a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla...

20
CRISTIANO SOCIALI NEWS - QUINDICINALE DEL MOVIMENTO DEI CRISTIANO-SOCIALI - Poste italiane spa - spedizione inA.P. D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 46) art.1, DCB - Roma “La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250”. Cristiani nel Partito dell’Ulivo BUONA POLITICA, LAICITÀ, RIFORMISMO SOLIDALE 1. LA PROVA DEL GOVERNO Una difficile tenuta Siamo di nuovo al governo del Paese. Per cinque, lunghi anni abbiamo immaginato questo ritorno ed abbiamo lot- tato e progettato per realizzarlo. La vittoria è stata di stret- ta misura e questo sta rendendo ancora più evidente quel che sapevamo: governare, oggi, è una sfida davvero impegnativa. (segue a pag. 2) 1. NUOVE SFIDE, NUOVE RESPONSA- BILITÀ 3 gennaio 2007 Anno XI - Numero 1 - 2 VIII Assemblea Nazionale dei Cristiano sociali ROMA 23-24-25 febbraio 2007 per un’Italia solidale DOCUMENTO per l’Assemblea congressuale

Transcript of a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla...

Page 1: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

CRIS

TIAN

OSO

CIAL

INEW

S-Q

UIND

ICIN

ALE

DEL

MO

VIM

ENTO

DEIC

RIST

IANO

-SO

CIAL

I-Po

ste

italia

nesp

a-s

pedi

zione

inA.

P.D.

L.35

3/20

03(c

onv.

L.27

/02/

2004

n°46

)art.

1,DC

B-R

oma

“La

test

ata

fruisc

ede

icon

tribu

tist

atal

idire

ttidi

cuia

llale

gge

7ag

osto

1990

,n.2

50”.

Cristiani nel Partitodell’Ulivo

BUONA POLITICA, LAICITÀ, RIFORMISMO SOLIDALE

1. LA PROVA DEL GOVERNO

UUnnaa ddiiffffiicciillee tteennuuttaa Siamo di nuovo al governo del Paese. Per cinque, lunghianni abbiamo immaginato questo ritorno ed abbiamo lot-tato e progettato per realizzarlo. La vittoria è stata di stret-ta misura e questo sta rendendo ancora più evidente quelche sapevamo: governare, oggi, è una sfida davveroimpegnativa.

(segue a pag. 2)

11..NUOVESFIDE,NUOVERESPONSA-BILITÀ

3 gennaio 2007AAnnnnoo XXII -- NNuummeerroo 11 -- €€ 22

VIII Assemblea

Nazionale

dei Cristiano sociali

ROMA

23-24-25 febbraio 2007

per un’Italia solidale

DOCUME NTO

ppeerr ll’’AAsssseemmbbllee

aa ccoonnggrreessssuuaallee

Page 2: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

I guasti prodotti dalla destra sono molto gravie profondi. I più pesanti, i più difficili da risa-nare sono quelli causati alla coesione socia-le e alla credibilità della politica e delle sueistituzioni. In queste condizioni, il bilancio di questiprimi mesi di governo è a tinte contrastate:luci ed ombre. L’Unione, nonostante tutto, hatenuto. Ed ha avuto il coraggio di mettere incampo politiche e strategie che, pur nellagravità della situazione, cercano di intrec-ciare risanamento, rilancio della crescita,recupero di equità. Noi condividiamo la scelta di fondo che èstata fatta: una finanziaria che punta a crea-re subito, già nel 2007, un vero mutamentodi rotta nel risanamento dei conti pubblici,per consentire di accelerare il passo delleriforme e ricostruire la coesione sociale.Nella stesura finale della finanziaria si ègiunti ad un buon equilibrio, ma è troppo altoil prezzo che si è pagato.

LL’’uurrggeennzzaa ddii rriiccrreeaarree uunn cclliimmaa ddii ffiidduucciiaa Abbiamo assistito con sgomento al protago-nismo spettacolare e dissociato di troppi espo-nenti del governo e dei partiti. È uno stile checontraddice ogni idea di buona politica e che

produce guasti rilevanti ad una credibilità giàfortemente deteriorata. Perfino una delle novi-tà più importanti di questa fase ne ha risenti-to: la ripresa della concertazione con le partisociali dopo lo svuotamento che ne aveva fattoil centrodestra. Il danno non è solo di immagine e di consen-so. Si è alimentato quel clima di incertezza edi sfiducia che è una delle eredità più pesantidel centrodestra. Si è coltivata, così, una veraschizofrenia tra azione di governo e condi-zioni della sua efficacia: senza la fiducia deicittadini ogni azione di rilancio e di riformadiventa quasi impossibile.

2. AD UN PASSAGGIO OBBLIGATO

SSeerrvvee uunnaa ffoorrttee ddiissccoonnttiinnuuiittàà Alla radice c’è un nodo di fondo. Il centrosi-nistra vive una contraddizione lacerante trale urgenze del governo e un sistema politicobloccato nel guado. L’urgenza di un inter-vento riformatore è resa ancora più eviden-te dall’assurda legge elettorale voluta dalladestra. Non farsi imprigionare da questa contraddi-zione vuol dire far assumere all’azione politi-ca dell’Unione un diverso respiro e un diversopasso. Vuol dire porre un argine alla fram-mentazione della coalizione. Vuol dire tenerefermo lo sguardo sugli interessi generali delPaese e ritrovare il gusto di condividere valo-ri, senso, visione. Solo così un programma nonsarà una mediazione continua ed estenuantema assumerà il profilo di un progetto politicocomunicabile e appassionante. Passare per questa porta stretta richiede a tuttiil coraggio di una forte discontinuità. Alla sini-stra democratica, forza decisiva dell’Unione,è chiesto più che ad altri di ritrovare in se stes-sa lo slancio dell’innovazione. E una discontinuità è chiesta anche a noi,movimento di cristiani in questa sinistra enell’Ulivo. Vediamo molti cattolici tentati disottrarsi alla fatica del bene comune per chiu-dersi a difesa della propria identità. Ed ancheper questo ci sentiamo impegnati ad accre-scere in noi stessi la spinta al dialogo e lacapacità di essere operatori e testimoni di unabuona politica.

2

Page 3: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

3

1. UNA PROSPETTIVA CHE SI FAPROCESSO POLITICO

QQuueellll’’uunniittàà aa lluunnggoo ssppeerraattaa Tra le luci che stanno segnando questafase difficile c’è il prendere corpo, finalmen-te, di una prospettiva per la quale abbiamoprogettato, lottato, sperato: l’unità dei riformi-sti dell’Ulivo. Dopo la vittoria alle politiche e il seminario diOrvieto il partito unitario sembra davveroentrato in cantiere. Il processo si presenta tut-t’altro che scontato e lineare: la stessa sindro-me dissociativa che infligge colpi alla coesio-ne dell’Unione agisce anche per contrastare ilPartito dell’Ulivo. Coerenti con una scelta strategica che sta alleradici del nostro Movimento, noi siamo più chemai impegnati a favorire ogni iniziativa cherenda irreversibile il processo. Siamo traquanti agiscono per poter vedere in campo ilpartito dei democratici riformisti dell’Ulivo alleelezioni europee del 2009.

RRiippaarrttiirree ttuuttttii ddaall sseennssoo ee ddaallllaa ccoonnddiivviissiioonneeCi è difficile comprendere le ragioni di chi,dentro e fuori i Ds, si oppone a questa pro-spettiva in nome della sinistra e della sua “sal-vezza”. La sinistra non è riducibile ad una solaidentità storica. La sinistra è il suo progetto e lasua capacità di attuarlo, giorno dopo giorno.Si sta a sinistra perché si coltiva l’idea e si nutrela speranza di un mondo più libero e più giu-sto. Questa idea, oggi, è duramente contra-stata dallo spirito mercantile che domina que-sto tempo. Ci è dunque chiesta la volontà deter-minata e perseverante di cercare convergenzee di unire forze sufficienti all’impresa. È di qui che dobbiamo tutti ripartire: da questosenso alto e da questa urgenza di condivisio-ne. Ci apparirà allora evidente l’insopportabi-le anacronismo dell’attuale frantumazionedell’Unione. Se davvero abbiamo a cuore lasinistra, ci è chiesto di pensarci come apparte-nenti ad uno stesso campo politico; ci è chiestodi superare, nella coalizione, quel forte rifles-so identitario che impedisce livelli più adegua-ti di coesione e di innovazione. E che è uno deifattori responsabili dell’attuale difficoltà. Il compito di una sinistra degna di questo

nome, oggi come ieri, è comprendere le nuovesfide, per orientarsi e progettare, per far par-tecipare vaste aree sociali, per governare ilcambiamento.

2. NELL’ULIVO, PER UNA CONVERGENZA PIÙ VASTA

II nnoossttrrii vvaalloorrii ee llee nnoossttrree ssppeerraannzzee Ci diciamo riformisti. Il nostro sentirci riformi-sti, però, non è contro altri modi di essere pro-gressisti e di sinistra. È l’aver maturato la con-sapevolezza che il processo storico non sop-porta forzature irrealistiche, pena gravi scon-fitte e duri contraccolpi. I nostri valori e le nostre speranze di cambia-mento non sono meno radicali di quelle dialtri. Non accetteremo mai di interiorizzarequesta economia, questa società, questa poli-tica, come le uniche o le migliori. Uno svilup-po umano più soddisfacente ed un mondo piùgiusto sono possibili. E il compito di chi nutre questa speranza nonè coltivare in ambiti ristretti la purezza del pro-prio sogno. È operare, giorno dopo giorno,perché il sogno sia condiviso da molti e possacosì diventare, per via democratica, realtànuova in cammino. Noi teniamo ferma la bussola sui valori e suifini ma restiamo flessibili sulle strategie e suimezzi. E questo modo di concepire il riformi-smo noi vogliamo farlo valere nel soggetto uni-tario che sta prendendo forma.

FFaarr vvaalleerree llee rraaggiioonnii ddeellllaa ssiinniissttrraa ddeemmooccrraattiiccaa Nel Partito dell’Ulivo i Ds debbono portare emettere a frutto le ragioni di una sinistra demo-cratica plurale e aperta. Sinistra, per noi Cristiano Sociali, è fraternitànella libertà. Il pluralismo di idee, opinioni, pra-tiche è una potente risorsa. E la fraternità è ilsentimento che ci spinge a convergere e ci rendedisponibili ad organizzare quel pluralismo, adorientarlo per condividere obiettivi e strategie.Per dare corpo alla nostra speranza. Una sola è la discriminante: fuori del metododemocratico e non violento non c’è sinistra chepossa cambiare il mondo in senso più umanoe più giusto.

