A tu per tu con un crocifisso da un euro e mezzo · La morfina attenua i dolori, il fazzoletto...

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Sono lunghe le notti in ospedale e quando finalmente riesci a prendere sonno, a mezzanotte l’infermiera ti sveglia per la medicazione e l’antibiotico. Flebo, drenaggio, catetere… sono blocca- to ormai da giorni nella stessa posi- zione… La morfina attenua i dolori, il fazzoletto bagnato mi inumidisce le labbra, la deli- catezza e la solerzia di tutto il personale medico ed infermieristico mi aiutano a contare i giorni… ogni ora che passa è un’ora che mi riavvicina a casa, a Gemona, alla messa delle 10.30 in duomo a Pasqua… Ma le ore della notte non passano mai; sono come un povero cristo… Nella stanza numero 11 di notte c’è un filo di luce che entra dal corridoio e crea una penombra che rende la stanza più irreale e misteriosa. Quella lama di chiaro accarezza un crocifisso da un euro e mezzo appeso alla parete di fronte al letto. I grandi mistici e i grandi convertiti ci raccontano di visioni miracolose, di immagini sacre che parlano, convertono, fanno miracoli. A me, né mistico, né a- sceta, in quelle lunghe notti è capitato di sentire nello sguardo di quel crocifisso di plastica tutto l’amore, la forza, il coraggio di un Dio che si sente fallito e finito sulla croce, proprio come me. In quelle lunghe notti paure e speranze si accavallano; ti ritornano alla mente espe- rienze di tante persone che, di fronte a quella parola, carcinoma, si sono dispe- rate o non ce l’hanno fatta… E non ti senti né migliore né peggiore. Allora lo guardo, lo contemplo, lo prego, lo inter- rogo, lo ascolto. Lui è sempre fermo lì sulla parete bianca con le braccia spalan- cate quasi ad indicare un’apertura diversa della mente e del cuore. 1 A tu per tu con un crocifisso da un euro e mezzo A tu per tu con un crocifisso da un euro e mezzo ANNO LXXVII - N. 2 don Gastone GIUGNO 2009 E allora guardi indietro per poi avere co- raggio e voglia di guardare avanti. 63 anni, di cui 38 da prete. Mi rivedo chieri- chetto nel grande duomo di San Daniele con preti straordinari, don Guido e don Enrico, don Remigio, maestro di pastora- le giovanile e monsignor Egidio, padre e pastore. E mi rivedo 25enne a San Marco in Udine con un sacerdote parroco che mi dava del lei ma aveva un cuore grande, una sensibilità umana e cristiana eccezio- nale; da lui, don Leandro, ho imparato ad essere prete… E poi l’incendio della canonica con due persone morte soffocate dal fumo… e ritrovarmi senza nulla, soltanto con la biancheria che avevo nello zaino a Pierabech. Tutti i miei ricordi di vent’an- ni di prete bruciati. E poi la nomina a par- roco di S. Marco, la ricostruzione della canonica e i bambini, i giovani, le fami- glie di quella comunità che ho amato e servito. E poi la proposta di Pietro Arcivescovo di amare a servire questa grande famiglia: Gemona! In quelle lunghe ore di notte tutti mi sono passati davanti agli occhi… e nella penombra ho voluto quasi “coccolare” quei volti e quei nomi mettendoli accanto al mio cuore. Mi dicevano: Gemona, Udine, San Daniele, mezzo Friuli prega per te! Mi ha commosso questa affettuosa soli- darietà. Sentivo l’amicizia e la stima di tanta gente. Ho sentito il rispetto dei gemonesi che, ubbidienti agli ordini di don Federico e don Oscar mi mandavano a salutare; sentivo il bene dei bambini attraverso i bigliettini che le catechiste mi mandavano. Ho sentito forte l’anima ge- nuina, l’amicizia, la stima, il rispetto, e il bene che tanti e tanti gemonesi mi vogliono. Può sembrare una favola, ma sono pro- prio queste emozioni che mi hanno fatto sentire atteso e desiderato, e allora ho lot- tato con la febbre che mi distruggeva, contro la noia delle lunghe ore collegato alla flebo. E allora ho scoperto quante cose mi dice- va quel crocifisso da un euro e mezzo. Nulla è inutile nella vita, nulla è maledet- to e dannoso! La sofferenza, la malattia, le paure, messe accanto alla sua croce diventano una possibile occasione di gra- zia, di conversione, di testimonianza. Grazie a Roberto, Marco, Chiara che mi hanno tolto qualcosa, così hanno ricavato un po’ di spazio accanto al mio cuore perché tutti i gemonesi, nel nome e sulla Parola di chi sulla croce ha donato la sua vita, possano continuare a credere e costruire la città di Dio in questa città di uomini, in questa città di Gemona. Grazie, grazie di cuore a tutti.

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Sono lunghe le notti in ospedale e quandofinalmente riesci a prendere sonno, amezzanotte l’infermiera ti sveglia per lamedicazione e l’antibiotico.Flebo, drenaggio, catetere… sono blocca-to ormai da giorni nella stessa posi-zione… La morfina attenua i dolori, il fazzolettobagnato mi inumidisce le labbra, la deli-catezza e la solerzia di tutto il personalemedico ed infermieristico mi aiutano acontare i giorni… ogni ora che passa èun’ora che mi riavvicina a casa, aGemona, alla messa delle 10.30 induomo a Pasqua…Ma le ore della notte non passano mai;sono come un povero cristo…Nella stanza numero 11 di notte c’è unfilo di luce che entra dal corridoio e creauna penombra che rende la stanza piùirreale e misteriosa. Quella lama di chiaroaccarezza un crocifisso da un euro emezzo appeso alla parete di fronte alletto. I grandi mistici e i grandi convertitici raccontano di visioni miracolose, diimmagini sacre che parlano, convertono,fanno miracoli. A me, né mistico, né a-sceta, in quelle lunghe notti è capitato disentire nello sguardo di quel crocifisso diplastica tutto l’amore, la forza, il coraggiodi un Dio che si sente fallito e finito sullacroce, proprio come me.In quelle lunghe notti paure e speranze siaccavallano; ti ritornano alla mente espe-rienze di tante persone che, di fronte aquella parola, carcinoma, si sono dispe-rate o non ce l’hanno fatta… E non tisenti né migliore né peggiore. Allora loguardo, lo contemplo, lo prego, lo inter-rogo, lo ascolto. Lui è sempre fermo lìsulla parete bianca con le braccia spalan-cate quasi ad indicare un’apertura diversadella mente e del cuore.

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A tu per tu con un crocifisso da un euro e mezzoA tu per tu con un crocifisso da un euro e mezzo

ANNO LXXVII - N. 2

don Gastone

GIUGNO 2009

E allora guardi indietro per poi avere co-raggio e voglia di guardare avanti. 63anni, di cui 38 da prete. Mi rivedo chieri-chetto nel grande duomo di San Danielecon preti straordinari, don Guido e donEnrico, don Remigio, maestro di pastora-le giovanile e monsignor Egidio, padre epastore. E mi rivedo 25enne a San Marcoin Udine con un sacerdote parroco che midava del lei ma aveva un cuore grande,una sensibilità umana e cristiana eccezio-nale; da lui, don Leandro, ho imparato adessere prete…E poi l’incendio della canonica con duepersone morte soffocate dal fumo… eritrovarmi senza nulla, soltanto con labiancheria che avevo nello zaino aPierabech. Tutti i miei ricordi di vent’an-ni di prete bruciati. E poi la nomina a par-roco di S. Marco, la ricostruzione dellacanonica e i bambini, i giovani, le fami-glie di quella comunità che ho amato eservito. E poi la proposta di Pietro

Arcivescovo di amare a servire questagrande famiglia: Gemona!In quelle lunghe ore di notte tutti mi sonopassati davanti agli occhi… e nellapenombra ho voluto quasi “coccolare”quei volti e quei nomi mettendoli accantoal mio cuore. Mi dicevano: Gemona,Udine, San Daniele, mezzo Friuli pregaper te!Mi ha commosso questa affettuosa soli-darietà. Sentivo l’amicizia e la stima ditanta gente. Ho sentito il rispetto deigemonesi che, ubbidienti agli ordini didon Federico e don Oscar mi mandavanoa salutare; sentivo il bene dei bambiniattraverso i bigliettini che le catechiste mimandavano. Ho sentito forte l’anima ge-nuina, l’amicizia, la stima, il rispetto, e ilbene che tanti e tanti gemonesi mivogliono. Può sembrare una favola, ma sono pro-prio queste emozioni che mi hanno fattosentire atteso e desiderato, e allora ho lot-tato con la febbre che mi distruggeva,contro la noia delle lunghe ore collegatoalla flebo.E allora ho scoperto quante cose mi dice-va quel crocifisso da un euro e mezzo.Nulla è inutile nella vita, nulla è maledet-to e dannoso! La sofferenza, la malattia,le paure, messe accanto alla sua crocediventano una possibile occasione di gra-zia, di conversione, di testimonianza.Grazie a Roberto, Marco, Chiara che mihanno tolto qualcosa, così hanno ricavatoun po’ di spazio accanto al mio cuoreperché tutti i gemonesi, nel nome e sullaParola di chi sulla croce ha donato la suavita, possano continuare a credere ecostruire la città di Dio in questa città diuomini, in questa città di Gemona.Grazie, grazie di cuore a tutti.

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Il 10 luglio 1949 Antonio Vale riceve incattedrale l’ordinazione presbiterale,dalle mani dell’arcivescovo di Udinemonsignor Giuseppe Nogara. Il 31 mag-gio 2009, solennità di Pentecoste, nelduomo di Gemona abbiamo celebrato isuoi sessant’anni di sacerdozio.Pre’ Tonin è un gemonese doc. Nipote dimonsignor Giuseppe Vale, illustre stori-co, gloria del presbiterio friulano. Deigemonesi ha il carattere schietto, la battu-ta pronta, un forte amore per la sua terrae il gusto di parlare in friulano. È diven-tato prete negli anni delle vacche grasse,quando il seminario sfornava in mediauna trentina di preti all’anno (ma la suaclasse non fu in verità molto numerosa!),ha svolto il suo ministero in diocesi –cappellano a Tarvisio con monsignorFontana e a Buttrio con monsignor Pic-cini – e poi, dal 1961, in Toscana, comecappellano degli operai delle fabbriche diPrato. Un’esperienza unica, che lo hasegnato in modo indelebile.Nel 1999 è rientrato in diocesi, nella suaGemona, nei tempi delle vacche magre,in cui il seminario sforna sì e no due, trepreti all’anno (e non ogni anno!). Nono-stante l’età e qualche acciacco non inten-de fare la vita del pensionato e svolgecon passione il suo ministero celebrandola Messa in Duomo, ai Sereni Orizzonti edovunque c’è bisogno di una mano.Ci sembra che il modo migliore per trac-ciare una breve panoramica dei suoi ses-sant’anni di prete sia rivolgergli qualchedomanda e ascoltare dalla sua voce il bi-lancio di un cammino lungo, intenso edecisamente originale.

