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Sete di Parola Sete di Parola XVII Settimana del Tempo Ordinario dal 27 luglio al 2 agosto 2014 Vangelo del giorno, Vangelo del giorno, commento commento

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Sete di ParolaSete di Parola

XVII Settimana del Tempo Ordinario

dal 27 luglio al 2 agosto 2014

Vangelo del giorno,Vangelo del giorno,commento commento preghierapreghiera

impegnoimpegnoDomenica 27 luglio 2014

Liturgia della Parola1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52

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LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

…È MEDITATATesoro: parola rara, parola da innamorati, da avventure grandi, da favole. Oggi, parola di Vangelo e nome di Dio. Un contadino e un mercante trovano tesori. Lo trova uno che, per caso, tra rovi e sassi, su un campo non suo, è folgorato dalla sorpresa; lo trova uno che è intenditore appassionato e sa bene quello che cerca: Dio non sopporta statistiche, è possibile a tutti incontrare o essere incontrati. Trovato il tesoro, l'uomo pieno di gioia va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Dio ci seduce ancora perché parla il linguaggio della gioia, che muove, mette fretta, fa decidere: «ogni uomo segue quella strada dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità» (sant'Agostino). La gioia è un sintomo, è il segno che stai camminando bene, sulla strada giusta. Noi avanziamo nella vita

non a colpi di volontà, ma per una passione, per scoperta di tesori ( dov'è il tuo tesoro, là corre felice il tuo cuore); avanziamo per innamoramenti e per la gioia che accendono. Vive chi avanza verso ciò che ama. La vita che avanza non per ordini, ma per seduzione di tesori e di perle, si muove per una passione, e la passione sgorga da una bellezza, dall'aver intravisto la bellezza di Cristo, la vita bella, buona e beata del Vangelo. Ma il dono deve essere accolto, alla scoperta deve rispondere l'impegno: il contadino e il mercante vendono tutto, ma per guadagnare tutto. Lasciano molto, ma per avere tutto. Non perdono niente, lo investono. Così sono i cristiani, non più buoni degli altri, ma più ricchi: hanno un tesoro di speranza, di luce, di cielo, di cuore, di Dio. Tesoro e perla è Cristo per me, averlo seguito è stato l'affare

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migliore della mia vita. Mi sento contadino fortunato, mercante ricco. Non è un vanto, ma una responsabilità! E dico grazie a Colui che mi ha fatto inciampare in un tesoro, anzi in molti tesori, lungo molte strade, in molti giorni della mia vita, facendola diventare come «una finestra di cielo», una vita intensa, vibrante, appassionata, gioiosa, pacificata, e spero anche, almeno un po', buona e non inutile. Tesoro e perla sono nomi di Dio. Con la loro carica di affetto e di gioia, con la travolgente energia, con il futuro che aprono, si rivolgono a me, un po' contadino e un po' mercante, e mi domandano: ma Dio per te è un tesoro o soltanto un dovere? È una perla o un obbligo? È tesoro, perché il

Vangelo non è mortificazione, ma dilatazione di vita; il cristianesimo non è sacrificio e rinuncia, ma offerta di solarità che fa rifiorire instancabilmente la rosa del mondo, la rosa del vivere.----------------------------------------------- La Chiesa - diceva Benedetto XVI - non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, per testimonianza. E quando la gente, i popoli vedono questa testimonianza di umiltà, di mitezza, di mansuetudine, sentono il bisogno che dice il Profeta Zaccaria: ”Vogliamo venire con voi!”. La gente sente quel bisogno davanti alla testimonianza della carità, di questa carità umile, senza prepotenza, non sufficiente, umile, che adora e serve.

…È PREGATALa mia parte è il Signore: ho deciso di osservare le tue parole.Bene per me è la legge della tua bocca, più di mille pezzi d’oro e d’argento. Perciò amo i tuoi comandi, più dell’oro, dell’oro più fino.Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti e odio ogni falso sentiero.

