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Riassunto: sulla base della teoria dell’ amplificazione e costruzione formulata da Fredrickson ([1],[2]) (broaden-and-build theory) * , gli autori ipotizzano che le emozioni positive siano componenti attivi della resilienza di tratto. Alcuni studenti americani di college (18 maschi e 28 femmine) sono stati esaminati nei primi mesi del 2001 e nelle settimane successive agli attacchi terroristici dell’11 settembre. Le analisi delle mediazioni hanno dimostrato che le emozioni positive sperimentate in seguito agli attacchi – gratitudine, interesse, affetto e così via – rendono conto del tutto delle relazioni tra (a) resilienza precritica e successivo sviluppo di sintomi de- pressivi e (b) resilienza precritica e crescita postcritica delle risorse psicologiche. I risultati suggeriscono che le emozioni positive nel seguito delle situazioni critiche proteggono le persone resilienti dalla depressione e ne alimentano lo sviluppo, in accordo con la teoria dell’amplificazione e costruzione. La discussione verte sulle implicazioni per il coping. Parole chiave: emozioni positive, resilienza, coping, terrorismo, 11 settembre. A cosa servono le emozioni positive nelle situazioni critiche? Studio prospettico su resilienza ed emozioni dopo gli attacchi terroristici agli USA dell’11 settembre 2001 What Good Are Positive Emotions in Crises? A Prospective Study of Resilience and Emotions Following the Terrorist Attacks on the United States on September 11th, 2001 Barbara L. Fredrickson ° , Michele M. Tugade °° ,Christian E. Waugh °°° , Gregory R. Larkin °°° (Traduzione di Stefano Crosato) Nota Editoriale: Il presente contributo è la traduzione in italiano dell’articolo originale apparso su Journal of Personality and Social Psychology 2003; 34: 365-376. Si ringrazia l’American Psychological Association, detentrice del copyright, per il permesso di riprodu- zione. ° Department of Psychology and Research Center for Group Dynamics at the Institute for Social Research, University of Michigan. °° Department of Psychology, Boston College. °°° Department of Psychology, University of Michigan. * Fredrickson ha proposto un nuovo stimolante modello sulla funzione delle emozioni positive. Secondo il modello di amplificazione e costruzione (broaden-and-build model) le emozioni positive amplificano (broaden) i repertori temporanei di azione-pensiero delle per- sone e costruiscono (build) le loro risorse fisiche, sociali, intellettuali (Nota del Traduttore).

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Riassunto: sulla base della teoria dell’ amplificazione e costruzione formulata da Fredrickson ([1],[2]) (broaden-and-build theory)*, gli autori ipotizzano che le emozioni positive siano componenti attivi della resilienza di tratto. Alcuni studenti americani di college (18 maschi e 28 femmine) sono stati esaminati nei primi mesi del 2001 e nelle settimane successive agli attacchi terroristici dell’11 settembre. Le analisi delle mediazioni hanno dimostrato che le emozioni positive sperimentate in seguito agli attacchi – gratitudine, interesse, affetto e così via – rendono conto del tutto delle relazioni tra (a) resilienza precritica e successivo sviluppo di sintomi de-pressivi e (b) resilienza precritica e crescita postcritica delle risorse psicologiche. I risultati suggeriscono che le emozioni positive nel seguito delle situazioni critiche proteggono le persone resilienti dalla depressione e ne alimentano lo sviluppo, in accordo con la teoria dell’amplificazione e costruzione. La discussione verte sulle implicazioni per il coping.

Parole chiave: emozioni positive, resilienza, coping, terrorismo, 11 settembre.

A cosa servono le emozioni positive nelle situazioni critiche? Studio prospettico su resilienza ed emozioni dopo gli attacchi terroristici agli USA dell’11 settembre 2001

What Good Are Positive Emotions in Crises? A Prospective Study of Resilience and Emotions Following the Terrorist Attacks on the United

States on September 11th, 2001

Barbara L. Fredrickson°, Michele M. Tugade°°,Christian E. Waugh°°°, Gregory R. Larkin°°°

(Traduzione di Stefano Crosato)

Nota Editoriale: Il presente contributo è la traduzione in italiano dell’articolo originale apparso su Journal of Personality and Social Psychology 2003; 34: 365-376. Si ringrazia l’American Psychological Association, detentrice del copyright, per il permesso di riprodu-zione.

° Department of Psychology and Research Center for Group Dynamics at the Institute for Social Research, University of Michigan.

°° Department of Psychology, Boston College.°°° Department of Psychology, University of Michigan.

* Fredrickson ha proposto un nuovo stimolante modello sulla funzione delle emozioni positive. Secondo il modello di amplificazione e costruzione (broaden-and-build model) le emozioni positive amplificano (broaden) i repertori temporanei di azione-pensiero delle per-sone e costruiscono (build) le loro risorse fisiche, sociali, intellettuali (Nota del Traduttore).

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Abstract: extrapolating from B. L. Fredrickson’s ([1],[2]) broaden-and build theory of positive emotions, the authors hypothesized that positive emotions are active ingredients within trait resilience. U.S. college students (18 men and 28 wo-men) were tested in early 2001 and again in the weeks following the September 11th terrorist attacks. Mediational analyses showed that positive emotions experienced in the wake of the attacks— gratitude, interest, love, and so forth—fully accounted for the relations between (a) precrisis resilience and later development of depres-sive symptoms and (b) precrisis resilience and postcrisis growth in psychological resources. Findings suggest that positive emotions in the aftermath of crises buffer resilient people against depression and fuel thriving, consistent with the broaden-and-build theory. Discussion touches on implications for coping.

Key words: positive emotions, resilience, coping, terrorism, September 11th.

La nota storica seguente ci è diventata ormai fin troppo familiare. L’11 settembre 2001 alcuni terroristi si sono impadroniti di quattro aerei civili americani. Due sono caduti a New York sulle torri gemelle del World Trade Center, un terzo è precipitato sul Pentagono, il quartier generale americano, fuori Washington DC, e il quarto è caduto in Pennsylvania, mancando il suo obiettivo. Oltre alle centinaia di vittime a bordo degli aerei e nel Pentagono, quasi 3000 persone si trovavano all’interno delle torri del World Trade Cen-ter quando crollarono per l’impatto. Gli attacchi terroristici dell’11 settem-bre causarono più vittime civili in un giorno solo che qualsiasi altro evento nella storia degli Stati Uniti.

Al di là degli eccezionali danni materiali e finanziari e della straordinaria perdita di vite umane, gli attacchi dell’11 settembre determinarono un con-siderevole turbamento nei cittadini americani. Le prime inchieste nei giorni successivi agli attacchi riscontrarono che il 70% degli intervistati avevano pianto per la tragedia [3], dal 52 al 70% si sentivano depressi, dal 33 al 62% avevano disturbi del sonno ([4],[5]) e il 66% difficoltà di concentrazione [3]. Anche paura ed ansia sembravano essere molto comuni: il 63% degli intervistati disse che il suo senso di sicurezza personale era stato scosso dagli attacchi [3], e il 54% era preoccupato di poter diventare, lui stesso o un familiare, vittima di un attacco terroristico, rispetto al 24% dell’anno precedente [6].

Entro quest’intreccio di rabbia, tristezza, timore e ansietà le emozioni positive sembrano ingiustificate, persino inadeguate. Tuttavia è noto che le emozioni positive si presentano accanto alle emozioni negative in circostan-ze stressanti [7]. In realtà le emozioni positive mescolate alle altre erano giu-stificabili dopo gli attacchi dell’11 settembre. Per esempio, ci si può essere

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sentiti grati di essere vivi o di sapere al sicuro i propri cari. Ci si può anche essere sentiti vivamente interessati allo sviluppo delle risposte politiche, so-ciali e spirituali del paese. E si può aver provato anche un affetto più forte, stringendosi ai propri cari in quanto un futuro incerto ha cambiato le proprie priorità sociali (cfr. [8],[9]). In effetti diverse inchieste hanno mostrato che i cittadini americani riferivano di esprimere più affetto ai familiari, con il 60% che riferiva che le proprie relazioni personali si erano rafforzate dopo gli attacchi [10]. Almeno un’emozione positiva risultò colpita dagli attacchi: solo il 21% si sentì fiducioso nel futuro, contro il 68% nel 1990 [4].

È chiaro che emozioni positive come gratitudine, interesse e affetto for-niscono esperienze soggettive piacevoli più delle emozioni negative come rabbia, tristezza, timore e ansia. Le emozioni positive in quanto tali, nella misura in cui riducono il fuoco dell’attenzione sulle emozioni negative, possono tranquillizzare. Questo è un effetto gradito delle emozioni positi-ve nelle situazioni critiche. Ma le emozioni positive sono solo distrazioni piacevoli? Noi pensiamo di no. Al contrario, con un gran numero di teorici ([7],[11]-[15]), noi consideriamo le emozioni positive come componenti attive di una superiore capacità di fronteggiamento e di sviluppo. Per ve-rificare questa affermazione, abbiamo esaminato le risposte emotive all’11 settembre di alcuni studenti di college americani.

