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Sete di Parola XXIII Settimana del Tempo Ordinario dall’8 al 14 Settembre 2013 ENCICLICA Lumen Fidei La luce dell’amore, propria della fede, può illuminare gli interrogativi del nostro tempo sulla verità. La verità oggi è ridotta spesso ad autenticità soggettiva del singolo, valida solo per la vita individuale. Una verità comune ci fa paura, perché la identifichiamo con l’imposizione intransigente dei totalitarismi. Se però la verità è la verità dell’amore, se è la verità che si schiude nell’incontro personale con l’Altro e con gli altri, allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può fare parte del bene comune. Essendo la verità di un amore, non è verità che s’imponga con la violenza, non è verità che schiaccia il singolo. Nascendo dall’amore può arrivare al cuore, al centro personale di ogni uomo. Risulta chiaro così che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede.

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Sete di Parola

XXIII Settimana del Tempo Ordinariodall’8 al 14 Settembre

2013ENCICLICA Lumen Fidei La luce dell’amore, propria della fede, può illuminare gli interrogativi del nostro tempo sulla verità. La verità oggi è ridotta spesso ad autenticità soggettiva del singolo, valida solo per la vita individuale. Una verità comune ci fa paura, perché la identifichiamo con l’imposizione intransigente dei totalitarismi. Se però la verità è la verità dell’amore, se è la verità

che si schiude nell’incontro personale con l’Altro e con gli altri, allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può fare parte del bene comune. Essendo la verità di un amore, non è verità che s’imponga con la violenza, non è verità che schiaccia il singolo. Nascendo dall’amore può arrivare al cuore, al centro personale di ogni uomo. Risulta chiaro così che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti.

VANGELO del GIORNOCOMMENTO

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PREGHIERAIMPEGNO

Domenica, 8 settembre 2013Natività della Beata Vergine Maria

Liturgia della ParolaSap 9,13-19; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33

LA PAROLA DEL SIGNORE

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie,

i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

…È MEDITATAVoler essere discepoli del Cristo significa avere scelto e deciso di seguirlo, significa avere scelto Cristo come unico punto di riferimento della e nella nostra vita. Luca mette in evidenza le caratteristiche del discepolo di Gesù: amare il Maestro con atteggiamento propositivo, “in movimento” e con un legame più forte di quello che ha con la famiglia, accettare, portare la croce seguendo le orme di chi lo chiama, e valutare bene la propria reale

disponibilità. Il Signore propone ai suoi una scelta radicale, che supera qualsiasi altro legame, fino a metterli in secondo piano, Questo il senso dell’«odiare» usato nei confronti della famiglia. I due racconti mostrano la necessità di riflettere prima di un’impresa importante. Così, Gesù esorta ad aprire bene gli occhi e a misurare attentamente le proprie forze prima di mettersi con Lui. Con linguaggio forte Gesù ci traccia l’identikit del cristiano che a partire dal

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Battesimo, di cui ha preso coscienza, non può vivere un’esistenza a metà, ma pienamente, con radicalità.------------------------------------------Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’«etichetta»! Io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta o di verità? E ciascuno si risponda dentro!

Non cristiani, mai cristiani di etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita. Francesco

…È PREGATAAiutaci, Signore, ad essere Tuoi discepoli; facci comprendere qual è la risposta adeguata alla Tua chiamata. Amen.

…MI IMPEGNAA ogni passo mi trovo davanti al bivio tra ciò che piace e ciò chevale. Rinnoverò la mia scelta di Lui. Consapevole che la vera sapienza consiste nel legarmi interamente a Gesù. Ripeteremo spesso, perciò, l'invocazione: "Donaci, o Dio, la sapienza del cuore". Sapienza che consiste nel dare il proprio cuore a Gesù e a Lui in ogni persona 

Lunedì, 9 settembre 2013Liturgia della Parola

Col 1,24 – 2,3; Sal 61; Lc 6,6-11LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAUn sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si

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misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

