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B A ANNO XV N°864 4 AGOSTO 2015 RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila INDAGINI SU SCIPIONE (2) . ALLORIGINE DI UNA MENTALITÀ CHE CONTINUA A FAR DANNI AL NOSTRO PATRIMONIO ARTI STICO E CULTURALE. A CURA DI STEFANO BORSELLI. M I S FAT T I & S CON F I T T A D I S A R U M A N. SCONFITTA A H I M È M O M E N T A N E A : COM E S I V E D E, L O GI C A E FAT T I NO N L A P O S S O N O VI N CER E C ONT RO LE ME LLONAG GI NI D E L L E «P E RSON E DI GA R B O ». U La serie sul vescovo giansenista di Pistoia, iniziata col n° 862, prose- gue con una rassegna antologica dalle due Anno- tazioni di Giovanni Marchetti e da altri libelli antiscipioneschi usciti al suo seguito. I polemici e spesso ironici opuscoli intorno al 17881790 fece- ro scaldare lItalia, ottenendo un vero successo editoriale. Dal fronte giansenista si cercò di ri- spondere, a partire dal deRicci medesimo che contro le Annotazioni paciche scrisse addirit- tura una Lettera Pastorale, ma quella batta- glia le «persone di garbo» la persero, merito so- prettutto della grande levatura intellettuale di Marchetti, al quale in seguito De Maistre chiese di controllare e correggere il suo Du Pape. Nono- stante ciò oggi dobbiamo constatare che il nome di Giovanni Marchetti è dimenticato, anche nella sua amata Empoli che forse non lo meritava. Mo- tivo in piú per ricordarlo: nel prossimo numero della serie pubblicheremo una sua biografia. N a Le Annotazioni paciche mettono in dubbio la natura aquilina di Monsignore e quegli perde la trebisonda. M Mediocrità di talenti. * T ornano alla memoria degli uomini i vari anni della vostra dimora nel Seminario di Ro- ma; e quelli, che allora vi trattarono piú da vici- no, sebbene vi abbiano conosciuto sempre per uomo di poche tavole; sono testimoni costanti della invariata vostra morigeratezza e diligenza sudoveri di ogni maniera. Se la troppo eviden- te mediocrità di talenti non dava luogo a pro- * Anonimo (Giovanni Marchetti), Annotazioni paciche di un parroco cattolico a Monsignor Vescovo di Pistoia e Prato sopra la sua lettera pastorale del 5 ottobre 1787... V Ed., 5 marzo 1788, p. 6. INDICE 1 Le Annotazioni paciche mettono in dubbio... 8 Un’innovazione che è rimasta... 9 Distruzioni talebane, lucrative. 12 Percorrendo la Contea. 14 Marchetti buono anche oggi. Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sullEditoria n°62 del 2001. Direttore: Stefano Borselli. Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Mishe, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salín- garos, Andrea G. Scio, Stefano Serani, Stefano Silvestri, Massimo Zaratin. © 2014 Stefano Borselli. Questa rivista è licenziata sotto Creative Commons. At- tribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia License. il.covile@gmail.com. Arretrati: www.ilcovile.it. Caratteri utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Stemann e gli Education di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. ☞Programmi: impaginazione LibreOce (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

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BAANNO XV N°864 4 AGOSTO 2015

RIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI

E VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

INDAGINI SU SCIPIONE (2). ALL’ORIGINE DI UNA MENTALITÀ CHE CONTINUA A FAR DANNIAL NOSTRO PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE. A CURA DI STEFANO BORSELLI.

M I S F A T T I & S C O N F I T T AD I S A R U M A N.

S C O N F I T T A A H I M È M O M E N T A N E A :C O M E S I V E D E , L O G I C A E F A T T I

N O N L A P O S S O N O V I N C E R E CONTRO LE MELLONAGGINI

DELLE «PERSONEDI GARBO».

U

La serie sul vescovo giansenista diPistoia, iniziata col n° 862, prose-

gue con una rassegna antologica dalle due Anno-tazioni di Giovanni Marchetti e da altri libelliantiscipioneschi usciti al suo seguito. I polemici espesso ironici opuscoli intorno al 1788–1790 fece-ro scaldare l’Italia, ottenendo un vero successoeditoriale. Dal fronte giansenista si cercò di ri-spondere, a partire dal de’ Ricci medesimo checontro le Annotazioni pacifiche scrisse addirit-tura una Lettera Pastorale, ma quella batta-glia le «persone di garbo» la persero, merito so-prettutto della grande levatura intellettuale diMarchetti, al quale in seguito De Maistre chiesedi controllare e correggere il suo Du Pape. Nono-

☞ stante ciò oggi dobbiamo constatare che il nome diGiovanni Marchetti è dimenticato, anche nellasua amata Empoli che forse non lo meritava. Mo-tivo in piú per ricordarlo: nel prossimo numerodella serie pubblicheremo una sua biografia. N

a Le Annotazioni pacifiche mettono in dubbio la natura aquilina di Monsignore equegli perde la trebisonda.

M Mediocrità di talenti.*

Tornano alla memoria degli uomini i varianni della vostra dimora nel Seminario di Ro-ma; e quelli, che allora vi trattarono piú da vici-no, sebbene vi abbiano conosciuto sempre peruomo di poche tavole; sono testimoni costantidella invariata vostra morigeratezza e diligenzasu’ doveri di ogni maniera. Se la troppo eviden-te mediocrità di talenti non dava luogo a pro-

* Anonimo (Giovanni Marchetti), Annotazioni pacifichedi un parroco cattolico a Monsignor Vescovo di Pistoia ePrato sopra la sua lettera pastorale del 5 ottobre 1787... VEd., 5 marzo 1788, p. 6.

INDICE

1 Le Annotazioni pacifiche mettono in dubbio...8 Un’innovazione che è rimasta...

9 Distruzioni talebane, lucrative.

12 Percorrendo la Contea.

14 Marchetti buono anche oggi.

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: Stefano Borselli. ☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, GiuseppeGhini, Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salín-garos, Andrea G. Sciffo, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Massimo Zaratin. ☞ © 2014 Stefano Borselli. Questa rivista è licenziata sotto Creative Commons. At-tribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia License. ✉ [email protected]. ☞Arretrati: www.ilcovile.it. ☞Caratteri utilizzati: per latestata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com.☞Programmi: impaginazione LibreOffice (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

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mettere in voi un Letterato all’Italia, speravasiun supplemento nell’attenzione e nella vostra re-golarità di contegno per annunziare un Mini-stro esatto agli Altari.

M Qualcuno gli spieghi la parabola.°

Anche de’ piccioli mali avreste dovuto soffri-re, anziché sradicargli con tanto scandolo, enon farvi quel Vignaiolo importuno, che diser-ta il Frumento per isvellere fuor di tempo la so-prasseminata zizzania.

M Un quadro desolante.*

Ma ahimè! Io sono finalmente condotto a me-ditare gli effetti di vostre Provvidenze nelle stes-se vostre Diocesi, a considerarvi Pastore al go-verno solo delle Agnelle affidatevi. Mi trema,Monsignore, la penna in mano, e un profondoorror mi riscuote, a un occhiata anche rapidasul Quadro desolante, che voi medesimo e la

° Ibidem, p. 33.* Ibidem, pp. 18–21.

certissima fama ci porge, dello stato presente diquell’infelice Vescovato riunito! Lo vedete ovesono ite a far capo tante sollecitudini? Gli occhivostri medesimi non reggono questo tetro spet-tacolo, che non possono non vedere. Il paternocuor vostro geme teneramente alla vista del tor-to, che vi si reca perseguitandovi «con una furiacosí ostinata e violenta», (Lett. Past. p. 10).

