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Pedagogia della cura e Metodologia Montessori I Gradi dell’Indipendenza A cura di: Prof. Tiziana Gullotta Lumsa 2020

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Pedagogia della cura e Metodologia MontessoriI Gradi dell’Indipendenza

A cura di: Prof. Tiziana Gullotta

Lumsa 2020

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Una forza vitale “l’horme” è attiva nell’individuo e lo invita come forza motrice alla

conquista dell’INDIPENDENZA, sia nel campo fisico che in quello psichico.

Questo PROCESSO avviene per GRADI: Il primo grado: la NASCITA l’ingresso del bambino nel mondo, è pronto, attraverso gli ORGANI DI SENSO - STRUMENTI DI PRESA -, ad assorbire l’ambiente “… lo assorbe in sé e assorbendolo forma il proprio corpo psichico”.

Il secondo grado: 6 mesi. A livello fisico la formazione dell’acido cloridrico gli permette di digerire altri cibi oltre il latte materno;

a livello psichico è pronto ad aprirsi a nuove esperienze.“… può vivere senza il latte materno o perlomeno integrando il latte con

altri alimenti . Si direbbe che il bambino a sei mesi dica: non voglio vivere a carico di mia madre, sono un essere vivente e posso ora nutrirmi di tutto”

N.B. M. Montessori paragona questo a quanto accade agli adolescenti.

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Terzo Grado: Camminare

• In questo articolato sviluppo di stare eretti e camminare interviene la parte evoluta del cervello: la corteccia cerebrale.

• Perché il movimento risulti efficace deve essere ben coordinato: sistema sensoriale e cervelletto. Quest’ultimo, in particolare, garantisce l’equilibrio necessario per assumere la posizione eretta e orientarsi nello spazio. Il cervelletto si sviluppa rapidamente tra i 6 e i 15 mesi; continua (più lentamente) fino a completarsi all’età di 4 anni circa.

• Il processo di mielinizzazione (per veicolare i corretti impulsi nervosi) inizia al 5° mese, è massima tra 6 - 8 mesi, rallenta a due anni fino a completarsi ai 10 anni circa.

N.B. siamo al terzo grado e notiamo come l’uomo non può esserne il creatore ma solo il collaboratore. Occorre chiedersi sempre “Chi lo fa … e meditare!”

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Altri tre gradi

• Quarto grado: LINGUAGGIO. Il bambino può esprimere le sue necessità. Non aspetta più che gli altri interpretino i suoi bisogni.

• Quinto grado: necessità del bambino di AGIRE

SECONDO LA PROPRIA VOLONTÀ (vuole trasportare le cose, vestirsi ecc.). Il primo ATTO COSCIENTE

d’indipendenza è di difendersi da coloro che cercano di sostituirsi alla sua opera.

• Sesto grado: MENTALE quando inizia a cercare la ragione delle cose.

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Qualità del lavoro del bambino

• Il bambino conquista l’indipendenza attraverso uno sforzo e lavoro continuo.

• L’obiettivo del bambino è lavorare non il risultato che ne ricava.

• Termina il suo lavoro solo quando quell’energia vitale, che lo invita ad una determinata attività (suscitando in lui una passione irrefrenabile), ha soddisfatto un bisogno di sviluppo.

• Il bambino, infatti, alla fine del lavoro, non mostrerà alcuna stanchezza. Anzi! Si è così rigenerato da essere più calmo, paziente, gentile: pieno di energia! pronto a continuare la sua incessante opera. E’ dotato di un motore diverso dall’adulto.

• Il bambino lavorando cresce e perciò aumenta la sua energia.

• La legge che persegue, nel lavoro, è quella del massimo sforzo (nel senso di impiegare tutte le energie a sua disposizione).

• Il bambino ha così raggiunto, in modo naturale, la sua indipendenza: forza, libertà e auto-perfezione.

• Lo scopo della conquista dell’indipendenza è che l’individuo funzioni da sé.

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Arriva da sé l’importanza e il significato profondo dell’Analisi dei Movimento

• Un movimento per essere perfetto ed esteticamente garbato, deve essere svolto dall’analisi del movimento seguito dall’ECONOMIAdel movimento.