…MI IMPEGNAQuale criterio ho usato per stabilire le priorità della mia vita? Il tesoro di cui parla Gesù è una realtà che mi dona gioia o solamente una pia illusione?

Lunedì 28 luglio 2014Santi Nazario e Celso, martiri - Dopo tali avvenimenti quei novelli cristiani non si azzardavano ritornare a Nerone, e pieni della speranza in Dio, confortati della compagnia dei Santi abbandonarono le vele alla direzione della Provvidenza. Prosperamente navigando entrato nel nostro mare il fortunato naviglio volse la prora verso Genova città allora libera e alleata col

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Romano Impero. Distanti ancora da quelle mura 600 incirca passi videro sopra una delle colline di Albaro un tempio e una torre con intorno un’area circondata da macerie. Qui per ispirazione divina approdarono i Santi ed atterrati gli idoli che ritrovarono in quel tempio, consacrato alla falsa deità delli loro morti, cominciarono a predicare la fede in Gesù Cristo con felice riuscimento e senza veruno incontro, battezzarono quanti si convertirono; vi celebrarono il Divino Sacrificio e diedero così ad Albaro il vanto di essere la prima terra, non solo del Genovesato, ma di tutta la Italia, dove si è palesemente predicata e ricevuta la fede di Cristo, e dove è stata celebrata la prima Messa quietamente. Da Albaro passarono a predicare in Genova, dove in pochi giorni videro ricevuta e radicata la santa nostra religione, che per grazia particolare dell’Altissimo da poco meno di secoli diciotto conserviamo purissima, mai turbata dalla eresia, né mai amareggiata per sangue sparso da’ martiri della nostra terra.

Liturgia della ParolaGer 13,1-11; Sal Dt 32,18-21; Mt 13,31-35

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

… È MEDITATA È poca cosa il Regno di Dio, come il seme polveroso della senape. Eppure, una volta cresciuto, diventa un albero alla cui ombra ci possiamo riposare. È un seme la presenza di Dio, perché dubitare della sua presenza? È un seme: necessita di una logica di attesa, di pazienza, di fiducia. E di lavoro. Il seme va accudito, irrigato, concimato, difeso dalle erbacce, protetto. Richiede un coinvolgimento da parte nostra, un minimo impegno, ma comunque

un'attenzione. Non è magica la presenza di Dio, non è scontata, evidente, obbligata. Cresciamo nella pazienza, allora: verso noi stessi perché fatichiamo ad essere ciò che vorremmo, anche agli occhi di Dio. E verso la Chiesa: perché non sempre realizza ed esprime il Regno, diventando un albero che non porta frutti. Cresciamo nell'azione operosa, allora: prendiamo consapevolezza di quanto preziosa è la nostra fede, agiamo quotidianamente per

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realizzare la crescita del seme di Dio nella nostra comunità. E impariamo da Gesù che, attraverso la parabola, ha voluto raggiungere tutti, utilizzando un linguaggio accessibile e immediato. Smettiamola di usare un linguaggio per pochi adepti!---------------------------------------Queste parole ci dicono che non

conta il piccolo numero e la quantità poco appariscente; davanti a Dio conta essere davvero lievito. Così è anche per la comunità dei credenti: essa è piccola e debole, ma se si lascia guidare dallo Spirito del Signore diventa una pianta che accoglie tanti e un lievito che fermenta la vita degli uomini.

…È PREGATA Signore Gesù, che non ti stanchi di gettare la tua semente nel campo del mondo, insegnami a non disprezzare le opere che tu susciti, soltanto perché sono appena sbocciate. Aiutami a riconoscere tutto ciò che è animato dal tuo Santo Spirito in modo tale possa dare con generosità anche il mio contributo. Amen.

