo justo que había pasado sin ver a su ex patrón Dougald. ¿Tres años? Tal

vez no, no tanto. ¿Dos años y nueve meses? Acaso. ¿Ocho meses y medio? Eso sí, seguramente.

De pronto sintió que estaba helado hasta el pecho. ¿Qué sería? Y la respiración...

Al recibidor de maderas de míster Dougald, Lorenzo Cubilla, lo había conocido en Puerto

Esperanza un viernes santo... ¿Viernes? Sí, o jueves...

El hombre estiró lentamente los dedos de la mano.

–Un jueves...

Y cesó de respirar.

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la situazione dei popoli originari restò invariata dopo l’indipendenza: acculturazione,

marginalità, isolamento, sfruttamento, perdita delle loro terre e diritti (inesistenti nelle

costituzioni nazionali).

Conformeranno quella enorme massa di indigenti disoccupati, migranti alla ricerca di un

lavoro, vittime di abusi, dell’alcool, sfruttati in lavori mal remunerati.

=> dopo la Rivoluzione, le radici della cultura messicana non furono più ricercate nella

tradizione europea, ma in quella precolombiana: grandi ‘muralisti’ ricoprirono gli edifici pubblici

raffigurando i volti dei loro antenati aborigeni, riproducendo usi, costumi, personaggi famosi.

I murales di Diego Rivera, riproducono lungo le mura del palazzo di governo di Città del Messico

la storia dagli aztechi al presente, introducendo per prima volta nell’iconografia messicana,

fondamentali tratti di storia cancellata dalla versione ufficiale ottocentesca.

Letteratura: Il racconto indianista ‘indigenista’

Agli inizi del XX secolo, un gruppo di narratori fanno di queste problematiche l’asse

tematico delle loro storie, denunciando i soprusi e le ingiustizie che continuano a

soffrire.

Problema: produzione scritta da soggetti che non appartengono al mondo che

descrivono provocando conseguenze dannose.

Tuttavia, il romanzo indianista attraversa diverse fasi che vanno dalla semplice

esposizione del disumano trattamento riservato agli indiani fino al serio tentativo

di comprendere la loro mentalità attraverso lo studio della mitologia, dei racconti

orali, delle leggende.

molti di questi autori faranno della ‘questione indianista’ l’oggetto principale delle

loro battaglie.

Caratteristiche del romanzo indianista:

Scontro tra due mondi irreconciliabili: uno primitivo, pacifico e oppresso (con il quale se

identifica l’autore); ed un altro violento, opprimente e sfruttatore.

Argomenti ricorrenti: lo stato di sofferenza della comunità, la loro ribellione, la

repressione dei potenti e la sconfitta dei vinti.

Presenza del personaggio collettivo o del personaggio archetipico che rappresenta ad

un gruppo sociale: gli aborigeni, i padroni, le forze dell’ordine, la Chiesa, ecc.

Autore più importante: José María Arguedas (1911-1969) figlio di una avvocato che difendeva i diritti delle aborigeni peruviani, trascorse lunghi

periodi vivendo nelle comunità. Imparò prima il quechua che lo spagnolo, diventando un esperto della musica, del canto e dei loro costumi. Scelta linguistica interessante: introdusse espressioni linguistiche del quechua su una base di spagnolo sgrammaticato.

• Opere principali: Yaguar Fiesta (1940) racconta l’espulsione di un gruppo di aborigeni

dalle terre comunitarie, Todas las sangres (1954), Los ríos profundos (1958).

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Verso i primi dell’ 900, il Modernismo perde impulso: con la crisi mondiale la ricerca assoluta

della bellezza e l’idea dell’arte per l’arte, diventano motivi futili. La poesia si sdoppia in due gradi

filoni: il postmodernismo ed l’avanguardismo.

Le AVANGUARDIE POETICHE.

Parallela all’esperienza postmodernista, un’altra poetica dava voce alla realtà urbana.

Il progresso del mondo moderno con lo sviluppo delle comunicazioni (telegrafo,

telefono), la comparsa dei nuovi mezzi di trasporti (macchine, locomotive, aeroplani,

motociclette, transatlantici), la nascita del terziario (lavoro in ufficio), lo sviluppo della

fotografia e del cinema, il consolidamento del modello di vita urbano con i suoi caffè,

sobborghi, spazi di socialità; avevano trasformato il paesaggio imprimendo una evidente

accelerazione dei ritmi di vita.

In Europa, la ricerca di nuovi modelli espressivi in grado di esprimere le trasformazioni

avvenute sfociarono nei movimenti d’avanguardia:

Futurismo (Italia, Marinetti): introdussero la ‘tecnologia’ nella poesia e la pittura.

Dadaismo (Svizzera, Parigi): qualunque oggetto può essere visto come opera d’arte, come poesie fatte con suoni, oggetti comuni esposti in gallerie d’arte, ecc.

Cubismo (Picasso, Spagna): dipingono gli oggetti come le immaginavano e non come li vedevano; come nel reale, tentarono di riprodurre la simultaneità nell’arte; collage; forme astratte.

Creacionismo (Spagna): il poeta rinuncia a riflettere il reale liberando le forme, le parole, il senso, lasciando spazio al predominio dell’invenzione, dell’originalità.

Ultraísmo: movimento composto da poeti spagnoli e americani che adattano le tecniche avanguardiste europee alla loro sensibilità. In esso partecipano i poeti della generazione del’27, l’argentino Jorge Luis Borges, Huidobro.

Surrealismo (Spagna, Francia): influenza più duratura sulla poesia ispano-americana. Poesia dove il sogno,l’immaginazione, la spontaneità e l’inconscio prendevano il sopravento alla logica e la ragione (dimostratesi insufficienti all’uomo).

Importanza della psicologia (scoperta dell’inconscio) e dalle nuove tecniche cinematografiche in

grado di superare gli schemi lineari (il flashback, la simultaneità, i segnali visivi al posto delle

parole, ecc.

Centri dell’avanguardia: Messico, Buenos Aires, Cuba.

Poeti più significativi: Vicente Huidobro (1893-1948, cileno); César Vallejo (1892-1938,

peruano); Octavio Paz (1914-1998, messicano); Pablo Neruda (1904-1973, cileno)

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Trascorse la su infanzia in mezzo a una natura selvaggia in un insediamento

pionieristico nel sud del Cile (rimase sempre in lui il ricordo opprimente della frontiera).

Il trasferimento a Santiago rappresentò per il giovane poeta un forte stimolo alla

creazione artistica; ma il passaggio dalla piccola comunità alla capitale non fu facile. La poesia

si convertì in un mezzo di superamento dell’isolamento e la solitudine personale diventando un

tutto inscindibile (appartengono a questo periodo Veinte poemas de amor…, 1924).

In quanto al rapporto con i movimenti poetici del suo tempo: sebbene conoscesse molto

bene i movimenti d’avanguardia e si riscontrino in lui influenze del surrealismo, la sua

poesia è frutto del suo personalissimo stile.

La sua opera

Di netto carattere autobiografico, impatta per l’estensione, la varietà di argomenti, la

diversità di toni e di linguaggi. Tra le sue preoccupazioni principali emergono:

La passione amorosa: declamata in molteplici forme nei suoi Veinte poemas de amor y

una canción desesperada, (1924). L’esaltazione della donna, l’angoscia, l’amarezza, la

disperazione, il ricordo, l’assenza, l’erotismo, vengono raccontati in un linguaggio semplice

ma elevato, ricco di immagini, dove la natura (cielo, terra, mare, aria), i sentimenti e la

figura femminile confluiscono in una simbiosi sensoriale unica.

- Costituiscono il primo esempio moderno di poesie d’amore in America Latina che rompe

con i cliché dei romantici e modernisti.

Le preoccupazioni esistenziali: temi come la morte, il tempo, la solitudine, il disincanto;

evidenti in Residencia en la tierra (1937).

Il suo pensiero politico: riscontrabili in opere come España en el corazón (1937), dove si

schiera apertamente con la Repubblica condannando la dittatura franchista.