• Esso consiste nel non eseguire movimenti superflui. Oltre che ispirarsi all’accuratezza (cioè aver cura).

• Nel caso del linguaggio occorre articolare bene le parole (porta a parlare meno velocemente), mantenendo contemporaneamente il contatto visivo.

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E … l’importanza della Concentrazione

• Nel libro Il bambino in famiglia la Montessori racconta con poche ma significative parole come nacque il suo metodo. Trovandosi di fronte ad una bambina di circa quattro anni si accorse che, poneva una manifesta attenzione nell’esercizio degli incastri di legno di diverse dimensione. Essa li metteva dentro con ogni cura, e quando non ne rimanevano più, li tirava fuori di nuovo, per introdurli poi subito, continuando così, ripetendo instancabilmente, quell’esercizio che sembrava tendere all’infinito (più di quaranta volte, racconta la Montessori). L’ attenzione della bambina era tale che non veniva minimamente scalfita dagli elementi di disturbo che la Montessori creò appositamente per osservare fino a che punto potesse arrivare.

• Nel rapportarsi a quell’esercizio la bambina sembrava essere completamente astratta da ciò che la circondava: fu questo che la Montessori osservò un principio che smentiva, nella pratica, la certezza diffusa dell’incapacità dei bambini di fissare lungamente la propria attenzione su qualsivoglia oggetto.

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Concentrazione

• La Montessori, dunque, scoprì l’esistenza della concentrazione nei bambini molto piccoli, conquista valorizzata poi da molti altri, ma particolarmente utilizzata per fini educativi da lei. Perché lei comprese che la concentrazione era un carattere non solo comune ai bambini, ma di importanza a dir poco strategica, fondamentale: “mi apparve chiaro che l’idea dell’ordine e lo sviluppo del carattere, della vita intellettuale e sentimentale devono derivare da questa fonte misteriosa e celata”.

• Quando il bambino è estremamente intento in un lavoro, è rapito dal materiale, vive con questo un rapporto talmente intenso che sembra isolato dal resto del mondo, quando il bambino, in una sola parola, è concentrato, significa che dentro di lui qualcosa sta mutando, si sta sviluppando: egli sta edificando la sua intelligenza!

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Concentrazione

• La scoperta della capacità dei bambini piccoli di concentrarsi, e della concentrazione quale momento di sviluppo dell’intelligenza, è la chiave di tutta la pedagogia montessoriana: insegnare significa unicamente saper riconoscere gli istanti preziosi della concentrazione per poterli utilizzare. È ovvio anche che la concentrazione si sviluppa a partire dall’interesse, da qui la necessità di stimoli gradevoli per il bambino.

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La scoperta del bambino

• Come scriveva la Montessori: “Non possiamo sapere le conseguenze di un atto spontaneo soffocato quando il bambino comincia appena ad agire: forse noi soffochiamo la vita stessa”.

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La costruzione dell’intelligenza

• Il metodo Montessori si oppone alla visione meccanicista dello sviluppo dell’intelligenza, la quale ha sviluppato un sistema profondo di influenze sull’educazione e nel trattamento del bambino.

• Per la psicologia meccanicista l’intelligenza si costruisce lentamente, a partire dall’esterno. Le immagini degli oggetti dell’ambiente circostante entrano nel bambino attraverso la porta dei sensi, penetrando e, per trasmissione dovuta a un impulso esterno. Una volta entrate queste impressioni si insediano nel campo psichico, nel tempo poi, esse si associano tra loro, si organizzano, portando così alla costruzione dell’intelligenza.

• Che conseguenze comporta questa visione nella cura del bambino? Quale il suo ruolo in questo processo creativo? Quasi nullo, perché il concetto sopra citato suppone il bambino psichico come una cosa passiva, in totale balia dell’ambiente e perciò sotto la completa direttiva dell’adulto. La famosa immagine del bambino come recipiente vuoto da riempire e da modellare a cura dell’adulto … oggi finalmente siamo a conoscenza che ciò che ha intuito presupponeva ciò che (oggi supportato dalla fisica quantistica): il bambino crea spinto dalla forza vitale, spirito divino!

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Il Metodo Montessori tra Liberazione e Normalizzazione

• Sono tre i fattori base della pedagogia montessoriana: bambino, maestro, ambiente.

