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14. - AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVO- LIERE DI FOGGIA Il Tavoliere di Foggia si sviluppa su una super- ficie di oltre 4.000 km 2 ed è caratterizzato dalla pre- senza di grandi centri abitati (Foggia, San Severo, Lucera, Manfredonia e Cerignola), in cui si con- centra circa il 50% della popolazione di tutta la provincia di Foggia. La storia di questa provincia è quella di un’area prevalentemente agricola, che già dal periodo romano costituiva uno dei princi- pali serbatoi cui attingeva la Capitale (CALDARA & PENNETTA, 1993a). Le ripetute invasioni subite e le guerre combattute nel Tavoliere indussero ad un lento e costante degrado che, anche per cause na- turali, portarono ad uno stato di abbandono questa fertile terra. Il Tavoliere è caratterizzato dalla presenza di numerosi corsi d’acqua, a regime prevalentemente torrentizio, per cui da sempre affetto dalla neces- sità di proteggersi dalle piene fluviali. Già alla fine dell’800, per conto del Ministero dell’Agricoltura, furono avviate le prime esperienze volte alla ricerca delle acque sotterranee nel Tavoliere, alle quali si intendeva dare un ruolo di primo piano nel quadro della trasformazione fondiaria e del pro- gresso dell’agricoltura dauna (COLACICCO , 1933, 1951, 1953), probabilmente sopravvalutando le effettive po- tenzialità idriche degli acquiferi di quest’area. La richiesta idrica per scopi irrigui nel Tavoliere di Foggia è stimabile in circa l’80% della domanda idrica totale ed è cresciuta a dismisura e senza con- trollo negli ultimi 40 anni a causa di trasformazioni irrigue non precedute da una pianificazione ragione- vole. Si è passati, infatti, da un orientamento colturale non irriguo ad uno fortemente idroesigente, con l’in- troduzione, senza programmazione adeguata, di col- ture quali ortaggi, asparagi, uva da tavola, ecc. Le particolari condizioni geologico - strutturali che caratterizzano il Tavoliere di Foggia (tavv. 1 e 2 f.t. allegate al volume) hanno determinato la for- mazione di una triplice circolazione idrica sotter- ranea, in acquiferi di caratteristiche idrogeologiche profondamente differenti e di differenti potenzia- lità di sfruttamento. Procedendo dal basso, è possibile rinvenire la falda carsica, a notevoli profondità, nell’ambito delle rocce calcareo - dolomitiche del Mesozoico, presenti in questa area sotto i più recenti terreni plio - pleistocenici e quaternari (COTECCHIA, 1956; MAGGIORE et alii, 1996, 2004). La circolazione idrica profonda del Tavoliere, ove esistente, è ovunque in pressione e, data la notevole profondità di rinvenimento del tetto della formazione carbo- natica, ospita quasi sempre acqua salmastra o di contenuto salino non trascurabile. Dati i suoi ca- ratteri quali-quantitativi, questa risorsa non ha grande significato nell’ottica della pianificazione idrica di quest’area, potendo rispondere solo a esi- gue domande idriche di carattere locale. Nell’ambito della formazione argillosa plio-plei- stocenica che sovrasta i calcari cretacei, sono pre- senti strati sabbiosi, in genere denominati acquifero intermedio, entro cui si esplica una mo- desta circolazione idrica sotterranea in pressione, le cui condizioni di rinnovabilità sono modeste ed attualmente non completamente note (COTECCHIA et alii, 1995; MAGGIORE et alii, 1996, 2004). Grande importanza ha invece assunto in passato la falda superficiale che circola nei depositi alluvio- nali quaternari che sovrastano, dall’Appennino al mare, i terreni plio-pleistocenici in tutto il territorio della Capitanata, stante la facilità di reperimento connessa alla modesta soggiacenza delle acque, che presentano ottime caratteristiche chimico-fisiche. L’acquifero superficiale del Tavoliere presenta ca- ratteristiche idrogeologiche profondamente diffe- renti rispetto alle altre aree idrogeologiche regionali (Gargano, Murgia e Salento). Queste ultime sono, infatti, caratterizzate dall’estesa presenza di acqui- feri carbonatici, altamente permeabili per frattura- zione e carsismo, e fortemente esposti al fenomeno dell’intrusione marina, tanto che il controllo delle condizioni di equilibrio esistenti tra la falda di acqua dolce e la sottostante acqua di mare rappresenta lo strumento primario per la gestione dell’uso delle falde di acqua dolce in queste aree. L’acquifero su- perficiale del Tavoliere è invece solo in modesta parte esposto al fenomeno dell’intrusione marina, dato che gran parte di esso presenta livello di base a quota superiore a quella del livello mare. Esso è inoltre caratterizzato da una permeabilità per po- rosità variabile da strato a stato, strettamente legata alla natura del materasso acquifero. 91

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14. - AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVO-LIERE DI FOGGIA

Il Tavoliere di Foggia si sviluppa su una super-ficie di oltre 4.000 km2 ed è caratterizzato dalla pre-senza di grandi centri abitati (Foggia, San Severo,Lucera, Manfredonia e Cerignola), in cui si con-centra circa il 50% della popolazione di tutta laprovincia di Foggia. La storia di questa provinciaè quella di un’area prevalentemente agricola, chegià dal periodo romano costituiva uno dei princi-pali serbatoi cui attingeva la Capitale (CALDARA &PENNETTA, 1993a). Le ripetute invasioni subite ele guerre combattute nel Tavoliere indussero ad unlento e costante degrado che, anche per cause na-turali, portarono ad uno stato di abbandono questafertile terra.

Il Tavoliere è caratterizzato dalla presenza dinumerosi corsi d’acqua, a regime prevalentementetorrentizio, per cui da sempre affetto dalla neces-sità di proteggersi dalle piene fluviali.

Già alla fine dell’800, per conto del Ministerodell’Agricoltura, furono avviate le prime esperienzevolte alla ricerca delle acque sotterranee nel Tavoliere,alle quali si intendeva dare un ruolo di primo pianonel quadro della trasformazione fondiaria e del pro-gresso dell’agricoltura dauna (COLACICCO, 1933, 1951,1953), probabilmente sopravvalutando le effettive po-tenzialità idriche degli acquiferi di quest’area.

La richiesta idrica per scopi irrigui nel Tavolieredi Foggia è stimabile in circa l’80% della domandaidrica totale ed è cresciuta a dismisura e senza con-trollo negli ultimi 40 anni a causa di trasformazioniirrigue non precedute da una pianificazione ragione-vole. Si è passati, infatti, da un orientamento colturalenon irriguo ad uno fortemente idroesigente, con l’in-troduzione, senza programmazione adeguata, di col-ture quali ortaggi, asparagi, uva da tavola, ecc.

Le particolari condizioni geologico - strutturaliche caratterizzano il Tavoliere di Foggia (tavv. 1 e2 f.t. allegate al volume) hanno determinato la for-mazione di una triplice circolazione idrica sotter-ranea, in acquiferi di caratteristiche idrogeologicheprofondamente differenti e di differenti potenzia-lità di sfruttamento.

Procedendo dal basso, è possibile rinvenire lafalda carsica, a notevoli profondità, nell’ambito

delle rocce calcareo - dolomitiche del Mesozoico,presenti in questa area sotto i più recenti terreniplio - pleistocenici e quaternari (COTECCHIA, 1956;MAGGIORE et alii, 1996, 2004). La circolazioneidrica profonda del Tavoliere, ove esistente, èovunque in pressione e, data la notevole profonditàdi rinvenimento del tetto della formazione carbo-natica, ospita quasi sempre acqua salmastra o dicontenuto salino non trascurabile. Dati i suoi ca-ratteri quali-quantitativi, questa risorsa non hagrande significato nell’ottica della pianificazioneidrica di quest’area, potendo rispondere solo a esi-gue domande idriche di carattere locale.

Nell’ambito della formazione argillosa plio-plei-stocenica che sovrasta i calcari cretacei, sono pre-senti strati sabbiosi, in genere denominatiacquifero intermedio, entro cui si esplica una mo-desta circolazione idrica sotterranea in pressione,le cui condizioni di rinnovabilità sono modeste edattualmente non completamente note (COTECCHIAet alii, 1995; MAGGIORE et alii, 1996, 2004).

Grande importanza ha invece assunto in passatola falda superficiale che circola nei depositi alluvio-nali quaternari che sovrastano, dall’Appennino almare, i terreni plio-pleistocenici in tutto il territoriodella Capitanata, stante la facilità di reperimentoconnessa alla modesta soggiacenza delle acque, chepresentano ottime caratteristiche chimico-fisiche.L’acquifero superficiale del Tavoliere presenta ca-ratteristiche idrogeologiche profondamente diffe-renti rispetto alle altre aree idrogeologiche regionali(Gargano, Murgia e Salento). Queste ultime sono,infatti, caratterizzate dall’estesa presenza di acqui-feri carbonatici, altamente permeabili per frattura-zione e carsismo, e fortemente esposti al fenomenodell’intrusione marina, tanto che il controllo dellecondizioni di equilibrio esistenti tra la falda di acquadolce e la sottostante acqua di mare rappresenta lostrumento primario per la gestione dell’uso dellefalde di acqua dolce in queste aree. L’acquifero su-perficiale del Tavoliere è invece solo in modestaparte esposto al fenomeno dell’intrusione marina,dato che gran parte di esso presenta livello di basea quota superiore a quella del livello mare. Esso èinoltre caratterizzato da una permeabilità per po-rosità variabile da strato a stato, strettamente legataalla natura del materasso acquifero.

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La falda superficiale del Tavoliere è stata og-getto di attenti studi ed indagini già a partire dallafine dell’800, tanto che, negli anni ’50 del secoloscorso, era già disponibile una completa caratteriz-zazione geologica ed idrogeologica del materassoacquifero alluvionale quaternario (COTECCHIA,1956; COTECCHIA et alii, 1958), che sarebbe dovutaessere di base per la sua corretta utilizzazione. Lasempre crescente richiesta d’acqua e l’assenza dipianificazione idrica adeguata ha invece compor-tato il moltiplicarsi delle opere di captazione di talefalda superficiale, determinandone il sovrasfrutta-mento che questo capitolo documenta.

Di seguito, dopo aver introdotto gli aspetti geo-litologici e morfologici fondamentali del Tavolieredi Foggia, saranno illustrati gli aspetti tettonici checaratterizzano il perimetro di quest’area, in corri-spondenza del promontorio del Gargano e dell’al-topiano murgiano. Per dette zone si illustreranno ipochi e discontinui dati idrogeologici circa la cir-colazione idrica sotterranea carsica. Si passeràquindi alla descrizione dei caratteri idrogeologici eidrogeochimici del materasso acquifero sopra-stante ai terreni argillosi pliocenico-calabriani dellaCapitanata. Per detto acquifero si dispone di unagrande mole di dati geologico-stratigrafici ed idro-geologici, derivanti dalle migliaia di perforazioni ivieseguite a vario titolo. La descrizione dei caratteriidrogeologici della falda superficiale non si baserà,tuttavia, sulla elencazione dei dati disponibili, bensìse ne fornirà una sintesi ragionata, facendo riferi-mento alle fonti bibliografiche (COTECCHIA, 1956;1959 COTECCHIA et alii, 1958).

Si passerà quindi all’analisi delle condizioni diuso di detta falda, che hanno determinato la pro-gressiva e preoccupante riduzione delle altezze pie-zometriche, e all’indicazione di possibili azioni daintraprendere al fine di mitigare il depauperamento.

Infine saranno forniti alcuni elementi di baseper la caratterizzazione idrogeologica del cosid-detto acquifero intermedio.

14.1. - CARATTERI GEO-LITOLOGICI E MORFOLOGICI

Il Tavoliere di Foggia (fig. 14.1) è delimitato aSud-Est dal basso tronco del fiume Ofanto, adOvest dall’arco collinare appenninico che da Ascoli

Satriano si spinge sino ad Apricena, a Nord-Est dalF. Candelaro e ad Est dal Mar Adriatico (tav. 1). Sea detta area si somma la propaggine settentrionalepianeggiante, compresa tra la riva destra del fiumeFortore ed il contorno occidentale del Lago di Le-sina, si raggiunge un’estensione di oltre 4.000 km2,interamente ricoperti da depositi quaternari in pre-valenza di facies alluvionale. Al di sotto dei depositiquaternari si rinviene il complesso delle Argille Az-zurre della potente serie pliocenico-calabriana, i cuiaffioramenti, partendo dalla bassa valle del Fortore,si protendono verso Sud, in una fascia che rag-giunge il corso medio e inferiore del F. Ofanto.

Il Tavoliere di Foggia costituisce il naturale pro-seguimento verso Nord della cosiddetta “Fossa Bra-danica”, fino a congiungersi, in corrispondenza delF. Fortore, con la “Fossa Padano-Appenninica”.

14.1.1. - Litologia dei terreni affioranti

Dalle quote più elevate sino a circa 200 m s.l.m.è presente un alternarsi monotono di rocce in faciesdi flysch, con un predominio di strati marnosi e cal-careo-arenacei, prevalentemente attribuibili al Mio-cene. Fra queste rocce non mancano argille a scagliee Argille Varicolori, attribuibili all’Eocene ed all’Oli-gocene, ed il cui stato è quasi sempre effetto di unaenergica tettonica di compressione (COTECCHIA,1955, 1956). Si passa poi al già accennato complessodelle Argille Azzurre che, degradando trasgressiva-mente dall’Appennino secondo una tettonica tran-quilla, si immerge lentamente sotto i terreniquaternari del Tavoliere, con pendenze grossomodorivolte verso il Gargano e verso la costa. Nell’ambitodi questo complesso, estesi sedimenti argilloso-sab-biosi del Calabriano, con i sedimenti del Pliocenemedio-superiore, costituiscono un unico ciclo sedi-mentario. Questo include una formazione di base,di Argille grigio-azzurre sormontate da sabbie gialle,che continua, senza nessuna discordanza, in una se-conda serie di argille sabbiose grigio-azzurre e sab-bie (in prevalenza del Calabriano).

