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74 Idolo indù con aureola (Mu- seo Gamet di Parigi) Krishna, idolo indù Idolo giapponese Scultura di Poseidone che regge un tridente a Copenaghen Il tridente pagano frastagliato 8. ALCUNI ALTRI SIMBOLI PAGANI PENETRATI NEL CATTOLICESIMO ROMANO Gli esempi che seguono non sono esaustivi, ma credo siano sufficienti a dimostrare qualco- sa… Tutta l’iconografia cattolica ha purtroppo origine pagana; inoltre, le chiese cattoliche trasudano anche di simboli massonici, a loro volta pagani, soprattutto le chiese dei Gesuiti. L’AUREOLA L’aureola che sta dietro la testa di tutti i santi e le Madonne è ripresa dalla antiche culture pagane. Dall’Occidente all’Oriente, sono innumerevoli gli idoli che la mostrano, e questo per la sem- plice ragione che tutte le culture pagane hanno sempre adorato il sole e l’aureola ne è per lo più un simbolo. «L'aureola origina dalle religioni europee pre-cristiane. La si riscontra in molti mosaici, in cui un disco di luce cir- conda la testa degli dèi dell'Olimpo. L'aureola compare anche in stele funerarie ellenistiche per esprimere defe- renza a chi appartiene al mondo dell'aldilà e su alcune monete, attorno alla testa del personaggio effigiato. Un tipo particolare di aureola è quella raggiata del Sol Invic- tus, adottata anche dal Mitraismo. L'aureola era presente nell'iconografia dei re solari indo- iranici, in seguito adottata da re ed imperatori romani e bizantini. Dèi come Giove e Apollo avevano il capo cir- condato da un'aureola luminosa (Simboli e Allegorie, Di- zionari dell'arte, Ediz. Electa, 2003, pag. 148)» (da Wikipedia alla voce Aureola). IL TRIDENTE Il tridente, tipico di innumerevoli statue di idoli pagani, è spesso anche in mano a Cristo o intorno al crocifisso nelle chiese catto- liche. Adad, Enlil, Baal, Nettuno, Poseidone e altri dèi venivano raffigurati con in mano un tridente, un simbolo del fulmine. Il tri- dente è riconducibile al dio solare babilonese dalle corna e da- gli zoccoli che portava con sé un tridente e un forcone. Il tridente pagano è anche un simbolo osceno: l’asta centrale dritta rappre- senta il fallo maschile, le due aste laterali l’organo femminile. Nella foto in alto a destra nella pagina seguente, è ritratto un crocifisso che si trova sull’alta- re nella cattedrale di San Pao- lo a Londra. È circondato da ben quattro tridenti di stile in- duista che, essendo appunto simboli sessuali, rappresentano la fertilità. Perché abbinare tali simboli al nostro Salvatore?

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Idolo indù con aureola (Mu-seo Gamet di Parigi)

Krishna, idolo indù

Idolo giapponese

Scultura di Poseidone che regge un tridente a Copenaghen

Il tridente pagano frastagliato

8. ALCUNI ALTRI SIMBOLI PAGANI PENETRATI NEL CATTOLICESIMO ROMANO

Gli esempi che seguono non sono esaustivi, ma credo siano sufficienti a dimostrare qualco-sa… Tutta l’iconografia cattolica ha purtroppo origine pagana; inoltre, le chiese cattoliche trasudano anche di simboli massonici, a loro volta pagani, soprattutto le chiese dei Gesuiti. L’AUREOLA L’aureola che sta dietro la testa di tutti i santi e le Madonne è ripresa dalla antiche culture pagane. Dall’Occidente all’Oriente, sono innumerevoli gli idoli che la mostrano, e questo per la sem-plice ragione che tutte le culture pagane hanno sempre adorato il sole e l’aureola ne è per lo più un simbolo.