Com’è nata la tua vocazione?Ricordo che una volta l’arciprete diGemona monsignor Sclisizzo, predican-do in Duomo, si soffermò sulle parole diGesù «La messe è molta ma gli operaisono pochi. Pregate dunque il padronedella messe perché mandi operai nellasua messe». E intanto guardava insisten-temente verso di me che ero un ragazzi-no e facevo il chierichetto. Da lì è partitotutto il mio percorso. Qualche anno piùtardi ho iniziato gli studi prima presso gliStimmatini, poi nel Seminario diocesano,a Castellerio, quindi a Udine. Ricordoche lo storico rettore monsignor Fantinisi trasferì dal seminario minore di Castel-lerio a quello maggiore di Udine nellostesso anno della mia classe.

Pre’ Tonin, come ricordi il giorno della

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UNA CARRELLATA DI RICORDI: DA TARVISIO, A BUTTRIO, A PRATO E INFINE A CASA, A GEMONA

I sessant’anni di vita pastorale di pre’ Tonin ValeI sessant’anni di vita pastorale di pre’ Tonin Vale

tua ordinazione? In quanti eravate?Fu un giorno fantastico. Dopo una setti-mana di preparazione spirituale venne ilgrande giorno. Eravamo in dieci - pochiper quegli anni - nove di Udine e uno diPordenone. Una celebrazione emozio-nante. L’arcivescovo Nogara era unuomo di poche parole, ma molto profon-de. Un grande teologo, ma un po’ distan-te e staccato dai preti.

Quali preti ti hanno aiutato e ricordi conmaggiore affetto e simpatia?Ricordo in particolare i preti che hannoseguito da vicino la mia vocazione: miozio monsignor Vale, l’arciprete monsi-gnor Monai, che spesso mi ospitava incanonica, e il cappellano di allora donIvo Lestani, morto in giovane età comeabate di Moggio. Ma ricordo anche conaffetto i miei compagni di Messa. Ancoroggi, tra i sei che siamo rimasti c’è unforte legame.

Gli anni di “garzonato” a Tarvisio e aButtrio: qualche breve flash.Sia a Tavisio che a Buttrio il mio tempoera dedicato prevalentemente ai giovani.A Tarvisio avevo una bella squadra dicalcio e un gruppo di cinque ragazzi, otti-mi sciatori, che vincevano parecchie garedi sci e ovunque andassero tornavano acasa con la coppa. Anche a Buttrio favo-rivo l’impegno dei ragazzi soprattuttonello sport. La squadra di calcio di But-trio era fortissima. Ma ricordo soprattuttol’intenso impegno pastorale presso i ma-lati di tubercolosi del Sanatorio diretto dalprofessor Taddei, situato in uno degli

scorci più suggestivi delle colline buttriesi.

L’esperienza come cappellano degli ope-rai. Come ci sei approdato?Durante un raduno di preti a Udine, fuicolpito dalla testimonianza del vescovodi Prato che ci raccontò come la sua dio-cesi era passata in modo repentino daiquaranta ai centomila abitanti a causadella forte immigrazione di operai dalmeridione d’Italia. Per questo chiese unamano ai preti presenti. Il suo appello micoinvolse moltissimo e decisi di metter-mi in gioco. Partimmo per Prato io e unprete di Pordenone. Dell’esperienza dellapastorale operaia ricordo soprattutto laPasqua in fabbrica, durante la quale arri-vammo a visitare novantadue fabbriche,di cui cinque grosse, compreso il“Fabbricone” che allora contava 1200operai. Durante la Quaresima e nel triduopreparatorio col Vescovo visitavamo cin-que fabbriche al giorno, ad un ritmo ditre al mattino e due al pomeriggio!

Nei tuoi anni a Prato hai vissuto il Con-cilio Vaticano II, i periodi caldi delleproteste operaie (Galileo, Pignone), lacontestazione del ’68. Erano gli annidell’episcopato fiorentino del friulanocardinal Florit e di uomini del calibro diLa Pira, padre Balducci, don Milani.Puoi raccontarci qualcosa?Ricordo bene lo scontro con donLorenzo Milani. In uno dei suoi infuocatiscritti accusò i preti degli operai di essereservi dei padroni. Io gli risposi: «Vieni aprovare, tu che te ne stai lassù nel tuofiorito isolamento!». Poi però, grazieanche alla mia amicizia con sua madre,gli sono stato molto vicino nel periododrammatico della sua malattia.

Essere preti ieri e oggi…Direi che un tempo i preti potevano esse-re più vicini alla gente e, almeno inToscana, erano più ricercati e ascoltati. Ame è capitato parecchie volte, pur in unambiente difficile e “mangiapreti” comequello toscano, di essere chiamato daimiei operai in occasione della malattia edella morte dei loro genitori o familiari.

Un breve bilancio della tua vita di uomoe di prete: lo rifaresti?Il bilancio è assolutamente positivo.Rifarei tutto!

Grazie, pre’ Tonin!don Federico

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L’ORDINAZIONE SACERDOTALE, IL SERVIZIO IN SEMINARIO E POI LA CURA D’ANIME

E i cinquant’anni di monsignor Emidio GoiE i cinquant’anni di monsignor Emidio GoiDon Emidio Goi celebra quest’anno i 50anni di sacerdozio. Mi è stato chiesto discrivere una riflessione: ho accettato congioia di farlo, per il bene che gli voglio.

Cinquant’anni faCosa poteva venire di buono dal Borg daiGois dove don Emidio era nato? Era questol’interrogativo che si pose il gemonesemonsignor Londero nella predica dellaprima Messa del novello sacerdote. La clas-sica citazione in latino, tratta dal salmo 112,ne confermava la tesi: “suscitans a terra ino-pem et de stercore erigens pauperem”([Dio], solleva l'indigente dalla polvere, dal-l'immondizia rialza il povero,v.7)… Inrealtà, lo stesso salmo nel versetto seguenteconclude: “ut collocet eum cum principibuscum principibus populi sui” (per farlo sede-re tra i principi, tra i principi del suo popolov.8). Era uno dei salmi conosciuti dallagente, lo si cantava ogni domenica aiVespri. Lo ricordava spesso a noi donEmidio quest’inizio di predica… Sì, da una povera borgata della Gemona dicinquant’anni fa usciva questo giovane epromettente sacerdote e Dio lo collocava suun seggio di gloria: il sacerdozio. Da unborgo, in cui si respiravano i profumi cam-pestri e forse anche quelli delle stalle, usci-va un figlio che avrebbe reso onore alla suaamata città, attraverso un ministero santo eprofondamente umano.L’ordinazione sacerdotale di don Emidioera stata celebrata la domenica precedente28 giugno 1959. L’aveva presieduta consolennità nella Cattedrale udinese, l’arcive-scovo monsignor Giuseppe Zaffonato,giunto a Udine da appena due anni, che inquel giorno – se non erro – aveva consa-crato ben diciassette sacerdoti.Ora, dopo otto giorni di attesa e di nascon-dimento, per pre’ Midio era giunto il tempodi cantare la Prima Messa nella propria par-rocchia di origine: era la domenica 5 luglio1959. Una comunità intera, che si era pre-parata con grande cura, avrebbe accolto efatto festa a questo novello sacerdote. Così accadeva nelle nostre parrocchie inoccasione delle Prime Messe: ci si prepara-va con intensità e attiva partecipazione conun triduo di predicazione sul senso delsacerdozio cattolico, per comprenderne ilgrande mistero; i fedeli si accostavano alleconfessioni per poter beneficiare dell’indul-genza papale concessa al novello presbite-ro; la corale apprendeva una Messa solennea più voci, da cantare in quella circostanza;i bimbi imparavano una poesia da recitaredavanti a lui; si imbandiva un’accademia di

festa con scenette e poesie in onore delfesteggiato; i borghigiani costruivano gliarchi con fronde e fiori per accompagnare iltragitto del neo-consacrato fino alla chie-sa… Quanta festa ieri… Ma quante cosesono cambiate in questi cinquant’anni!Sono sparite le vocazioni, le ordinazioni ele Prime Messe, e con esse la gioia di tantecomunità parrocchiali in festa per questolieto evento.

Essere prete per sempreDon Emidio ricordava spesso, a noi suoiseminaristi, il triste distacco dalla suaGemona. Aveva iniziato il seminario aCastellerio una dozzina d’anni prima, eranogli anni del dopoguerra, anni di miseria, disacrifici. Aveva lasciato sua mamma e suopapà per servire il Signore.Ricordava con molto affetto i suoi pretigemonesi, che avevano avuto un ruolo cosìimportante nella scoperta della sua vocazio-ne sacerdotale, così come nella vocazionedi qualsiasi sacerdote. In particolare hasempre portato nel cuore l’arciprete monsi-gnor Monai e i suoi amati cappellani.Ora, don Emidio era sacerdote in æternum(per sempre) ed iniziava la sua avventuraministeriale. Fu subito destinato nel Semi-nario come docente di letteratura antica(greco, latino, storia, geografia) nel liceoclassico. Un professore simpatico, amatodagli studenti che lo ricordano con affetto egratitudine. In contemporanea non glimancò mai l’impegno pastorale come cap-pellano festivo a Savorgnano del Torre,dapprima, e successivamente a Premariac-co. Qui dopo una settimana di insegnamen-to, il sabato e la domenica poteva assaggia-re la bellezza della vita pastorale, dell’in-contro con i ragazzi e i giovani di AzioneCattolica, e vivere le dinamiche e le cele-brazioni di una vita parrocchiale.Nel frattempo si laureò a Roma in sacra

Teologia con una tesi, apprezzata per l’ap-profondita ricerca storico-critica, sulla cele-brazione del Battesimo ad Aquileia.