22..VERSO IL PARTITODELL’ULIVO

Page 4: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

Convinti sostenitori del Partito dell’Ulivo noi cisentiamo non meno impegnati a realizzarenell’Unione una convergenza più reale di tuttala sinistra.

RRiiggeenneerraarree llee nnoossttrree rraaddiiccii nneellllaa ssoocciieettàà iinn ttrraassffoorrmmaazziioonneeRipensare la sinistra vuol dire, prima di ognialtra cosa, rigenerare la sua vocazione socia-le, le sue radici e la sua forza dentro la società. Le radici vitali della sinistra sono le donne e gliuomini che soffrono l’ingiustizia e coloro chesentono la responsabilità di agire per contra-starla. Sono le donne e gli uomini del lavoroche lottano per i propri diritti e scelgono diimpegnarsi per uno sviluppo sostenibile e peruna società più giusta. Sono le persone e lecomunità che aspirano ad un diverso benes-sere umano e si impegnano per realizzarlo.Sono le intelligenze, i saperi, le competenzeche sentono di dover contribuire a realizzareuna società della conoscenza davvero a ser-vizio del bene comune. Rigenerare queste radici è compito che ciriguarda direttamente: nel Partito dell’Ulivo enell’Unione vogliamo continuare ad essere unacomponente significativa della sinistra sociale. Vediamo l’egoismo sociale farsi più aspro epiù intollerabile in nuovi assetti duramentesegnati dalla disuguaglianza e dalla soffe-renza. Vediamo l’economia globalizzatainasprire la competizione per l’accesso allematerie prime, ai beni comuni, alle fonti dienergia. Vediamo che la novità delle forticapacità di innovazione tecnologica e di cre-scita economica acquisite dalle grandinazioni dell’Asia non sono accompagnateda uno sviluppo dei diritti e dal rispetto dellecompatibilità ambientali. Vediamo gli indi-catori dello sviluppo umano segnalare anco-ra, nel Sud del mondo, gravissime sperequa-zioni, drammatiche condizioni di vita, unaforte riduzione delle aspettative di vita.Vediamo l’intero Medio Oriente travoltodalla violenza e da una guerra senza fine.Vediamo l’ingiustizia diffondersi anche nellanostra società e convivere con l’abbondanzaricchezza, il benessere esibito, lo spreco. Vediamo anche tante energie personali ecomunitarie che si impegnano in esperienze dicondivisione e di solidarietà, che sono alla

ricerca di nuove dimensioni della libertà, dellacreatività, dello sviluppo umano, che cercanonuove strade per far crescere una società civi-le e giusta anche a dimensione transnaziona-le. Queste esperienze, però, stentano a trova-re riconoscimento e rappresentanza in unapolitica concentrata su se stessa, sul cortorespiro, sull’economia. Sta qui il senso della nostra scelta di campo.Essere sinistra sociale vuol dire leggere leingiustizie e comprendere le trasformazioni.Vuol dire governarle per combattere la pover-tà e l’esclusione e per far avanzare l’ugua-glianza, il benessere, lo sviluppo. Siamo sfidati da condizioni materiali e rap-porti di forza in continua evoluzione. L’orga-nizzazione dei sistemi produttivi è più com-plessa e sfuggente. La composizione e la strut-tura demografica della società sono più diffi-cili da interpretare. Le istituzioni politiche sonoin forte affanno. I desideri e le aspettative dellepersone e delle comunità sono più ricchi maanche più disorientati e autocentrati. Sta qui la difficoltà che dobbiamo superare:essere sinistra sociale dentro una fluidità chescompagina i vecchi confini tra economico,sociale e politico; e qui saper individuareforme e strategie che consentano di interpre-tare e organizzare bisogni, interessi, doman-de di libertà. Per costruire una forza socialee un’iniziativa politica davvero adeguate eincisive.

UUnnaa rriiffoorrmmaa ddeellllaa rraapppprreesseennttaannzzaa cchheerriillaannccii llaa mmeeddiiaazziioonnee ssoocciiaallee I poteri decisionali, le sedi di governo dell’e-conomia e della sfera pubblica si ridislocanoe il riformismo sociale e politico cerca conti-nuamente di individuare i nuovi luoghi realidel conflitto e della negoziazione. Stenta,però, a mettere in campo una progettualitàadeguata, ad afferrare le controparti, a svi-luppare un potere negoziale adeguato ainuovi assetti. Il sindacato è alle prese con l’ur-genza di rinnovare se stesso, le proprie basisociali, l’intero quadro della contrattazione edella concertazione. Ma in questo sforzo ètroppo solo e rischia di perdere la soggettivitàpolitica che a lungo ne ha fatto un soggettodecisivo della democrazia e del modellosociale europeo.

4

Page 5: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

5

Nuovi attori sociali, spesso molto parziali e con-tingenti, entrano in gioco e animano formenuove ed esasperate di conflitto. E si tratta diconflitti dove è assai difficile decifrare l’intrec-cio tra identità culturali, istanze di visibilità e diprotagonismo, interessi materiali dei soggetti. Una sinistra che sa accettare le sfide della sto-ria non può avvertire questa realtà come unaminaccia; né può sottovalutarla. Deve piegar-si con creatività sulla sfida di interpretarla,coinvolgerla, rappresentarla. E noi paghia-mo, oggi, anche i ritardi e gli errori compiutidi fronte ai movimenti che nei primi anni 2000hanno posto con forza il problema di unariforma della politica. Le esasperate reazioni critiche alla finanziarianon si spiegano soltanto con un difetto dicomunicazione e con il diffuso egoismo socia-le. C’è più di questo. C’è una crisi di rappre-sentanza della società che alimenta una crisidella mediazione sociale. Una crisi legata adun ritardo di innovazione. Una riforma degli assetti della rappresentan-za sociale e politica non è più rinviabile: deverigenerare al più presto quella funzione deci-siva che fu a lungo garantita dal sindacato edai partiti a forte insediamento popolare; eche è stata svolta anche dalle diverse formedell’associazionismo di interessi e di promo-zione sociale. Se non si ricostruisce questa fun-zione, la politica sarà sempre più tentata daderive plebiscitarie e populiste.

PPeerr uunn pplluurraalliissmmoo ccooooppeerraattiivvoo Ricostruire radicamento, rappresentanza,mediazione sociale e politica dovrà diventareuna priorità del Partito dell’Ulivo, una dellesue ragioni d’essere. Il primo passo è superare la frammentazione;disegnare il passaggio da un pluralismo com-petitivo ad un pluralismo cooperativo. Va rico-struito un campo di soggetti, una vera coali-zione aperta di associazioni e movimenti. Evanno ritessuti luoghi e percorsi credibili dinegoziazione e di rappresentanza politica,una diversa apertura dei partiti. Solo così sipotrà ricostruire quel ruolo di mediazione e diregolazione sociale esercitato un tempo quasiin esclusiva dalle diverse espressioni del movi-mento del lavoro. I partiti non hanno solo un problema di comu-nicare se stessi. Più urgente ancora è che simettano all’ascolto della società e dei suoisoggetti organizzati: per riconoscere e rap-presentare buone pratiche, attori e movimen-ti sociali vecchi e nuovi. Farlo vuol dire peròabbandonare le logiche notabilari e di scam-bio per esprimere una progettualità e un’a-zione politica di alto respiro. Per noi Cristiano Sociali questa è una veraemergenza. Noi stessi, negli ultimi tempi,abbiamo capito che non potevamo più dareper scontata la nostra capacità di interpretaree rappresentare i mondi sociali dai quali pro-veniamo. Ed abbiamo intensificato il nostrometterci all’ascolto di realtà come la Cisl, leAcli, l’Agesci, la Confcooperative, il vastomondo del volontariato e del Terzo Settore. Inquesti incontri abbiamo anche condiviso unanostra convinzione: è urgente che questi sog-getti tornino a darsi una soggettività politicaincisiva. Una iniziativa più capace di intera-gire efficacemente, nella propria autonomia,con i partiti e le istituzioni. Se non lo farannola speranza di una buona politica diventeràquasi impossibile da coltivare.

II ccoommppiittii ddii uunnaa nnuuoovvaa ssiinniissttrraa ssoocciiaallee La ssiinniissttrraa ssoocciiaallee resta dunque una dimen-sione decisiva ma deve ripensare i suoi com-piti e le sue forme. Più che mai deve teneresalde le sue radici nelle diverse forme di sof-ferenza sociale e nei movimenti. Più che mai deve riconoscere e promuovere le

Page 6: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

grandi energie e le forti istanze di riformadella politica che provengono dalle donne edalla loro soggettività tuttora sottovalutata ediscriminata. Più che mai deve investire nell’ascolto e nellacomunicazione con le nuove generazionioggi in gran parte espropriate del propriofuturo e della possibilità di esprimere unasoggettività politica. La nuova sinistra sociale dovrà esistere perattraversare continuamente i confini trasocietà e politica. Per valorizzare le dimen-sioni economiche e civili della democrazia.Per promuovere l’autonomia culturale dellasocietà civile. Per sostenere un forte riformi-smo sociale.

1. DI NUOVO IN TENSIONE

UUnn rriittoorrnnoo ee iill ssuuoo sseennssoo La nostra vocazione sociale trova la suaespressione più compiuta nella concezionee nel sentimento di una cittadinanza politi-ca responsabile. La sua radice più profon-da, però, risiede nel nostro essere movi-mento di cristiani impegnati in politica. E,nel corso di questi anni, tale radice haassunto un valore più denso di significati edi implicazioni. Ci siamo dovuti confrontare con il riaffac-ciarsi, a scala planetaria, della questionereligiosa e con il suo mettere in tensione lapolitica e la stessa democrazia. Abbiamo constatato che le sue origini stan-no nei fallimenti della secolarizzazione: nelleforme esasperate e ideologiche che essa haconosciuto nel Novecento. Si è voluto evitareil riprodursi dei regimi di cristianità, ma si ègiunti a sterilizzare le dimensioni pubblichedella religione e a contrastare la stessa espe-rienza di fede. Oggi assistiamo ad un movimento opposto:nel drammatico appannarsi dei miti e dellesperanze suscitati dalle ideologie, nel preva-lere di una razionalità tecnologica e mercan-tile che nega le dimensioni spirituali dell’uo-mo e del suo sviluppo, riaffiorano con forzadomande di senso e si manifesta un ritornodel religioso.