Benefici delle emozioni positive

Modulazione fisiologica**

Oltre a fornire distrazioni piacevoli, che hanno un effetto psicologico di sollievo, le emozioni positive hanno una capacità unica di creare benessere anche dal punto di vista fisico. Emozioni negative come rabbia, timore, ansia – anche tristezza e pianto – attivano il sistema nervoso autonomo determi-nando, fra le altre modificazioni, aumento della frequenza cardiaca, della vasocostrizione e della pressione arteriosa ([16]-[19]). Esperimenti di labo-ratorio hanno dimostrato che sperimentare emozioni positive può placare o annullare i perduranti effetti cardiovascolari di queste emozioni negative. In altri termini, rispetto a distrazioni neutre e tristezza, le emozioni positive de-terminano un ritorno più rapido ai livelli di base dell’attività cardiovascolare stimolata dalle emozioni negative ([20],[21]). È da notare che questo effetto

** Physiological undoing: the undoing effect is the ability of positive emotions to regulate the aftereffects of negative emotions (modulazione fisiologica: l’effetto di reversibilizzazione è la capacità delle emozioni positive di modulare le conseguenze delle emozioni negative) [23] (Nota del Traduttore).

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modulatore è stato dimostrato per emozioni positive ad alta attivazione come gioia o divertimento come anche per emozioni positive a bassa attivazione come appagamento o serenità.

Se estrapoliamo da questi esperimenti di laboratorio ipotesi sull’effetto di annullamento che le emozioni positive esercitano sulle risposte emotive dei cittadini americani agli attacchi dell’11 settembre, è probabile che il sistema cardiovascolare di chi ha provato gratitudine, affetto o interesse sia stato espo-sto a un’attivazione dissuasiva meno prolungata rispetto a quello di chi non ha provato queste o altre emozioni positive. Nel contesto delle emozioni negati-ve, quindi, le emozioni positive servono non solo come una tregua, fornendo un intervallo di rispetto, ma anche come elementi ristoratori, che reintegrano risorse esaurite dallo stress – per esempio la tranquillità cardiovascolare [22].

Amplificazione cognitiva

In modo verosimilmente connesso all’effetto di modulazione fisiologica, le emozioni positive modificano anche il modo di pensare delle persone. Fre-drickson ([1],[23]) ha sostenuto che, mentre le emozioni negative aumentano l’attività autonomica e restringono il campo dell’attenzione per sostenere spe-cifiche tendenze all’azione (es. attacco e fuga), le emozioni positive riducono l’attivazione autonomica in quanto allargano il campo d’attenzione, del pen-siero, e i repertori comportamentali (es. gioco, esplorazione). Gli esperimenti di Isen e coll. forniscono evidenza all’amplificazione cognitiva. In una larga gamma di studi, emozioni positive indotte hanno determinato modelli di pen-siero significativamente inusuali [24], flessibili [25], creativi [26], integrativi [27], aperti all’informazione [28] ed efficienti ([27],[29]). Isen e coll. hanno anche dimostrato che le emozioni positive indotte aumentano le preferenze delle persone per la varietà e allargano il loro ventaglio di scelte comporta-mentali accettabili [30]. E ora suggeriscono che questi effetti cognitivi delle emozioni positive sono legati a incrementi della dopamina cerebrale circolante ([31],[32]). Più di recente Fredrickson e Branigan [33] hanno dimostrato che, rispetto agli stati affettivi neutri e alle emozioni negative, le emozioni positive allargano la portata dell’attenzione visiva e amplificano i repertori transitori di azione-pensiero, e che questi effetti di amplificazione si riscontrano per stati emotivi piacevoli ad alta attivazione come gioia e divertimento come anche per stati emotivi piacevoli a bassa attivazione, come appagamento o serenità (vedi anche [34]).

Noi riteniamo che l’amplificazione cognitiva che accompagna gli stati emotivi positivi espanda e migliori le modalità di coping durante le situazioni critiche. In effetti, esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che le emozioni positive indotte facilitano la focalizzazione e l’elaborazione di informazioni

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importanti, di rilievo per il Sé ([35],[36]; per rassegne, vedi [37],[38]). In ac-cordo con questi dati sperimentali, studi longitudinali su caregiver colpiti da perdite hanno trovato che per quelli che avevano provato emozioni positive nel corso del lutto era anche più facile trovare un significato positivo nelle pro-prie esperienze, fatto che rappresenta una misura della crescita postraumatica [14]. Ugualmente, coloro che avevano sperimentato più emozioni positive nel lutto era più probabile che sviluppassero progetti e obiettivi a lungo termine. Insieme alle emozioni positive, progetti e obiettivi predicevano un maggior benessere a 12 mesi dopo il lutto ([39],[11],[13]). In modo analogo, uno studio recente su stress e coping in studenti di college collega le emozioni positive a uno stile di coping caratterizzato dall’assunzione di una prospettiva allargata sui problemi, dal guardare al di là dei fattori di stress immediati e dal generare molteplici linee di azione. Evidenze prospettiche dimostrano che le emozioni positive e un tale modello di coping caratterizzato da un assetto mentale al-largato si potenziano a vicenda, con i livelli iniziali di emozioni positive che predicono i miglioramenti nel tempo nel coping con prospettive allargate e i livelli iniziali di coping con prospettive allargate che predicono l’aumento delle emozioni positive nel tempo ([40]; vedi anche [23]).

Tutti questi studi suggeriscono che le emozioni positive fanno qualcosa in più che far sentire bene nell’immediato. Piuttosto, migliorando i modi in cui si affrontano le avversità, le emozioni positive aumentano anche la probabilità che le persone si sentano bene in futuro. Inoltre, come mostra lo studio di Fredrickson e Joiner [40], questa spirale ascendente verso l’accresciuto be-nessere emotivo è legata al pensiero amplificato che accompagna le emozioni positive.

Costruzione di risorse

La modulazione fisiologica e l’amplificazione cognitiva sono effetti bene-fici che le emozioni positive apportano nel momento stesso in cui le persone stanno sperimentando questi stati emotivi piacevoli. Al di là di questi benefici momentanei, si ritiene che le emozioni positive – se ricorrenti – determinino altri effetti positivi, che si accrescono e durano nel tempo. Per esempio, come abbiamo visto, le emozioni positive possono transitoriamente amplificare le modalità di pensiero, che a loro volta possono migliorare i modi di affrontare lo stress attuale. Nel tempo e con ripetute esperienze di emozioni positive, può divenire abituale uno stile di questo genere di coping con prospettive allargate. E un coping abitualmente buono è una risorsa personale durevole, un aspetto della resilienza di tratto, che funziona come riserva che può essere utilizzata in seguito per aiutare a reagire rapidamente di fronte a una larga gamma di avversità future.

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Questo e altri modi in cui le emozioni positive costruiscono risorse per-sonali durevoli sono delineati nella teoria dell’amplificazione e costruzione formulata da Fredrickson ([1],[23],[2]) (broaden-and-build theory). Questa teoria sostiene che, nel tempo, l’amplificazione stimolata dalle emozioni posi-tive costruisce una gamma di risorse personali, fisiche (abilità fisiche, salute, longevità), sociali (legami amicali, reti di supporto sociale), intellettuali (com-petenza specializzata, complessità intellettuale), e psicologiche (resilienza, ottimismo, creatività).

È importante notare che le risorse personali maturate attraverso le emozio-ni positive sono durature – oltrepassano gli stati emotivi transitori che hanno portato alla loro acquisizione. Di conseguenza l’effetto spesso occasionale di sperimentare un’emozione positiva rappresenta un accrescimento delle risorse personali. Così, attraverso esperienze di emozioni positive, le persone possono letteralmente trasformarsi, diventando più creative, intelligenti, socialmente integrate, sane e resilienti. Questa varietà di risorse funziona come riserva a cui si può attingere nel corso della vita per migliorare il coping e le probabilità di sopravvivenza. In effetti, uno studio recente su suore anziane ha trovato che quelle che avevano espresso la maggior quantità di emozioni positive nella pri-ma giovinezza sono vissute 10 anni più a lungo di quelle che avevano espresso la minor quantità di emozioni positive ([41],[42]).

Le persone resilienti

La resilienza psicologica è considerata un tratto di personalità relativa-mente stabile caratterizzato dalla capacità di reagire rapidamente alle espe-rienze negative e dall’adattamento flessibile alle richieste mutevoli della vita ([43]-[45]). Come abbiamo visto, la teoria dell’amplificazione e costruzione (broaden-and-build theory) suggerisce che esperienze ricorrenti di emozioni positive possano aiutare a costruire questo tratto favorevole. Questo punto di vista richiama la magia ordinaria con cui Masten [46] ridefinisce la resilien-za: mentre i primi rapporti sul concetto di resilienza lo connotano come un tratto raro posseduto da individui straordinari, lavori più recenti suggeriscono che la resilienza è un tratto comune “che risulta… dall’azione dei sistemi adattivi umani di base” ([46], p.227). Noi crediamo appunto che la capacità di sperimentare emozioni positive sia un sistema adattivo di base.