«L'aureola origina dalle religioni europee pre-cristiane. La si riscontra in molti mosaici, in cui un disco di luce cir-conda la testa degli dèi dell'Olimpo. L'aureola compare anche in stele funerarie ellenistiche per esprimere defe-renza a chi appartiene al mondo dell'aldilà e su alcune monete, attorno alla testa del personaggio effigiato. Un tipo particolare di aureola è quella raggiata del Sol Invic-tus, adottata anche dal Mitraismo. L'aureola era presente nell'iconografia dei re solari indo-iranici, in seguito adottata da re ed imperatori romani e bizantini. Dèi come Giove e Apollo avevano il capo cir-condato da un'aureola luminosa (Simboli e Allegorie, Di-zionari dell'arte, Ediz. Electa, 2003, pag. 148)» (da Wikipedia alla voce Aureola).

IL TRIDENTE Il tridente, tipico di innumerevoli statue di idoli pagani, è spesso anche in mano a Cristo o intorno al crocifisso nelle chiese catto-liche. Adad, Enlil, Baal, Nettuno, Poseidone e altri dèi venivano raffigurati con in mano un tridente, un simbolo del fulmine. Il tri-dente è riconducibile al dio solare babilonese dalle corna e da-gli zoccoli che portava con sé un tridente e un forcone. Il tridente pagano è anche un simbolo osceno: l’asta centrale dritta rappre-senta il fallo maschile, le due aste laterali l’organo femminile.

Nella foto in alto a destra nella pagina seguente, è ritratto un crocifisso che si trova sull’alta-re nella cattedrale di San Pao-lo a Londra. È circondato da ben quattro tridenti di stile in-duista che, essendo appunto

simboli sessuali, rappresentano la fertilità. Perché abbinare tali simboli al nostro Salvatore?

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Il crocifisso con tridenti, sopra l’altare della cattedrale di St. Paul a Londra

La statua di Giove, trasformata in San Pietro nell’omonima basilica,

che mostra il gesto pagano e l’aureola, simbolo del dio Sole

Bassorilievo assiro-babilonese del IX sec. a.C. Altare con la ruota, simbolo di Baal, usata nell’adorazione al Sole in era babilonica

Perfino le guardie svizzere fanno lo stesso gesto pagano per giura-

re fedeltà la papa

Croce celtica inserita nel disco solare

Ruota solare maya (a sinistra) e ruota in un tempio indiano (a destra)

Statua di Gesù bambino con tri-dente in testa e gesto della mano

con saluto satanico

Il saluto di Babilonia con tre dita della mano alzate era proprio un simbolo del tridente ed è un segno sa-tanico. A riprova di questo, basta guardare quella che i Cattolici pensano essere la statua di San Pietro dentro l’omonima basilica in Vaticano. Anche qui si vede il saluto pagano (usato poi dal papa per bene- dire), proprio perché questa in origine era la statua di Giove. Le fu semplicemente cambiato il nome e fu posta all’interno della basilica! Esistono anche imma-gini del classico satanico caprone (la cui foto di pro-posito evito di inserire qui) che si presentano con la fiamma sulla testa, la stella a cinque punte in fronte e la mano alzata che mostra lo stesso gesto che si vede nella foto di Giove/San Pietro.

LA RUOTA PER L’ADORAZIONE DEL SOLE L’adorazione al dio Sole, fin dalla notte dei tempi, è sempre stata rappresentata mediante diversi simboli ed è a tutt’oggi

onnipresente. Uno di questi simboli è la ruota che, con i suoi raggi, richiama alla mente l’im-magine del sole. Può anche contenere un cerchio più piccolo o una croce che simboleggia la terra con i suoi quattro elementi o le quattro stagioni (nella foto qui in alto, a sinistra, la croce celtica è inserita nel disco solare). La ruota solare è presente in tutte le culture pagane e prende appunto varie forme.