UUnn nnuuoovvoo pprroottaaggoonniissmmoo Questo ritorno si traduce in un rinnovato pro-tagonismo pubblico dei cattolici e della Chiesaanche in Italia. Negli ultimi due decenni delNovecento, mentre si esauriva l’esperienzadel partito dei cattolici che aveva segnato di séil secondo dopoguerra, la presenza cattolicasi è espressa soprattutto nella dimensionesociale: una vera fioritura di opere di acco-glienza, di condivisione, di solidarietà. Unafioritura che è stata decisiva per costruire lenuove realtà del Terzo settore e dell’economiacivile e solidale. A partire dalla fine degli anni ’90, questa pre-senza si è progressivamente affermata nelledimensioni etiche, antropologiche, culturali.Ed è su questo terreno che il nuovo protagoni-smo pubblico della Chiesa e dei cattolici hasuscitato tensioni e contrasti.

LLaa nnuuoovvaa cceennttrraalliittàà ddeellllee qquueessttiioonnii eettiicchhee Il punto di innesco sta nella nuova centralità chele questioni eticamente sensibili hanno assuntonella società e nella politica. Si è acceso, qui, unconfronto esasperato tra diverse posizioni. Il momento più acuto si è avuto nella delicatavicenda del referendum sulla procreazione assi-stita. E ancora oggi sono oggetto di forti contra-sti e polemiche questioni non meno delicate: daldiritto ad una buona morte alle unioni di fatto. Su tali questioni la politica deve colmare unritardo oggi non più tollerabile. E per farlodeve abbandonare lo spirito di contesa, met-tersi in ricerca e in dialogo per individuarepercorsi condivisi.

2. UN INCONTRO ALL’INSEGNADELLA RAGIONE

SSuuppeerraarree uunn cclliimmaa cchhee ffaa mmaallee aall PPaaeessee Benedetto XVI non si stanca di sottolineare laragionevolezza della fede e la necessità di undialogo costruttivo tra fede e ragione. Questodialogo è indispensabile, tanto più in un’epo-ca segnata da passioni violente e distruttiveche fanno pensare al ritorno di un sonno dellaragione. I frutti di un tale dialogo faranno bene allapolitica. Perché ogni verità riconosciuta e con-

6

33..QUESTIONERELIGIOSA EQUESTIONEDEMOCRA-TICA

Page 7: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

divisa come ragionevole, può per ciò stessoessere introdotta nel dialogo democratico. A tutti chiediamo – in nome della ragione,della laicità e del bene comune – di riflettereancora sul riaccendersi della contesa tra “cat-tolici” e “laici”. Di una tale tensione non c’èdavvero bisogno in un’Italia già in forte crisidi fiducia e di coesione. I cattolici e la Chiesa hanno le loro responsa-bilità in tale contesa. Molto incide, però, il per-sistere di un vecchio laicismo tra le forze lai-che e progressiste. Un ritardo culturale, d’al-tra parte, riguarda l’insieme delle forze politi-che: stenta a farsi strada la consapevolezzache serve condividere, al più presto, una con-cezione più adeguata di libertà religiosa e dilaicità della politica. Le nostre società sono ogni giorno più multi-culturali e multietniche: di qui l’esigenza di unpiù compiuto dispiegarsi della libertà reli-giosa. Ma qui nasce anche l’urgenza di con-dividere e affermare un principio di laicitàche ci aiuti, tra l’altro, ad arginare l’integra-lismo religioso. In politica si sta con la passione e il mandatoper il bene di tutti. Ci si sta da laici democrati-ci. Questa è anche la via maestra per evitarela polarizzazione delle posizioni. Ogni attoche possa provocare lacerazioni va respon-sabilmente meditato e, possibilmente, evitato.Tanto più quando si tratta di atti del Governoche esigono un profilo certo e plausibile di col-legialità.

CCrriissttiiaannii nneellllaa ssiinniissttrraa,, ooggggii Queste tendenze ci interpellano in profondità.Questo scenario inedito ci ha spinto ad arric-chire le motivazioni e l’orientamento del no-stro stare da cristiani nella sinistra. La nostra esperienza non è nata per la volon-tà di affermare un principio di laicità demo-cratica. Esso, per noi, era acquisito. È nata,soprattutto, per superare la lunga stagione dilibertà condizionata dei cattolici italiani inpolitica. La stessa che aveva alimentato unaforzata unità politica dei cattolici e innaturalidivisioni nella sinistra. A determinare quella stagione hanno contri-buito la questione comunista e la GuerraFredda. Più antiche erano, però, le radici checondizionavano la libera espressione politicadei cattolici: affondavano nella reciproca ini-micizia tra Chiesa e modernità. Solo il Con-cilio Vaticano II ha posto le basi per superar-la; ma ha incontrato forti resistenze e c’è orail rischio che si torni indietro. Noi Cristiano Sociali siamo, alle nostre ori-gini, figli del Concilio. Dentro la modernità cistiamo con una forte attenzione al discerni-mento critico ma anche attenti a non sottova-lutare le sue grandi conquiste e le straordi-narie opportunità che ci ha offerto. È essen-ziale, per noi, riconoscere gli straordinarimutamenti culturali che l’hanno accompa-gnata e che sono anche l’onda lunga dellelotte di libertà e di giustizia condotte dalmovimento operaio e democratico.

7

Abbonatevi a C.S.new per l’Italia solidale

COSTI PER ABBONAMENTO ANNUALE(MINIMO 18 NUMERI)

e 2266,,0000 -- aabbbboonnaammeennttoo oorrddiinnaarriiooe 5500,,0000 -- aabbbboonnaammeennttoo ssoosstteenniittoorree

cc//cc ppoossttaallee nn.. 1199994433000000 iinntteessttaattoo aa::AASSSSOOCCIIAAZZIIOONNEE CCRRIISSTTIIAANNOO SSOOCCIIAALLII

PIAZZA ADRIANA, 5 - 00193 ROMA

Page 8: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

8

LLaa rreessppoonnssaabbiilliittàà ddeellll’’iinnnnoovvaazziioonnee Il percorso che abbiamo compiuto ci pone difronte ad una sfida che è, insieme, di fedeltàalle nostre radici e di coraggio nel decidereun’innovazione culturale e politica. Al centro della nostra Assemblea proponiamotre fuochi tematici e progettuali: il riformismosolidale, la laicità democratica, le riforme perun bipolarismo compiuto. Su questi temi lavo-riamo da tempo e vogliamo ora verificarli nel-l’espressione più rappresentativa del nostroMovimento. Essi vogliono essere, d’altraparte, il nostro contributo alla stagione con-gressuale dei Democratici di Sinistra e al cam-mino di costruzione del nuovo Partitodell’Ulivo.

11.. L’IDEA-FORZA DEL RIFORMISMO SOLIDALE

NNoo aadd uunn rriiffoorrmmiissmmoo ““mmooddeerraattoo”” Nella Margherita e nei Ds c’è chi privilegiaun’idea di riformismo troppo sbilanciata da unmalinteso modernismo e dall’ansia di recupe-rare il “consenso dei moderati”. Per questo modo di intendere il riformismo, ilrisanamento dei conti pubblici e il rilanciodella crescita economica vengono prima ditutto: “se non si produce ricchezza non la sipuò redistribuire”. Equità e giustizia, insom-ma, possono attendere. Le politiche sociali sono ridotte ad un ruoloemergenziale e riparativo. E poco importa che,da tempo ormai, la ricchezza prodotta si sia sot-tratta ad ogni funzione sociale, creando forti

disuguaglianze sociali e favorendo l’arricchi-mento ingiusto di ampi settori della società. Fa da alibi a questa concezione del riformismoanche la minaccia, sempre risorgente e abil-mente agitata, del costituirsi di un polo neo-centrista formato dalla convergenza tra i“moderati dei due poli” e tra i nostalgici delproporzionalismo. Per non parlare, negli ulti-mi tempi, della “grande intesa” che dovrebbetagliare le ali estreme dei due schieramenti egettare a mare il bipolarismo. Noi restiamo convinti che la complessità socia-le si governa solo in una logica bipolare. E chegovernare, in questa fase storica, vuol diremettere in campo un riformismo forte. I problemi del Paese sono gravi ed esigonoscelte innovative e coraggiose. Un riformismoannacquato servirebbe, al massimo, a tam-ponarli. Risolverli davvero è invece il modomigliore anche per rassicurare i “moderati”.

UUnn ppaattttoo ppoolliittiiccoo ppeerr llee rriiffoorrmmee Modernità e socialità si reggono soltanto insie-me. Il nostro riformismo deve fare i conti con laforte domanda di giustizia che proviene dalmondo del lavoro, dalle famiglie, dai pensio-nati, dalla povera gente. Il segnale che il tempodell’egoismo sociale è finito, va dato subito. L’Italia ha bisogno urgente di un recupero diequità, di legalità, di sicurezza, di solidarietà.E non basta, a garantirlo, il rilancio di un’e-conomia che si sottrae alla propria responsa-bilità sociale. Solo politiche attive del lavoro,sviluppo dell’economia sociale, riqualificazio-ne del welfare possono ricreare equità e sonoin grado, d’altra parte, di dare un forte con-tributo al rilancio della crescita. E solo attra-verso queste strategie la crescita può crearebuona occupazione e rigenerare coesionesociale e “capitale sociale”. Se vogliamo attuare riforme incisive non pos-siamo cercare affannosamente di volta in voltail consenso tra gli italiani. Né ci basterà invo-care il programma elettorale dell’Unione. Serve molto di più: serve sottoscrivere un pattopolitico per lo sviluppo e le riforme. Un pattoper condividere con i cittadini e con le forzesociali portanti gli obiettivi di risanamento, diequità, di benessere. Chiarendo le strategienecessarie a realizzarli e il loro concretoimpatto sociale.

