A cura di Massimo Vallotto Testo di Franco Miracco “DA ... · dalla sua famiglia. Businaro è...

3
36 IL RAPPORTO Chiuse dalla Regione Veneto le celebrazioni per il centenario della nascita di Carlo Scarpa Tra illuminismo e romanticismo in più di una mente d’artista i percorsi della creatività attra- versarono i paesaggi del senti- mento e della ragione. E così apparvero immagini, sia letterarie che figurative, in cui i personaggi si muovevano immersi in vibrazioni sentimen- tali, febbre dello spirito, spesso poste a confronto però con la quasi soprannaturale armonia della ragione. In breve, nella più intensa tenerezza, ma anche nel vigore del pensiero, nell’a- sciutta precisione della mente, che altro non viene da dirmi, dovendo cercare qualche parola per dire del fascino segreto in cui mi sono perduto in un luogo magico del Veneto. Se è vero che “dall’ombra il Tempo vigila”, vorrei che il Tempo vigilasse in eterno su una casa essenziale per decifrare la mappa della migliore arte di questa terra nel corso del ven- tesimo secolo. A Monselice la casa di Aldo Businaro, un antico Palazzetto, una villa bella come solo può esserlo una villa veneta di campagna, ha concluso il ragionamento d’architettura iniziato verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso da Carlo Scarpa. La leggenda dell’amicizia che ha legato Aldo Businaro a Carlo Scarpa è tornata a farsi realtà vissuta ancora una volta, ma vissuta soltanto da noi che ora possiamo ammirare la sicurezza degli imprevedibili pensieri scarpiani finalmente portati a compimento dall’ultima volontà di Aldo, prontamente raccolta dalla sua famiglia. Businaro è morto nel mezzo dell’estate appena trascorsa e se ne è andato con l’eleganza intellettuale e il coraggio virile di un uomo che ha fatto della sua vita un’opera d’arte, anche perché di arte se ne intendeva come pochi, perché di opere d’arte, comprese quelle create da Carlo Scarpa, è stato felice committente nonché collezio- nista. E poi perché è stato il grande signore del Castello, della Rocca, del Palazzo, dei giardini, dei gatti di quei giar- dini, dei fiori, dei sogni, delle stratigrafie geologiche, dei gior- ni e delle notti, dell’universo di Sopra Carlo Scarpa e Aldo Businaro a Kyoto nel 1969, in occasione del loro primo viaggio in Giappone. A destra La facciata principale del Palazzetto di Monselice, completata dalla scala di Scarpa trent’anni dopo la sua prima idea. Si tratta del progetto n. 160, appartenente a una raccolta di oltre 180 disegni ora visibili presso il Centro Carlo Scarpa di Treviso (www.carloscarpa.it). Sotto La copertina del libro pubblicato in concomitanza con la mostra allestita al Watari Museum of Contemporary Art di Tokyo nel 1993. A cura di Massimo Vallotto Testo di Franco Miracco Giornalista e critico d’arte, portavoce del Governatore del Veneto Gianfranco Galan Fotografie: archivio Businaro “DA PADRE A FIGLIO... DA FIGLIO A PADRE” Lo scorso ottobre è stata inaugurata a Monselice la scala esterna ideata quasi trent’anni fa da Carlo Scarpa per il Palazzetto di Aldo Businaro, suo committente e amico recentemente scomparso. Con la moglie e i figli dell’ex presidente della Rocca era presente il figlio di Scarpa, Tobia. Alla cerimonia ha partecipato anche il governatore del Veneto Galan.

Transcript of A cura di Massimo Vallotto Testo di Franco Miracco “DA ... · dalla sua famiglia. Businaro è...