Le responsabilitàNel 1980, iniziò per don Emidio il tempodelle maggiori responsabilità. Fu nominatoRettore del Seminario Arcivescovile diUdine da monsignor Alfredo Battisti.1980-1994: quattordici anni spesi intera-mente per la ricostruzione spirituale delnostro seminario, dopo gli anni del ’68 e delterremoto del 1976. Come suo collaborato-re in quegli anni, ed ora come suo indegnosuccessore, posso confermare come egli sisia speso per ridare dignità, stima e apprez-zamento all’Istituto educativo più importan-te della Diocesi. Il clero e la diocesi ebberofiducia in lui e nella sua azione educativa.Furono anni segnati anche dal dolore atroceper la perdita della amata sorella e di dueseminaristi morti in un incidente stradale.Un dolore che don Emidio sopportò concoraggio e con il conforto di una fede sem-pre più pura.Dal 1989, il Seminario si era trasferito daUdine a Castellerio, ed egli era divenuto nelfrattempo rettore del Seminario Inter-diocesano per le diocesi di Gorizia, Triestee Udine. Anche in questo contesto, l’ormaimonsignor Emidio seppe dimostrare la suacapacità di guida saggia e prudente, river-sando il suo ricco bagaglio culturale e spiri-tuale nella formazione dei preti delle trediocesi confinanti. Concluse quest’esperienza nel 1994, assu-mendo la guida della Parrocchia della SantaMetropolitana (Cattedrale) di Udine ed inqualità di Vicario Urbano della città fino al1999. Non furono anni facili. A causa dellamorte di monsignor Aldo Bressani, passòalla Pieve di San Lorenzo di Buia, parroc-chia che guida dal 1999.

La festaLa sua Gemona si stringe ora in festa attor-no a lui per celebrare le Nozze d’oro sacer-dotali di questo figlio illustre, colto, umile,che ha saputo servire fin qui la sua Chiesacon cuore largo, con passione notevole, consaggezza ed intelligenza.Il suo Seminario gli rivolge un grazie dicuore per tutto il bene profuso alle genera-zioni di seminaristi e preti, e gli augura dicontinuare a servire la nostra diocesi convoce schietta e tonante, con cuore ricolmodi gioia e pace, continuando a dare testimo-nianza convinta del suo sacerdozio.

Don Dino Bressanrettore del Seminario interdiocesano

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Come e a chi intitoleremo la nuova casache la parrocchia di Gemona inaugureràpresto a Forni Avoltri?• Colonia? No assolutamente. Questonome ha ricordi piuttosto restrittivi enegativi.• Casa per ferie? No. Perché in ferie cisi va per stare in pace e staccare la spinadagli impegni, fastidi, preoccupazioniquotidiane.• Casa vacanze? No. Perché le vacanzesono sinonimo di evasione, rilassamentoe talvolta trasgressione…Qualcuno suggeriva di intitolarla alnome di un benefattore insigne. Ma adire il vero a tutt’oggi nessuno si è pre-notato per questa iniziativa di fortevalenza pastorale e sociale.Allora come chiameremo questo com-plesso ormai quasi pronto ad accogliere inostri ragazzi e il prossimo anno lenostre famiglie e anziani?La chiameremo Casa di Forni Avoltri.Si, perché prima di essere struttura di ri-trovo e accoglienza, svago e perfino oc-casione di esperienza di spiritualità vor-remmo fosse per tutti una CASA dovetutti sono accolti e tutti accolgono tutti.CASA dove si condivide la fatica e l’en-tusiasmo di accoglierla come dono e diconservarla e trasmetterla agli altri, allegenerazioni future, con immutato impe-gno.CASA dove non esistono badanti, inser-vienti, privilegi, ma tutti, piccoli e gran-di, maschi e femmine, si impegnano acontribuire alla cura affettuosa e fanta-siosa di tutto l’ambiente: cucina, camere,

cortili, saloni… servizi!CASA dove nella collaborazione con glianimatori si imposta un cammino di vitache necessariamente deve poi continuarea Gemona.CASA dove il gioco, le chiacchierate, legite, i babessi della notte diventano

occasione per capirsi, conoscersi, sti-marsi, divertirsi e crescere in età e gra-zia di Dio.CASA dove, a differenza delle nostrecase, c’è una stanza chiamata cappella,luogo e spazio dove il nostro cuore puòessere messo con il cuore di tutti accantoal cuore del Signore. Dove i nostri pretici aiuteranno a scoprire quanto bene Luici vuole e scopriremo la nostra vocazio-ne di uomini e donne, costruttori di unmondo nuovo.CASA in mezzo ad altre case, le case diForni Avoltri. Sarà bello sentire le voci ei suoni di un friulano leggermente diver-so dal friulano gemonese. E speriamoanche per le famiglie di via Firenze siagradito il brusio gioioso dei nostri ragaz-zi. Impareranno a conoscerci, a stimarci,ed, eventualmente, a darci una mano.Tutto questo ce lo diremo nelle prossimesettimane quando ci presenteremo alpaese e faremo festa insieme.Nell’atrio della nostra nuova casa saràposto un grande quadro con gli stemmidel comune di Gemona e Forni Avoltri,per sottolineare questo desiderio di sen-tirci di casa lassù, sotto il monte Tuglia eil Cret Navos e garantire ai Fornez checi piacerebbe sentirci non turisti, macompaesani (anche se per alcuni mesiall’anno).La data della presentazione allacomunità civile e parrocchiale diForni Avoltri e l’inaugurazione uffi-ciale della CASA saranno comunicatequanto prima.

don Gastone, don Federico, don Oscar

La parrocchia ha lanciato un appello atutte le famiglie di Gemona per unPRESTITO GRAZIOSO per alleg-gerire gli impegni finanziari relativialla Casa di Forni Avoltri.Dice l’arciprete: «Se mille famigliedella parrocchia ci prestano – ainteressi zero e per due anni – 100euro, disporremo di una somma checi permetterà di alleggerire sensibil-mente gli attuali oneri finanziari. Sepoi le famiglie saranno più numero-se e l’importo del prestito più consi-stente potremmo risolvere buonaparte dei problemi economici che inquesto momento ci affliggono».Ovviamente all’atto del prestito laparrocchia sottoscrive un impegno perla restituzione dell’intera somma alloscadere del secondo anno.Chi accoglie l’invito è pregato dicontattare direttamente l’arcipretetelefonando in canonica al numero0432.980608.

Cento euro per due anni

IL MALTEMPO HA RITARDATO I LAVORI MA LA GRANDE CASA SARÀ GIÀ APERTA QUEST’ESTATE

Una casa di Gemona a Forni

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Tutti i quarantadueTutti i quarantadue

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quello che è stato il loro percorso in pre-parazione a questo evento speciale. Perché non partire dai loro volti? Perchénon iniziare dalla foto che accompagnasempre questi articoli e che tutti guarda-no prima ancora di leggere? Basterebbequella per descrivere un’esperienza cosìbella e arricchente!

Quando mi è stato chiesto di scriverequalcosa sui giovani che lo scorso 29Marzo hanno ricevuto il sacramento dellaConfermazione, mi sono domandatacome poter raccontare in poche righe

IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE PER METTERSI IN GIOCO NELLA PARTITA DELLA FEDE

Una tappa del camminoUna tappa del cammino

Pietro Tobia BaldassiJessica Bellina Sara Bellina Agnese Blasotti Diego BoezioSimone BragliaValentina BrolloDaniele BrolloValentina CalderiniFabio CasaniGiada CatassoTania CatassoMichele ContessiChiara CopettiAnnalisa CragnoliniGreta DaneluttiFrancesco Di GiustoJessica S. ForgiariniMarco ForgiariniFederico GoiSilvia Guerra

Giacomo LeporeAndrea LonderoJenny Ann LonderoIvan LonderoIvan LuiEnrico MarchettiAndrea MariniSimone MattiussiViola ModestoAngelo NadalinGiulio NadalinIlaria PaleseAlessio PappalardoEnrico PascoloSara PiccoGiulia ReaniFabrizio Revelant Luca RomaniniValentina RossoErika SluizarManuel Zilli

Certo, se ci soffermassimo su alcunefacce, potremmo aggiungere che nondeve essere stata una passeggiata, malimitiamoci a dire che è stato un percorsoimpegnativo.

Ragazzi che ogni giovedì sera per moltianni abbiamo incontrato al Glemo. Set-timana dopo settimana, anno dopo anno.Ognuno con la sua storia e con la suafamiglia alla spalle, ognuno con la suapersonalità e i suoi impegni. Ragazzimolto diversi tra loro: chi già impegnatoin Parrocchia da tempo come animatore,

chi presente agli incontri perché devo, chiattirato forse dal fatto che gli argomentitrattati siano vagamente interessanti. Eancora: i più zelanti, sempre presenti findai primi anni di catechismo alle elemen-tari e i meno fedeli, da chiamare a casaper averne qualche notizia; chi sa giàtutte le risposte e chi non si pone nemme-no le domande.Diversi, ma tutti accomunati dalla stessavoglia di confermare la propria fede inCristo e di vivere da veri cristiani testi-moniando il messaggio evangelico. Molte le loro domande ed i loro interroga-tivi in questo cammino di preparazione.Molti gli incontri con persone che poteva-no fornire una risposta con il loro stile divita: religiosi e religiose, persone impe-gnate nel mondo del volontariato o chefanno del loro lavoro una missione. Diverse sono state anche le proposte diimpegno e di svago per questi giovani:alcune di enorme successo, altre chehanno ottenuto minor seguito. In questi volti vedo una speranza, vedo ilfuturo. Questa foto non rappresenta la finedella corsa, un punto di arrivo, ma unatappa del cammino che deve continuare.Essere soldati di Cristo significa testimoniarela propria fede con un impegno attivo nellacomunità, a casa, a scuola, al lavoro; esserematuri e pronti per scendere in campo; met-tersi in gioco nella partita della fede.

Martina

La Classe 1939 in gran festaLa Classe 1939 in gran festa

Domenica 31 maggio la Classe del 1939 ha fatto una gran festa: messa in duomo con ricor-do dei compagni che non ci sono più, foto di gruppo ai piedi dell’altar maggiore e poi pran-zo conviviale a ripassare gli anni della gioventù e a far progetti per la prossima scadenza.Da Voce Amica le congratulazioni e gli auguri più cordiali a nome dell’intera parrocchia.