Il suo amore verso il continente americano: Canto General (1950) esalta la bellezza della

natura, il carattere dei suoi abitanti, la peculiarità della sua storia, auspicandosi il trionfo

della giustizia e l’eguaglianza.

La sua attrazione per il quotidiano: le cose semplici come le cipolle, l’aria, ecc.; Odas

elementales (1956).

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Pablo Neruda

Veinte poemas de amor y una canción desesperada

Poema 19

NIÑA morena y ágil, el sol que hace las frutas, el que cuaja los trigos, el que tuerce las algas,

hizo tu cuerpo alegre, tus luminosos ojos y tu boca que tiene la sonrisa del agua.

Un sol negro y ansioso se te arrolla en las hebras de la negra melena, cuando estiras los brazos.

Tú juegas con el sol como con un estero y él te deja en los ojos dos oscuros remansos.

Niña morena y ágil, nada hacia ti me acerca. Todo de ti me aleja, como del mediodía.

Eres la delirante juventud de la abeja, la embriaguez de la ola, la fuerza de la espiga.

Mi corazón sombrío te busca, sin embargo, y amo tu cuerpo alegre, tu voz suelta y delgada.

Mariposa morena dulce y definitiva, como el trigal y el sol, la amapola y el agua.

Poema 20 PUEDO escribir los versos más tristes esta noche. Escribir, por ejemplo: " La noche está estrellada,

y tiritan, azules, los astros, a lo lejos". El viento de la noche gira en el cielo y canta.

Puedo escribir los versos más tristes esta noche. Yo la quise, y a veces ella también me quiso.

En las noches como ésta la tuve entre mis brazos. La besé tantas veces bajo el cielo infinito.

Ella me quiso, a veces yo también la quería. Cómo no haber amado sus grandes ojos fijos.

Puedo escribir los versos más tristes esta noche. Pensar que no la tengo. Sentir que la he perdido.

Oír la noche inmensa, más inmensa sin ella. Y el verso cae al alma como pasto el rocío.

Qué importa que mi amor no pudiera guardarla. La noche está estrellada y ella no está conmigo. Eso es todo. A lo lejos alguien canta. A lo lejos. Mi alma no se contenta con haberla perdido.

Como para acercarla mi mirada la busca. Mi corazón la busca, y ella no está conmigo.

La misma noche que hace blanquear los mismos árboles. Nosotros, los de entonces, ya no somos los mismos.

Ya no la quiero, es cierto, pero cuánto la quise. Mi voz buscaba el viento para tocar su oído.

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De otro. Será de otro. Como antes de mis besos.

Su voz, su cuerpo claro. Sus ojos infinitos. Ya no la quiero, es cierto, pero tal vez la quiero.

Es tan corto el amor, y es tan largo el olvido. Porque en noches como ésta la tuve entre mis brazos,

mi alma no se contenta con haberla perdido. Aunque éste sea el último dolor que ella me causa, y éstos sean los últimos versos que yo le escribo.

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I romanzieri degli anni ’20: immersi in un clima di speranza ed euforia rivoluzionaria, si

concentrano sull’esplorazione della realtà latino-americana o il perseguimento della

giustizia sociale.

Gli anni ‘30: oltre alla depressione economica, in molti paesi se instaurano regimi

autoritari e repressivi (dittature militari) che si alternano in forma ciclica ai brevi spazi di

vita democratica (fondata su partiti politici di netto taglio personalista), tendenza che dura

tutto l’arco del secolo.

Romanzieri: cessarono di partecipare attivamente alla vita politica e canalizzarono la loro

ansia di rinnovamento sulla tecnica letteraria.

Buenos Aires svolse un ruolo fondamentale in questa evoluzione poiché era la città

latinoamericana meno legata al passato coloniale e più aperta e sensibile alle novità:

A differenza degli scrittori peruviani o messicani che mantenevano un rapporto di

continuità con la loro tradizione aborigena, gli scrittori ‘porteños’ (abitanti della città-

porto), figli da quelle trasformazioni che avevano tagliato i ponti con il passato

nazionale, dovettero affrontare il rinnovamento volgendo il loro sguardo verso il

futuro.

Buenos Aires offriva uno scenario peculiare: città cosmopolita con grandi palazzetti

alla francese o all’inglese; quartieri di classe media e d’immigranti (‘la Boca’) e

periferie dove si balla il tango e si parla una lingua propria, il lunfardo.

Intensa vita culturale a base di circoli, polemiche letterarie, riviste di diverso livello

(divulgazione per un pubblico minore e di avanguardia per introdurre le novità

europee, come Martín Fierro, Proa, Prisma, ecc ).

La nuova narrativa rimodella forme e contenuti applicando:

i procedimenti tecnici dei grandi romanzieri europei e americani: Proust, Kafka,

Joyce, Sartre;

Le novità estetiche del Modernismo;

L’analisi della personalità offerto dal Surrealismo.

Se la conosce come: LETTERATURA FANTASTICA

Caratteristiche:

Urbanizzazione degli spazi e universalizzazione della tematica: la città rimpiazza i

grandi paesaggi e si privilegiano i conflitti intimisti (i sogni, il passo del tempo,

l’introspezione o indagine individuale nel proprio “io”, ecc.).

Si perdono i punti di riferimento con il reale: tempi scollegati dalla sequenza storica e

luoghi mitologici.

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Sviluppo narrativo interrotto da rotture temporali e monologhi interiori.

Polifonia testuale: sostituzione del narratore unico o onnisciente per diverse voci che

offrono diversi punti di vista.

Complicità del lettore: da soggetto passivo a complice che collabora nella ricostruzione

della trama al collegare logicamente i diversi pezzi che la compongono dandole un

senso.

Cura del linguaggio: evidente nel ritmo della prosa, l’uso d’immagini, ecc.

Autori più importanti: Jorge Luis Borges (1899-1986, argentino); Adolfo Bioy Casares (1914-1999, argentino); Roberto Arlt (1900-1942, argentino) .

Nacque nel seno di una famiglia benestante. Ricevete sin dal primo momento un’educazione bilingue. Parte in viaggio per l’Europa con la famiglia e si ferma in Svizzera. Il soggiorno educativo a Ginevra fu determinante: lì si plasmano la sua visione liberale dello stato democratico, il suo amore per la libertà, il pluralismo ed il cosmopolitismo. Impara latino e francese, legge Voltaire, Hugo, Flaubert, Baudelaire, Stevenson, Carlyle, Mark Twain; studia teologia, filosofia, storia, etc.

dopo il 1918 andò a vivere in Spagna dove si unì al movimento ultraista e pubblicò le

prime poesie.

Ritornò a Buenos Aires nel 1921: contribuì alla fondazione e allo sviluppo di riviste

letterarie (Martín Fierro, Proa, Prisma, ecc.), dove pubblicò alcune raccolte di poesie.

Dovette riscoprire la sua città, la quale diventò il vero centro della sua opera.

Opere

Poesia: genere amato e coltivato nell’arco di tutta la sua produzione letteraria. Es. Fervor de Buenos Aires (1923); Poemas, 1943, 1954, 1958 ; Obra Poética 1964, 1978; El hacedor 1960, miscellanea; ecc.

Saggio: per molti anni rappresentò il principale veicolo d’espressione nell’attesa di trovare il genere letterario che più si addiceva al suo genio. I temi presi in

considerazione erano le religioni poco comuni, i culti esoterici, le teorie filosofiche, o le teorie del tempo ciclico.

Historia universal de la infamia, 1935: una raccolta di racconti che rappresentò un tentativo di superamento del saggio verso una narrativa più compiuta.

Prosa: raggiunse la fama con il racconto breve Ficciones (1944); El Aleph (1949).

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Verso il 1930, l’impronta ultraista regredisce e le sue opere raggiungono lo stile che lo caratterizza:

prosa agile, brillante e profonda: precisione, sottile ironia, dominio personalizzato del

genere.

