A colloquio con Paolo De Castro su sicurezza alimentare e corsa alla terra

2

Click here to load reader

description

Il ruolo strategico che ha l’agricoltura nel produrre derrate per una popolazione mondiale in continuo aumento

Transcript of A colloquio con Paolo De Castro su sicurezza alimentare e corsa alla terra

Page 1: A colloquio con Paolo De Castro su sicurezza alimentare e corsa alla terra

Tutti i diritti riservati, a norma della Legge sul Diritto d’Autore e le sue successive modificazioni. Ogni utilizzo di quest’opera per usi diversi da quello personale e privato è tassativamente vietato. Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l. non potrà comunque essere ritenuta responsabile per eventuali malfunzionamenti e/o danni di qualsiasi natura connessi all’uso dell’opera.

Edizioni L’Informatore Agrario

www.vitaincampagna.it

Page 2: A colloquio con Paolo De Castro su sicurezza alimentare e corsa alla terra

Politica agricola ed ambientale

VITA IN CAMPAGNA 12/2012 11

Paolo De Castro è, dal luglio 2009, Presidente della Commissione agricoltu-ra e sviluppo rurale del Parlamento euro-peo e, in passato, ha ricoperto per due volte il ruolo di Ministro delle politiche agricole e alimentari del nostro Paese. Un uomo da sempre impegnato sui temi della politica agricola europea e mondia-le, che abbiamo voluto intervistare pren-dendo spunto dal suo libro «Corsa alla terra - Cibo e agricoltura nell’era della nuova scarsità» (Donzelli Editore), per-ché ci permette di fare delle rifl essioni sulle grandi questioni mondiali relative alla sicurezza alimentare, alla crescente domanda di cibo nel mondo e al fenome-no dell’accaparramento della terra.

Presidente, nel 2050 si prevede che la Terra sarà popolata da circa 9 mi-liardi di persone. La produzione agri-cola mondiale riuscirà a soddisfare la richiesta di cibo?

Sì, a patto di fare dell’agricoltura e della produzione alimentare una priorità nell’agenda della politica globale e della ricerca scientifi ca. Lo scenario presente già ci mette di fronte a problemi che van-no al di là della mera crescita demografi -ca. Grazie allo sviluppo, circa tre miliar-di di persone in più rispetto al passato (in Paesi come Cina, India e in generale nel-le economie emergenti) possono permet-tersi di acquistare cibi più ricchi, sia in termini di valore nutritivo, sia in termini economici. Con più latte, più zucchero, più carne le diete della classe media di questi Paesi si stanno allineando alle no-stre. Questo ha un effetto moltiplicatore sulla domanda di alcune materie prime agricole, come la soia o i cereali, che so-no alla base dell’alimentazione animale. È uno dei tanti motivi per cui la domanda alimentare, soprattutto di alcuni prodotti strategici, sta crescendo a un ritmo supe-riore all’offerta. Il risultato è che la ten-denza dei prezzi si è ribaltata rispetto a soli quindici anni fa. I prezzi alimentari, in declino per buona parte del secolo scorso, da oltre dieci anni stanno cono-scendo una tendenza all’aumento che sembra destinata a durare.

Stiamo assistendo a una corsa al-l’accaparramento di terre da parte di alcuni Stati (come per esempio la Ci-na) in Africa, in Asia e in Sud Ameri-

ca. Qual è il pericolo in cui ci stiamo imbattendo con questa «corsa alla ter-ra»? Essa è dettata solo dalle esigenze alimentari di quelle popolazioni o ci sono altre motivazioni?

La corsa alla terra da parte di Fondi sovrani e di aziende a proprietà semi-statale nelle regioni più povere del glo-bo fa più notizia anche perché ha impli-cazioni preoccupanti in termini geopoli-tici. Si tratta solo di una parte del feno-meno. Non ne facciamo poi una questio-ne di nazionalità o limitata ad alcune aree. È naturale che la Cina, per esem-pio, senta molto il problema dell’ap-provvigionamento alimentare e per que-sto ha varato un vasto programma di in-vestimenti all’estero, ma le imprese ci-nesi in genere evitano le acquisizioni fondiarie su larga scala in Africa. Su quasi 80 milioni di ettari acquisiti nel mondo dal 2001 al 2010 solo 4 milioni sono riconducibili alla Cina e sono con-centrati in Asia e Oceania.

Bisogna, però, sgombrare il campo da un paio di equivoci. Primo, le acquisizio-ni degli Stati sono solo una parte, il mag-gior numero viene dai gruppi privati: fondi di investimento, anche fondi pen-sione. Il problema è quando gli investi-menti si fanno dove la terra, e l’acqua che vi è contenuta, costa meno e, come dire, all’ingrosso, su estensioni grandi come il Lussemburgo. Ciò avviene so-prattutto in Paesi dove la «governance» fondiaria è debole, dove l’instabilità po-litica e la corruzione spesso sono la rego-la e dove è più frequente che le popola-zioni locali protestino perché le terre su

A colloquio con Paolo De Castrosu sicurezza alimentare e corsa alla terra

Con il Presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeoabbiamo parlato del ruolo strategico che ha l’agricoltura nel produrre derrate per una popolazione

mondiale in continuo aumento e di accaparramento di terre nei Paesi in via di sviluppo

cui vivono da decenni sono state vendu-te senza che nessuno le abbia coinvolte.

Come recentemente affermato dalla Fao (Organizzazione dell’Onu per l’ali-mentazione e l’agricoltura), i buoni in-vestimenti agricoli sono quelli che coin-volgono i produttori locali. Nel libro da me scritto porto qualche esempio di buo-ne pratiche in questo senso. Anche per-ché non dimentichiamoci che per vince-re la sfi da della sicurezza alimentare gli investimenti privati servono. Devono es-sere, appunto, buoni investimenti. Fino-ra le acquisizioni fondiarie su grande scala in alcune regioni del mondo hanno dimostrato di non esserlo.

L’Italia e l’Europa, più in generale, sono esenti da questo fenomeno del-l’accaparramento di terre da parte di investitori stranieri?

Come le dicevo, questi investimenti sono più rischiosi dove c’è forte instabi-lità. Grandi investitori, che hanno capito prima degli altri che la terra e l’agricol-tura sono l’affare del secolo, non acqui-stano superfici in Africa, ma in Sud America. La terra costa di più, ma l’in-vestimento è più sicuro.

In Europa, Paesi come l’Ucraina e la Romania si sentono a rischio. Per l’Ita-lia non credo ci siano rischi.

Secondo lei come è possibile ferma-re questo fenomeno o per lo meno limi-tarlo? E il Parlamento europeo come si sta muovendo?

Un passo fondamentale è stato fatto dal Comitato per la «food security» del-la Fao. Oltre novanta tra istituzioni e rappresentanti del settore privato, orga-nizzazioni non governative e governi na-zionali hanno approvato le linee guida per la gestione responsabile delle risor-se fondiarie e idriche e della pesca. Ora si tratta di lavorare perché queste linee guida volontarie siano recepite e appli-cate dai fi rmatari, soprattutto dagli Stati. Non sarà facile, né immediato.

Il Parlamento dell’Unione europea, da parte sua, ha espresso una posizione molto chiara aiutando i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i problemi della sicurezza alimentare.

Intervista raccolta daGiorgio Vincenzi

Paolo De Castro

© 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.