Nel cattolicesimo romano la ruota solare com-pare praticamente ovunque, sui paramenti sa-cerdotali, sui frontoni e all’interno di numerosissi-

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Ruota solare all’entrata di un tempio buddista in Tailandia

Ruota solare di Baal sul frontespizio della cattedrale di Notre Dame a Parigi

Ruota solare di Baal sul soffitto del mona-stero spagnolo gesuita di St. Ignazio

A sinistra: Lo stemma del gesuita papa Francesco I (il sole compare in tutti i simboli gesuiti, spesso insieme all’occhio satanico)

A destra: Ruota, simbolo di Baal, sull’altare di una Chiesa Cattolica

A sinistra: Ruota solare sull’altare (dietro a papa Giovanni Paolo II) A destra: Miniatura di un vescovo cattolico con la ruota solare (da un

manoscritto di racconti del Medioevo)

me chiese, come simbolo dell’ostia, ecc. La più grande ruota per l’adorazione del dio Sole di tutto il mondo si trova in piazza San Pietro, a Roma, con l’obelisco al centro.

Si noti che è una ruota nella ruota, con otto raggi: questo è un sim-bolo comune nel paganesimo, è il cammino verso l’illuminazione e rappresenta anche l’energia cosmica. La ruota più piccola al centro riproduce schematicamente il sole con i suoi raggi. Inoltre il cerchio nel paganesimo spiritico rappresenta l’organo geni-tale femminile, mentre l’obelisco quello maschile (l’obelisco provie-

ne dall’adorazione pagana in Egitto). L’obelisco in mezzo al cerchio è dunque un altro simbo-lo osceno. L’obelisco era il tipico monumento egizio per l’adorazione di Ra, il dio Sole.

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A sinistra: Anche l’ostia riporta il simbolo solare con i suoi raggi A destra: L’ostia contenuta nell’ostensorio/sole, praticamente ugua-

le ai simboli solari della Massoneria (riconoscibili dalla G)

A sinistra: Il dio Sole Baal-Hadad nella falce di luna A destra: Il dio Sole Shamash (Mesopotamia) posto nella falce della

dea Luna, Nanna (Stele di Ur-Nammu di Ur (2112-2095BC)

A sinistra: Ornamento nella tomba di Tutankhamon. Il re è nel disco solare sopra la falce di luna. C’è anche l’occhio malefico di Osiride

A destra e sotto: Tre ostensori per l’ostia, praticamente uguali

L’ostensorio che contiene l’ostia e l’ostia stessa sono simboli di adorazione del dio Sole. Ai fedeli si insegna che l’ostia va adorata come se fosse Dio in persona. Nell’adorare l’ostia, i

fedeli adorano il dio Sole che la contiene e la rappresenta. Ma l’ostia non va adorata, non solo perché lo proibisce il secondo comandamento (quello tolto via dal Cattolicesimo), ma anche per il fatto che Gesù disse di prendere i simboli del pane az-zimo e del vino non fermentato (la fermentazione è simbolo di peccato) in Suo ricordo, non co-me vero e proprio sacrificio! A rigor di logica, quando Cristo porse ai Dodici il pane azzimo dicendo: «Questo è il mio cor-po… Fate questo in memoria di me» (Luca 22:19-20), non pote-va certo intendere che fosse il Suo vero corpo in carne ed os-sa, visto che doveva ancora es-sere crocifisso! Nemmeno il suo sangue era ancora stato sparso per noi! L’apostolo Paolo, nella sua epi-stola agli Ebrei, insiste diverse volte che il sacrificio di Cristo non si sarebbe mai più ripetuto. Ecco qui sotto un solo testo, fra tutti quelli possibili: «Gesù Cristo ha offerto se stes-so una volta per sempre, e ha compiuto la volontà di Dio; per questo Dio ci ha liberati dalle colpe e ci ha resi santi. I sacer-doti stanno nel tempio ogni giorno a svolgere il loro servizio: offrono molte volte gli stessi sa-crifici che non possono mai eli-minare i peccati. Cristo, invece, ha offerto un solo sacrificio per i peccati, una volta per sempre. Poi, come dice la Bibbia, si è messo accanto a Dio. Ora a-spetta soltanto che i Suoi nemici siano messi sotto i Suoi piedi. Così, con una sola offerta, Egli ha fatto diventare perfetti per sempre quelli che sono purificati dai peccati… Ora, se i peccati sono perdonati, non c'è più bi-sogno di fare offerte per il per-dono dei peccati» (Ebrei 10: 10-14,18 - TILC).