…È MEDITATAIl Figlio di Dio guarisce pure in giorno di sabato. Ritorna questa sfida. Gesù è lì che mi attende, con amore infinito, a prescindere dal giorno di precetto, da quanto sia riuscito ad amare, ad avere misericordia… è lì per guarirmi sempre più dalle mie paralisi. Dio è presente ad ogni istante della nostra vita e vuole che ci stacchiamo da tutto ciò che ci blocca, ci allontana da Lui. Mentre il Signore parla, insegna, si rivolge a tutti per guarirli, c’è chi pensa solamente alle proprie cose, c’è chi si sente a buon punto nel proprio cammino, chi vede nel sofferente un mezzo e non un fine: un mezzo «per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che

accusarlo». C’è, invece, chi è pronto a sentirsi chiamato, che riconosce la voce del Signore e c’è chi trasforma l’ascolto in azione, in obbedienza. Ascoltando, possiamo avere la grazia di renderci conto su cosa il Signore ci chiama a cambiare, a scontrarci con le nostre paralisi durante la settimana.Sii l’espressione della bontà di Dio. Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri e a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito, offri sempre un sorriso gioioso. Dà loro non solo le tue cure ma anche il tuo cuore.

Madre Teresa di Calcutta

…È PREGATAC'è lo sguardo di chi giudica, la parola che critica, c'è l'ambizione di arrivare, il bisogno di sicurezze... Ma tu, mio Dio, sei solo Amore! E questo cambia tutto! Tu vieni ad ogni istante a cambiare il mondo: insegnaci "i gesti che salvano", donaci di saperci scambiare la dolcezza del tuo sguardo, la pazienza del tuo cuore... Insegnaci ad entrare nella pace del silenzio, nella tenerezza dell'accoglienza. Amen.

…MI IMPEGNAOggi mi impegno ad ascoltare Gesù che mi parla attraverso chi mi sta accanto. <<È importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. Lo dico perché quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei - un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo - non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo>>. Papa Francesco

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Martedì, 10 settembre 2013Liturgia della Parola

Col 2,6-15; Sal 144; Lc 6,12-19LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.…È MEDITATAResto turbato ogni volta che riprendo in mano il vangelo di oggi. Gesù passa la notte in una preghiera intensa, profonda, forte, e quando arriva il giorno che fa? Inventa la Chiesa, sceglie gli apostoli, i dodici, peggio: sceglie quei dodici. L'elenco dei prescelti mette i brividi... Pietro, Giuda, Simone lo zelota... mi viene un dubbio: forse la preghiera di Gesù non funziona! Nessuno di noi avrebbe scelto quei dodici nel Consiglio Pastorale! Nessun ideale avrebbe tenuto insieme un pescatore come Andrea con un intellettuale come Giovanni, né un conservatore come Giacomo con un pubblico peccatore come Matteo, né sarebbe riuscito a contenere la violenza di uno zelota, Simone, appunto. Solo la preghiera di Gesù e il suo essere fuori da ogni schema, altrove, solo l'amore li

poteva tenere insieme per dirci, per gridare alle nostre ottuse orecchie, alle nostre comunità piene di distinguo, di gruppuscoli l'un contro gli altri (santamente) armati che la Chiesa nata dalla preghiera del Maestro è fatta di persone diverse, di sensibilità opposte, di caratteri complessi amalgamati dalla bruciante esperienza della sequela. Lo capiremo mai, infine, questo? La Chiesa non è il club dei bravi ragazzi, degli addetti del sacro, di coloro che hanno come hobby, invece del bridge o del calcio, la fede cattolica, ma l'esperienza della comunione più devastante che un uomo possa vivere? ------------------------------I libri, i documenti, i ragionamenti non ci potranno mai convincere e convertire. Ciò di cui c'è bisogno è la luce di una vita, l'irradiamento di un

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volto, il battito di un cuore: è il dono di tutta una vita

…È PREGATASignore Gesù, fa’ che sull’esempio degli apostoli, anche noi sappiamo rispondere con fiducia alla Tua chiamata. Aiutaci a mettere, ogni giorno, la nostra vita nelle mani del Padre ed essere anche noi discepoli della Tua Parola. Amen.

