A proposito di acqua…

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A proposito di acqua… La Newsletter del CNR Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza N. 13 del 31/01/2017 Dal 1 novembre 2016 il CNR ISE ha un nuovo Direttore, il Dott. Giuseppe Torzillo. Il Dott. Giuseppe Torzillo è ricercatore al CNR dal 1982 e dal 1982 si occupa di fisiologia e biotecnologia della coltura massiva di microalghe finalizzata alla produzione di alimenti e mangimi e alla produzione di bioenergia (idrogeno e biodiesel). Dal 1 novembre, in seguito al collocamento a riposo della Dott.ssa Marina Manca, ha assunto la direzione (f.f.) del CNR ISE in attesa della nomina del futuro direttore. “Desidero ringraziare la Dott.ssa Manca per l’ottimo lavoro svolto durante la sua direzione e per l’energia, la passione e l’entusiasmo con i quali ha lavorato in questi anni. Nonostante il mio mandato sarà piuttosto breve, non mancherò di affrontare con determinazione i problemi che si potranno presentare in questo periodo. Mi auguro di saper mantenere viva e proficua la collaborazione che lega l’Istituto alle istituzioni locali e di continuare a lavorare insieme per salvaguardare e proteggere il meraviglioso ambiente che ci circonda. Le porte dell’Istituto sono sempre aperte a tutti!” Perché salvare i panda e sterminare gli scarafaggi? L’Europa a supporto della ricerca Cosa fa il fitoplancton nei laghi e perché è utile capirne l’ecologia: le indagini del CNR-ISE News in pillole I prossimi eventi Tutti hanno sentito parlare di biodiversità, pochi sanno veramente cos’è e a cosa serve, ancor meno sanno che la salvaguardia della biodiversità non può passare solo attraverso il salvataggio delle specie “pubblicizzate” dalle campagne ambientaliste. Il panda, specie simbolo del WWF, ha rappresentato per decenni la specie da salvare. E, come specie di aspetto accattivante, capace di far tremare le corde più profonde della nostra sensibilità, ha funzionato da apripista per introdurre il concetto di “conservazione”. Ruolo che per decenni le è stato conteso solo dalla foresta amazzonica, complice la Conferenza Internazionale di Rio de Janeiro (1992) che, per ragioni pubblicistiche, ha trasformato la “diversità” in “biodiversità” e ne ha discusso ponendo particolare attenzione alla diversità della foresta amazzonica e alle conseguenze della sua progressiva distruzione. Successivamente, sull’onda del suscitato interesse per la biodiversità e allarme per la sua perdita, molte specie animali (un po’ meno le specie vegetali, salvo quelle edibili) hanno ricevuto e ricevono attenzione da parte dei media grazie alla encomiabile azione di società ambientaliste – conservazioniste.

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A proposito di acqua…

La Newsletter del CNR Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza

N. 13 del 31/01/2017

Dal 1 novembre 2016 il CNR ISE ha un nuovo Direttore, il Dott. Giuseppe Torzillo. Il Dott. Giuseppe Torzillo è ricercatore al CNR dal 1982 e dal 1982 si occupa di fisiologia e biotecnologia della coltura massiva di microalghe finalizzata alla produzione di alimenti e mangimi e alla produzione di bioenergia (idrogeno e biodiesel). Dal 1 novembre, in seguito al collocamento a riposo della Dott.ssa Marina Manca, ha assunto la direzione (f.f.) del CNR ISE in attesa della nomina del futuro direttore. “Desidero ringraziare la Dott.ssa Manca per l’ottimo lavoro svolto durante la sua direzione e per l’energia, la passione e l’entusiasmo con i quali ha lavorato in questi anni. Nonostante il mio mandato sarà piuttosto breve, non mancherò di affrontare con determinazione i problemi che si potranno presentare in questo periodo. Mi auguro di saper mantenere viva e proficua la collaborazione che lega l’Istituto alle istituzioni locali e di continuare a lavorare insieme per salvaguardare e proteggere il meraviglioso ambiente che ci circonda. Le porte dell’Istituto sono sempre aperte a tutti!”