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Bastoni pastorali cattolici

A sinistra: Dragone alato (Musei Vaticani) - A destra: Serpente alato sulla maniglia della porta della cattedrale di St. Mary a San Francisco, California

Il passo è stato preso dalla Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente per una mag-giore chiarezza. Si noti quante volte l’apostolo ripete che Cristo è stato offerto una sola volta, per sempre. Dunque, i simboli della Santa Cena non sono altro che un sacro ricordo di quello straordinario evento, unico nel suo genere e nella storia della salvezza. Perché mai dovreb-bero essere adorati? IL SIMBOLO DEL SERPENTE E DEL DRAGO Il serpente e il drago, con o senza le ali, sono sempre stati un tipico simbolo pagano ed eminentemente sa-tanico fin dagli albori della storia umana. Il serpente alato simboleggiava nella religione magica dell’Egitto l’anima dei defunti. Il cobra era portato sulla fronte dei faraoni e l’arte egiziana associava il disco

solare al serpente (che lo circondava): era simbolo di Ra, il dio Sole. Il dio del Sole maya Quetzalcoatl veniva rappres-entato mentre usciva dalla bocca di un drago. Nella Bibbia stessa il diavolo è definito: «Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana» (Apoc. 12:9). Qui a sinistra, Atena, la dea greca della saggezza e della guerra, tiene nella mano destra il bastone a forma di ser-pente, simbolo del potere. Il bastone pastorale dei vescovi e degli alti prelati della Chiesa Cattolica riproduce ugual-mente il serpente (foto sotto a sinistra). Non solo questo: il simbolo del dragone o del serpente sono anche usati a sco-po decorativo!

L’OCCHIO MALEFICO DI OSIRIDE Come si è visto nel capitolo precedente, l’occhio nel triangolo com-pare nelle chiese cattoliche ed è anche molto comune. Purtroppo è un simbolo satanico da sempre usato nell’adorazione solare ed è stato adottato dalla Massoneria. L’occhio di Osiride è chiamato anche “l’occhio che tutto vede”, come

se si trattasse del Creatore alle cui prerogative Satana aspira, come testimonia la Bibbia stessa. Esso è spesso raffigurato in un triangolo, simbolo della piramide che sta, a sua volta, fra i raggi del sole (o viceversa). Tutti i simboli con cui la Chiesa Cattolica si è contaminata sono legati fin dall’antichità al culto solare d’invenzione satanica. Nelle foto alla pagina seguente solo qualche esempio fra le mi-gliaia possibili per quanto riguarda l’occhio malefico nel triangolo.

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Partendo da sinistra: Pendente massonico che mostra l’occhio all’interno della forma del sole, a sua volta in un triangolo circondato da un serpente che tiene in bocca la propria coda. Questo è simbolico della forza cosmica ed ha a che fare

con l’astrologia (è un concentrato di simboli satanici) - Cupola della cattedrale a Santiago de Compostela, in Spagna - Un confessionale del Duomo di Milano - Cattedrale di Brugge (Germania)

L’occhio satanico è nella parte superiore del dipin-to, al di sopra del Papa e dei vescovi

La faccia di Apollo, il dio greco del Sole, nel disco solare (tempio di Apollo nel Museo di Pergamo a Berlino)

La faccia del corrispondente dio del So-le romano, inserita nel disco solare

(questo bassorilievo è stato rinvenuto all’interno di bagni romani in Inghilterra)

L'Occhio che Tutto Vede all'interno del triangolo equilatero: A sinistra: sul soffitto della Chiesa dei Gesuiti a Landsberg-am-Lech, Bavaria (Germania) - A destra: sotto l’ovale con il simbolo gesuita nella Chiesa dei Gesuiti di St. Magnus Landkreis Raven-

sburg, Baden-Wuerttemberg, Germania

FACCIA DEL DIO SOLE Il dio Sole, nelle sue varie versioni, veniva anche rappresentato con un sole avente al suo in-terno il viso dell’idolo, a volte il viso di un bambino ridente. Da qui venne il costume di dise-gnare il sole con una faccia sorridente.