…MI IMPEGNAOggi, in modo particolare, prego per il Santo Padre, per il nostro Vescovo e per i sacerdoti della nostra diocesi.

Mercoledì, 11 settembre 2013Liturgia della Parola

Col 3,1-11; Sal 144; Lc 6,20-26LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:«Beati voi, poveri,perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame,perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete,perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi,perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi,perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete,perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

…È MEDITATAGiovanni Paolo II: << Le otto Beatitudini sono i cartelli segnaletici, che indicano la direzione da seguire. E' un cammino in salita, ma Lui lo ha percorso per primo. Ed Egli è disposto a ripercorrerlo con voi. Ha

detto un giorno: "Chi segue me, non cammina nelle tenebre". E in un'altra circostanza ha aggiunto: "Vi ho detto queste cose, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena".

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E' camminando con Cristo che si può conquistare la gioia, quella vera! Proprio per questa ragione Egli vi ha ripetuto anche oggi un annuncio di gioia: "Beati...". Gesù non si è limitato a pronunciare le Beatitudini; le ha vissute. Ripercorrendo la sua vita, rileggendo il Vangelo, si rimane meravigliati: il più povero dei poveri, l'essere più dolce tra gli umili, la persona dal cuore più puro e misericordioso è proprio Lui, Gesù. Le Beatitudini non sono che la descrizione di un volto, il suo Volto! Al tempo stesso, le Beatitudini descrivono il cristiano: esse sono il ritratto del discepolo di Gesù, la fotografia dell'uomo che ha accolto il regno di Dio e vuole sintonizzare la propria vita con le esigenze del Vangelo. A questo uomo Gesù si rivolge chiamandolo "beato".La gioia che le Beatitudini promettono è la gioia stessa di Gesù: una gioia

cercata e trovata nell'obbedienza al Padre e nel dono di sé ai fratelli>>.-----------------------------------------Oggi leggo le beatitudini... leggo, non predico. Le beatitudini non si predicano: non sono per gli altri. Nessuno può darle a parole. Se le predico, tutti notano che io ne sono fuori. Cristo no, lui solo parla dal di dentro di ogni beatitudine: lui povero, mite, pacifico, misericordioso, lui il percosso, il morente... Che non si possano predicare l'ho capito bene in un lontano Ognissanti, quando mi fu imposto dietro minaccia: Tu prete oggi non predicherai... E quel giorno il prete ha letto soltanto: ma nel leggere egli piangeva e gli altri piangevano. Le parole che hanno la virtù di far piangere, o di gioia o di vergogna, non si predicano... don Primo Mazzolari

…È PREGATACosì pregava GP II per i giovani…

Signore Gesù Cristo, pronuncia ancora una volta le tue Beatitudini Guarda con amore e ascolta questi giovani cuori,che sono disposti a rischiare il loro futuro per Te.Tu li hai chiamati ad essere "sale della terra e luce del mondo".Continua ad insegnare loro la verità e la bellezzadelle prospettive da Te annunciate sulla Montagna.Rendili uomini e donne delle Beatitudini!Risplenda in loro la luce della tua sapienza,così che con le parole e con le opere sappianodiffondere nel mondo la luce ed il sale del Vangelo.Fa' di tutta la loro vita un riflesso luminoso di Te.