La serie regressiva del Calabriano si chiude conrocce conglomeratiche, le quali si saldano in moltezone con i depositi ghiaiosi dell’arco alluvionale dimonte del Tavoliere, come in particolare nella zonacompresa tra i fiumi Ofanto e Carapelle.

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I depositi pianeggianti affioranti del Tavolieresono costituiti da una complicata combinazione disedimenti del mare tirenniano e depositi alluvionali

di facies continentale, questi ultimi di assetto connessoalla morfologia dei bacini collettori di monte, in partead oggi conservata, in parte modificata nel tempo.

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA93

Fig. 14.1 - Tavoliere di Foggia: Litologia e permeabilità dei terreni affioranti (da COTECCHIA, 1956).- Tavoliere of Foggia: Lithology and soil permeability (after CoTECChIA, 1956).

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14.1.2. - Stratigrafia

Ai terreni del Tavoliere sovrastanti le Argille gri-gio-azzurre è possibile assegnare il seguente profiloschematico (dal basso verso l’altro):- Argille grigiastre o giallastre e/o argille sabbiosee/o sabbie argillose;- Sabbie e arenarie;- Conglomerati superficiali, a cemento sabbiosoe/o sabbioso-argilloso;- Crosta evaporitica discontinua di natura calcarea.

Come si rileva nelle sezioni riportate nelle figure14.2, 14.3, 14.4, ricostruite sulla base di una molte-plicità di dati stratigrafici, i litotipi dianzi elencati siincrociano e si anastomizzano di frequente, comecomunemente atteso nei depositi di origine marinae salmastra, misti ad alluvioni deltizie pedemontane.

Le alluvioni del Tavoliere sono spesso ricoperteda calcari concrezionari (denominati crosta), taloracon inclusioni di ossidi vari di manganese, che azone (come si verifica in prossimità della stazioneferroviaria di Cerignola Campagna), assumonoanche una potenza di 10 m. Tali coperture sonoindicative della fase lagunare durante la quale si èconcluso lo sviluppo di gran parte del depositoSud-orientale del Tavoliere (D’ERASMO, 1934).

Il tetto delle formazioni argillose - argilloso sab-biose pliocenico-calabriane si abbassa sempre di piùprocedendo verso la costa. Esso, in particolare, rag-giunge una profondità di circa 110 m sotto il livellodel mare presso Manfredonia (fig. 14.1). Le forma-zioni alluvionali quaternarie che lo sovrastano se-guono grossomodo l’andamento delle argille di basee, a loro volta, sono ricoperte da un banco semprepiù potente di argille grigio–giallastre, probabilmentedi facies lagunare (figg. 14.2, 14.3, 14.4).

Il margine Sud-occidentale della Capitanata èdelimitato dalla formazione poco permeabile delleArgille Azzurre (figg. 14.1, 14.3, 14.5), che si ap-profondiscono verso la costa. Nel complesso que-ste costituiscono il letto dell’acquifero contenutonei sovrastanti depositi alluvionali conglomeraticie sabbiosi. Nelle zone vallive le Argille Azzurre,specie laddove risultino incise dagli agenti erosivi,sono ricoperte da stretti e sottili lembi di sedimentialluvionali recenti, di varia granulometria (ghiaie,sabbie ed argille).

Nella parte alta e media del Tavoliere, la succes-sione stratigrafica dei ricoprimenti quaternari èrappresentata, a cominciare dal piano campagna,da conglomerati sabbioso-ghiaiosi, con diversogrado di cementazione, da sabbie gialle talora are-nacee, sempre più argillose all’aumentare della pro-fondità, e, infine, da argille gialle ed ArgilleAzzurre.

Al margine della zona mediana aumenta semprepiù la potenza del mantello di argilla gialla superfi-ciale, mentre le formazioni clastiche di base vannosuddividendosi in diversi orizzonti per la presenzadi lenti o di veri e propri strati argillosi. Verso lacosta e lungo i bordi occidentali del Gargano, l’ar-gilla gialla si fa ancora più spessa e le formazioniclastiche sottostanti risultano prevalentemente rap-presentate dagli elementi più minuti derivanti daldisfacimento dei terrazzi quaternari di monte (sab-bie, arenarie e sabbie argillose). In queste zone ter-minali, sopra le argille gialle superficiali, si estendecon continuità una coltre di argille rimaneggiate,generalmente sabbiose, che contengono modestefalde superficiali.

14.1.3. - Morfologia

Dal punto di vista morfologico è possibile di-stinguere l’area a margine dei rilievi (Area di Ser-racapriola, Troia, Ascoli Satriano e zone limitrofe),sede di modeste sommità pianeggianti di moderataaltitudine, l’area dei terrazzi marini (Apricena, SanSevero, Villaggio Amendola e Cerignola), ove af-fiorano terreni in prevalenza di origine marina, ela piana alluvionale antica, corrispondente grosso-modo al Basso Tavoliere (fig. 14.1). Quest’ultimaè stata sede di forti evoluzioni della linea di costadal neolitico ad oggi, che hanno determinatol’estendersi delle aree lagunari a Sud di Manfredo-nia (CALDARA et alii, 2002). Durante l’ultima tra-sgressione post - glaciale il livello mare si è portatoalla quota attuale attraverso un sollevamento di100÷130 m. Circa 20.000 anni fa, infatti, la linea dicosta del Golfo di Manfredonia si trovava a circa60 km al largo. Il successivo sollevamento del li-vello mare ha favorito la formazione di ampi spec-chi d’acqua salmastra lungo la fascia costiera delTavoliere. Nel neolitico, circa 8.000 anni fa, i sedi-

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95Fig. 14.2 - Sezione stratigrafica ed idrogeologica longitudinale E - F del Tavoliere tra le Murge di Canosa e San Severo, la cui traccia è indicata in figura 14.1 (mod., da COTECCHIA, 1956).- Stratigraphic and hydrogeological section E-F of Tavoliere from Murge of Canosa to San Severo (trace shown in figure 14.1; modified after COTECCHIA, 1956).

SEZIONE E - F

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Fig. 14.3 - Sezione stratigrafica ed idrogeologica longitudinale A - B del Tavoliere tra l’altopiano di Ascoli Satriano e il massiccio del Gargano, la cui traccia è indicata in figura 14.1 (mod., da COTECCHIA, 1956).- Stratigraphic and hydrogeological section A-B of Tavoliere from Ascoli Satriano and the Gargano massif (trace shown in figure 14.1; modified after COTECCHIA, 1956).

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97Fig. 14.4 - Sezione stratigrafica ed idrogeologica trasversale C - D del Tavoliere tra la valle del fiume Ofanto e il Golfo di Manfredonia, la cui traccia è indicata in figura 14.1 (mod., da COTECCHIA, 1956).- Stratigraphic and hydrogeological cross-section C-D of Tavoliere from the valley of the Ofanto river to the Gulf of Manfredonia (trace shown in figure 14.1; modified after COTECCHIA, 1956).

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menti rielaborati dal mare hanno costituito un cor-done litoraneo che, accresciutosi, ha isolato alla suespalle un’ampia laguna, denominata lago Salpi(CALDARA & PENNETTA 1993b; CALDARA et alii,2003; AA. VV., 2010). In quel periodo la linea dicosta aveva un andamento differente da quello at-tuale (fig. 14.5): essa si trovava verosimilmente inposizione arretrata nei pressi del Gargano e protesaverso est per alcuni chilometri in prossimità di Zap-poneta. Inoltre, durante l’ultimo optimum climaticol’area doveva essere densamente abitata, stante l’ele-vatissimo numero (alcune centinaia) di siti neoliticila cui frequentazione risale a 7.000 anni fa.

14.2. - LINEAMENTI TETTONICI E CARATTERI IDRO-GEOLOGICI GENERALI DELLE ZONE DI CONFINE

Il basamento calcareo - dolomitico del Meso-zoico presenta in corrispondenza del Tavoliere diFoggia una struttura a Horst e Graben (fig. 14.6), ori-ginata da un sistema di faglie appenniniche parallelealla faglia marginale del Gargano (“Faglia del Can-delaro”). In senso trasversale a tale direttrice, all’in-circa parallelamente al fiume Ofanto, è possibileindividuare un ulteriore notevole sprofondamentoda faglia (Faglia dell’Ofanto) che contribuisce alla

formazione di un gradino notevole tra le ultimepropaggini Nord-occidentali delle Murge ed il ba-samento mesozoico del Tavoliere. Le argille e sab-bie argillose della serie pliocenico-calabriana chesovrastano i calcari cretacei si presentano sino aduna profondità sotto il piano campagna che rag-giunge anche valori dell’ordine di 1.000 m (sezioneI-I in tav. 1 f.t.).Procedendo verso la Fossa bradanica il tetto dei cal-

cari subisce successivi abbassamenti ad opera di un si-stema di faglie di direzione appenninica (fig. 14.6), cuisi associano abbassamenti dell’ordine dei 3.000÷4.000m per la presenza di una serie di horst e graben.Particolarmente interessanti sono anche le con-

dizioni geologico-strutturali dell’estremità settentrio-nale della Faglia di Apricena, che delimita ilpromontorio del Gargano ad Ovest del lago di Le-sina e dove tra le alluvioni recenti emergono, per unbreve tratto, alcune rocce magmatiche cui viene datoin genere il nome di “Pietre Nere” (COTECCHIA &CANITANO, 1954). La “Punta delle Pietre Nere”rappresenta una rarità in tutta la costa adriatica perle caratteristiche litologiche, stratigrafiche e petro-grafiche, essendo costituita da un’associazione dirocce carbonatiche, gessi selenici e rocce ignee diorigine molto profonda, ascrivibili al Triassico su-periore (CORTECCI et alii, 2000).Di seguito è fornita una illustrazione partico-

lareggiata delle condizioni geologico-strutturaliche si presentano lungo il perimetro dell’area delTavoliere, in particolare in prossimità del pro-montorio del Gargano (Faglia del Candelaro) edell’altopiano murgiano (Faglia dell’Ofanto) (fig.14.6). Si rimanda invece al capitolo 13 l’illustra-zione delle condizioni geostrutturali e idrogeolo-giche presenti in prossimità di Punta delle PietreNere.

14.2.1. - La Faglia del Candelaro

L’analisi delle condizioni geostrutturali che ca-ratterizzano il passaggio dall’area idrogeologica delGargano a quella del Tavoliere ha rivestito grandeimportanza sin all’inizio del secolo scorso, sia permotivi scientifici, sia per la necessità di conoscerele effettive potenzialità idriche del sottosuolo dellaCapitanata.

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA98

Fig. 14.5 - Aree lagunari sviluppatesi nel Neolitico (mod., da CALDARAet alii, 2003.

- Lagoons developed in Neolithic time (modified after CALDARA et alii, 2003).

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Fig. 14.6 - Lineamenti strutturali del Gargano e del Tavoliere con indicazione dei risultati delle indagini geognostiche e geofisiche condotte nella prima metà del secolo scorso. Indicazione dei pozzi profondi ubicati in destra Ofanto, delle sorgenti ipotermali e della Punta delle Pietre Nere sita lungo il litorale del lago di Lesina.- Structural setting of Gargano and Tavoliere with indication of the results from geognostic and geophysical surveys carried out in the first half of the 20th century. The wells located on the right bank of the Ofanto river, the hypothermal springs and Punta delle Pietre Nere, located along the coast of Lesina Lake, are also shown.

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA - LE ACQUE SOTTERRANEE E L’INTRUSIONE MARINA IN PUGLIA

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L’area idrogeologica del Gargano è caratterizzatada una circolazione idrica sotterranea avente partenelle formazioni calcareo-dolomitiche del Meso-zoico, che, in corrispondenza della “Faglia del Can-delaro”, si immergono sotto i terreni pliocenico-calabriani e quaternari del Tavoliere. è stato quindinecessario stabilire lo spessore del complesso delleargille pliocenico-calabriane e come questo varia al-l’aumentare della distanza dalla Faglia del Candelaro,per valutare la possibilità di rinvenire nei calcari cre-tacei profondi del Tavoliere acque sotterranee concontenuti salini idonei all’uso irriguo.

All’inizio del secolo scorso cominciarono le ri-cerche di acqua sotterranea a grande profondità(COLACICCO, 1951). Il primo tentativo di attraver-sare le argille plioceniche nella parte centrale delTavoliere risale al 1910, con una perforazione ese-guita nella città di Foggia, in piazza Lanza (fig.14.6), commissionata dal Ministero dell’Agricol-tura, Industria e Commercio. Detta perforazionefu spinta sino a 225 m dal piano campagna e si ar-restò nelle argille del Pliocene. I tentativi prosegui-rono e nel 1950 fu eseguita, da parte della StazioneAgraria Sperimentale di Bari, una perforazione inlocalità Torre Bianca, sempre presso Foggia, atte-statasi anch’essa sterilmente nelle argille del Plio-cene a 764 m dal piano campagna.

La commissione dell’Ente Irrigazione per lo Stu-dio delle Acque Profonde, istituita nella stessa epoca,definì alcune sezioni lungo le quali eseguire dei rilievigeofisici con il metodo geoelettrico, al fine di indivi-duare il tetto dei calcari cretacei. In particolare furonoeseguiti, da parte della Compagnie Génerale de Geophysi-que di Parigi (CGG), oggi CGGVeritas, due allinea-menti grossomodo normali alla faglia del Candelaro(COLACICCO, 1953; fig. 14.6). Le indagini, eseguite trail Dicembre 1950 ed il Febbraio 1951, mostraronoche il calcare cretacico sottostante le argille plioce-nico-calabriane presenta una struttura ad horst e graben(COTECCHIA & CANITANO, 1954; IPPOLITO, 1954).Come dianzi accennato, tale struttura è determinatada un sistema di faglie appenniniche parallele alla Fa-glia del Candelaro. Lo sprofondamento del tetto deicalcari connesso a tale faglia comporta la immersionesino a profondità tra i 250 ed i 400 m. Procedendoverso Sud-Ovest, le faglie 2 e 3 indicate in figura 14.7come 2 e 3 determinano poi un graben per sprofon-

damento del tetto dei calcari a profondità di 500÷600m. Le faglie 3 e 4 definiscono poi un horst, con risalitadel tetto dei calcari sino a profondità inferiori a 500m. Oltre tale horst la faglia 4 determina l’ulterioresprofondamento della formazione carbonatica acirca 900 m dal piano campagna, che giustifica il fal-limento nell’intercettazione del calcare del Cretacicodurante le perforazioni prima citate.