…MI IMPEGNAIl lievito a poco a poco fa fermentare tutta la pasta. Nell’ambiente dove vivi ti sforzi di essere “buon lievito”? Medita queste parole di don PRIMO MAZZOLARI:

Ci impegniamo noi e non gli altri, unicamente noi e non gli altri,né chi sta in alto, né chi sta in basso, né chi crede, né chi non crede. Ci impegniamo senza pretendere che altri s'impegnino,con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non s'impegna,senza accusare chi non s'impegna, senza condannare chi non s'impegna,senza disimpegnarci perché altri non s'impegna. Ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci.C'è qualcuno o qualche cosa in noi, un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia, più forte di noi stessi. Ci impegniamo per trovare un senso alla vita, a questa vita, alla nostra vita,una ragione che non sia una delle tante ragioni che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore. Si vive una volta sola e non vogliamo essere "giocati"in nome di nessun piccolo interesse. Ci interessa perderci per qualche

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cosa o per qualcuno che rimarrà anche dopo che noi saremo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci. Ci impegniamo a portare un destino eterno nel tempo, a sentirci responsabili di tutto e di tutti, ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare, verso l'amore. Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo; per amare anche quello che non possiamo accettare, anche quello che non è amabile, anche quello che pare rifiutarsi all'amore, poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore c'è insieme a una grande sete d'amore, il volto e il cuore dell'amore. Ci impegniamo perché noi crediamo all'amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

Martedì 29 luglio 2014Santa Marta - Marta è la sorella di Maria e di Lazzaro di Betania. Nella loro casa ospitale Gesù amava sostare durante la predicazione in Giudea. In occasione di una di queste visite conosciamo Marta. Il Vangelo ce la presenta come la donna di casa, sollecita e indaffarata per accogliere degnamente il gradito ospite, mentre la sorella Maria preferisce starsene quieta in ascolto delle parole del Maestro. L'avvilita e incompresa professione di massaia è riscattata da questa santa fattiva di nome

Marta, che vuol dire semplicemente «signora». Marta ricompare nel Vangelo nel drammatico episodio della risurrezione di Lazzaro, dove implicitamente domanda il miracolo con una semplice e stupenda professione di fede nella onnipotenza del Salvatore, nella risurrezione dei morti e nella divinità di Cristo, e durante un banchetto al quale partecipa lo stesso Lazzaro, da poco risuscitato, e anche questa volta ci si presenta in veste di donna tuttofare.

Liturgia della Parola1Gv 4,7-16; Sal 33; Lc 10,38-42

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

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…È MEDITATAOggi celebriamo santa Marta, la sorella di Lazzaro e Maria, quella famosa della cena da preparare mentre la sorella ascolta la parola del Rabbì. Marta evoca Betania, il villaggio vicino a Gerusalemme, che si trova sul retro del monte degli ulivi. Una passeggiata di pochi chilometri che Gesù, ci riferisce Luca, affrontava volentieri per ritrovare un poco del clima di Nazareth e di Cafarnao che Gerusalemme non riusciva in alcun modo ad offrirgli. Betania, per noi discepoli, evoca l'accoglienza informale del Maestro, Se la finissimo di passare la vita a chiedere a Dio ciò che ci serve e mettessimo la nostra vita a sua disposizione per accoglierlo e ascoltarlo! Non fa impressione vedere un umanissimo Gesù che necessita di ascolto? Del calore dell'amicizia? Di un piatto caldo e due risate alla fine di una giornata pesante? Marta è la classica donna che passa il suo tempo a spadellare, tutta presa da mille

attività. Quante ne conosco, di persone come lei! Bravissima gente che organizza feste di beneficenza e tiene aperto il bar dell'Oratorio, che stenta a raccogliersi in silenzio, ma che sa benissimo sbrogliare una situazione organizzativa... Marta è la patrona delle persone attive e generose, che mandano avanti le tante attività delle nostre parrocchie e, in Marta, hanno un valido aiuto!-----------------------------------------------

Signore, fammi vivere di un unico, grande sentimento. Fa' che io compia amorevolmente le mille piccole azioni di ogni giorno, e insieme riconduci tutte queste piccole azioni ad un unico centro, a un profondo sentimento di disponibilità e di amore.