Perché salvare i panda e sterminare gli scarafaggi?

L’Europa a supporto della ricerca

Cosa fa il fitoplancton nei laghi e perché è utile capirne l’ecologia: le indagini del CNR-ISE

News in pillole

I prossimi eventi

Tutti hanno sentito parlare di biodiversità, pochi sanno veramente cos’è e a cosa serve, ancor meno sanno che la salvaguardia della biodiversità non può passare solo attraverso il salvataggio delle specie “pubblicizzate” dalle campagne ambientaliste. Il panda, specie simbolo del WWF, ha rappresentato per decenni la specie da salvare. E, come specie di aspetto accattivante, capace di far tremare le corde più profonde della nostra sensibilità, ha funzionato da apripista per introdurre il concetto di “conservazione”. Ruolo che per decenni le è stato conteso solo dalla foresta amazzonica, complice la Conferenza Internazionale di Rio de Janeiro (1992) che, per ragioni pubblicistiche, ha trasformato la “diversità” in “biodiversità” e ne ha discusso ponendo particolare attenzione alla diversità della foresta amazzonica e alle conseguenze della sua progressiva distruzione. Successivamente, sull’onda del suscitato interesse per la biodiversità e allarme per la sua perdita, molte specie animali (un po’ meno le specie vegetali, salvo quelle edibili) hanno ricevuto e ricevono attenzione da parte dei media grazie alla encomiabile azione di società ambientaliste – conservazioniste.

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Però è evidente che tutta questa attenzione è diretta verso un numero molto limitato di specie che non fanno generalmente parte dei gruppi faunistici a maggior rischio di estinzione. Stranamente si proteggono delfini, balene, foche, tigri, gorilla, rinoceronti, uccelli di varie specie, ma poco spazio ha l’incredibilmente alto numero di specie meno “attraenti” che si stanno estinguendo nel generale silenzio dei media. Ci sono addirittura eroi che si sono immolati per salvare le balene, ma nessuno si è chiesto se il krill (cibo delle balene) non fosse altrettanto a rischio. La Comunità Europea ha dedicato una Direttiva specifica alla salvaguardia e alla tutela degli Uccelli, mentre specie molto più a rischio vengono al massimo menzionate e “protette” nella Direttiva Habitat. Cioè, salvaguardiamo l’habitat, e se queste specie ci sono ne beneficeranno. Ma agli uccelli sono destinate risorse che ne consentono, nella maggior parte dei casi, lo studio e la conservazione. Non altrettanto per la schiera dei “brutti”, che scompaiono senza “requiem”, ad eccezione di poche specie cosiddette “bandiera” (delle quali parleremo).

Ad esempio, esiste una specie italiana, ormai solo italiana, ormai ristretta solo a pochi posti del Nord Italia, della quale non si conoscono neanche le informazioni fondamentali per tentare una qualche forma di protezione e della quale si perderanno le funzioni essenziali che svolge nell’ecosistema. Il suo destino è ineluttabile: non è bella neanche a “mamma sua”. Eppure non ha “equivalenti ecologici”, vale a dire specie che possano sostituirla nel ruolo che svolge nei particolari ecosistemi che ancora la ospitano. Si chiama Microcondylaea bonelli: ne avete mai sentito parlare? Esiste, a vostra conoscenza, un qualunque movimento ambientalista che se ne sia fatto paladino? Il problema di Microcondylaea bonelli è che è una “cozza” E condivide questa maledizione con la maggior parte delle specie di “cozze” d’acqua dolce. I bivalvi (“cozze”) d’acqua dolce sono il gruppo faunistico a maggior rischio di estinzione a livello mondiale. Ma perché ci dovremmo preoccupare delle “cozze” d’acqua dolce? Per rispondere a questa domanda non possiamo appellarci al trasporto emotivo che ci fa piangere e tremare per le sorti degli animali “attraenti”, come il panda per il quale tutti abbiamo speso una lacrima. Le “cozze” non sono belle, non stimolano il nostro istinto protettivo come i delfini, i volpacchiotti o i pettirossi. Le “cozze” non sono neanche fotogeniche, e ben lo sanno i documentaristi della natura che, quindi, non si occupano di “cozze”. Si parla di elefanti, leoni, bufali, fagiani di monte, galli cedroni, orsi bianchi e oche. Ma di “cozze”? No, di “cozze” no. Anche se hanno un ruolo centrale negli equilibri degli ecosistemi d’acqua dolce.