L’associazione tra resilienza ed emozioni positive è sostenuta dalla rete di correlati della resilienza scoperti in una gamma di studi di self-report, osservazionali e longitudinali. Queste evidenze convergenti suggeriscono che le persone resilienti hanno un approccio alla vita ottimistico, creativo

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ed energico, sono curiose e aperte a nuove esperienze, e sono caratterizzate da alta emozionalità positiva ([44],[47]). Sebbene le emozioni positive siano a volte senza dubbio il risultato di un coping resiliente [44], altre evidenze suggeriscono che le persone resilienti possono anche usare le emozioni posi-tive per realizzare il loro coping efficace, indicando una causalità reciproca. Per esempio, si è trovato che le persone resilienti usano l’umorismo ([48]-[50]), l’esplorazione creativa [51], il rilassamento e il pensiero ottimistico ([52],[53]) come modi di coping. Questo diverso insieme di strategie di co-ping ha in comune la capacità di coltivare una o più emozioni positive come divertimento, interesse, appagamento o speranza. È notevole che le persone resilienti non solo coltivino le emozioni positive in se stesse per fronteggia-re i problemi, ma siano anche esperte nel suscitare emozioni positive nella cerchia più vicina (es. figure di riferimento precoci e più tardi compagni), che creano un contesto sociale di supporto che a sua volta facilita il coping ([54],[55],[49]).

Investigando ulteriormente la possibilità che le persone resilienti usino le emozioni positive per fronteggiare le difficoltà, abbiamo trovato in studi preli-minari che le persone, che hanno valori elevati su un indice di resilienza psico-logica basato su self-report, riferiscono di sperimentare più emozioni positive in risposta a fattori di stress, sia in laboratorio che nella vita quotidiana [56]. Abbiamo anche trovato che queste persone resilienti riferiscono di trovare più significato positivo nei fattori di stress della vita quotidiana e mostrano un ri-torno più rapido ai livelli di base dell’attivazione cardiovascolare conseguente a stress sperimentali. Ancora più importante, l’esperienza delle emozioni posi-tive almeno in parte media questi correlati benefici della resilienza [56].

Sebbene i dati disponibili suggeriscano che le persone resilienti possono usare le emozioni positive strategicamente o intelligentemente per raggiun-gere i loro superiori risultati di coping [57], l’evidenza è lontana dall’essere definitiva. Ricerche precedenti di altri autori non si sono occupate direttamente di emozioni positive ma si sono focalizzate su strategie di coping che sono precursori plausibili delle emozioni positive (es. umorismo, rilassamento). Le nostre ricerche recenti, anche se si sono concentrate più direttamente sulle emozioni positive, hanno esaminato solo correlati contemporanei della resi-lienza, sia in laboratorio sia in valutazioni retrospettive di un’esperienza di vita stressante. All’interno di un nostro programma di ricerca in corso su emozioni e resilienza, abbiamo studiato un campione di studenti di college americani nei primi mesi del 2001. Riesaminando un sottogruppo di questi studenti dopo gli attacchi dell’11 settembre, abbiamo potuto fare una valutazione prospettica approfondita dei benefici della resilienza di tratto e delle emozioni positive nel seguito di quella situazione critica.

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Ipotesi

Le emozioni positive sono componenti critici, attivi della resilienza di tratto? Noi riteniamo che lo siano, e scomponiamo questa previsione genera-le nelle due ipotesi seguenti:• Ipotesi 1: le persone resilienti sono protette contro la depressione dalle

emozioni positive.Ci aspettiamo che le persone resilienti sperimentino meno sintomi de-pressivi dopo le situazioni critiche, e ipotizziamo che questo effetto protettivo sia mediato dalle loro più frequenti esperienze postcritiche di emozioni positive.

• Ipotesi 2: le persone resilienti crescono psicologicamente attraverso le emozioni positive. Mentre ci si aspetta che le situazioni critiche esauriscano le risorse psi-cologiche, le persone resilienti si sviluppano, mostrando un aumento paradosso di risorse psicologiche (soddisfazione per la vita, ottimismo e tranquillità). Ipotizziamo che questa crescita postcritica sia mediata dalle più frequenti esperienze da parte delle persone resilienti di emozioni po-sitive dopo la situazione di crisi.

Metodo

Partecipanti

I partecipanti erano studenti di college e neolaureati dell’Università del Michigan provenienti da un campione più vasto che aveva partecipato a uno studio sulle emozioni tra il marzo e il giugno del 2001. I partecipanti allo studio originario (N=133) furono reclutati attraverso annunci su giornali e volantini e pagati 25 $ per uno studio di 2,5 h1. Il 20 settembre 2001 abbiamo ricontattato i partecipanti allo studio originario per reclutarli per uno studio di follow-up sulle reazioni successive agli attacchi dell’11 settembre. I parte-cipanti allo studio di follow-up (N=47) sono stati pagati 10 $ per uno studio con questionario di 30 minuti.

Una parte del campione originario non poté essere raggiunta per E-mail perché gli indirizzi non erano disponibili o non erano più validi (25 di 133, 19%). Un’altra parte, raggiunta per E-mail, rispose che non viveva più nel-

1 Nello studio originario si ottennero dati psicofisiologici, comportamentali e di self-report. I dati psicofisiologici e comportamentali non sono correlati alla presente ricerca e saranno riportati separatamente.

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l’area di Ann Arbor (9 di 133, 7%). Abbiamo calcolato la nostra percentuale di risposta sulla base dei 99 soggetti rimanenti che furono contattati con successo e presumibilmente vivevano ancora nell’area di Ann Arbor. Di questi, 68 (69%) risposero per E-mail ed espressero interesse a partecipare. A costoro fu offerta una varietà di appuntamenti per partecipare e infine 47 si presentarono, il che rappresenta una percentuale di risposta del 47%.

Il campione finale dello studio di follow-up comprendeva 18 uomini e 29 donne di età fra i 18 e i 15 anni (età media 20). Trenta (64%) dichiararono la loro appartenenza etnica come bianca, 7 (15%) come nera, 6 (13%) come asiatica o delle isole del pacifico, 2 (4%) come ispanica, e due dichiararono un’altra appartenenza non specificata. Il campione di follow-up (N=47) non differisce dalla parte del campione originario che non partecipò allo studio (N=86) per età, sesso, appartenenza etnica o qualsiasi altra variabile precriti-ca riportata, compresa la resilienza (tutti i p>.15).

Valutazioni precritiche

Resilienza di tratto. È stata usata la scala della resilienza dell’io di Block e Kremen [44] per valutare la resilienza psicologica, definita come “la capa-cità dell’individuo di modulare e monitorare in modo efficace un complesso continuamente mutevole di desideri e di vincoli di realtà” ([44], p. 359). La scala consiste di 14 item, ognuno corrispondente a un punto su una scala di Likert a 4 punti (1=non si applica per nulla, 4=si applica molto fortemen-te). Gli item campione comprendono “Mi riprendo dallo shock e lo supero rapidamente” e “Sono contento di avere a che fare con situazioni nuove e inusuali”. Coloro che ottengono alti punteggi su questa scala sono descritti come “persone sicure e vitali che danno valore al vivere” ([44], p. 357). Il coefficiente alfa era .76 nel campione originario e .77 nel campione di fol-low-up.

Affettività di tratto. Abbiamo usato una versione abbreviata del NEO Five Factor Inventory (NEO-FFI) di Costa e McCrae [58]. L’originale ha scale di 12 item disegnate per misurare i cinque grandi tratti: Nevroticismo, Estrover-sione, Apertura, Piacevolezza e Coscienziosità [59]. Abbiamo selezionato le tre misure a 12 item di Nevroticismo, Estroversione, Apertura perché questi tratti sono stati collegati all’affettività di tratto ([60],[61]) e alla resilienza [44]. I 36 item potenzialmente autodescrittivi sono stati valutati su una scala a 5 punti (1=non concordo per nulla, 5=sono del tutto d’accordo). Nel cam-pione originario i coefficienti alfa per Nevroticismo, Estroversione, Apertura erano rispettivamente .85, .79 e .81. Nel campione di follow-up questi valori erano rispettivamente .86, .73 e .77.

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Risorse psicologiche. La soddisfazione per la vita, un componente del benessere soggettivo, è stata misurata con la Satisfaction with Life Scale (SWLS) [62]. La SWLS contiene 5 item, come “Sono soddisfatto della mia vita” che sono valutati su una scala a 7 punti (1=sono molto d’accordo, 7=sono molto in disaccordo). Il coefficiente alfa era .64 nel campione origi-nario e .69 nel campione di follow-up. L’ottimismo è stato valutato con il Life Orientation Test (LOT) [63], che contiene 8 item come “In certe occasioni di solito mi aspetto il meglio”. Questi item, come 4 item di riempimento, sono stati valutati su una scala a 5 punti (0=non sono d’accordo per niente, 5=sono molto d’accordo). Il coefficiente alfa per il LOT era .83 per il cam-pione originario e .84 per il campione di follow-up. Abbiamo anche messo a punto una nuova mini-misurazione della tranquillità combinando due item di riempimento dal LOT che, in prima lettura, valutano la capacità di rag-giungere o mantenere la calma: “È facile per me rilassarmi” e “Non mi altero troppo facilmente”. L’attendibilità alfa di questi item era .70 nel campione originario e .75 nel campione di follow-up. Per validare questo nuovo indice, lo abbiamo correlato con altre misure precritiche usate nel campione origi-nario. Ci aspettavamo e abbiamo trovato una correlazione negativa forte con il Nevroticismo (r=-.53, p<.001) e, poiché la tranquillità è un aspetto della resilienza, un’associazione positiva moderata con la resilienza psicologica (r=.36, p<.001). Tra le misure baseline dell’elettromiografia facciale2, questa dimensione della tranquillità si correla negativamente all’attività del corru-gatore (r=-.20, p=.03), suggerendo che coloro che presentano bassi livelli di tranquillità sono più inclini ad avere sopracciglia corrugate a riposo (poten-zialmente inosservabili), segno facciale di tensione e affetto negativo [64].