La faccia esteriore delle vostre Chiese è mu-tata. I sacri Templi sembrano desolati, tolte lesacre mense; in altro idioma vi risuonan le pre-ci, in altra forma vi si regola il culto, la Psalmo-dia, la Liturgia. Qua cessò il gaudio de’ sacriBronzi, là il festivo apparato nelle memorie de’Santi. […] Il Clero posto in disgusto e in diffi-denza, rimpiazzato da Operai stranieri e sospet-ti; i Regolari espulsi, o spogliati, le Monache...Voi non rammentate punto queste scene rinno-vate sí spesso pe’ vostri ordini, in una Apologiache pretendete di darci di tutta la vostra ammini-strazione; ne tacete altre molte, che mi occorre-rà, e piú altre, che non mi occorrerà rammentar-vi, e gridate alto che da molti anni aspettate (Ivi)l’accusatore vostro, e che vi si dicano le cagioni ditanta alienazione del vostro Gregge? Voi nonparlate che di «scisma» funesto, che si cerca «spar-gere fra il Vescovo e il Popolo» (Ivi p. 5), e della«continua guerra, che si fa alle Pastorali cure vo-stre e ai vostri insegnamenti» (Ivi pag. 7). Eccoove son ridotte le cose fra Padre e figli, fra Popo-lo e Sacerdote, fra la Greggia e il Pastore! Il di-sgusto portasi a tale eccesso, che apparisce affissoalle Porte della Cattedrale di Prato lo scandalosoCartello: Orate pro Episcopo nostro eterodoxo (Ivipag. 46). Voi vi dolete a ragione di questi trasportiviolenti d’uno zelo indiscreto, e con voi se nedolgono tutti i buoni. Persuadetevene pur, Mon-signore, né voi, né io gli rammentiamo per appro-vargli. Anch’io vorrei, che si cancellasse per sem-pre dalla memoria degli uomini quel giorno, eche quella notte perisse, in cui fu detto: il PopoloPratese si è sollevato intiero a tumulto contro ilsuo Vescovo (V. Lett. Past. Cit. p. 11 &c.). Mapure non otterremo con questo, che non sia stato,e che non sia un gran fatto eloquente. Ah! Monsi-gnore. Un Popolo, che voi chiamate a ogni pagi-

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Lo servo [cioè lo stampo]adunque, sebbene contro il sen-timento di alcuni Giansenistiocculti, i quali entrando nellamia Stamperia: «a che servirà»,dissero tutti a una voce, «il vo-stro Dizionario», ora che Mon-signor de Ricci ha rinunziato alVescovado? Io, senza punto scom-pormi, e fingendo di non penetra-re il motivo del loro rilievo. «Si-gnori», risposi secco secco:«l’Avvelenatore è partito, ma il

veleno è rimasto». Addio.

Francesco Eugenio Guasco, Dizionario Ric-ciano ed Anti-Ricciano, presso Giuseppe Oa-nialis, Vercelli 1794, II ed., «Lettera dellostampatore della prima edizione».

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na, «docilissimo», un Popolo domato sotto un go-verno vigilantissimo, un Popolo sottomesso finoal miracolo al Sovrano, di cui «vi fate carico dicoscienza di secondare le mire religiosissime» (p.41), e che «vi presta soccorso» (p. 37), e «dichiara-ta protezione» (Ivi p. 24), un Popolo, che nonparla piú, o parla sol sotto voce; giunge a ammu-tinarsi improvviso, a prorompere da disperato nel-la piú orribile furia volgare! Eppure nel suo furo-re medesimo e’ serba tanto dominio sopra di sé ede’ suoi moti, da protestare che l’ha con voi solo,e co’ vostri regolamenti, e co’ pochi Preti, e Frati,che vi aderiscono. Ei circonda di lauri festivi lostemma del suo Sovrano, e ne fa in suon rispet-toso rimbombare il nome fra lieti evviva; mentrecon attentato sacrilego mette il fuoco nella pub-blica Piazza alla Cattedra, all’Arme, alle inse-gne, alle Carte, ai Libri del Vescovo, e restituisceal primiero posto le tolte Immagini sacre. Male,ripetiamolo Monsignore, e assai male: la Religio-ne non si difende cosí, questo non è lo spirito delVangelo... ciò che volete. Ma sempre è un male,che attesterà a’ piú tardi Nipoti, quanto sia pro-fonda quella ferita, che avete aperta nel cuord’un Popolo a cui Dio v’ha mandato apportatoredi pace. Ridotte a tal punto le cose, cessate pur di

stupirvi se i passi piú innocenti, e anche i piú rettivostri regolamenti siano ormai inutili, contraddet-ti, presi in sospetto (Lett. Past. p. 61). Avete per-duto il cuore del vostro Popolo con tutti i dolcivostri parlari, e ci vuol altro che parole di zucche-ro e Pastorali eloquenti per riacquistarlo. Questo,Monsignore, è quasi il tutto di un Vescovo; edopo mille Apologie, sapete cosa ripeteranno sem-pre coloro, che conoscono gli uomini e la naturadelle cose? Oh quanto è difficile a un Vescovo il giu-stificarsi di aver perduto il cuor del suo Popolo! V’è(mel’ crediate) qui dentro piú Teologia, che forsenon vi pensate.

M Senza argomenti si insulta.*

Le Annotazioni Pacifiche, sono, come voidite nella vostra seconda PastoralePiene di calunnie. Pag. 121

D’irreligione. iviAutorizzano la rivolta. iviFomentano i tumulti. iviMantengono... gli inganni. iviSono Sforzo della piú nera malignità. ivi

* Lettera del Primicerio di Mondorbopoli a Monsignor Sci-pione De Ricci..., in Mondorbopoli, 1788, pp. 3–8.

1 Della suddetta Pastorale. Edizione seconda 1788.

4 Agosto 2015 Anno XV

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Libello Infamatorio. 3 Calunnioso. ivi Sedizioso. ivi Produzione indecente. 14 Disonorante la religione. ivi Satira vile. ivi Insulsa. ivi Declamazione scandalosa. 26 Ridicola. IviContengono Falsità incredibili. 31 Imposture orrende. iviSono Frodi meschine. 3 Sacrileghe esclamazioni. 37 Sistemi d’empietà. 38 Uno sforzo insidioso. 39 Ridicolo. ivi Meschino. ivi Libello infame. ivi Satira leggiera. 48 Insultante. ivi Ammasso vilissimo di calunnie. ivi Di traviamenti. ivi Di errori. iviTutte sotto un Fallace artifizio di mentita tranquillità. iviSono Annotazioni mordaci. 56 Insultanti. ivi Indecenti. ivi Libello calunnioso. 67 Pieno di veleno. ivi Di vaghe declamazioni. ivi Satira. 7o Abisso di contraddizioni. 73 Di errori. ivi Macchina gigantesca. 84 Insultante. ivi Invettive vaghe. 100 Ammasso di calunnie. 112 D’ingiurie. ivi Esclamazioni indecenti. 113

L’autore delle suddette contraddizioni è(come voi dite)Un infernale seminatore di zizzania. Pag. 72

Un uomo Oscuro. 12Furibondo. iviSmaniante. iviSaettatore furioso. iviCalunniatore. iviSimulatore. iviDeclamatore infelice. iviEgli è un Calunniatore appiattato nelle tenebre. 14 Per saettare inosservato. ivi Maligno. 15 Cieco. ivi Temerario. 16 Fallace. 18