…MI IMPEGNALasciamo entrare Gesù nella nostra vita, uscendo dagli egoismi, dalle indifferenze e dalle chiusure verso gli altri. Papa Francesco

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Giovedì, 12 settembre 2013Santa Caterina Fieschi Adorno da Genova -

Liturgia della Parola Mt. 22, 34-40

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova:"Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?". Gli rispose: " Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

…È MEDITATADalla catechesi di Benedetto XVI Caterina nacque a Genova, nel 1447; ultima di cinque figli, rimase orfana del padre, Giacomo Fieschi, quando era in tenera età. La madre, Francesca di Negro, impartì una valida educazione cristiana, tanto che la maggiore delle due figlie divenne religiosa. A sedici anni, Caterina venne data in moglie a Giuliano Adorno, un uomo che, dopo varie esperienze commerciali e militari in Medio Oriente, era rientrato a Genova per sposarsi. La vita matrimoniale non fu facile, anche per il carattere del marito, dedito al gioco d’azzardo. Caterina stessa fu indotta inizialmente a condurre un tipo di vita mondana, nella quale, però, non riuscì a trovare serenità. Dopo dieci anni, nel suo cuore c’era un senso profondo di vuoto e di amarezza. La conversione iniziò il 20 marzo 1473, grazie ad una

singolare esperienza. Recatasi alla chiesa di san Benedetto e nel monastero di Nostra Signora delle Grazie, per confessarsi, e inginocchiatasi davanti al sacerdote, “ricevette – come ella stessa scrive – una ferita al cuore, d’un immenso amor de Dio”, con una visione così chiara delle sue miserie e dei suoi difetti e, allo stesso tempo, della bontà di Dio, che quasi ne svenne. Fu toccata nel cuore da questa conoscenza di se stessa, della vita vuota che conduceva e della bontà di Dio. Da questa esperienza nacque la decisione che orientò tutta la sua vita, espressa nelle parole:  “Non più mondo, non più peccati”. Caterina allora fuggì, lasciando in sospeso la Confessione. Ritornata a casa, entrò nella camera più nascosta e pianse a lungo. In quel momento fu istruita

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interiormente sulla preghiera ed ebbe coscienza dell’immenso amore di Dio verso di lei peccatrice, un’esperienza spirituale che non riusciva ad esprimere a parole. È in questa occasione che le apparve Gesù sofferente, carico della croce, come spesso è rappresentato nell’iconografia della Santa. Pochi giorni dopo, tornò dal sacerdote per compiere finalmente una buona Confessione. Iniziò qui quella “vita di purificazione” che, per lungo tempo, le fece provare un costante dolore per i peccati commessi e la spinse ad imporsi penitenze e sacrifici per mostrare a Dio il suo amore. In questo cammino, Caterina si andava avvicinando sempre di più al Signore, fino ad entrare in quella che viene chiamata “vita unitiva”, un rapporto, cioè, di unione profonda con Dio. Nella Vita è scritto che la sua anima era guidata e ammaestrata interiormente dal solo dolce amore di Dio, che le dava tutto ciò di cui aveva bisogno. Caterina si abbandonò in modo così totale nelle mani del Signore da vivere, per circa venticinque anni – come ella scrive – “senza mezzo di alcuna creatura, dal solo Dio instrutta et governata”, nutrita soprattutto dalla preghiera costante e dalla Santa Comunione ricevuta ogni giorno, cosa non comune al suo tempo. Solo molti anni più tardi il Signore le diede un sacerdote che avesse cura della sua anima. Caterina rimase sempre restia a confidare e manifestare la sua esperienza di comunione mistica con Dio, soprattutto per la profonda umiltà che provava di fronte alle grazie del Signore. Solo la prospettiva di dar gloria a Lui e di poter giovare al