Valutazioni postcritiche

Umore attuale. Una Griglia modificata degli Affetti a singolo item [66] è stata strutturata con una matrice 9x9. I partecipanti sono stati istruiti a mettere un segno nella casella della griglia che meglio rifletteva come si sentivano in quel momento lungo le due dimensioni della valenza affettiva e dell’attivazione emotiva. Aggettivi riferiti alle emozioni tratti per lo più

2 Le registrazioni basali dell’EMG facciale nello studio originario si sono rivelate utili per validare la nuova misura della tranquillità. L’EMG facciale ha valutato l’attività anche inosservabile dei muscoli corrugatore del sopracciglio (COR), zigomatico maggiore (ZYG), e orbicolare dell’occhio (ORB). Ricerche precedenti segnalano che l’attività del COR, cioè il solco tra le sopracciglia, si associa a tensione ed emozioni negative, mentre quella dello ZYG e dell’ORB, rispettivamente l’innalzamento dell’angolo delle labbra e della guancia vicino all’angolo esterno dell’occhio, si associa con emozioni positive ([64],[65]).

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da circumplex model delle emozioni*** ([67],[68]) sono stati posti al centro di ogni lato della griglia e ai quattro angoli. Questi aggettivi erano (comin-ciando dall’angolo in alto a destra e procedendo in senso orario): gioia/eccitamento, appagamento/rilassamento, sonnolenza, tristezza/depressio-ne, spiacevolezza, rabbia/stress/ansia, ed elevata attivazione.

Problemi e stress sperimentati. È stato chiesto ai partecipanti di conside-rare “il problema o la situazione stressante più importanti (…) sperimentati da martedì 11 settembre 2001 (…) che fosse in qualche modo legata agli at-tacchi terroristici contro gli Stati Uniti” e di descrivere in breve il problema con parole proprie.

Trovare significati positivi. Sulla base di un lavoro precedente [56] ab-biamo misurato quanto i partecipanti trovassero un significato positivo nei loro problemi e fattori di stress attuali. La Scala di Significato Positivo è stata composta con cinque item. Tre sono stati valutati su una scala di 4 pun-ti (0=assolutamente no, 4=assolutamente sì): “È venuto qualcosa di buo-no dall’occuparsi di questi problemi?” “Sente che può trarre beneficio da questa situazione a lungo termine?” e “Pensa che ci possa essere qualcosa da imparare da quest’esperienza?” A questi item se ne aggiunsero altri due tratti dal Coping Response Inventory di Moos [69], che sono stati valutati su una scala diversa a 4 punti (0=no, 4=sì, abbastanza spesso): “Cerca di vedere il lato buono della situazione?” e “Pensa a come questo evento può cambiare la sua vita in modo positivo?”. A chi rispondeva veniva anche data la possibilità di indicare che un item qualsiasi era “non applicabile”, ed è stato registrato come dati mancanti. L’attendibilità interna di questa Scala di Significato Positivo era accettabile (α=.73).

Emozioni positive e negative. Abbiamo modificato la Differential Emo-tion Scale (DES) di Izard [70] per valutare l’esperienza di emozioni discre-te. Sulla base del lavoro preliminare di Shiota e Keltner [71] abbiamo ag-giunto alla DES originale otto emozioni discrete: divertimento, meraviglia, appagamento, gratitudine, speranza, affetto, orgoglio e desiderio sessuale. A queste abbiamo aggiunto gioia, interesse e otto emozioni negative più sorpresa, tutte presenti nella DES originale. Abbiamo aggiunto anche un item per misurare la condivisione emotiva (sympathy). È stato chiesto ai partecipanti di “ripensare agli attacchi dell’11 settembre e ai giorni passa-

*** Per circumplex model si intende una struttura circolare intorno alla quale le categorie sfumano le une nelle altre in forma continua senza inizio né fine [68]. I termini di significato analogo si ritrovano vicini sulla circonferenza, gli opposti si trovano alle estremità opposte. A differenza di un elenco delle emozioni, il modello circomplesso specifica il grado di corre-lazione tra le categorie; la dimensione orizzontale rappresenta la dimensione piacere-dispia-cere, quella verticale attivazione-non attivazione (Nota del Traduttore).

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ti da allora” e di riferire quanto spesso avevano provato ognuna delle 20 emozioni diverse, includendo sia quelle collegate sia quelle apparentemente non collegate agli attacchi (es: “Mi sono sentito grato, disposto ad apprez-zare, riconoscente”). Le valutazioni sono state fatte su una scala a 5 punti (0=mai, 4=molto spesso). Oltre a misurare le emozioni discrete, abbiamo usato le analisi degli item per creare sottoscale aggregate separate per le emozioni positive e negative. La sottoscala Emozioni Positive è composta di 9 emozioni positive (tutte tranne timore), con coefficiente α=.79. La sot-toscala Emozioni Negative è composta di 7 emozioni negative (tutte tranne imbarazzo), con coefficiente α=.69.

Sintomi depressivi. Abbiamo valutato i sintomi depressivi con la Center for Epidemiological Studies-Depression Measure (CES-D) [72]. Su una scala di 5 punti, i partecipanti hanno segnato quanto spesso hanno sentito ogni sintomo dopo gli attacchi dell’11 settembre (0=mai, 4=molto spesso; es: “Ero preoccupato di cose che di solito non mi preoccupano”, “Ho sentito di non potermi liberare del malumore neanche con l’aiuto dei miei familiari o amici”; α=.88).

Risorse psicologiche. Abbiamo risomministrato le misure usate prima della crisi per valutare soddisfazione della vita, ottimismo, tranquillità. Alla valutazione postcrisi, i coefficienti alfa erano rispettivamente .86, .86 e .62.

Procedure

Nello studio originario, i partecipanti vennero esaminati individualmente. Dopo che ebbero fornito il consenso informato, furono posizionati i sensori fisiologici. Dopo un periodo di adattamento di 10 minuti, si chiese ai par-tecipanti di rilassarsi per una valutazione fisiologica di base di 90 secondi. Dopo una serie di film e compiti comportamentali (vedi nota 1), i partecipan-ti completarono un pacchetto di questionari comprensivo delle misurazioni autodescrittive precritiche.

Nello studio di follow-up i partecipanti vennero esaminati in piccoli gruppi e individualmente. Dopo il consenso informato, completarono un pacchetto di questionari che includeva le misurazioni postcrisi nell’ordine elencato sopra. La Griglia degli Affetti fu somministrata due volte, all’ini-zio e anche dopo il CES-D. I giorni testati furono registrati come i giorni trascorsi dall’11 settembre 2001. La somministrazione dei test cominciò 12 giorni dopo gli attacchi (il 23 settembre 2001), e l’89% del campione (n=42) fu esaminato nel giro di 24 giorni (fino al 5 ottobre 2001). Il rimanente 11% (n=5) fu esaminato tra 37 e 56 giorni dopo gli attacchi. Le inchieste nazio-

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nali mostrarono che il turbamento emotivo dei cittadini americani continuò durante questo periodo di raccolta di dati (tra il 18 ottobre e il 6 novembre) [6] quando i giornali riferirono di indagini segrete su cinque misteriose morti di bioterroristi per antrace (dal 5 ottobre al 21 novembre), sul primo mese di bombardamenti delle forze americane e alleate in Afghanistan (dal 7 ottobre al 7 novembre), e una nazione proclamò lo stato d’allarme elevato per il con-seguente terrorismo (11 ottobre).

Risultati

Problemi e stress sperimentati

Per identificare gli eventi stressanti che i partecipanti avevano sperimen-tato, abbiamo raccolto dalle loro risposte aperte una descrizione dei proble-mi che avevano affrontato dopo gli attacchi dell’11 settembre. Per fortuna nessuno in questo campione aveva perso una persona cara negli attacchi. Due partecipanti riferirono che un amico o un compagno di camera aveva perso una persona cara l’11 settembre. Tuttavia i problemi più frequenti sperimentati dal 26% del campione riguardavano il timore di futuri attacchi terroristici e la possibilità di guerra. Per esempio tre partecipanti citarono la paura di volare. Altri due citarono la paura di un attacco terroristico bio-chimico sullo stadio Michigan che è l’arena a cielo aperto più grande degli Stati Uniti e forse un obiettivo importante durante le partite di calcio. Un altro parlò della preoccupazione che un fratello arruolato nei Marine potesse andare in guerra. Il secondo problema più frequente, sperimentato dal 23% del campione, era la preoccupazione per amici e parenti che vivevano a New York o a Washington DC. Per esempio il padre di un partecipante lavorava a un isolato di distanza dal Pentagono. Altri 2 avevano parenti stretti (un pa-dre, un fratello) che lavoravano a Manhattan. Altri avevano amici o parenti più lontani a New York. Nelle ore e nei giorni successivi agli attacchi questi amici e familiari non potevano essere raggiunti per dare conferma di essere salvi. Altri problemi frequenti riguardavano difficoltà a concentrarsi nello studio (13%), aiutare gli amici a gestire lo stress inatteso per amici e fami-liari (11%), e reazioni emotive estreme agli eventi (8%). La risposta di un partecipante illustra quest’ultima categoria: “Pensare agli attacchi provocava tremore incontrollabile, bisogno di piangere, e forte ansia”. È da notare che questi tipi di problemi e fattori di stress non erano associati con i livelli di resilienza, cioè le persone che avevano punteggi più elevati o più bassi rela-tivi alla resilienza incontravano problemi e fattori di stress comparabili nel seguito degli attacchi.