2 Della medesima seconda pastorale-

Fingitore. ivi Mentitore. 19 Ridicolo. 21Che tutto Sacrifica all’indegna smania. 23 Di calunniare. iviEgli è Un equivocante maligno. iviInventore di calunnie. iviCalunniatore. 26Scandaloso. iviRidicolo. iviCalunniatore. 28Delirante. iviSmaniante. iviCalunniatore aperto. 29 Sacrilego. ivi Insensato. iviTemerario. 3oInsolente. iviUn calpestatore della santità del Carattere Episcopale. ivi Insultante la Sacra Maestà del trono. iviUn uomo che ha rotto il freno della Religione. ivi Sedizioso. ivi Anticristiano. 33 Sfrenato. ivi Raggiratore insidioso. ivi Stupido. ivi Smaniante di calunniare. 33 Stolto. ivi Sfrenato nel malignare. 34 Interrogator insidioso. 38 Sofistico. ivi Equivocante frodolento. 39 Irragionevole. ivi Mente alterata. ivi Smaniante. ivi Sfrenato nelle passioni. 4o Maligno. ivi Indecente. ivi Eretico. ivi Delirante. 41 Cavillatore. ivi Insensato. ivi Frenetico. ivi Cuore corrotto. 42 Mente scomposta. ivi Penna calunniatrice. ivi Vile calunniatore. 43 Vanamente capriccioso. 45 Cavillatore. 46 Declamatore. 47 Vano. 48 Leggiero. ivi Uomo sedotto. 49 Temerario. ivi Maligno. ivi Impudente. 50 Indegno. 55 Forsennato. ivi Calpestator del Carattere Episcopale. ivi Della Maestà del Principato. ivi

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Impostore. ivi Calunniatore. 57 Cavillatore meschino. 64 Scrittore ardito. 70 Sedizioso. ivi Sacrilego. 72 Maligno. 73 Audace. 78 Ripetitore di screditate calunnie. 79 d’infamie. ivi Stravagante. 81 Cieco. ivi Calunnioso. 83 Maligno. ivi Ostinato. 84 Accusatore ingiusto. 86 Fallace. ivi Sacrilego. 89 Giudeo carnale. 92 Vano. 94 Ignorante. ivi Accecato. 96 Adulatore. 97 Irreligioso. ivi Sofista vano. 98 Meschino. ivi Ragionator cattivo. ivi Bestemmiatore orrendo. 102 Inconsiderato. 105 Zelatore affettato. ivi Detrattore oscuro. 109 Sacrilego. 110 Cieco. 112 Di mala fede. ivi Furioso. ivi Insidioso. ivi Interprete cavilloso. ivi Insultator trionfante. ivi Stravagante. ivi Ingiusto. 114 Pieno di trasporto. ivi Scrittore insultante. ivi Infangato nelle sozzure degli Eretici. Note. pag. 12 Profano scrittore. 11 Senza spirito di religione e di carità. 112 Indegno. 18 Derisore. ivi Menzognero. 19 Calunniatore. 26

Monsignore Illustrissimo e ReverendissimoLe ingiurie, che nella vostra seconda Pasto-

rale avete scaricate contro le Annotazioni Pa-cifiche &c. sono quarantacinque. Quelle, che

ordite, or replicate, ove piú ove meno pungentiall’Autore di esse, sono cenventisei.

xlv

cxxvi

Somma clxxi

tutte in un libercolo, che non oltrepassa le pa-gine 124 in sedici, e tutte pronunziate contranquillissima veemenza da Voi Episcopo mo-derno, a dispetto di S. Cipriano Episcopo anti-co, il quale scrive a Rogaziano Prete e ad altriConfessori di Cartagine cosí: A convitiis etian,& malediis quæso vos abstinete; quia nequemaledici Regnum Dei consequentur. Linguaenim, quæ Christum confessa est, incolumnis, &pura cum suo honore servanda est.

4 Agosto 2015 Anno XV

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M Tavola.*

Questo vocabolo ebbe sin dall’età di CebereTebano, molte significazioni, come, è noto an-che ai fanciulli. Ma noi non vogliamo far quiparole di esso, se non in quanto alle volte si-gnifica estensione e sublimità d’ingegno, ograndi e pluralità di talenti. In questo senso loadoperò, favellando dell’Illustrissimo e Reve-rendissimo M. Ricci, il nostro Dottore Mar-chetti in quelle sue immortali Annotazioni pa-cifiche, alle quali si risponderà con sensati ar-gomenti e con buone ragioni quando si saran-no trovate. «Quelli che vi trattarono3 piú da vi-cino nel Seminaio Romano» (cosí quel Dotto-re ben informato) «sebbene vi abbiano sempreconosciuto per uomo di poche tavole, sono te-stimoni» ec. Con questa locuzione (la quale adir vero non pecca d’Asiatico) io non credoche il Marchetti abbia voluto dichiarare cheM. Ricci sia un ignorante; ma rilevare soltan-to, che non è stato fornito dalla natura di grancopia di talenti, né di molta penetrazione e in-tendimento; doti, delle quali non dee scarseg-giare chiunque miri ad intraprendimenti stranimalagevoli e singolari; ed ancorché il censoresuddetto avesse inteso d’accusarlo sí dell’uno,che dell’altro difetto, egli avrebbe potuto con-solarsi della prima accusa con un Quoniamnon cognovi litteraturam, introibo in potentiasDomini, nelle quali si può entrare senza esse-re addottorati: e della seconda, con un Beatiqui ambulant in simplicitate, cammino aperto atutti i poveri di spirito. Diceva pur bene S.Agostino, che Melior est fidelis ignorantia,quam temeraria scientia. Ma siccome gli uomi-ni per l’ordinario, riguardando follemente lariputazione di talento,4 non come la terza, macome la prima base della loro esistenza morale,fanno piú pompa di luminoso ingegno, che disavia condotta; cosí ne avviene in conseguenzache siano piú sensibili alla taccia d’ignoranti,che a quella di cattivi. Ecco pertanto il motivo

* Dizionario, cit., p. 317.3 Pag. 6. della quinta Edizione.4 V. d’Alembert. Melange de Philosophie, & de Morale

Cap. VIII.

pel quale M. Ricci, sprezzatore del rimprove-ro d’Errante nell’amministrazioni e dell’Epi-scopato, e nell’adempimento de’ doveri Epi-scopali, non seppe reggere, e star saldo incon-tro al disprezzo che de’ suoi talenti avea fattoil Marchetti. Per questo si riscaldò egli tantocontro di lui nella famosa Pastorale del 1788.Pastorale infelice, della quale ne avvenne chequesti, ben lontano dall’accrescergli l’assegna-mento delle tavole, fu tentato a scemarglielo.Per questo, Marcello del Mare, (molto menointavolato di M. Ricci) prese a versare ira diDio contro le Annotazioni pacifiche. Per que-sto, ad ingiuriare l’invitto Annotatore, alzaro-no la cresta, come dal pozzo di Cleante, i Puia-ti mentecatti, i Seraspini antilogici, i Chiericibuffoncelli, i disperati Annalisti. Per questofinalmente, Pietro il Magnifico formò il granprogetto di insegnare a Roma il rispetto5 chedeesi ai Vescovi. Eppure, a niun di costoro, av-vegnacché scatenati contro l’esatto Enumera-tore de’ Ricciani talenti, è riuscito di distrugge-re il fondamento che abbiamo di credere, chela farina delle Pastorali, divulgate come pul-mento del Prelato Pistoiese, sia farina del sac-co Bartoliano, mischiata con qualche poco