cammino spirituale di altri la spinse a narrare ciò che avveniva in lei, a partire dal momento della sua conversione, che è la sua esperienza originaria e fondamentale. Il luogo della sua ascesa alle vette mistiche fu l’ospedale di Pammatone, il più grande complesso ospedaliero genovese, del quale ella fu direttrice e animatrice. Quindi Caterina vive un’esistenza totalmente attiva, nonostante questa profondità della sua vita interiore. A Pammatone si venne formando attorno a lei un gruppo di seguaci, discepoli e collaboratori, affascinati dalla sua vita di fede e dalla sua carità. Lo stesso marito, Giuliano Adorno, ne fu conquistato tanto da lasciare la sua vita dissipata, diventare terziario francescano e trasferirsi nell’ospedale per dare il suo aiuto alla moglie. L’impegno di Caterina nella cura dei malati si svolse fino al termine del suo cammino terreno, il 15 settembre 1510. Dalla conversione alla morte non vi furono eventi straordinari, ma due elementi caratterizzarono l’intera sua esistenza:  da una parte la profonda unione con Dio, sentita come un’unione sponsale, e, dall’altra, l’assistenza ai malati, l’organizzazione dell’ospedale, il servizio al prossimo, specialmente i più bisognosi e abbandonati. Questi due poli – Dio e il prossimo – riempirono totalmente la sua vita, trascorsa praticamente all’interno delle mura dell’ospedale.Cari amici, non dobbiamo mai dimenticare che quanto più amiamo Dio e siamo costanti nella preghiera, tanto più riusciremo ad amare veramente chi ci sta intorno, chi ci sta vicino, perché saremo

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capaci di vedere in ogni persona il volto del Signore, che ama senza limiti e distinzioni. La mistica non crea distanza dall’altro, non crea una vita astratta, ma piuttosto avvicina all’altro, perché si inizia a vedere e ad agire con gli occhi, con il cuore di Dio.Con la sua vita, santa Caterina ci insegna che quanto più amiamo Dio ed entriamo in intimità con Lui nella preghiera, tanto più Egli si fa conoscere e accende il nostro cuore con il suo amore. Il servizio umile, fedele e generoso, che la Santa prestò per tutta la sua vita nell’ospedale di Pammatone, è un luminoso esempio di carità per tutti e un incoraggiamento specialmente per le donne che danno un contributo fondamentale alla società e alla Chiesa con la loro preziosa opera, arricchita dalla loro sensibilità e dall’attenzione verso i più poveri e i più bisognosi. 

--------------------------------------------- Essendo un giorno essa in casa, le apparve in una visione interiore il Signor nostro Gesù Cristo, tutto insanguinato, dal capo ai piedi, in modo che pareva che da quel corpo piovesse sangue per tutta la terra, dove andava, e le fu detta interiormente questa parola: «Vedi tu questo sangue? Tutto è sparso per amor tuo e per soddisfazione dei tuoi peccati!». Con queste parole le fu data una grande ferita di amore verso il Signor nostro Gesù Cristo con una confidenza tale, che sparve quella vista tanto disperata e si rallegrò un poco nello stesso Signor suo.

…È PREGATA O Dio, che hai fatto ardere di amore divino santa Caterina da Genova (Fieschi Adorno) nel contemplare le sofferenze di Cristo, per sua intercessione, accendi in noi il fuoco della tua carità e rendici partecipi della Passione del tuo Figlio.

…MI IMPEGNANiente può renderti imitatore di Cristo, come il prenderti cura del prossimo. Anche se tu digiunassi e dormissi per terra, ma poi non ti prendi cura del prossimo, tu non hai fatto niente di grande e resti

lontano dal Modello.

Venerdì, 13 settembre 2013San Giovanni Crisostomo, vescovo e martire - (Antiochia c. 349 - Comana sul Mar Nero 14 settembre 407) Fu annunziatore fedele della parola di Dio, come presbitero ad Antiochia (386-397) e come vescovo a Costantinopoli (397-404). Qui si dedicò all’evangelizzazione e alla catechesi, all’opera liturgica, caritativa e missionaria. L’anafora eucaristica da lui rielaborata in forma definitiva sull’antico schema antiocheno è ancor oggi la più diffusa in tutto l’Oriente. La sua

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predicazione nel campo morale e sociale gli procurò dure opposizioni e infine l’esilio (404-407), dove morì. Nella sua opera di maestro e dottore ha rilievo il commento alle Scritture, specialmente alle lettere paoline, e il suo contributo alla dottrina eucaristica. 