L’Ente Irrigazione, a seguito delle indagini con-dotte con il metodo geoelettrico, diede corso nel1952 a nuove perforazioni. Queste furono ese-guite in località Ponte in Lamis, Sandoni, e bivioper San Marco in Lamis (fig. 14.6), e conferma-rono il risultato delle indagini geofisiche, con unerrore inferiore ai 100 m. Dette perforazioni, inol-tre, confermarono la presenza di acque salate neicalcari mesozoici, non utilizzabili per qualsiasi uso(COLACICCO, 1953; zORzI & REINA, 1956).

Tutte le perforazioni eseguite nel Tavoliere inprossimità della Faglia del Candelaro e che hannointercettato i calcari cretacei in profondità, hannoivi rinvenuto acque di elevata salinità. Tale condi-zione è coerente con l’ingressione marina prevedi-bile a dette profondità secondo la relazione diGhyben - Herzberg (cap. 2), per la quale l’interfac-cia acqua dolce - acqua di mare è prevista ad unaprofondità sotto il livello mare pari a 33t. Le al-tezze piezometriche t nella falda profonda presentenei calcari cretacei del Gargano sono generalmenteinferiori a 4÷5 m s.l.m. (tav. 4 f.t.), sicché l’inter-faccia dovrebbe rinvenirsi a quote dell’ordine di -132 ÷ -165 m s.l.m. Dove la profondità del tettodella formazione carbonatica è maggiore di tali va-lori, l’acquifero cretacico dovrebbe quindi esseretotalmente invaso da acqua di mare di intrusionecontinentale.

I caratteri della circolazione idrica sotterraneain prossimità dell’area della Faglia del Candelarosono quindi condizionati dal rapporto esistente tral’altezza piezometrica della falda di acqua dolce ela profondità del tetto dell’acquifero cretacico. Nesono conferma i dati rilevati dai pozzi Sandoni,Ponte in Lammis e San Marco (fig. 14.6), chehanno intercettato i calcari cretacei a quote com-prese nell’intervallo -157 ÷ -342 m s.l.m., rinve-nendo in essi solo acqua di mare. Il pozzo 806EIARI ubicato in agro di San Giovanni Rotondo

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA99

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(fig. 14.6) ha intercettato i calcari del Cretacicocompatti e privi di acqua a -72 m s.l.m., mentre l’acquasotterranea, con carico piezometrico pari a circa 5 ms.l.m., è stata rinvenuta a -162 m s.l.m., ossia ad unaquota prossima a quella dell’interfaccia teorica. Infattila concentrazione salina è risultata pari a circa 30 g/l,indice di una significativa salinizzazione delle acquedolci di falda a causa dell’ingressione marina. Nelpozzo 61 EISS, ubicato in agro di Rignano Garganico,i calcari cretacei acquiferi sono stati invece intercettatia quota -37 m s.l.m., sede di una falda con carico pie-zometrico pari a circa 4,5 m s.l.m. A conferma dellaprofondità dell’interfaccia teorica (-148 m s.l.m.) chein detto pozzo è superiore a quella del tetto dell’ac-quifero, la concentrazione salina ivi rilevata è statapari a circa 2,2 g/l, dunque tipica di acque superioriall’interfaccia, per quanto contaminate.Altro carattere di rilievo per l’area idrogeologica

in esame è la temperatura elevata dell’acqua sotter-ranea contenuta nei calcari cretacei lungo la fasciapedegarganica del Tavoliere che va da Manfredoniaal lago di Lesina. Infatti, alcuni pozzi e sorgenti (S.Nazario e Siponto in figura 14.6) ivi presentano va-lori di temperatura propri di acque ipotermali(20°C÷27° C). Alcuni autori attribuiscono tali va-lori al mescolamento dell’acqua di falda di originemeteorica con acque sotterranee profonde che ri-salgono attraverso la struttura a gradinata del sub-strato carbonatico, cap. 4 (MAGGIORE et alii, 2004).L’interpretazione meriterebbe maggiori appro-

fondimenti circa il locale gradiente geotermico ed i

tempi di residenza della falda profonda, che potreb-bero contribuire a meglio definire i caratteri dellacircolazione idrica profonda nell’area in esame.La Faglia del Candelaro condiziona anche la cir-

colazione idrica nell’acquifero alluvionale superfi-ciale del Tavoliere sovrastante le argille azzurre. Piùavanti, sarà illustrata la morfologia della superficiedella falda superficiale del Tavoliere, sede di unflusso diretto verso il lineamento di faglia, che dun-que funge da luogo di drenaggio.Le poche prove di portata eseguite nei pozzi che

raggiungono i calcari cretacei in prossimità della Fa-glia del Candelaro hanno fornito valori del coeffi-ciente di permeabilità compresi nell’intervallo 10-2÷10 -3 cm/s, simili a quelli rilevati presso le propag-gini estreme Sud-occidentali del Gargano (tav. 3 f.t.).

14.2.2. - La Faglia dell’Ofanto

I calcari cretacei del Tavoliere sprofondano de-terminando un graben allungato in direzione SO-NE in corrispondenza della Faglia dell’Ofanto, cheè sede anche di una gradonatura di direzione NO-SE, immergentesi verso l’Appennino. Su tale areafurono eseguite indagini geofisiche dalla CompagnieGénérale de Géophisique, ma i risultati, oggi smarriti,furono troppo scarsi per un sufficiente inquadra-mento tettonico dell’area (ZORZI & REINA, 1956).I dati idrogeologici disponibili indicano che in

questa area del Tavoliere è possibile rinvenireacque dolci nei calcari cretacei profondi, a diffe-

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA100

Fig. 14.7 - Sezione strutturale A-A’ rappresentante l’andamento del tetto dei calcari cretacici nel Tavoliere accertato dalle indagini geoelettriche degli anni ’50, lacui traccia è indicata in figura 14.6 (da COTECCHIA & CANITANO, 1954; IPPOLITO, 1954).

- Structural profile A-A’ representing the top of the Cretaceous limestones in the Tavoliere, as verified by geoelectrical surveys in the 1950s (trace shown in figure 14.6; after COTECCHIA &CANITANO, 1954; IPPOLITO, 1954).

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renza di quanto osservato in corrispondenza dellaFaglia del Candelaro. Ciò è coerente con le profon-dità inferiori del tetto dei calcari nelle porzioni co-stiere di questo territorio e con le notevoli altezzepiezometriche della falda profonda dell’acquiferomurgiano. A monte di Canosa è infatti possibile ri-levare altezze piezometriche dell’ordine di 30 ms.l.m. (tav. 4 f.t.; fig. 14.8), decisamente superiori aquelle che caratterizzano la circolazione idricanell’acquifero carsico del Gargano in prossimitàdella Faglia del Candelaro.

Alcune perforazioni eseguite in prossimità dellaFaglia dell’Ofanto hanno indicato delle profonditàdi rinvenimento del tetto dei calcari sotto il livellomare dell’ordine dei 100÷150 m, nelle zone co-stiere in sinistra Ofanto, e dei 150÷300 m nellezone più interne (figg. 14.8, 14.9). In prossimitàdi San Ferdinando e Trinitapoli (fig. 14.8) è possi-bile misurare carichi piezometrici della falda pro-fonda dell’ordine dei 7÷10 m s.l.m., sicchè, inaccordo alla relazione di Ghyben–Herzberg, è pre-vista la presenza di acqua dolce a profondità del-l’ordine di 230÷330 m sotto il livello del mare,dunque superiori rispetto alla profondità del tettodei calcari (zORzI & REINA, 1956). Procedendoverso il Tavoliere il tetto dei calcari si approfondi-sce secondo un sistema di horst e graben, che però èpoco documentato.

Nel passaggio dagli affioramenti carbonaticidella Murgia ai calcari sepolti sotto i sedimenti cla-stici del Tavoliere, non si verificano soluzioni dicontinuità nella circolazione idrica sotterranea. Leacque aventi sede nelle due strutture della stessapiattaforma, infatti, sembrano appartenere ad ununico ed indifferenziato corpo idrico, la cui con-nessione idraulica pare non risentire in alcun mododella presenza del sistema di faglie antiappennini-che dell’Ofanto e dei depositi di colmamento(GRASSI et alii, 1986), così come indicato dalla re-golare configurazione delle isopieziche (fig. 14.8).Queste denotano, inoltre, un’infiltrazione direttadalla Murgia al Tavoliere, ossia un deflusso propriodell’acquifero murgiano.

Alcune considerazioni circa gli scambi idrici trala Murgia ed il Tavoliere possono essere formulatenon solo con riferimento alla falda profonda, maanche alla falda superficiale del Tavoliere, le cui iso-

pieziche sono riportate in figura 14.8 assieme al-l’andamento delle isobate del tetto della forma-zione delle Argille grigio-azzurre. In particolare, leisopieziche della falda superficiale ricalcano abba-stanza fedelmente l’andamento del substrato im-permeabile il quale, di fatto, inibisce la connessioneidraulica fra gli affioramenti carbonatici della piat-taforma murgiana ed i depositi alluvionali del Ta-voliere. Il tetto delle Argille grigio-azzurre inprossimità della Faglia dell’Ofanto è infatti situatoa quote maggiori rispetto a quelle ove si svolge lacircolazione idrica sotterranea nei due acquiferi,ossia quello superficiale del Tavoliere e quello car-sico della Murgia (figg. 14.8 e 14.9).

Dall’analisi delle isopieziche della falda pro-fonda è possibile rilevare l’esistenza di uno spar-tiacque idrogeologico sotterraneo, che divide ilflusso che si sviluppa ad occidente di Canosa e sidirige verso la costa, da quello che invece impegnala porzione più occidentale dell’area, partendo dallazona a Sud di Cerignola.

Il chimismo delle acque di falda contenute nel-l’acquifero carsico profondo del Tavoliere in pros-simità della Faglia dell’Ofanto è profondamentecondizionato dal fenomeno dell’intrusione marina(fig. 14.10). I pozzi più prossimi alla costa (254 CCe 110 EISS), evidenziano contenuti salini dell’ordinedi 2÷3 g/l, con netta predominanza degli ioni mariniche determinano una facies cloruro-sodica. Proce-dendo verso l’interno del continente la concentra-zione salina subisce delle significative riduzioni, sinoa raggiungere, nelle porzioni più lontane dalla costa(pozzi 100 EISS e 99 CC), valori dell’ordine di 1÷1,5g/l. La contaminazione marina è comunque pre-sente anche nelle zona più distanti dalla costa, comeindicato dalla notevole presenza degli ioni marini.

14.3. - CARATTERIzzAzIONE IDROGEOLOGICA ECONDIzIONI D’uSO PREGRESSE E ATTuALI DELLAFALDA IDRICA SuPERFICIALE

14.3.1. - Inquadramento idrogeologico generale

Le principali risorse idriche sotterranee del Ta-voliere hanno sede principalmente nella falda ac-quifera che circola nel materasso di materialeclastico grossolano sovrastante la formazione delle

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA101

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argille plioceniche e calabriane, le cui caratteristi-che idrogeologiche sono fondamentalmente legatealla giacitura, natura e assortimento granulome-trico dei materiali che lo formano (COTECCHIA,1956). Gli studi condotti all’inizio del secoloscorso per la caratterizzazione idrogeologica dellafalda superficiale, evidenziarono l’esistenza di unafalda freatica nell’Alto e Medio Tavoliere, con pelolibero disposto a circa 20÷30 m dal piano campa-gna. Procedendo verso il Basso Tavoliere, la faldaveniva invece rinvenuta in pressione, al di sottodelle formazioni argillose giallastre. In tale zona le

acque di falda rinvenute attraverso i pozzi eranospesso traboccanti al piano campagna, come mo-strato dal livello piezometrico segnato nella sezioneidrogeologica schematica di figura 14.11. Le acquedella falda freatica dell’Alto e Medio Tavoliere pro-cedono quindi verso la costa in pressione, a causadella presenza della coltre argillosa quaternaria. Infigura 14.12 è riportato il perimetro che individuale porzioni di acquifero entro cui la circolazioneidrica si svolge in pressione, definito sulla base diuna mole notevole di dati disponibili da circa 60anni (COTECCHIA, 1956; 1959). Va segnalata l’im-

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA102

Fig. 14.8 - Andamento della superficie piezometrica della falda carbonatica profonda, della falda superficiale del Tavoliere e delle isobate del tetto delle argilledell’area posta a cavallo tra la Murgia e il Tavoliere.

- Piezometric surface of the deep-aquifer carbonate groundwater, of the shallow-aquifer groundwater of Tavoliere, and of the isobaths at the top of the clays in the area straddling Murgiaand Tavoliere.

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portanza di una completa caratterizzazione geolo-gica dell’area al fine di interpretare correttamente idati disponibili. Non mancano, infatti, situazioni incui anche nell’Alto e Medio Tavoliere è possibilerinvenire livelli idrici in pressione a causa della pre-senza di livelli di materiale poco permeabile che localmente determina il confinamento di piccoleporzioni di acquifero (fig. 14.13). Vi è inoltre la

possibilità che livelli impermeabili disposti sopra ilpelo libero della falda determinino la formazionedi modesti corpi idrici sospesi. Il corretto inquadra-mento geologico dell’area ha comunque consentitodi verificare che solo dove il materasso acquifero siva ricoprendo della coltre di argille gialle, le acquedi falda procedono effettivamente in pressione concontinuità.