5 V. l’art. rispetto.

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d’orzo Scipionico, e di loglio Tamburiniano.Nondimeno io non voglio annoverare il Vesco-vo di Pistoia fra i Plagiari di Tommaso6 Cre-nio e di Guglielmo Saldeno.7 Le Pastorali abuon conto (siano di lui, o d’altri) sono certa-mente non degne di un Vescovo, e ridondantidi errori o scritti, o approvati dal Pastore chele mandò in giro: dal contenuto in esse si rilevaa prima giunta il corto ingegno insieme, e ilpoco senno dell’Estensore: lo che giustificameravigliosamente l’accusa data dal nostroDottore al non dotto Prelato, a sventare laquale furono inutili gli sforzi dell’Accusato, evano il gavazzare de’ suoi Apologisti. Se poi siesamina la condotta tenuta da M. Ricci nel-l’intraprendere la Riforma del Mondo Cristia-no, è facile riconoscere che sventuratamenteegli non ebbe né meno i principi di quella pru-denza, discernimento ed accortezza che era alui necessaria per introdurre, promuovere estabilire il suo piano; il quale, per essere statomal concepito, fu in conseguenza male incam-minato, e peggio promosso. Favore incostante,manchevole, interessato, ed apparente di Ma-gnati. Adesioni, in parte simulate, ed in tuttoinsignificanti, di pochissimi Vescovelli senzanome, ed invidiabili finché vivevano quasiignoti a se stessi, non che all’Italia. Banditoridi novità, sospetti, anzi convinti di falsa dottri-na ed inveleniti contro la S. Sede Romana.Opuscoli manifestamente eterodossi e dannati.Sinodi indecenti, ridicoli, non liberi, e piut-tosto laicali che Ecclesiastici. Confederazionecon Chiese pubblicamente scismatiche. Fratel-lanza affettata con tutti i piú scioperati Gianse-nisti. Ritrosia scandalosa, anzi disubbidienzamaligna al Capo visibile della Chiesa. Questi esimili furono (e sempre a mal tempo) i perni,sopra i quali reggevasi la gran macchina Rifor-matrice di quel mondo, che aspetta tuttavia da’Pistoia quelle certe cose grandi e straordinariepronunziate dal Bartoli lungo le rive dell’Om-brone. Tutto questo complesso di spropositi

6 De Furibus librariis.7 De librorum usu, & abuso.

madornali, d’imprudenze e di mellonaggini,8

riconfermano la pochezza, non che la medio-crità di talenti dell’Illustre Riformatore, giàdal savio Annotator Pacifico asserita.

Pure se le tavole sono poche, fossero almenquadrate; onde si potesse dire che Monsignoreha una testa piccola sí, ma quadra. Mi sonodato ad esaminarle piú volte, nel riandare letracce da lui tenute per avanzare i suoi disegni.Ma ho dovuto conchiudere, che la quadraturadella testa di questo degnissimo Prelato si tro-verà, quando sarà trovata quella del circolo.Per la qual cosa, Monsignore non avrebbe do-vuto indragarsi tanto incontro il suo Censore,il quale lo aveva come esortato a non contarmolto sopra le sue tavole. Anzi a me pare che ildegnissimo Prelato dorrebbe in oggi avere inbarbagrazia che la natura sia stata seco lui mol-to avara nel provvederlo di poche tavole, cioèdi pochi talenti; imperocché, chi non ha vogliadi trafficarli utilmente, ed in modo da poterdire ungiorno, Ecce alia quinque, o almeno aliaduo superlucratus sum, rimane meno imbarazza-to nella obbligazione del moltiplico; tutto stache la bisogna vada poi bene nel rendimentode’ conti, i quali mi paiono molto imbrogliati.Forse non lo saranno. Utinam.

8 Nessun profetico riferimento allo stile di Alberto Mel-loni. Mellonaggine è parola desueta per balordaggine,stupidaggine (N.d.R.).

4 Agosto 2015 Anno XV

Dopo un lungo oscuramento gli studisu Marchetti riprendono.

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a Un’innovazione che è rimasta: lo stile giansenista nelle controversie.

M Disputatori invincibili.*

Poco vi è da sperarne: e ciò forse non per col-pa vostra, Monsignore, ma a cagione della pes-sima usanza, introdotta da alcuni nelle con-troversie Ecclesiastiche. Se i vostri studi d’anti-chità vi hanno lasciato un po’ di tempo per lestorie moderne, conoscerete gli artifizi di uncerto misterioso ceto di Persone, che da oltreun secolo, lotta con mille anatemi della SedeRomana, e per un capriccioso sistema di suddi-tanza, fa una dichiarata guerra a tutte le Leggivegghianti, sotto pretesto di far riviver le anti-che. Ora costoro, fra infiniti lor pregi, hannoanche questo, di pigliare un indirizzo, e non tor-nare addietro mai piú. Fortunato quello spro-posito, che è detto una volta da alcun di loro: e’divien causa comune: e per quanto uno sudi a di-mostrare l’opposto, sempre ritorna l’errore incampo, novello, e fresco, come se appunto nonse ne fosse ragionato giammai O andate ad az-zuffarvi con disputatori di questa razza!

M Persone Di Garbo.°

L’idea dell’uomo di garbo è confusa in oggicome quella dell’uomo Filosofico. Siccome, ri-spetto alla Società, un ramo d’insania, o alme-no di singolarità e di stravaganza basta per con-seguire il titolo di Filosofo; cosí, rispetto al Cat-tolicismo, per essere arrolato fra le Persone digarbo, basta non pensare Cattolicamente. Il belManifesto pubblicato con intelligenza di M.Ricci allorché stavasi per metter mano allastampa dei famosi Opuscoli interessanti la Reli-gione, incomincia cosí: «Una Società di perso-ne di garbo» ec. Conviene pertanto spiegarequali veramente siano le persone di garbo; affin-ché i ciechi, volendo giudicare di esse, non in-ciampichino nelle cialde, lo che ai nostri giorni

* Annotazioni pacifiche, p. 56.° Dizionario, p. 209.

è facilissimo. Uomini di garbo adunque vengo-no detti genericamente tutti gli uomini di meri-to, e noti, e celebrati per virtú sociali. Rispettoa questi non può prendersi abbaglio; imperoc-ché la fama costante del merito suol essere ve-ritiera. Ma avvertasi, che gravissimo può pren-dersi ove si tratti di Scrittori, singolarmente Ec-clesiastici, Catechisti, Controversisti, Critici sa-cri, Teologi ec. Per cagion d’esempio: moltissi-mi credono che fra le persone di garbo potesseaver luogo il fu Reverendiss. P. M. del S. P. Ap.Mamachi, cui dobbiamo, oltre ad altre Opereegregie, quella delle Antichità Cristiane; l’Aba-te Zaccaria, autore di quasi innumerabili libriscientifici. Il dottor Marchetti, che ha confuta-to trionfalmente il Fleury e Racine, e costrettoil Scipione della nostra età a rinunziare persempre alle Pastorali. L’Ab. Bolgeni, trattatordottissimo de’ Fatti Dommatici, e dell’Episco-pato. Il Conte Mozzi, che ha sviluppate le fro-di, i cavilli e l’ipocrisia Ultraiettina. L’anoni-mo Autore della Lega della Filosofia ec. de’Dubbi ec., e cento altri, dai quali Ipri, Utrecht,Portoreale, Pavia e Pistoia hanno ricevuti colpimortali, onde veggonsi in oggi atterrati i fa-mosi figli della terra, i giganti Gianseni, i Que-snelli, gli Arnaldi, i Ricci, i Tamburini, i Gua-dagnini, i Bartoli, i famelici Annalisti di Flora,e gli altri gigantuzzi della Gianseniana Repub-blica (pigmei un tempo del Cattolicismo) i Pan-nilini, i Sciarelli, gli Ortiz, i del Mare, i Puiati,i Litta, i Besozzi, i Palmieri, i Seraspini, iChierici Lombardi, tutti ridotti ormai a non po-ter far uso, per sostenersi, che di menzogne,d’imposture, d’andirivieni, di ciammengole edi sofismi. Chi chiamasse uomini, o persone digarbo scrittori benemeriti della Chiesa, pareche non dovrebbe incontrare la taccia di adula-tor parziale. Eppure non è cosí. Tutti questisono o Curiali interessati o Ildebrandisti super-bi o Gesuitai sussurroni. Ma se que’ valentuomi-ni non meritano d’essere annoverati fra le per-sone di garbo, ove sono quelli che rigorosa-mente e propriamente parlando ne siano de-gni? Eccoli. Gli Editori degli Opuscoli interes-santi la Religione, compreso Atto Bracali, gli

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Annalisti Fiorentini, gli Scismatici d’Utrecht egeneralmente tutti coloro che o poco, o assaiinquietano la S. Sede, insultano il Papa, aizza-no i Principi contro Roma, censurano i ConciliEcumenici, disprezzano i Canoni, detestano leBolle dommatiche, difendono gli Arnaldi Fran-cesi e Bresciani, i Giansenisti, i Quesnellisti,gli Appellanti, in una parola tutti i magnanimidisertori della cattolica Chiesa. Il numero dun-que delle persone di garbo che portano al nonplus ultra la gloria del nostro secolo, non è pic-colo. Spero che fra i miei Lettori non ve ne siauno che si curi di diventare con costoro perso-na di garbo.