Liturgia della Parola1Tm 1,1-2; Sal 15; Lc 6,39-42

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

…È MEDITATAAnche il miglior discepolo del miglior maestro deve ornarsi di umiltà e mai deve ergersi a giudice degli altri. «Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?» Ecco cosa accade quando presumiamo di poter essere giudici degli altri senza esserci prima esaminati attentamente sui nostri comportamenti. C'è una facile ed insidiosa convinzione in noi quando crediamo che scoprendo e smascherando gli altri difetti, ammantiamo e sminuiamo i nostri. Questa subdola insidia ci spinge a giudicare gli altri e a puntare lo sguardo indagatore e il dito accusatore verso gli altri e non verso noi stessi. Ci capita quando ci siamo disabituati a fare un attento esame di coscienza che ci indurrebbe a vedere prima la trave nel nostro occhio e poi la pagliuzza nell'occhio del nostro

fratello. Gesù definisce tale atteggiamento come una forma di ipocrisia: «Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello». Attenzione allora agli inquinamenti della nostra vista. Abbiamo il dovere di purificare il nostro occhio affinché possa vedere nella pienezza della luce che lo stesso Signore ci dona e procedere prima, nella verità e nella carità, alla nostra personale correzione e poi a quelle dei nostri fratelli.-------------------------------------------------Niente è più freddo del cristiano che non si cura della salvezza degli altri. Chiunque può essere utile al prossimo, se vuole compiere la sua parte… Non offendere Dio. Se dici che il sole non può splendere, gli fai torto; se dici che il cristiano non può far

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del bene, offendi Dio e lo rendi bugiardo. E’ più facile infatti che il sole non scaldi e non brilli, che un cristiano non risplenda; è più facile che la luce sia tenebra, che

accada questo… Non può la luce di un cristiano restare nascosta, non può restare nascosta una fiaccola così splendente. San Giovanni Crisostomo

 

…È PREGATAChi prega riceve grandi doni dalla sua preghiera, prima ancora di ricevere quello che chiede. La preghiera calma i turbamenti dell'anima, assopisce la collera, scaccia la gelosia, spegne la cupidigia, diminuisce e inaridisce l'attaccamento ai beni di questa terra, procura allo spirito una pace profonda

…MI IMPEGNANon potete chiamare vostro Padre il Dio di ogni bontà, se conservate un cuore crudele e disumano; in tal caso, infatti, non avete più in voi l’impronta della bontà del Padre celeste

Sabato, 14 settembre 2013ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCELa croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l'albero della vita, il talamo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella

tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che comparirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione della croce, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo

Liturgia della ParolaNm 21,4-9; Sal 77; Fil 2,6-11; Gv 3,13-17

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio

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infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

…È MEDITATALa Croce, che nella festa odierna viene esaltata, è la grande scommessa del cristiano, poiché è grazie a questi due legni incrociati tra cielo e terra, che cielo e terra si sono ricongiunti: la croce fa da ponte tra Dio e l’uomo. Per il cristiano la croce è il segno di un amore infinito e apre il cuore alla speranza. Ognuno, per quanto disperato e angosciato, per quanto peccatore e lontano, può dire, guardando la croce: “Ecco, guarda quanto mi ha amato il mio Dio!”. L’amore di Dio per l’uomo, supera qualsiasi altro amore, al punto da permettere al suo stesso Figlio di giungere fino a quell’estremo

sacrificio. Dio ci ama veramente e desidera farci capire che è disposto a tutto per condurci a sé. Ha mandato suo Figlio, nostro amico, fratello, maestro, esempio, tenerezza infinita, per farci uscire dalla nostra notte ed inondarci con la sua luce.------------------------------------------------------Nell’albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto…

…È PREGATACristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,non ritenne un privilegio l’essere come Dio,ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,diventando simile agli uomini.Dall’aspetto riconosciuto come uomo,umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

…MI IMPEGNAOggi, sosto silenzioso davanti al Cristo Crocifisso e prego con tutti i cristiani di tutti i secoli: noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua croce hai redento il mondo.