36

IL RAPPORTO Chiuse dalla Regione Veneto le celebrazioni per il centenario della nascita di Carlo Scarpa

Tra illuminismo e romanticismoin più di una mente d’artista ipercorsi della creatività attra-versarono i paesaggi del senti-mento e della ragione.E così apparvero immagini, sia letterarie che figurative, incui i personaggi si muovevanoimmersi in vibrazioni sentimen-tali, febbre dello spirito, spessoposte a confronto però con laquasi soprannaturale armoniadella ragione. In breve, nellapiù intensa tenerezza, ma anchenel vigore del pensiero, nell’a-sciutta precisione della mente,che altro non viene da dirmi,dovendo cercare qualche parolaper dire del fascino segreto incui mi sono perduto in un luogomagico del Veneto.Se è vero che “dall’ombra il

Tempo vigila”, vorrei che ilTempo vigilasse in eterno su unacasa essenziale per decifrare lamappa della migliore arte diquesta terra nel corso del ven-tesimo secolo.A Monselice la casa di AldoBusinaro, un antico Palazzetto,una villa bella come solo puòesserlo una villa veneta dicampagna, ha concluso ilragionamento d’architetturainiziato verso la fine degli anniSessanta del secolo scorso daCarlo Scarpa.La leggenda dell’amicizia cheha legato Aldo Businaro a CarloScarpa è tornata a farsi realtàvissuta ancora una volta, mavissuta soltanto da noi che orapossiamo ammirare la sicurezzadegli imprevedibili pensieri

scarpiani finalmente portati acompimento dall’ultima volontàdi Aldo, prontamente raccoltadalla sua famiglia.Businaro è morto nel mezzodell’estate appena trascorsa ese ne è andato con l’eleganzaintellettuale e il coraggio viriledi un uomo che ha fatto dellasua vita un’opera d’arte, ancheperché di arte se ne intendevacome pochi, perché di opered’arte, comprese quelle createda Carlo Scarpa, è stato felicecommittente nonché collezio-nista. E poi perché è stato ilgrande signore del Castello,della Rocca, del Palazzo, deigiardini, dei gatti di quei giar-dini, dei fiori, dei sogni, dellestratigrafie geologiche, dei gior-ni e delle notti, dell’universo di

SopraCarlo Scarpa e Aldo Businaro

a Kyoto nel 1969, in occasione delloro primo viaggio in Giappone.

A destraLa facciata principale del Palazzettodi Monselice, completata dalla scaladi Scarpa trent’anni dopo la sua prima

idea. Si tratta del progetto n. 160,appartenente a una raccolta di oltre

180 disegni ora visibili presso ilCentro Carlo Scarpa di Treviso

(www.carloscarpa.it).

SottoLa copertina del libro pubblicato in

concomitanza con la mostra allestitaal Watari Museum of Contemporary

Art di Tokyo nel 1993.

A cura di Massimo Vallotto

Testo di Franco MiraccoGiornalista e critico d’arte,

portavoce del Governatore delVeneto Gianfranco Galan

Fotografie: archivio Businaro

“DA PADRE A FIGLIO...DA FIGLIO A PADRE”Lo scorso ottobre è stata inaugurata a Monselice la scala esterna ideata quasi trent’anni fada Carlo Scarpa per il Palazzetto di Aldo Businaro, suo committente e amico recentementescomparso. Con la moglie e i figli dell’ex presidente della Rocca era presente il figlio diScarpa, Tobia. Alla cerimonia ha partecipato anche il governatore del Veneto Galan.