Comparsa degli elementi costitutivi della sua visione poetica:

il mondo come invenzione personale: tutto è pura illusione e apparenza (influenza filosofica di Hume, Locke, Berkeley, della filosofia idealista ed esoteriche);

l’esercizio razionale svincolato dalla ricerca della verità e teso verso la disinteressata.

speculazione (la bellezza degli argomenti, l’arte di convincere con argomenti fallaci);

Il gusto per i simboli, i miti e le allegorie: (labirinti, fiumi, sogni, libri…) tra i quali lo

specchio ha un ruolo centrale (concetto chiave e ossessivo in lui, giacché ritiene che

siamo mere immagini, che il nostro tempo e spazio possono duplicarsi, che tutto se

ripete infinitamente).

assenza di argomenti comuni ad altri scrittori: la donna, l’amore, il sesso, la vita

quotidiana, la natura, ecc.; cedono il passo alla filosofia ed altre problematiche

intellettuali.

Visse la sua cecità come un dono per il raggiungimento della luce interiore: molte opere gli detta.

Ficciones (Finzioni):

- Può assumere la forma di un racconto poliziesco, di un brano di critica letteraria o di ricerca storica, la descrizione di un luogo immaginario, di una eresia o di una controversia.

- L’intera impalcatura della trama poggia su annotazioni e citazioni documentate che le conferiscono un’aria di probabilità, rendendo la storia fantastica ma allo stesso tempo, possibile.

- L’obiettivo è riflettere sugli aspetti razionali dell’essere umano: la pazzia presente all’interno della realtà.

- Tecnica: lo scrittore si limita a presentare i suoi personaggi immersi in una situazione ipotetica, la quale a sua volta presenta un’analogia con i problemi intellettuali che gli uomini stessi si sono posti

- Es. un tema ricorrente è quello dell’uomo caduto nella sua stessa trappola: pensando di agire liberamente, egli costruisce una gabbia in cui finirà per cadere lui stesso.

- La muerte y la brújula: storia di un detective che indaga su una serie di delitti, che come si rende subito conto, seguono un disegno stabilito (stesso luogo, stessa data). Così, riesce a calcolare esattamente dove e quando avverrà il quarto. Ma senza volerlo, si è costruito la propria trappola mortale, poiché quando si reca sul luogo si rende conto che l’assassino aveva costruito questo meccanismo al solo scopo di ucciderlo.

- Elementi ricorrenti: labirinti, specchi, analogie, doppioni, ecc.

El Aleph: è la prima lettera dell’alfabeto ebraico e si impiega in matematica per rappresentare l’infinito. Raccolta di storie brevi unite da un filo tematico comune: il problema dell’immortalità. Tra i racconti: La casa de Asterión.

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Jorge Luis Borges

(1899–1986)

LA CASA DE ASTERIÓN

(El Aleph (1949)

Y la reina dio a luz un hijo que se llamó Asterión.

APOLODORO: Biblioteca, III, I.

SÉ QUE ME acusan de soberbia, y tal vez de misantropía, y tal vez de locura. Tales

acusaciones (que yo castigaré a su debido tiempo) son irrisorias. Es verdad que no salgo de mi

casa, pero también es verdad que sus puertas (cuyo número es infinito)[1] están abiertas día

y noche a los hombres y también a los animales. Que entre el que quiera. No hallará pompas

mujeriles aqui ni el bizarro aparato de los palacios pero si la quietud y la soledad. Asimismo

hallará una casa como no hay otra en la faz de la tierra. (Mienten los que declaran que en

egipto hay una parecida). Hasta mis detractores admiten que no hay un solo mueble en la

casa. Otra especie ridicula es que yo, Asterión, soy un prisionero. ¿Repetiré que no hay una

puerta cerrada, anadiré que no hay una cerradura? Por lo demás, algún atardecer he pisado

la calle; si antes de la noche volví, lo hice por el temor que me infundieron las caras de la

plebe, caras descoloridas y aplanadas, como la mano abierta. Ya se había puesto el sol, pero

el desvalido llanto de un niño y las toscas plegarias de la grey dijeron que me habían

reconocido. La gente oraba, huía, se posternaba; unos se encaramaban al estilóbato del

templo de las Hachas, otros juntaban piedras. Alguno, creo, se ocultó en el mar. no en vano

fue una reina mi madre; no puedo confundirme con el vulgo, aunque mi modestia lo quiera.

El hecho es que soy único. No me interesa lo que un hombre pueda trasmitir a otros

hombres; como el filósofo, pienso que nada es comunicable por el arte de la escritura. Las

enojosas y triviales minucias no tienen cabida en mi espiritu, que está capacitado para lo

grande; jamás he retenido la diferencia entre una letra y otra. Cierta impaciencia generosa no

ha consentido que yo aprendiera a leer. A veces lo deploro, porque las noches y los días son

largos.

Claro que no me faltan distracciones. Semejante al carnero que va a embestir, corro por las

galerías de piedra hasta rodar al suelo, mareado. Me agazapo a la sombra de un aljibe o a la

vuelta de un corredor y juego a que me buscan. Hay azoteas desde las que me dejo caer,

hasta ensangrentarme. A cualquier hora puedo jugar a estar dormido, con los ojos cerrados y

la respiración poderosa. (A veces me duremo realmente, a veces ha cambiado el color del día

cuando he abierto los ojos). Pero de tantos juegos el que prefiero es el de otro Asterión. Finjo

que viene a visitarme y que yo le muestro la casa. Con grandes reverencias le digo: Ahora

volvemos a la encrucijada anterior o Ahora desembocaremos en otro patio o bien decía yo

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que te gustaría la canalta o Ahora verás una cisterna que se llenó de arena o Ya verás como el

sótano se bifurca. A veces me equivoco y nos reimos buenamente los dos.

No sólo he imaginado esos juegos; también he meditado sobre la casa. todas las partes

de la casa están muchas veces, cualquier lugar es otro lugar. No hay un aljibe, un patio, un

abrevadero, un pesebre; son catorce [son infinitos] los pesebres, abrevaderos, patios, aljibes.

La casa es del tamaño del mundo; mejor dicho, es el mundo. Sin embargo, a fuerza de fatigar

patios con un aljibe y polvorientas galerías de piedra gris he alcanzado la calle y he visto el

templo de las Hachas y el mar. Eso no lo entendí hasta que una visión de la noche me reveló

que también son catorce [son infinitos] los mares y los templos. Todo está muchas veces,

catorce veces, pero dos cosas hay en el mundo que parecen estar una sola vez: arriba, el

intrincado sol; abajo, asterión. quizá yo he creado las estrellas y el sol la enorme casa, pero ya

no me acuerdo.

Cada nueve años entran en la casa nueve hombres para que yo los libere de todo mal.

Oigo sus pasos o su voz en el fondo de las galerías de piedra y corro alegremente a buscarlos.

La cremonia dura pocos minutos. uno tras otro caen sin que yo me ensangrinte las manos.

Donde cayeron, quedan, y los cadaveres ayudan a distinguir una galería de las otras. Ignoro

quiénes son, pero sé que uno de ellos profetizó, en la hora de su muerte, que alguna vez

llgaría mi redentor. desde entonces no me duele la soledad, porque sé que vive mi redentor y

al fin se levantará sobre el polvo. Si mo oído alcanza todos los rumores del mundo, yo

percibiría sus pasos. Ojalá me lleve a un lugar con menos galerías y menos puertas. ¿Como

será mi redentor?, me pregunto. ¿Será un toro o un hombre? ¿Será tal vez un toro con cara

de hombre? ¿O será como yo?

El sol de la mañana reverberó en la espada de bronce. Ya no quedaba ni un vestigio de

sangre.

—¿Lo creerás, Ariadna? —dijo Teseo—. El minotauro apenas se defendió.

A Marta Mosquera Eastman

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Figlio di un diplomatico argentino, nacque a Bruxelles nel 1914. Dopo la Prima Guerra

Mondiale, la famiglia ritornò a Buenos Aires e andò a vivere in un quartiere periferico

dove trascorse la sua infanzia e adolescenza. Abbandonò i suoi studi universitari per

dedicarsi alla docenza in un liceo. Sono anni consacrati alla lettura -in varie lingue-,

scrittura, ma senza ancora aver trovato una sua identità.