XXXXXXXXXXXXXXXXXNel suo furore iconoclasta il vesco-vo di Pistoia ha insieme ridotto di

molto la bellezza delle chiese cittadine (vale adire impoverito i poveri, e i posteri) e arricchitoi ricchi (che, come ha documentato Claudio Go-ri,9 abbellivano con gli arredi sacri il giardinodi casa) nonché affaristi e trafficanti di tutte lerisme. N

a Distruzioni talebane, lucrative.

M Chiese spogliate.*

Oggi si spoglia una Chiesa degli arredi pre-ziosi, che su la pubblica fede vi depositò la pie-tà de’ Credenti; domani da profana manos’involano le sacre Immagini e le sculture di-vote. Su le pubbliche vie e nelle piazze si tra-scinano in faccia al Popolo i santi Calici, lePissidi, gli Ostensori, i Reliquiari... e si esponea mercato vile sotto la tromba del Banditoretutto ciò a cui dianzi aveasi un sacro orrore diavvicinarsi.

9 Vedi n° 862.* Annotazioni pacifiche, p. 18.

M Altari demoliti.°

Non si capisce, che fastidio desse loro il vede-re piú Altari nelle nostre Chiese. Pure, eccote-gli in umore di riprovare questa general costu-manza presente della Chiesa: che molti Altariin un Tempio sono scandolosi e indecenti, e cheve ne debba essere un solo, perché nell’Antichi-tà fu cosí. S’è risposto: se per antichità voglia-no intendersi i primi tre secoli di persecuzione:la questione è ridicola, e vorremo andare ad ap-prendere quanti Altari si hanno oggi a fabbrica-re nelle nostre Chiese da chi non aveva facoltàpacifica di edificare nemmeno le Chiese stesse.Del resto appena brillò la pace nel Cristianesi-mo, che veggiam sorgere la moltiplicità degliAltari. S. Ambrogio nella Pistola XXXIII nar-ra che i Soldati mandati dall’Imp. Valentinia-no a ricuperare una Chiesa occupata dagli Arria-ni, in segno di gaudio spirituale, ne baciaronogli Altari: ALTARIA deosculatos fuisse: ovenota lo stesso Giulio Lorenzo Selvaggio chenon può qui intendersi dell’Altar principale:certe non Altare Bematis, nam id præclusumTurbæ, sed Navis Ecclesiæ (Antiq. Lib. II Cap.11 § viii). E S. Paolino di Nola nel Nat. IX. S.Felicis ne dice:

Speant de superis ALTARIA LATAfenestris,

Sub quibus intus habent Sanorum Corporasedem.

E per tacer d’altri, abbiamo una incontro-versa Lettera di San Gregorio Magno, che sa-pete aver fiorito nel sesto secolo, la quale do-vea far tacere per sempre questi Antiquari fana-tici. Ei la scrive in risposta a Palladio Vescovodi Saintes nelle Gallie, e permettetemi di rife-rirla, che non è lunga. Veniens lator præsentiumLeuparicus Præsbyter vester insinuavit nobis,Fraternitatem Vestram ECCLESIAM in ho-norem beati Petri & Pauli Apostolorum, necnon Laurentii, atque Pancratii Martyrum con-struxisse, atque illio TREDECIM ALTARlA,COLLOCASSE, ex quibus quatuor needum

° Ibidem, pp. 57–59.

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dedicata comperimus, ob hoc quod su-prascriptorum Sanorum Reliquias iliio collo-care, Deo annuente, disponites. Et quia Reli-quias Sanorum Petri, & Pauli, nec non Lau-rentií, atque Pancratii Martyrum cum vene-ratione præbuimus, hortamur, ut eas cum reve-rentia suscipere, (sentite come parlavano i granSanti antichi delle Reliquie) & collocare, au-xiliante Domino debentis: provisuri ante omnia,ut servientibus ibidem, non debeant alimonia-rum deesse suffragia (Epist. Lib. VI Indi.XIV Ep. XLIX). Eccovi un «Santo» (V. lanota de’ Maurini a detta Lettera) «Vescovodell’Antichità», che non lascia già stare unaChiesa con piú Altari, ma la fabbrica di nuovocon tredici a conto fatto, egli stesso; ed un San-to Papa come Gregorio Magno, che invece didisapprovar questo numero, manda perfino convenerazione le Reliquie per i quattro Altari,che restavano a consagrarsi. Questa decisivaLettera di S. Gregorio, non sono io certa-mente il primo a produrla. S’aveva egli, Monsi-gnore, a far piú fracasso su questo punto? Ah!io mi vergogno di vedere voi stesso, che scrive-te con questo pessimo gusto. Non vi fate caricodi niente, e venite a censurar franco (Lett.Past. p. 97) «l’incomoda moltiplicazione degliAltari, contraria alla pratica de’ primi Secoli».Ma altre antiche memorie si trovano con men-zione di un Altar solo. Lo so, e non me ne im-porta nulla. Ciascuno lasciava dunque in pacele cose, senza censurare la diversa pratica dellealtre Chiese; ah se aveste fatto pur voi cosí,(con tanto piú di ragione, quanto che avete tro-vata fissata a perfetta uniformità la pratica del-le Chiese Latine) punto di scandoli sarebbenato per gli Altari, che avete in copia fatti de-molire, e non vi sarebbe accaduto di giustifi-carvi per questo. Nella Chiesa di S. Domenicodi Prato, per recarne un esempio, quattordiciAltari, che ridotti avete ad un solo, non eccede-vano poi il numero delle Sacre Mense della

Chiesa di S. Palladio di Saintes. Non vi ram-mento quelli della Cattedrale, di S. Agostino&c. Corto, corto. O voi avete piú scienza, zeloe spirito ecclesiastico e santità degli Ambrogi,dei Paolini, de’ Gregori Magni; o avete fattomale a demolire gli Altari.

M Immagini.*

Sessanta Chiese atterrate da M. Ricci por-tano in conseguenza la dispersione di 180 im-magini per lo meno, e di non poche Reliquie ol-tre a diversi10 bassorilievi. Le Immagini sonostate vendute a catafascio. Fra queste ve n’era-no senza dubbio di quelle che rappresentavanoGesú Cristo e Maria Vergine. Ciò non ostantenon si vuole accusare l’Ex-Episcopo Riccid’iconomachía decisa, perché ha avuta la beni-gnità di lasciarne molte in diverse Chiese nondemolite. Per altro non sarebbe male, che ilPrelato disperditore desse un’occhiata a certiCanoni antichi i quali privano11 del Corpo diG. C., e separano dalla comunione della Chie-sa chiunque tolga, distrugga, profani le sacreImmagini, o ne parli con disprezzo. Bisogne-rebbe che richiamasse alla sua memoriaquell’antico Decreto di Giovanni VIII, il quale(condannava alla pena fulminata ai Sacrilegi,Quisquis sacrum de non sacro, aut non sacrumde sacro abstulisset; e ricordandosi d’aver fattol’uno e l’altro, anzi, d’aver tolto sacrum desacro col dar di mano agli arredi delle Chiese diPistoia e di Prato, pensare seriamente, e primadi cadere nei languori e nelle malinconied’Antioco, ai casi suoi che veggo molto imbro-gliati. Sarebbe anche bene che rivedesse il setti-mo Concilio generale d’Oriente, cioè il secon-

* Dizionario, p. 139.10 M. Ricci è cattolico; ma qui l’ha fatta da Ebreo;

imperocché è noto che presso questa Nazione (V.Marsamo nel Chron. Can. Ægypt. sec. IX.) i Bassorilievierano proibiti. Magistri, dice il citato Autore, imaginemhumanam protuberantem, illicitam habebant; non itemquæ in plano esset, aut in concavo: ed ecco perché tra lefigure d’Igno non se ne scorgeva alcuna di rilievo, matutte dipinte o sul piano del muro, o nel concavo delcammino.

