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A Caminata di Ne, un’inedita Madonna dello scultore Gerolamo Pittaluga di Agnese Avena Arte

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A Caminata di Ne, un’inedita Madonna dello scultoreGerolamo Pittaluga

di Agnese AvenaArte

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Il paese – costituito da case sparse dis-locate lungo la strada provinciale checosteggia il torrente Graveglia, a po-ca distanza da Conscenti – si identi-fica, oggi come in passato, con laChiesa parrocchiale, il cui alto cam-panile svetta tra i castagneti, gli on-tani e i frassini che ne costituisconoil naturale sfondo paesaggistico. Lo storico edificio religioso, dedicatoa San Martino di Tours, è stato edifi-cato tra il 1612 ed il 1626, in sostitu-zione di due più antiche chiesette par-rocchiali, dismesse ed ormai ridotte aruderi: Santa Reparata di Tolceto e SanMartino di Adreveno, da cui il nome1.L’interno, ad aula unica, con la sua au-stera semplicità, è consono al conte-sto rurale in cui si inserisce. Il sensodi fastosità gioiosa che si percepisceentrando è conferito dal bellissimo al-tare maggiore settecentesco, in mar-mi policromi dai colori delicati e lu-minosi, che “investe” ed arreda la zo-na presbiteriale. Il manufatto pro-viene dalla Chiesa sconsacrata diSan Francesco di Chiavari ed è statoacquistato nel 18692.Quasi inesistenti sono invece le no-tizie relative ai quattro altari che sisusseguono addossati alle pareti si-nistra e destra della Chiesa: per lamaggior parte frutto di assemblaggiodi “pezzi” marmorei intarsiati di pro-venienze diverse e non coevi tra lo-ro3. Il secondo altare a destra, tutta-via, merita attenzione. Si tratta di un

pregevole manufatto seicentesco inmarmo bianco, impreziosito da spec-chiature in marmo rosso di Franciasul paliotto e da tarsie in marmo ne-ro Portoro a determinare motivi fi-tomorfi sui gradini che separano lamensa dall’alzata. Inserti scultoreiconferiscono ulteriore decoro al fa-stigio (tre angioletti a tutto tondo), altabernacolo (un cherubino) ed al pa-liotto (due angeli in foggia di ermadisposti frontalmente nell’atto di so-stenere la mensa soprastante)4. Il bassorilievo presente sulla spec-chiatura centrale di quest’ultimo,racchiuso entro un ovale profilato damotivo “a fusaiola”, raffigura la Ma-donna del Rosario con san Domeni-

co ed è pertanto indicativa dell’ ori-ginaria dedicazione.Lo spoglio dei documenti d’archiviorelativi alla Parrocchia5 permette diescludere la presenza di un altare de-dicato alla Madonna del Rosario nel-la Chiesa di Caminata, dove si riscon-tra, invece, la devozione, molto senti-ta e partecipata, per Nostra Signora delCarmine. Ad Essa è attualmente de-dicato l’altare summenzionato. Una “Compagnia” o Confraternitacon tale intitolazione è documenta-ta qui a partire dall’inizio del XVIIIsecolo6. Si tratta di una delle associa-zioni laicali incentrate sulla devozionemariana che la Chiesa cattolica con-troriformata aveva favorito fin dal

Forse non tutti coloro che si addentrano in val Graveglia,nell’entroterra di Lavagna, conoscono Caminata, oggi tranquillalocalità di fondovalle nel Comune di Ne, un tempo nucleo fortificato.

Val Graveglia, Caminata di Ne.

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XVI secolo. In tal modo, l’attenzio-ne dei fedeli veniva riportata sulla fi-gura della Vergine, di cui si sottoli-neava in particolare il ruolo di cor-redentrice nell’opera di salvezza,confutando così le tesi luterane. Molto interessante ed oggetto del pre-sente studio è l’opera scultorea inse-rita nella nicchia al centro dell’alza-ta del medesimo altare. Il bellissimo gruppo ligneo settecen-tesco – “costretto” in uno spaziotroppo piccolo rispetto alle sue rea-li dimensioni, tanto da richiederne ilparziale “smontaggio” per potervi es-sere collocato – raffigura la Vergineassisa in cielo su un trono di nubimentre porge un tenero Gesù Bam-bino ai fedeli. Gli “abitini” – ossia idue piccoli riquadri di stoffa con em-blema mariano dipinto che la Vergi-ne tiene con la mano destra – la qua-