Il 1951 sarà un anno decisivo: contrario alla politica peronista e deluso della realtà nazionale, si recacon una borsa di studio in Francia. Parigi si converte nel centro della produzione letteraria: mentrelavora come traduttore presso l’UNESCO, scrive il resto della sua abbondante opera:

- Final de juego (Fine del gioco), 1956.

- Las armas secretas (Le armi segrete), 1959.

- Historias de cronopios y de famas (Storie di cronopios e di famas), 1962.

- Rayuela (Il gioco del mondo), 1963 (romanzo): raggiunge la fama, conquistando un suo spazioimportante accanto alle figure del “boom”.

Figura complessa: uomo dotato di un talento straordinario, di una personalità modesta e generosa,consacrato completamente al suo lavoro. Nonostante ciò, durante l’ultima fase della sua produzione,segnata dalla militanza politica e dalla difesa a oltranza della Rivoluzione Cubana, acquisì un profilotroppo polemico che lo allontanò da un ampio settore intellettuale.

Julio Cortázar (1914 – 1984)

Scrittore che sfugge ad ogni etichettatura:

la sua scrittura: affonda le sue radici nella letteratura fantastica – inevitabile influsso di Borges-, ma elabora un mondo immaginario diverso.

Borges trama le sue fantasie sospettando che il mondo reale sia una illusione,

Cortázar mai si separa dalla realtà concreta:il suo scopo è dimostrare che sotto la

‘normalità’ del quotidiano si nasconde un mondo mostruoso, meraviglioso, terribile o

imprevedibile.

Per l’autore, se siamo in grado di scoprirlo, il meraviglioso si trova ovunque: quello che intendiamo per ‘realtà’ è solo apparenza, la sua manifestazione fenomenologica. Il reale si trova sotto il mondo apparente e nasconde il fantastico, che può affiorare improvvisamente attraverso ‘passaggi’ che conducono dal mondo della fantasia al reale.

Scrittore capace di osservare la realtà con uno sguardo ludico e sconcertante che fondeva

l’innocenza del bambino, la pazzia e la creatività del poeta.

Nella fase più matura, al gioco aggiungerà la tematica rivoluzionaria e l’erotismo.

Particolarità del linguaggio: si sforza di evitare il linguaggio letterario e avvicinarlo il più

possibile al colloquiale “porteño”, più immediato e quotidiano.

Final de juego: racconto nel quale tre bambine giocano alle “belle statuine” vicino ad un

binario ferroviario. Hanno stabilito le loro regole, ma il gioco si complica quando scoprono

di essere osservate da un bambino, Ariel, che si trova sul treno. L’esistenza di un

“osservatore” cambia il gioco, fa sì che una bambina usi gioielli veri invece di finti per

mettersi in possa ed esso provoca la definitiva conclusione del gioco.

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FINAL DEL JUEGO Julio Cortázar

Continuidad de los parques

Había empezado a leer la novela unos días antes. La abandonó por negocios urgentes,

volvió a abrirla cuando regresaba en tren a la finca; se dejaba interesar lentamente por la

trama, por el dibujo de los personajes. Esa tarde, después de escribir una carta a su

apoderado y discutir con el mayordomo una cuestión de aparcerías, volvió al libro en la

tranquilidad del estudio que miraba hacia el parque de los robles. Arrellanado en su sillón

favorito, de espaldas a la puerta que lo hubiera molestado como una irritante posibilidad de

intrusiones, dejó que su mano izquierda acariciara una y otra vez el terciopelo verde y se puso

a leer los últimos capítulos. Su memoria retenía sin esfuerzo los nombres y las imágenes de

los protagonistas; la ilusión novelesca lo ganó casi en seguida. Gozaba del placer casi perverso

de irse desgajando línea a línea de lo que lo rodeaba, y sentir a la vez que su cabeza

descansaba cómodamente en el terciopelo del alto respaldo, que los cigarrillos seguían al

alcance de la mano, que más allá de los ventanales danzaba el aire del atardecer bajo los

robles. Palabra a palabra, absorbido por la sórdida disyuntiva de los héroes, dejándose ir hacia

las imágenes que se concertaban y adquirían color y movimiento, fue testigo del último

encuentro en la cabaña del monte. Primero entraba la mujer, recelosa; ahora llegaba el

amante, lastimada la cara por el chicotazo de una rama. Admirablemente restañaba ella la

sangre con sus besos, pero él rechazaba las caricias, no había venido para repetir las

ceremonias de una pasión secreta, protegida por un mundo de hojas secas y senderos

furtivos. El puñal se entibiaba contra su pecho, y debajo latía la libertad agazapada. Un

diálogo anhelante corría por las páginas como un arroyo de serpientes, y se sentía que todo

estaba decidido desde siempre. Hasta esas caricias que enredaban el cuerpo del amante como

queriendo retenerlo y disuadirlo, dibujaban abominablemente la figura de otro cuerpo que

era necesario destruir. Nada había sido olvidado: coartadas, azares, posibles errores. A partir

de esa hora cada instante tenía su empleo minuciosamente atribuido. El doble repaso

despiadado se interrumpía apenas para que una mano acariciara una mejilla. Empezaba a

anochecer.

Sin mirarse ya, atados rígidamente a la tarea que los esperaba, se separaron en la

puerta de la cabaña. Ella debía seguir por la senda que iba al norte. Desde la senda opuesta él

se volvió un instante para verla correr con el pelo suelto. Corrió a su vez, parapetándose en

los árboles y los setos, hasta distinguir en la bruma malva del crepúsculo la alameda que

llevaba a la casa. Los perros no debían ladrar, y no ladraron. El mayordomo no estaría a esa

hora, y no estaba. Subió los tres peldaños del porche y entró. Desde la sangre galopando en

sus oídos le llegaban las palabras de la mujer: primero una sala azul, después una galería, una

escalera alfombrada. En lo alto, dos puertas. Nadie en la primera habitación, nadie en la

segunda. La puerta del salón, y entonces el puñal en la mano, la luz de los ventanales, el alto

respaldo de un sillón de terciopelo verde, la cabeza del hombre en el sillón leyendo una

novela.

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Negli anni ‘40, un nutrito gruppo di scrittori pubblicò delle opere nelle quale apparivano

tecniche nuove:

Miguel Ángel Asturias, (1899-1974, guatemalteco. Nobel nel 1967). El Señor Presidente.

Alejo Carpentier (1904-1980, cubano). El reino de este mundo; Los pasos perdidos.

Juan Rulfo (1918-1986, messicano). Pedro Páramo.

Leopoldo Marechal (1900-1970), Adán Buenosayres; e Ernesto Sábato (1911-2011), El

túnel, Sobre héroes y tumbas; entrambi argentini.

Juan Carlos Onetti (1909-1994, uruguayano). El astillero, Dejemos hablar al viento.

“REALISMO MÁGICO”: o l’IRRUZIONE DEL MERAVIGLIOSO NEL REALE.

Opere che differiscono notevolmente dalle quelle dei loro predecessori degli anni Venti.

Punto di riferimento esterno: lo scrittore statunitense Faulkner (autore degli anni ’30 che

si allaccia alla produzione esperimentale di Joyce, V. Woolf, M. Proust; impiegò tecniche

innovative come il flusso di coscienza, narrazioni con punti di vista multiple, e salti

temporali nel racconto).

Influsso del surrealismo: elementi del conscio e dell’inconscio.

Originalità: mentre lo scrittore regionalista si sentiva obbligato a parlare di popoli e

culture estranei al suo contesto, questa generazione rifiuta i preconcetti formali e possa lo

sguardo su quello più vicino a loro (il paese natale, il luogo dove sono cresciuti, i regimi

dittatoriali che gettano nell’ombra i loro paesi, ecc.)

Caratteristiche comuni:

abbondanza degli esperimenti formali, grande dispiego dell’immaginazione,

PADRONANZA LINGUISTICA mai vista finora in America Latina: creatività, freschezza del

linguaggio.

ASSENZA di BARRIERE O CONTINUITÀ: tra il quotidiano e lo fantastico o il comune e lo

straordinario; storie che raccontano i fatti più banali come se fossero eccezionali, e

quest’ultimi, come se fossero i più usuali.

