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A SCUOLA DI EMOZIONI: I GENITORI COME ALLENATORI PROGETTO «B.U.S. E OLTRE!» ISTITUTO COMPRENSIVO DI DOLO Dott.ssa Francesca M. Barbaro – psicologa psicoterapeuta familiare Francesca Barbaro psicologa psicoterapeuta

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A SCUOLA DI EMOZIONI: I GENITORI COME ALLENATORI

PROGETTO «B.U.S. E OLTRE!» ISTITUTO COMPRENSIVO DI DOLO

Dott.ssa Francesca M. Barbaro – psicologa psicoterapeuta familiare

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Comunicare con un bambino è un arte unica con le sue proprie regole e significati.

Haim Ginott

Come si comunica con i bambini?

Come posso migliorare la qualità della relazione con i miei figli?

Come posso trasformare il rapporto che ci lega in un’occasione di crescita anche per me genitore?

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• prestare attenzione – E’ bene dare a chi parla la massima attenzione così da

recepirne al massimo il messaggio; per questo è bene guardare l’interlocutore in viso senza farsi distrarre da pensieri interni o da altri fattori esterni;

• mostrare apertamente che si sta ascoltando - Si può usare il linguaggio del corpo (o non-verbale) per comunicare che si sta dando attenzione. Annuire di tanto in tanto, sorridere ed usare altre espressioni facciali, assumere una postura aperta, incoraggiare chi parla a continuare con piccoli cenni verbali (“si”, “uh huh”), fa sì che l’interlocutore si senta ascoltato;

• fornire informazioni di ritorno all’interlocutore - Le proprie convinzioni, idee e opinioni possono distorcere la comprensione del messaggio. Perciò ripetere quello che l’altro dice parafrasandolo (“Quello che mi dici sembra…”), fare domande che possano chiarire alcuni punti (“Che cosa intendi dire…” “Vuoi dire che…”), riassumere periodicamente le affermazioni dell’altro, danno la conferma dell’ascolto, oltre che ridurre la probabilità di un’errata interpretazione di ciò che è stato detto;

• rinviare a dopo i propri giudizi - Quando si comunica le interruzioni sono solo una perdita di tempo: frustrano l’interlocutore e limitano la piena comprensione del messaggio. Lasciare finire l’interlocutore senza interromperlo con altre argomentazioni è una buona norma;

• rispondere in maniera appropriata alle circostanze - L’ascolto attivo si basa sul rispetto e la comprensione. E’ bene esprimere le proprie opinioni con rispetto trattando gli altri come vorrebbero essere trattati.

Alla base di ogni buona comunicazione c’è sempre la capacità di saper

ascoltare.

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Nella comunicazione tra le persone si utilizzano:

- messaggi verbali - ciò che si dice

- messaggi paraverbali - intonazioni e modulazioni della voce (volume, timbro), inflessioni, pause, ritmi, silenzi

- messaggi non verbali

distanze

contatti corporei

posture e movimenti

gestualità

espressioni del volto

sguardi

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COME CAPIRE COSA MI STA DICENDO MIO FIGLIO?

Scoprire cosa sente e pensa un figlio nelle varie fasi evolutive orienta il genitore nell’ esperienza educativa

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Dietro qualunque comportamento strano, sconveniente, eccessivo, non ordinario, dietro a quelli che definiamo “capricci” dobbiamo

cercare l’emozione e il bisogno.

Il bambino ci sta dicendo

qualcosa.

C’è un’emozione bloccata o un bisogno nascosto.

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L’ascolto attivo è un’abilità che si può apprendere ed allenare ed

ha un ruolo fondamentale nella comunicazione efficace

I figli imparano le modalità comunicative dai loro genitori: perciò se questi usano una comunicazione aperta ed efficace lo stesso faranno i figli. Quando la comunicazione tra genitori e figli è efficace i figli si creano un’immagine di se stessi positiva e gratificante; di contro quando la comunicazione è inefficace spesso si insinua in loro l’idea di essere inascoltati o incompresi e di conseguenza di essere poco importanti.

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Quando si parla di emozioni, in particolare di

emozioni spiacevoli è importante aiutare il

bambino ad elaborarle e a dare un senso a

quanto hanno vissuto. E’ importante

riconoscere ed accogliere i loro sentimenti e

le loro sensazioni.

Spesso i genitori hanno paura di dare la risposta sbagliata o si

sentono in dovere di offrire sempre soluzioni ai problemi che i

bambini pongono.

A volte però la miglior cosa da fare è semplicemente ascoltare.

Altre volte, invece che dare al bambino una soluzione pronta, può

essere più importante aiutarlo a trovare da solo nuove strade e

strategie per affrontare i problemi che incontra.