• Esiste tra loro un rapporto assolutamente interdipendente, non gerarchico, in quanto partecipano in egual misura alla realizzazione di un metodo che si propone di “liberare” il bambino.

• Il maestro viene da lei “ridotto” a trade union tra bambino e ambiente, laddove prima era l’ambiente a rappresentare il ponte tra bambino e il maestro.

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La rivoluzione pedagogica della Montessori

• Consiste nel mettere al centro dell’attività educativa (nonché del mondo) il Bambino, con la B maiuscola cioè attivo, propositivo, operativo e di servirlo creando un ambiente “su misura” per il suo sviluppo.

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L’adulto e il suo conflitto con il bambino nei suoi aspetti essenziali

• È comprovato che i mali più evidenti dell’uomo adulto come i disturbi nervosi e mentali, affondano le loro origini nella vita infantile perché conseguenze fatali di uno sviluppo viziato, impedito, ostacolato.

• L’adulto, non consapevole, cerca di mantenere il dominio sul bambino, di limitarne la libertà, di impedirne l’indipendenza, trascurando però la profonda corrispondenza che essa ha con lo sviluppo della personalità.

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CapricciIl bambino desidererebbe obbedire, perché ama l’adulto e lo vorrebbe soddisfare in tutto. I capricci non sono altro che aspetti di un conflitto vitale tra l’impulso creatore del bambino e l’amore verso l’adulto il quale però non lo comprende.

La lotta bambino-adulto si palesa in due aspetti essenziali.

• Sostituzione della personalità e della volontà del bambino;

• Impedimento delle attività necessarie allo sviluppo infantile

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Invito all’adulto

• A sublimare … superando i limiti denunciati dalla Montessori.

• Ed invito a rendersi consapevole del suo potere di suggestionare il bambino imprimendo in lui le sue convinzioni la sua volontà.

• Lo elegge, se solo lo volesse, a collaboratore della natura! Invece:

• quando il bambino agisce, cammina, tocca gli oggetti … sorge nell’adulto un irresistibile istinto di difesa contro di lui”, si arriva ad una situazione tale che la convivenza dell’adulto col bambino diviene quasi impossibile”.

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Succede che …

• Mentre la natura stimola il bambino a creare a muoversi per poter realizzare la sua opera contemporaneamente nell’adulto si scatena “la paura verso il piccolo disturbatore” ed esprime tale emozione aggredendolo. Si sente minacciato affiora in lui anche l’avarizia, l’ansia di difendere i suoi oggetti utili e cari, il tutto mascherato dal “dovere di educare i bambini alle buone abitudini”.

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Purtroppo, l’adulto realizza la sua di opera!

L’impedimento, da parte dell’adulto, dell’attività motoria del bambino, diminuisce o ostacola completamente lo sviluppo intellettuale e morale del bambino relegandolo a fonte di turbamento, di disordine, di fastidio.

L’organismo ha bisogno di fissare tante coordinazioni motrici, che tendono a stabilire l’equilibrio della persona”

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Si sente, spesso, l’adulto dire: non toccare!

• “l’adulto non ha compreso ancora l’attività della mano infantile come un bisogno vitale e non vi riconosce la prima manifestazione di un istinto del lavoro”.

• Quindi l’adulto ostacola il movimento, l’uso delle mani, il ritmo naturale del bambino cioè tutti gli aspetti che sono, per lui, vitali ostacola la vita

• Con questo ragionamento “ogni tentativo del bambino resta spezzato”, perché l’adulto si sostituisce al bambino con aiuti inutili che negano e reprimono la sua attività.

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Le deviazioni infantili

• la mano si muove senza scopo; la mente divaga lontana dalla realtà; … il corpo si muove senza ordine”. L’uomo che si formerà sarà un “uomo spezzato ”

.