44..TREFUOCHITEMATICI

Page 9: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

9

LLaa cchhiiaavvee ddii vvoollttaa ddeellllaa ssoolliiddaarriieettàà Proponiamo di qualificare il riformismo del-l’Ulivo con l’aggettivo “solidale”. L’idea-forzadella solidarietà sta alle radici della sinistra edel cristianesimo sociale. Vogliamo farla usci-re dalla marginalità in cui l’ha relegata il neo-liberismo e rilanciarla alla luce dei cambia-menti sociali. È un passo che può richiamarein campo risorse simboliche preziose e susci-tare nuove energie politiche. La nostra solidarietà si fonda sui principi diuguaglianza, di libertà e di giustizia. Si ali-menta dunque ai valori che stanno a base diogni stato di diritto, di ogni convivenza demo-cratica. Esige il giusto riconoscimento di auto-nomia e di merito agli individui e quindi siesprime come scelta consapevole di socialità. La giustizia supera la dimensione individualee non può fare a meno della solidarietà. Lastrategia dei diritti, da sola, non basta a rea-lizzarla: fa troppo spesso parti uguali tra dis-uguali. L’azione solidale è quindi per noi ilcomplemento necessario delle strategie di pariopportunità e delle politiche di equità. Questasolidarietà è un’espressione di fraternità civi-le che si esprime come sentimento di cittadi-nanza che rinsalda il patto civile.

DDaallllaa ppaarrttee ddeeii ppiiùù ddeebboollii La solidarietà come espressione di fraternitàcivile e politica fonda un preciso punto di vista:spinge a guardare il mondo e la politica congli occhi degli emarginati, degli oppressi, deipiù deboli. E obbliga a tenere fortemente insie-me innovazione e giustizia. Una sinistra si qualifica per la sua modernità,per la sua carica innovativa, per il suo pro-muovere uno sviluppo sostenibile. E ancor piùsi qualifica – se non rinnega le proprie radici– per il suo assumere come centrale la lottacontro la povertà, l’esclusione, l’emarginazio-ne. Solo così potrà dare corpo ad una buonapolitica, davvero sensata e liberante per tutti.

UUnnaa nnuuoovvaa pprroossppeettttiivvaa iinntteerrnnaazziioonnaallee Oggi, nell’economia globalizzata e in unmondo sempre più interdipendente, questalotta per la giustizia può essere efficace solose assume un’adeguata dimensione interna-zionale. Il primo obiettivo è il governo demo-

cratico dei processi di globalizzazione: pereliminare le loro ricadute socialmente inaccet-tabili e per orientare il loro dinamismo versouno sviluppo umano plenario, equilibrato esostenibile per tutti. Il mondo, oggi, è segnato da squilibri profon-di, da gravi e continue violazioni dei dirittiumani. Il riformismo solidale è impegnato contutte le sue forze a contrastare questo disordi-ne ingiusto. E sarà possibile solo se sapremoagire con determinazione e perseveranza perla pace: contrastando i diversi fattori che ori-ginano l’instabilità politica, le tensioni, i con-flitti; e investendo fortemente sulla riduzionedel debito dei Paesi del Sud del mondo e sullacooperazione allo sviluppo. È una scelta che esige la costruzione di un nuovoordine mondiale. Nuovo perché realmente fon-dato sul riconoscimento e il rispetto universaledei diritti umani e delle libertà democratiche.Nuovo perché multipolare e quindi in grado dicontrastare efficacemente volontà egemonicheunilaterali, come quelle che ancora esprimo leloro negative conseguenze nella tragediadell’Irak. Nuovo, infine, perché finalmente ingrado di affermare il primato della legalitàinternazionale e delle istituzioni multilaterali. La priorità delle priorità, da troppo tempo dis-attesa, è dare ruolo e centralità alle NazioniUnite perché possano diventare garanti realidella sicurezza collettiva e della pace maanche dello sviluppo sostenibile e della giusti-zia sociale a scala mondiale.

EEuurrooppaa,, aattttoorree gglloobbaallee ddii ppaaccee ee ddii ggiiuussttiizziiaa Queste urgenze ci fanno avvertire in tutta lasua gravità l’inadeguatezza dell’Europa. Lasua storia e le sue culture la candidano a pro-porsi come attore globale che può diventareuno dei vettori portanti del nuovo ordine.Oggi, purtroppo, non è così. Lo impedisce l’in-certezza del processo d’integrazione, alimen-tata dalla grave battuta d’arresto registrata sulTrattato costituzionale e resa più problemati-ca dal processo di allargamento. Far progredire l’integrazione europea versol’Unione politica è una delle condizioni indi-spensabili perché l’Unione diventi protagoni-sta più efficace del proprio sviluppo. Solo piùunita potrà competere sul mercato mondialesenza rinunciare alle conquiste del suo model-

Page 10: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

10

lo sociale che coniuga efficienza economica ecoesione sociale. Questo nuovo slancio, però, è altrettanto indi-spensabile perché l’Europa possa contribuire,facendo leva su una rinnovata efficacia di quelmodello, alla costruzione di un mondo più giu-sto e solidale.

AAll ccuuoorree ddeell rriiffoorrmmiissmmoo ssoolliiddaallee::llaavvoorroo ee wweellffaarree La nuova integrazione tra politiche della cre-scita e politiche sociali che proponiamo, ha alsuo centro anche un forte e diverso combinar-si tra politiche economiche, politiche del lavo-ro e politiche di welfare. Questa consapevo-lezza stenta a farsi strada. L’Agenda di Lisbona – elaborata dall’UnioneEuropea all’inizio di questi anni 2000 – hafatto molto sperare. Essa, purtroppo, è statagià più volte ridimensionata e comunque col-pevolmente disattesa dagli Stati membri.Contiene comunque in sé un limite di innova-zione: quanto alle politiche sociali, non vaoltre l’aggiornamento di un’impostazionestrettamente lavorista in sé giusta ma da solanon più sufficiente. Fa eccezione l’investimen-to operato per promuovere la responsabilitàsociale delle imprese. Un investimento che hapromosso, in forme ancora iniziali, anchenuove esperienze di partnership tra impreseprofit e Terzo settore. Viene invece colto solo marginalmente, l’ulte-riore ruolo che le politiche sociali possonoavere per la loro capacità di promuoveredirettamente la crescita e di creare lavoro diqualità.

Per una crescita che crei occupazione e qualità del lavoro

Il lavoro è il valore fondamentale per la propo-sta politica del riformismo solidale. Pur in pre-senza di straordinari mutamenti nella strutturaeconomica e negli assetti sociali, il lavoro restainfatti per la stragrande maggioranza dellepersone, uomini e donne, la fonte primaria direddito e di benessere individuale e famiglia-re. E continua ad essere un potente fattore dicittadinanza e di inclusione sociale. Un riformismo del lavoro all’altezza dei tempi

I compiti ineludibili di una moderna politicariformista possono essere così riassunti: rida-re centralità al lavoro nella vita sociale e nellescelte di politica economica; promuoveremaggiore e migliore occupazione; tutelarepienamente il lavoro in tutte le sue forme. Crescita e qualità dell’occupazione dipendo-no oggi dal giusto combinarsi di due strategie:una politica economica orientata ad uno svi-luppo basato sulla conoscenza e l’innovazio-ne; politiche del mercato del lavoro che impe-discano il tradursi in precarietà della flessibi-lità e mobilità proprie dell’economia attuale.Un problema questo, che riguarda soprattuttoi giovani e le donne ma che suscita, più ingenerale, un clima di insicurezza che coinvol-ge l’insieme del mondo del lavoro. Le cause le conosciamo: stanno negli elevatilivelli di disoccupazione presenti storicamentein alcune aree, innanzitutto nel Mezzogiorno,ai quali si aggiungono oggi le conseguenzedei processi di ristrutturazione industriale e didelocalizzazione.

Tre ingredienti essenziali Nel quadro di una strategia di rilancio dellosviluppo che sappia creare occupazione, sonotre gli ingredienti essenziali di una politica atti-va del lavoro: - un forte investimento nel capi-tale umano attraverso una riqualificazione delsistema educativo e una politica di formazio-ne lungo tutta la vita delle persone; – l’esten-sione dei diritti e delle protezioni sociali ainuovi lavori e l’introduzione di un efficacesistema di ammortizzatori sociali; – misurerivolte a favorire la conciliazione tra lavoro,vita familiare e attività di cura, in modo da pro-muovere l’occupazione femminile. Se i mutamenti nell’organizzazione del lavo-ro appaiono ineludibili la politica riformistadeve garantire, anche attraverso le riformenecessarie, i diritti sociali dei lavoratori edeve sostenere, a questo stesso fine, il ruoloautonomo del sindacato e della contrattazio-ne collettiva.

Continuare ad investire sul Terzo settore Accanto a queste politiche attive più condivi-se, il riformismo solidale propone un’altrastrategia che a partire dagli anni ’90 ha datoin Italia frutti apprezzabili: la promozione diun’economia sociale e, in modo del tutto spe-

Page 11: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

11

cifico, l’investimento sulle dimensioni civili esolidali di tale economia. Le diverse articolazioni del Terzo settorehanno infatti dimostrato di saper creare quoteconsistenti di lavoro facendo impresa non pro-fit. È una realtà economica e occupazionaleparticolarmente significativa: essa si collocainfatti sul crinale dove il principio di sussidia-rietà spinge la società civile a farsi imprendi-tore sociale per produrre beni e servizi di inte-resse collettivo.

Per un welfare del “benessere umano”

Il riformismo solidale assume la questione delwelfare e delle politiche sociali in tutta la lororadicalità. Welfare vuol dire benessere socialeche si misura in termini di qualità della vita edella convivenza di tutte le componenti di unacomunità di persone nelle diverse fasi della vita. Le parole chiave di una svolta riformista noncambiano: inclusione, pari opportunità, lottacontro la disuguaglianza sociale. Cambianoinvece le strategie che debbono incarnarlenella realtà mutata.

Ripartire dalle condizioni di vita Riformismo solidale vuol dire ripartire dalleconcrete condizioni di vita delle persone edelle famiglie. Sono sotto i nostri occhi formedi sofferenza sociale che stanno diventandorapidamente insostenibili. E che sono altret-tante priorità da mettere in agenda ad ognicosto: la povertà e il rischio di impoverimentoche colpiscono soprattutto le famiglie conminori in aree sociali sempre più vaste e giun-gono fino a lambire fasce di occupati a bassoreddito; l’estendersi del disagio e della de-vianza, soprattutto minorile e giovanile; lafatica crescente delle famiglie con anziani nonautosufficienti e la solitudine di tanti anziani indifficoltà; il degrado urbano che deriva dal-l’esclusione sociale e dalla marginalizzazionedelle periferie; la condizione di vita di tantiimmigrati costretti spesso a forme di degradoumano insopportabili. Sappiamo bene che l’aggravio di attività dicura e la fatica del vivere che derivano da que-ste diverse forme di sofferenza sociale pesanosoprattutto sulle donne. E pesano sulle fami-

glie. Difendere e promuovere la loro vita,oggi, vuol dire soprattutto rimuovere le causesociali che la minacciano.