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Domenica 17 maggio nella nostra par-rocchia sono state celebrate le Primecomunioni. Come tanto avevano pregato e sperato, ibambini hanno potuto ricevere GesùEucarestia dalle mani di don Gastoneche era ad attenderli sul sagrato del no-stro bellissimo Duomo, in una splendi-da giornata di sole.Grande è stata l'emozione dei nostrifanciulli, composta e attiva la loro par-tecipazione alla santa messa. A conce-lebrare con don Federico c'erano monsi-gnor arciprete, don Oscar, e i nostriamici padre Push dall'India e donProtasio dal Burundi, entrambi in visitaalla nostra comunità parrocchiale.Spiritualmente era con noi anche mon-signor Tito Solari ed i bambini dellacomunità di Cochabamba a cui sonodestinate le offerte raccolte dalla vendi-ta delle bomboniere boliviane acqui-state da alcune famiglie. I bambini con la loro semplicità hanno

vissuto intensamente questo sacramen-to: ci credono, si fidano di Gesù, sonofelici ed entusiasti di far crescere l'ami-cizia con Lui.L'incontro con Gesù Eucarestia, che varinnovato ogni domenica, è per questifanciulli una tappa della loro camminodi fede, un cammino che continua.Per continuare, però, hanno ancora

bisogno di qualcuno che li accompagnie questo compito spetta prima di tuttoalla famiglia. Accanto ad essa si pongono poi i sacer-doti ed i catechisti che attraverso l'an-nuncio della Parola di Dio e la loro testimonianza possono aiutare i bambini,inseme ai genitori, a crescere spiritual-mente.Senza dubbio si tratta, per noi adulti, diun grosso impegno poiché chiama cia-scuno ad un continuo cammino di con-versione. “Insieme a Te, uniti a Te la nostra vita si

In 64 all’incontro con GesùIn 64 all’incontro con GesùSelene ArenaMatteo ArduinoVictoria BassoLisa BellinaElisa BertoElena BoatoNicola BraviBarbara CapriottiEleonora CargneluttiSiria CargneluttiRaffaele CeruttiEnrico ColliniFilippo ColussiDemian ComelliIvan CopettiLorenzo Copetti

Jade CoxChristian CucchiaroAlessio DapitMargherita De CeccoLorenzo FedericoLucia FeragottoChiara ForgiariniVelentina GarlattiPaola GiorgoloAlba GoiFederico GoiErika GubianiAlessandro GuerraCabiria LizziErica LeporeEster Londero

Lorenzo LonderoMatteo LonderoMatteo MarchettiMarianna MarcuzziAlessia MarzonaSilvio MaschioAnna MattioniMatteo MazzocatoGiulye MicelliFederico MiseriniCamilla MissoniChiara PadoanoChiara PascoloDanilo PatatGiulia PatatTomàs Perez Danelon

Luca PlöschAsia RevelantTatiana Ripoll RomeroMassimiliano RossiAurora SabidussiGiorgia SangoiAngelo ScandolaLaura SeravalliMatteo SimeoniSerena SimeoniDebora TorresAgnese TomadiniSofia TuzziDaniele VidoniMartina VenturiniLorenzo Zamolo

trasformerà” : sono le parole del cantoche i bambini hanno cantato durante laloro Prima comunione.Ma anche Gesù stesso ci ha detto, pro-prio nel vangelo che abbiamo ascoltatoquella stessa domenica: “Rimanete nelmio amore affinchè la mia gioia sia vo-stra e la vostra gioia sia perfetta.”. Siamo cristiani, siamo figli di Dio:abbiamo il dovere di crederci se vo-gliamo davvero per noi stessi e, ancordi più, per i nostri bambini il vero Bene,la vera Felicità!

Le catechiste

IL PERCORSO DELLA CATECHESI PER FAR CRESCERE L’AMICIZIA CON GESÙ

Un incontro che si rinnova, un cammino che continuaUn incontro che si rinnova, un cammino che continua

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Il ritiro dei bambini della PrimaComunioneSabato 25 aprile i bambini di quartaelementare sono saliti in quel di Pie-rabech, la casa della Parrocchia di SanMarco di Udine, per il ritiro in prepara-zione alla Prima Comunione. Da alcunianni la nostra parrocchia propone que-sta esperienza che sin d'ora ha trovatoampio consenso da parte dei bambini edei genitori. Si tratta di un fine settimana pensatocome speciale momento di preghiera eriflessione sul significato del sacramen-to dell’Eucarestia, rievocando anchel’Ultima cena attraverso una para-litur-gia in cui sono coinvolti anche i fanciul-li. Naturalmente il linguaggio e le at-tività sono a misura dei bambini e nonmancano di certo i momenti di gioco.Quest’anno il tema del ritiro era Di-ventare pane buono. Facendo il pane con i bambini li abbia-mo aiutati a scoprire gli ingredientiche nella vita servono a ciascuno di noiper poter diventare “pane buono” pergli altri. Insieme abbiamo scoperto cheda soli non possiamo farcela, che èGesù a fare di noi un pane buonissimo.I piccoli panini realizzati dai ragazzisono stati benedetti durante la santamessa di domenica e poi, a casa, con-divisi da ciascun bambino con la pro-pria famiglia.Questo gesto, per altro proposto alle fa-miglie all'inizio dell’anno catechisticodopo le confessioni, è il simbolo dellacondivisione del cammino di fede deigenitori con i loro figli. Don Oscar oltre a guidare i momenti dipreghiera, domenica ha proposto ancheai genitori un’interessante riflessione suun brano del vangelo e tutti ne sonorimasti entusiasti.Dai commenti raccolti anche quest’an-no l’esperienza di Pierabech è statadavvero significativa per i bambini eper le famiglie. Un grazie di cuore agli animatori, allecuoche e alle due mamme che hannodato una mano nell’organizzazione e...il prosimo anno speriamo di essere aForni!!

Le catechiste

Anche per i piccoli di terzail ritiro per la Prima ConfessioneQuest’anno noi catechiste abbiamopensato di proporre per la prima voltaanche ai bambini di terza elementare il

ritiro a Pierabech, come conclusionedel cammino in preparazione alSacramento della Prima Confessione.L’idea è stata accolta con molto entu-siasmo da parte di genitori e bambini;ben 55 fanciulli hanno potuto viverecosì questa entusiasmante esperienza.Caricate valige e zainetti sulla corriera,il 2 maggio siamo partiti alla volta diPierabech, dove siamo stati accolti daAdalgisa, Giordano, Ruben, Franca eVittorina, che ci avevano già preparatoun’ottima merenda.Dopo alcuni giochi di conoscenza ebans, l’attività ha avuto inizio con lavisione di due cartoni animati incentratisulle parabole di Gesù: il Padre Mise-ricordioso e la Pecorella smarrita. Inseguito, il momento di riflessione gui-dato da Don Federico ci ha aiutati acomprendere meglio il significato delSacramento della Confessione e a capi-re come sia grande l’Amore di Dio,Padre Misericordioso, verso tutti. I mo-menti di svago e di gioco con gli ani-matori sono stati molti e non potevamancare, al termine della giornata il“Nutella party”!!Poi, dopo un grazie a Gesù per la bellagiornata, siamo andati tutti a nanna...Domenica ci siamo svegliati di buon’o-

ra: abbiamo preparato i bagagli, fattocolazione e, in attesa delle nostre fami-glie, abbiamo fatto una passeggiata.Dopo aver salutato i nostri genitori, sia-mo stati divisi in gruppi per completareil nostro momento di preparazione conun gioco, mentre anche i genitorihanno vissuto con don Federico unmomento di riflessione sul Sacramentodella Riconciliazione. La Santa Messaha infine concluso queste due giornatetrascorse assieme.Le emozioni sono state tante: oltre aquella, grande ed immediata, per que-sto ritiro inaspettato, si sono aggiunti ipiccoli gesti di amicizia e di affetto tradi noi, le meraviglie del creato e lostare assieme che ci hanno resi felici e,speriamo, più buoni e attenti ai bisognidegli altri.Ringraziamo quanti hanno reso possi-bile questa bellissima esperienza, inparticolar modo i custodi, i cuochi, glianimatori, don Federico. Un grande grazie anche ai genitori chehanno accolto con entusiasmo questainiziativa permettendoci di viverla. Unarrivederci al prossimo anno per il riti-ro di Prima Comunione nella nostranuova casa di Forni Avoltri.

Il gruppo di terza elementare

AL RITIRO PER LA PRIMA COMUNIONE S’È AGGIUNTO QUEST’ANNO QUELLO PER LA PRIMA CONFESSIONE

A Pierabech... insieme per crescereA Pierabech... insieme per crescere

Ecco una bella riflessione di uno dei bam-bini che hanno concluso il primo ciclo delpercorso del catechismo.I nostri anni di catechismo insieme sono staticaratterizzati da molte esperienze, una piùbella dell’altra, fino alla Confessione e allaComunione, il Sacramento più importante.Per me, ma credo per molti, questi quattroanni hanno significato molte cose: mo-menti di svago, ma soprattutto di preghierae di crescita. Inoltre le nostre catechistehanno chiamato molte persone, come imissionari, che ci hanno aiutato ad avvici-narci sempre di più al Signore.Confesso che alcune lezioni di dottrinapossono sembrare un po’ noiose, so-prattutto all’inizio, ma dopo un po’ capisciche sono tutte cose molto importanti, che

non puoi imparare da altre parti, e che ser-viranno ad affrontare la vita di tutti i gior-ni, con Gesù accanto.In questi quattro anni abbiamo ancheimparato a convivere e ad aiutarci gli unigli altri, a divertirci e ad agire nella fedeltàalla Chiesa.Quest’anno, poi, sarà l’ultimo anno diOsais. Io ci sono stato per la prima volta inquarta: è un ricordo che resterà semprevivo nel nostro cuore! È stata una delleparti più belle dell’estate. Ho atteso conimpazienza l’arrivo dell’estate successiva(cioè questa) per divertirmi di nuovo così!Dal prossimo anno, invece, si cambiatutto: andremo al Glemonensis e, final-mente, d’estate nella casa di Forni!

Elvis Montagnese

Dalla seconda alla quinta...Dalla seconda alla quinta...

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Riteniamo di fare cosa gradita ai par-rocchiani che non hanno potuto parte-cipare alla messa di suffragio per levittime del terremoto pubblicando inte-gralmente l’omelia tenuta da donFederico Grosso.