ROMANZO COME MEZZO di PENETRAZIONE NELLA REALTÀ: in un continente dove

coesistono diverse ‘età storiche’, culture e tradizioni diverse; dove ancora perdurano miti,

leggende, superstizioni.

ASSI PORTANTI: magia, sogno, fantasia, ovvero la spontaneità intesa come rivolta contro

la rigidità e strettezza e repressione brutale delle dittature militari centroamericane.

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Miguel Ángel Asturias, (1899-1974, guatemalteco. Nobel nel 1967).

El Señor Presidente: ispirato a fatti veramente accaduti durante il regime militare. di Estrada Cabrera in Guatemala ed evitando ogni riferimento alla realtà, l’autore descrive i sogni e le reazioni di uomini e donne che vivono sotto l’incubo della dittatura.

INAUGURA UN FILONE che avrà un seguito interessante nei narratori del boom: romando

della dittatura.

Trama: il Signor Presidente, un malvagio demiurgo che controlla la vita quotidiana di ogni

cittadino, istaura un decalogo esistenziale dove la libera volontà viene considerata

tradimento, e l’agire individuale conduce alla morte. I personaggi reagiscono come delle

marionette, e quando credono di essere liberi, scoprono di essere caduti nella sua

trappola. Ma alla fine la gente si ribella, il sentimento trionfa sull’anonimato di un sistema

disumanizzante.

Importanza del sogno e dell’inconscio: diventano elementi costitutivi della trama perché

la gente non può parlare o dire la verità, per ciò, i sogni, le fantasie o i ricordi sono l’unico

mezzo per raggiungere i loro pensieri o sentimenti.

Visione grottesca di una dittatura particolarmente tirannica, con personaggi

emblematici, raccontata attraverso un linguaggio ricco di metafore, neologismi, giochi e

invenzioni di parole, onomatopeia, monologhi interiori.

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Pubblicò solo due opere che attirarono l’attenzione del pubblico per la sua qualità

letteraria: egli riuscì a creare una prosa concisa ricca di pathos tragico e densità simbolica.

Rulfo è una figura centrale della narrativa messicana: dopo il successo, l’autore entrò in

una crisi emotiva che paralizzò la sua creatività, riducendolo al silenzio fino alla morte.

Novità: le grandi questioni sociali della sua terra sono presentate in chiave simbolica,

mitica e universale. Nella sua opera, la Rivoluzione Messicana è latente, ma non c’è un

solo riferimento, una sola data che possa collegarci ad essa: tutto è stato sottomesso alla

finzione grazie alle tecniche narrative del realismo magico. La causa va cercata nel

disincanto postrivoluzionario: il processo di lotta si è fermato cedendo il passo alla

burocratizzazione. Si è trasformata in un fantasma doloroso, una ferita aperta,

un’opportunità persa.

Pedro Páramo

- Opera dove esperimenta due aspetti che convertono l’autore in un precursore del

romanzo degli anni’70: la frammentazione del tempo narrativo e la mistificazione del

mondo reale.

- Uso delle tecniche cinematografiche: fashback, fade-out (evanescenza dell’immagine),

creando la sensazione di tagli, anticipazioni, riflessi, echi; utili agli aspetti simbolici del

racconto.

- Rappresentazione dei una realtà che ha cancellato i limiti con l’immaginario popolare: la

vita e la morte, il mondo concreto e quello dell’oltretomba, i sogni premonitori, i vivi che

parlano con i morti, ecc (influenza culturale delle credenze náhuatl).

- Trama: il giovane Juan Preciado, figlio del cacique Pedro Páramo, viaggia a Comala alla

ricerca della sua identità. Lì entra in contatto con personaggi incorporei (anime in pena),

che gli raccontano il passato di Comala e la cruda verità su suo padre; un uomo malvagio e

crudele che con la sua cattiveria causò la distruzione del villaggio. Il suo supplizio sarà

quello di ricordare incessantemente la sua colpa. Le ombre avvolgono a Juan Preciado che

muore di paura e ironicamente raggiunge il suo passato una volta sepolto.

Si anticipa l’idea di un luogo immaginario (Comala) come sede del racconto: un luogo mitico e

simbolico, dove i limiti tra il reale e l’immaginario, la vita e la morte, la realtà e i sogni sono

svaniti.

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PEDRO PÁRAMO Juan Rulfo

Vine a Comala porque me dijeron que acá vivía mi padre, un tal Pedro Páramo. Mi madre me

lo dijo. Y yo le prometí que vendría a verlo en cuanto ella muriera. Le apreté sus manos en señal

de que lo haría; pues ella estaba por morirse y yo en plan de prometerlo todo. «No dejes de ir a

visitarlo -me recomendó-. Se llama de otro modo y de este otro. Estoy segura de que le dará gusto

conocerte.» Entonces no pude hacer otra cosa sino decirle que así lo haría, y de tanto decírselo se

lo seguí diciendo aun después que a mis manos les costó trabajo zafarse de sus manos muertas.

Todavía antes me había dicho:

-No vayas a pedirle nada. Exígele lo nuestro. Lo que estuvo obligado a darme y nunca me dio... El

olvido en que nos tuvo, mi hijo, cóbraselo caro.

-Así lo haré, madre.

Pero no pensé cumplir mi promesa. Hasta que ahora pronto comencé a llenarme de sueños, a

darle vuelo a las ilusiones. Y de este modo se me fue formando un mundo alrededor de la

esperanza que era aquel señor llamado Pedro Páramo, el marido de mi madre. Por eso vine a

Comala.

Era ese tiempo de la canícula, cuando el aire de agosto sopla caliente, envenenado por el olor

podrido de las saponarias.

El camino subía y bajaba: «Sube o baja según se va o se viene. Para el que va, sube; para el que

viene, baja».

-¿Cómo dice usted que se llama el pueblo que se ve allá abajo?

-Comala, señor.

-¿Está seguro de que ya es Comala?

-Seguro, señor.

-¿Y por qué se ve esto tan triste?

-Son los tiempos, señor.

Yo imaginaba ver aquello a través de los recuerdos de mi madre; de su nostalgia, entre retazos de

suspiros. Siempre vivió ella suspirando por Comala, por el retorno; pero jamás volvió. Ahora yo

vengo en su lugar. Traigo los ojos con que ella miró estas cosas, porque me dio sus ojos para ver:

«Hay allí, pasando el puerto de Los Colimotes, la vista muy hermosa de una llanura verde, algo

amarilla por el maíz maduro. Desde ese lugar se ve Comala, blanqueando la tierra, iluminándola

durante la noche». Y su voz era secreta, casi apagada, como si hablara consigo misma... Mi madre.

-¿Y a qué va usted a Comala, si se puede saber? -oí que me preguntaban.

-Voy a ver a mi padre -contesté.

-¡Ah! -dijo él.

Y volvimos al silencio.

Caminábamos cuesta abajo, oyendo el trote rebotado de los burros. Los ojos reventados por el

sopor del sueño, en la canícula de agosto.

-Bonita fiesta le va a armar -volví a oír la voz del que iba allí a mi lado-. Se pondrá contento de ver

a alguien después de tantos años que nadie viene por aquí.

Luego añadió:

-Sea usted quien sea, se alegrará de verlo.

En la reverberación del sol, la llanura parecía una laguna transparente, deshecha en vapores por

donde se traslucía un horizonte gris. Y más allá, una línea de montañas. Y todavía más allá, la más

remota lejanía.

-¿Y qué trazas tiene su padre, si se puede saber?

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-No lo conozco -le dije-. Sólo sé que se llama Pedro Páramo. -¡Ah!, vaya.

-Sí, así me dijeron que se llamaba.

Oí otra vez el «¡ah!» del arriero.

Me había topado con él en Los Encuentros, donde se cruzaban varios caminos. Me estuve allí

esperando, hasta que al fin apareció este hombre.

-¿Adónde va usted? -le pregunté.

-Voy para abajo, señor.

-¿Conoce un lugar llamado Comala?