LE ACQUE SOTTERRANEE E L’INTRUSIONE MARINA IN PUGLIA103

Fig. 14.9 - Sezioni idrogeologiche schematiche dell’area posta a cavallo tra il Tavoliere di Foggia e l’altopiano murgiano, le cui tracce sono indicate in figura 14.8(da GRASSI et alii, 1986).

- Schematic hydrogeological profiles of the area straddling the Tavoliere of Foggia and the Murgia plateau (traces shown in figure 14.8; after GRASSI et alii, 1986).

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Procedendo verso la costa gli orizzonti acquiferidiventano sempre più profondi (figg. 14.2, 14.3,14.4). Verso la spiaggia del Golfo di Manfredoniale formazioni acquifere sono spesso invase da

acqua di mare in quanto site a notevoli profondità.La salinità ivi riscontrata non deve essere però con-fusa con quella che caratterizzata talune zone cen-trali del Tavoliere, ove il contenuto salino deriva

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA104

Fig. 14.10 - Diagrammi di Schoeller delle acquee sotterranee dei pozzi 99 EISS, 110 EISS, 254 CC, 253 CC, 100 EISS con indicazione della data di prelievo.- Chemical analysis of groundwater in the deep karst carbonate aquifer of Tavoliere in the proximity of the ofanto fault - Schoeller diagram for wells 99 EISS, 110 EISS, 254 CC,

253 CC, 100 EISS, with indication of the date of sampling.

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esclusivamente dalla natura delle argille sabbiosesalmastre, di facies lagunare, nelle quali ha sede lafalda. Sempre nella fascia costiera adriatica delGolfo di Manfredonia, al di sotto dei terreni sededi acque salmastre o addirittura marine, si rinven-gono strati acquiferi contenenti acque dolci, inquanto presentanti maggiore carico piezometrico.

Va infine segnalata la presenza di contamina-zione marina nella falda superficiale in prossimitàdella Faglia del Candelaro. Alcuni pozzi dell’areapedegarganica presentano un chimismo che sug-gerisce l’esistenza di acque marine nella zona di fa-glia alle quote entro cui è presente il materassoacquifero alluvionale del Tavoliere.

14.3.2. - Estensione, natura, e permeabilità dei terreni af-fioranti

L’alimentazione della falda superficiale del Ta-voliere avviene dove l’acquifero non è ricoperto dimateriali argillosi e presenta caratteristiche strati-grafiche tali da poter assorbire le precipitazionipluviometriche. Ciò avviene nell’Alto Tavolieredove affiorano terreni sabbioso - ghiaiosi. Le ca-pacità di assorbimento di tali materiali dipendonoovviamente dalla loro costituzione petrografia edal loro assortimento granulometrico. Quando ce-

mentati, però, essi possono diventare poco per-meabili, specie se si tratta di cemento con argilla.

Nelle zone permeabili ma molto acclivi il ru-scellamento può prevalere all’assorbimento, comeosservato per vari fiumi e torrenti che dall’Appen-nino sono diretti verso il mare con direzione pre-valente OSO-ENE (Triolo, Salsola, Celone,Cervaro, Carapelle ed Ofanto). In particolare, vaosservato che il Tavoliere ha una pendenza tale dadegradare da Sud-Ovest verso Nord-Est, ossiadalle ultime propaggini dell’Appennino verso ilCandelaro e il Golfo di Manfredonia. La pendenzaè mediamente pari al 3% e arriva, nelle zone piùelevate, al 6÷7%, riducendosi a valori molto bassiin prossimità della costa.

I corsi d’acqua a luoghi contribuiscono all’alimen-tazione della falda (COTECCHIA, 1956; COLACICCO,1955). Tratti del Carapelle, tra Ascoli Satriano edil ponte della ferrovia Foggia-Trinitapoli, del Tor-rente Cervaro, tra la stazione di Bovino ed il Pontedi Verginale, e tratti del Torrente Celone e del Tor-rente Vulgano, attraversano terreni permeabili, for-nendo così alla falda parte delle loro portate dipiena (fig. 14.1). Nessun contributo alla ricaricaperviene invece dal F. Ofanto e dal F. Fortore, am-bedue di alveo incassato entro formazioni imper-meabili. Fa eccezione solo il tronco terminale del

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA105

Fig. 14.11 - Sezione idrogeologica schematica del Tavoliere dall’Appennino al Golfo di Manfredonia (da COTECCHIA, 1956).- Schematic hydrogeological profile of Tavoliere, from the Apennine to the Gulf of Manfredonia (after CoTECChIA, 1956).

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AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA106

Fig. 14.12 - Tavoliere: rappresentazione della consistenza, natura e giacitura del materasso alluvionale acquifero e indicazione del perimetro che individua l’areaentro cui il deflusso sotterraneo si svolge in pressione (da COTECCHIA, 1956).

- Tavoliere: thickness, nature and attitude of the alluvial aquifer and indication of the perimeter of the area where groundwater flows under pressure (after CoTECChIA, 1956).

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F. Ofanto ove per una decina di chilometri dallafoce occorrono dispersioni subalvee rilevanti, chealimentano la falda ivi presente.

Nella carta di figura 14.1 sono state indicate conlo stesso simbolo tutte le formazioni argillose imper-meabili, dalle Argille Azzurre di base (affioranti nel-l’Alto Tavoliere), alle argille intercalate ai terrenialluvionali e lagunari più recenti. Le formazioni in fa-cies fliscioide del Terziario medio ed inferiore, affiorantia monte delle formazioni plioceniche e calabriane,sono anche da ritenersi poco permeabili e quindi fa-vorenti il ruscellamento superficiale nei corsi d’acqua.

Sede di infiltrazione e fonte di alimentazionedella falda superficiale del Tavoliere sono i conglo-merati se a cemento sabbioso, da distinguere ri-spetto a quelli caratterizzati dalla presenza diminerali argillosi. Nelle zone più elevate i conglo-merati fungono da serbatoio per il bacino acquiferosotterraneo. Verso i bordi orientali del Medio Tavo-liere, ove la falda si suddivide in più livelli acquiferi,i conglomerati alimentano solo i livelli più superfi-ciali, come succede ad esempio tra Cerignola ed Or-dona. Gli affioramenti arenacei, laddove l’erosioneha asportato il mantello conglomeratico superficiale,sono abbastanza permeabili da alimentare diretta-mente la falda acquifera.

Se gli affioramenti sono composti da argille sab-biose e sabbie argillose, come succede nel BassoTavoliere, possono costituirsi delle limitate faldesuperficiali secondarie, in genere salmastre, speciein prossimità della costa (zORzI & REINA, 1960).

In qualche punto, al di sopra delle argille gialleo delle sabbie, è presente il calcare concrezionario,abbastanza permeabile, che può essere sede di mo-deste falde acquifere corticali, come succede nellazona di Tressanti-Cerignola.

La figura 14.1 evidenzia che nell’Alto Tavoliere,procedendo da Occidente ad Oriente, si passa dallesabbie e conglomerati alle argille gialle, che a lorovolta si vanno ricoprendo di argille sabbiose e sab-bie argillose in tutto il Basso Tavoliere. Dunque, lazona prettamente permeabile ha inizio al piededelle propaggini dell’Appennino e termina con iconglomerati e le sabbie di San Ferdinando e Pog-gio Imperiale.

In tabella 14.1 si riportano le estensioni dei varitipi di terreni che si rinvengono immediatamentesotto lo strato di terreno vegetale superficiale nellaCapitanata pianeggiante (fig. 14.1), con riferimentoin particolare ad una superficie (4.300 km2) che vadall’arco occidentale sub-appeninico al Candelaroe alla costa. Ivi si riconoscono circa 1.720 km2 di

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA107

Fig. 14.13 - Sezione idrogeologica schematica del Tavoliere da Ascoli Satriano al Golfo di Manfredonia (da COTECCHIA, 1956).- Schematic hydrogeological profile of the Tavoliere from Ascoli Satriano to the Gulf of Manfredonia (after CoTECChIA, 1956).

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terreni superficiali assorbenti (sabbie e arenarie,conglomerati a cemento sabbioso-argilloso, con-glomerati a cemento sabbioso, calcari teneri con-crezionari).

L’area di alimentazione della falda superficialedel Tavoliere può essere suddivisa nelle seguentizone (fig. 14.14):- zona A, che alimenta le acque sotterranee direttea Nord, che raggiungono il Mare Adriatico pressoil lago di Lesina. In tale zona sono presenti circa270 km2 di terreni permeabili assorbenti;- zona B, che alimenta le acque sotterranee diretteverso la Faglia del Candelaro. In tale zona sono pre-senti circa 800 km2 di terreni permeabili assorbenti;- zona C, che alimenta le acque sotterranee diretteverso il Golfo di Manfredonia. In tale zona sonopresenti circa 650 km2 di terreni permeabili assor-benti.- zona D, che non offre contributo significativo allaricarica della falda superficiale del Basso Tavoliere,in cui la circolazione idrica sotterranea è in pres-sione.

14.3.3. - natura, geometria e permeabilità dell’acquifero

Le potenzialità idriche della falda superficiale delTavoliere variano sensibilmente da zona a zona infunzione di fattori sia morfologici sia stratigrafici.

Maggiori volumi di accumulo occorrono lì doveil sottofondo argilloso è sede di impluvi (figg. 14.2,

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA108

Natura dei TERRENI Estensione in km2 Caratteristiche di permeabilità

Argille grigio-giallastre del Quaterna-rio, argille azzurre del Pliocene e del

Calabriano1000 Prevalentemente impermeabili

Argille sabbiose e sabbie argillose 1580 Poco permeabili (per una buona parte poggianti su terreni impermeabili)

Sabbie e arenarie 750 Abbastanza permeabili

Conglomerati a cemento sabbioso-argilloso 450 Nell’insieme mediamente permeabili

Conglomerati a cemento sabbioso 470 Molto permeabili

Calcari teneri concrezionari 50 Abbastanza permeabili

Tab. 14.1 - Estensione dei vari tipi di terreno affiorante in relazione alla loro natura e permeabilità.- Extent of the various outcropping terrains, in relation to their nature and permeability.

Fig. 14.14 - Planimetria schematica del Tavoliere con indicazione delle areein cui attraverso le formazioni permeabili affioranti avviene la ricarica della

falda superficiale. - Schematic map of Tavoliere with indication of the areas where shallow groundwater is

recharged through permeable formation outcrops.

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14.3 e 14.4). La capacità di immagazzinamento èpoi legata alla natura del materiale, essendo mag-giore lì dove è preponderante l’elemento ghiaioso.A valle della ferrovia Barletta-Foggia, nella zonacompresa tra i Torrenti Cervaro e Carapelle, si ri-scontrano conglomerati acquiferi senza nessunaintercalazione di materiale argilloso, nell’ambitodei quali i pozzi attingono notevoli portate speci-fiche, stante l’elevata permeabilità, dell’ordine di10-1-10-2 cm/s (tav. 3 f.t.), maggiori di quelle in ge-nere riscontrate in altre aree del Tavoliere. Analo-gamente, valori elevati del coefficiente dipermeabilità si presentano in prossimità della focedell’Ofanto, a Nord di Ascoli Satriano, e nella por-zione di acquifero posta a Nord di Foggia e com-presa tra gli abitati di Lucera e San Severo. Valoridel coefficiente di permeabilità sensibilmente in-feriori, dell’ordine di 10-3 ÷ 10-4 cm/s, si ricono-scono invece nella porzione di acquiferocompresa tra Foggia, Ascoli Satriano e Cerignolae nella zona costiera lungo il Golfo di Manfredo-nia. L’eterogeneità delle formazioni, comunque,comporta possibili variazioni di permeabilità nel-l’ambito di qualche centinaio di metri, e ciò è fon-damentalmente legato alla circostanza che,soprattutto nel Basso Tavoliere, le formazioni ac-quifere sono alquanto eterogenee dal punto divista granulometrico. Dette variazioni del gradodi permeabilità dell’acquifero possono inoltre pre-sentarsi anche nell’ambito delle formazioni sab-biose e ghiaiose, quando fortemente cementate.

Le sezioni rappresentate nelle figure 14.2, 14.3e 14.4 e la planimetria di figura 14.12 illustrano il

variare della stratigrafia dell’acquifero superficialedel Tavoliere. Lo spessore dell’acquifero, indicatoin figura 14.12 per tutta l’area di studio, è stato de-terminato sulla base di numerose stratigrafie (CO-TECCHIA, 1956). Ove si sono rinvenuti livelli pocopermeabili in profondità, si è limitato lo strato ac-quifero alla sola porzione di permeabilità sufficien-temente alta.

Dal punto di vista petrografico si è fatta netta di-stinzione tra il materasso acquifero di natura preva-lentemente sabbiosa o arenacea e quello di naturaghiaiosa o conglomeratica variamente cementata.Come si può osservare dalla figura 14.12, nel ver-sante Sud-orientale della Capitanata le acque di faldasono contenute sostanzialmente in sabbie o arena-rie, e sono alimentate dall’alto attraverso la serie stra-tigrafica costituita da conglomerati a cementosabbioso ricoprenti le sabbie. Detta situazione è ri-scontrata anche nella parte Nord-occidentale del Ta-voliere, verso San Severo ed Apricena.

Nella parte intermedia del Tavoliere, in partico-lare nella porzione tra il Torrente Triolo, Foggia eCerignola, la circolazione idrica sotterranea siesplica fondamentalmente nelle formazioni ghia-ioso-sabbiose, che talora derivano dall’erosione diterrazzi di monte, talora sono la continuazionedelle formazioni conglomeratiche.

Nella parte bassa del Tavoliere e nelle zoneadiacenti ai bordi del Gargano ove l’acquifero èconfinato, prevale la sabbia, talvolta interrotta daconglomerati (fig. 14.12).