E allora, se la necessità è preservare l’equilibrio dell’ecosistema, come rendere le cozze “belle”, considerando che forse non sono belle neanche per la loro mamma, che le spara fuori dalle branchie dove le ha incubate e non le guarda più? Le ragioni che possono rendere le “cozze” importanti vanno cercate nella loro utilità. Per fortuna - è il caso di dirlo - i bivalvi d’acqua dolce sono organismi che hanno un grande impatto sulla qualità dell’acqua e per i servizi ecosistemici che forniscono. Ma l’utilità non sembra fare così notizia. Allora, chiediamoci: ha senso proteggere solo le specie “belle” e fotogeniche, e magari sterminare (o lasciare al loro infausto destino) le specie non premiate da simili attributi? E’ così che si preserva la biodiversità? Ma allora vale la pena di chiedersi, innanzitutto, a cosa serve la biodiversità e perché, e cosa sono i “servizi ecosistemici”.

Nicoletta Riccardi e Angela Boggero, Ricercatrici, CNR ISE Verbania

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È argomento di cronaca in questo periodo la discussione sul ruolo dell’Europa nella nostra vita: ci si chiede spesso se l’avere accettato l’euro come moneta unica in Europa nel 2002 (https://europa.eu/european-union/node/590_it) sia stato un vantaggio o meno per la società, cosa ci si guadagna dall’essere parte dell’Europa, e quali conseguenze ci siano state dopo l’entrata in vigore dell’Unione Europea. Non è nostra competenza valutare le ripercussioni economiche, positive o negative che siano, o le relazioni politiche internazionali. Tocchiamo invece quotidianamente con mano cosa l’Europa faccia per la ricerca. Ed è una lista di aspetti quasi esclusivamente positivi.

In un periodo in cui l’Italia si dimentica della ricerca almeno un anno su due, indipendentemente dal colore del governo, e apre (miseri) bandi di ricerca solo ad anni alterni nella migliore delle ipotesi (PRIN, http://prin.miur.it, usciti nel 2010, 2012 e 2015), altri paesi europei hanno ricchi bandi governativi che escono regolarmente due volte l’anno. I ricercatori italiani sono così costretti a rivolgersi quasi solo al mondo europeo per riuscire a finanziare le proprie attività. I bandi europei in campo ambientale, quelli ai quali possiamo partecipare come ISE, sono per fortuna variegati e coprono una vasta gamma di potenzialità, includendo: progetti applicativi LIFE per la conservazione della natura e la protezione dell’ambiente (http://ec.europa.eu/environment/life), progetti H2020 per la ricerca e l’innovazione (https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020), programmi operativi regionali (POR) dal fondo europeo sviluppo regionale (FESR) (http://www.regione.piemonte.it/europa2020/fesr), progetti di collaborazione transfrontaliera INTERREG (http://www.interregeurope.eu), progetti Marie Curie MSCA dedicati alla ricerca di frontiera per giovani ricercatori stranieri (http://ec.europa.eu/research/mariecurieactions), progetti COST per lo scambio di ricercatori (http://www.cost.eu), infrastrutture di ricerca ESFRI (http://ec.europa.eu/research/infrastructures/index_en.cfm?pg=esfri), e progetti ERC dedicati all’eccellenza della ricerca in Europa (https://erc.europa.eu). I bandi europei riescono a coprire le mancanze del governo italiano e permettono ai ricercatori di continuare le loro attività. Certo, non è facile trovarsi a competere a livello europeo, ma questa difficoltà diventa anche un momento di crescita e confronto utile a tutti. L’Europa è oggi fondamentale per noi ricercatori perché ci consente di sopravvivere e progredire, con la speranza che l’Italia e il CNR tornino presto a ricordarsi che la ricerca scientifica è davvero alla base di tutte le innovazioni che ci circondano e quindi meriterebbe di essere supportata con maggiori risorse e continuità.