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Quale attrazione esercita la croce, quale bellezza emana per sedurci?Sulla croce si condensa la serietà e la dismisura, la gratuità e l’eccesso del dono d’amore; si rivela il principio della bellezza di Dio: il dono supremo della sua vita per noi. Lo splendore del fondamento della fede, che ci commuove, è qui, nella bellezza dell’atto di amore. Suprema bellezza è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio di Dio si lascia

annullare in quel poco di legno e di terra che basta per morire. Veramente divino è questo abbreviarsi del Verbo in un singulto di amore e di dolore: qui ha fine l’esodo di Dio, estasi del divino. Arte di amare. Bella è la persona che ama, bellissimo l’amore fino all’estremo. In quel corpo straziato, reso brutto dallo spasimo, in quel corpo che è il riflesso del cuore, riflesso di un amore folle e scandaloso fino a morirne, lì è la bellezza che salva il mondo, lo splendore del fondamento, che ci seduce.

ANGELUS

Domenica, 25 agosto 2013 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

il Vangelo di oggi ci invita a riflettere sul tema della salvezza. Gesù sta salendo dalla Galilea verso la città di Gerusalemme e lungo il cammino

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un tale – racconta l’evangelista Luca – gli si avvicina e gli chiede: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (13,23). Gesù non risponde direttamente alla domanda: non è importante sapere quanti si salvano, ma è importante piuttosto sapere qual è il cammino della salvezza. Ed ecco allora che alla domanda Gesù risponde dicendo: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v. 24). Che cosa vuol dire Gesù? Qual è la porta per la quale dobbiamo entrare? E perché Gesù parla di una porta stretta?

L’immagine della porta ritorna varie volte nel Vangelo e richiama quella della casa, del focolare domestico, dove troviamo sicurezza, amore, calore. Gesù ci dice che c’è una porta che ci fa entrare nella famiglia di Dio, nel calore della casa di Dio, della comunione con Lui. Questa porta è Gesù stesso (cfr Gv 10,9). Lui è la porta. Lui è il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi. Perché, sapete, Gesù non esclude nessuno. Qualcuno di voi forse potrà dirmi: “Ma, Padre, sicuramente io sono escluso, perché sono un gran peccatore: ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante, nella vita”. No, non sei escluso! Precisamente per questo sei il preferito, perché Gesù preferisce il peccatore, sempre, per perdonarlo, per amarlo. Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti. Non avere paura: Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare per la sua porta. Tutti sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura.

Al giorno d’oggi passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità che poi noi ci accorgiamo che dura un istante soltanto, che si esaurisce in se stessa e non ha futuro. Ma io vi domando: noi per quale porta vogliamo entrare? E chi vogliamo far entrare per la porta della nostra vita? Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri. Perché Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più. Non è un fuoco d’artificio, non è un flash! No, è una

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luce tranquilla che dura sempre e ci da pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù.

Certo quella di Gesù è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura. No, non per quello! Ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui. Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’«etichetta»! Io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta o di verità? E ciascuno si risponda dentro! Non cristiani, mai cristiani di etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita.

Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, chiediamo che ci aiuti a varcare la porta della fede, a lasciare che il suo Figlio trasformi la nostra esistenza come ha trasformato la sua per portare a tutti la gioia del Vangelo.

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Inno alla santa CroceCi siamo affidati alla tua Croce,

o Creatore dell'eternità.

Tu ce l'hai data come protezione contro il nemico:proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Sommo Re, per noi sei salito sulla Crocee con essa hai tolto il delitto di Adamo,

prima creatura:proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Tu che ti sei rivelato vertice della santa fedee legno della vita degli uomini,

alla tua vista il demonio fu distruttosenza potersi rialzare:

proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Con l'apparizione della tua croceil nemico ha tremato

e per il terrore di fronte alla tua gloriasi è precipitato negli inferi della terra:

proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Esultavano i cieli e si rallegrava la terra,poiché la santa Croce è apparsa come salvatrice

ed illuminatrice dell'universo:proteggici con essa, o Salvatore, ti supplichiamo.

Liturgia Orientale

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