Sulla base di tutti gli elementi contenuti in fi-gura 14.12, è stata redatta la tabella 14.2, che illu-

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA109

Costituzione formazioniacquifere

Spessore del materasso acquiferoda 2 a 6 m da 6 a 10 m da 10 a

20 mda 20 a 30 m Totali

Sabbie e arenarie

Estensione del materasso acquifero (km2) 345 576 369 162 1452

Volume del materasso acquifero(m3) 1380x106 4608x106 5542x106 4050x106 16264x106

Conglomerati variamente cementati da materiale sabbioso

Estensione del materasso acquifero (km2) 516 272 491 171 1450

Volume del materasso acquifero(m3) 2064x106 2176x106 7365x106 4275x106 16475x106

Tab. 14.2 - Valutazione orientativa della consistenza del materasso acquifero alluvionale superficiale del Tavoliere.- Preliminary assessment of the shallow alluvial aquifer thickness of Tavoliere.

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stra la stima della consistenza del materasso ac-quifero del Tavoliere su una estensione areale di2.900 km2. Il volume dell’acquifero ammontaquindi a circa 32.000 Mm3, divisi grossomodo ametà tra formazioni acquifere prevalentementesabbiose e arenacee e formazioni acquifere pre-valentemente conglomeratiche a cemento sab-bioso. Detto materasso acquifero può così esseresuddiviso:

- acquifero superficiale del Tavoliere, conte-nente le acque di falda dirette verso il Mar Adria-tico ad Ovest del lago di Lesina. Esso presenta unaestensione pari a circa 200÷300 km2, un volumepari a circa 2.000 Mm3 ed è alimentato attraverso iterreni della zona A di figura 14.14;- acquifero superficiale del Tavoliere, contenentela falda freatica con flusso diretto verso la fagliadel Candelaro ed il Golfo di Manfredonia. Essopresenta una estensione pari a circa 1.900 km2, unvolume pari a circa 30.000 Mm3 ed è alimentato at-traverso i terreni delle zone B e C di figura 14.14;- acquifero superficiale del Tavoliere, contenentela falda in pressione con flusso diretto verso la fa-glia del Candelaro ed il Golfo di Manfredonia.Esso presenta una estensione pari a circa 800 km2

ed è alimentato dalla falda freatica prima descritta.L’estensione dell’acquifero confinato si riduce a600 km2 se si considera solo la porzione dispostaa quota inferiore al livello mare, il cui volume è paria circa 5.000 Mm3.

Al fine di determinare il volume di acqua con-tenuto nell’acquifero superficiale del Tavoliere ènecessario conoscere la sua porosità, che risultamolto variabile stante la riconosciuta diversità distruttura e composizione del materasso acquifero.Se a titolo orientativo si assume un valore di poro-sità efficace pari al 10%, grossomodo pari a quellomedio determinato in prove di portata eseguite traMacchiarotonda e Borgo Mezzanone (COTECCHIAet alii, 1958), a Sud-Est della città di Foggia, si ot-tiene un volume di acqua di falda pari a circa 3.000Mm3, di cui circa 2.500 Mm3 sono disposti soprail livello mare e corrispondono dunque ad unostrato di acqua dello spessore medio di circa 1 msu tutta l’area dell’acquifero. Il volume d’acqua di-sposto sotto il livello del mare è pari a circa 500Mm3.

14.3.4. - Morfologia della superficie di falda e sua varia-zione nel tempo

La tavola 4 (f.t.) allegata al volume illustra la di-stribuzione delle altezze piezometriche in due pe-riodi storici fondamentali, all’inizio degli anni ’50e attuale; per l’attuale si fa riferimento ai dati pie-zometrici raccolti nell’ambito del Progetto Tiziano,nel periodo 2007 ÷ 2010. Le linee isopieziche rap-presentate in detta tavola si riferiscono alla super-ficie di falda nell’Alto Tavoliere ove l’acquifero èfreatico, e alla superficie piezometrica al tetto dellafalda nel Basso Tavoliere ove l’acquifero è confi-nato. Nel seguito si userà l’unica dizione superficiedi falda per indicare entrambe le situazioni.

La morfologia della superficie di falda afferenteagli anni ’50 può considerarsi propria di una faldaindisturbata, dati i ridotti emungimenti di quel pe-riodo. Infatti, alla fine degli anni ’50 venivano censiti4285 pozzi (CALDARA & PENNETTA, 1993a) controi circa 30.000 attuali (par.14.4.6). Le linee isopiezi-che relative agli anni ’50 riportate in tavola 4 (f.t.)indicano che la falda presentava i massimi carichipiezometrici, nell’intervallo 100÷200 m s.l.m., nelleestreme propaggini occidentali, ove la quota del li-vello di base della circolazione idrica, rappresentatadal tetto della formazione argillosa, è più elevata.Esso infatti presenta in tali zone quote anche supe-riori a 100 m s.l.m., per poi degradare verso il Golfodi Manfredonia e la faglia del Candelaro, ove si ab-bassano i carichi piezometrici.

La morfologia della superficie di falda attuale(dati 2007÷2010), appare conseguire ad una note-vole riduzione delle altezze piezometriche, dell’or-dine delle decine di metri, nell’area compresa traManfredonia - Foggia - Cerignola - Trinitapoli ovel’acquifero è in pressione. In alcuni pozzi è stataregistrata una riduzione dell’altezza piezometricasino a 60 m. Riduzioni di altezza piezometrica paria circa 5 m sono frequenti anche nella parte frea-tica della falda.

Indagini eseguite nel 1987 e nel 2003 confer-mano il carattere progressivo del depauperamento(COTECCHIA, 2003). Ad esempio, la distribuzionedelle altezze piezometriche del 1987 (fig. 14.15) daevidenza all’esistenza di un territorio a Sud-Ovestdi Manfredonia, di area pari a circa 200 km2, ove i

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA110

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livelli piezometrici erano inferiori al livello mare.Nell’anno 2003 (fig. 14.16), tale condizione appareestendersi su un’area più ampia, pari a circa 350km2, per poi estendersi ulteriormente a circa 400km2 nel periodo attuale, talché oggi questa condi-zione è propria di quasi tutta la falda confinatasotto il livello del mare, che come abbiamo vistopresenta una estensione pari a circa 600 km2. Ilprogressivo depauperamento della falda superfi-ciale è confermato da alcune serie di misure pie-zometriche disponibili per alcuni pozzi storici. Inparticolare, i dati disponibili dagli anni ’30 agli anni’90 del secolo scorso indicano una riduzione delcarico piezometrico in media di circa 3 cm/mese(POLEMIO et alii, 2005).

Aspetto interessante è il condizionamento del-l’andamento delle linee isopieziche da parte dei lineamenti tettonici fondamentali dell’area. In cor-rispondenza della faglia dell’Ofanto si osserva, in-fatti, che le linee isopieziche sono grossomodoortogonali al lineamento tettonico, che dunque, nel-l’ipotesi di acquifero isotropo, rappresenta per lafalda superficiale del Tavoliere un bordo impermea-bile. Detta circostanza, come già discusso al par.14.3.2, è imputabile all’affiorare delle Argille Az-zurre in prossimità della faglia, che non consentonoquindi una connessione idraulica tra l’acquifero su-perficiale del Tavoliere e quello carbonatico e me-sozoico della Murgia (tav. 1 f.t.; figg. 14.1 e 14.2).Situazione molto diversa si verifica invece in

LE ACQUE SOTTERRANEE E L’INTRUSIONE MARINA IN PUGLIA111

Fig. 14.15 - Isopieziche della falda superficiale del Tavoliere relativa all’anno 1987 con indicazione delle zone ove è ubicato lo spartiacque idrogeologico (mod.,da COTECCHIA, 2003).

- Isopiezic surface of the shallow aquifer groundwater of Tavoliere in 1987, with indication of the groundwater divide (modified after COTECCHIA, 2003).

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prossimità della faglia del Candelaro. A partiredall’Alto Tavoliere è possibile individuare unospartiacque idrogeologico sotterraneo (figg. 14.14e 14.15), ubicato grossomodo tra i Torrenti Cer-varo e Celone, che divide le acque di falda diretteverso il Golfo di Manfredonia da quelle invece di-rette verso la faglia del Candelaro. Le acque dellafalda superficiale del Tavoliere che trovano ricaricanelle porzioni settentrionali dell’Alto Tavoliere(zona B in figura 14.14) sono quindi dirette versoil lineamento di faglia. La presenza di una certacontaminazione salina della falda superficiale delTavoliere nell’area pedegarganica, che sarà docu-mentata nel successivo paragrafo 14.4.8, indica chela Faglia del Candelaro rappresenta un probabilecollegamento tra la falda superficiale del Tavoliere

ed il mare. In tale ordine di idee, essa configura unacomplessa condizione al contorno per il moto fil-trazione nell’acquifero, invero ancora da interpre-tare e documentare dal punto di vista quantitativo.Stante la distribuzione dei carichi piezometrici inprossimità delle porzioni centro - meridionali dellineamento di faglia, appare che la faglia stessafunga da drenaggio per la falda superficiale (le lineedi flusso sono infatti dirette verso di essa).

14.3.5. - Portata della falda

A seguito degli studi geologici e idrogeolo-gici condotti nella prima metà del secolo scorso(COTECCHIA, 1956), fu possibile eseguire delle va-lutazioni quantitative sulle effettive potenzialità

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA112

Fig. 14.16 - Isopieziche della falda superficiale del Tavoliere relativa all’anno 2003 (mod., da COTECCHIA, 2003).- Isopiezic lines of the shallow aquifer groundwater of Tavoliere in 2003 (modified after COTECCHIA, 2003).

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idriche della porzione di falda che è diretta verso ilGolfo di Manfredonia a partire dai bassi rilievidell’Appennino. Tali valutazioni furono condottedal prof. De Marchi. Stante l’importanza che ancoroggi riveste questo argomento, si riporta nel DVDallegato la nota COTECCHIA et alii, 1958, illustrantei risultati degli studi di cui nel seguito si riassumonoi passi salienti. Nella trattazione che segue si terràanche conto dei nuovi dati idrogeologici acquisitinel tempo, in particolare circa la morfologia dellasuperficie di falda.

La portata d’acqua Q attraversante une genericasezione dell’acquifero ortogonale alla direzione delflusso idrico può essere calcolata con buona ap-prossimazione applicando l’equazione di Darcy:Q [m3/s] = v A = k i A (14.1)dove:v [m/s] = velocità di filtrazione media in corri-spondenza della sezione trasversale dell’acquifero;A [m2] = Area della sezione trasversale dell’acqui-fero;k [m/s] = Coefficiente di permeabilità dell’acqui-fero;i [-] = Cadente piezometrica.

Detta portata è grossomodo costante al variaredella sezione che si considera nel calcolo se si fariferimento ad una sezione dell’acquifero confinatodel Basso Tavoliere, che non riceve ricarica dallasuperficie. Nel caso di falda freatica, invece, la por-tata d’acqua aumenta procedendo da monte versovalle a causa degli apporti idrici dalla superficie.

La portata d’acqua dell’acquifero confinato delBasso Tavoliere a rigore subisce variazioni neltempo in ragione delle variazioni del livello di faldanell’Alto Tavoliere. Ma poiché tali variazioni deter-minano modeste modifiche di cadente piezome-trica nella falda confinata, le variazioni di portatasaranno altrettanto modeste. una variazione di al-tezza piezometrica nella falda freatica anche del-l’ordine di 10 m comporta infatti una variazionedella cadente piezometrica media della falda con-finata dell’ordine dello 0,5‰, ossia di un ordine digrandezza inferiore alla cadente piezometrica ivipresente, data la lunghezza del percorso del flusso(circa 20 km).

Per la sezione E-F di figura 14.2 è possibile sti-mare un’area della sezione trasversale dell’acqui-

fero pari a 650.000 m2. Tale area è stata valutataconsiderando il tratto di acquifero compreso tral’estremo Sud della sezione ed il torrente Celone,e comprende quindi anche la porzione di acquiferoposta in prossimità della foce dell’Ofanto, pressoSan Ferdinando, dove la falda è freatica. Questa se-zione, a meno di un piccolo lembo posto all’estre-mità settentrionale, può considerarsi attraversatafondamentalmente dalla falda superficiale del Ta-voliere diretta verso la linea di costa del Golfo diManfredonia. Essa non è quindi interessata datutto il deflusso della falda superficiale del Tavo-liere, in quanto non è attraversata dalle linee diflusso che dall’Alto Tavoliere sono dirette verso lafaglia del Candelaro e la costa adriatica presso illago di Lesina.

La velocità di filtrazione della falda è molto va-riabile lungo la sezione E-F, perché dipende siadalla permeabilità del mezzo sia della cadente pie-zometrica, variabili a livello locale. Anche se detteincertezze non consentono calcoli accurati, è pos-sibile eseguire delle valutazioni circa l’ordine digrandezza della portata che attraversa la sezioneE-F.

Lungo gran parte della sezione E-F la cadentepiezometrica varia tra 4‰ e 6‰,; solo in una pic-cola zona, ove la sezione E-F si interseca con la C-D (figg. 14.1 e 14.4), si riduce al 3‰. è quindilecito assumere un valore costante della cadentepari a 5‰.

Sulla base delle già richiamate prove di portataeseguite tra Macchiarotonda e Borgo Mezzanone aSud-Est della città di Foggia è lecito assumere unavalore del coefficiente di permeabilità pari a 5 x 10-2

cm/s, che è grossomodo confermato dalla distri-buzione del coefficiente di permeabilità riportata intavola 3 f.t. (nella zona interessata dalla sezione inanalisi), che è stata determinata sulla base di rilieviin un numero di pozzi molto maggiore di quelliconsiderati negli studi condotti in COTECCHIA et alii,1958.