-Para allá mismo voy.

Y lo seguí. Fui tras él tratando de emparejarme a su paso, hasta que pareció darse cuenta de que

lo seguía y disminuyó la prisa de su carrera. Después los dos íbamos tan pegados que casi nos

tocábamos los hombros.

-Yo también soy hijo de Pedro Páramo-me dijo.

Una bandada de cuervos pasó cruzando el cielo vacío, haciendo cuar, cuar, cuar.

Después de trastumbar los cerros, bajamos cada vez más. Habíamos dejado el aire caliente allá

arriba y nos íbamos hundiendo en el puro calor sin aire. Todo parecía estar como en espera de

algo.

-Hace calor aquí -dije.

-Sí, y esto no es nada -me contestó el otro-. Cálmese. Ya lo sentirá más fuerte cuando lleguemos a

Comala. Aquello está sobre las brasas de la tierra, en la mera boca del infierno. Con decirle que

muchos de los que allí se mueren, al llegar al infierno regresan por su cobija.

-¿Conoce usted a Pedro Páramo? -le pregunté.

Me atreví a hacerlo porque vi en sus ojos una gota de confianza.

-¿Quién es? -volví a preguntar.

-Un rencor vivo -me contestó él.

Y dio un pajuelazo contra los burros, sin necesidad, ya que los burros iban mucho más adelante de

nosotros, encarrerados por la bajada.

Sentí el retrato de mi madre guardado en la bolsa de la camisa, calentándome el corazón, como si

ella también sudara. Era un retrato viejo, carcomido en los bordes; pero fue el único que conocí de

ella. Me lo había encontrado en el armario de la cocina, dentro de una cazuela llena de yerbas;

hojas de toronjil, flores de Castilla, ramas de ruda. Desde entonces lo guardé. Era el único. Mi

madre siempre fue enemiga de retratarse. Decía que los retratos eran cosa de brujería. Y así

parecía ser; porque el suyo estaba lleno de agujeros como de aguja, y en dirección del corazón

tenía uno muy grande donde bien podía caber el dedo del corazón.

Es el mismo que traigo aquí, pensando que podría dar buen resultado para que mi padre me

reconociera.

-Mire usted -me dice el arriero, deteniéndose-: ¿Ve aquella loma que parece vejiga de puercos?

Pues detrasito de ella está la Media Luna. Ahora voltié para allá. ¿Ve la ceja de aquel cerro? Véala.

Y ahora voltié para este otro rumbo. ¿Ve la otra ceja que casi no se ve de lo lejos que está? Bueno,

pues eso es la Media Luna de punta a cabo. Como quien dice, toda la tierra que se puede abarcar

con la mirada. Y es de él todo ese terrenal. El caso es que nuestras madres nos malparieron en un

petate aunque éramos hijos de Pedro Páramo. Y lo más chistoso es que él nos llevó a bautizar. Con

usted debe haber pasado lo mismo, ¿no?

-No me acuerdo.

-¡Váyase mucho al carajo!

-¿Qué dice usted?

-Que ya estamos llegando, señor.

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-Sí, ya lo veo. ¿Qué pasó por aquí?

-Un correcaminos, señor. Así les nombran a esos pájaros.

-No, yo preguntaba por el pueblo, que se ve tan solo, como si estuviera abandonado. Parece que

no lo habitara nadie.

-No es que lo parezca. Así es. Aquí no vive nadie.

- ¿Y Pedro Páramo?

-Pedro Páramo murió hace muchos años.

[...]

L’autore prende in esame un soggetto ancora abbastanza nuovo per l’America Latina:

- la vita quotidiana di ogni giorno,

- i drammi della gente comune della città e dei loro rapporti umani (un giocatore di

football, un commerciante, uno scolaro, ecc.

Grande capacità di osservazione: del tessuto superficiale della vita, dei rapporti di lavoro

e del sottile intrecciarsi dell’ambizione personale, della censura, che determinano il

comportamento delle persone.

Temi principali dei sui racconti: scoprire i rapporti veri tra gli individui, relazioni che sono

state mascherate dalle convenzioni sociali.

La tregua (1963): storia che racconta la tensione fra la relazione amorosa, che

rappresenta un’evasione dalla routine dell’ufficio – che non riesce a sopraffare i

sentimenti umani-, e le relazioni familiari.

Gracias por el fuego (1965): storia personale di un magnate delle finanze che controlla la

maggior parte dell’Uruguay visto attraverso gli occhi del figlio, che lo odia, ma alla fine è

incapace di ucciderlo e riesce solo a suicidarsi. Il romanzo tocca un tema nazionale: un

padre autoritario senza scrupoli che si fa strada con l’inganno e la corruzione (simboleggia

la debolezza che l’autore scorge nella società uruguayana).

Primavera con una esquina rota (1982), Primavera con un angolo rotto: ambientata negli anni

della dittatura militare (colpo di Stato del 1973), racconta la storia della disintegrazione di una

famiglia, il padre dal presidio in Uruguay, la figlia, la madre ed il nonno dall’esilio in Spagna.

Ognuno racconta la sua storia: il padre scrive o immagina lettere alla moglie lontana, la figlia vive

l’esilio come un’avventura romantica. Finzione e realtà intrecciano fatti realmente accaduti.

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Negli anni ‘60 , tanto in Spagna come in Europa, si assiste al trionfo della narrativa

latinoamericana, finora sconosciuta.

Il termine ‘boom’ fu impiegato per riferirsi a questa eccezionale coincidenza:

- l’elevata qualità letteraria dei romanzi,

- Il riconoscimento e trionfo internazionale.

Il successo dei giovani servì di riscatto agli scrittori precedenti: si riscoprono opere

importanti meritevoli di riconoscimento. Successe con Asturias, Borges, Carpentier…

Caratteristica comune degli scrittori del ‘boom’: si propongono di raggiungere la

“novela total” (romanzo totale) . Si tratta di un approccio della realtà ‘globale’, che

comprenda l’aspetto interno ed esterno dei personaggi, la problematica sociale e

quella esistenziale, il fantastico e il reale.

Storia del “boom”:

Non si trattò di un movimento, ne una scuola, ma un fenomeno di diffusione letteraria

nel quale presero parte case editrici come la spagnola Seix Barral, l’americana Losada e

la francese Gallimard, che facilitarono la diffusione internazionale dell’opera dei giovani

talenti:

Cominciò nel 1962 con la pubblicazione di La muerte di Artemio Cruz, di Carlos Fuentes,

ed il premio letterario Biblioteca Breve de Seix Barral a Mario Vargas Llosa per La

ciudad y los perros.

Continuò con la pubblicazione nel 1963 di Rayuela di Cortázar, romanzo venerato dalla

critica ma di difficile lettura.

1967 fu l’anno decisivo: Miguel Ángel Asturias riceve il Nobel

Cabrera Infante, Tres tristes tigres

Gabriel García Márquez, Cien años de Soledad.

Il ‘boom’ si prolungò agli anni ‘70 ed oltre, con la comparsa di Roa Bastos ed alte figure di

rilievo.

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L’opera di Gabriel García Márquez si divide chiaramente in due periodi: prima e dopo Cien

años de soledad, un vero ‘spartiacque’ che rappresenta una sintesi, revisione e critica di

un modo di narrare, ed un preannuncio dell’avvenire letterario ispanoamericano.

Nato nel paesino di Aracataca, iniziò la sua carriera di scrittore come giornalista (dal 1947

lavorò presso ‘El Espectador‘ di Bogota), assimilando le caratteristiche di un genere che

mai abbandonerà. Durante il suo soggiorno nella capitale, presenziò la cruenta guerra

civile colombiana e ben presto scoprì il lato oscuro della politica, un’altro immancabile

tassello nella sua opera. Tuttavia, un chiaro obiettivo letterario guidava il suo percorso:

scrivere un romanzo ambientato in un paese immaginario, il suo ‘Macondo’, un luogo

dove trasferire i ricordi del mondo tropicale al quale era profondamente legato. Scrisse il

suo capolavoro in solo diciotto mesi, durante l’esilio messicano. Raggiunse in breve tempo

la notorietà, posizione che sin dal primo momento approfittò per dare voce ad un

continente oppresso e ai bisogni dei suoi abitanti. Fu uno scrittore prolifero ma

soprattutto profondo; nessuno come lui seppe raccontare la realtà latinoamericana, e lo

fece attraverso una prosa umana e vitale; frutto della sua ineguagliabile sensibilità.