I progetti europei in corso o appena terminati ai quali il CNR-ISE partecipa sono:

Marie Curie MSCA: ANchialine CAVes to understand Evolutionary processes - ANCAVE

Rotifers As Vehicles for Epibiotic bacteria RAVE http://cordis.europa.eu/project/rcn/195127_en.html

POR-FESR:

Piattaforma Interoperabile Tecnologica di Acquisizione, Gestione e ORganizzazione dei dati Ambientali PITAGORA http://www.ise.cnr.it/it/projects/pitagora

Tracciabilità e Identificazione Molecolare di Specie Ittiche - FISHTRACK Produzione ecosostenibile di poliidrossialcanoati (PHAs) e loro utilizzo in materiali compositi per applicazioni in campo

marino-costiero e agricolo-vivaistico - PHA

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LIFE: Conservation and management of freshwater fauna of EU interest within the ecological corridors of Verbano Cusio Ossola

IdroLIFE www.IdroLIFE.eu Sustainable Monitoring And Reporting To inform forest- and environmental awareness and protection

SMART4action http://www.ise.cnr.it/it/projects/smart4action Innovative System for the Biochemical Restoration and Monitoring of Degraded Soils

BIOREM http://www.biorem.ise.cnr.it/ Innovative integrated methodology for the use of decontaminated river sediments in plant nursing and roadbuilding

CLEANSED http://www.lifecleansed.com/ Environmental quality and pressures assessment across Europe: the LTER network as an integrated and shared system for

ecosystem monitoring ENVEUROPE http://www.enveurope.eu

Local hydro-morphology, habitat and RBMPs: new measures to improve ecological quality in South European rivers and lakes InHabit http://www.life-inhabit.it

Azioni COST: Developing new genetic tools for bioassessment of aquatic ecosystems in Europe

DNAqua-net http://www.cost.eu/COST_Actions/ca/CA15219 New and emerging challenges and opportunities in wastewater reuse

NEREUS http://www.cost.eu/COST_Actions/essem/ES1403 Networking Lake Observatories in Europe

NETLAKE http://www.cost.eu/COST_Actions/essem/ES1201 European Network for Algal-Bioproducts

EUAlgae http://eualgae.eu/

H2020: Sustainable Algae Biorefinery for Agriculture aNd Aquaculture - SABANA

Long-term ecosystem research in Europe eLTER http://www.lter-europe.net/lter-europe/projects/eLTER

Infrastrutture ESFRI:

European e-Science research infrastructure on biodiversity and ecosystems LifeWatch http://lifewatch.eu

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La fotosintesi clorofilliana è quel processo biochimico grazie a cui un po' di anidride carbonica ed un po' di acqua vengono trasformate in sostanza organica, disponibile per il nutrimento degli organismi animali. La reazione è possibile grazie all'energia solare, che i vegetali possono catturare ed utilizzare, tramite molecole come la clorofilla, i carotenoidi e le ficobiline. Chi effettua la fotosintesi in ambiente acquatico? Indubbiamente piante sommerse (macrofite) e macroalghe danno il loro apporto, tuttavia la parte da protagonisti è svolta dal fitoplancton, insieme di organismi vegetali di dimensioni microscopiche: infatti, si stima che esso produca circa il 95% della quantità totale di materia organica fotosintetizzata, ogni anno, negli ecosistemi acquatici. E’, quindi, evidente il ruolo fondamentale che questi piccoli vegetali svolgono nei mari e nei laghi del nostro Pianeta. Il fitoplancton è costituito da organismi che presentano grande varietà di forme e dimensioni, hanno cellule che vivono solitarie o riunite in colonie più o meno grandi e con aspetto differente.