Si ottiene quindi una velocità di filtrazionemedia lungo la sezione E-F (fig. 14.2) pari a 2,5 x10-6 m/s che, per un’area pari a 650.000 m2, forni-sce una portata di 1,62 m3/s, approssimabile a 2m3/s. Il prof. De Marchi riteneva che tale portatapotesse costituire un riferimento attendibile negli

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA113

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studi per la definizione di piani di utilizzazionedella risorsa.

Alla luce degli elementi idrogeologici sin quiesposti, questa portata è da ritenersi solo una partedella portata totale nell’acquifero superficiale delTavoliere, dato che essa non considera, come giàdetto, la portata diretta verso la costa settentrionaleadriatica, ad Ovest del lago di Lesina, e verso la Fa-glia del Candelaro.

Al fine di determinare la portata totale dell’ac-quifero superficiale del Tavoliere va osservato cheessa è pari, in condizioni stazionarie, al volume d’ac-qua che nell’unità di tempo ricarica l’intero acqui-fero. In prima approssimazione possiamo ritenereche per ciascuna delle zone (A, B, C) individuate infigura 14.14 il rapporto esistente tra portata dellafalda e la superficie dei terreni assorbenti superficialiche l’alimentano sia costante. Tale rapporto può es-sere determinato osservando che la portata deter-minata dal prof. De Marchi (2 m3/s) è alimentatadalla ricarica nella zona C, in cui la superficie dei ter-reni assorbenti è pari a circa 650 km2. La portata to-tale dell’acquifero, alimentato dai terreni assorbentidelle zone A, B e C, che globalmente presentanouna superficie pari a circa 1720 km2, è quindi pari a2 m3/s x 1.720 km2/650 km2 ≈ 5 m3/s.

Tale portata totale corrisponde ad un volumeidrico annuo di circa 158 Mm3, che rapportato allasuperficie riconosciuta assorbente per tutto il Ta-voliere (1720 km2), fornisce un’altezza d’acqua dialimentazione pari a circa 90 mm/a. Nell’Alto Ta-voliere, sede delle aree di alimentazione conside-rate, la pioggia annua media vale 400-500 mm (cap.7), per cui l’altezza d’acqua di ricarica prima calco-lata appare essere il 18÷22% della pioggia totale.Tale intervallo di valori configura un tasso di as-sorbimento credibile per l’area in esame.

14.3.6. - Considerazioni sulle attuali condizioni d’uso dellarisorsa idrica sotterranea

L’analisi dell’evoluzione nel tempo della piezo-metria ha evidenziato che, negli ultimi 60 anni, si èverificata una generale riduzione delle altezze pie-zometriche, soprattutto nel Basso Tavoliere. I mo-tivi che sono alla base di un tale depauperamentodella risorsa idrica sotterranea sono da ricercare

nell’uso che si è fatto di tale risorsa e non nell’evo-luzione del clima, non essendosi verificate varia-zioni climatiche tanto significative (cap. 7).

La determinazione della portata totale estrattadall’acquifero dovrebbe basarsi sulla conoscenzadelle portate estratte dai singoli pozzi. Tale desun-zione non è allo stato attuale possibile, se non informa approssimata, stante l’abusivismo nell’utilizzodei pozzi e l’indisponibilità di un censimento delleportate estratte dai pozzi regolarmente concessi.

Di seguito, dunque, si riporta solo una stima delvolume idrico estratto annualmente dalla falda su-perficiale del Tavoliere, basata sull’analisi dei daticontenuti dell’archivio informatico dei pozzipresso il Genio Civile di Foggia (tab. 14.3).

Considerando i soli pozzi del Tavoliere edescludendo, quindi, quelli penetranti nell’acquiferocarbonatico cretacico del Gargano, è possibile ese-guire una distinzione tra pozzi operanti con rego-lare concessione, pozzi in attesa di regolarizzazionee pozzi autodenunciati. In particolare, i pozzi ope-ranti con regolare concessione sono appena 1.400,per un volume idrico annuo concesso pari a circa19 Mm3, calcolato in base ai volumi idrici annuimassimi concessi. è possibile poi contare circa14.000 domande di concessione in fase di istrutto-ria e circa 13.000 autodenuncie. Queste ultime

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA114

NumeroVolumeannuo

concesso

Portata massimaconcessa

Mm3 m3/sPozzi in concessione 1421 19 5.2

Domande di concessione in

istruttoria14382 191* 52,6*

Autodenuncia 13385* 178* 49*Totale 29.188 388 106.8

* valori stimati

Tab. 14.3 - Calcolo del volume annuo e della portata mas-sima concessa per i pozzi penetranti nell’acquifero superfi-ciale del Tavoliere a partire dai dati acquisiti (Censimento

dal Genio Civile di Foggia).- Computation of the yearly volume and of themaximum amount of water permitted to bepumped for the wells penetrating the surface aquiferof Tavoliere (data source: inventory from the Civil

Engineer Office of Foggia).

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sono in realtà complessivamente pari a circa 22.000ma, essendo molte in fase di istruttoria, e quindigià contemplate nel gruppo precedente, se ne èconsiderata sola una quota parte, pari al 60%.

é utile evidenziare che solo una piccolissimaparte dei pozzi esistenti è stata realizzata seguendoil normale iter di autorizzazione e concessione pre-visto dalla legge. Il numero totale delle concessioniè, infatti, appena pari al 10% del numero comples-sivo di concessioni in fase di istruttoria, il che di-mostra come nelle ultime decadi ci sia stata unacompleta assenza di controllo del territorio che haportato all’emanazione di condoni che, a lorovolta, hanno incentivato l’abusivismo (cap. 11).

In conclusione è possibile contare nell’archiviodel Genio Civile circa 30.000 pozzi. Supponendoche il campione costituito dai 1.400 pozzi operanticon regolare concessione di cui si conosce la mas-sima portata concessa sia rappresentativo di tutti ipozzi, si ottiene una portata globalmente estrattadall’acquifero superficiale del Tavoliere pari a circa378 Mm3/a (circa 12 m3/s), superiore a quella sti-mata nell’ambito degli studi condotti per la reda-zione del Piano di Tutela delle Acque della RegionePuglia (PTA, 2009), pari a 200 Mm3/a, ed inferiorea quella stimata da DE GIROLAMO et alii, 2002, paria 443 Mm3/a, stimate sulla base del fabbisogno ir-riguo dell’area.

un valutazione critica del valore di portataestratta dai 30.000 pozzi esistenti nel Tavolieredianzi proposto prevede però un riesame delle ap-prossimazioni e delle incertezze sulla base dellequali tale valore è stato desunto:- i pozzi operanti in stato di concessione potreb-bero prelevare di meno di quanto consentito, op-pure potrebbero commettere un abusoprelevando di più. Non è possibile quindi stimareil volume effettivamente estratto, in quanto nonviene ancora utilizzato a regime il misuratore diportata imposto dal Piano di Tutela delle Acquedella Regione Puglia;- non è possibile stabilire quanti dei pozzi autode-nunciati ed in fase di istruttoria continuino a pre-levare dalla falda;- nell’archivio del Genio Civile non è possibile ese-guire una distinzione tra i pozzi penetranti nell’ac-quifero superficiale, sovrastante le argille pliocenico-

calabriane, e quelli penetranti nei calcari cretacei(ad esempio ubicati in prossimità della Faglia dell’Ofanto) e nelle lenti sabbiose artesiane presentinelle argille azzurre. I pozzi non penetranti nell’ac-quifero superficiale sono comunque una piccolis-sima percentuale rispetto al totale dei pozzi;- le superfici irrigabili attrezzate e servite dal Con-sorzio di Bonifica della Capitanata, di cui si parleràsuccessivamente, sono molto spesso irrigate anchecon acque sotterranee estratte da pozzi abusivi;- il numero dei pozzi autodenunciati che sono pas-sati alla fase istruttoria è stato solo stimato.

Il depauperamento osservato nel Basso Tavo-liere ha molto probabilmente ivi determinato unariduzione degli emungimenti.

Queste incertezze influenzano in maniera con-trastante il valore del volume annuo estratto dallafalda. Si può quindi ritenere che i loro effetti sicompensino e che il valore proposto dianzi confi-guri una ipotesi credibile circa il limite superioredella portata annualmente estratta dalla falda su-perficiale del Tavoliere da utilizzare nell’ambito dilavori finalizzati alla pianificazione e mitigazionedel depauperamento.

Note la portata d’acqua dell’acquifero e quellaestratta, è possibile svolgere previsioni circa l’evo-luzione nel tempo dello stato della risorsa idricasotterranea, per la quale i dati piezometrici eviden-ziano una tragica compromissione.

Data la portata complessiva dell’acquifero su-perficiale del Tavoliere, pari a circa 5 m3/s, e gliemungimenti, che raggiungo i 12 m3/s, la portataestratta appare superare quella disponibile di circa7 m3/s, dunque di 221 Mm3 all’anno. Il volumeidrico sottratto a quello immagazzinato nell’acqui-fero determina il progressivo svuotamento dell’ac-quifero stesso. Considerato che l’estensionedell’acquifero è pari a circa 2.900 km2 e ipotiz-zando, per semplicità, tutto l’acquifero come frea-tico di porosità efficace pari a 10%, il volumed’acqua annualmente estratto dalla riserva d’acquadetermina un abbassamento del livello di falda conil ritmo di circa 75 cm per anno. In tabella 14.4 siriassumono i risultati sin qui discussi.

Quanto sinora illustrato si basa sull’ipotesi che iprelievi siano uniformemente attuati su tutta la re-gione. In realtà, in ragione delle caratteristiche di

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA115

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permeabilità del materasso acquifero e della possi-bilità di reperire le acque di irrigazione da fonti al-ternative (ad esempio 140 Mm3 resi disponibili dagliinvasi; D’ARCANGELO & PROCACCINI, 2001), i pre-lievi risultano più intensi in alcune zone rispetto adaltre. In particolare, sovrapponendo le linee isopie-ziche del Tavoliere degli anni ’50 con quelle del pe-riodo 2007÷2010 e con la carta rappresentativadegli schemi idrici del Consorzio di Bonifica dellaCapitanata (fig. 14.17), si può osservare come lezone entro cui si sono rilevati gli abbassamenti pie-zometrici più significativi sono in gran parte ubicatenelle aree non servite dal Consorzio, ove evidente-mente le acque di falda rappresentano l’unica fonted’acqua per l’irrigazione. Tali aree comprendono,inoltre, le porzioni di acquifero ove la circolazioneidrica è confinata sotto il livello del mare. Come ab-biamo visto nel paragrafo 14.4.3 questo ospitavaall’inizio del secolo scorso un volume idrico sottoil livello del mare pari a circa 500 Mm3, oggi forte-mente ridotto. Va però sottolineato che anche i pre-lievi attuati a monte, ove le acque di faldarappresentano un serbatoio cui attingere per inte-grare le acque di irrigazione fornite dal Consorzio,incidono sul depauperamento segnalato a valle.

Ferme restando le approssimazioni contenutenelle valutazioni sin qui riportate, è possibile affer-

mare che il regime di emungimento sinora attuatonel Tavoliere è il responsabile principale della si-gnificativa riduzione delle altezze piezometrichedella falda superficiale, almeno nella parte ove l’ac-quifero è confinato e posto sotto il livello del mare.Senza una inversione di tendenza si potrebbe giun-gere allo svuotamento totale dell’acquifero, conconseguenze catastrofiche sia per l’economia dellaregione sia per l’ambiente. Tale circostanza com-porterebbe, inoltre, l’intrusione delle acque marinenelle porzioni di acquifero disposte sotto il livellodel mare con l’ingresso di circa 500 Mm3 di acquasalata, che andrebbero ad invadere circa 5.000 Mm3

di acquifero, in un’area di circa 600 km2 di super-ficie, subito a monte del Golfo di Manfredonia.

14.3.7. - Possibilità di ripristino delle condizioni quanti-tative pregresse della falda

Il depauperamento della falda superficiale delTavoliere sin qui descritto indica l’urgenza di in-tervenire, sia al fine di non far precipitare la situa-zione in un vero e proprio disastro ambientale, siaal fine di ripristinare l’assetto della risorsa idrica dicui avviare una gestione razionale e sostenibile, nel-l’ottica della salvaguardia ambientale e dell’equa ri-partizione di un bene pubblico.

Nel prossimo futuro sarà opportuno attuare di-verse fasi di gestione: la prima, da attuare nel piùbreve tempo possibile, dovrà essere finalizzata alripristino dello stato quantitativo; la seconda, daattuare dopo il raggiungimento degli obiettivi dellaprima, dovrà essere finalizzata alla gestione lungi-mirante, quindi sostenibile, della risorsa idrica sot-terranea ricostituita.

Sulla base degli elementi sinora riportati sievince la necessità di ridurre drasticamente gliemungimenti in atto per rimpinguare la falda su-perficiale del Tavoliere. é necessario, in particolare,ridurre gli emungimenti a valori inferiori alla rica-rica naturale annuale, cosicché la ricarica netta chesi rende disponibile, pari alla differenza tra la rica-rica efficace dovuta alle piogge e gli emungimenti,ricarichi lentamente l’acquifero tenuto conto deideflussi. é chiara quindi la necessità di ricorrere arisorse idriche alternative per soddisfare la do-manda idrica, soprattutto irrigua (cap. 29). Si può

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA116

Sup. terreni assorbenti km2 1720Volume acquifero Mm3 32000

Riserva idrica stimata (anni ’50) Mm3 3200

Altezza di pioggia mm/a 400÷500Ricarica efficace mm/a 90

Portata d’acqua dolce m3/sMm3/anno

5158

Portata d’acqua estratta m3/s 12

Stima da pozzi Genio Civile Mm3/anno 378

Deficit idrico annuo m3/sMm3/anno

7221

Rapporto tra Deficit idricoannuo e Riserva idrica stimata

negli anni ’50- 7%

Tab. 14.4 - Bilancio idrico stimato per l’acquifero superficiale del Tavoliere.

- Estimated water balance of the Tavoliere shallow aquifer.