lificano come Madonna del Carmine7.La Vergine – dolcissima nell’espres-sione del volto e nella postura – pro-tende in avanti il busto e le braccia,impegnate nel trattenere lo scalpitanteGesù Bambino e nel mostrare agliastanti gli “abitini”. La veste rossa broccata in oro lasciaintravedere le strette maniche dellapreziosa camicia sottostante, bianca ericamata a fitti e minuti motivi in orocome il velo che incornicia il volto.L’abbondante ed avvolgente mantoblu, a sua volta decorato con ricamipreziosi e profilato da galloni dorati,avvolge la figura allargandosi in ri-dondanti e morbidi panneggi, che con-feriscono un movimento lento e pa-cato. I due piedi nudi poggianti sullenubi sottostanti costituiscono quasi unelemento di contrasto con lo splendi-do abbigliamento regale di questa scul-

tura, evidenziato sia dai motivi deco-rativi delle preziose stoffe simulate nellegno, sia dalle corone apposte sulla te-sta della Vergine e del Bambino.I bellissimi decori floreali doratiproposti con eleganza ad evocare ri-cami raffinati, sono probabilmentetratti dai repertori di stampe e dise-gni francesi a cui talvolta anche gli ar-tisti liguri attingevano8: rose, peonie,tulipani, margherite, campanule, gi-gli, e soprattutto fiori e frutti di me-lograno, da cui sembrano diramarepiù minuti fiorellini, sono realizzatiin punta di pennello su un disegnoprecedentemente inciso, tra foglie lan-ceolate con terminazione a voluta esottili girali fitomorfe9.La disposizione dei motivi che si sus-seguono verticalmente con lieve an-damento diagonale sul fondo blu orosso, il fantasioso disegno deglistessi e la non perfetta resa naturali-stica, sembrano trarre ispirazione daitessuti francesi dei primi anni Tren-ta del Settecento quando – abbando-nati gli estrosi ed astratti disegni “biz-zarre” e superata la fase dei motivi “apizzo” – il gusto rococò imperante,privilegiava i decori lussureggianti esemi naturalistici, simili a quelli quiproposti.Il piccolo Gesù Bambino – a sua vol-ta bellissimo nella resa scultorea e co-loristica – si presenta come figura au-tonoma rispetto alla Madre. La defi-nizione del volto espressivo incorni-ciato da riccioli biondi, le braccia pro-tese in avanti, le manine ed i piedinipaffuti, conferiscono particolare gra-zia alla figura, unitamente ad un’ideadi movimento che lo accomuna ai dueangioletti in volo che affiancano laVergine ed ai cherubini che sbucanotra le nuvolette del basamento. Anche ad un visitatore disattento nonpuò sfuggire l’alto livello qualitativo

Libro dei Conti della Compagnia di N. S. del Carmine. Pagamentidell’anno 1730.

A fronteGerolamo Pittaluga, Nostra Signora del Carmine.

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di quest’opera, commissionata nelXVIII secolo ad un artista di talen-to, da parte di una Confraternita de-siderosa di dotarsi una fastosa Cassaprocessionale, adeguata alle esigenzedevozionali dell’epoca. Oggi stupisce e desta ammirazione lavolontà di autotassarsi da parte deimembri di questa comunità conta-dina con modeste disponibilità eco-nomiche, in un paese sprovvisto dibeni di prima necessità e privo di co-mode strade collegamento con Ge-nova, principale centro urbano del-la Repubblica, ma anche con le vici-ne cittadine rivierasche10 .