La molteplicità di forme e dimensioni rispecchia gli adattamenti ecologici e fisiologici finalizzati a rendere il più efficiente possibile il processo fotosintetico in un ambiente, come quello acquatico, dove le condizioni fisiche e chimiche sono molto variabili nell'arco delle stagioni: fronteggiare i cambiamenti di luce, temperatura, quantità di nutrienti, nonché l'inevitabile sedimentazione verso le acque profonde, dove la luce non arriva, è essenziale per la sopravvivenza.

Poiché il cambiamento delle condizioni fisiche e chimiche determina la successione di organismi con morfologia e capacità fisiologiche differenti, la composizione del fitoplancton fornisce informazioni sulla qualità dell'ambiente acquatico e può indicare l'esistenza di un disturbo. Per esempio, un eccessivo apporto di sostanze nutritive, determina una proliferazione algale molto abbondante, unita alla comparsa di organismi fitoplanctonici in grado di sopportare le condizioni ambientali alterate. Uno degli argomenti di ricerca su cui si è sviluppata, fin dalla sua fondazione, la storia del CNR-ISE è proprio lo studio del fitoplancton in condizioni naturali e di disturbo: le indagini sulla comunità fitoplanctonica hanno permesso di comprendere le alterazioni dell'ecosistema lacustre in casi di grave inquinamento, come avvenuto nel Lago d'Orta, o di analizzare i processi di eutrofizzazione e gli effetti degli interventi di risanamento, come nel caso del Lago Maggiore. Una parte considerevole di queste indagini sono state condotte nell'ambito dei programmi di ricerca finanziati dalla Commissione

Internazionale per la Protezione delle Acque Italo-Svizzere ed hanno contribuito a far includere il Lago Maggiore tra i siti di ricerca delle reti europea ed italiana per le ricerche ecologiche a lungo termine (LTER Europe ed LTER Italia). Inoltre gli studi a lungo termine sul fitoplancton del Lago Maggiore, confrontato anche con quanto osservato negli altri grandi laghi subalpini, hanno dimostrato come questi organismi siano validi indicatori anche rispetto alle modificazioni degli ecosistemi lacustri a seguito dei cambiamenti climatici. In questo contesto, è stata di particolare rilievo la recente collaborazione tra alcuni ricercatori dell’ISE (Piero Guilizzoni, Andrea Lami e Giuseppe Morabito) ed un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato da Zofia Taranu, del Department of Biology, McGill University di Montréal (Québec, Canada). Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Ecology Letters (18: 375-384, 2015) ha dimostrato come i cianobatteri fitoplanctonici siano aumentati, in diversi laghi dell’area temperata dell’emisfero settentrionale, a seguito del riscaldamento globale.

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La pluriennale esperienza di ricerca del CNR-ISE negli studi sul fitoplancton lacustre ha portato i fitoplanctologi dell'Istituto a lavorare attivamente, all'interno di gruppi di ricerca europei e nazionali, per la messa a punto di indici, basati sulla composizione del fitoplancton, adatti a misurare lo stato di qualità delle acque lacustri, secondo quanto richiesto dalla normativa Comunitaria e Nazionale per la tutela dei corpi idrici. In questo contesto, la partecipazione ai progetti europei WISER ed INHABIT è stata importante per studiare nuovi indici di qualità, per proporre miglioramenti nelle procedure analitiche, per valutare la risposta del fitoplancton a nuove pressioni antropiche

Negli ultimi anni, inoltre, l'orizzonte spaziale delle indagini sul fitoplancton si è letteralmente ampliato: grazie alla collaborazione con un altro Istituto del CNR (IREA), è stato possibile investigare le potenzialità legate all'utilizzo delle immagini da satellite per studiare, ad ampia scala spaziale ed elevata frequenza temporale, lo sviluppo dei popolamenti fitoplanctonici nei laghi. In questo nuovo ambito di ricerca, gli sforzi più consistenti sono stati compiuti con il progetto BLASCO (Blending LAboratory and Satellite techniques for detecting CyanObacteria), finanziato da Fondazione CARIPLO. Lo scopo del progetto è quello di capire, attraverso l’utilizzo di dati provenienti da osservazioni da satellite e di misure sperimentali, effettuate in laboratorio e sui laghi, quando e dove si sviluppano le fioriture dei cianobatteri (organismi del microplancton vegetale, potenzialmente tossici) e di seguirne l’evoluzione in tempo reale.