Allora quel che farò, o il luogo in cui mi troverò non avrà più molta importanza. Etty Hillesum

…È PREGATADio onnipotente ed eterno, il tuo Figlio fu accolto come ospite a Betania nella casa di santa Marta,  concedi anche a noi  di esser pronti a servire Gesù nei fratelli,  perché al termine della vita  siamo accolti nella tua dimora.

…MI IMPEGNA

Fate tutto il bene che potete con tutti i mezzi che potete, in tutti i modi che potete, in tutti i luoghi che potete, tutte le volte che potete, a tutti quelli che potete, sempre, finché potrete. Dio solo può dare ciò

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che è impossibile, ma tu puoi fare il possibile. Dio solo basta a se stesso, ma egli preferisce contare su di te.

Mercoledì 30 luglio 2014Liturgia della Parola

Ger 15,10.16-21; Sal 58; Mt 13,44-46LA PAROLA DEL SIGNORE

… È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse alla folla: « Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

… È MEDITATA ll Vangelo che ci è stato annunciato è un pressante invito ad accogliere il mistero del regno dei cieli. Le due parabole sottolineano la decisione del contadino e del mercante di vendere ogni cosa per puntare tutto sul tesoro che hanno scoperto. Nel primo caso si tratta di un contadino che casualmente lo trova nel campo dove sta lavorando. Non essendo di sua proprietà deve acquistarlo se vuole entrare in possesso del tesoro. Di qui la decisione di rischiare tutti i suoi averi per non perdere l'occasione davvero eccezionale. Il protagonista della seconda parabola è un ricco trafficante di preziosi che da esperto conoscitore ha individuato nel bazar una perla di raro valore. Anche lui decide di puntare tutto su quella perla, al punto da vendere tutte le altre. Di fronte a queste scoperte, per ambedue inaspettate, la scelta è chiara e decisa. Certamente si tratta di vendere tutto quello che si

possiede, ma l'acquisto è impareggiabile. Si chiede un "sacrificio", come ad esempio suggerisce il Vangelo nell'episodio del giovane ricco, ma il guadagno è enormemente superiore. Il "Regno dei cieli" vale questo sacrificio. Del resto quante altre volte siamo pronti a vendere tutto, anche l'anima, pur di possedere quello che ci interessa! Il problema è se davvero ci interessa il Signore e la sua amicizia, e se riusciamo a comprendere la gioia e la pienezza di vita che ci viene "inaspettatamente" presentata, come fu per quel contadino e per quel mercante.---------------------------------------L'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e così raggiungere la salvezza; le altre realtà di questo mondo sono create per l'uomo e per aiutarlo a conseguire il fine per cui è creato. Da questo segue

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che l'uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano per il suo fine, e deve allontanarsene tanto quanto gli sono di ostacolo. Perciò è necessario renderci indifferenti verso tutte le realtà create (in tutto quello che è lasciato alla scelta del nostro libero arbitrio e non gli è proibito), in modo che non desideriamo da parte nostra

la salute piuttosto che la malattia, la ricchezza piuttosto che la povertà, l'onore piuttosto che il disonore, una vita lunga piuttosto che una vita breve, e così per tutto il resto, desiderando e scegliendo soltanto quello che ci può condurre meglio al fine per cui siamo creati. / S. Ignazio di Loyola

… È PREGATA Signore Gesù, il dono della tua amicizia è senza prezzo. Aiutami a non sopravvalutare mai i beni di questo mondo per non anteporre niente alle ricchezze del tuo regno e al dono della tua gioia senza fine. Amen.

…MI IMPEGNACome il mercante che va in cerca di perle, trovatane una preziosa fa di tutto per averla, anche noi in ricerca della vera gioia, trovatala in Gesù Cristo dobbiamo fare di tutto per vivere sempre in lui perla preziosissima della nostra vita.

