A piedi da Borgio Verezzi (SV) a Napoli · Le “pietre lan iate”, effetto di una olata lavia. Il...

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A piedi da Borgio Verezzi (SV) a Napoli Breve fotocronaca dell’avventura di Luigi Vassallo e Carmen Vetrone 19 settembre 2016 . Da Borgio a Savona km.26 La partenza dalla “nostra” Caffetteria Al 163. La nostra amica Milly ci raggiunge a Finale e cammina con noi fino a Savona.

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A piedi da Borgio Verezzi (SV) a Napoli

Breve fotocronaca dell’avventura di Luigi Vassallo e Carmen Vetrone

19 settembre 2016 . Da Borgio a Savona km.26

La partenza dalla “nostra” Caffetteria Al 163.

La nostra amica Milly ci raggiunge a Finale e cammina con noi fino a Savona.

Quando vai a èpiedi, scopri cose che in auto non vedi.

20 settembre. Da Savona a Cogoleto km.22

Uscendo da Savona, una splendida villa da restaurare.

Un ponte in legno per raggiungere la passeggiata a mare di Savona.

Albissola: una galleria ferroviaria trasformata in pista ciclopedonale.

21 settembre. Da Cogoleto a Genova Cornigliano km.22

L’arcobaleno: auspicio di buon tempo.

Galleria Cogoleto – Arenzano: i graffiti ispirati a De André.

Lungomare di Arenzano: la statua con l’iscrizione “Se libero uno muore, non importa di morire”.

Genova Pegli: il divieto di balneazione per acque inquinate. C’era anche nel 1974 quando ci

venimmo in viaggio di nozze.

22 settembre. Da Genova Cornigliano a Pieve km.22

I portici di Sampierdarena ricordano quelli di via XX Settembre a Brignole.

Sulla via per il Porto Vecchio di Genova: il Comune ringrazia i negozi che si prendono cura delle

aiuole, ma alcuni se ne prendono cura, altri si prendono solo i ringraziamenti.

La discesa a mare di Boccadasse.

Il monumento ai Mille a Quarto. Carmen merita la foto: anche lei sta conducendo un’audace

spedizione al Sud.

La Liguria delle tante scale.

La Via alla Chiesa a Pieve Ligure: dopo la prima rampa abbiamo contato 168 scalini. E poi una lunga

salita senza scalini fin o al nostro alloggio.

23 settembre. Da Pieve a Zoagli km.21

La fatica delle salite sulle nostre facce.

24 settembre. Da Zoagli a Moneglia km.13 a piedi.

Il cammino è interrotto dalle Gallerie di Moneglia. Sono vecchie gallerie ferroviarie molto strette,

adibite al transito delle auto ma solo a senso alternato. Il transito ai pedoni è assolutamente

vietato e comunque impossibile. Non ci passeremmo tra le auto e il muro della galleria. Carmen

chiede un passaggio in auto a una coppia di anziani. Così’ arriviamo a Moneglia prima del previsto

e giriamo per il paese.

Gruppo ligneo nella Chiesa di San Giorgio.

Chiesetta all’aperto di Nostra Signora delle Grazie.

La catena del porto strappata ai Pisani nella battaglia della Meloria (1284).

Un’antica fontana a pompa.

25 settembre. Da Moneglia a Levanto km.20

Saliamo nel bosco di Framura.

Il mascherone fontana all’ingresso dell’abitato di Framura.

26 settembre. Da Levanto a Riomaggiore. In battello, scendendo a ogni sosta per visitare le

Cinque terre.

Il trekking ch piacerebbe a Luigi.

I versi di Montale nella salita a Monterosso.

Un archivolto con una fontana a Vernazza.

La fontana per cani a Manarola.

27 settembre. Da Riomaggiore a San Terenzo km.21

La terribile salita di via Antonio Gramsci.

Una splendida vista al termine della terribile salita.

Una caserma abbandonata a La Spezia.

Una sagra organizzata dal PCI, che, contrariamente a quanto si crede e si dice, deve essere ancora

vivo.

28 settembre. Da San Terenzo ad Ameglia km.20

Terrazzamenti e ulivi.

In un bar a Montemarcello: vecchie macchine per cucire trasformate in tavolini.