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reazioni intense, improvvise, di breve durata causate da uno stimolo ambientale

comportamentale cambiano le espressioni facciali, la postura, il tono della voce e le reazioni…

fisiologico modificazioni riguardanti la respirazione, la pressione arteriosa, il battito cardiaco, la circolazione…

provocano cambiamenti sulla persona a 3 livelli:

psicologico cambia ciò che sentiamo e proviamo personalmente, si modifica il controllo di se stessi

COSA SONO LE EMOZIONI

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l’umore è uno stato emozionale più diffuso e duraturo (almeno qualche ora), non necessariamente scatenato da un evento concreto

ANSIA,GELOSIA, RISENTIMENTO, SENSO DI COLPA

l’emotività è un tratto

della personalità relativamente stabile

Mentre l’emozione è un processo dinamico di

durata relativamente breve

il sentimento è una tensione affettiva

più duratura dell’emozione ,

con cui il soggetto vive i propri stati

soggettivi e gli aspetti del mondo

esterno AMORE, AMICIZIA,

ODIO, SENSO DI GIUSTIZIA

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la competenza emotiva “Insieme di abilità pratiche necessarie per l’autoefficacia

dell’individuo nelle transazioni sociali che suscitano emozioni”.

• Crescita affettiva e cognitiva: non c’è vera autonomia

personale senza consapevolezza emotiva

• Le emozioni nascono nell’incontro con gli altri, dal contesto relazionale in cui siamo immersi.

• Le strategie di autoregolazione emotiva e problem - solving sono utili a gestire le emozioni negative, stimolare il pensiero costruttivo e avere la situazione sotto controllo (soprattutto nel pericolo e nell’emergenza).

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I bambini di famiglie in cui si parla e si discute di emozioni, sentimenti e valori diventano più facilmente adulti empatici e consapevoli di se stessi e degli altri.

Riflettere in famiglia è di primaria importanza Fra

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Quali emozioni? EMOZIONI PRIMARIE : Hanno un’espressione facciale universale, spontanea ed innata, non prodotta intenzionalmente e comune ai primati non umani e ai bambini di età inferiore ad un anno.

EMOZIONI SECONDARIE : Risultano dalla valutazione che l’individuo fa su di sé o sul proprio comportamento in rapporto a norme interiorizzate. Sono tipicamente umane e non innate, poiché si sviluppano intorno ai 18 mesi, quando l’individuo è in grado di riconoscere se stesso e distinguersi dall’altro.

Felicità Tristezza

Rabbia

Paura

Sorpresa

Disgusto

Orgoglio

Vergogna

Invidia Senso di

colpa

Speranza

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• L’ESPRESSIONE EMOZIONALE utilizzare i gesti per

esprimere messaggi emotivi non verbali • LA COMPRENSIONE EMOZIONALE discernere i propri

stati emotivi, discernere gli stati emotivi altrui, utilizzare il vocabolario emotivo.

• LA REGOLAZIONE EMOZIONALE fronteggiare le emozioni negative e quelle positive o le situazioni che le suscitano, regolare strategicamente l’esperienza e l’espressione delle emozioni.

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È possibile insegnare ed apprendere le abilità emozionali?

‘»Insegnare l’alfabeto delle emozioni è un processo simile a quello in cui si impara a

leggere, poiché comporta la promozione della capacità di leggere e comprendere le proprie ed altrui emozioni e l’utilizzo di tali abilità per

comprendere meglio se stessi e gli altri’» Fra

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bisogna permettergli tutto!?

No. L’ascolto rispettoso delle emozioni non implica sistematicamente la soddisfazione delle richieste.

Insegnare a gestire la frustrazione…

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Sogni e incubi…

Verbalizzare le paure:

occorre prendere sul serio i suoi incubi. Ascoltatelo e cercate di capire con lui ciò che le immagini del sogno rappresentano.

Usate il disegno:

proponete a vostri figlio/a di disegnare l’incubo.

- La scatola delle preoccupazioni.

- La bambola o il peluche delle preoccupazioni.

Ha bisogno di sapere che i suoi genitori ci sono e possono vivere un’emozione anche intensa senza

esserne distrutti

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«posso restare me stesso qualunque emozione provo»

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La paura

Esistono paure sane e paure smisurate, fuori luogo.

Esistono paure da attraversare e altre da superare.

Tutte devono essere rispettate e occorre aiutare i nostri figli ad

affrontarle.

Una paura che non è stata ascoltata può sfociare in

un sintomo o in un’azione

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La paura è uno stadio naturale di crescita, che compare soprattutto verso i 4 anni, quando il bambino impara a pensare più in profondità e

l’immaginazione diventa più fervida.