Un welfare promozionale Le politiche sociali non vanno ridotte a misurerisarcitorie e riparatorie rispetto ai guasti pro-vocati dal mercato. Sono risorse decisive perlo sviluppo perché producono, formazione,conoscenza, relazioni, benessere. Il riformismo solidale esige il passaggio da unwelfare risarcitorio ad un welfare promozio-nale. Universalità delle prestazioni, cittadi-nanza attiva, responsabilità sociale: sonoquesti i pilastri di un moderno stato socialecapace di estendere i suoi confini, traguar-dando nuovi diritti da riconoscere, nuove sog-gettività da rappresentare, nuove risposte nel-l’offerta e nella qualità dei servizi. Si deve pensare ad un sistema plurale inte-grato e coordinato di interventi e servizi, in cuiil pubblico sia presente, in forme giuridicheanche differenti, in piena sinergia con i sog-getti del Terzo settore. Serve investimento piùconsapevole sulla sussidiarietà e, insieme,sulle politiche pubbliche. La famiglia, nel pluralismo delle sue articola-zioni civili e sociali, è luogo primario delbenessere delle persone e della coesionesociale, della reciprocità e della parità deidiritti. Intorno ad essa vanno ricostruite reti diprotezione e promozione sociale.

Il Patto per lo sviluppo e le riforme da noi pro-posto deve poggiare anche su un nuovo pattotra le generazioni: per dare sostenibilità enuova efficienza allo stato sociale e quindianche al sistema previdenziale. La soluzionenon è “meno pensioni, più servizi”. È inserirel’autonomia e i diritti delle persone in un pro-getto di solidarietà intergenerazionale checresca intorno ad un assetto in cui ognunopossa riconoscersi. È fissare e garantire a tuttilivelli essenziali di benessere umano. Un welfare riformato deve costruire la suasostenibilità sulla partecipazione di tutti i cit-tadini al suo finanziamento in relazione allaloro capacità contributiva, attraverso un siste-ma fiscale equo e rigoroso. E deve dare cen-tralità ai bisogni, alle potenzialità e allaresponsabilità dei cittadini, orientando i servi-zi alla partecipazione e al risultato.

Page 12: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

12

Le nostre proposte Il welfare solidale che noi proponiamo è adalta responsabilità pubblica ed ha il suo bari-centro nelle dimensioni locali e comunitarie.Promuove il volontariato e la cittadinanza atti-va. Investe sulle dimensioni sociali dell’econo-mia di welfare e sulla responsabilità socialedelle imprese. In questa direzione i Cristiano Sociali dannola priorità ad una serie di interventi: - il red-dito minimo d’inserimento, come misura uni-versalistica per chi è in condizioni di povertà;- il superamento delle gravi carenze del siste-ma di istruzione e di formazione, senza ripe-tere gli errori commessi con le recenti riforme;- l’invecchiamento attivo, per sostenere la scel-ta volontaria di prolungare l’attività lavorati-va con incentivi e sostegno formativo; - l’inve-stimento nei servizi educativi per la primainfanzia; - l’attivazione con risorse adeguatedel fondo per la non autosufficienza; - la dotedi capitale per l’autonomia e la formazionedei giovani al prestito d’onore per sostenerela nascita di nuove realtà d’impresa. Davvero essenziale, per noi è anche una svol-ta nelle politiche di inclusione e di integrazio-ne degli immigrati. La nuova legge sulla citta-dinanza deve essere varata al più presto e vaaccompagnata da politiche e strategie ingrado di arginare l’immigrazione clandesti-na, di governare i flussi regolari in entrata, digarantire a tutti un’accoglienza dignitosa. Enon meno decisivo è mettere in campo politi-che attive in grado di superare le crescenti dif-ficoltà del processo di inserimento e di inte-grazione.

22.. LAICITÀ DEMOCRATICA: UNVALORE IRRINUNCIABILE,UN METODO NECESSARIO

EEttiicciittàà ddeellllaa ppoolliittiiccaa ee nnuuoovvaa eettiiccaa ppuubbbbllii--ccaa Noi siamo tra quanti hanno chiesto con insi-stenza, alle forze costituenti del Partito del-l’Ulivo, una Carta dei valori. La convergenzaattorno ai valori, secondo noi, viene prima enon dopo il comune ritrovarsi sui lineamenti diun progetto-programma. Qui, infatti, non sicostruisce solo un’alleanza: si fonda insieme

un partito politico. Lontana da noi l’idea di un partito etico.Riteniamo invece necessario rigenerare l’eticadella politica ed un’etica pubblica condivisa. Una buona politica è tale non solo per i fini chepersegue e per la capacità di realizzarli, maper la sua trasparenza e la sua credibilità.Non a caso torna con insistenza, nel Paese, ladomanda di una moralità che riguarda i costidella politica, la sua rigorosa legalità, la com-petenza e l’onestà dei politici, il principio diresponsabilità. Ci è chiesta una duplice, fortetensione alla coerenza: tra i valori dichiarati ei comportamenti reali; tra i fini e i mezzi dellapolitica. Non meno evidente è l’urgenza di tornare acondividere un’etica pubblica. Solo così daràpossibile rigenerare un tessuto civile e politicoe ricostruire livelli accettabili di coesionesociale, di legalità, di sicurezza. La Carta dei valori potrà rendere più coeso ilnuovo soggetto unitario e fondare su basi soli-de il suo programma e la sua politica. Renderàanche possibile comunicare in modo credibi-le il suo profilo e il suo progetto.

UUnnaa nnuuoovvaa ssiinntteessii ttrraa lliibbeerrttàà rreelliiggiioossaa eellaaiicciittàà ddeelllloo SSttaattoo La carta deve assumere in modo evidente eirreversibile il valore che è la condizione percondividere altri valori: la laicità. Nella socie-tà plurale e globale la laicità è irrinunciabile edeve essere tradotta in un metodo permanen-te della politica e della democrazia. La laicità è un principio che difende l’autono-mia dello Stato e della politica da ogni prete-sa di esercitare su di essi un dominio unilate-rale che li faccia deviare dal perseguimentodel bene comune. Ma è anche, oggi, un meto-do per evitare che il pluralismo paralizzi lagovernabilità. Di laicità, oggi, c’è bisogno perregolare almeno tre tendenze: il ritorno degliintegralismi religiosi; l’inedita potenza delmercato; il moltiplicarsi dei conflitti identitari. La questione si è di nuovo imposta all’ordinedel giorno a partire dai temi religiosi. E nellacontesa c’è perfino chi ha messo in dubbio ildiritto della Chiesa ad esprimersi nella dimen-sione pubblica. Noi Cristiano Sociali nonabbiamo esitato a riaffermare che un tale dirit-to di libertà esiste ed è incomprimibile. Il nodo

Page 13: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

13

va dunque sciolto al più presto: individuandouna sintesi adeguata tra libertà religiosa, dia-logo sui valori e laicità dello stato. Alla base sta il pieno diritto di tutti ad espri-mersi liberamente nella sfera pubblica.Scegliere la libertà religiosa come valore vuoldire però anche riconoscere il rilievo che lefedi religiose hanno nella vita delle persone edelle comunità, il loro contributo alla costru-zione della società civile e dell’etica pubblica. Le Chiese, a loro volta, sono tenute a ricono-scere e rispettare l’autonomia della politica eil diritto di tutti ad esprimersi con pari libertà.La loro presenza pubblica può e deve conti-nuare a svolgere un ruolo importante didiscernimento morale, di orientamento e ditestimonianza. Non può invadere, però, ilcampo della politica. La Chiesa, ai suoi mas-simi livelli, è consapevole di questo. BenedettoXVI, nella sua enciclica Deus Caritas Est e nelsuo intervento al convegno ecclesiale diVerona, ha ribadito con precisione che laChiesa non vuole e non può essere un attorepolitico. Il compito di un’animazione cristianadella politica appartiene ai fedeli laici. È giusto sollecitare i cattolici a rinnovare il loroimpegno per il bene comune. Le ragioni nonmancano: il crescente pluralismo della socie-tà, i rischi di disorientamento morale che lacolpiscono, la forte crisi della politica.L’istituzione Chiesa, però, non può esercitarein politica un’opera di supplenza. Eppure per-sino qualche autorevole ateo oggi sembrainvocarla. Si violerebbe, in tal caso, il princi-pio di laicità. Il ripetersi di eccessi di esposizione politica ali-menta il dubbio che una tale tentazione nonsia del tutto scongiurata. Viene da chiedersiperché il ritorno di posizioni e pratiche cleri-co-moderate e persino il riaffacciarsi di chiu-sure identitarie e di integralismi di stampo pre-conciliare non siano adeguatamente contra-stati e siano anzi, da settori della Chiesa, per-sino alimentati. Taluni giungono a motivare tali tendenze comeuna “reazione comprensibile” alla crescentepresenza islamica determinata dall’immigra-zione, all’irruzione sanguinosa del terrorismoe, più in generale, all’aggressività dell’inte-gralismo islamico. C’è chi giunge perfino adinvocare uno “scontro di civiltà”. Sono posi-

zioni inaccettabili: lo sono per rispetto dellalaicità democratica; e soprattutto lo sono per-ché contraddicono gravemente l’annuncio diuna salvezza che si rivolge a tutti i popoli e lamissione di una Chiesa impegnata a promuo-vere una civiltà dell’amore.

RReeggoollaarree ll’’iinnvvaaddeennzzaa ddeellll’’eeccoonnoommiiaa ee iill pplluurraalliissmmoo ssoocciiaallee Un pericolo per l’autonomia dello Stato, oggi,viene anche, e forse soprattutto, dall’invaden-za del mercato e da un pluralismo che fram-menta la società e rende sempre più difficile lasua coesione. La laicità, oggi, deve difendere la Repubblicadall’inedito protagonismo che i poteri econo-mici forti esercitano nelle istituzioni, nellasocietà, nella comunicazione. Siamo di frontead un integralismo ideologico e pratico del-l’economia. La laicità spinge a disciplinare iconflitti di interessi che rischiano di piegare lademocrazia alla convenienza di pochi. E devecontrastare il crescente uso strumentale dellapolitica che si avvale di un’ideologia econo-micista e giunge ad insidiare anche l’autono-mia della società. Il pluralismo competitivo della società, d’altraparte, moltiplica ed esaspera conflitti identita-ri; conflitti che generano insicurezza e tendo-no ad inceppare i meccanismi di rappresen-tanza e di decisione. Solo una laicità chediventi costume diffuso e regola condivisa puòconsentire oggi alla democrazia di esprimeree governare la società plurale e aperta. Il rifor-mismo solidale comporta un forte investimen-to su un dialogo culturale improntato al prin-cipio di laicità.