Nel primo anno di indagini sono state prodotte mappe tematiche degli eventi di fioritura verificatesi in alcuni laghi subalpini (Maggiore, Varese, Pusiano). Nei prossimi mesi di attività del progetto BLASCO sarà possibile garantire la produzione di mappe satellitari più specifiche sulle fioriture dei cianobatteri, permettendo di comprendere meglio la dinamica di questi fenomeni. In conclusione, possiamo dire che le ricerche sull’ecologia del fitoplancton rappresentano un buon esempio di come sia possibile coniugare il miglioramento delle conoscenze scientifiche con la divulgazione di informazioni utili a pianificare e salvaguardare le acque e la biodiversità dei nostri laghi, attraverso una gestione il più possibile sostenibile.

Giuseppe Morabito, Ricercatore, e Tommaso Sforzi, Collaboratore, CNR ISE Verbania

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Il 33° congresso della Società Internazionale di Limnologia, tenutosi a Torino nell’agosto 2016, ha avuto un notevole successo. Vi hanno partecipato 816 ricercatori provenienti da 58 nazioni e vi sono state presentate 664 comunicazioni scientifiche. I ricercatori dell’ISE hanno avuto un ruolo molto rilevante nella sua organizzazione, curata da Roberto Bertoni e Cristiana Callieri, come chair e co-chair del congresso, e da altri sei ricercatori dell’ISE come membri del comitato organizzatore. In riconoscimento della rilevanza e del successo dell’evento, il Presidente della Repubblica, On. Sergio Mattarella, ha offerto a Roberto Bertoni una targa commemorativa in bronzo.

Roberto Bertoni, Ricercatore associato, CNR ISE Verbania

È di questi giorni l’approvazione del progetto CYAO “CYAnobacteria platform Optimised for bioproduction” da parte della Fondazione Cariplo. Il progetto avrà una durata di 36 mesi e coinvolgerà oltre il CNR ISE, altri due istituti del CNR (IBAF – capofila e IBBA) e l’Istituto di Microbiologia dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca. Il progetto si propone di ottimizzare la produzione in bioreattori di organismi aquatici unicellulari, su scala pre-industriale, migliorandone l’efficienza fotosintetica e stimolandoli per ottenere un’elevata produzione di carotenoidi. I carotenoidi vengono normalmente addizionati ai mangimi per l’acquacultura (caratteristico colore rosa delle carni di trote e salmoni allevati) per aumentarne il valore nutrizionale.

Il progetto CYAO si propone: a) di testare l’aggiunta di estratti di cianobatteri ai mangimi utilizzati in acquacoltura, come fonte naturale di carotenoidi, b) di misurare la qualità nutrizionale delle carni di pesce, c) di quantificare il valore aggiunto dei carotenoidi naturali per una produzione sostenibile e una riduzione dei costi di produzione.

Nicoletta Guerrieri, Tecnologa, Pietro Volta e Andrea Lami, Ricercatori, CNR ISE Verbania

Continuano i lavori di digitalizzazione e sistemazione dell’archivio del CNR ISE. Grazie alla Fondazione CRT anche quest’anno sarà possibile continuare a lavorare sul materiale a disposizione, per sistemarlo e renderlo fruibile anche al pubblico esterno, in aggiunta a quanto predisposto con il lavoro già eseguito, disponibile in http://www.ise.cnr.it/archivio. L’Istituto è riuscito inoltre ad accedere ad un contributo della Regione Piemonte, Settore Promozione dei Beni librari e archivistici, che finanzierà un progetto per l'acquisizione di documenti, foto e altro materiale archivistico sul tema "Inquinamento e risanamento del Lago d'Orta"