Il Libro dei Conti della Compagnia diN.S. del Carmine11 – volume mano-scritto denso di informazioni sulla vi-ta della Confraternita – riporta alcu-ne notizie interessantissime. Vi sonoelencati, infatti, in data 1730, gliesborsi relativi alla realizzazione del-la “nova Statua” di Nostra Signora delCarmine, commissionata – insieme al-le sculture di due angioletti da affian-carle – a Genova allo scultore Gero-lamo Pittaluga. L’alto costo del grup-po scultoreo (300 lire) era compren-sivo dell’indoratura – includente inquesto caso sicuramente anche la de-corazione pittorica – affidata a Got-

tardo Torre12. Ulteriori spese, di mi-nore entità, a loro volta accuratamenteriportate, erano relative ai due angio-letti, agli “occhi di cristallo” (lamellein pasta vitrea applicate sui bulbi ocu-lari) per la Vergine ed il Bambino, non-ché alle spese di trasporto via mare daGenova a Chiavari con il noleggio diuna Feluca (“Filucca”) e l’ingaggio dicamalli. Si precisa, inoltre, che ancheil Sacerdote Gio. Batta D’Amico,Rettore della Chiesa, aveva contribuitoalle spese pagando personalmente i dueangioletti scolpiti e la loro doratura.La paternità di questa splendidaopera inedita va pertanto assegnatacon certezza a Gerolamo Pittaluga,scultore in legno genovese, nativo diSampierdarena.Dell’attività di questo artista con-temporaneo ad Anton Maria Mara-gliano, nato nel 1691 ca. e morto nel1743, si hanno solo scarse notizie.Carlo Giuseppe Ratti, nel secondovolume Delle Vite de’ Pittori, Scultorie Architetti genovesi, da lui redatte nel176913, dedica alcune pagine alla bio-grafia dello scultore, evidenziandonel’abilità nel lavorare il legno già pri-ma dell’alunnato presso il sampier-darenese Pier Maria Ciurlo. Le ope-re di grandi dimensioni del Pittalu-ga, note al biografo, non sono mol-te: il Crocifisso d’altare scolpito perla Chiesa parrocchiale di Sampierda-rena – oggi esposto nel vano-museodel complesso di Santa Maria dellaCella – ed il gruppo scultoreo rea-lizzato per la Chiesa di Santa Sabina,composto dalle tre figure della Ver-gine Addolorata, del Crocifisso e diSan Giovanni Evangelista14, oggi nel-la Chiesa di Santa Sabina in Via Don-ghi. Il tabernacolo dell’altare mag-giore della Chiesa cappuccina dellaSantissima Concezione è l’unico “la-voro in piccolo” menzionato dalRatti a noi pervenuto. Questo raffi-nato manufatto, adorno di statuettedi piccole dimensioni, tuttora nellasua collocazione d’origine, è statoipoteticamente datato al 1720 ca.15. Èprobabile che le opere sopra citate ab-biano preceduto cronologicamente il

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gruppo scultoreo di Caminata. Ilbiografo ricorda che il Pittaluga – suc-cessivamente ad una malattia agli oc-chi che lo aveva colpito intorno aiquarant’anni – aveva ripreso a scolpireopere eleganti e raffinate, utilizzandodisegni fornitigli dal pittore LorenzoDe Ferrari. A tale proposito è inte-ressante notare come la scultura del-la Vergine di Caminata richiami – perpostura, espressione e tratti del vol-to – alcune figure femminili affresca-te dal pittore genovese sulle volte dipalazzi e di chiese cittadine nei primianni Trenta del Settecento e negli an-ni di poco successivi.16.L’affezione, da parte degli abitanti diCaminata per quest’opera impor-tante e sconosciuta, è molto forte an-cora oggi. Lo dimostra l’entusiasmocon cui ogni anno, in occasione del-la festa patronale, la domenica pre-cedente il 16 luglio, fabbricieri e mas-sari si avvicendano intorno alla “lo-ro” Madonna. In tale ricorrenza ilgruppo ligneo viene collocato sullacassa dorata, rivestito di ex voto, dibracciali, anelli, catenine d’oro epreparato per la solenne processione,durante la quale viene portato aspalla per il paese. L’evidente statoconservativo lacunoso delle bellissi-me sculture trova così una sua giu-stificazione. La funzione didattica ereligiosa che la Cassa processionale hasvolto e tuttora svolge, ha conse-guentemente comportato un lento de-terioramento della stessa. Sono evi-denti le abrasioni e le fessurazioni dellegno, le cadute di colore e di dora-tura. Non esistono più le due coro-ne d’argento acquistate a Genova nel1730 presso la bottega dell’argentie-re Gerolamo Rebora, né la Cassa li-gnea pagata nello stesso anno almaestro Antonio Garibaldo17, sosti-tuite con più recenti manufatti. Non posso che concludere, quindi,con un augurio a chi si sforza di con-tinuare a mantenere viva questa tra-dizione ma, al tempo stesso, con unappello alla sensibilità di tutti per sal-vare un capolavoro scultoreo di ta-le levatura.