29 settembre. Da Ameglia a Forte dei Marmi km.22

Dalla Liguria alla Toscana: le spiagge diventano più grandi ….

E i prezzi delle case diventano più piccoli.

Località Ricortola: una Bibliocabina (una volta era cabina telefonica), dove si prendono e si portano

libri per farli leggere.

Località Poveromo: il nome sembra fatto apposta per Luigi.

30 settembre. Da Forte dei Marmi a Torre del Lago Puccini km.19

Burlamacco, la mascotte del Carnevale di Viareggio.

Il monumento a Inico Campioni, un ammiraglio che dopo l9 settembre 1943 rifiuta di passare con i

nazifascisti, viene condannato a morte e comanda lui stesso il plotone d’esecuzione.

Una curiosa commistione tra Buddha e spogliarelliste.

Un venditore ambulante africano, che ha ingenuamente creduto alle previsioni meteorologiche e

si è messo a vendere ombrelli in pieno sole.

1 ottobre. Da Torre del Lago a Lucca km.20

Una protesta ambientalista.

Cascate di Ripafratta.

Lungo il fiume verso Lucca.

2 ottobre. Da Lucca ad Altopascio km.20

Sull’asfalto l’icona del Pellegrino, simbolo della Via Francigena.

I cipressi toscani.

3 ottobre. Da Altopascio a San Miniato km.23

Una pietra “miliare” della Via Francigena (V F).

L’antico ponte in legno di Greppi, ricostruito.

Cavalli al pascolo.

4 ottobre. Da San Miniato a Gambassi km.21

Una cassetta di Primo Soccorso per i pellegrini della Via Francigena.

Copia di un documento attestante il passaggio nel 1506 verso Roma del 1° Corpo di Guardie

Svizzere, voluto da papa Giulio <II.

Un casolare abbandonato.

5 ottobre. Da Gambassi a San Gimignano km.16

Pancole: statua lignea di Madonna che allatta il bambino.

Casolare abbandonato.

Le torri di San Gimignano.

6 ottobre. Da San Gimignano a Monteriggioni km.22

Salita verso Monteriggioni.

L’ingresso a Monteriggioni.

La casa di accoglienza.

7 ottobre. Da Monteriggioni a Siena km. 16

Carmen, Luigi e due amici trentini che camminano da Lucca a Siena.

Siena: la Porta Camollia.

8 ottobre. Sosta di un giorno a Siena

Una multa del 1649 a chi buttava immondizia in strada.

9 ottobre. Da Siena a Ponte d’Arbia km.26

Usciamo da Siena con la nebbia.

Camminare per strade bianche che attraversano campi e non incontrare nessuno.

10 ottobre. Da Ponte d’Arbia a San Quirico d’Orcia km.20

Sergio, il nostro affittacamere, con uno dei suoi asinelli.

Un casolare abbandonato.

Vasta estensione di campi.

11 ottobre. Da San Quirico a Ricorsi km.21

Vignoni Alto: la lapide per i partigiani uccisi alla vigilia della Liberazione.

Bagni Vignoni: la vasca di acqua termale calda nella piazza.

12 ottobre. Da Ricorsi a Radicofani km 8

Radicofani: una tavola di Andrea Della Robbia nella Chiesa di S. Agata.

Radicofani: piazza San Pietro.

13 ottobre. Da Radicofani ad Acquapendente km.23

Usciamo da Radicofani. Fa freddo. Siamo a 814 metri e c’è stata la neve intorno.

Un gregge di pecore.

Entriamo nel Lazio. Piove forte. Abbandoniamo la strada di campagna infangata e corriamo rischi

su una Cassia trafficata.

Centeno: una lapide in ricordo della quarantena di Galilei.

Pausa dalla pioggia alla trattoria “Vecchio Forno”.

14 ottobre. Da Acquapendente a Bolsena km.22

Un casolare abbandonato.

Dalle suore di Bolsena. La nostra camera dà sui tetti. Ci accoglie una giovane suora africana che

deve badare anche a anziane suore italiane. Sistemazione spartana: solo dormire, né cena né

colazione.

15 ottobre. Da Bolsena a Montefiascone km.20

Le “pietre lanciate”, effetto di una colata lavica.