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117Fig. 14.17 - Schemi idrici del Consorzio di Bonifica della Capitanata e confronto delle isopieziche della falda relativa all’anno 1950 con quella relativa al periodo 2007÷2010.- Water schemes of Consorzio di Bonifica della Capitanata (Capitanata reclamation Board) and comparison of the isopiezic lines of the year 1950 with that of the period 2007÷2010.

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sicuramente stimare che, volendo ridurre a circa 2 m3/sl’estrazione complessiva dall’acquifero superficialedel Tavoliere, essendo la ricarica pari a circa 5 m3/s,si renderebbe disponibile una ricarica netta di circa3 m3/s (circa 95 Mm3 per anno), che, a meno deideflussi lentamente potrebbe ricostituire l’acqui-fero artesiano, oggi in gran parte svuotato. é dun-que necessario individuare fonti alternative cheforniscano una portata d’acqua pari ad almeno 300Mm3 per anno. Poiché la riduzione degli emungi-menti dovrebbe riguardare principalmente l’Altoed il Basso Tavoliere Meridionale, è qui che do-vrebbero essere indirizzate gran parte delle risorseidriche alternative. Si fa presente però che la ridu-zione degli emungimenti dei circa 30.000 pozzi delTavoliere, richiede innanzitutto un riordino delleutenze, da perseguire attraverso un censimentodelle opere di captazione esistenti sul territorio(cap. 2).

Anche nel Tavoliere settentrionale, ove la cir-colazione idrica è diretta verso la Faglia del Can-delaro e verso la costa adriatica nei pressi di Lesina,è opportuno ridurre gli emungimenti mentre si èin attesa di più approfonditi studi che consentanodi stabilire le effettive potenzialità idriche di questaarea alla luce del ruolo che detta faglia svolge nel-l’idrogeologia dell’area. In queste aree l’applica-zione di una gestione dell’acqua sotterraneasostenibile potrebbe avvenire con non molte dif-ficoltà, considerata la presenza del Consorzio diBonifica (fig. 14.17).

Nella prima fase di gestione, mirata a contra-stare l’emergenza ambientale, al fine di accelerareil processo di ricarica della falda andrebbe valutatala possibilità di realizzare, in prossimità dei terreniassorbenti dell’Alto Tavoliere, vasche di espan-sione che, laminando le portate di piena dei tor-renti, o delle importanti incisioni presenti nelterritorio, costituiscano importanti volumi idricioggetto di rilascio lento e naturale in falda. Pos-sono poi essere eseguiti piccoli bacini di infiltra-zione e canali infiltranti che, riducendo ilruscellamento superficiale, consentano di incre-mentare significativamente la ricarica netta dellafalda. Questi interventi consentirebbero poi, su-perata la fase di emergenza, di rendere disponibilimaggiori volumi idrici per rispondere al fabbiso-

gno irriguo, oltre che ridurre le spesso pericoloseportate di piena dei torrenti. Gli eventi alluvionalidi cui il Tavoliere fa spesso esperienza, rappresen-tano a riguardo un modello fisico di base nellascelta di quelle aree che dal punto di vista geomor-fologico ed idrogeologico presentano già una na-turale propensione ad essere sede degli interventidianzi proposti. In figura 14.18 si riporta una cartadelle aree allagate a causa dell’alluvione del 3 e 4Marzo 2005, che interessò il bacino del fiume For-tore; sono ivi indicate le ubicazioni di alcune fotoscattate il 5 Marzo 2005 (fig. 14.19). A terminedella piena, gran parte dell’acqua è ritornata al tor-rente ed è quindi defluita verso il mare, mentresolo una piccola aliquota della stessa si è resa di-sponibile per la ricarica. La realizzazione di para-toie mobili potrebbe consentire di bloccare, altermine di una piena, gran parte dell’acqua, tratte-nendola e così agevolando l’infiltrazione in faldafreatica. é chiaro che si tratta di interventi da pro-gettare sulla base delle opere già esistenti, qualistrade, ponti, ecc., che come si può osservare nel2005 furono tragicamente interessate dall’alluvione.

In figura 14.20 si riporta invece una carta delleesondazioni dei torrenti nel basso Tavoliere avvenutenel periodo 1926-1950 (CALDARA & PENNETTA,1993a). La figura evidenzia le aree interessate daallagamenti determinati dalle piene dei torrentiche solcano il basso Tavoliere; è evidente comeanche in questo caso si siano configurati bacini diricarica in zone geomorfologicamente predispostea tale ruolo.

Altre aree di rilievo per la pianificazione dellaricarica della falda sono quelle paludose, ove untempo avveniva un lento ma sicuramente cospicuorilascio di acque superficiali in falda. In figura 14.21sono riportate le paludi esistenti nel Basso Tavo-liere alla fine dell’ottocento, oggi in gran parte bo-nificate. Prima del 1930 la situazione nel Tavoliere,dal punto di vista idraulico, poteva così riassumersi(CALDARA & PENNETTA 1993a):- aree lacustri 15.000 ha;- aree esondabili 40.000 ha;- aree paludose 30.000 ha.

Le opere di bonifica nel Tavoliere furono avviatedai Francesi, proseguite dai Borboni e poi succes-sivamente dal Genio Civile del Regno di Italia. Esse

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA118

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LE ACQUE SOTTERRANEE E L’INTRUSIONE MARINA IN PUGLIA119

Fig. 14.18 - Allagamenti determinati dal fiume Fortore durante l’alluvione del 3-4 Marzo 2005 con ubicazione di alcune foto aeree scattate il giorno 5 Marzo(ex Genio Civile, Foggia).

- Flooding caused by the Fortore river during the 3-4 March 2005 flood, showing location of some aerial photos taken on 5 March (ex Genio Civile, Foggia).

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hanno consentito di bonificare gran parte del ter-ritorio, con la quasi scomparsa delle paludi, mahanno anche molto probabilmente ridotto la dispo-nibilità di risorsa idrica sotterranea, avendo di fattoridotto la infiltrazione efficace. A riguardo bastipensare che le paludi retrodunali, caratteristichelungo il litorale adriatico a Sud-Est di Manfredonia,determinavano sicuramente un incremento di ca-rico della falda, utile sia a contrastare il fenomenodell’intrusione marina, sia a ridurre la cadente pie-zometrica con cui la falda si dirige verso il mare,dunque la portata uscente dall’acquifero. Tali areesono contenute nelle zone dove oggi osserviamodei carichi piezometrici della falda inferiori al livellomare. Quindi, anche se l’acquifero è in tali aree con-finato sotto le argille gialle quaternarie, va eviden-ziata la possibilità che si instauri un moto difiltrazione attraverso lo strato argilloso quaternario,

specialmente dove la frazione limosa e sabbiosa ri-sultano significative. La presenza di aree ove le ar-gille gialle presentano una permeabilità nontrascurabile è stata riconosciuta, infatti, in alcunipozzi ubicati nel Basso Tavoliere e penetranti nel-l’acquifero confinato (zORzI & REINA, 1960).

é evidente la necessità di rivedere le opere di bo-nifica eseguite, al fine di incrementare la ricarica del-l’acquifero superficiale del Tavoliere, fermarestando la necessità di gestire il rischio idraulico esalvaguardare gli aspetti igienico-sanitari del territo-rio. La realizzazione di opere idrauliche (eventual-mente controllate da remoto) che consentano divariare le portate d’acqua drenate, in modo da ridurreil rischio idraulico durante le piene ed allo stessotempo contenere le acque per l’infiltrazione in falda,dovrebbe guidare il progetto delle opere di bonifica,così come viene già fatto in altri paesi del mondo,

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA120

Fig. 14.19 - Foto degli allagamenti scattate il 5 Marzo 2005, l’ubicazione è indicata in figura 14.18 (ex Genio Civile, Foggia).- Photos of the floods, taken on 5 March 2005 the location shown in figure 14.18 (ex Genio Civile, Foggia).

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quali la Florida, di cui si dirà nel capitolo 28.é da valutare inoltre attentamente la possibilità

di attuare una ricarica artificiale attraverso il riusodi acque reflue, una volta trattate adeguatamente,soprattutto nelle porzioni di acquifero dove la faldapresenta carichi idraulici negativi e dove è assentela ricarica diretta dalla superficie. L’acqua da utiliz-zare per la ricarica potrebbe anche essere derivatadai fiumi e torrenti che attraversano il Basso Ta-voliere, nel rispetto dei loro deflussi minimi vitali,e dovrebbe essere immessa nell’acquifero attra-verso pozzi che superino le formazioni argilloseimpermeabili più superficiali.

Stabiliti i volumi idrici disponibili per la ricaricaa seguito degli interventi auspicati e la massimaportata estratta dall’acquifero, si ha la possibilità diapplicare modelli numerici per la stima degli effettidegli interventi, come ad esempio del tempo ne-cessario per il ripristino dei volumi originari dellafalda. A seguire sarà possibile progettare nuoveprocedure di utilizzo delle acque sotterranee delTavoliere (seconda fase di gestione), anche adot-tando portate sensibilmente superiori a quelleadottate nella prima fase, in relazione alla distribu-zione dei carichi piezometrici e alla natura e per-meabilità dell’acquifero. L’ubicazione dei pozzi

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA121

Fig. 14.20 - Esondazioni e conseguenti allagamenti del Tavoliere verificatisi nel periodo 1926-1950 (da CALDARA & PENNETTA, 1993a).- overflow and flooding of Tavoliere occurred in the period 1926-1950 (after CALDArA & PEnnETTA, 1993a).

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dovrebbe seguire criteri razionali al fine di evitaredepauperamenti locali della falda, basati sulla co-noscenza delle aree di alimentazione, dei caratteridi permeabilità dei terreni appartenenti all’acqui-fero e della distribuzione dei carichi piezometricidella falda, tutti elementi ormai noti con un ade-guato grado di approssimazione.

14.3.8. - Chimismo delle acque di falda

Il chimismo delle acque sotterranee contenutenell’acquifero superficiale del Tavoliere è influen-zato dai processi di interazione tra la matrice delterreno, spesso ricca di minerali argillosi, e le acquemeteoriche di alimentazione e, nelle zone costieree pedegarganiche, dall’intrusione marina.

In generale l’acqua della falda superficiale delTavoliere è caratterizzata da una salinità totale mo-deratamente bassa, circa 0,7¸0,9 g/l, anche se inalcuni casi può essere superato 1 g/l. Solo i pozzipiù prossimi alla linea di costa presentano conte-nuti salini sensibilmente maggiori, che raggiun-gono anche valori dell’ordine dei 4 g/l, con faciescloruro-sodica determinata dall’intrusione marina.

In figura 14.22 è indicata l’ubicazione di alcunipozzi per i quali si dispone dei risultati di analisichimiche di laboratorio condotte sulle acque di

falda nel 2008, nell’ambito del Progetto Tiziano.In figura 14.23 si riportano i relativi diagrammi diSchoeller, che illustrano la variabilità del chimismoche è possibile rilevare nelle acque del Tavoliere, acausa della variazione della natura e permeabilitàdei terreni assorbenti e di quelli costituenti il ma-terasso acquifero, la prima incidente sul tipo di in-terazione tra matrice rocciosa e acqua di falda, laseconda sui tempi di residenza.

In alcuni casi si registrano valori molto elevati diconcentrazione per i cloruri, anche ove questi nonpossono essere attribuiti a fenomeni di mescola-mento con l’acqua di mare. é il caso, ad esempio,del pozzo FG 73 a Nord di San Severo (fig. 14.23a),per il quale, a fronte di una prevalenza dello ionecloruro, non si evidenzia un incremento degli altriioni di origine marina. Tale circostanza può essereattribuita all’inquinamento di origine antropica.

Nelle aree prossime al lago di Lesina ed in quellepedegarganiche sono stati misurati contenuti salinidell’ordine di 1,5 ÷ 2 g/l e dei rapporti caratteristicitipici di acqua di falda influenzata dal mare. Lostesso vale per molti dei pozzi prossimi alla costaadriatica del Golfo di Manfredonia (fig. 14.23b),benchè qui si riscontri maggiore variabilità. A talproposito va rimarcato che l’intrusione delle acquemarine nel materasso acquifero sovrastante i terreni

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA122

Fig. 14.21 - Carta delle paludi annessa alla relazione del Commissario Deputato G.A. Angeloni (1884) (da CALDARA & PENNETTA, 1993a).- Map of marshes, attached to the report by the Commissioner G.A. Angeloni (1884) (after CALDArA & PEnnETTA, 1993a).

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pliocenici e calabriani è maggiore nelle porzioni me-ridionali del Golfo di Manfredonia, ove l’acquiferoè freatico, di contro alle aree settentrionali del Golfoe a Sud-Est del lago di Lesina, ove l’intrusione ma-rina, quando presente, sembra essere inibita. I dia-grammi di Schöeller per acque prelevate dai pozziFG 45 ARPA ed FG 46 ARPA, quasi coincidenti infigura 14.23b, ubicati a Sud–Est del Tavoliere inprossimità del fiume Ofanto (fig. 14.22), sono indi-cativi di un notevole mescolamento con acqua dimare. Le acque prelevate da questi pozzi, infatti,sono caratterizzate da una salinità di circa 4 g/l e

presentano dei rapporti caratteristici indicativi dimescolamento con le acque marine. Differente è ilchimismo delle acque prelevate in corrispondenzadel pozzo FG 28 ARPA o di quelle prelevate neipozzi FG 30 ARPA ed FG 32 ARPA, ubicati inprossimità dei torrenti Cervaro e Carapelle ove lafalda è in pressione, per le quali la concentrazionesalina, dell’ordine di 1÷1,5g/l, è influenzata dal me-scolamento con l’acqua di mare in modo più mo-derato. Dunque il fenomeno dell’intrusione marinaè più intenso nella zona dell’Ofanto, ove la falda èfreatica e circola all’interno di terreni più permeabili,

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA123

Fig. 14.22 - ubicazione di alcuni pozzi della rete di monitoraggio del “Progetto Tiziano”.- Location of some wells of the “Tiziano Project” monitoring network.