Giovedì 31 luglio 2014Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote - Il grande protagonista della Riforma cattolica nel XVI secolo, nacque ad Azpeitia, un paese basco, nel 1491. Era avviato alla vita del cavaliere, la conversione avvenne durante una convalescenza, quando si trovò a leggere dei libri cristiani. All'abbazia benedettina di Monserrat fece una confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi e fece voto di castità perpetua. Nella cittadina di Manresa per più di un

anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che vivendo presso il fiume Cardoner decise di fondare una Compagnia di consacrati. Da solo in una grotta prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che successivamente rielaborate formarono i celebri Esercizi Spirituali. L'attività dei Preti pellegrini, quelli che in seguito saranno i Gesuiti, si sviluppa un po'in tutto il mondo. Il 27 settembre 1540 papa Paolo III approvò la Compagnia di Gesù. Il 31 luglio 1556 Ignazio di Loyola morì. Fu proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV. 

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Liturgia della ParolaGer 18,1-6; Sal 145; Mt 13,47-53

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

… È MEDITATA Gesù per mezzo di parabole descrive la realtà del Regno. L’immagine della rete che raccoglie tutto e dei pescatori che fanno la cernita ci fa capire che al termine della nostra vita saremo vagliati e giudicati riguardo al bene fatto. Solo se saremo trovati in sintonia con il Regno saremo ammessi alla vita eterna. Questo giudizio non ci deve spaventare, ma ci deve fare capire che fin da oggi, in ogni momento e in ogni azione, noi dobbiamo costruire il nostro futuro con il Signore. Non possiamo compromettere il nostro rapporto con lui facendo scelte sbagliate, vivendo superficialmente. La vigilanza, la fedeltà e la carità fraterna ci permetteranno di entrare nel Regno dei cieli e di essere nella gioia senza fine.----------------------------------------------

La prospettiva del Giudizio, già dai primissimi tempi, ha influenzato i cristiani fin nella loro vita quotidiana come criterio secondo cui ordinare la vita presente, come richiamo alla loro coscienza e, al contempo, come speranza nella giustizia di Dio. La fede in Cristo non ha mai guardato solo indietro né mai solo verso l'alto, ma sempre anche in avanti verso l'ora della giustizia che il Signore aveva ripetutamente preannunciato. Questo sguardo in avanti ha conferito al cristianesimo la sua importanza per il presente. La fede nel Giudizio finale è innanzitutto e soprattutto speranza – quella speranza, la cui necessità si è resa evidente proprio negli sconvolgimenti degli ultimi secoli. Con la morte, la scelta di vita fatta dall'uomo diventa

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definitiva – questa sua vita sta davanti al Giudice. La grazia non esclude la giustizia. Non cambia il torto in diritto. Non è una spugna che cancella tutto così che quanto s'è fatto sulla terra finisca per

avere sempre lo stesso valore. I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato. Benedetto XVI : Enciclica Spe salvi

… È PREGATA Signore Gesù, per pura grazia, sono stato preso nella rete che tu ininterrottamente getti sul mondo. Mentre ti ringrazio per questo dono così grande, ti prego di aiutarmi ad essere fedele alla tua chiamata e così essere un giorno partecipe della gioia senza fine. Amen.

…MI IMPEGNAIl mio futuro si gioca nel presente: qui e ora! Ci pensi?