Il guado del Fosso di Arlena. L’acqua è profonda. Per superare il guado bisogna tenersi in equilibrio

sui massi. Carmen ce la fa. Luigi cade in acqua.

L’antico basolato romano. Ha più di 2000 anni e resiste ancora, mentre le nostre strade tendono a

sfaldarsi con le piogge. Ora stiamo camminando sulla Storia: qui sono passati i legionari romani e i

carri dei mercanti.

Carmen adocchia un fico su un albero e non se lo lascia scappare.

16 ottobre. Da Montefiascone a Viterbo (Agriturismo Montigliano) km. 18

Usciamo con la nebbia.

Stradine intagliate nel tufo.

17 ottobre. Da Viterbo a Vetralla km. 13

La “Panchina del Pellegrino”: sembra messa apposta per Luigi.

Vetralla: la salita al Monastero delle Benedettine con i murales.

18 ottobre. Da Vetralla a Sutri km.20

Le Torri di Orlando, ruderi di un’antica abbazia, che la fantasia popolare ha collegato al paladino

Orlando.

Capranica: pausa pranzo con una zuppa di ceci e castagne, servita in una forma di pane dalla quale

è stata tolta la mollica.

19 ottobre. Da Sutri a Campagnano km.21

Un topolino ucciso sulla Cassia. Altre volte abbiamo visto uccisi una volpe, scoiattoli, ghiri, ricci.

Sull’Aurelia, sulla Cassia e sulla Domitiana abbiamo visto tanti altarini o targhe i memoria di

persone uccise in incidenti stradali.

Un sentiero fangoso, uno di quelli che ci è capitato di percorrere. Nel fango si fa fatica, perché gli

scarponcini diventano pesanti e poi si rischia di scivolare.

20 ottobre. Da Campagnano a La Storta km.20 (partendo dal Santuario della Madonna del

Sorbo)

Parco di Veio: cavalli, pecore e poi mucche, vitelli, puledri, agnelli pascolano l’uno accanto all’altro

senza darsi fastidio.

Ponte di legno sul torrente Valchetta. Secondo la nostra guida cartacea dovremmo guadare il

torrente saltellando su massi, ma la guida non sa che un mese fa è stato inaugurato questo ponte,

che salva Luigi da una nuova caduta in acqua.

Isola Farnece: un minaccioso avvertimento a chi butti immondizia.

21 ottobre. Da La Storta a Roma (quartiere Balduina) km.14

Usciamo dalla Casa per ferie delle Suore di La Storta (che in realtà è un albergo, niente a che

vedere con l’accoglienza spartana e la spiritualità dell’essenziale delle Suore di Bolsena e di

Vetralla) e ci tuffiamo nel caotico traffico di Roma. Ma prima un ultimo sprazzo di serenità: questi

muri decorati sulla strada.

I tratti della pista ciclopedonale, che unisce le stazioncine dei vari quartieri romani sulla linea

Monte Mario – Balduina, sono intitolati ognuno a una delle Madri Costituenti, cioè le 21 donne

elette il 2 giugno nel 1946 per scrivere, insieme con tanti maschi, la nostra Costituzione.

Andiamo a prendere nostro nipote Riccardo alla scuola materna. Resteremo con lui e i suoi

genitori fino al 28 ottobre.

29 ottobre. Da Santa Maria delle Mole a Nemi km.18

Ci avventuriamo alla volta di Napoli con poche informazioni, ricavate soprattutto da internet. Da

Roma in treno fino a Santa Maria delle Mole, poi a piedi.

Castel Gandolfo: un’ironica scritta sul Papa in un ristorante.

Il lago di Albano.

Il sentiero nel bosco verso Nemi.

30 ottobre. Da Nemi a Velletri km.12 a piedi. Poi in treno Velletri-Roma-Formia

Il lago di Nemi. Fa molto freddo e alle 7.30 il bar dell’albergo è ancora chiuso. Anche le brioches

che ci danno sono fredde.

Il sentiero nel bosco uscendo da Nemi.

A terra foglie secche. Quando siamo partiti dalla Liguria, le foglie erano ancora sugli alberi ed

erano verdi.

Formia: una lapide in memoria di un ragazzo pakistano ucciso a 12 anni perché lottava in difesa dei

diritti dei minori sul lavoro.