L'Istituto si è occupato sin dalla sua fondazione (1938) di questo lago, con studi sulla chimica e sulla biologia delle acque che ne hanno documentato il progressivo degrado. Con il diminuire dell’inquinamento, a partire dal 1980, l’Istituto ha ideato e diretto le operazioni di liming, che hanno portato al risanamento delle acque del lago pesantemente inquinate da alcuni impianti industriali locali. Nel 2015, soprattutto grazie al Demanio Idrico del Lago d’Orta, è stato possibile avviare un progetto (ITTIORTA) di reinserimento delle specie ittiche tipiche delle acque pelagiche, come il coregone lavarello e l'agone, specie ancora assenti nonostante la buona qualità chimica delle acque del lago. Sono quindi molti i documenti presenti in Istituto che raccontano la storia del Lago d’Orta e che, grazie al contributo della Regione Piemonte, andranno ad arricchire l'archivio storico in via di sistemazione.

Rosario Mosello, Ricercatore associato, CNR ISE Verbania

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I prossimi eventi:

Seminario di Paola Bonfante – CNR ISE, 4 luglio 2017

Il prossimo 4 luglio Paola Bonfante, Professoressa di Botanica

all’Università di Torino, sarà ospite dell’Istituto e terrà un seminario

sulle relazioni tra batteri e funghi nei suoli e sull'impatto che questi

hanno sulle piante.

La ricerca condotta da Paola Bonfante è tradizionalmente

focalizzata sulla biologia delle interazioni tra funghi e piante,

nonché tra batteri e funghi, utilizzando approcci biochimici e

biomolecolari. Ha scoperto un gruppo di endobatteri che vivono

all'interno dei funghi micorrizici e ne modulano alcuni tratti

funzionali.

Attualmente si occupa di biodiversità fungina nel suolo, dell'impatto dei funghi negli ecosistemi

naturali e agricoli e degli effetti sistemici di funghi micorrizici sulle caratteristiche della pianta.

Nella sua carriera scientifica Paola Bonfante ha pubblicato più di 250 articoli su riviste

internazionali ed è quinta nella lista dei migliori scienziati italiani nel settore delle scienze

biologiche e naturali. E' editor di molte riviste scientifiche internazionali e valutatore di progetti di

ricerca per enti svizzeri, tedeschi, inglesi ed americani. Dal 2011 è membro dell'Accademia dei

Lincei.

Maggiori informazioni relative al seminario saranno a breve disponibili sul sito web dell’Istituto.

Inquinamento atmosferico e sostenibilità: dagli impatti a possibili soluzioni

– ENEA, Roma, 16-17 marzo 2017

L’inquinamento atmosferico è riconosciuto come il principale

rischio ambientale per la salute umana e rappresenta ormai

una urgente questione sociale.

L'ENEA organizza due giornate informative dal titolo:

"Inquinamento atmosferico e sostenibilità: dagli impatti a

possibili soluzioni - Un approccio integrato".

Il convegno rappresenta un’occasione per riunire tutti i gruppi che lavorano alla riduzione degli

impatti degli inquinanti sugli ecosistemi e si pone come obiettivo quello di organizzare gruppi di

lavoro trans-disciplinari, per migliorare le conoscenze e le interconnessioni ed individuare nuovi

filoni di sviluppo e ricerca.

All’evento, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della difesa del Territorio e del Mare,

parteciperanno anche alcuni ricercatori dell’Istituto, da anni National Focal Point per il programma

di monitoraggio delle acque.

Maggiori informazioni sono disponibili al link:

http://www.enea.it/it/comunicare-la-ricerca/events/inquinamento/atmosferico16marzo

Consiglio Nazionale delle Ricerche

Istituto per lo Studio degli Ecosistemi

Largo Tonolli 50 - 28922 Verbania Pallanza (VB) - Tel. +39 0323 518300; Fax: +39 0323 556513 http://www.ise.cnr.it E-mail: [email protected]

Se non si desidera ricevere questa newsletter, scrivere a [email protected] o chiamare il numero 0323 518300.