Venerdì 1 agosto 2014Sant’Alfonso Maria de Liguori, vescovo e dottore della Chiesa - Nasce a Napoli il 27 settembre 1696 da genitori appartenenti alla nobiltà cittadina. Studia filosofia e diritto. Dopo alcuni anni di avvocatura, decide di dedicarsi interamente al Signore. Ordinato prete nel 1726, Alfonso Maria dedica quasi tutto il suo tempo e e il suo ministero agli abitanti dei quartieri più poveri della Napoli settecentesca. Mentre si prepara per

un futuro impegno missionario in Oriente, prosegue l'attività di predicatore e confessore e, due o tre volte all'anno, prende parte alle missioni nei paesi all'interno del regno. Nel maggio del 1730, in un momento di forzato riposo, incontra i pastori delle montagne di Amalfi e, constatando il loro profondo abbandono umano e religioso, sente la necessità di rimediare ad una situazione che lo scandalizza sia come pastore che come uomo colto del secolo dei lumi. Lascia Napoli e con alcuni compagni, sotto la guida del vescovo di Castellammare di Stabia, fonda la Congregazione del SS. Salvatore. Intorno al 1760 viene nominato vescovo di Sant'Agata, e governa la sua diocesi con dedizione, fino alla morte, avvenuta il 1 agosto del 1787. 

Liturgia della ParolaGer 26,1-9; Sal 68; Mt 13,54-58

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del

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falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

… È MEDITATA Non possiamo rapportarci al Signore prevenuti, convinti che noi sappiamo tutto: questo è segno di incredulità. Gli abitanti di Nazareth sapevano tutto di Gesù: era figlio del carpentiere, la madre era Maria, i suoi parenti erano tutti conosciuti, come poteva dire tutte quelle cose? Questa pretesa faceva dare tutto per scontato e chiudeva gli occhi della gente che non riusciva ad andare oltre l’apparenza e Gesù non poté fare miracoli a causa della loro incredulità. È la condizione nella quale possono cadere tutti coloro che pensano di conoscere già il Signore. Costoro pensano di non aver più bisogno di ascoltare il Vangelo, e tanto meno di dover cambiare la propria vita. E' la tentazione di tanti cristiani: sentirsi già, e per diritto di nascita, "concittadini" di Gesù. E così i credenti diventano come quegli abitanti di Nazareth. E Gesù può ancora ripetere, amaramente: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Quando non viviamo a partire da Lui e non facciamo tesoro dei suoi insegnamenti, allora assomigliamo agli abitanti di Nazareth e

riduciamo Gesù a un brav’uomo che però è morto da tanti anni e oggi ci sono altri che dicono cose interessanti. Così non potremo mai sperimentare la forza sempre nuova e sempre viva della presenza del Signore che sprigiona in noi desideri e azioni capaci di procurarci la salvezza e la vita eterna. E triste è la conclusione dell'evangelista: "Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità". Matteo non dice: Gesù non volle; ma: non fece miracoli perché non c'era fede. Senza la fede, anche Dio è come bloccato. ---------------------------------------------Ancora oggi, Gesù si nasconde dietro il volto dei tanti fratelli che incontreremo, che conosciamo e misuriamo, che guardiamo sapendo benissimo dove andranno a parare. No, amici, tenete il cuore desto e le orecchie tese, perché il Signore ci raggiunge attraverso chi non sospetteremmo mai, ci parla proprio attraverso le persone che ci stanno accanto e che, se pronti, possono essere per noi profeti quando meno ce l'aspettiamo.

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… È PREGATA Signore Gesù, figlio del carpentiere, aumenta la mia fede in te e donami la grazia di non scandalizzarmi mai di te, perché tu sei il figlio nel quale il Padre si è compiaciuto, mio Signore e mio Dio. Amen.

…MI IMPEGNAIl problema non è ammirare Gesù ma accoglierlo come maestro e Signore della propria vita. Anche tu, come i paesani di Gesù, ti fermi a quello che ritieni di conoscere già? Vivi di pregiudizi?