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Analisi preliminari: correlati della resilienza

Prima di verificare le nostre ipotesi3, abbiamo verificato se i dati del cam-pione attuale replicassero i correlati della resilienza trovati nelle ricerche precedenti. La Tab. 1 riporta le medie e le DS per le dimensioni studiate con le correlazioni di ordine zero per la resilienza di tratto4. Come si vede nella Tab. 1, il nostro campione conferma le correlazioni note della resilienza. In particolare la resilienza, riflettendo una maggiore affettività di tratto positiva, era correlata negativamente col Nevroticismo e positivamente con l’Estrover-sione e l’Apertura all’Esperienza. La resilienza era anche correlata positiva-mente con le misure delle risorse psicologiche, comprendenti soddisfazione della vita, ottimismo e tranquillità, prima e dopo la crisi dell’11 settembre. Inoltre, in accordo con altri nostri risultati [56], la resilienza era correlata po-sitivamente con (a) trovare un significato positivo nei fattori di stress correnti, (b) umore piacevole durante il follow-up (misurato dal punteggio medio di valenza nelle due somministrazioni della Griglia degli Affetti), e (c) la fre-quenza di emozioni positive sperimentate nel seguito degli attacchi.

Infine abbiamo trovato che la resilienza di tratto era correlata negativa-mente con i sintomi depressivi. Un altro modo di studiare l’associazione tra resilienza e depressione è dividere il campione in base al punteggio usato come soglia di significatività clinica per i sintomi depressivi, che per la CES-D è 16 [73]. Con questo criterio, il 72% dei partecipanti (34 su 47) ha mostrato sintomi depressivi clinicamente significativi, paragonabili ai livelli riportati nelle inchieste nazionali successive all’11 settembre ([4],[5]). La re-silienza ha mostrato anche una correlazione negativa con l’indice dicotomico di depressione (distribuzione puntuale della correlazione biseriale r = -.40, p<.002).

Per disaggregare ulteriormente le associazioni tra resilienza di tratto ed emozioni, abbiamo studiato anche i dati sulle emozioni con le emozioni di-screte. La Tab. 2 riporta le medie e le DS per le emozioni discrete con le loro correlazioni di ordine zero con la resilienza di tratto5. Come mostra la Tab. 2,

3 Poiché le nostre ipotesi sono direzionali, tutti i valori di p riportati sono a una coda se non diversamente specificato.

4 Abbiamo calcolato anche le correlazioni parziali tra ogni dimensione studiata e la resi-lienza, controllando per il sesso dei partecipanti e per il giorno dell’esame (singolarmente e insieme). Poiché i modelli di significatività non erano cambiati quando venivano esclusi gli effetti di queste variabili di controllo, la Tab. 1 riporta solo le correlazioni di ordine zero.

5 Abbiamo calcolato anche le correlazioni parziali tra emozioni discrete e resilienza, con-trollando per sesso dei partecipanti e giorno dell’esame (singolarmente e insieme). Di nuovo, tuttavia, poiché i modelli di significatività non erano cambiati quando venivano esclusi gli effetti di queste variabili di controllo, la Tab. 2 riporta solo le correlazioni di ordine zero.

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fra tutti i partecipanti le tre emozioni negative sperimentate più di frequente erano rabbia, tristezza e paura, una combinazione in accordo con i rapporti delle inchieste nazionali successive all’11 settembre [3]. Un’ulteriore ana-lisi descrittiva ha mostrato che cinque delle otto emozioni negative valutate (rabbia, tristezza, paura, disgusto e disprezzo) hanno ottenuto una risposta modale di 2, cioè la maggior parte dei partecipanti ha sperimentato ognuna di queste emozioni discrete almeno “qualche volta” nei giorni successivi agli attacchi dell’11 settembre. Le tre emozioni positive sperimentate più di frequente erano gratitudine, interesse e affetto; otto delle dieci emozioni positive valutate (gratitudine, interesse, affetto, divertimento, gioia, speran-za, desiderio sessuale e orgoglio) hanno ottenuto una risposta modale di 2 o più6, cioè la maggior parte dei partecipanti ha sperimentato ognuna di queste emozioni discrete almeno “qualche volta” nei giorni successivi agli attacchi dell’11 settembre. La compassione, che non è facilmente classificabile come positiva o negativa7, era fra tutte le emozioni quella sperimentata più di fre-quente, con una risposta modale di 3, cioè dopo gli attacchi la maggior parte dei partecipanti ha sperimentato compassione “spesso”.

La resilienza era correlata negativamente con l’esperienza di due sole emozioni negative, cioè rabbia e tristezza (vedi Tab. 2). Per valutare se partecipanti con alta o bassa resilienza fossero ugualmente rappresentati tra coloro che hanno sperimentato di frequente le cinque emozioni negative più comuni, abbiamo diviso i partecipanti in corrispondenza del valore mediano della resilienza (Mdn=41) e dei valori modali della frequenza riportata delle emozioni (moda=2). L’applicazione di chi quadro ha mostrato che i parte-cipanti con alti e bassi valori di resilienza erano ugualmente rappresentati fra coloro che avevano riferito frequente rabbia, paura, disgusto e disprezzo, tutti i χ2 (1, N=47)<3.14, tutti ns. La sola differenza nella frequenza delle emozioni fu rilevata per la tristezza, χ2 (1, N=47)=5.11, p=.024. Questo tipo di risultati suggerisce che, nel complesso (con l’eccezione della tristezza), i partecipanti che avevano valori più alti o più bassi di resilienza hanno sperimentato emozioni negative paragonabili e frequenti dopo gli attacchi dell’11 settembre.

Al contrario, la resilienza di tratto era correlata positivamente con l’espe-rienza di sei emozioni positive, comprendenti interesse, gioia, desiderio

6 La moda era 3 per gratitudine e interesse.7 Sebbene compassione e sorpresa non siano facilmente classificabili come emozioni

positive o negative, entrambe erano correlate con il complesso delle emozioni negative (compassione: r=.05, p<.001; sorpresa: r=.34, p<.021, entrambi a due code) e non con il complesso delle emozioni positive (entrambe le r<-.07, ns).

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Tabella 1Correlati pre- e postcritici della resilienza

Variabile Media DS Correlazione di ordine zero

con la resilienzaMisure precritiche

Resilienza 41.13 5.93Nevroticismo 2.91 0.66 -.50***Estroversione 3.45 0.48 .60***Apertura 3.59 0.58 .49***Soddisfazione della vita 5.55 1.32 .35*Ottimismo 2.33 0.69 .41**Tranquillità 2.22 0.85 .33*

Misure postcriticheSoddisfazione della vita 4.80 1.32 .32*Ottimismo 2.43 0.67 .35**Tranquillità 2.21 0.92 .50***Signifi cato positivo 1.68 0.66 .44***Valenza affettiva 0.41 1.53 .32*Emozioni positive 2.25 0.57 .59***Emozioni negative 1.58 0.53 -.25*Sintomi depressivi 25.34 10.95 -.24*

* p < .05; ** p < .01; *** p< .001.

Tabella 2Frequenza delle emozioni discrete provate nel seguito degli attacchi dell’11

settembre e loro correlazioni con la resilienza

Emozioni Media D S Correlazioni di ordine zero

con la resilienzaEmozioni negative

Arrabbiato / irritato / annoiato 2.32 0.72 -.44***Triste / scoraggiato / infelice 1.98 0.94 -.29**Spaventato / timoroso / impaurito 1.89 1.05 -.19Disgusto / ripugnanza / repulsione 1.77 0.96 -.09Sprezzante / pieno di biasimo / sdegnato 1.56 1.05 -.14Imbarazzato / vergognoso / arrossito 1.19 0.95 -.08Pentito /colpevole / riprovevole 0.77 0.81 .16Vergognoso / mortifi cato / umiliato 0.77 0.73 -.03

Emozioni positiveRiconoscente / pieno di stima / grato 2.89 0.86 .13Interessato / attento / curioso 2.51 1.02 .46***Affetto / intimità / fi ducia 2.47 1.02 .16Divertito / scherzoso / svagato 2.26 0.85 .18Lieto / felice / gioioso 2.17 0.76 .52***Fiducioso / ottimista / incoraggiato 2.13 0.80 .40**Sessuale / desideroso /seducente 2.11 1.05 .52***Superbo / orgoglioso / sicuro di sé 1.96 0.95 .41**Soddisfatto / sereno / tranquillo 1.79 1.02 .47***Meravigliato/ ammirato/stupito 1.68 1.00 .06

Altre emozioniComprensione / interesse / compassione 3.15 0.86 -.07Sorpreso / stupito / attonito 2.00 1.00 .10Nota. La frequenza delle emozioni provate è stata valutata su una scala ancorata a 5 punti su cui 0=mai e 4=la maggior parte delle volte. Le emozioni, all’interno di ciascuna categoria, sono elencate qui nell’ordine delle loro frequenze valutate nell’intero campione.