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Farfalla

• per costruire il futuro è necessario vigilare sul presente”; “ Anche il bruco e la farfalla sono tanto differenti nell’aspetto e nelle loro manifestazioni, eppure la bellezza della farfalla è una conseguenza della sua vita allo stato di bruco, e non può provenire dall’imitare l’esempio di un’altra farfalla

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Bambini Forti Bambini Deboli

• La dottoressa distingue due tipi di categorie di “difetti” che possono essere presenti nei bambini di quest’età: quelli presenti nei bambini forti e quelli nei bambini deboli. Il primo tipo di bambini presenta caratteri violenti con capricci, scoppi d’ira; le principali caratteristiche sono il comportamento disubbidiente e l’istinto di distruzione. Questi bambini sono incostanti, hanno difficoltà di attenzione e di coordinazione motoria, una mente disordinata con una forte immaginazione.

• La seconda categoria riguarda i bambini deboli che si presentano con caratteri passivi, inerti, il cui pianto è finalizzato a ottenere qualcosa. Questi bambini hanno paura di tutto e sono attaccati all’adulto.

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Il nuovo ruolo dell’adulto e la soglia dell’intervento

• “La nostra opera di adulti non consiste nell’insegnare, ma nell’aiutare la mente infantile nel lavoro del suo sviluppo”

Cosa deve fare l’adulto?: • Rispettare l’agire del bambino, non soffocare i suoi atti

spontanei, i suoi momenti di concentrazione• Divenire cosciente che attraverso il lavoro avviene la

maturazione.• Non essergli dunque di ostacolo e non sostituirsi a lui nelle

attività. • Deve rispettare delicatamente le manifestazioni di questo

lavoro, fornendogli quei mezzi necessari alla costruzione che egli non riuscirebbe a conseguire con le sue energie.

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Ruolo Adulto

• Il compito positivo è quello di preparare intorno al bambino un mondo sul quale egli possa agire ed esercitarsi a misura delle proprie forze fisiche e psichiche; un mondo –ambiente dal quale egli tragga occasioni di utile attività e che rispondano ai suoi bisogni di autonomia, di conoscenza e di indipendenza.

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Soglia dell’intervento

• L’adulto deve dare e fare quel tanto che è necessario affinché il bambino possa agire da solo: se fa meno del necessario, il bambino non può agire utilmente, se l’adulto fa più del necessario, e perciò si impone o si sostituisce al bambino, “spegne i suoi impulsi fattivi” . Deve calibrare il proprio intervento ricercando l’equilibrio tra questi due estremi, questo limite perfetto da raggiungere che la Montessori chiama “la soglia dell’intervento”.

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Ruolo dell’adulto: il Servizio

• Servizio ₌ Missione Sacra

• È un grande compito quello che si conferisce all’adulto, per il quale è necessaria una profonda preparazione. L’adulto (genitore o maestro) è il CUSTODE dell’Opera Divina che si compie nel bambino.

• Per tale missione l’adulto deve purificare (inteso come evoluzione) il suo amore, libero dall’egoismo o dall’inerzia.

• Rispetto alla collettività l’adulto svolge contemporaneamente una missione sociale: educare al rispetto dei diritti dei bambini!

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La Maestra Passiva

• “Deve rimanere silenziosa e passiva in un’aspettativa paziente quasi ritraendosi per annullare la propria personalità così che lo spirito del bambino possa aver campo di espandersi”

La preparazione dell’educatrice montessoriana si muove su tre livelli paralleli:

• Formazione scientifica: ciò che è necessario conoscere sullo sviluppo del bambino → il SAPERE

• Formazione tecnica: le competenze che trasformano le conoscenze in tecniche → il SAPER FARE

• Formazione spirituale: è il livello più importante, difficilmente definibile ma, soprattutto, non acquisibile in quanto chiama in causa diversi elementi (e non dipende da quello che si crede di sapere ma da un Risveglio e Sviluppo di Coscienza) … →l’ ESSERE

• Decreto ministeriale n.° 139 (2006-2008)

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La Formazione del Maestro/a

• “sbaglierebbe il maestro che pensasse di prepararsi alla sua missione soltanto per mezzo di nozioni e studio: prima di tutto si richiedono precise predisposizioni di ordine morale”.

• “Bisogna, innanzitutto, studiare se stessi per giungere a sopprimere i propri difetti più radicati, quelli che costruiscono un ostacolo per le relazioni con i bambini”.

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La Formazione del Maestro/a

• La sua presenza è veramente scientifica poiché ella non si distrae mai dell’osservazione del bambino, dall’analisi del suo modo di lavorare e dalle sue scelte. Ella è sempre concentrata alla ricerca di materiali che soddisfino il bambino.