Sabato 2 agosto 2014Sant’Eusebio di Vercelli - Il primo vescovo del Piemonte nacque in Sardegna tra la fine del III e l'inizio del IV secolo. Durante gli studi ecclesiastici a Roma si fece apprezzare da papa Giulio I che verso il 345 lo nominò vescovo di Vercelli. Qui stabilì per sé e per i suoi preti l'obbligo della vita in comune, collegando l'evangelizzazione con lo stile monastico. I vercellesi vennero conquistati dalla sua arte oratoria: non solo parlava bene, ma esprimeva ciò che sentiva dentro. Si attirò così l'ostilità degli ariani e dello stesso imperatore Costanzo che lo mandò in esilio in Asia insieme a Dionigi, vescovo di Milano. Venne torturato, soffrì la fame, ma nel 362 ebbe finalmente la fortuna di ritornare a Vercelli. Riprese l'evangelizzazione delle campagne, istituendo la diocesi di Tortona. Ma si spinse anche in Gallia, insediando un vescovo a Embrun. La tradizione lo considera anche fondatore di due noti santuari: quello di Oropa (Biella) e di Crea (Alessandria). Nel 371 la morte lo colse nella sua città episcopale, che ne custodisce tuttora le reliquie nel Duomo.

Liturgia della ParolaGer 26,11-16.24; Sal 68; Mt 14,1-12

LA PAROLA DEL SIGNORE… È ASCOLTATA

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua

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testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

… È MEDITATA Giovanni Battista, il più grande tra i nati di donna, profeta rigidamente coerente, asceta scomodo, testimone e segno per la preparazione alla venuta del Messia, è ucciso a causa della gelosia di una donna inacidita e dell'ignavia di un re fantoccio. La sua morte, splendidamente narrata da Matteo, è la sintesi della contraddizione che abita nel nostro cuore. Erode ascolta volentieri le parole del Battista, lui, re fantoccio, inetto, che non riuscirà mai ad emulare anche solo lontanamente la gloria del padre Erode il grande, sente nelle parole del Profeta il fuoco della verità. Eppure non esiterà ad ucciderlo per non rimangiarsi la parola data durante un festino idiota in cui una donna permalosa, Erodiade, sfrutta la sensualità della propria figlia per vendicare il suo amor proprio ferito. Erode, Erodiade, Salome, sono tutte maschere del nostro temperamento, palesano la fatica che facciamo nel perdere la faccia in nome della verità, manifestano l'amor proprio ferito che diventa drammaticamente vendicativo, sono immagine di come il corpo è usato per conseguire torbidi fini. La trappola è riuscita, il rompiscatole è eliminato: fine delle scomode prediche. Eppure, senza quell'uomo sporco e smagrito, severo e dolorante, quel Giovanni profeta cancellato dai giochi di

potere di un assolato pomeriggio alla corte del re Erode, nessuno si ricorderebbe neppure i nomi di questi personaggi che, credendo di scrivere la storia, ne sono stati travolti.-----------------------------------------------Oggi è ancora il tempo dei martiri: i cristiani sono perseguitati in Medio oriente dove sono uccisi o costretti a fuggire, anche in modo elegante, con i guanti bianchi. Preghiamo per i nostri fratelli che oggi vivono nella persecuzione. La Chiesa viene annaffiata dal sangue dei martiri. Che cosa significa “perdere la vita per causa di Gesù”? Questo può avvenire in due modi: esplicitamente confessando la fede o implicitamente difendendo la verità. I martiri sono l’esempio massimo del perdere la vita per Cristo. In duemila anni sono una schiera immensa gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E oggi, in tante parti del mondo, ci sono tanti, tanti, - più che nei primi secoli – tanti martiri, che danno la propria vita per Cristo, che sono portati alla morte per non rinnegare Gesù Cristo. Questa è la nostra Chiesa. Oggi abbiamo più martiri che nei