11 Ann. di C. 232. sotto S. Gregorio III.

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do di Nicea,12 nel quale fu decretato che tutticoloro i quali ad imitazione degli Eretici in-troducono delle novità nella Chiesa, e cosí tuttiquelli che tolgono qualche cosa di ciò che siconserva ne’ Tempi... le Reliquie de’ Santi, leImmagini sacre ec., se Laici o Monaci, sianoscomunicati: se Chierici, o Vescovi, deposti.Mons. Ricci è Vescovo.

M Gli affari al tempo di Scipione.*

Circa il Quadro della Cintola, egli è quelloche era nella Chiesa detti di S. Maria in Castel-lo ora soppressa, la soppressione della quale fula causa per cui il degno e dotto uomo D. Lo-renzo Magnolfi, che n’era Parroco, se ne moris-se dalla costernazione e dal dolore cagionato-gli dalla renunzia da lui fatta per i raggiri, eper timori incussigli dalla gente del Partito[…]. Soppressa questa Chiesa, il Quadro conte-nente l’Assunta con vestito sciolto, con sotto unurna, o sepolcro con fiori, a destra S.Gio: Batti-sta, a sinistra S. Caterina Vergine e Martire, fumesso in custodia nelle stanze del Commis-sario dello Spedale di Prato. Ivi dal Sig. Giniamministratore del Regio Patrimonio Ecclesia-stico della città, fu venduto al Sig. Giulio Porri-ni Cancelliere della Communità, ora Cancellie-re a Firenze, per la somma di scudi sei, compre-sa altra robba, che comprò insieme. Dico scudisei, poiché cosí dice la partita di vendita segna-ta nel libro di detto Patrimonio. Porrini lo ven-dé ad un’Inglese in Firenze per la somma, sidice, di cento zecchini: il detto Inglese lo ven-dé a Milton per la somma, si dice, di zecchinicento cinquanta. E in oggi da Milton lo ha ri-scattato il Sommo Pontefice PIO VI per piú ditre mila scudi Romani, essendo la Tavola uncapo d’opera del Frate. Ecco un esempio dicome è stata assassinata la roba di quel poveroPatrimonio Ecclesiastico.

12 Ann. di C. 787. sotto Adriano I.* Le annotazioni pacifiche confermate dalla nuova pastorale

di monsig. di Pistoia e Prato de’ 18 maggio 1788, da due le-zioni accademiche del sig. d. Pietro Tamburini e dalle Let-tere di Finale del sig. ab. d. Marcello Del Mare, nota 4.

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☞ Grazie alla cortesia di Rossella Foggi ab-biamo potuto recuperare immagine e notiziesulla tavola descritta dal Marchetti:

Santa Maria in Castello era una chiesa anti-chissima già ricordata nell’XI secolo, situa-ta vicino al Castello dell’Imperatore, nellaparte piú antica della città. Ciò che restadella chiesa, soppressa, oggi è trasformatain appartamenti. Il dipinto in questione èdocumentato come una pala dell’Assunta,opera di Fra Bartolomeo, che nel 1516 esi-steva ancora nella suddetta chiesa. Dopo lasoppressione avvennero tutti i passaggi diproprietà citati nel testo. La pala oggi è ubi-cata a Napoli, nel Museo di Capodimonte.

NOTIZIE IN: C. d’Afflitto, «La cultura artisticadel vescovo e la questione del patrimonio artisticoecclesiastico», in Scipione de’ Ricci e la realtà pistoie-se della fine del Settecento. Immagini e documenti,Pistoia, 1986, p. 172; G. Guarducci, «Dal Gian-senismo una chiesa nazionale Toscana», Bibliotecadell’Archivio Storico Pratese, 17, Prato, 2008, p. 98.

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XXXXXXXXXXXXXXXXXI brani che seguono, in particolareil racconto del povero prete ( facil-

mente immaginabile in veste di hobbit) vittimadelle dispotiche idee pianificatorie e pedagogichedel vescovo, nonché le notizie sulla vita che ri-prende, richiamano alla mente il penultimo capi-tolo del capolavoro di J. R. R. Tolkien.13 N

a Percorrendo la Contea.

M Prove di totalitarismo. Con canapo.°

Io so, che i vostri amici fanno baldoria su’dugento Padri famosi del vostro Sinodo arcano,per dimostrarci almeno la concordia, e consan-guinità di dottrina, se non altro nel Clero delleDiocesi: anzi lo rammentate alcune volte voistesso (Lett. Past. p. 103, 103 &c.) e si sá bened’altronde quanto impegno vi date, perché sirevochi la savia provvidenza, che vi divieta dipubblicarlo. Ma sentitemi, Monsignore, io viavviso in faccia al Pubblico, che nol facciategiammai, per quanto il buon nome vi è caro.No, non sono un «Censor Profetico» (Cit. p.102): non so per appunto il contenuto di quegliAtti, ma ne so quanto avanza per darvi questosalutevol consiglio. E sà con me tutto il Mon-do cosa siano que’ vostri 200 Parrochi, dabbe-ne e santi quanto volete, ma per la massimaparte, di antica e montagnola semplicità. Sabenissimo i Tamburini, i Palmieri, i de Vecchie altri stranieri di conosciuto impasto, messialla testa di que’ poveri Preti in quella «santaassemblea»: sa bene i pianti, i ricorsi, che moltihanno fatto di poi contro le carpite lor soscri-zioni... Monsignore, seppellite in eterno obliouna cosí obbrobriosa soverchieria. Voglio sup-porre, che non foste voi a volerla, ma è certo,che la vi fu, e io posso assicurarvi, che si con-servano in Roma delle Lettere autentiche «de’venerandi Padri», da svelare a suo tempo pro-

13 Utile lettura al riguardo, di Carlo Stagnaro e AlbertoMingardi, «Tolkien politico», in Ideazione, 1–2003.

° Annotazioni pacifiche, pp. 24–29.

prio il mistero d’iniquità, se giugnerassi al co-raggio di dar fuora gli Atti. So, che intanto sison prese le cautele di segnar quelle Letterenel giorno, che si riceverono in Roma, e di far-ne pubblico Rogito di Notaio, acciò non s’ab-bia un dí a cavillare su la loro autenzia, e si pos-sa differire a pubblicarle, finché la necessità lorichieda, e non si espongano ai vostri generosiperdoni i Parrochi, che le hanno scritte. E perfarvi vedere, che non parlo in aria, e quanto sia-no esse veridiche e esatte, vi darò un saggiod’una, tolto ciò, che ne svelerebbe l’Autore,che vi giuro essere un Parroco, non de’ renuen-ti, ma di quelli, che soscrissero gli Atti.

Lettera recognita e rogata in Roma sotto dí25 Settembre 1 787.