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AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA124

a

Fig. 14.23 – a) Diagrammi di Schoeller delle acque sotterranee dei pozzi FG 41, FG 73, FG 64, FG 02 ARPA, FG 140, FG 15 ARPA, FG 14 ARPA, FG 106,FG 21 ARPA, FG 119, FG 51, FG 19 ARPA, FG 114, FG 43 ARPA, FG 48 ARPA, FG LSA FG, FG LSE FG ed FG 51 ARPA, ubicati in figura 14.22). b) -Diagrammi di Schoeller delle acque sotterranee dei pozzi FG LSG FG, FG 46 ARPA, FG39 ARPA, FG 41 ARPA, FG 45 ARPA, FG 44 ARPA, FG 27 ARPA,FG 49 ARPA, FG LSD FG, FG 29 ARPA, FG LSC FG, FG 26 ARPA, FG 142, FG 155, FG 156, FG LSB FG, FG 20 ARPA, FG 28 ARPA, FG 30 ARPA,

FG 169, FG 32 ARPA, FG 172 ubicati in figura 14.22.- a) Schoeller diagram for wells FG 41, FG 73, FG 64, FG 02 ArPA, FG 140, FG 15 ArPA, FG 14 ArPA, FG 106, FG 21 ArPA, FG 119, FG 51, FG 19 ArPA,FG 114, FG 43 ArPA, FG 48 ArPA, FG LSA FG, FG LSE FG and FG 51 ArPA (location of wells is shown in figure 14.22); b) Schoeller diagram for the wells FGLSG FG, FG 46 ArPA, FG39 ArPA, FG 41 ArPA, FG 45 ArPA, FG 44 ArPA, FG 27 ArPA, FG 49 ArPA, FG LSD FG, FG 29 ArPA, FG LSC FG,FG 26 ArPA, FG 142, FG 155, FG 156, FG LSB FG, FG 20 ArPA, FG 28 ArPA, FG 30 ArPA, FG 169, FG 32 ArPA, FG 172 (location of wells is shown in

figure 14.22).

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rispetto al tratto di costa più a Nord, ove la falda èin pressione. Nella zona in cui le altezze piezometrieregistrate dal 1987 al 2010 sono fortemente negative(figg. 14.15 e 14.16; tav. 4 f.t.), l’ingressione del marenell’acquifero appare ostacolata, anche se il livello difalda è notevolmente inferiore al livello mare. La

presenza di formazioni argillose presso la costa può,infatti, ostacolare l’intrusione marina, tanto da con-sentire la depressione del livello di falda sotto il li-vello del mare (AuRELI, 1983). una conoscenza dimaggior dettaglio delle caratteristiche litostratigrafi-che e di permeabilità dei terreni in prossimità della

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA125

b

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costa, renderà possibile la definizione dei rapportiesistenti tra la falda superficiale del Tavoliere ed ilmare.

In conclusione non è da escludere che nel fu-turo le acque marine invadano completamente leporzioni di acquifero superficiale disposte al disotto del livello del mare e che presentano altezzepiezometriche riferite al livello mare negative,anche se tempi e modi di una tale intrusione nonsono oggi presagibili. Questa valutazione illuminasulla urgenza di intervenire, secondo quanto già il-lustrato nel paragrafo precedente, al fine di ripri-stinare le altezze piezometriche originali della falda.

14.4. – CARATTERI IDROGEOLOGICI DELL’ACQuI-FERO PLIO-PLEISTOCENICO ARTESIANO INTERMEDIO

L’esigenza di reperire nuove risorse idriche sot-terranee nell’area del Tavoliere ha indirizzato le ri-cerche verso profondità sempre maggiori, conl’obiettivo di raggiungere l’acquifero profondo cir-colante nei calcari mesozoici. Nel corso di tali ri-cerche svariate perforazioni hanno inveceintercettato livelli di diversa potenza costituiti dasabbie più o meno limose, interposti nella forma-zione argillosa e contenenti acque in pressione. Talilivelli sono stati rinvenuti a quote variabili tra i 200ed i 400 m sotto il livello del mare e, per quantosia stato possibile desumere sulla base dei dati stra-tigrafici a disposizione, il loro spessore non superale poche decine di metri (figg. 14.24 e 14.25).

I valori di permeabilità che caratterizzano questelenti sabbiose sono dell’ordine di 10-4 cm/s, comeattestato dalle caratteristiche idrodinamiche valutatecon prove di emungimento (COTECCHIA et alii,1995). Le altezze piezometriche rilevate, invece, va-riano da valori anche superiori ai 200 m s.l.m. sinoa valori dell’ordine di una decina di metri s.l.m. pro-cedendo da SSO verso NNE, con una cadente pie-zometrica media di circa 10‰. Nelle aree in cuil’acquifero è sovrasfruttato, i carichi piezometrici inquesto acquifero possono anche ridursi al di sottodel livello del mare. In ogni caso la cadente piezo-metrica rilevata sulla base delle altezze piezometri-che misurate nei pozzi che intercettano taleacquifero non è indicativa di una variazione conti-nua delle altezze piezometriche nell’area presa in

esame. Infatti, possono esistere volumi di acquiferoinclusi nella matrice argillosa completamente isolati,così come schematicamente rappresentato in figura14.24, in ognuno dei quali la falda può avere diffe-rente carico piezometrico. Le differenze di altezzapiezometrica possono essere connesse anche all’esi-stenza di forti eterogeneità di permeabilità nell’am-bito di un singolo dominio di filtrazione, che includei terreni argillosi meno permeabili e le inclusioni piùpermeabili, che connettono tali domini alle aree dialimentazione, forse ubicate nell’altopiano murgianoo sui primi rilievi dell’Appennino. La continuità la-terale dei livelli acquiferi qui presi in esame è plausi-bile se si considera quali e quante possano esserestate le cause che hanno determinato una variazioneverticale di facies per variazioni temporanee nel tra-sporto nel bacino, a causa di variazioni del potereerosivo dei corsi d’acqua conseguenti alle variazionidel livello mare.

La potenzialità di questi livelli sabbioso-limosi è ingenere bassa. L’estrazione da essi di portate inferioria 15 l/s generano normalmente depressioni idrodi-namiche di diverse decine di metri, che tendono adaumentare nel tempo (COTECCHIA et alii, 1995).

La temperatura delle acque, compresa tra17°÷24° nei pozzi riportati in figura 14.25, ma chepuò raggiungere anche i 26°, possono essere spie-gate con il naturale aumento della temperatura conla profondità connessa al normale gradiente geo-termico (25°/km; MAGGIORE et alii, 1996).

Le acque di falda contenute nell’acquifero in-termedio ricadono nel campo delle acque bicarbo-nato-sodiche (fig. 14.26) e presentano unaconcentrazione salina compresa nell’intervallo 0,4÷1,5 g/l. Per tutte le acque campionate Na+ eHCO3

- rappresentano circa l’80% del contenutoin solidi disciolti, con bassi contenuti di cloruri esolfati e la quasi assenza del Mg++.

La facies idrochimica bicarbonato-sodica è tipi-camente originata dalle reazioni di scambio catio-nico in acquiferi sedimentari contenenti permutiti,che sono state precedentemente a contatto conacque salate (COTECCHIA et alii, 1995). Infatti,quando un sedimento è in equilibrio con acque sa-late, le permutiti presenti nei sedimenti presentanoioni Na+ in elevata proporzione. Se tali sedimenti,in seguito, vengono a contatto con acque dolci

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA126

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LE ACQUE SOTTERRANEE E L’INTRUSIONE MARINA IN PUGLIA127

Fig. 14.24 - Carta geologica semplificata e sezioni schematiche del Tavoliere di Puglia con indicazione delle lenti sabbiose contenenti la falda plio-pleistocenicaartesiana intermedia (da COTECCHIA et alii, 1995).

- Simplified geological map and schematic profiles of Tavoliere with indication of the sand lenses containing the Plio-Pleistocene intermediate artesian groundwater (after COTECCHIA et alii, 1995).

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contenenti prevalentemente ioni Ca++, in relazioneal disequilibrio chimico che si viene a creare tra leacque dolci ed il sedimento, si attivano reazioni discambio cationico che tendono a ripristinare l’equi-librio tra ioni adsorbiti e ioni in soluzione. Il feno-

meno può portare ad una forte alterazione dellacomposizione cationica iniziale dell’acqua dolce,che si arricchisce in Na+ e perde Ca++, fino a chel’incremento del contenuto in ioni Na+ non com-porti il raggiungimento dell’equilibrio. Questo tipo

AREA IDROGEOLOGICA DEL TAVOLIERE DI FOGGIA128

Fig. 14.25 - Ubicazione dei pozzi penetranti nell’acquifero intermedio del Tavoliere con indicazione delle principali grandezze geometriche, idrogeologiche echimico-fisiche prese in esame (mod., da COTECCHIA et alii, 1995).

- Location of the wells penetrating the intermediate aquifer of Tavoliere with indication of the major geometric, hydrogeological and chemical and physical parameters considered (modifiedafter COTECCHIA et alii, 1995).

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di reazione di scambio è conosciuta come “scam-bio cationico diretto” (APPELO & POSTMA, 1993).

Il quadro interpretativo dianzi delineato lasciasupporre che il chimismo delle acque contenutenelle lenti artesiane del Tavoliere sia stato generatoda un “processo di lavaggio” dei sedimenti marinida parte di acque dolci, la cui provenienza è a tut-t’oggi incerta. La debole salinità delle acque (0,5–1,5g/l), il loro pH (8–8,7) e la loro facies idrochimica,concorrono nel confermare tale ipotesi. Confermaulteriore deriva dalla determinazione del contenutoin 14C e di δ13C, δD e δ18O. Queste determinazioniconcordano nel suggerire che la velocità di infiltra-zione nelle lenti artesiane sia stata bassissima e chei tempi di residenza nell’acquifero siano stati quellinecessari all’arricchimento in Na+ riconosciuto perle acque, le quali si sarebbero infiltrate circa 20.000anni fa (COTECCHIA et alii, 1995).

Al fine di valutare le aree di alimentazione di taleacquifero va osservato che la presenza ad Ovest delTavoliere (primi rilievi dell’Appennino Dauno) diestesi affioramenti di terreni sabbiosi incuneati

sotto i terreni della formazione delle Argille Az-zurre (fig. 14.24), indica la possibilità che l’acquiferosia alimentato dalla circolazione in dette lenti. Que-sti affioramenti sabbiosi si presentano ad una di-stanza dall’area in esame dell’ordine di 50÷60 km.Ipotizzando che tra gli affioramenti sabbiosi pre-senti sui rilievi dell’Appennino Dauno e l’acquiferosabbioso intermedio plio-pleistocenico sussista unacadente piezometrica media pari a quella misuratatra i pozzi penetranti in quest’ultimo, ossia 10‰, sideriva un’altezza piezometrica pari a circa 500÷600m s.l.m. in prossimità dell’Appennino.

Allo stato attuale la falda presente nelle lentisabbiose artesiane del Tavoliere non è monitorata,essendo franato l’unico pozzo profondo pene-trante nell’acquifero intermedio della rete di mo-nitoraggio regionale (Progetto Tiziano). Talepozzo, realizzato negli anni ’90 nell’ambito dellaprima rete di monitoraggio regionale (cap. 27), pre-sentava una profondità di circa 400 m dal pianocampagna e rinveniva le lenti sabbiose artesiane aduna profondità di circa 330 m, per uno spessore dicirca 30 m. Il livello di falda si stabilizzava, nel-l’anno 1996, a circa 41 m sopra il piano campagna,ossia a circa 135 m sopra il livello del mare. L’unicamisura eseguita nell’ambito del Progetto Tiziano,risalente all’anno 2007, ha invece evidenziato un’al-tezza piezometrica di circa 88 m s.l.m, ivi indicandouna riduzione del carico piezometrico di circa 40m in 10 anni. Questa circostanza conferma lascarsa potenzialità dell’acquifero e la sua modestarinnovabilità. Le potenzialità idriche di questa ri-sorsa sono sicuramente molto esigue, tanto da nondoverla ritenere strategica e/o complementare.Esso dovrebbe quindi essere utilizzato solo perbrevi periodi e per usi locali che comportinol’estrazione di portate modeste. Va tuttavia segna-lato che l’elevata concentrazione in Na+ e la pre-senza, in alcuni casi, di Boro, rendono le sue acquemolto spesso non idonee all’irrigazione.

Al fine di regolamentare l’attività di rilascio delleconcessioni all’estrazione delle acque sotterraneecontenute nell’acquifero intermedio del Tavoliere,risulta comunque necessario continuare a monito-rare sia la qualità sia i carichi piezometrici di taleacquifero, così da poterne seguire l’evoluzione infunzione dei prelievi attuati.

LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA129

Fig. 14.26 - Chimismo delle acque sotterranee circolanti nell’acquifero dellaMurgia Nord-occidentale (1), e delle acque rinvenute nelle lenti sabbiose

artesiane profonde del Tavoliere (2-3).- Chemical composition of groundwater flowing in the aquifer of north-western Murgia

(1), and of the waters found in the deep artesian sand lenses of Tavoliere (2-3).

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Fig. 14.6 - Lineamenti strutturali del Gargano e del Tavoliere con indicazione dei risultati delle indagini geognostiche e geofisiche condotte nella prima metà del secolo scorso. Indicazione dei pozzi profondi ubicati in destra Ofanto, delle sorgenti ipotermali e della Punta delle Pietre Nere sita lungo il litorale del lago di Lesina.- Structural setting of Gargano and Tavoliere with indication of the results from geognostic and geophysical surveys carried out in the first half of the 20th century. The wells located on the right bank of the Ofanto river, the hypothermal springs and Punta delle Pietre Nere, located along the coast of Lesina Lake, are also shown.

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