Sono passati trentatré anni da quel fata-le 6 maggio 1976, quando Gemona etutto il Friuli hanno sperimentato sullapropria pelle quanto Gesù prevede perGerusalemme: «Distruggeranno te e ituoi figli dentro di te e non lascerannoin te pietra su pietra» (Lc 19,44). Gesùparlava di eserciti nemici. A Gemona èstata nemica la terra nelle sue misterio-se e incandescenti profondità. Quellaterra, che i friulani amano visceralmen-te, è diventata il terribile nemico delFriuli, ha seminato terrore e morte, hadistrutto le case e ha sgretolato quelsecolare, delicato, preziosissimo equili-brio di rapporti, tra uomo e Dio, trauomo e uomo, tra uomo e natura che sichiama comunità.Improvvisamente il Friuli intero è statoferito mortalmente e gli uomini e ledonne di Gemona e dei paesi maggior-mente colpiti si sono ritrovati in pochiminuti privati dei propri cari, delle pro-prie case e delle proprie cose. Senzapiù niente: solo le lacrime – versatecon dignità e parsimonia – e tanta,tanta voglia di mettersi al lavoro perrisorgere.E infatti noi friulani siamo stati capaci,con l’aiuto di Dio, con la solidarietà ditanta gente dall’Italia, dall’Europa e dalmondo, con il sostegno intelligentedelle istituzioni nazionali e locali, e conla nostra caparbia, implacabile e straor-dinaria tenacia, a rispondere all’invitoche Pietro e Giovanni fanno allo stor-pio accovacciato fuori del tempio diGerusalemme: «Alzati e cammina» (At3,6). Anche a noi sono state tese tantemani e così abbiamo potuto risollevarcie camminare.Paradossalmente l’immane tragedia delterremoto – lo notava qualcuno nell’in-tenso ed emozionante filmato mostratoieri sera al Cinema Sociale – è diventa-to kairos, momento favorevole, tempoopportuno in cui il Friuli ha trovato l’e-nergia e le possibilità per risorgere, perritrovare l’orgoglio della propria iden-tità, per mettere a frutto il proprio inge-gno non più e non solo a favore dellenazioni straniere che ci hanno ospitatonegli anni bui della diaspora migrato-

Un corso per gli animatoriUn corso per gli animatori

C’è sempre più bisogno di animatoriche sostengano l’attività formativa ericreativa dei nostri ragazzi e così laparrocchia ha lanciato un appello aigiovani delle superiori affinché dedi-chino un poco del loro tempo a questaattività. La risposta è stata lusinghiera: una ses-santina di giovani hanno accolto l’invitoe si sono iscritti al corso che, in quattro

incontri nei pomeriggi di sabato, ha per-messo loro di apprendere e affinare letecniche della guida dei gruppi di ragaz-zi delle elementari e delle medie sia sulversante della formazione spirituale siasu quello del sano divertimento.Il corso s’è concluso alla fine di mag-gio e già da quest’estate i nuovi anima-tori potranno sfoggiare le loro attitudinial Glemo, ad Osais o a Forni.

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UNA FORTE RIFLESSIONE SUL XXXIII ANNIVERSARIO DELLA TRAGEDIA DI GEMONA E DEL FRIULI

Quando il Signore passaQuando il Signore passaria, ma della propria crescita economi-ca, sociale e culturale. D’altra partetutto ciò è in linea con l’antica sapienzache recita: Nol è mai un mâl ch’e nolsedi ancje un ben.Ma comunque il terremoto rimaneun’immane tragedia. Per questo siamoqui, trentatré anni dopo, a fare memoriadei nostri morti. E per questo ci sentia-mo così vicini e solidali con i fratellidell’Abruzzo che stanno attraversandole nostre stesse tribolazioni.Ma perché ostinarci a ricordare?Non sarebbe meglio mettere una pietrasopra e andare avanti?No! Non si andrebbe avanti. La memo-ria non è solo nostalgia, uno sterile vol-tarsi indietro per dire che si stavameglio quando si stava peggio. Lamemoria è un dovere per il futuro. Lastoria continua a fluire, anche dopo letragedie grandi e piccole dell’umanità edei popoli; ma la storia non è un ciecosusseguirsi di fatti. Noi cristiani, chenon crediamo genericamente in Dio, manel Dio di Gesù Cristo, l’Alfa el’Omega, il Signore della Storia, sap-

piamo che Lui, il Signore, continua afare storia con noi. Siamo consapevoliche ancor oggi ci visita. E la sua visitaparla il linguaggio della storia, l’unicolinguaggio che l’uomo comprende e acui anche l’eternità di Dio, per sovrab-bondanza d’amore, si è sottomessa. Dioci parla con il nostro linguaggio e lamemoria è la grammatica di questo lin-guaggio e fornisce il materiale per laprogettazione e la costruzione delnostro futuro. Guai a un popolo senzamemoria. Ma guai anche a quel popoloche si ripiega sulla propria memoria enon riconosce il tempo in cui oggi vienevisitato. La memoria dev’essere unamemoria viva.Questo XXXIII anniversario del terre-moto del Friuli deve allora esserekairos, tempo favorevole per riconosce-re il tempo della visita del Signore e perimparare a reagire responsabilmente aquesta visita.Dove e quando oggi il Signore ci visita?Trentatré anni fa l’emergenza Friuli fuuna sfida formidabile per il nostro terri-

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Raccolta indumenti usati: solo far posto in casa?Raccolta indumenti usati: solo far posto in casa?

torio, per le autonomie locali e per ilgoverno nazionale. Tale emergenza furisolta brillantemente grazie ad un intel-ligente e provvidenziale decentramentoe ad una gestione attenta e responsabiledelle risorse. Tutto ciò ha dato origineal modello Friuli che ancor oggi fascuola.Oggi altre sfide ci stanno davanti inFriuli, in Italia, in Europa: ad esempiol’accoglienza degli immigrati, il dialogotra le etnie e le culture, la costruzione diuna casa comune in cui le regole diconvivenza ci siano e siano chiare eservano non per escludere ma per ilcostituirsi di un tessuto sociale e cultu-rale sempre più ricco e armonioso.Dobbiamo attendere l’emergenza?Dobbiamo attendere che le situazionidiventino insostenibili?Trentatré anni fa il terremoto e il crollodelle case diede origine ad un sopras-salto di solidarietà non solo da fuori, maanche tra di noi, una solidarietà familia-re e paesana. Tutti testimoniano di un’i-nedita e sorprendente voglia di aiutarsi,di venirsi incontro, di essere solidali gliuni gli altri. Gemona e gli altri paesi terremotatierano diventati una grande famiglia. Poile case si sono ricostruite e le porte… sisono richiuse.Oggi un’altra solidarietà ci sfida: la crisieconomica, le famiglie rimaste senzalavoro, i nuovi poveri chiedono unamano. Che non trovino chiuse le portedelle nostre case e dei nostri cuori! Inattesa della risposta dettata dall’esigenzadella giustizia e del diritto al lavoro, nonfacciamo mancare quella dell’accoglien-za e della solidarietà.Dobbiamo aspettare che crollino le case?Trentatré anni fa il terremoto sfidòanche la chiesa friulana e il nostro mododi essere cristiani. La nostra Chiesa, apartire dagli enormi problemi della rico-struzione delle case, delle chiese esoprattutto delle comunità umane e cri-stiane, fu capace – pur tra luci e ombre –di elaborare un’intensa riflessione eccle-siale che ha portato alla celebrazione delSinodo Diocesano Udinese V, che haposto le basi per la vita ecclesiale friula-na del terzo millennio.Oggi altre sfide ci stanno davanti. Unannuncio del Vangelo che sia compren-sibile all’uomo e che gli porti realmenteciò che il Vangelo è: liberazione, conso-lazione, promozione, orizzonti ampi divita e di speranza. E ancora: uno stile eun linguaggio cristiani che sappianointercettare la sensibilità post-modernae che si inseriscano nel dibattito cultu-rale con provocatoria e suggestivalevità. Una corresponsabilità ecclesialeche trovi concordi il clero e i laici nellacostruzione di opportunità nuove di

L’Ascensione a Sant’AgneseL’Ascensione a Sant’Agnese

Sabato, 16 maggio, le nostre comunitàhanno fatto una raccolta di indumentiusati a favore della Caritas diocesana,mirata a finanziare la casa fogolâr diUdine, dove verranno assistite in variomodo persone in grave difficoltà a cuiviene garantito almeno un tetto dovepoter dormire la notte.La raccolta nella nostra forania è andatamolto bene, meglio di quanto ci si aspet-tasse: sono stati raccolti due containersben carichi di 50 metri cubi che sono par-titi per Prato dove gli indumenti verrannoselezionati in ciò che può essere riutiliz-zato, mentre il rimanente sarà inviato almacero, per un nuovo riutilizzo dellamateria prima.Un paio di considerazioni:• la prima: il vestiario raccolto, certamen-te è la minima parte di tutto quello cheteniamo nelle nostre case. Viviamo nel-l’era dell’usa e getta, circondati da nu-merosi spot pubblicitari che continua-mente ci invitano a sempre nuovi acqui-sti. Così – dicono alcuni – si salva l’eco-nomia…Si sentono suonare, riguardo a questo,parecchie campane critiche che suonanotalora in modo pacato, altre in modo piùroboante anche se poco pubblicizzato:vescovi, congregazioni religiose, nu-merose associazioni di volontariato spar-

se sul territorio. Tutti siamo chiamati aduna profonda riflessione ed invitati adessere sempre più protagonisti della no-stra vita con la discrezione e parsimonia;• la seconda: le persone delle nostrecomunità sono ancora sane e positive. Èun popolo in cammino che man manomatura e sceglie la sua strada: un greggelento, ma attivo che dà garanzie verso ilfuturo. La risposta delle persone alla rac-colta è sembrata attenta, puntuale e posi-tiva, anche se questa potrebbe essereinterpretata come una scusa per fare unpo’ di posto nelle nostre case e liberarsidi materiale inutile che non si sa dovegettare. A conferma di questo gli impegnisvolti da tante persone che cadenzano lastoria della nostra esistenza e che punteg-giano la vita di comunità, che non vengo-no pubblicizzati ed evangelicamente nonse ne parla, pur essendo significative eche talora richiedono il coraggio di sceltecontrocorrente.Un ringraziamento particolare a tuttiquelli che hanno collaborato e permessoquesta raccolta: volontari, ragazzi, giova-ni, autisti e società che hanno messo adisposizione i mezzi per il trasporto, chevorrei chiamare gli “amici della Caritas”,sempre disponibili, segno tangibile dellasalute delle nostre comunità in cammino.