• L’educatrice montessoriana deve dunque compiere un grande lavoro su se stessa: la sua capacità di osservare e interpretare è una conquista ardua da raggiungere

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Caratteristiche peculiari

• Umiltà: più che usare l’espressione “lo so” esercitare quanto ha detto Socrate “so di non sapere”.

• il saper ascoltare;• il saper aspettare, correlata all’avere fiducia nella vita stessa, cioè avere fiducia

che il bambino farà da sé, perché la natura ha un suo disegno e sicuramente lo porterà a termine anche senza un nostro diretto intervento;

• collegata a quella precedente è la capacità di immaginare: saper vedere non solo il bambino che si ha di fronte, ma anche riuscire a scorgere, in ciò che il bambino ancora non è, ciò che sarà;

• il saper essere delicati nell’intervenire, ricordando che è preferibile un non intervento piuttosto che un intervento sbagliato; essere presente: l’educatore, senza essere invadente, senza intervenire in maniera inopportuna, deve stare vicino al bambino perché, nel caso in cui egli ne avesse bisogno, lui deve saper dove trovarla;

• “l’aiuto, nella proporzione della sua inutilità, è un impedimento allo sviluppo delle forze naturali del bambino”. - Ciò che non è utile è dannoso -

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L’atto educativo efficace è quello che tende a aiutare il dispiegamento della vita

• Per assolvere a questo punto fondamentale della Pedagogia Montessoriana occorre essere concentrati sul proprio respiro (la mente smette così di pensare interpretare da pregiudizi) e concentrata chiara nella Preparazione dell’Ambiente.

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Il compito dell’educatrice

• L’educatrice agisce senza aspettarsi nulla, senza preconcetti di alcun tipo: è dallo stato di benessere attivo del bambino che ella riceve eventuale conferma del suo agire educativo

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Se l’efficacia del metodo è misurata dalla felicità del bambino …

• … “l’inattività della maestra è sintomo del suo successo perché significa che il suo compito è stato portato a termine” .

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Il bambino liberato: la normalizzazione

• Il metodo non si vede, ciò che si vede è il bambino. Si vede l’anima del bambino che, liberata dagli ostacoli, agisce secondo la propria natura”

• Quando avviene l’unità non può essere raggiunta e il risultato è un individuo “spezzato”, quindi deviato le cui energie (che in ogni caso devono dispiegarsi) non possono farlo secondo natura, lo faranno deviando cioè andando nel vuoto, nel caos, rifugiandosi nell’immaginazione.

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Normalizzazione

• la normalizzazione è collegata alla concentrazione in un’attività motrice (dove c’è il nuovo adulto e nuova concezione dell’ambiente) che mette in rapporto con la realtà esteriore, perché all’origine di tutte le deviazione sta un fatto solo: “cioè che il bambino non ha potuto realizzare il disegno primitivo del suo sviluppo” perché su di lui ha agito un ambiente (di cui fa parte anche l’adulto!) pieno di ostacoli.

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Il bambino liberato …

• Appare illuminato di gioia, infaticabile perché l’attività è legata alla sua vita – Anima – (è reale non è astratta). È la sua scelta che guida tutto, assorbe con intensità i mezzi che gli permettono di svolgere la mente, rifiuta invece altre cose: i premi, i dolci, i giocattoli. Ci dimostra che l’ordine e la disciplina sono per lui bisogni e manifestazioni vitali.

• Vive con disinvoltura e padronanza dei movimenti, dimostra fiducia in se stesso, coraggio, si presenta dotato di forze morali.

• Liberi dai meccanismi di difesa: il capriccio, lo spirito di distruzione, la menzogna, la timidezza, la paura

• Liberi da quello che l’adulto tiranno definisce come pregi: attaccamento alle persone sottomissione gioco solo attraverso giocattoli e video game; o dai caratteri quali: l’imitazione, l’incostanza, l’instabilità dell’attenzione.