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primi secoli! Ma c’è anche il martirio quotidiano, che non comporta la morte ma anch’esso è un “perdere la vita” per Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di Gesù, la logica del dono, del sacrificio. Pensiamo: quanti papà e mamme ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per il bene della famiglia! Pensiamo a questi! Quanti sacerdoti, frati, suore svolgono con generosità il loro servizio per il regno di Dio! Quanti giovani rinunciano ai propri interessi per dedicarsi ai bambini, ai disabili, agli anziani… Anche questi sono martiri! Martiri quotidiani, martiri della quotidianità! E poi ci sono tante persone, cristiani e non cristiani, che “perdono la propria vita” per la verità. E Cristo ha detto “io sono la verità”, quindi chi serve la verità serve Cristo. Una di queste persone, che ha dato la vita per la verità, è Giovanni il Battista: Giovanni ha consacrato tutto se stesso a Dio e al suo inviato, Gesù. Ma, alla fine, cosa è

successo? E’ morto per la causa della verità, quando ha denunciato l’adulterio del re Erode e di Erodiade. Quante persone pagano a caro prezzo l’impegno per la verità! Quanti uomini retti preferiscono andare controcorrente, pur di non rinnegare la voce della coscienza, la voce della verità! Persone rette, che non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati, valori come il pasto andato a male e quando un pasto è andato a male, ci fa male; questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: Andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo! PAPA FRANCESCO

… È PREGATA Signore Gesù, lungo i secoli i tuoi discepoli hanno spesso pagato a caro prezzo la loro piena fedeltà al Vangelo. Donami il coraggio della verità, anche se tutto questo dovesse costarmi molto caro. Amen.

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…MI IMPEGNAGiovanni Battista muore per aver reso testimonianza alla verità. Ancora oggi c’è gente che muore per non scendere a compromessi con la menzogna. Tu cosa faresti se ti dovessi trovare in una situazione simile?

PAPA FRANCESCO – Angelus 13 Luglio 2014

Noi siamo il terreno dove il Signore getta instancabilmente il seme della sua Parola e del suo amore. Con quali disposizioni lo accogliamo? E possiamo porci la domanda: com’è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto? Dipende da noi diventare terreno buono senza spine né sassi, ma dissodato e coltivato con cura, affinché possa portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli. E ci farà bene non dimenticare che anche noi siamo seminatori. Dio semina semi buoni, e anche qui possiamo porci la domanda: che tipo di seme esce dal nostro cuore e dalla nostra bocca? Le nostre parole possono fare tanto bene e anche tanto male; possono guarire e possono ferire; possono incoraggiare e possono deprimere. Ricordatevi: quello che conta non è ciò che entra, ma quello che esce dalla bocca e dal cuore.

La Madonna ci insegni, con il suo esempio, ad accogliere la Parola, custodirla e farla fruttificare in noi e negli altri.

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O Dio nostro Padre,origine e fonte della vita.Nel tuo Figlio fatto uomo hai toccato la nostra carne e hai sentito la nostra fragilità. Nel tuo Figlio crocifisso e risorto hai vinto la nostra paura e ci hai rigenerati a una speranza viva. Guarda con bontà i tuoi figli che cercano e lottano, soffrono e amano,e accendi la speranza nel cuore del mondo.

Nel tuo grande amore,rendici testimoni di speranza.

Cristo Gesù, Figlio del Padre, nostro fratello. Tu, obbediente, hai vissuto la pienezza dell'amore. Tu, rifiutato, sei divenuto pietra angolare. Tu, agnello condotto alla morte, sei il buon pastore che porta l'uomo stanco e

ferito. Rivolgi il tuo sguardo su di noi, stranieri e pellegrini nel tempo. Fa' di noi pietre scelte e preziose, e la tua Chiesa sarà lievito di speranza nel mondo.

Nel tuo grande amore,rendici testimoni di speranza.

Spirito Santo, gioia del Padre, dono del Figlio. Soffio di vita, vento di pace, sei tu la nostra forza, tu la sorgente di ogni speranza. Luce che non muore, susciti nel tempo testimoni del Risorto. La nostra vita sia memoria del Figlio, i nostri linguaggi eco della sua voce, perché mai si spenga l'inno di gioia degli apostoli, dei martiri e dei santi, fino al giorno in cui l'intero creato diventerà un unico canto all'Eterno.

Nel tuo grande amore,rendici testimoni di speranza.