D.L.

annuncio cristiano. Quell’annunciocapace di guarire e di mettere in crisi, diaccompagnare e di interrogare, di pro-porre la perenne e intrigante novità diCristo. Dobbiamo cedere al pessimi-smo e alla rassegnazione? O dobbiamoattendere l’irreparabile sconfitta dell’in-

significanza per intraprendere concoraggio strade nuove?Che il Signôr nus tegni une man sul ciâfe che i nestris voi a sedin bogns di vio-dilu presint te nestre vite e te nestre sto-rie. Ìar come vuè!

don Federico Grosso

La festività dell’Ascensione di Gesù è stata celebrata, come accade da secoli, a Sant’Agnesema quest’anno alla felicità per la scampagnata e gli aquiloni, per gli incontri e l’amicizia s’èaggiunta la gioia di rivedere, quasi in forma, monsignor Gastone, reduce dalla lunga convale-scenza. Ricordando la bella giornata anche Voce Amica rivolge all’arciprete un affettuoso bentornato e a tutti i Santi gemonesi la preghiera di tenerlo d’occhio per una guarigione completa.

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Venerdì 15 maggio a Salcons e lunedì 18maggio in canonica hanno avuto luogodue incontri organizzati dal GruppoMissionario Parrocchiale, incentrati sutemi attuali e di grande importanza qualila comunicazione e la convivenza tra cul-ture diverse, le vie odierne dell’evangeliz-zazione e la partecipazione ai progettimissionari.Ospite graditissimo e animatore principa-le delle serate è stato padre PushPanadaham, sacerdote indiano ben notoalla nostra comunità.Lo abbiamo chiamato e lui, come in pas-sato, ha accolto volentieri il nostro invito.Abbiamo ascoltato affascinati le sue paro-le semplici, colme di concretezza e pro-prio per questo capaci di arrivare diretta-mente alle nostre coscienze.L’ incontro del 15 maggio si è aperto conla visione di alcune scene tratte da settelungometraggi:- “Un borghese piccolo piccolo” di MarioMonicelli (1977)- “L’eternità e un giorno” di TheoAngelopoulos (1998)- “Lettere dal Sahara” di Vittorio De Seta(2004)- “L’ultima tentazione di Cristo” di MartinScorsese (1988)- “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli(1977)- “Jesus Christ Superstar” di NortmanJewison (1973)- “Il vangelo secondo Matteo” di PierPaolo Pasolini (1963)I primi tre titoli ci hanno offerto immaginirelative alle difficoltà che ognuno di noitrova nell’aprirsi al prossimo e a tutto ciòche è diverso dalla nostra cultura. Benrappresentate in questi nastri sono la faci-lità con cui rimaniamo chiusi in una realtàfatta di falsi valori e la pigrizia in cui stasprofondando il “primo” mondo. I quattrofilm su Gesù propongono una soluzione aqueste difficoltà, uno stile di vita che tra-scende le diverse fasi temporali da più di2000 anni e arriva fino a noi con tutta lasua forza.Queste brevi selezioni video avevano loscopo di offrirci degli spunti di riflessionee di aprire un eventuale confronto a piùvoci sugli argomenti citati. Padre Push hafocalizzato subito quali questioniapprofondire e ha riempito il suo discorsodi ottimismo e fiducia.Nonostante i gravi episodi di intolleranza

LA COMUNICAZIONE TRA CULTURE DIVERSE, L’EVANGELIZZAZIONE E I PROGETTI MISSIONARI

Gli incontri con padre Push sui temi missionariGli incontri con padre Push sui temi missionari

che accadono a livello globale e i criminicommessi dagli estremisti in India, padrePush è convinto che la convivenza pacifi-ca tra popoli di cultura diversa è attuabile.Ha soprattutto espresso la sua totale fidu-cia nel Vangelo e nel suo messaggio disalvezza e libertà. Ci ha ricordato che ilVangelo non è appannaggio né dell'occi-dente, né dell'oriente, non appartiene anessuna cultura ma si "incultura" in ogniciviltà e, inoltre, che la Chiesa è missiona-ria per essenza.Ha ricordato quanto incide ancora ogginella cultura indiana l’operato delMahatma Gandhi e di Madre Teresa diCalcutta, ritenuti le guide spiritualidell’India, ed infine ha raccontato come ledonne stiano ottenendo sempre più vocein capitolo nelle questioni nazionali.Ha concluso la serata incoraggiando ilgruppo missionario e tutti coloro che sonoimpegnati nel volontariato a continuarecon maggiore impegno la campagna disensibilizzazione alla solidarietà e allafratellanza.A tal proposito si è soffermato sull’inte-stazione del programma de “I colori delvento” scelta dal Coordinamento delleAssociazioni di Gemona, a cui anche ilGMP aderisce: “Partecipare per promuo-vere benessere nella comunità”.Il Gruppo missionario ha dato al tema lachiave di lettura che segue.• Beati gli operatori di pace, perché

saranno chiamati figli di Dio. (Mt 5, 9)Nel linguaggio biblico la pace (shalôm inebraico) non indica una semplice assenza

di conflitti e non si limita all’ambito mili-tare e politico, ma assume - come spessoaccade nel contesto semitico - una fortecoloritura relazionale. Essere nella shalômsignifica vivere in una condizione di BEN- ESSERE integrale della persona, carat-terizzato da una serenità materiale, moralee spirituale e da una ricca e armonica rela-zionalità con Dio, con se stessi, con glialtri e con il creato.• Io sono venuto perché abbiano la vita e

l’abbiano in abbondanza. (Gv 10,10)È drammatico che le religioni spessosiano indicate come delle realtà oppressi-ve e limitanti la LIBERTÀ e la vita. Gesùè venuto perché chi crede in lui abbiaabbondanza di vita, cioè una VITA giàREALIZZATA e FELICE in questomondo e… in più la vita eterna.• Beati quelli che hanno fame e sete di giu-

stizia, perché saranno saziati. (Mt 5,6)La giustizia, nel linguaggio dell’evangeli-sta Matteo, non si riferisce tanto ad unagenerica equità o alla giustizia processua-le, ma è il compimento della volontà diDio. L’uomo giusto è colui che compie lavolontà di Dio. Nel vangelo di MatteoGiuseppe è un tipico esempio di uomogiusto. Ma il Giusto per eccellenza èGesù, la cui giustizia supera di gran lungaquella degli scribi e dei farisei.Evidentemente la giustizia - volontà diDio contiene in sé e supera la pura giusti-zia distributiva o legale, muovendosi nonsolo nell’orizzonte dell’equità, ma inquello dell’ AMORE - CARITÀ.

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COINVOLTE LA NOSTRA PARROCCHIA E QUELLE DI OSOPPO E UDINE CJAVRIIS

Con voi e per voi: un’opera di carità in IndiaCon voi e per voi: un’opera di carità in India

Lunedì 18 maggio, invece, padre Push ciha aggiornato sull’avanzamento dei lavoriintrapresi con il contributo dei gemonesinel suo Ostello di Garividi e ci ha propo-sto una nuova iniziativa che lo coinvol-gerà a breve. Entro pochi mesi darà vitaad un nuovo centro missionario, il settimoper la precisione!I gemonesi hanno voluto aiutare concreta-mente questo nuovo progetto di padrePush, donandogli circa 5.000 euro, raccol-ti in poco più di un anno, che vanno adunirsi alle donazioni della comunità diSan Marco di Udine e di Osoppo.In realtà si tratta di una condivisione e diuno scambio di doni: noi diamo qualcosa,ma riceviamo anche qualcosa, perfino dipiù prezioso, come la freschezza dellafede di quelle popolazioni che, con gioia,nonostante la povertà, infondono nuovoentusiasmo nei nostri animi.Il lavoro che padre Push svolge è davveronotevole e meritorio, e ad ogni sua visitale intenzioni di fare del bene crescono intutti noi.Padre Push ci ha offerto la propria testi-

monianza pastorale animando anche l’o-melia nel corso di alcune Messe, compre-sa quella della Prima Comunione del 17maggio: è stato molto felice delle varieopportunità che ha avuto qui per parlaredel suo lavoro e della realtà in cui vive.Prima di partire ha diretto a tutti il suoinvito ad andare a trovarlo ancora inIndia. L'idea del viaggio è stata ripropo-sta, visto il successo della prima esperien-za nel 2007, con la speranza di far cono-scere a più persone la vita delle missionima anche di scoprire i tanti volti e le con-traddizioni di un India in forte sviluppo.Grazie a questi incontri sistematici con luie con altri missionari, i gemonesi si rico-noscono sempre più in un disegno condi-viso, che coinvolge in corresponsabilitàautentica soprattutto i laici.Il nostro interesse deve essere a trecento-sessanta gradi verso tutta l'azione missio-naria della Chiesa.Ma, in particolare, per essere incisivi epoter portare a compimento qualche rea-lizzazione concreta, ci siamo gemellatiproprio con Padre Push e con MonsignorTito Solari, vescovo della diocesi diCochabamba in Bolivia, di cui vi parlere-mo ampiamente nel prossimo numero diVoce Amica.

Gruppo Missionario Parrocchiale

Infatti, come lui afferma, non ci puòessere giustizia, convivenza pacifica,ricerca onesta del bene comune senzacultura, conoscenza della propria ealtrui storia, senza preparazione allesfide del futuro.

Certamente Gemona non salverà ilmondo, ma senz’altro possiamo diredi aver collaborato con uomini edonne eccezionali (missionari, reli-giose, laici) a renderlo meno peggioree ad aprire uno spiraglio di speranza.

Incontri missionariIncontri missionari Sindaco e ConsiglioSindaco e Consiglio

Una grande aula che all’occorrenzapuò essere chiesa e sala riunioni, unappartamentino per le suore condispensario ed ambulatorio e 12 aulescolastiche per 600 bambini delleclassi elementari.Questo è il progetto che padre PushPanadaham vorrebbe realizzare nellanuova comunità cristiana a Chipu-rupalli, in India. Sulla facciata della chiesa già costrui-ta troneggia l’immagine di madreTeresa di Calcutta, la santa suora cheha effettivamente vissuto con loro eper loro. Ora padre Push, con il soste-gno delle comunità amiche –Gemona, Osoppo e Udine – spera dipoter inaugurare anche le nuove aulescolastiche la prossima primavera.Con lui il 17 maggio scorso durantela messa di Prima Comunione deinostri bambini abbiamo ringraziato ilSignore nel suo quarantesimo anni-versario di ordinazione sacerdotale ea lui abbiamo affidato la nostra soli-darietà.