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sessuale, orgoglio e appagamento (v. Tab.2). È interessante che due delle tre emozioni positive più frequenti (gratitudine e affetto) non erano correlate con la resilienza di tratto, suggerendo che la loro frequenza era paragonabile tra coloro che avevano punteggi più elevati o più bassi di resilienza. Ugual-mente, le principali correlazioni positive tra resilienza di tratto ed emozioni positive discrete suggeriscono che, intrecciate con le frequenti esperienze di rabbia, paura, disgusto e disprezzo successive agli attacchi, i soggetti con livelli più elevati di resilienza sperimentarono anche di frequente una larga varietà di emozioni positive.

Infine, la resilienza di tratto non era correlata alla condivisione emotiva, e l’applicazione di chi quadro ha mostrato che i soggetti ad elevata e bassa resilienza erano ugualmente rappresentati tra coloro che riferivano condivi-sione emotiva molto di frequente (più di 3), χ2 (1, N=47)=0.00, ns. Da ciò possiamo concludere che, dopo gli attacchi, i soggetti con elevata e bassa resilienza erano commossi dalla sofferenza degli altri spesso e in modo equi-valente.

Ipotesi 1: Le persone resilienti sono protette contro la depressione dalle emozioni positive

Abbiamo ipotizzato che l’esperienza delle emozioni positive nel segui-to delle situazioni critiche medi gli effetti benefici della resilienza di tratto sui sintomi depressivi. Kenny, Kashy e Bolger [74] hanno descritto quattro passaggi per verificare se si realizza una mediazione. Il primo passaggio è dimostrare una correlazione positiva tra predittore e risultato (qui, tra resi-lienza di tratto e sintomi depressivi). Il secondo è dimostrare una correlazio-ne significativa tra predittore e mediatore (resilienza ed emozioni positive). La Fig. 1 mostra che questi due passaggi sono soddisfatti.

Il terzo e quarto passaggio sono verificati con un’analisi della regressio-ne, con il risultato come variabile dipendente (qui i sintomi depressivi) e con mediatore e predittore inseriti simultaneamente come variabili indipendenti (qui emozioni positive e resilienza di tratto, rispettivamente). Il passaggio 3 è che il mediatore ha effetto sul risultato se si controlla per il predittore. In accordo con il passaggio 3, le emozioni positive erano associate con i sintomi depressivi se si controllava per la resilienza di tratto (β=-.45), t(44)=-2.67, p<.01. Il passaggio 4 verifica se si è realizzata una mediazione completa o parziale; la mediazione completa è realizzata se l’effetto del predittore (resilienza di tratto) sul risultato (sintomi depressivi) è completa-mente eliminato quando il mediatore (emozioni positive) è controllato. Se sono verificati i passaggi da 1 a 3 ma non il 4, è verificata una mediazione

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parziale. I dati indicano una mediazione completa. La resilienza di tratto non era più un predittore significativo dei sintomi depressivi quando erano controllate le emozioni positive (β=.02; t<1.00, ns). La Fig. 1 illustra questo modello di mediazione. L’esperienza di emozioni positive sembra essere un ingrediente critico, attivo che protegge le persone resilienti contro la depres-sione nel seguito delle situazioni critiche.

Per verificare se la via causale implicata nella Fig. 1 rappresenti l’interpre-tazione più feconda dei dati, abbiamo testato anche diversi modelli alternativi di mediazione. Il primo modello alternativo ha verificato la validità discrimi-nante della variabile emozioni positive testando se la resilienza di tratto possa in effetti mediare l’associazione negativa (r=-.44, p<.001) tra emozioni posi-tive (come predittore) e sintomi depressivi (come risultato). Questo modello alternativo è stato in realtà verificato nel passaggio 3 di cui sopra. Il mediatore (qui la resilienza di tratto) non influenza i sintomi depressivi quando control-liamo per le emozioni positive (β=.02; t<1.00, ns).

Un secondo modello alternativo ha verificato la validità discriminante della variabile emozioni positive, questa volta vedendo se le emozioni negative che sono inversamente correlate alle emozioni positive (r=-.54, p<.001) possano anche mediare la relazione tra resilienza di tratto e sintomi depressivi. Per questa analisi abbiamo calcolato un indice purificato delle emozioni negative che ha eliminato la sua varianza condivisa con le emozioni positive. Anche se questa misura residualizzata delle emozioni negative è risultata correlarsi con i sintomi depressivi (r=-.26, p<.05), non si correla con la resilienza di tratto (r=.08, ns), non soddisfacendo il passaggio 2, e, se aggiunta all’equazione di regressione per testare il passaggio 3 e 4, non riduce l’associazione tra resi-lienza di tratto e sintomi depressivi (β=-.27), t(44)=-1.90, p<.05).

Un terzo modello alternativo ha verificato se i sintomi depressivi sperimen-tati da soggetti con bassi valori di resilienza possano prevenire l’esperienza di emozioni positive. Questo modello alternativo assegna ai sintomi depressivi il ruolo di mediatore, responsabile dell’associazione positiva tra resilienza di tratto (predittore) ed emozioni positive (risultato). La Tab. 1 mostra che i passaggi 1 e 2 sono soddisfatti per questo modello alternativo (come lo erano per l’Ipotesi 1). I passaggi 3 e 4 sono stati verificati usando un’equazione di regressione in cui le emozioni positive erano la variabile dipendente, con la resilienza di tratto e i sintomi depressivi inclusi simultaneamente come varia-bili indipendenti. Non si è riscontrata evidenza di mediazione. La resilienza di tratto restava un forte predittore delle emozioni positive anche quando i sintomi depressivi erano controllati (β=-.52), t(44)=4.42, p<.001).

I risultati negativi per questi tre modelli alternativi sostengono la validità discriminante del nostro indice delle emozioni positive come mediatore della

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connessione tra elevata resilienza di tratto e bassi livelli di sintomi depressivi e rafforzano la nostra fi ducia nell’ordine causale implicato nel modello ipo-tizzato presentato nella Fig. 1.

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positive. Anche se questa misura residualizzata delle emozioni negative è risultata correlarsi con i sintomi depressivi (r=-.26, p<.05), non si correla con la resilienza di tratto (r=.08, ns), non soddisfacendo il passaggio 2, e, se aggiunta all’equazione di regressione per testare il passaggio 3 e 4, non riduce l’associazione tra resilienza di tratto e sintomi depressivi (�=-.27), t(44)=-1.90, p<.05).

Un terzo modello alternativo ha verificato se i sintomi depressivi sperimentati da soggetti con bassi valori di resilienza possano prevenire l’esperienza di emozioni positive. Questo modello alternativo assegna ai sintomi depressivi il ruolo di mediatore, responsabile dell’associazione positiva tra resilienza di tratto (predittore) ed emozioni positive (risultato). La Tab. 1 mostra che i passaggi 1 e 2 sono soddisfatti per questo modello alternativo (come lo erano per l’Ipotesi 1). I passaggi 3 e 4 sono stati verificati usando un’equazione di regressione in cui le emozioni positive erano la variabile dipendente, con la resilienza di tratto e i sintomi depressivi inclusi simultaneamente come variabili indipendenti. Non si è riscontrata evidenza di mediazione. La resilienza di tratto restava un forte predittore delle emozioni positive anche quando i sintomi depressivi erano controllati (�=-.52), t(44)=4.42, p<.001).

I risultati negativi per questi tre modelli alternativi sostengono la validità discriminante del nostro indice delle emozioni positive come mediatore della connessione tra elevata resilienza di tratto e bassi livelli di sintomi depressivi e rafforzano la nostra fiducia nell’ordine causale implicato nel modello ipotizzato presentato nella Fig. 1.

�=59*** �=-.45**

� =.0 2

Figura 1. Coefficienti beta per le correlazioni tra resilienza precritica, emozioni positive postcritiche e sintomi depressivi. ** p< .01., *** p< .001.

Ipotesi 2: Le persone resilienti si sviluppano attraverso le emozioni positive

Emozioni positive

Resilienza psicologica

Sintomi depressivi

Figura 1. Coeffi cienti beta per le correlazioni tra resilienza precritica, emozioni positive postcritiche e sintomi depressivi. ** p< .01., *** p< .001.

Ipotesi 2: Le persone resilienti si sviluppano attraverso le emozioni positive

Mentre ci si può aspettare che le situazioni critiche esauriscano le risorse psicologiche, i soggetti resilienti si ipotizza vadano incontro a uno sviluppo personale, mostrando un aumento paradosso delle risorse psicologiche, un modello di crescita postcritica che ipotizziamo sia mediato dall’esperien-za di emozioni positive. Per verifi care questa ipotesi, abbiamo stimato in primo luogo i cambiamenti nelle risorse psicologiche (soddisfazione della vita, ottimismo, tranquillità) calcolando i residui standardizzati delle risorse psicologiche postcritiche ridotti dei loro rispettivi valori precritici. Abbia-mo quindi calcolato una misura composta (chiamata risorse residue) per i cambiamenti nelle risorse psicologiche sommando i residui standardizzati di ognuna delle tre risorse individuali.

Seguendo di nuovo i 4 passaggi di Kenny et al. [74] per verifi care se si realizza la mediazione, abbiamo appreso che il passaggio 1 è soddisfatto dalla correlazione tra resilienza di tratto (predittore) e risorse psicologiche (risulta-to; r=.59, p<.001)8. Come si è già visto, anche il passaggio 2 è soddisfatto

8 Per sostenere la nostra interpretazione di questa correlazione come indicativa di crescita postcritica tra i soggetti con elevati livelli di resilienza di tratto, abbiamo anche calcolato i residui non standardizzati per ciascuna risorsa individuale (soddisfazione, ottimismo e tran-quillità). Una divisione a livello della mediana sulla variabile resilienza di tratto ha mostrato che i soggetti classifi cati con elevati livelli di resilienza, in media, hanno mostrato valori positivi per ogni risorsa indicativa di crescita, mentre quelli classifi cati con bassi livelli di resilienza hanno mostrato, in media, valori negativi indicativi di declino.