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Note:

1 Cfr. REMONDINI A. e M., Parrocchie del-l’Archidiocesi di Genova, Regione VIII, Ge-nova 1889, pp. 74-75; TISCORNIA L.B., Nelbacino imbrifero dell’Entella. Val di Grave-glia, Chiavari 1936, II, pp. 90-91.2 L’altare - datato sul retro, in caratteri roma-ni MDCCXXXVIII (1738) - proviene dallaChiesa sconsacrata di San Francesco di Chia-vari; è stato acquistato e ricollocato nella suaattuale posizione nel 1869. Il Libro dei contirelativo agli anni 1850-1914, conservato nel-l’Archivio Parrocchiale annota, in data 16 ot-tobre 1869, l’esborso di L. 2900 “Per debiti di-versi fatti in occasione di comprare l’altare”,specificando “per le balaustre dell’altare”, “percompra altare maggiore” e “per marmi”. Cfr.Archivio Parrocchia San Martino di Camina-ta, Libro Conti, ms., (1850-19…). Nel 1820,nel medesimo Libro di Conti erano state ri-portate le spese relative all’ingrandimento delcoro retrostante, modifica indispensabile perpoter accogliere un altare di tali dimensioni.3 Gli altari oggi dedicati a Santa Reparata, alSacro Cuore di Gesù ed alla Madonna delCarmine, presentano struttura seicentesca;l’altare di San Francesco è stato invece rico-struito interamente a fine Ottocento. Nel te-sto redatto dai fratelli sacerdoti Angelo e Mar-cello Remondini, nel 1889 (Parrocchie…, cit.,p. 81) si ricorda che la Chiesa di San Marti-no di Caminata è stata provvista di altari mar-morei solo nel 1855. In tale data i preceden-ti manufatti in laterizio sono stati sostituiticon più preziosi altari marmorei acquistati daedifici di culto, forse genovesi, già soppressiin seguito alla rivoluzione giacobina di fine‘700 ed in seguito ulteriormente spogliati deiloro beni conseguentemente alla legge CavourRattazzi del 1855. 4 L’ altare – per il quale si può ipotizzare unadatazione al secondo quarto del XVII seco-lo – richiama, nella resa scultorea delle figu-re, analoghi manufatti realizzati in Ligurianello stesso periodo dallo scultore TomasoOrsolino (Ramponio – Como -1587?- Genova1675).5 Cfr. Archivio Parrocchiale San Martino; Ar-chivio Curia Vescovile di Chiavari.6 Cfr. L’attività della Confraternita di NostraSignora del Carmine è documentata nella Par-rocchia di Caminata, a partire dal 1700. Da unalettera manoscritta datata 20 gennaio 1700,conservata nell’ Archivio della Curia Vesco-vile di Chiavari, si apprende che, in tale da-ta, il Vicario di Genova aveva dato licenza diquestuare “pro Societate S. Mariae de Car-mine”, eretta in San Martino di Garibaldo, an-nessa a quella di Santa Reparata, ma senza por-tare “campanulam, neque pretextu dicendi ora-tionem alicujus sancti, elemosyinas simplici-ter collidendo”. Cfr. Archivio Curia Vesco-vile di Chiavari, Faldone: Caminata, Fasci-colo: Vicariato di Garibaldo. Caminata. 1700– 20 gennaio, ms.La data 1703 è invece riportata sulla prima pa-gina del Libro della Compagnia di N.S. delCarmine custodito nell’Archivio parrocchia-le. Cfr. Archivio Parrocchia San Martino diCaminata, Libro della Compagnia di N.S. delCarmine, ms., s.d. (1703-1914). 7 L’antica devozione per Nostra Signora delCarmine è presente in Liguria dal 1584,quando i Carmelitani riformati provenientidalla Spagna ne hanno introdotto il culto. Gli“abitini”, ossia i quadratini di stoffa che con-traddistinguono questa particolare figura ma-riana, sono evocativi dello scapolare (lunga so-pravveste pendente sul petto e sulle spalle) che,secondo la tradizione, la Vergine avrebbe con-segnato al monaco carmelitano Simone Stock,vissuto nel XIII secolo, assicurando la salvezzadall’Inferno a chiunque lo avesse indossato.