31 ottobre. Da Formia a Baia Domitia km.22

Uscendo da Formia: la colonna della Libertà, eretta nel 1799 e ricostruita.

Uscendo da Formia: su una casa una lapide in memoria di Antonio Gramsci.

Ponte pensile sul Garigliano, costruito dai Borbone nel 1832.

Verso Baia Domitia. Strada lunga e diritta, senza ombra. Fa caldo. Non incontriamo nessuno. Auto

in sosta vuote e spari di cacciatori intorno.

1 novembre. Da Baia Domitia a Mondragone km.15

Il cartello sulle “buche in formazione”: ci avverte che camminiamo a nostro rischio! Fino a quando

dovranno “formarsi” le buche per essere colmate?

Una discarica abusiva, una delle tante che vedremo in questi giorni.

2 novembre. Da Mondragone a Castel Volturno km.18

Campi coltivati a ortaggi. Carmen raccoglie foglie di cavolo per l’infiammazione del suo ginocchio.

Discarica abusiva per la strada.

Altri rifiuti abbandonati. In questa zona abbiamo notato: garage con insegne di chiese non

cristiane, probabilmente frequentate da immigrati africani; in un garage, tra due mucchi di rifiuti,

la sede della Guardia Ambientale; un manifesto funebre in dialetto africano, tradotto in inglese ma

non in italiano; tanti neri che non ci guardavano; nessun nero insieme con un bianco. Sulla

Domitiana prostitute ogni 200 o 300 metri: le africane ci salutavano, le bianche (forse dell’Europa

dell’est) ci ignoravano.

Una pineta, sotto il controllo della Forestale, chiusa al pubblico con reti e cancellate per evitare

intrusioni e danneggiamenti.

Una scena straziante, che inserisce in questa giornata una sensazione di “umanità”: un cane

morto, al quale qualcuno ha coperto la testa con un cartone, e, soprattutto, accanto c’è un altro

cane che lo veglia.

A sera nel nostro albergo a Castel Volturno: all’improvviso una cameriera entra, senza bussare,

per lasciare un biglietto con l’augurio di buonanotte da parte della Direzione. Meno male che non

eravamo nudi!

3 novembre. Da Castel Volturno a Pozzuoli km.18, ma non li faremo tutti.

Ancora la pineta protetta da reti e cancellate.

Superato il Volturno, siamo a Lago Patria. Fin qui abbiamo camminato per 12 chilometri.

A Lago Patria, mentre Luigi attraversa la strada, un giovane su uno scooter sbanda e lo colpisce

nello zaino sulla schiena (meno male che la schiena era protetta dallo zaino) proiettandolo a terra

e provocandogli la frattura del gomito sinistro. Urla disperate di Carmen. Il ragazzo che scappa

lasciando lo scooter a terra. Un gentilissimo signore che si precipita a soccorrerci, farfuglia in

inglese finché capisce che siamo italiani cole lui, chiama un’ambulanza e accompagna Carmen in

ospedale con la sua auto; un altro signore, un avvocato, che ci offre la sua assistenza per la pratica

di risarcimenti danni lasciandoci un biglietto da visita, che Luigi poi butterà perché non vuol fare

soldi sulla sua disgrazia. All’ospedale di Pozzuoli ci fanno aspettare diverse ore e intanto Luigi

racconta alle infermiere il nostro cammino; quelle restano incantate e trascurano i pazienti, ma in

verità, anche prima del racconto, non erano molto sollecite. Luigi rifiuta di essere operato a

Pozzuoli e firma la dichiarazione che se ne va sotto la sua completa responsabilità. Carmen chiama

un tassista per farci portare all’albergo di Pozzuoli, già prenotato e pagato via internet. L’autista

dice di essere un maratoneta e che tuttavia il nostro cammino è una cosa così straordinaria che lui

la vuole raccontare a tutti quanti. L’ indomani andiamo in treno a Benevento, dove ci sono i nostri

parenti e dove Luigi sarò operato. Da Pozzuoli a Napoli mancavano meno di 15 chilometri a piedi,

col nostro passo 3 o 4 ore. A Napoli, comunque, non ci siamo arrivati.