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Paragone del servilismo con il pianto delle isteriche

• Il pericolo del servilismo non consiste soltanto nel consumo inutile della vita che conduce all’impotenza, ma nello sviluppo di reazioni che hanno significato anch’esse di perversione e di impotenza: e possono paragonarsi al pianto delle isteriche o alle convulsioni degli epilettici”

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È fatto dalla Natura

• “Le qualità infantili intraviste, appartengono semplicemente alla vita come lo sono i colori degli uccelli ed i profumi dei fiori: non sono affatto la conseguenza di un metodo di educazione”

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Due personalità psichiche

• Si potrebbe concludere con il dire che esistono due personalità psichiche nel fanciullo: quella naturale e creativa, che è normale e superiore, e quella di adattamento forzato che è inferiore e che ha i caratteri della lotta di un essere debole sopraffatto da uno più forte.

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Le parole chiave dell’educazione montessoriana sono:

• Libera scelta• Disciplina Attiva “La disciplina si raggiunge, dunque, per una via

indiretta, sviluppando l’attività nel lavoro spontaneo ”.• Indipendenza• Lavoro (Per mezzo degli esercizi si è sviluppata la volontà, un

processo che la Montessori, ne “educazione per un mondo nuovo” paragona alla filatura. Ogni filo si rafforza giorno per giorno dal lavoro costante).

Rileggendo le indicazioni nazionali del 2012 (confermate da quelle del 2018 con aggiunta del bambino al centro dell’educazione protagonista, portatore di una storia pesonale) si nota, casomai ce ne fosse bisogno, l’attualità del metodo Montessori che ad oggi rappresenta ancora un innovazione.

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Il lavoro svolto dal bambino

• Schema: il lavoro perfeziona interiormente il bambino → questi lavora meglio→ lavorando meglio prova soddisfazione interiore che lo farà affascinare ancora di più al lavoro→e si ricomincia

La Montessori confronta le due specie di lavoro produttivo:

• “uno è rappresentato dalla seta, filo brillante con cui gli uomini fabbricano preziosi tessuti. L’altro dalla ragnatela che gli uomini si affrettano a distruggere”

La seta è il risultato del lavoro del bambino che crea, la ragnatela di quello dell’uomo che cerca di modificare costantemente l’ambiente!

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L’importanza della cura nella Metodologia Montessori

• l’uomo che si trova in un a sfera di sublimazione non si preoccupa delle cose esterne, le usa nel momento opportuno per il suo perfezionamento interiore. Al contrario, chi si trova nella sfera ordinaria, o per meglio dire nella sua propria sfera, si preoccupa delle finalità esterne fino al sacrificio, fino a rimettervi l’anima e la salute”.

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Ritornando alla distinzione dei due tipi di lavoro

• Quello del bambino è un lavoro individuale: nel senso che solo lui può compierlo seguendo il suo programma e tempi interiori, nessuno può addossarsi le sue fatiche. Tutto altro! Nel tentativo di farlo lo si ostacola.

• Non è motivato da alcuna ricompensa esterna.

• L’uomo, invece, lavora perché spinto dal raggiungimento di uno scopo esteriore ed il termine del suo lavoro è dettato dal sopraggiungere della stanchezza.

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Conoscere la differenza dei due tipi di lavoro ci fa comprendere meglio cosa significa avere cura del

bambino

• La legge del lavoro, da lui seguita, è quella del minimo sforzo, per il massimo scopo ed economia di tempo

• Si tratta di lavoro collettivo cioè altri, con la stessa specializzazione, possono sostituirlo o alleggerirgli la fatica.

“L’uomo non è destinato solo a camminare, ma anche a trasportare il suo carico ”.

Page 45: A cura di: Prof. Tiziana Gullotta · 2020-04-27 · • Quando il bambino è estremamente intento in un lavoro, è rapito dal materiale, vive con questo un rapporto talmente intenso

Magari è il tempo di un reale cambiamento! Prima del singolo e di conseguenza del collettivo

• “Chi ha seguito questo movimento educativo sa che fu ed è tuttora discusso. Ciò che ha più suscitato discussione è quel capovolgimento tra adulto e bambino: il maestro senza cattedra, senza autorità e quasi senza insegnamento, e il bambino fatto centro dell’attività, che impara da solo, che è libero nella scelta delle sue occupazioni e dei suoi movimenti. Quando non è sembrato un’utopia, è apparso una esagerazione”