Tra le sue opere, ricordiamo:

Romanzi:

- La Hojarasca (1955), Foglie morte.

- El coronel no tiene quien le escriba (1958), Nessuno scrive al colonnello.

- La mala hora (1966), La mala hora.

- Cien años de soledad (1967), Cent’anni di solitudine.

- El otoño del patriarca (1975), L’autunno del patriarca.

- Crónica de una muerte anunciada (1981), Cronaca di una morte annunciata.

- El amor en los tiempos del cólera, (1985), L’amore ai tempi del colera.

- El general en su laberinto (1989), Il generale nel suo labirinto.

- Del amor y otros demonios (1994), Dell’amore e altri demoni.

- Noticia de un secuestro (1996), Notizie di un sequestro.

- Vivir para contarla (2002), Vivere per raccontarla (autobiografia romanzata).

- Memoria de mis putas tristes (2004), Memorie delle mie puttane tristi.

Racconti:

- Los funerales de la Mamá Grande (1962), I funerali della Mamá Grande.

- Ojos de perro azul (1974), Occhi di cane azzurro.

- “Monólogo de Isabel viendo llover en Macondo’ (1955), Monologo di Isabel vedendo

piovere a Macondo.

- La increíble y triste historia de la cándida Eréndida y de su abuela desalmada (1972), la

incredibile e triste storia di Cándido Eréndida e della sua nonna snaturata.

Saggi:

- Relato de un náufrago (1970), Storia di un naufrago, intervista.

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Argomento: racconta la storia della stirpe dei Buendía, fondatrice di Macondo, un paesino

sperduto ed inaccessibile tra montagne e paludi. Lì arrivano José Arcadio e Úrsula, due giovani che

fuggono dalla maledizione che pesa sui loro antenati, i quali dopo generazioni di matrimoni

consanguinei, hanno un figlio con coda di iguana. Alle generazioni future accade ogni sorta di cose

straordinarie: epidemie di insonnia, predizioni del futuro, ascensioni al cielo per bellezza, piogge di

fiori o di uccelli morti, ecc. Inoltre, i Buendía partecipano a guerre, scioperi che finiscono in

repressioni violente, ecc. Alla fine, e dopo sei generazioni, solo restano nella casa di famiglia una

giovane, abbandonata dal marito, e suo nipote, che ignari del loro legame si innamorano. In loro si

compiono le antiche profezie e Macondo viene raso a suolo, portato via da un uragano.

Caratteristiche del romanzo:

Presenta elementi che si ritroveranno in tutte le sue opere successive: una città solitaria,

tagliata fuori dal resto della civiltà; aspre contese politiche che morti e matrimoni non

riescono a superare; lo straniero che attira su di sé oddio e diffidenza.

Si tratta di un romanzo denso e ricco, suscettibile a diverse interpretazioni, ma allo

stesso tempo accessibile a qualsiasi tipo di lettore, grazie alla sua scrittura fluida, semplice

e familiare, e accattivante.

Partecipa della favola, del mito e dell’utopia popolare: transita per spazi reali

sconfinando il meraviglioso o il prodigioso.

La sua struttura ricorda quella dei libri sacri: va dalla Genesi all’Apocalissi, non mancano i

presagi, gli annunci, le promesse e le punizioni. La storia della stirpe dei Buendía è lunga

come quella del genere umano; è una tragedia e una parodia, un racconto denso e

vigoroso come la selva tropicale, ma allo stesso tempo, presenta una struttura simmetrica

e organizzata come un labirinto borgiano.

Tempo narrativo: è regolato da un rigoroso timer interno che comprime o espande il

tessuto narrativo nei momenti giusti. Il racconto ha una struttura ciclica e avvolgente, che

offre la sensazione di un continuo ripetersi degli eventi, di stare di fronte ad un

meccanismo che segue il percorso già tracciato di una storia precedentemente scritta.

Non esistono i capitoli, esiste solo un flusso continuo, un solo fiato.

Uso magistrale della metafora e del iperbole: accostamento esagerato di aggettivi che

rendono l’idea del meraviglioso.

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El otoño del patriarca (1975)

Appartenente al filone del ‘ciclo dei dittatori’, il romanzo prende in esame il fenomeno dei

governi di facto, analizzando tre aspetti fondamentali: la legittimazione dello Stato, la

solitudine del potere e la complicità tra i liberali elitari e settori antidemocratici della

società.

Tecnica narrativa: uso della cronaca. Il narratore con lo sguardo incuriosito di un cronista,

si trova tra quelli che, alla morte del ‘patriarca’ –che ha quasi l’età dell’America

indipendente- entrano nel suo palazzo; questo testimone descrive senza dar segni di

sorpresa gli incredibili avvenimenti della lunga dittatura.

Il tempo: romanzo immerso in una’atmosfera temporale quasi eterna, dove si narra la

storia di una figura politica senza nome, senza volto, ed in pieno declino. Tutti gli elementi

puntano a trasmettere questa idea di ‘tempo sospeso’, di ‘eternità di un sistema’

mediante: l’uso di un linguaggio asfissiante, di paragrafi lunghi e senza punteggiatura, di

metafore esagerate, di scenari monotoni e abbandonati. Il contrasto tra reale e

immaginario avvolge la mistica del dittatore, in un luogo dove si continua a vivere anche

quando il corpo di chi ha governato per un tempo infinito giace disteso per terra, tra la

sporcizia, gli animali e mura sgretolate.

Argomento:

Racconta la platonica storia d’amore tra Florentino Ariza, un giovane di umili origini e

appassionato di poesia, e l’adolescente Fermina Daza, figlia di un noto commerciante

arricchitosi con traffici illegali. Desideroso di combinare un buon matrimonio, il padre

respinge la richiesta ufficiale avanzata dal giovane per frequentare la figlia e decide di

allontanarla dalla città, inviandola in campagna dalla sua cugina Hidelbranda. Ma tutto è

in vano, i giovani continuano a ricambiarsi promesse future costruendo un idillio

epistolare. Florentino conta i giorni del suo ritorno, ma ormai convertita in una donna,

Fermina rompe il rapporto, delusa dall’insignificante figura del grande amore della sua

adolescenza. Dotata da una incredibile bellezza, attira le attenzioni del dottore Juvenal

Urbino, lo scapolo più ambito della città, che la chiede in matrimonio. L’amore nascerà

lentamente, superando liti, delusioni e tradimenti, ma raggiungendo un invidiabile

equilibro e costruendo una solida famiglia. Durante tutti questi anni e superato l’impatto

del rifiuto, Florentino intraprende una scalata sociale all’interno della Compagnia Fluviale

del Caraibi, affogando la sua tristezza nel piacere di altre donne, ma senza mai scordarsi

della sua ‘dea incoronata’.

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Il suo carattere malinconico e testardo manterranno vivo il suo obiettivo: riconquistare

Fermina. Quando finalmente Juvenal Urbino muore, già anziano e cadendo pateticamente

da una scala, Florentino si reca alla casa della vedova ribadendo la sua promessa. La

donna lo caccia subito, ma dopo qualche mese, risponderà alle lettere, iniziando una

relazione che finalmente coronerà il loro sogno d’amore giovanile, imbarcandosi un

viaggio interminabile sul fiume Orinoco dove ritrovano se stessi.

El amor en los tiempos del cólera

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Nato ad Arequipa (Perù), è uno dei grandi protagonisti del ‘boom’ al

quale ha contribuito con una ricca e originale produzione. Alternò la

letteratura con la docenza, la politica ed il giornalismo. Scrisse

romanzi, racconti, opere teatrali e saggi. Il Perù, presentato in tutta

la sua complessità ed estensione, è il ‘fondale’ principale delle sue

storie, raccontate mediante l’accostamento tecnico del monologo

interiore e la frammentazione del tempo.