… Il Sinodo di Pistoia. Prima di esso, per pre-liminare di libertà, furono i quattro Parrochi delDuomo di Prato, tenuti in Pistoia, rilegati colàcol titolo di fazionari, di tumultuari, e d’ignoran-ti, obbligati a andare a scuola alla Leopoldina, esoffrire gli scherni di quelli Studenti; ed ella sa,che il loro reato era di esigere una Dispensa dacotesta Sede da un impedimento di matrimonio...(Seguono i fatti di altri Parrochi minacciaticon Lettere del Vescovo, che si riportano, emortificati nel Tribunal secolare: E di poi):La prima Sessione trattò della Fede: e perché vifu data una Definizione della Chiesa quasi sen-za Capo, il quale vien nominato incidentemente,ed è intitolato Capo ministeriale, alcuni ricusaro-no di sottoscriverla, tanto piú, che in detta Sessio-ne si adottarono come per massime fondamentalile quattro Proposizioni del Clero di Francia, ri-guardanti le libertà Gallicane, ed altre Proposizio-ni di simil fatta. Fu dunque ordinato pubblica-mente che chi non voleva sottoscrivere ponesse incarta le sue ragioni, e le presentasse al famosoTamburini Promotore del Sinodo. Ciò scoraggítutti quelli, che non si sarebbero sottoscritti. Chinon aveva Libri, chi non aveva abilità di porre incarta, chi non aveva coraggio di andare a disputa-re con Tamburini: onde chi per un motivo e chiper l’altro, tutti soscrissero, fuori che cinque. IlCanonico Cellesi a dir vero scrisse troppo, e sidiffuse sul cattivo metodo delle soscrizioni, onde

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ebbe a disdirsi, e fu per lui una catastrofe di coseumilianti. Due scrissero molte cose buone, emolte cattive, per le quali uno di essi è tuttorasequestrato nella Leopoldina. Un altro non scrissené bene, né male ... Convenne dunque, che andas-sero da Tamburini, e la disputa durò un’ora e unquarto. Fu protestato contro la Definizione dellaChiesa, la quale fú mostrato, che secondo essa eraacefala, che il Papa era nulla, e che il nome diCapo ministeriale, includeva, secondo Richer, de-gli errori in Fede: e che finalmente non era dicompetenza di un Sinodo Diocesano il definirequasi come articoli di Fede le Proposizioni delClero di Francia. Ella s’immagini se fu grande ildibattimento di quell’uomo, che non potendosiconvincere colle ragioni, si gettò alle astuzie, e allepromesse, che poi non mantenne, vale a dire, chequando in seguito si fosse trattato del Sacramentodell’Ordine, avrebbe dato all’autorità del Papauna maggiore estensione. La conclusione però sífu, che i cinque non sottoscrissero questa Sessione.Ma che? In altra Sessione furono mandati fuoridella pubblica Adunanza, e in questo tempo fuletto un foglio di umilianti espressioni per i due,che avevano scritte alcune cose poco a proposito, econtro il Canonico Cellesi, il quale dopo essere sta-to altra volta mandato fuori dell’Adunanza, do-vette scrivere una lettera di scusa, che fu letta inpubblico. Gli altri due non furono nominati inquel foglio espressamente, ma furono tacciatid’ignoranti. Dopo questi elogi furono fatti ritor-nare nella pubblica adunanza, accoltivi dalle ri-sate di alcuni malevoli. Fu sparsa poi voce per ilSinodo, che per non disturbare la pace di quellasanta Assemblea, il Governo non prendeva riso-luzione alcuna contro quelli, che non sottoscrive-vano, ma che ci avrebbe pensato dopo. E a uno,che si temeva facesse gente, fu fatto intendere, chequando usciva fuori era guardato dal Bargello.Che dovea farsi in tal circostanza? Alcuni prese-ro il partito di sottoscrivere con condizione e sotto-scrissero non giammai la prima, ma la seconda el’ultima Sessione, che abbraccia tutto cosí: salval’approvazione del papa. tutto ad formamconcil11 tridentini. Queste sottoscrizioni con-dizionate da alcuni non furono ricevute e di-

spiacquero al Vescovo e agli altri del Partito piúassai, che le non sottoscrizioni, stante che come fugiudicato da dotti Teologi di Firenze, questepongono aliquid in re, e manifestano un sinceroattacco alla Santa Sede. Cosí terminò per me ilgran Sinodo, il quale è abortito... Alla vista per-tanto di tali cose, e di altre molte, che se ne eranovedute innanzi, di sequestri, d’esili, di minacce edi spaventi; che dovevano fare tanti poveri Parro-chi timidi come pecore, che erano poi persuasi, chele loro sottoscrizioni erano estorte, e che a nullavalevano? Quando il Santo Padre sia informatodi queste procedure, non si maraviglierà punto...,che ducento Parrocbi s’inducessero a sottoscriverecon tanta facilità.

Fra le cose, che facevano timore, si rammenta-vano molti Parrochi, che tre anni prima stettequasi un anno intiero attaccato al Palazzo diGiustizia di quella stessa Città un Canapo, doveil dí 16 d’Agosto di quell’anno dovea essere attac-cato un tal Montelatici, per aver dette alcune pa-role del Vescovo: nel qual medesimo giorno quat-tro Canonici e quattro Cavalieri di Pistoia dovet-tero portarsi a Firenze, stare i Cavalieri per delleore in Fortezza, e i Canonici ricevere solennirimproveri dal Ministro. (Oh Monsignore: e voivenite a contarci, che i Frati v’hanno smossa lasollevazione di Prato) cose tutte, che combinatecolle altre, caratterizzano quel santo Sinodo, peril secondo Assassinio Efesino. Io non dico tuttoquesto, perché abbia bisogno di giustificare il miooperato, che in tutta coscienza fu retto... Ma senon è necessario a giustificare me, giustificheràalmeno tanti poveri Parrochi, ai quali la paura elo spavento guidarono la mano a sottoscrivere.Questo Sinodo per quanto si spera, e come ho det-to di sopra, è abortito: e si crede, che avremo il Si-nodo Nazionale. Intanto però si teme molto […].I Parrochi del Partito comprendono un numeroincredibile, e i buoni sono ridotti a pochissimi etc.[…]

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M La fine di Saruman (1). Ritornano i fiori ecompaiono salsicciotti.*

Si rimettono i fiori agli Altari. In Duomo laDomenica terza d’Aprile vi fu l’esposizionecon l'Ostensorio come prima, e la Processione.La stamperia di Prato è ita giú. Si vendono an-che in Pistoia a pochi soldi la libra i fogli di det-ta Stamperia. Nella scorsa settimana fu rin-voltato in una Pastorale certo salsicciotto chedoveva servire per il Vescovo, e consegnato alsuo spenditore.

M La fine di Saruman (2). «Litanie vecchie o bastonate nuove».°

Si è arrivato anche all’eccesso di minacciarefin la vita de’ Parroci Scipionisti, e di attaccarevari impertinenti cartelli. Uno di essi diceva:«O Litanie vecchie o bastonate nuove».

* Le annotazioni pacifiche confermate, nota 4.° Ivi.

XXXXXXXXXXXXXXXXXA piú di due secoli dalla loro stesu-ra, la fresca attualità di queste os-

servazioni conferma l’invincibilità del metodogiansenista. L'argomento giansenista del ritor-no al primo cristianesimo, qui magistralmentesmontato dal Marchetti, rimarrà indenne adogni confutazione, fino ai nostri giorni. Il gian-senismo non è falsificabile, cosa della qualeMarchetti era ben consapevole: si veda sopra ilcapitolo «Un’innovazione che è rimasta...». N

a Marchetti buono anche oggi.^

Prospetto di un Opera che non si è mai fattae che non si farà mai: la quale però si supponesempre come compita a evidenza, e si assumeper fondamento da’ moderni Riformatori dellaDisciplina Ecclesiastica.prefazione.

Si supponga come concesso dopo tanti dibat-timenti, che si dee ritornare intieramente alladisciplina dell’Antichità, onde solo rimane a fis-sarne distintamente i punti, ed a schiarirne ifondamenti, lo che si propone di eseguire collapresente Operetta. Poiché adunque si dee ritor-nare all’antica, cerchiamo:questione i.

La pratica di quali Secoli si dee richiamareper norma di questi tempi?

E se si accordano per puri, e degni d’esserpresi a modello almeno i primi sei secoli, si pro-segue nelle ricerche.questione ii.