DDuuee pprriinncciippii ddiirriimmeennttii La laicità democratica, oggi, non può limitar-si a garantire uno Stato non ideologico. Deveanche garantire, nella sfera pubblica, condi-zioni favorevoli alla libera espressione di tuttie al costituirsi di convergenze in grado di darenuovo slancio al metodo democratico. Sono due, per noi Cristiano Sociali, i princi-pi chiave di questa laicità democratica. Ilprimo è che ogni soggetto civile che scegliedi agire nello spazio pubblico sia disponibi-

Page 14: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

14

le a riconoscere gli altri soggetti e a mettersiin dialogo con loro. Il secondo è che ogni sog-getto politico sia disponibile ad alimentarenelle pubbliche istituzioni un dialogo orien-tato all’intesa. Il terreno più immediato dove è necessarioapplicare questi due principi per superare unclima esasperato ed avviare un dialogo orien-tato all’intesa, è quello delle questioni etica-mente sensibili.

PPrroommuuoovveerree llaa ffaammiigglliiaa,, rriiccoonnoosscceerree ii ddiirriittttii ddeellllee uunniioonnii ddii ffaattttoo Sulle unioni di fatto va chiarito che non si trat-ta di equipararle alla famiglia fondata sulmatrimonio. Il problema è farsi carico di lega-mi di convivenza che sono oggi diffusi nellasocietà e i cui protagonisti subiscono, sul pianodei diritti e delle responsabilità, una discrimi-nazione ingiusta che spesso si traduce anchein un costo sociale. La difesa e la promozione della famiglia fon-data sul matrimonio corrisponde a sentimentie convinzioni profondamente radicate nel tes-suto e nella cultura della società italiana. Nona caso l’articolo 29 della Costituzione rivolgead essa una particolare considerazione.Questo però non nega, con riferimento adaltre forme di convivenza, l’esistenza di dirittiche hanno anch’essi rilievo costituzionale(articoli 3 e 30 della Carta). La tutela di tali diritti non porta a disconosce-re il valore sociale della famiglia come socie-tà naturale fondata sul matrimonio. Anche su

questo tema, dunque, occorre sdrammatizza-re, evitare la contrapposizione ideologica. La cosa importante è che non si pretenda dicollocare le convivenze di fatto sullo stessopiano della famiglia fondata sul matrimonio.Ed ancora più importante è che Parlamento eGoverno assumano davvero una politica disostegno e promozione delle famiglie comeuno degli obiettivi centrali della loro azione. La famiglia, oggi, non è minacciata da chi sce-glie di convivere senza sposarsi o dalle unio-ni tra omosessuali. La famiglia è minacciatasoprattutto dal prevalere di una cultura indivi-dualistica, da un’economia che riduce le per-sone a variabili del profitto, dall’affermarsi diun egoismo sociale che rifugge dalle respon-sabilità e dalla solidarietà.

NNoonn eeuuttaannaassiiaa mmaa ddiirriittttoo aadd uunnaa bbuuoonnaa mmoorrttee La drammatica vicenda di Piergiorgio Welbyha riproposto l’attenzione su un tema nevral-gico: il diritto ad una morte che non assuma icaratteri di un insopportabile calvario. Qui è in gioco la sofferenza delle persone,l’angoscia di chi vive la solitudine e la faticadel dolore. E sono in gioco valori costitutivi cheorientano la nostra vita. Qui si richiedono pru-denza e condivisione: una riflessione nonsuperficiale e la disponibilità al dialogo dicoloro che la pensano diversamente. E il dia-logo deve avvenire al riparo da semplifica-zioni ideologiche, mediatiche, politiche. Noi non siamo favorevoli all’eutanasia. Pernoi è da respingere ogni spostamento diaccento della responsabilità pubblica, daldiritto ad essere curati, assistiti e – nei limiti delpossibile – liberati dal dolore, al diritto didomandare la morte. Siamo favorevoli, invece, a norme che garan-tiscano il rispetto della dignità delle personeanche nella fase terminale della loro vita.L’accanimento terapeutico deve essere impe-dito. Vanno invece assicurate le cure più ade-guate in ogni momento della malattia e tera-pie contro il dolore; e va favorito l’accompa-gnamento anche familiare del malato. Pensiamo, d’altra parte, che al paziente nonpiù in grado di esprimere la propria volontàper l’aggravarsi irreversibile della malattia,deve già oggi essere garantito il rispetto di

Page 15: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

15

quanto ha manifestato, nel pieno delle suefacoltà. A maggior ragione condividiamo l’o-biettivo di introdurre nel nostro ordinamento il“testamento biologico”.

3. L’APPRODO AD UN BIPOLARISMO COMPIUTO

QQuueeii nnooddii dduurrii ddaa sscciioogglliieerree Lasciarsi alle spalle la crisi della politica, vuoldire oggi sciogliere due nodi: riformare i par-titi e la legge elettorale. È la condizione ancheper portare a buon fine una riforma del siste-ma politico che disegni una democrazia bipo-lare compiuta. Noi siamo a favore di una riforma incisiva del-l’attuale legge elettorale, con una larga con-divisione parlamentare. Nei due poli esistonoforze che condividono il giudizio sull’arretra-mento che l’attuale legge ha fatto compierealla prospettiva di un compiuto sistema bipo-lare. Forze che non a caso sono impegnate,sui due versanti, per realizzare due grandipartiti a vocazione maggioritaria. Queste forze, però, appaiono oggi condizio-nate da chi, per calcolo di convenienza abreve o per convinzione politica, preferisce ilproporzionalismo. Sono posizioni presentianche nell’Unione. Per questo abbiamo appoggiato l’iniziativareferendaria che mira a svuotare l’attualelegge. Noi continueremo a sostenere ogni ten-tativo di fare la nuova legge in Parlamento. Seperò la necessaria convergenza non si potràrealizzare, il referendum resterà l’unica cartada giocare. Nella speranza che dopo si possafinalmente porre mano alla riforma che oggimolti vogliono evitare. C’è da portare a termine anche la revisionedella seconda parte della Costituzione. Dopola bella vittoria nel referendum che ha respin-to la riforma del centrodestra va ripresa l’ini-ziativa per disegnare un federalismo solidale.La via maestra resta un sistema di sussidiarie-tà in grado di disegnare uno sviluppo parteci-pativo e cooperativo nelle relazioni tra socie-tà civile, economia, pubbliche istituzioni. Nonmeno importante è far avanzare un incisivoprocesso di riforma della Pubblica Ammi-nistrazione e costituire adeguati sistemi di

governance ai diversi livelli. IIll ppaarrttiittoo nnuuoovvoo ddeellll’’UUlliivvoo Quanto alla riforma dei partiti, è difficile imma-ginare, oggi, che le forze politiche mettano dav-vero mano ad una propria autoriforma. Per chi,come noi, vuole davvero portare a compimen-to la riforma della politica, la costruzione delPartito dell’Ulivo è un passo molto importante.E non può essere solo un partito più grande.Quel che serve è un partito nuovo. In attesa di una riforma ispirata all’articolo 40della Costituzione, che valga per tutte le forzepolitiche, il nuovo soggetto unitario può esse-re un buon passo avanti. Potrà dare un note-vole aiuto nel rilancio dell’azione riformatricedell’Unione, contribuirà a ridurre la frammen-tazione della coalizione e potrà produrre uneffetto imitativo nel campo del centrodestra.

UUnn pprroocceessssoo cchhee iinnccoonnttrraa mmoollttee ooppppoossiizziioonnii Il problema principale, oggi, è fare i conti conle posizioni di forte dubbio e di aperta con-trarietà che accompagnano la costruzione delPartito dell’Ulivo. Eppure il nuovo soggettonon nasce per competere nel centrosinistra maper mettere l’Unione in grado di competeremeglio con la destra. Solo la destra, dunque,dovrebbe temerlo. L’opposizione, nei Ds e nella Margherita,viene da molti motivata con il timore di vede-re snaturate e tradite le identità politiche diprovenienza. Difficile sfuggire ad una valuta-zione: queste posizioni, quando non sono det-tate da calcoli di corto respiro, restano anco-rate ad una concezione ideologica del partitoe della sua collocazione. Il tempo dei partiti identitari è finito. La socie-tà, oggi, è più ricca di soggetti, culture, desi-deri di libertà e non può essere rappresentatain partiti ritagliati su un’unica cultura o su unarigida ideologia. Diventerebbe sempre piùingovernabile. I partiti, oggi, debbono attra-versare le identità per costruire convergenzeattorno a valori condivisi e a programmi ingrado di promuovere interessi diffusi, speran-ze, istanze reali di cambiamento e di svilup-po. Se si insiste sulle identità, ci si condanna asoggetti forzatamente minoritari.

IIll ppaarrttiittoo nnuuoovvoo ee llee ssuuee ffoorrmmee Il Partito dell’Ulivo non tradirà le attese che

Page 16: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

16

accompagnano la sua costruzione se si daràuna forma organizzativa con precisi caratteridistintivi. Una forma che ristabilisca rapportiefficaci tra società, partiti e istituzioni. Sarà un partito aperto e plurale se sarà pen-sato come una comunità politica organizzataper far convivere con pari dignità le diverseesperienze e le differenti culture. Sarà un partito della buona politica se saràdavvero comunità di donne e di uomini. Se lasoggettività e le istanze delle donne sarannofinalmente riconosciute e valorizzate all’inse-gna di una reale uguaglianza. Sarà un partito che costruisce il futuro se sce-glierà di darsi un profilo attrattivo e forme par-ticolarmente accoglienti per le nuove genera-zioni. E se si proporrà con determinazione disaldare un nuovo patto tra le generazioni. Sarà un partito della democrazia partecipati-va e governante, se – nella logica di unademocrazia capace di decidere e di attuarequel che decide – assumerà le primarie comemetodo ordinario di selezione dei candidati. Sarà un partito dell’innovazione democratica se– chiamando a raccolta le migliori energie delPaese – farà del ricambio dei gruppi dirigenti unobiettivo politico permanente e se promuoverà

percorsi di riconoscimento e formazione deiquadri davvero trasparenti e verificabili. Sarà un partito di programma tendenzial-mente maggioritario, se attorno al suo pro-gramma si darà, fin dalla sua costruzione,strategie e forme inedite di apertura e di pat-tuizione con i cittadini e con le forze socialiorganizzate.