L’area su cui sorgerà il complesso missionario accanto alla chiesa di Chipurupalli (India).

(dalla pagina precedente) Paolo Urbani è il nuovo sindaco diGemona: è stato scelto dai gemonesi conl’elezione diretta del 6 e 7 giugno scorso.Con lui per la maggioranza siederanno inConsiglio comunale Fabio Collini,Vincenzo Salvatorelli, Paolo Copetti, E-ster Zearo e Valter Copetti della lista PerGemona; Roberto Revelant, Loris Car-gnelutti, Luigino Patat, Giulio Ragalzi eAdalgisa Londero di Gemona nel cuore;Stefano Marmai e Andrea Palese dellalista Gemon@ssieme. All’opposizionesaranno Giuseppe Tiso e Matteo Benve-nuti della lista PDL; Lucio Copetti dellalista Gemona avanti; Barbara Zilli dellalista Lega Nord con Gianpaolo Londero;Sandro Venturini e Giacomino Doroteadella lista Con te Gemona con MariolinaPatat.Nelle stesse date si sono svolte le elezioniper il Parlamento europeo: nella nostraregione sono stati eletti Debora Serrac-chiani (PD), il nostro concittadinoGiovanni Collino (PDL)Al sindaco, a tutti i consiglieri e ai nostrirappresentanti in Europa giungano i piùcordiali e sinceri auguri di buon lavorodall’intera comunità parrocchiale.

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La solennità cattolica del Corpus Domini(Corpo del Signore) chiude il ciclo dellefeste successive alla Pasqua e vuole cele-brare il mistero dell'Eucaristia. È stata isti-tuita grazie alle insistenti richieste di unasuora, la beata Giuliana di Retine. La piadonna ebbe nel 1208 una visione – il lumi-noso disco lunare in parte oscurato da unalinea d’ ombra – e la interpretò come lamancanza di una solennità in onore delSantissimo Sacramento. Il vescovo di Liegi,capoluogo della regione dell’allora Galliabelgica in cui si trovava il convento dellasuora, approvò l’idea e la commemorazionedel Corpo del Signore divenne finalmenteuna festa per tutta la diocesi nel 1246.Alcuni anni più tardi – era il 1263 – unprete boemo in pellegrinaggio verso Romasi fermò a dir messa a Bolsena; al momentodella consacrazione fu assalito dal dubbiosulla reale presenza del corpo e del sanguedi Gesù nel pane dell’ostia e nel vino delcalice. Ma dall’ostia uscirono gocce di san-gue che macchiarono il corporale di lino el’altare, così come si può tuttora vedere sul-l’antico tessuto custodito nel duomo di Or-vieto e sulle pietre dell’altare presso la chie-sa di Santa Cristina di Bolsena.Del fatto portentoso fu subito informato il

papa Urbano IV, salito al soglio pontificiol’anno precedente. Il pontefice aveva rico-perto il ruolo di arcidiacono di Liegi altempo della visione della pia monacaGiuliana e con grande slancio istituì la festadel Corpus Domini, estendendola dalla dio-cesi belgica a tutta la cristianità. La datadella celebrazione fu fissata nel giovedìseguente la prima domenica dopo la

Pentecoste, 60 giorni dopo Pasqua.In seguito la popolarità della festa crebbe ele processioni eucaristiche si diffusero intutto il mondo cristiano, manifestando pub-blicamente la fede del popolo nelSacramento dell’amore divino.Mentre in altri Paesi la festività si celebraancora il giovedì, in Italia è stata traslataalla domenica successiva. Da noi la proces-sione – effettuata nel pomeriggio di dome-nica 14 giugno con la partecipazione delleautorità comunali – s’è svolta dal duomo alsantuario antoniano dove fu impartita lasolenne benedizione eucaristica.

Le nozze d’oro di Anita e Attilio Marchetti

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La grande festività del Corpo del SignoreLa grande festività del Corpo del Signore

Domenica 30 marzoAnita e Attilio Mar-chetti hanno festeg-giato le nozze d’oroinsieme con i fami-liari e gli amici.Eccoli al terminedella messa giubila-re con i figli e monsi-gnor arciprete.Anche da Voce Ami-ca giungano agli spo-si le felicitazioni e gliauguri più cordiali.

Giovedì 14 maggio 2009 durante l’ora dicatechismo ci ha fatto visita TeresaZearo, che ha vissuto per tredici anni inBurundi, Africa. Ora è qui a Gemona espesso fa riunioni con piccoli e grandi perparlare della sua esperienza. Il nostroincontro è stato molto bello perché, inmaniera particolare, Teresa ci ha spiegatocome le persone povere, accontentandosidi poche cose, sanno vivere la vita con

felicità, solidarietà e rispetto verso ilprossimo.Attraverso le diapositive abbiamo potutoammirare il paesaggio burundese. Poiabbiamo scoperto quanti sono i bambiniche frequentano la scuola laggiù: sonodavvero tanti! Ci ha colpiti il modo in cuirispettano i loro compagni, come pulisco-no la scuola, e soprattutto la loro costantevoglia di andare avanti, che non cessa

La testimonianza di TeresaLa testimonianza di Teresamai anche di fronte a grandi difficoltà.Osservando gli oggetti e i giocattoli origi-nali dei bambini burundesi, abbiamo sco-perto che con quello che hanno si diver-tono più di noi!In Burundi i bambini vivono in modomolto diverso da noi. Ad esempio: ungiorno Teresa aveva in tasca una solagomma da masticare e voleva regalarlaad un bambino. Però non c’è riuscita per-ché ha incontrato solo bambini che sidivertivano in gruppo, tutti insieme!Là lavorano tanto e sono comunque con-tenti. Fanno tante cose manuali con mate-riali poveri e se possiedono qualcosa laprestano volentieri. Si accontentano dipoco, e se chiedi cosa gli manca ti rispon-dono che hanno tutto quello che gli serve.Un’altra cosa importante da dire è chenon sprecano niente, infatti da loro ilcestino della spazzatura non esiste!Tutte queste cose ci hanno fatto riflettere.È stato bello e interessante impararecome vivono le persone dei Paesi diversidal nostro.Dopo catechismo ci siamo fermati aSalcons e abbiamo concluso la serata conuna cena insieme alle nostre famiglie.Abbiamo raccontato loro cosa ci ha dettoTeresa Zearo e speriamo che la sua testi-monianza arrivi ad altri, perché più gentesa queste cose, meglio è.

Silvia , Veronica ed Elvis (5a elementare)

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BATTESIMI8 Forgiarini Jessica Simonetta di For-

giarini Marisa n. il 27.7.1983 batt. il15.1.1984 ???????

9 Durigotto Carolina di Massimo e BiertiOlga n. il 4.1.09 batt. l’11.4.09

10 Goi Ariela di Stefano e Goi Laura n. il2.8.08 batt. l’11.4.09

11 Morandini Alice di Elvio e Copetti Laran. il 3.11.08 batt. l’11.4.09

12 Solida Gioele di Fernando e TopranRoma Nelda n. il 12.12.08 batt. l’11.4.09

13 Cargnelutti Alessia Lucia di Patrizio eCopetti Anna Maria n. il 19.1.09 batt. il 18.4.09

14 Pischiutti Gabriele di Carlo e ZambelloImbania n. il 17.1.2000 batt. il 18.4.09

15 Bacchelli Alessandro di Stefano e RaggiStefania n. il 5.11.08 batt. il 10.5.09

16 Buzzulini Edoardo di Michele e UrbanBarbara n. il 12.10.08 batt. il 10.5.09

17 Gabbino Arianna di Edi e Besek Lucian. il 28.2.08 batt. il 10.5.09

18 Palese Nicole di Loris e CargneluttiVania n. il 29.9.08 batt. il 10.5.09

19 Forgiarini Morgana di Giancarlo eCopetti Sara n. l’11.1.09 batt. il 10.5.09

20 Rizzi Chiara di Fulvio e Vaccari Rina n. il25.7.08 batt. il 10.5.09

21 Sello Davide di Christian e SchirattiChantal n. l’8.10.08 batt. il 10.5.09

MATRIMONI2 Forgiarini Manuel – Lepore Michela

sposati in Duomo il 23.5.093 De Corti Andrea – Merluzzi Caterina

sposati in Duomo il 24.5.09

DEFUNTI23 Cozzutti Romilda ved. Contessi di

anni 96 l’8.3.0924 Londero Ida ved. Forgiarini di anni

95 il 10.3.0925 Cargnelutti Francesco di anni 86 il

31.3.0926 Marchetti Elena ved. Zebelloni di

anni 95 il 31.3.0927 Croatto Emma di anni 94 il 5.4.09

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Anagrafe parrocchiale

Michele Londeron. 05.12.1924 m. a Pianezza 16.03.2009

Italia Leporen. 31.07.1922 m. 11.04.2009

Francesco Cargneluttin. 22.07.1922 m. 31.03.2009

Leia Tavagnacco Costantinin. 12.10.1947 m. 12.04.2009

Caterina Patat Collinin. 21.10.1915 m. 26.01.2009

Giuseppe Rossin. 07.10.1934 m. 27.05.2009

Quelli di terza a fine annoQuelli di terza a fine anno

Ecco i ragazzi di terza media in un momento di relax alla fine del percorso catechisticoche quest’anno ha avuto come argomento chiave la fiducia: fiducia in se stessi, fiducianegli altri, fiducia nel futuro e fiducia in Dio.Durante l’anno non sono mancati i momenti creativi: a Natale i ragazzi hanno realizzatoun bellissimo incontro con gli ospiti della casa di riposo per portare, con scenette, canzonie regalini, un po’ di gioia e un po’ di entusiasmo ai nostri anziani; alla chiusura d’annohanno realizzato un altro spettacolo – riuscitissimo e fantastico nonostante le incertezzedella prova generale – per presentare, con un’allegra narrazione, le attività svolte a geni-tori e parentado vario.