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dalla correlazione tra resilienza di tratto (predittore) ed emozioni positive (mediatore). Abbiamo quindi valutato i passaggi 3 e 4 calcolando l’equazione di regressione con le risorse residue come variabile dipendente e la resilienza di tratto e le emozioni positive incluse simultaneamente come variabili indi-pendenti. In accordo con il passaggio 3, le emozioni positive erano associate con aumenti nelle risorse psicologiche quando controllavamo per la resilienza di tratto (β=-.48), t(43)=2.88, p<.01). Anche il passaggio 4 risultava soddi-sfatto, indicando una mediazione completa: la resilienza di tratto non era un predittore signifi cativo dell’aumento delle risorse psicologiche quando erano controllate le emozioni positive (β=-.01), t<1.00, ns. La Fig. 2 illustra questo modello di mediazione. Essa suggerisce che la resilienza psicologica precri-tica prediceva gli aumenti delle risorse psicologiche dai livelli precritici ai postcritici e che questo cambiamento postcrisi è completamente mediato dalle esperienze postcritiche di emozioni positive.

22

�=59*** �=.48**

� =-.0 1

Figura 2. Coefficienti beta per le correlazioni tra resilienza precritica, emozioni positive postcritiche e crescita postcritica delle risorse psicologiche. ** p< .01. *** p< .001.

Di nuovo, per verificare se la via causale implicata nella Fig. 2 rappresenti l’interpretazione più feconda dei dati, abbiamo testato anche diversi modelli alternativi di mediazione. Come prima, il primo modello alternativo ha verificato la validità discriminante della variabile emozioni positive testando se la resilienza di tratto possa effettivamente mediare l’associazione positiva (r=.47, p<.001) tra emozioni positive (come predittore) e risorse residue (come risultato). Questo modello alternativo è stato verificato nel passaggio 3 di cui sopra. Il mediatore (qui la resilienza di tratto) non influenza le risorse residue quando abbiamo controllato per le emozioni positive (�=-.01; t<1.00,ns).

Un secondo modello alternativo ha verificato la validità discriminante della variabile emozioni positive, vedendo se un indice purificato delle emozioni negative possa mediare la relazione tra resilienza di tratto e risorse residue. Come abbiamo visto nel secondo modello alternativo per l’Ipotesi 1, la misura residua delle emozioni negative non si correlava con la resilienza di tratto (r=.08, ns) né con le risorse residue (r=.08, ns), e, se aggiunta all’equazione di regressione per verificare i passaggi 3 e 4, non riduceva l’associazione tra resilienza di tratto e risorse residue (�=-.27), t(43)=1.82, p<.05.

Un terzo modello alternativo ha verificato se la crescita post-traumatica delle risorse sperimentata da persone con elevati livelli di resilienza di tratto possa essere responsabile delle loro esperienze di emozioni positive. Questo modello alternativo assegna alle risorse residue il ruolo di mediatore, responsabile della associazione positiva tra resilienza di tratto (predittore) ed emozioni positive (risultato). I passaggi 1 e 2 sono soddisfatti per questo modello alternativo (come lo erano per il nostro modello preferito, presentato nell’Ipotesi 2). I passaggi 3 e 4 sono stati verificati usando un’equazione di regressione in cui le emozioni positive erano la variabile dipendente, con la

Emozioni positive

Resilienza psicologica

Aumento delle risorse psicologiche

Figura 2. Coeffi cienti beta per le correlazioni tra resilienza precritica, emozioni positive postcritiche e crescita postcritica delle risorse psicologiche.** p< .01. ***p< .001.

Di nuovo, per verifi care se la via causale implicata nella Fig. 2 rappresenti l’interpretazione più feconda dei dati, abbiamo testato anche diversi modelli alternativi di mediazione. Come prima, il primo modello alternativo ha verifi cato la validità discriminante della variabile emozioni positive testando se la resilienza di tratto possa effettivamente mediare l’associazione positiva (r=.47, p<.001) tra emozioni positive (come predittore) e risorse residue (come risultato). Questo modello alternativo è stato verifi cato nel passaggio 3 di cui sopra. Il mediatore (qui la resilienza di tratto) non infl uenza le risorse residue quando abbiamo controllato per le emozioni positive (β=-.01; t<1.00, ns).

Un secondo modello alternativo ha verifi cato la validità discriminante del-la variabile emozioni positive, vedendo se un indice purifi cato delle emozioni negative possa mediare la relazione tra resilienza di tratto e risorse residue.

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Come abbiamo visto nel secondo modello alternativo per l’Ipotesi 1, la misu-ra residua delle emozioni negative non si correlava con la resilienza di tratto (r=.08, ns) né con le risorse residue (r=.08, ns), e, se aggiunta all’equazione di regressione per verificare i passaggi 3 e 4, non riduceva l’associazione tra resilienza di tratto e risorse residue (β=-.27), t(43)=1.82, p<.05.

Un terzo modello alternativo ha verificato se la crescita post-traumatica delle risorse sperimentata da persone con elevati livelli di resilienza di tratto possa essere responsabile delle loro esperienze di emozioni positive. Que-sto modello alternativo assegna alle risorse residue il ruolo di mediatore, responsabile della associazione positiva tra resilienza di tratto (predittore) ed emozioni positive (risultato). I passaggi 1 e 2 sono soddisfatti per questo modello alternativo (come lo erano per il nostro modello preferito, presentato nell’Ipotesi 2). I passaggi 3 e 4 sono stati verificati usando un’equazione di regressione in cui le emozioni positive erano la variabile dipendente, con la resilienza di tratto e le risorse residue incluse simultaneamente come varia-bili indipendenti. Non si è riscontrata evidenza di mediazione. La resilienza di tratto restava un forte predittore delle emozioni positive anche quando le risorse residue erano controllate (β=-.50), t(43)=4.29, p<.001.

I risultati negativi per questi tre modelli alternativi sostengono di nuovo la validità discriminante del nostro indice delle emozioni positive come media-tore della connessione tra elevata resilienza di tratto e crescita post-traumatica nelle risorse psicologiche e rafforzano la nostra fiducia nell’ordine causale implicato nel modello ipotizzato presentato nella Fig. 2.

Discussione

Gli attacchi terroristici dell’11 settembre agli Stati Uniti hanno colpito le emozioni dei cittadini americani. In effetti, le risposte emotive del piccolo campione di studenti di college americani studiato qui rispecchiano quelle delineate nelle inchieste nazionali realizzate dopo gli attacchi. Il campione studiato qui – come la maggior parte dei cittadini americani – sperimentò un grado significativo di rabbia, tristezza e paura nei giorni e nelle settima-ne dopo l’11 settembre. E, come per i cittadini americani più in generale, furono comuni i segni di depressione, sperimentati dal 72% degli studenti esaminati. Tuttavia entro questa densa nube d’angoscia si è riaffacciato il sereno: sono emerse anche emozioni positive. Dopo gli attacchi, insieme a considerevole disagio e compassione, il nostro campione riferì frequenti esperienze di gratitudine, interesse e affetto, tra altre emozioni positive. Dopo l’11 settembre, i cittadini americani non colpiti da lutti erano inclini

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a sentirsi grati per la salvezza loro e dei loro cari e motivati a considerare la fortuna che avevano avuto. E dalla loro posizione di relativa sicurezza questi cittadini americani erano inclini a sentirsi sinceramente interessati sia agli attacchi terroristici stessi, nel loro orrore e mistero, sia allo sviluppo delle reazioni mondiali ad essi. E quando non consideravano la loro fortu-na e non ascoltavano le notizie date dai media, i cittadini americani erano inclini a provare un ritrovato affetto per amici e familiari con l’impulso di esprimerlo. Anche se i nostri soggetti hanno sperimentato di frequente queste ed altre emozioni positive dopo gli attacchi dell’11 settembre, alcuni hanno sperimentato interesse e altri stati emotivi piacevoli più di altri – cioè le persone con preesistenti alti livelli di resilienza di tratto. In più, le analisi statistiche suggeriscono che le emozioni positive erano ingredienti attivi critici che hanno aiutato le persone resilienti a svilupparsi nonostante la tempesta emotiva scatenata dagli attacchi dell’11 settembre.

Scomposizione della resilienza di tratto

Replicando ricerche precedenti, abbiamo trovato che la resilienza di trat-to era associata con una gamma di benefici psicologici, sia nella vita di tutti i giorni sia nel fronteggiare le situazioni critiche. In primo luogo, quelli che hanno valori elevati di resilienza di tratto condividono un insieme di tratti legati agli affetti – basso nevroticismo associato con elevato ottimismo e con elevata apertura – che li predispone ad una affettività positiva. In secon-do luogo, la resilienza di tratto – che può essere considerata anch’essa una risorsa psicologica – è associata con una quantità di altre risorse psicologi-che, come la soddisfazione della vita, l’ottimismo e la tranquillità. Queste sono tutte risorse durevoli che possono essere usate e riusate all’occasione quando le persone cercano risposte alle loro circostanze di vita sempre mu-tevoli. In terzo luogo, le persone che hanno valori più elevati di resilienza di tratto erano più inclini a trovare un significato positivo nei problemi che affrontavano in seguito agli attacchi dell’11 settembre. In quarto luogo, le persone che hanno valori più elevati di resilienza di tratto hanno sofferto meno sintomi depressivi conseguenti agli attacchi. E infine, il risultato più importante, le persone che hanno valori più elevati di resilienza di tratto hanno sperimentato più emozioni positive: erano di umore migliore al mo-mento del test e hanno riferito che dopo gli attacchi avevano sperimentato emozioni positive più spesso (ed emozioni negative meno spesso) dei loro pari con valori più bassi di resilienza.