LL’’iimmppeeggnnoo ddii qquueessttaa ffaassee Diciamo subito che a noi la proposta di unaFederazione dell’Ulivo non piace. Non servi-rebbe, secondo noi, a far rientrare i dissensipiù reali. Processi di innovazione di questaportata, del resto, non sono mai indolori. Einvece creerebbe un contraccolpo, una perdi-ta di credibilità e di fiducia in tutti coloro cheguardano con speranza alla nascita delnuovo soggetto. Il processo non può più restare chiuso nelledinamiche dei gruppi dirigenti di vertice. Ètempo di far finalmente vivere il progetto delpartito dei riformisti democratici nel Paese,nella base dei partiti, nel rapporto con i citta-dini e con le forze sociali organizzate. Si deve cogliere l’opportunità dei “congressiparalleli” di Margherita e Ds non per ridurliad una sorta di referendum “partito demo-cratico sì o no” ma per mettere in campo unaforte iniziativa. L’occasione va utilizzata peruna vera campagna di ascolto e di discussio-ne che faccia sentire le articolazioni territorialie gli iscritti protagonisti consapevoli del pro-cesso. E questo anche per mettere fine ad unatendenza meno trasparente che in diversesituazioni vede l’attivismo di cordate, a volteanche trasversali. Si alimenta così, tra gliiscritti e tra i cittadini, il sospetto che il proces-so unitario sia già pregiudicato e occupato daisoliti notabili. E cresce la loro diffidenza. In questo dialogo vanno anche coinvolti tutti isoggetti esterni (associazioni, movimenti,gruppi, singoli elettori…) che possono diven-tare a loro volta protagonisti nella costruzio-ne del partito. Proponiamo, infine, che la stagione dei con-gressi sia accompagnata da una grande cam-pagna unitaria di comunicazione: l’obiettivoè informare in modo chiaro e trasparente i cit-tadini e gli elettori sul progetto del Partitodell’Ulivo, sulle sue ragioni, le sue novità, i

Page 17: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

suoi vantaggi. 1. UN’ASSEMBLEA

NON ORDINARIA

UUnnaa ffoorrttee ddiissccoonnttiinnuuiittàà Siamo dunque dentro una nuova stagionepolitica. Sarà ancora una stagione molto dif-ficile e tuttavia densa di possibilità e di spe-ranze. L’urgenza, oggi, è sviluppare un’azione digoverno adeguata ai problemi del Paese eportare finalmente a compimento la riformadella politica. Due obiettivi che esigono, per una credibilefattibilità, la costruzione del Partito dell’Ulivo. Anche a noi Cristiano Sociali è chiesto ilcoraggio di una forte discontinuità. Siamochiamati a valutare e rielaborare l’esperienzadi questi anni – con i suoi risultati e con le suefatiche – per metterci in grado di fare al megliola nostra parte. È questo il compito non ordi-nario che sta di fronte alla nostra Assembleacongressuale.

UUnn bbuuoonn pprrooffiilloo ppoolliittiiccoo Alle nostre spalle, nell’esperienza difficiledell’opposizione alla destra, abbiamo unquadro composito, fatto di buoni risultati e didifficoltà. Profilo politico e ruolo culturalesono stati significativi, ma la nostra presenzanelle istituzioni non rispecchia pienamentequesta realtà. Non pochi dei nostri contenuti sono entratinell’elaborazione e nel linguaggio dei Ds. Sumolti temi la nostra elaborazione e la nostracapacità di proposta e di iniziativa è statariconosciuta da molti come un valore aggiun-to: è accaduto per una giusta concezione delprincipio di sussidiarietà, per le politichesociali e per la famiglia, per le questioni eti-camente sensibili, per libertà religiosa e lalaicità democratica. Nella vicenda della procreazione assistitasiamo stati l’unica componente organizzatadi cattolici che ha saputo tenere insieme, inun clima esasperato e difficile, attenzionealle indicazioni dei vescovi e gestione dellapropria autonomia laicale e politica. E visi-bile è stato il nostro contributo ad evitare chenel partito e nello schieramento per il “sì”divenissero dominanti esasperazioni ideolo-

giche e laiciste. NNeeii DDss:: uunn pplluurraalliissmmoo ddiiffffiicciilleeLe difficoltà, in questi anni, le abbiamo incon-trate, nonostante quel profilo politico, dentro ilpartito. Se oggi, nonostante tutto, la nostra pre-senza politica è in parte salvaguardata, lo sideve all’asprezza e alla tenacia del confrontoche abbiamo sostenuto. Resta il fatto che den-tro i Ds gli spazi della nostra cittadinanza poli-tica sono diventati via via più faticosi. È un segnale d’allarme che va al di là dellanostra specifica vicenda. Dice che il pluralismointerno stenta ancora ad essere vissuto come unvalore e che nelle dinamiche dei gruppi diri-genti sono tornate a prevalere vecchie derive.Il riaffiorare della tensione tra cattolici e “laici”e l’avvicinarsi della prospettiva del partito uni-tario sembrano accentuare le resistenze versoil rinnovamento ancora necessario alla culturapolitica della sinistra democratica. Una simile tendenza rende più scomoda laposizione di chi, come noi Cristiano Sociali,esiste proprio per costruire dialoghi e ponti trale diverse componenti del riformismo demo-cratico e tra impegno politico ed esperienza difede. Scomoda perché, in vista della con-fluenza, le due correnti culturali che sono ilnocciolo storico di Margherita e Ds – post-democristiani e post-comunisti – sembranospinte a stringere i ranghi e a privilegiare lapropria riconoscibilità. Esprimono così posi-zioni che marcano ciò che divide invece di ciòche unisce. Ed il loro agonismo tende ad emar-ginare posizioni di frontiera come la nostra. Componente di cristiani di matrice sociale, ilnostro movimento ha arricchito il pluralismoculturale e politico della sinistra democratica.Ed ha quindi contribuito a rendere i Ds più cre-dibili in vista dell’incontro con le altre compo-nenti riformiste.

UUnnaa ddeerriivvaa ddaa ccoonnttrraassttaarree Certo, la nostra presenza nei Ds non è più unanovità quasi dirompente. E tuttavia continua arendere visibile – o almeno lo dovrebbe – cheil pluralismo è un carattere costitutivo del par-tito e riguarda anche componenti che non pro-vengono dall’esperienza comunista o sociali-sta. E continua a testimoniare – o almeno lodovrebbe – che questa sinistra non solo nonnutre alcuna inimicizia ideologica verso i cri-

17

55..CRISTIANOSOCIALI. ILCORAGGIODI NUOVICOMPITI

Page 18: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

stiani, ma li considera una risorsa. Se si sottovaluta questa realtà vuol dire che c’èla tentazione di una chiusura identitaria figliadi una visione troppo semplificata del proces-so di costruzione del Partito dell’Ulivo: in que-sto processo la Margherita rappresenterebbei cattolici e i Ds i socialisti. I dati reali ci dico-no che non è così: per i Ds vota un quarto deicattolici praticanti; siamo secondi nelle prefe-renze di questi elettori e la Margherita è soloterza. Non tenerne conto fa correre dei rischie vanifica il coraggioso percorso che ha con-dotto, con la nascita dei DS, al costituirsi di unasinistra aperta e plurale. Anche la Margherita,peraltro, è figlia di un processo di contamina-zione tra diverse storie e diversi percorsi poli-tici e culturali. Non ci stancheremo di contrastare questaderiva riduttiva. Ci siamo fin dall’inizio con-cepiti come un movimento con uno scopo pre-ciso: l’unità dei riformisti. Ma le nostre radicisono nella sinistra sociale cristiana. E ne siamofieri. Nell’ultimo anno siamo giunti a chieder-ci, in vista del Partito dell’Ulivo, se non fossevenuto il momento di dichiarare conclusa lanostra esperienza. Ci siamo dati una rispostachiara: dei Cristiano Sociali c’è ancora biso-gno, almeno fino a quando il nuovo partitonon sarà una realtà consolidata. E sentiamoche comunque tocca anche a noi comprende-re che senso e che forme potrà avere, nel sog-getto unitario, la presenza dei cristiani.

2. LE RAGIONI CHE CI FANNO ESISTERE

IIll sseennssoo ddii uunn’’iinnnnoovvaazziioonnee ssttoorriiccaa Un movimento politico coltiva la fedeltà aicompiti per i quali è nato, ma deve ancheverificare se siano raggiunti e se comunquecontinuino ad essere adeguati ai suoi refe-renti sociali. Noi siamo nati in una situazione di forte emer-genza politica: sotto l’urto dello storico crollodel Muro di Berlino e nella vicenda di Tan-gentopoli, implose l’intero sistema democrati-co. Con conseguenze che ancora condiziona-no la politica italiana. I Cristiano Sociali furonoun’innovazione storica, capace di leggere eanticipare il futuro. E la scelta fu pensata e con-dotta a servizio del destino di un’intera area

sociale. Un cristianesimo sociale vitale e creati-vo compresso dentro un doppio recinto: le divi-sioni della Guerra Fredda e un “mondo” catto-lico che tardava a fare i conti con la modernitàe che dentro quelle divisioni era, per gran parte,schierato ideologicamente. Il senso di quella scelta fu riassunto molto bene,nel settembre del 1994, da Ermanno Gorrieri:«Quanto a noi, non ci pentiamo di aver rottogli indugi e di aver attraversato il fiume.Abbiamo creato una testa di ponte, che forsepotrà aiutare qualcuno a raggiungere questasponda. (…) Ora si può pensare – e auspica-re – che, presto o tardi, si debba arrivare aduna partecipazione politica dei credenti informa individuale. Ma in Italia abbiamo allespalle l’esperienza storica del cattolicesimosociale e, più in generale, del cattolicesimodemocratico. Costituisce un patrimonio di va-lori e di capacità propositive e operative, chepuò ancora dare un decisivo contributo allo svi-luppo della democrazia italiana (…) In ciò con-siste il superamento dell’unità politica dei cat-tolici: nel pluralismo, non nella diaspora».