Il concetto della salvezza eterna meritata tra-mite la pratica religiosa e la devozione per laMadonna del Carmine, era stato successiva-mente ripreso da Papa Giovanni XXII in unaBolla con la quale veniva ribadita la liberazionedal Purgatorio il primo sabato dopo la mor-te per chi avesse portato lo scapolare.8 Alcune raccolte di disegni e stampe a cui gliartisti impegnati in diverse discipline traeva-no spunto per creare le loro fantasiose deco-razioni rococò, (pittori, scultori, marmorari,stuccatori, argentieri, ricamatori, ecc.), ripor-tavano motivi decorativi tratti dai repertoridi ornatisti attivi in Francia come nel caso del“Livre d’Ornements” di Juste-Aurel Meisso-nier o del “Nüzliche Anleitung Rocailles” diJ.J. Preisler.I raffinatissimi decori proposti sulla veste e sulmanto della Vergine in oro zecchino, riecheg-giano, ad esempio, i ricami in filo d’oro rea-lizzati da abili ricamatori sui tabarrini dellaConfraternita genovese del SS. Sacramento eCinque Piaghe di Marassi ed un disegno trat-to dall’opera di Preisler citata e potrebbero per-tanto avere tratto ispirazione dalla medesimafonte. Cfr. F. FRANCHINI GUELFI, Le Ca-sacce. Arte e tradizione, Genova 1973, pp. 126-129; fig. 124 p. 126; fig. n. 132 p. 129.9 Tutti i fiori rappresentati sono attributi ma-riani ed hanno valore simbolico. I fiori e ifrutti di melograno, raffigurati con insisten-za, rimandano al concetto cristiano di Re-surrezione. 10 La prima strada carrozzabile di collegamentotra Lavagna e Coscenti risale al 1854. 11 Archivio Parrocchia San Martino di Cami-nata, Libro della Compagnia di N.S. del Car-mine, s.d. (1703-1914).12 L’indoratura è stata affidata a Gottardo Tor-re probabilmente dallo scultore stesso: il pa-gamento è infatti comprensivo dell’opera scul-torea e del successivo intervento decorativo.La notizia è particolarmente interessante inquanto Gottardo Torre è noto a tutt’oggi sol-tanto per aver dipinto, nel 1726, due statue li-gnee di Anton Maria Maragliano, raffiguran-ti i Santi Rocco e Sebastiano, già a Genova Vol-tri, nella Chiesa dei Santi Nicolò ed Erasmo,disperse. Le sculture - commissionate anchein quel caso dalla locale Confraternita di No-stra Signora del Carmine – erano state paga-te a Maragliano 110 Lire, mentre GottardoTorre aveva percepito 80 Lire per il suo in-tervento di coloritura e in doratura (cfr. SAN-GUINETI D. Anton Maria Maragliano, Ge-nova 1998, pp. 153, scheda n. 85 p. 185), unacifra decisamente modesta rispetto all’esbor-so di 300 Lire riscontrato per il gruppo di Ca-minata.13 RATTI C.G., Delle Vite de’ pittori, sculto-ri, ed architetti genovesi. Tomo secondo scrit-to da Carlo Giuseppe Ratti Pittore, e Socio del-le Accademie Ligustiche e Parmense in conti-nuazione dell’opera di Raffaello Soprani, Ge-nova, II, 1769.14 F. ALIZERI, nella sua Guida artistica perla città di Genova, I, Genova 1846, pp. 593-594, precisa che il gruppo – oggi conservatoed esposto nella Chiesa di Santa Sabina in ViaDonghi – era stato commissionato per la pri-ma cappella a destra, dell’Arciconfraternita diMorte ed Orazione nella più antica chiesa conuguale dedicazione. Cfr. G. BIAVATI, I pro-blemi attributivi delle figurine lignee intera-mente scolpite e a manichino articolato in G.BIAVATI – G. SOMMARIVA, L’antico pre-sepe genovese, Imperia 1993, nota 1 p. 33. 15 Cfr. A. FRONDONI, scheda n. 5 p. 32, inVita e cultura cappuccina. La Chiesa della SS.Concezione a Genova, Genova 1985.16 I tratti del volto ed in particolare la resa del-la bocca e del mento della Vergine di Cami-nata richiamano, ad esempio, il viso di una fi-gura femminile nell’episodio Prometeo che dà