37

storia e di arte che fanno diMonselice la testa sognantedella terra veneta.Una testa che lassù vedeVenezia, vede il mare, vedel’altro luogo in cui ritroviamole cose di Carlo Scarpa.Ma che cosa è accaduto a villaPalazzetto nella Monselice diBusinaro? Potrei dire che “sonoandato a guardare nel bersò”per ritrovare l’eco delle paroledi Aldo che racconta agli amicidel suo desiderio di realizzarel’ultimo capitolo del gran libroscritto in quel luogo da CarloScarpa. Ed il libro è questo: alcentro di un giardino, o meglio,di uno spazio che da un lato ècorte campagnola, ma dall’altroè aria d’alberi e di verde intenso,c’è la villa Palazzetto, che è

epifania sobria e regolare diforme tardo rinascimentali, chedovette essere perfetta nellaperfetta e vivificante campagnache si stendeva un tempo aipiedi della Rocca di Monselice.Lo sguardo attento ad ognioggetto, ad ogni materiale, aigesti di coloro che donano ilproprio mestiere alla sapientearchitettura, in breve lo sguardodi Carlo Scarpa immaginòattorno al Palazzetto alcuni deisuoi “infiniti possibili”, comeli chiamò Luigi Nono, ed ècosì che, nel corso del tempo,crebbero in quel luogo l’aia, labarchessa, una grata scorrevolecon un sistema di carrucoledisposte come la costellazionedella bilancia, il bersò: spazioprodigioso in quanto fatto di

segni che nel loro non volermai essere “monumenti” sonomediatori invece tra il misteroe la funzione.L’architettura di Carlo Scarpasi accende nella mente comeevento primario, come passoprimario del costruire, ma anchecome dizionario degli infinitipossibili della bellezza, doveforse sta il sentimento dell’ar-chitettura.Carlo Scarpa non è né anticoné moderno, è il sempre del-l’architettura. A questo “sempre”mancava qualcosa ed è questoqualcosa che in pochi mesi èstato completato per volontà diAldo, della sua famiglia e diTobia Scarpa.Così torniamo al sentimentoche ha “unito” nella cortesiadel gesto creativo Tobia a suopadre, allo stesso modo, ma inun altro senso, Aldo ai suoi figli.Ora la scala, il pezzo d’operache mancava, si è congiuntaalla facciata del Palazzetto condoppia valenza scarpiana, quelladi Carlo e quella di Tobia, chesi è posto con umiltà in ascoltodel progetto paterno, travisando-lo però in qualche punto proprioper essere di più scarpiano.E il miracolo di un doppioScarpa rinnova oggi il fascinodel Palazzetto e lo rinnovaattraverso lo scorrere perfetta-mente calcolato dell’acqua chegocciola al momento giusto nelmezzo di due cerchi immersiin acque calme, in cui affondanoappena i nostri silenzi, respintidalle luci teneramente splen-denti sulle fantastiche superficiin cemento, che sono l’estasidel cemento se l’opera è statapensata da Carlo Scarpa.Dunque, questa è per davverola scala degli infiniti possibili,perché questa scala è ogni voltadiversa secondo come ti poniad osservarla, secondo come timuovi sull’aia, anche questapronta a dilatarsi verso orizzontilontani, eppure costretta da ritmi,da richiami, da modalità formalimisurate nell’assoluto rispettodella minima percezione visiva.

Franco Miracco

A sinistra e qui sopraUna canna di bamboo, raccolta nelparco, è servita come stampo per lafusione in bronzo che lascia scorreredelicatamente un rivolo d’acqua versoi due cerchi compenetrati: uno deisimboli geometrici usati spesso daScarpa nelle sue opere.

A sinistra, a centro paginaLa facciata principale del Palazzettoprima della realizzazione della scala.

SottoAlla base dello specchio d’acqua correun bordo di tessere musive policromedallo sviluppo di 62 metri lineari che,con l’ausilio di un decriptatore, svelauna frase cara alla famiglia Businaro:“Per rinnovare la cultura nel tempo e salvare testimonianza, Aldo e LuciaBusinaro con il geniale contributo diCarlo e Tobia Scarpa, dall’anno millenovecentosessantacinque iniziaronoil restauro di questo luogo per amenovivere e felicemente ricevere”.

SottoUna porzione dell’aia a nove pendenze.Il piccolo melograno, tipica presenzadell’architettura vernacolare, mitiga ilrigore geometrico del disegno scarpiano.