RRiippeennssaarree ee iinnnnoovvaarree llaa nnoossttrraa iinniizziiaattiivvaa Molto è cambiato da allora. Ma la questionedi fondo resta la stessa. È ancora tempo di plu-ralismo organizzato, non di diaspora. I due“obiettivi precisi” dai quali siamo nati sonoancora da raggiungere: l’unità dei riformisti ela questione sociale; il Partito dell’Ulivo e unriformismo a forte caratura sociale. La nostraAssemblea è dunque chiamata ad un compitopreciso: ripensare ed innovare la nostra ini-ziativa politica e culturale per far avanzarequesti obiettivi nella nuova situazione. Tenendo conto che negli ultimi anni si è pre-sentato un fatto nuovo: il ricostituirsi di un bloc-co sociale conservatore in cui il cristianesimo,assunto strumentalmente come religione civi-le, rischia di svolgere una funzione di coper-tura ideologica e di collante, in posizione sub-alterna verso i poteri economici che domina-no la scena. Nel ‘94 il compito del nostro pluralismo orga-nizzato nella sinistra era costituire una “testadi ponte” per aiutare altri cattolici progressistia guadare “il fiume” che divideva la sinistracattolica dalla sinistra post-comunista. Lanascita del Partito dell’Ulivo può unire ora tutti

18

Page 19: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

i riformisti e relegare quel fiume nella storia. Epuò arginare e contrastare la subalternità dimolti cattolici al populismo conservatore. Acquisito il pluralismo politico dei cattolici, lanostra iniziativa deve concentrarsi su un obiet-tivo-chiave: riaffermare che la laicità è il meto-do decisivo anche per costruire l’unità necessa-ria a costruire il partito nuovo. Quel che serve,ora, è il reciproco riconoscimento, la contami-nazione feconda, la creatività culturale. E ad unsimile compito la nostra storia ci ha preparati. Tocca anche a noi aiutare la sinistra demo-cratica a superare, attraverso una critica cul-turale e politica, la deriva del laicismo pre-sente al suo interno e una connotazione socia-lista ritenuta di per sé risolutiva per quantoriguarda la sua identità. Questo non significadisconoscere il grande contributo storico delsocialismo democratico, di cui condividiamomolti valori, e il fatto che il partito del sociali-smo europeo rappresenta oggi il campo piùimportante delle forze riformiste da cui non sipuò prescindere per un’efficace politica euro-pea. D’altra parte le recenti decisioni del con-gresso di Porto segnalano la volontà di costrui-re una formazione più ampia con altreforze democratiche e progressiste. Si tratta diun processo che la nascita del partito del-l’Ulivo non può che favorire. Ai cattolici democratici chiediamo di superare latentazione di contrastare il laicismo con forme direcupero identitario che praticano un uso pocolaico dell’appartenenza religiosa. Chi riducel’animazione cristiana della politica all’affer-mazione unilaterale di valori e ad una bandie-ra da agitare contro altre bandiere non fa un ser-vizio alla politica e neppure alla Chiesa. Per il cattolicesimo politico non c’è altra stra-da, come lo stesso convegno di Verona ha con-fermato, se non quella di superare ogni resi-duo clericale per far crescere un laicato cri-stiano maturo in grado di assumersi, in politi-ca, le responsabilità che gli sono proprie.

PPaarrttiittoo ddeellll’’UUlliivvoo ee pprreesseennzzaa ddeeii ccaattttoolliiccii La prospettiva del partito dell’Ulivo non depri-merà il protagonismo dei cattolici democrati-ci. Può anzi favorire una loro maggiore incisi-vità politica. Può essere l’occasione, anzitutto,per un dialogo costruttivo tra le diverse com-ponenti che abitano quest’area. Un dialogo

che superi le diffidenze e le chiusure che cihanno spesso impedito di esercitare un ruolopiù efficace. Potremo così lasciarci alle spallela logica delle appartenenze riduttive, i ricor-renti tentativi di ricomposizione trasversale emoderata sul piano parlamentare e le stessetentazioni di costituire, nel nuovo soggettopolitico, una “corrente cattolica”. Sono altre le forme di presenza che possonoscaturire da questo dialogo. Il partito unitarionon ci condanna alla diaspora. Può inveceoffrirci l’opportunità di nuove convergenze dafar valere come risorsa attraverso forme di auto-nomia culturale in grado di collocarsi – com’èoggi per noi nei DS – a cerniera tra partito earee sociali e culturali di riferimento. Forme chepossono andare da un’associazione, ad unapubblicazione fino ad una fondazione. Cominciamo dunque dal condurre insiemeun’iniziativa che conquisti per il nuovo partitoun’organizzazione davvero aperta, in gradodi esprimere e valorizzare il pluralismo di sto-rie e di culture. I diversi percorsi e le tradizioni distinte checompongono il cattolicesimo democratico nonpossono essere cancellati. Restiamo convinti,però, che oggi possiamo metterli a frutto soloattraverso un dialogo che li rigeneri guardan-do al futuro. Anche per i cattolici democratici,questo non è il tempo per custodire gelosa-mente la propria identità politica. È il tempo dichiedersi come metterla ancora e sempre aservizio del bene di tutti. A questo ci chiama la nostra fede. E questo èl’insegnamento dei tanti maestri che ci hannopreceduto e che è tempo di riconoscere e diaccomunare nel nostro dialogo: maestri nellafede e nell’impegno sociale e politico. AchilleGrandi, Giulio Pastore, Primo Mazzolari, LuigiSturzo, Gerardo Bruni, Lorenzo Milani, GiorgioLa Pira, Alcide De Gasperi, Giuseppe Dossetti,Aldo Moro, Giuseppe Lazzati, Ernesto Bal-ducci, Livio Labor, Ermanno Gorrieri... E sipotrebbe continuare a lungo. Tutti cristiani adul-ti nella fede. Tutti capaci, nel loro impegno, dicompiere scelte forti e coraggiose. Scelte di ser-vizio al bene comune ed orientate al futuro. Per parte nostra ci impegniamo, già nel nostropercorso assembleare, a ricercare ancora econ insistenza un dialogo e una collaborazio-ne con le diverse esperienze associative di cat-tolici democratici che abitano l’Ulivo e la sua

19

Page 20: a Cristiani nel Partito dell’Ulivo - CRISTIANO SOCIALIRipartire tutti dal senso e dalla condivisione Ci è difficile comprendere le ragioni di chi, dentro e fuori i Ds, si oppone

20

area culturale. IIll mmoollttoo cchhee rreessttaa ddaa ffaarree No: le ragioni della nostra esistenza non sonoesaurite. C’è ancora molto da fare per vederedavvero realizzati i nostri obiettivi originari. La nostra priorità, in questa fase, è forte e pre-cisa: contribuire con tutte le nostre forze allanascita del Partito dell’Ulivo. Dare seriamente corpo a questa prospettivavuol dire superare le difficoltà e gli impaccidegli ultimi anni. C’è da rilanciare, anzitutto,la nostra funzione politica nei confronti di quelcattolicesimo sociale dal quale siamo nati eche esce a sua volta segnato dalla dura espe-rienza del governo della destra. Nella verifica compiuta nei mesi scorsi con isoggetti organizzati che sono tanta parte delnostro radicamento sociale, abbiamo verifica-to il grado di attenzione e di interesse nei con-fronti del nostro Movimento, anche in prospet-tiva. Nell’insieme ne abbiamo ricavato risposteincoraggianti: ci è chiesto di essere più autono-mi e più capaci di comunicare il nostro profilo.Abbiamo anche cercato di capire quale contri-buto essi possono e vogliono dare, nella pro-pria autonomia, alla nascita del Partito dell’U-livo: abbiamo chiesto loro di non farsi coopta-re dentro l’una o l’altra delle componenti ma disvolgere un ruolo unitario e propulsivo. Abbiamo infine constatato che il cambio diquadro politico può favorire un’interpretazio-ne più propulsiva della loro autonomia. Alsecondo governo Prodi, queste forze sociali,chiedono di tener ferma la bussola su alcunecose: una buona politica; un riformismo a for-te vocazione sociale; una politica estera di

pace e di coopera-zione; un rilanciopiù deciso della con-certazione e dellaprogrammazionenegoziata; un inve-stimento forte per lapromozione dell’as-sociazionismo e delTerzo Settore. La nostra iniziativadeve però rivolgersianche in altre dire-zioni: deve mettersiin ascolto e in dialo-go con quei tanti cri-

stiani che animano una sinistra sociale diffusae innovativa nel Paese, anche al di fuori deinostri referenti tradizionali. Una sinistra socia-le che può contribuire a dare al nostroMovimento nuova linfa e nuovo slancio.

UUnn ccoonnttrriibbuuttoo ddeecciissoo ee vviissiibbiillee Rappresentare e sostenere l’insieme di que-ste aspettative ci richiede una capacità diinterpretare diversamente il nostro ruolo e lanostra autonomia. L’obiettivo è chiaro: allar-gare l’adesione ai Cristiano Sociali e farlapesare di più. La costruzione del partito dell’Ulivo può con-sentirci di coniugare in modo nuovo tensioneunitaria e appartenenza ai Ds. E questo vuoldire sostanzialmente muoversi in due direzio-ni strettamente collegate. La prima è dare uncontributo deciso e visibile nella fase congres-suale dei Ds per contribuire a far prevalere lascelta di un percorso rapido e ben scanditovero il Partito dell’Ulivo. La seconda è intensi-ficare la nostra iniziativa verso l’insieme deisoggetti che dovranno partecipare a talecostruzione. Restando pronti, se il processosubirà inaccettabili battute d’arresto, anche ascelte più coraggiose. Non mancano dunque le ragioni per fare dellanostra Assemblea congressuale un momentoforte di scelta e di iniziativa. Abbiamo biso-gno di raccogliere idee ed energie per unnuovo impulso, per innovare il nostro radica-mento sociale e accrescere la nostra consi-stenza organizzativa. E più di ogni altra cosa sentiamo il bisogno dirinnovare la nostra tensione spirituale e lanostra fraternità: per sentirci davvero, noi perprimi, comunità politica di donne e di uomini

CRISTIANO SOCIALI NEWS QUINDICINALE DEL MOVIMENTO DEI CRISTIANO SOCIALI

Sede Nazionale del MovimentoPiazza Adriana,5Tel.06/68300537-38 Fax 06/68300539

Editore: Il Bianco e Il Rosso scarl editoreRedazione: Piazza Adriana, 5 - RomaDirettore Responsabile: Vittorio SammarcoDirettore Editoriale: Domenico LucàAutorizzazione: Tribunale di Roma, n.00424-97 del 4/7/97Progetto grafico e impaginazione: Daniela Mattioli - Aesse ComunicazioneStampa:

ww

w.c

rist

ianoso

ciali

.it

itali

aso

lidale

@cr

isti

anoso

ciali

.it