Studiando le interrelazioni tra questi diversi correlati della resilienza, abbiamo trovato – in accordo con l’ipotesi formulata – che le esperienze

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di emozioni positive dopo gli attacchi dell’11 settembre possono spiegare completamente la relazione tra resilienza di tratto preesistente e sviluppo successivo di sintomi depressivi. In altre parole, le emozioni positive sem-brano rappresentare un ingrediente attivo centrale che protegge le persone resilienti contro la depressione nel seguito delle situazioni critiche. Abbia-mo anche studiato la relazione tra resilienza di tratto e crescita postcritica delle risorse psicologiche. Abbiamo identificato un insieme di risorse psi-cologiche strettamente correlate alla resilienza, comprendenti soddisfazio-ne per la vita, ottimismo e tranquillità, e le abbiamo misurate prima e dopo la situazione critica. Abbiamo trovato – in accordo con l’ipotesi – che la resilienza di tratto prediceva gli incrementi di queste risorse psicologiche e che questa associazione era pienamente mediata dalle esperienze postcriti-che di emozioni positive. Così, mentre ci si può aspettare che le situazioni critiche esauriscano le risorse psicologiche – infatti le inchieste nazionali hanno indicato che poche persone provavano speranza per il futuro dopo l’11 settembre – le persone resilienti sembrano reagire con rapidità più forte di prima. In altre parole, le emozioni positive possono aver aiutato le persone resilienti a svilupparsi dopo questa situazione critica. Sono emerse dalla loro angoscia più soddisfatte della vita, più ottimiste, più tranquille – e verosimilmente più resilienti – di prima. Poiché le emozioni positive sono comuni, e in verità rappresentano parte della nostra natura umana univer-sale [1], questi risultati si allineano con il ritratto che fa Masten [46] della resilienza come magia ordinaria che deriva dal libero operare dei sistemi adattivi umani di base.

L’evidenza che le emozioni positive sono componenti attivi critici della resilienza di tratto è in linea con la teoria della amplificazione e costruzione (broaden-and-build theory) ([1],[2]). In breve, questa teoria afferma che le emozioni positive sono uniche nel loro ruolo adattativo perché, sul momen-to, amplificano i repertori di azione-pensiero e, nel tempo e attraverso que-sta amplificazione, costruiscono durevoli risorse fisiche, sociali, intellettua-li e psicologiche. Precedenti esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che emozioni positive indotte non solo allargano il campo dell’attenzione e del pensiero ([33],[24],[30]), ma facilitano anche la focalizzazione e la elaborazione di informazioni importanti, di rilievo per il Sé ([35],[36]). A questi esperimenti di laboratorio fanno da complemento studi longitudinali che collegano emozioni positive e coping più efficace, contrassegnato dal trovare significati positivi nei problemi [14] e dall’assunzione di prospet-tive allargate su questi problemi [40]. Sulla base di questa evidenza acqui-sita, suggeriamo che le emozioni positive più frequenti, sperimentate dai

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soggetti resilienti in questo studio, abbiano allargato il loro campo d’atten-zione e di pensiero, e che questa amplificazione cognitiva a sua volta abbia reso possibile il coping più efficace che ha protetto contro la depressione e alimentato lo sviluppo personale.

È da notare che, d’accordo con ricerche precedenti ([12],[56]), abbiamo trovato che le esperienze delle persone resilienti non sono solo positive. Come le loro controparti non resilienti, esse hanno affrontato i problemi e i disagi derivati dagli attacchi dell’11 settembre, hanno sperimentato rabbia, timore, disgusto e disprezzo almeno “qualche volta”, e compassione “spes-so”. Tuttavia, rispetto ai loro pari meno resilienti, le persone resilienti han-no sperimentato emozioni negative e compassione intrecciate con una va-rietà di emozioni positive in un grado maggiore. Non si verificava, quindi, che le persone resilienti sostituissero semplicemente sentimenti spiacevoli con sentimenti piacevoli e non mostrassero interesse per gli avvenimenti dell’11 settembre. I dati dimostrano invece che le persone resilienti contro-bilanciano le loro esperienze negative con quelle positive: erano profonda-mente scossi da questa tragedia nazionale ma non sopraffatti.

Inoltre, i benefici ottenuti dallo sviluppo personale dopo il trauma possono applicarsi a nuove esperienze e ad eventi futuri, portando a un funzionamento successivo più efficace [75]. Cioè le persone che hanno av-viato uno sviluppo positivo nel confronto con la situazione critica possono apprendere nuove abilità e conoscenze, acquisire fiducia e padronanza nelle loro capacità di affrontare eventi futuri ([76]-[78]), e acquisire un funzio-namento facilitato della salute fisica [79]. Così, amplificando i repertori di azione-pensiero momentanei, le emozioni positive non solo costruiscono risorse personali durevoli, ma, nel confronto con eventi traumatici, aiutano anche a ricostruire le risorse distrutte dalle situazioni critiche e le rendono anche più forti ([80],[81]). Una spirale ascendente verso un maggiore be-nessere e un’ulteriore crescita diviene così più probabile [40].

Implicazioni

I risultati che abbiamo riportato hanno una varietà di implicazioni. In primo luogo, rafforzano gli sforzi recenti di collocare le emozioni positive entro modelli di stress e coping (cfr. 12],[7]). Contrariamente alle descri-zioni teoriche classiche, le emozioni positive non scompaiono in occasione di stress acuto e cronico. Il nostro lavoro si aggiunge a ricerche precedenti ([13],[39]) nel mostrare che le emozioni positive sono presenti e funzionali durante le situazioni critiche, come in altre circostanze. In secondo luogo, insieme con le ricerche correlate ([21],[40]), i nostri risultati suggeriscono

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che gli sforzi di coltivare e nutrire le emozioni positive nel seguito delle situazioni critiche pagano sia nel breve termine, migliorando le esperienze soggettive, annullando l’attivazione fisiologica, e favorendo un coping con prospettive allargate, sia nel lungo termine, riducendo al minimo la depres-sione e costruendo risorse durevoli, la garanzia dello sviluppo personale.

Cercare di ottenere questi esiti allettanti pone la questione di come coltivare le emozioni positive nelle situazioni critiche. Considerando che le emozioni non possono essere infuse direttamente [23], e basandoci sui recenti lavori di Folkman e coll. ([12],[7],[82]), proponiamo che trovare significati positivi possa rappresentare la leva più potente per coltiva-re le emozioni positive durante i periodi critici. Mantenere convinzioni spirituali o religiose o apprezzare in altro modo il significato della vita a livello filosofico può aumentare la probabilità di trovare significati positivi ([12],[83],[84],[82]). Ora, con o senza l’infusione di religiosità, le persone possono trovare significati positivi nella vita quotidiana ridefinendo gli eventi avversi in una luce positiva, infondendo negli eventi ordinari va-lore positivo, e perseguendo e raggiungendo obiettivi realistici [12]. E nei contesti terapeutici, i clinici possono coltivare le emozioni positive adde-strando i loro clienti al rilassamento ([23],[85]), prescrivendo di impegnarsi nelle loro attività piacevoli preferite ([85],[86]), e chiedendo loro di discu-tere i momenti migliori del loro passato [87], sforzi clinici che sembrano accelerare il processo terapeutico.

Osservazioni conclusive

Poiché le emozioni positive sono esperienze sottili e fugaci, è spesso difficile vederle come dotate di grande importanza. Ora, come ha sostenuto Folkman [12], le emozioni positive “possono non aver bisogno di essere intense o prolungate per determinare un effetto benefico” (p. 1218). In effetti, in questo studio abbiamo visto che nel mezzo del turbamento emo-tivo prodotto dagli attacchi terroristici dell’11 settembre, esperienze sottili e fugaci di gratitudine, interesse, affetto e altre emozioni positive si sono dimostrate in grado di tenere a bada i sintomi depressivi e di alimentare una crescita postcritica. Auspichiamo che questi risultati, insieme con la teoria sul ruolo di ampliamento e costruzione (broaden-and-build theory) più in generale, possano suggerire una valutazione migliore delle emozioni positive, consentendo di vederle come ingredienti attivi all’interno della resilienza di tratto e della ricerca umana di svilupparsi e rifiorire nonostante avversità e attacchi.

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RingraziamentiQuesta ricerca è stata sostenuta dal National Institute of Mental Health Grant MH59615 e da un finanziamento della John Templeton Foundation e della American Psychological Association (Premio 2000 Templeton Psicologia Positiva). Ringraziamo Jeff Chappell per i commenti su una versione di que-st’articolo.

Per corrispondenza:Barbara L. FredriksonDepartment of PsychologyUniversity of Michigan525 East University AvenueAnn Arbor, Michigan 48109-1109USAE-mail: [email protected].

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