Opere più significative:

La ciudad y los perros (1963), La città e i cani.

Conversación en La Catedral (1968), Conversazione nella cattedrale.

Pantaleón y las visitadoras (1973), Pantaleón e le visitatrici.

La ciudad y los perros

È tratto dall’esperienza personale dello scrittore in una scuola militare, ma la

visuale del romanzo si estende ben oltre. La scuola è intesa come un microcosmo

della società peruviana.

Titolo che desta curiosità: la città a Lima, con i suoi cinema, i suoi bordelli, le sue

ragazze, e le sue spiagge che si trovano al di là delle mura della scuola. All’interno

si trovano i perros, gli studenti del primo anno, momentaneamente isolati dal

mondo di appartenenza e costretti a sopportare i ‘rituali di accettazioni’ degli

studenti più anziani.

Argomento: i cadetti del primo anno ‘le matricole’ di una scuola militare formano

una società segreta per difendersi degli abusi che gli altri le propinano. Ma i più

forti all’interno del gruppo, la trasformano in un circolo di scommesse, che

organizza imbrogli agli esami e contrabbando di liquori nella scuola. Ma

l’istituzione militare, che con la sua ferrea disciplina è intesa ad inculcare

“obbedienza, lavoro e coraggio”, crea una sottosocietà nella quale sopravvivono i

più forti ed emergono come leader i più spavaldi, evitando il lavoro con la truffa e

scambiando il coraggio con la prepotenza. La trama si centra attorno al furto di

domande d’esame organizzato dal ‘Giaguaro’, un personaggio terrificante, un

orfano che ha come uniche qualità il coraggio e la lealtà. Egli costringe ad un suo

compagno, di nome Cava, a rubare le domande, ma Cava a sua volta è denunciato

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dallo ‘Schiavo’, un debole che non riesce ad inserirsi nel collegio e che è diventato

informatore per ottenere il permesso dominicale di vedere la sua ragazza. Lo

Schiavo rimane misteriosamente ucciso durante un’esercitazione e Alberto

tradisce al Giaguaro accusandolo dell’assassinio. Ma il giro di tradimenti è quasi

infinito: posteriormente si scopre che Alberto usciva con la fidanzata del giaguaro.

Nel romanzo spiccano pure altre figure simboliche, come il Boa, una specie di

inconscio collettivo per dove scorre la violenza al suo stadio più istintivo.

Interpretazione: il romanzo avrebbe potuto essere un romanzo di protesta sociale,

ma non ci sono giudizi morali. L’autore trasforma questo materiale in una visione

profonda delle motivazioni umane, utilizzando diversi punti di vista, inserendo

diversi piani temporali per proiettare diversi livelli di coscienza e lucidità. La scuola

è un microcosmo della società peruviana: il doloroso e traumatico adattamento

dell’individuo alle regole perbeniste della realtà contemporanea.

Conversación en La Catedral

Attraverso il dialogo intenso e sostenuto nel bar ‘La Catedral’ tra un giornalista e la

guardia del corpo di un dittatore (un negro schiavo antico inserviente di famiglia), l’autore

dipinge un’immagine desolante del suo paese.

Pantaleón y las visitadoras

Un giovane ufficiale, riceve l’incarico di formare una squadra di prostitute al servizio

delle forze armate del Perù, per porre fine alle loro sbandate sessuali che avevano messo

a soqquadro l’Amazzonia. Il capitano Pantoja prende seriamente l’obiettivo di questa

‘missione segreta’ organizzando ad Iquitos un reggimento di donne ispirato ai canoni della

vita militare: gerarchia, uniforme, regolamento, inno, elenchi prioritari di soldati in

‘astinenza’, mezzi di trasporto, collegamento telegrafico, ecc; un ingranaggio oleato che

sfugge di mano mettendo in pericolo l’istituzione da lui creata e in ridicolo l’immagine

delle forze armate. La notizia della morte improvvisa di una delle prostitute riportata sui

giornali, con la fotografia dello stesso Pantoja che piange sconsolatamente in veste

ufficiale la perdita di una ‘eroina della Patria’, messe fine allo sperimento. Dietro il silenzio

istituzionale, verrà definitivamente allontanato da Iquitos, e trasferito con sua moglie ad

un avamposto di frontiera con la Bolivia.

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È una satira fresca e divertente sulla vita nell’esercito attraverso la dissacrazione degli

elementi costitutivi del sistema: la ferrea disciplina, l’ubbidienza cieca, e le forme.

La prosa agile e scorrevole si arricchisce con l’uso di un registro linguistico colloquiale,

introducendo i meccanismi di comunicazione testuale e la particolare retorica discorsiva

della vita militare, strumenti ironizzati per l’ilarità dei contenuti della materia narrativa.

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Nata a Lima ma cresciuta in Cile, la nipote del presidente Salvador Allende, visse diversi

anni esiliata dopo il colpo di stato che destituì suo zio dal Palacio de la Moneda.

Con La casa de los espíritus (1982), un romanzo che risente dal potente carisma narrativo

di García Márquez con il quale raggiunse la fama internazionale. La scrittrice combina un

trasfondo storico recente con l’amore, l’erotismo ed il mondo domestico femminile,

riprodotto dallo sguardo sensibile di una donna ed immerso nella magia e lo straordinario.

In esso, le vicende personali si intrecciano in un quadro sociopolitico velocemente

trasformato, lasciando un messaggio di speranza per le generazioni future.

Argomento: racconta le vicende di Esteban Trueba, un giovane ambizioso intenzionato a

costruirsi una posizione per sposare la bellissima Rosa del Valle. Preso dalla disperazione

per la morte improvvisa della ragazza, si trasferisce nella tenuta di campagna di famiglia,

ormai in rovina. Il giovane riporta “Le Tre Marie” all’antico splendore, e dopo anni di

isolamento e vita selvaggia, torna in città deciso a sposare a Clara, sorella di Rosa.

Raggiunto l’accordo matrimoniale, la giovane torna alla vita rompendo il silenzio che si era

imposta dopo la morte della sorella. Insieme a loro, va a vivere Férula, sua cognata, la

quale istaura una solida amicizia con Clara, ma il suo attaccamento morboso le costerà

l’allontanamento ed una morte in solitudine e povertà. In tanto Clara da a luce una

bambina, Blanca, che, sopraggiunta l’età adatta, viene mandata in collegio. Nel frattempo,

i rapporti tra gli sposi peggiorano, e durante una lite Esteban picchia sua moglie, la quale

fa ritorno in città. Fattasi grande, Blanca torna nella fattoria, e riprende il rapporto con

Pedro, il figlio di un contadino dal quale era stata inseparabile sin da bambina. Dai suoi

amori clandestini nasce Alba, figura nella quale il già anziano padre, divenuto pure un

importante uomo politico di destra, riversa tutto il suo affetto. Ma la situazione nazionale

precipita quel quadro di serena felicità: avendo perso le elezioni, è costretto ad

appoggiare il colpo di stato di Pinochet. I militare non tarderanno in liberarsi dai politici

consenzienti, e sua figlia, militante politica antigolpista, sarà catturata, torturata e

stuprata ferocemente. Grazie a vecchie conoscenze personali, riesce a fare fuggire a Pedro

e Blanca in Canada. Muore ricuperando la serenità perduta, in mezzo agli spiriti benevoli

di famiglia che lo accoglieranno con affetto. Sua nipote, troverà il diario della nonna Clara,

ricostruendo la magica e lunga storia dei Trueba.

Opere più significative:

De amor y sombra (1984), Dell’amore e delle ombre.

Eva Luna (1987)

Paula (1994)

Las memorias del águila e del jaguar (trilogia, 2002-2004), Le memorie dell’aquila e del

giaguaro.

La isla bajo el mar (2009), L’isola sotto il mare.

Page 41: A.A. 2014 t 2015 Prof.ssa Adriana Mabel Porta · 2015. 5. 25. · cabeza en el centro mismo de su espiral; pero el machete cayó de lomo, dislocándole las vértebras. El hombre se

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