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I bambini più equilibrati e sereni, più sicuri di sé, migliori a scuola e anche i più felici, sono quelli con l'intelligenza emotiva più sviluppata.

Cioè quell'intelligenza che sta alla base dell'autocontrollo,

dell'attenzione verso gli altri e dell'empatia.

La vita familiare è la prima scuola dove si imparano insegnamenti riguardanti vita emotiva: è all’interno della famiglia che ognuno di noi impara come dobbiamo sentirci riguardo a noi stessi, quali saranno le reazioni degli altri ai nostri sentimenti, cosa pensiamo dei sentimenti e che alternative abbiamo per reagire, come leggere ed esprimere speranze e paure. L’educazione emozionale non passa solo attraverso le parole e le azioni indirizzate dai genitori direttamente al bambino, ma anche attraverso i modelli che essi gli offrono su COME AGISCONO I LORO SENTIMENTI E

LA PROPRIA RELAZIONE CONIUGALE.

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GENITORI ALLENATORI EMOTIVI

Ci sono 5 punti che fanno i genitori allenatori e che costituiscono le basi

dell’allenamento emotivo:

1.Sono consapevoli delle emozioni del bambino

2.Riconoscono nell’emozione un’opportunità di intimità e di

insegnamento

3.Ascoltano con empatia e convalidano le emozioni del bambino

4.Insegnano al bambino le parole necessarie a definire le emozioni

che prova

5.Pongono dei limiti, mentre aiutano il bambino a risolvere il

problema

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• I bambini che hanno la sensazione che i genitori li comprendano e siano davvero interessati alla loro vita non hanno bisogno di recitare e fare scene per attirare la loro attenzione;

• I bambini allenati emotivamente fin da piccoli imparano a calmarsi da soli e riescono a rilassarsi anche sotto stress;

• Il legame emozionale tra genitori e figli diventa più stretto e i bambini sono più ricettivi nei confronti delle richieste dei genitori, sono più disposti a compiacere che a deludere.

Il genitore deve accettare le emozioni negative dei figli ma non i comportamenti

Il genitore allenatore è quel genitore che riesce sempre a mettersi nei panni del figlio, che nelle emozioni, anche negative, vede un'occasione di crescita, e che di conseguenza riesce a gestire i momenti di crisi con maggior pazienza, accettando e ascoltando tutti i sentimenti del figlio anche rabbia, tristezza, paura, senza minimizzare, sottovalutare o deridere queste emozioni.

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Perché è così importante imparare ad essere e-ducatori

e allenatori emotivi per i propri figli?

Per acquisire INFORMAZIONI, COMPETENZE e

STRUMENTI che vi permettono di …

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• Essere dei buoni MODELLI DA IMITARE

• Comunicare meglio con i vostri figli e ottenere la loro fiducia

• Comprendere meglio i segnali di disagio che vi lanciano

• Conoscere, controllare e gestire meglio le vostre emozioni

• Distinguere le emozioni dai comportamenti

• Imparare a mettervi in gioco ed essere costantemente creativi

• Accettare che ogni figlio dia diverso dagli altri figli e da voi che lo avete generato

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1) Prima di tutto cercate di capire se dietro il comportamento sbagliato di un bambino c'è un disagio, come una gelosia tra fratelli, un inserimento scolastico difficile, un avvenimento importante accaduto nella famiglia

Quando un bambino è arrabbiato, teso, spaventato, il genitore deve fare uno sforzo per immedesimarsi in lui e capire che cosa può aver generato quest'emozione. Un bambino di tre anni non può dire "mi spiace mamma di essere noioso e capriccioso, ma il trasferimento al nuovo asilo mi ha molto stressato"... E' quindi compito dell'adulto sforzarsi di capire cosa c'è dietro e guardare il quadro generale.

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2) Considerate il momento di crisi di vostro figlio come una buona occasione per allenarlo emotivamente

Quando vostro figlio scoppia in lacrime, oppure è rabbioso o noioso, anziché innervosirvi e farvi travolgere da emozioni negative, provate a pensare a questo momento come una grande occasione per allenare vostro figlio emotivamente. Un altro atteggiamento da evitare è ignorare o sminuire le emozioni negative pensando che passino da sole o che non siano importanti. I bambini hanno invece bisogno di imparare a capire quello che provano sentendoselo dire dai genitori e per non crescere con delle insicurezze hanno bisogno di sentirsi compresi.

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3) Ascoltate i sentimenti di vostro figlio senza giudicare né dare soluzioni

Quando siete ben consapevoli che il momento di crisi di vostro figlio è un'opportunità per insegnare e risolvere i problemi allora siete pronti per la fase più importante: l'ascolto empatico. Sedetevi alla sua altezza, parlate in modo rilassato, dedicate del tempo, dimostrate di capire quello che prova ed evitate critiche. La cosa più importante in questa fase è riconoscere il sentimento dei figli e non dare soluzioni o contraddirli pensando di minimizzare un problema.