Se ne’ primi sei Secoli vi furano uomini capacidi malizia, di raggiro, di cabala, d’ignoranza, dipassioni &c., posti in impegno di far parlare laChiesa a lor modo?questione iii.

Se ne’ primi sei Secoli vi furono delle opere, del-le Lettere, degli Scritti &c., falsamente attribuitiagli apostoli, a i Papi, a i Concili, a i Padri? Se

^ Ibidem, p.135.

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vi furono delle Storie dubbiose, de’ racconti falsi,de’ monumenti alterati &c..

(si vegga il Codice Pseudepigrafo del nuovoTestamento di Alberto Fabricio, i Padri Apo-stolici di Cotelerio &c.).

questione iv. molto importante.

Perché gli umani raggiri, impegni &c, e gliscritti Pseudepigrafi non hanno potuto far fraudealla Chiesa ne’ primi sei secoli, per modo, cheella fosse condotta a proporre una disciplina erro-nea, nocevole, rilassata, esorbitante &c.? E comela Chiesa stessa poté cadere in questa prevarica-zione solamente ne’ tempi posteriori, per le decre-tali d’Isidoro, per gl’impegni de’ Frati, per lo stildella Curia, &c.?questione v.

Come ne’ primi sei secoli la Chiesa potè cam-biare sua Disciplina: e come non ha potuto fare lostesso ne’ posteriori?questione vi.

In mezzo alle indubitate variazioni, che hasofferto la disciplina anche ne’ primi sei Secoli, sicerca se vi è una sola pratica disciplinare, che siastata allora osservata generalmente, costante-mente, invariabilmente, la quale non si osser-vi tuttora, almeno nella sostanza.

(Confesserò la mia ignoranza: non conoscodisciplina alcuna di tutti questi caratteri, chesia stata nella Chiesa abolita: onde toccheràagli Avversari il fissare)questione vii.

Si assegna la disciplina generale, costante,invariata, ne’ primi sei Secoli, e abolita dipoi,per rimetterla ora in uso.questione viii.

Osservandosi anche nell’Antichità tali varia-zioni disciplinari, si cerca precisamente a qual Se-colo de’ primi sei si debba ritornare a attingere ladisciplina?

(Si risponda per esempio «al Secolo sesto»:onde).

questione ix.Cosa si debba rispondere a chi non voglia rice-

vere la Disciplina del Secolo Sesto, ma vuol quel-la del quinto?

(E cosi [via]).questione x.

Si risponde a quelli, che pretendono di risalireal quarto, al terzo, al secondo, ed anche al primoSecolo; e non vogliono altra disciplina, che quelladel Concilio di Gerusalemme, di astenersi dalsoffogato &c.?questione xi.

Se questo metodo condurrebbe sí, o no a non la-sciare nella Chiesa di G. C. nulla di fisso, e ad ab-bandonare ogni cosa al capriccio, all’esame priva-to, ai pretesti &c.? E qual regola possa assegnarsiper fissare il piede piú tosto a un tempo, che a unaltro?questione xii.

Se in vigore delle promesse di G. C. si debba ri-conoscere concessa alla Chiesa una speciale divinaassistenza nel regolamento disciplinare, in vigoredi cui la Chiesa non possa adottare, né proporreuna disciplina, in cui si pregiudicasse al serviziodi Dio, e si contenessero cose opposte al buon costu-me e alla Fede?

(E se tale assistenza si nega alla Chiesaquanto a i regolamenti disciplinari nel sensoesposto, si cerca)questione xiii.

Come si debba rispondere a chi inferisse da ciò,che si dee negargli tale assistenza anche per lematerie puramente Dommatiche?

(E se tale assistenza si accorda, domandia-mo).questione xiv.

Come e perché la Chiesa dopo il sesto Secolo ab-bia perduto, o siagli diminuita tale assistenza elumi dello Spiritò del Signore, onde ella non siapiú stata idonea a proporre una disciplina nellaproporzione de’ tempi, e, delle circostanze, egual-mente pura, ed acconcia come ne’ primi Secoli?

4 Agosto 2015 Anno XV

Page 16: A Il Covile B...tata. I sacri Templi sembrano desolati, tolte le sacre mense; in altro idioma vi risuonan le pre-ci, in altra forma vi si regola il culto, la Psalmo-dia, la Liturgia.

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(E se la Chiesa non ha potuto perdere lapromessa di assistenza divina in cosa sí necessa-ria alla salute Ecclesiastica:)questione xv.

Perché dunque si dee cambiare la disciplina,che la Chiesa ha proposto ne’ Secoli posteriori? Oanzi se la Chiesa vi debba esser costretta a farloella stessa?questione xvi.

Perché ne’ primi sei Secoli i Concili generali, eparticolari, ed i Rescritti de’ Romani Pontefici sidebbano riconoscere come voce della Chiesa, chefissa la sua disciplina ed obbliga ad osservarla: ecome ne’ posteriori tempi gli stessi Concili e Re-scritti abbiano cessato di esser voce della Chiesa?

E qui si assegna la ragione, per cui, a cagiondi esempio, i regolamenti del Concilio Nicenoabbiano piú autorità di quelli del Tridentino.questione xvii.

Poiché il Papa è custode de’ Canoni: de’ Cano-ni di quali Secoli è egli custode?

questione xviii.Rimontando a i primi tre Secoli piú puri e piú

vicini alla fonte: si assegnano i Principi secolari,che ne’ primi tre Secoli regolarono la DisciplinaEcclesiastica, convocarono i Concili nelle Provin-cie, prescrissero i Riti e la forma del culto ec: os’almeno diedero il loro placet, l’exequatur, il vifa &c. ai Regolamenti del Ministero Ecclesiasti-co: fissando chiaramente il nome di tali Principi,il tempo e il luogo ove regnarono, gli atti, che eser-citarono &c.

(E se mai ciò non si trova).questione xix.

Si dimostra che dopo il terzo Secolo Dio diedealla Potestà secolare de' diritti circa le cose sacre,che essa non aveva in avanti; additando nomina-tamente la nuova Scrittura, la Rivelazione, ilProfeta, che Dio mandò ad annunziare questasua ulterior volontà.questione xx.

Se a tutti questi capi si darà mai risposta?

Questa si è una questione a cui risponderò iosenza esser Profeta, e vi risponderò francamen-te, che no. Ho l’onore di parlare a voi, Monsi-gnore, che non siete certamente un nome igno-to al Partito specialmente in Italia, ed a cuinon manca né modo, né volontà di fare scrive-re de’ Libri per la buoni Opera. Eppure son si-curissimo, che un Libro su queste traccie, o al-meno uno scritto anche brevissimo i che ri-sponda capo per capo a queste Questioni, noinon lo vedremo giammai. Si risponderà bene,che esse sono inutili, sciocche, pedantesche,imbrogliate, farisaiche, troppo lunghe, o trop-po brevi o che so io; ma non si risponderà. Quisi fermeranno le penne, qui tacerà l’eloquenza,e il linguaggio della carità, piú dell’oglio am-mollito, non si adopererà per discendere a sí mi-nuti dettagli. Ci vogliono de’ Temi in genere,delle parole grandi e imponenti, ma non delledichiarazioni precise per chi vuol battersinell’oscurità, ed imporre alla semplice molti-tudine. Torna piú conto, che si continui a dire,in aria Disciplina antica, per poi chiamare conquesto nome tutto ciò che ci venga in capric-cio; che non torni conto il fissarne l’idea, e nonpoterla piú imbrogliare dappoi. Io mi voglioprender piacere qualunque volta me ne verrà ildestro nel comparire al Pubblico, di riproporretali quali a’ moderni Entusiasti queste interro-gazioni medesime, e questo prospetto di un li-bro, che schiarirebbe tutte le dispute, per pro-vocargli a farlo una volta.

dIl Covilef N° 864Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)