28 Lepore Italia di anni 86 l’11.4.0929 Tavagnacco Leia Costantini di anni

61 il 12.4.0930 Berto Ida ved. Nardin di anni 86 il

14.4.0931 Contessi Anita Maria ved.

Sternischia di anni 87 il 16.4.0932 Brondani Luigia ved. Gubiani di anni

87 il 17.4.0933 Zamparutti Antonio di anni 83 il

25.4.0934 Collini Giobatta di anni 73 il 26.4.0935 Revelant Graziella ved. De Cecco di

anni 57 il 26.4.0936 Gernin suor Dorotea di anni 95 il

22.3.0937 Copetti Maria ved. Copetti di anni 92

il 26.3.0938 Gubiani Emilio di anni 96 il 29.4.0939 Cimenti Benito di anni 70 il 2.5.0940 Mainardis Giuseppina ved. Cedaro di

anni 92 il 9.5.09

La Comunione a casaLa Comunione a casaOgni terza domenica del mese GesùEucarestia è portato ai nostri fratelliimpossibilitati a partecipare allamessa festiva.Per gli ammalati e gli anziani è que-sto un momento importante: ricevereGesù in casa è un sostegno nella lorosofferenza e un sentirsi in comunionecon tutta la comunità cristiana.Chi desidera ricevere la comunione acasa contatti l’arciprete o telefoni incanonica al numero 0432 980608.

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I SETTANTACINQUE ANNI DEL BOLLETTINO DELLA PIEVE GEMONESE – QUINTA PUNTATA

La storia, l’arte e la cronaca nelle pagine di Voce AmicaLa storia, l’arte e la cronaca nelle pagine di Voce Amica

Una bellissima giornata di sole, sabato25 aprile, ha richiamato verso sellaSant’Agnese un buon numero di perso-ne che hanno accolto l’invito del Grup-po Scout di Gemona a festeggiare ildecimo anniversario dell’inaugurazionedello “Stavolo del Cjrlo”. Fra queste mura negli anni sono statiospitati tantissimi gruppi scout e nonsolo (stimate in alcune migliaia le pre-senze in questo decennio) che hannoscelto il “Cjrlo” come meta per vivereun’esperienza educativa di comunità inmezzo alla bellezza della natura.In occasione della festa, rover e scoltedel Clan hanno realizzato, con le tradi-

zionali tecniche scout, un percorso digiochi e abilità fisiche in cui si sonocimentati grandi e piccoli.Dopo un pranzo consumato insieme, cuihanno preso parte anche coloro chehanno collaborato ai lavori di dieci annifa, ci siamo radunati per partecipare allaSanta Messa. Dalle pagine del Vangeloabbiamo riconosciuto il significato chesta dietro alla metafora del costruire unacasa e una vita sulla roccia o sulla sabbia. Il desiderio di tutti noi è che il “Cjrlo”mantenga a lungo nel tempo la sua fun-zione di ritrovo per tanti bambini e adul-ti che desiderano vivere nella natura,apprezzarla e rispettarla.

I dieci anni dello stavolo del CjirloI dieci anni dello stavolo del Cjirlo

Dopo un lungo silenzio, determinato dallanecessità di ospitare su Voce Amica infor-mazioni, articoli e commenti relativiall’attualità della nostra comunità parroc-chiale, riprendiamo con questa quinta pun-tata il filo del discorso sui settantacinqueanni di vita del bollettino per ricordare letappe salienti della sua lunga esistenza che– come abbiamo visto – molto spessocoincidono con le tappe più importantidella storia recente di Gemona.In questa uscita, però, daremo uno sguar-do panoramico agli argomenti che, pubbli-cati a puntate, impegnarono numerosepagine del bollettino e che ebbero il gran-de merito, come sottolinea Tito Canciannella monografia Voce Amica e donGiuseppe Marchetti (in Glemone, a cura diE. Costantini edita dalla Societât Filolo-gjiche Furlane in occasione del 78o

Congresso, 2001, pp. 505-523) di richia-mare l’attenzione dei lettori sulle radicidella nostra comunità, la sua storia, la suacultura, i figli migliori, i pastori della suachiesa.Fin dal suo ingresso a Gemona l’arcipreteMonai volle come suo collaboratore ilgiovane sacerdote Giuseppe Marchetti chein quegli anni stava completando gli studidi lettere dell’Università Cattolica diMilano. Pre’ Bepo fu ben felice di perteci-pare alla redazione del bollettino e fin dalprimo numero s’impegnò a raccontare aigemonesi la storia della perinsigne pievearcipretale. Con il titolo Note di storiaecclesiastica gemonese, la rubrica occupòfino al 1936 ben 32 numeri delineando, inun articolato affresco di notizie spessoinedite, ricavate dagli storici archivi citta-dini, un millennio di vita religiosa della

nostra comunità.Quasi contemporaneamente (marzo 1934)compare, a firma di San Cristoforo (pseu-donimo dello stesso Marchetti), la rubricaIl parere di quei due in cui Pense eMaravèe – così come registrati da SanCristoforo – non perdono occasione dipunzecchiare i costumi e le intemperanzedei gemonesi, scriteriati e sguaiati, e rim-piangono i buoni modi dei gemonesi diuna volta. Talvolta le punzecchiate susci-tano risentimenti, come agli inizi del ’35quando arriva in canonica qualche lagnan-za e San Cristoforo – con ironia, però –sente il dovere di scusarsi per aver divul-gato apprezzamenti e giudizi che i duevecchioni avevano espresso... in sederiservata.Il parere di quei due non esce su ogninumero di Voce Amica: delle venti punta-te complessive otto sono del 1934, cinquedel ’35, due di ciascuno dei due anni suc-cessivi; tre, infine, del ’38. L’ultima com-pare nel numero speciale di Voce Amicadedicato al sesto centenario della consa-crazione del duomo e San Cristoforo nonperde l’occasione per ricordare a Pense eMaravèe la loro estromissione dal presbi-terio dove si trovavano da oltre tre secoli.Son cose accadute nel Seicento ma SanCristoforo ricorda bene le lagnanze –soprattutto di Maravèe – quando furonodeclassati a portinai del sagrato. Il timoreche in seguito possano subire altri oltrag-giosi spostamenti assale Pense ma Ma-ravèe lo rassicura: nessuno li sposterà da lìper i prossimi cinquecento anni.Diverse delle sospensioni della rubricasono determinate dalle assenze di pre’Bepo da Gemona: la più lunga è però cau-sata dalla sua partecipazione alla Cam-pagna d’Etiopia come cappellano militaredi un battaglione di Granatieri, dagli inizidel 1936 al giugno del ’37, cui abbiamogià fatto cenno nelle puntate precedenti edi cui diffusamente parleremo nella pros-sima puntata.

(continua)Fer

La testata della rubrica, uscita nel 1934 sudisegno dello stesso pre’ Bepo, mostra SanCristoforo con Maravee (a sinistra) e Pense.

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NEL 1959 L’ADESIONE DEL GRUPPO DI DONATORI GEMONESI ALL’ASSOCIAZIONE DONATORI FRIULANA

I primi 50 anni dell’AFDS di GemonaI primi 50 anni dell’AFDS di Gemona"Il solco che avete tracciato cinquant’annifa è oggi diventato un’autostrada!" Questele parole che il dottor Lorenzo Peressoni,presidente provinciale dell’AssociazioneFriulana Donatori di Sangue, ha volutodedicare con riconoscenza ai donatoridella nostra città aprendo il discorso cele-brativo del cinquantesimo anniversario difondazione della Sezione gemonese.

Il cinquantesimo e i pionieriLa prima parte della metafora era natural-mente riferita al piccolo numero dei dona-tori nostri concittadini che nel 1959 con-fluirono nell’AFDS. Ma non poteva nontener conto dei pionieri gemonesi del donoche prima di quella data s’erano già costi-tuiti in gruppo nel primo dopoguerra, con-tinuando idealmente l’impegno di genero-sità che ne aveva caratterizzato la parteci-pazione di molti alla lotta di liberazionedal nazifascismo.La seconda parte – l’autostrada – si riferi-sce alla rilevanza che ha assunto oggi laSezione gemonese, la quale può vantarenumeri da record ai vertici provinciali,capace com’è di garantire l’apporto indi-spensabile di donatori e donazioni sia disangue sia di plasma.

La messa e la commemorazioneLa festa del cinquantenario ha avuto nellacerimonia in duomo il momento di massi-ma solennità: alla santa messa, celebratada monsignor Candusso che nell’omeliaha esaltato la generosa umanità dei dona-tori, hanno fatto seguito la partecipata ese-cuzione dell’Inno dei Donatori da partedella corale del duomo, la Preghiera deiDonatori con le ispirate parole di papaGiovanni XXIII e i discorsi delle autorità.Dopo il presidente Peressoni ha presoinfatti la parola il sindaco di GemonaGabriele Marini che ha partecipato ai dona-tori i sentimenti di gratitudine e di incorag-giamento dell’intera comunità cittadina; èquindi intervenuto il presidente dellaSezione gemonese Renato Copetti che haespresso la fierezza dei donatori per l’impe-gno nella continuità del dono fin dallacostituzione della sezione gemonese.

Il corteo dei partecipantiLe celebrazioni s’erano aperte con il tradi-zionale corteo – vivace colonna sonora labanda di Madonna di Buja – da piazzaGaribaldi al municipio – fiori al monumen-to ai Caduti – e al duomo, cui hanno presoparte non solo i donatori gemonesi maanche i numerosi amici delle Sezioni con-sorelle con i rispettivi labari (nella foto).

Le benemerenze e il pranzo socialeIl pranzo sociale e la consegna delle bene-merenze ai donatori più assidui hannoconcluso l’intensa giornata .

Cinquant’anni di generositàPer celebrare il cinquantesimo di fonda-zione l’AFDS cittadina ha edito la pubbli-cazione “50 anni di generosità” (foto inbasso) che ripercorre i momenti salientidella vita della Sezione, dalla fondazioneai giorni nostri, in una carrellata di imma-

gini, testimonianze, ricordi che voglionoessere i segni concreti di gratitudine pertutti i donatori, soprattutto per quelli chenon ci sono più.L’opera, ricca di immagini inedite, è statacurata da Mauro Vale che si è avvalsodella collaborazione dei dirigenti dellaSezione AFDS gemonese.Chi desidera riceverne una copia puòrivolgersi alla sede, in Gradinata delMercato.

Alberto Dragotti

Periodico parrocchiale fondato nel 1933Proprietà: Pieve di Santa Maria Assunta

Parrocchia di GemonaPeriodicità trimestrale

Direttore resp. Mauro ValeAut. Tribunale Tolmezzo n. 163 del 04-04-2006

Stampa: Arti Grafiche Friulane / Imoco spa,Tavagnacco (Ud)

Spedizione in abbonamento postale art. 2comma 20/c legge 662/96 – Filiale di Udine

In caso di mancato recapito restituire al mittenteche si impegna a corrispondere la tassa prevista

TAXE PERÇUE 33013 GEMONA (UD)

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