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4) Aiutare il bambino a trovare le parole per definire le emozioni che prova

Una fase estremamente importante dell'allenamento emotivo, consiste nell'aiutare i bambini a dare un nome alle emozioni che stanno provando. “Fornire ai figli le parole può aiutarli a trasformare una sensazione amorfa e sgradevole in qualcosa di definibile e quindi con confini ben precisi, come ogni altro normale elemento all'interno della vita quotidiana. La collera, la tristezza e la paura diventano così espressioni comuni a tutti e che tutti sono in grado di gestire.”

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5) Porre dei limiti ai comportamenti sbagliati e aiutare il bambino a trovare da solo la soluzione al problema

Dopo aver riconosciuto l'emozione che sta dietro un comportamento sbagliato, esservi messi nei panni del piccolo, aiutarlo a dare un nome a quello che prova, ora dovete fargli capire che se anche il sentimento e l'emozione negativa sono comprensibili certi comportamenti sono inaccettabili. E' infatti compito dei genitori porre dei limiti a capricci e comportamenti sbagliati o pericolosi.

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Educazione delle emozioni…

STILI EDUCATIVI

Genitori non curanti

Genitori censori

Genitori lassisti

Genitori allenatori emotivi Fra

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GENITORI NON CURANTI

Sminuiscono, ridicolizzano o addirittura ignorano le emozioni

negative dei figli.

“ E’ ridicolo che non vuoi andare a scuola.

Non c’è nulla di cui aver paura.

Li ci sono i tuoi amici e ti divertirai.”

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GENITORI CENSORI

Criticano le espressioni di emozioni negative e possono arrivare a

rimproverare o punire i figli per queste manifestazioni emotive.

“E’ ridicolo che non vuoi andare a scuola!

Sono stanca di questo comportamento, non sei più un bambino

piccolo. Agisci da grande! Se continui così, questa è la volta buona

che le prendi!” Fra

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GENITORI LASSISTI

Accettano le emozioni dei figli e si dimostrano empatici, ma non

riescono a offrire loro una guida o a porre limiti al loro comportamento,

spesso rimandano il problema.

•“Oh come ti capisco! E’ naturale che vuoi rimanere a casa con la tua

mamma. Anche io sono triste.

• Magari giochiamo insieme dieci minuti e poi usciamo senza

piangere però!!!”

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GENITORI ALLENATORI EMOTIVI

Partono come i genitori lassisti, empatizzando con le emozioni del

bambino, ma poi colgono l’occasione per parlare dell’emozione, dargli

un nome, e trovare una soluzione, senza distrarlo dalle emozioni

negative che sta provando.

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Possibili conseguenze sui figli…

GENITORE NON CURANTE: condotte razionali e incompetenza affettiva. Sfiducia, chiusura, ansia, intolleranza alle frustrazioni

GENITORE CENSORE: persona ipercoscienziosa e oppressa dai sensi

di colpa, frequentemente presenta fobie per la scuola

GENITORE LASSISTA: difficoltà a riconoscere e modulare le proprie

emozioni. Probabili problemi di concentrazione e di socializzazione.

GENITORE ALLENATORE EMOTIVO: impara a fidarsi delle proprie emozioni e a gestirle. Non ha difficoltà a socializzare pur conservando indipendenza critica e autonomia di giudizio.

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Un percorso per risolvere un problema…

Porre dei limiti a dei comportamenti

inaccettabili

Identificare obiettivi

Pensare alle possibili soluzioni

Valutare le soluzioni alla luce dei valori

familiari

Aiutare il bambino a scegliere la soluzione

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L’UTILIZZO DELLE FIABE Fiabe psicologicamente orientate che permettono al bambino di immedesimarsi nel protagonista ed accedere alle proprie difficoltà emotive in maniera indiretta.

• Reprimere i sentimenti che fanno male non significa farli sparire, anzi solitamente diventano più grandi e forti

• Le emozioni represse possono cancellare tutte le gioie della vita

• Quando le emozioni non vengono condivise ci si può sentire molto soli e spaventati

• Quando si raccontano le proprie emozioni negative, sembrano poi meno gigantesche, spaventose e dolorose

Aiuta i bambini che hanno difficoltà ad esprimere le proprie emozioni

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Utilizzo della fiaba

• Lettura precedente da parte dell’adulto

• Lettura della fiaba al bambino

• Attività suggerite (modalità diverse per affrontare i temi della fiaba senza porre troppe domande dirette libertà di espressione con diverse forme)

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Grazie per l’attenzione! Fra

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