la vita alla statua, dipinta da Lorenzo De Fer-rari (Genova, 1680 - Genova, 1744) all’iniziodegli anni ‘30 sulla volta di un salotto del Pa-lazzo Brignole in Piazza della Meridiana a Ge-nova. La scultura si avvicina, inoltre, alle fi-gure femminili raffiguranti l’Allegoria dellaGiustizia, dipinta ad affresco dal pittore ge-novese più tardi (ma di cui il Pittaluga pote-va forse aver visto precedenti disegni prepa-ratori), sulla volta di un salotto nel palazzodi Luca Grimaldi e la Sibilla Eritrea affresca-ta sul peduccio della volta nella seconda cam-pata a destra nella Chiesa del Gesù, sempre aGenova.17 Il citato Libro della Compagnia di N.S. delCarmine riporta una spesa di 100 lire, effet-tuata nel 1730, per le corone d’argento dellaVergine e del Bambino, “ordinate in Genovadal Arg.t. (argentiere) Ger.mo Rebori pagatoa esso solamente £ 100…”. Sul medesimo Li-bro, nello stesso anno, si legge: “Pagati per laCassia nova à maestro Antonio Garibaldo £91”: cfr Libro della Compagnia…, cit.La pregevole Cassa lignea intagliata, dipintae dorata attualmente utilizzata per la Pro-cessione di Nostra Signora del Carmine è sta-ta acquistata nel 1829: cfr. Libro della Com-pagnia di N.S. del Carmine, ms., s.d. (1703-1914). Le corone d’argento sono state inve-ce sostituite dalle attuali - in metallo sbalza-to, cesellato e argentato - che riproducono tut-tavia la foggia ed i motivi decorativi dei ma-nufatti dell’epoca.

Bibliografia:

Manoscritti:

Libro della Compagnia di N.S. del Carmine,ms., s.d., (1703-1914), Caminata, Archivio Par-rocchia di San Martino.Libro dei Conti, ms., s.d. (1850-1914), Cami-nata, Archivio Parrocchia di San Martino.Caminata, ms., Chiavari, Archivio Curia Ve-scovile.

Opere a stampa:

RATTI C.G., Delle Vite de’ pittori, scultori,ed architetti genovesi. Tomo secondo scritto daCarlo Giuseppe Ratti Pittore, e Socio delle Ac-cademie Ligustiche e Parmense in continua-zione dell’opera di Raffaello Soprani, II, Ge-nova 1769.ALIZERI F., Guida artistica per la città di Ge-nova, I, Genova 1846.REMONDINI A. e M., Parrocchie dell’Ar-chidiocesi di Genova, Regione VIII, Genova1889.TISCORNIA L.B., Nel bacino imbriferodell’Entella. Val di Graveglia, Chiavari 1936.FRANCHINI GUELFI F., Le Casacce. Ar-te e tradizione, Genova 1973.FRONDONI A., L’arredo sacro cappuccinoin Vita e cultura cappuccina. La Chiesa dellaSS. Concezione a Genova, Genova 1985, pp.23-48.BIAVATI G., I problemi attributivi delle fi-gurine lignee interamente scolpite e a mani-chino articolato in BIAVATI G. – SOMMA-RIVA G., L’antico presepe genovese, Imperia1993, pp. 33-58.SANGUINETI D., Anton Maria Maraglia-no, Genova 1998.

Ringraziamenti:

Paolo Arduino, Giacomo Baldaro, Giampiero Canale, don Pietro Vallebella.Un ringraziamento particolare a Mons. Francesco Isetti, Curia Vescovile di Chiavari.