38

IL RAPPORTO

Sopra e a destra, in altoAltre immagini dell’intervento

recentemente effettuato, a conclusionedi un ciclo trentennale di lavori seguiti

con amore dalla famiglia Businaro.

A fiancoUn disegno originale di Scarpa per la

scala del Palazzetto.

ALdo BusinAroUn viaggiatore della vita

Ambasciatore del design italiano nelmondo, fu uno dei principali arteficidella sua diffusione sin dai primi anniSessanta. E’ sufficiente citare, a esem-pio, la collezione I grandi maestrirealizzata per Cassina.Con Carlo Scarpa strinse un sodali-zio unico per intensità intellettuale ecreativa. Era con lui a Sendai inGiappone, nel novembre del 1978,quando un banale incidente tolse lavita al grande architetto vicentino,due giorni prima che gli venisse confe-rita a Venezia la laurea honoris causa.La biografia di Aldo Businaro, grandeuomo di cultura e d’impresa, meritaun approfondimento che ci vedràimpegnati nei prossimi numeri diBassano News.

La sistemazione esterna di

villa Palazzetto, 1974-’75

L’intervento di sistemazionedegli esterni di una villa delXVII secolo a Monselice èsvolto da Scarpa in fasi suc-cessive, in relazione alle esigenze espresse di volta involta dalla committenza.Il progetto inizia con la siste-mazione dell’aia che fronteggiala facciata principale, rivoltaad ovest. L’area, da utilizzarecome deposito di grano durantela mietitura, viene rialzatarispetto alla quota del terreno,per non asportare il materiale direcupero (presente al momentodel progetto), che viene chiusoperimetralmente e ricopertoda calcestruzzo. Sopra questastruttura Scarpa disegna deipiani leggermente inclinati,che riprende nel tetto di villaOttolenghi a Bardolino. I piani di mattoni in cotto sab-biati sono divisi da cordonaturein cemento. Nei punti dicolmo sono inserite due pietre

circolari di Nanto, a significareil sole e la luna. Il percorsoche porta all’ingresso lateraledella villa rompe volutamenteil solido emergente dell’aia,senza spezzare però la conti-nuità del disegno. In un secondomomento, con tecnica identica,viene eseguita una parte piùbassa di aia che si inserisce acuneo nella precedente. La nuova aia, necessaria perl’eccessiva altezza della prima(peraltro troppo lontana dallabarchessa-deposito), si sosti-tuisce alla vasca d’acqua pre-cedentemenete prevista. Nello spazio antistante la villa,Scarpa disegna almeno tre solu-zioni per lo scalone che dallavasca d’acqua arriva al primopiano. Si decide però di noneseguire la struttura. Per valoriz-zare la facciata est e collegare ilgiardino con la villa, nel proget-to compare un’apertura ad arco.Il serramento di chiusura, arre-trato rispetto al filo di facciata,è variamente articolato da pic-

coli nodi cilindrici verticaliche lo propongono come un’ar-chitettura dentro il salone delpiano terra. A nord l’aia e icampi coltivati; Scarpa neimmagina una facciata nera dacontrapporre al bianco e alrosso dei mattoni del palazzo.Le idee di progetto sono esegui-te in parte con la facciata intavole di abete, il serramento inlegno di quercia e la scaletta inferro profilato sul lato est dellabarchessa. L’ultimo interventodell’architetto, a parte il control-lo sul restauro conservativodella villa, riguarda la strutturain calcestruzzo a vista per lacucina e la zona pranzo all’a-perto, un padiglione con barbe-cue decorato a tessere divetro. La copertura è costituitada un grigliato di ferro, riempi-to da piante rampicanti, mentreil pavimento è in mattoni dicotto; all’esterno una piccolavasca per piante acquatiche.

Da Carlo Scarpa, Opera completa, a cura di F. Dal Co e G. Mazzariol, 1984.