Nella pagina seguente, tre esempi della faccia del dio Sole in alcune chiese cattoliche.

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A sinistra: Sole babilonese sul pulpito di una Chiesa Cattolica in Scandinavia In centro: Faccia di Baal: il viso di un bimbo fra i raggi del sole, simbolo di fertilità, sull’altare di un’altra Chiesa Cattolica A destra: La faccia del dio Sole in cima alle colonne del Bernini nel baldacchino della basilica di San Pietro, in Vaticano

Da sinistra: Bastone con pigna egiziano – Idolo assiro alato con la pigna in mano – Idolo messicano (visibili due pigne sulla destra) – Dea indù con la pigna in mano – Bastone con pigna in mano a Bacco – Lo stesso in mano al dio greco Dionisio –

Ultima foto in fondo: Bastone pastorale cattolico in mano a papa Francesco

LA PIGNA Il bastone con la pigna rappresentava il dio Sole egiziano, ma non solo; simboleggiava an-che il potere della rigenerazione, la rinascita del sole. Se ne trovano raffigurazioni in idoli as-siri, messicani, indù… ovunque nel mondo. La pigna stava in cima al bastone tenuto in mano dal dio greco-romano Bacco o da Dionisio. Le tracce di questo simbolo satanico si trovano fin dai tempi del mito di Tammuz. Il simbolo della pigna si trova ovunque nella città del Vaticano! La pigna più grande che si possa trovare sta su una fontana, sempre in Vaticano. Perfino il bastone pastorale cattolico presenta lo stesso simbolo pagano di adorazione del dio Sole.

La pigna più grande al mondo su una fontana in Vaticano; sotto altre due foto di pigne in Vaticano

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Da sinistra: Oannes, dio-pesce babilonese – Bassorilievo assiro: sacerdoti-pesci con aspersori di acqua benedetta

Da sinistra: Incisione del dio Dagon (Dag=pesce, On=sole), si può notare bene la mitra a forma di testa di pesce con le squame che scendono sul-le spalle e la schiena - Cibele, la misteriosa dea dell’Asia Minore e dell’Assiria, mostra ancora più chiaramente la mitra sacerdotale a forma di testa

di pesce con la bocca aperta - Sotto: La mitra del dio-pesce sulla testa di vescovi

Da sinistra: Zeus con in mano il fulmine lampeggiante A destra: Il fulmine in mostra in un concerto del cantante

satanista Marilyn Manson

Statua della Madonna con il fulmine in mano, che fa di lei il vero capo della Divinità nel Cattolicesimo

LA MITRA DEL DIO-PESCE Questo idolo è molto antico… Si cre-deva che Nimrod (citato anche nella Bibbia, personaggio presente nel mi-to della dea-madre e di Tammuz) fos-se tornato alla vita mezzo uomo e mezzo pesce. Si raffigurava questo idolo con una mitra formata dalla te-sta di un pesce, a volte con la bocca aperta. Nettuno (o Poseidone, il cor-rispondente greco) era considerato il signore del mare e degli inferi. Anche lui era mezzo uomo e mezzo pesce, ed era anche un’altra rappresenta-zione del dio Sole di Babilonia. Un bassorilievo assiro in un museo di Berlino mo-stra sacerdoti pagani vestiti da uomini-pesci, men-tre eseguono aspersioni di acqua benedetta. Ora, sulla testa di ogni vescovo, come del Papa stesso, si trova un’identica mitra a forma di testa di pesce con la bocca aperta! IL FULMINE Il fulmine ha rappresentato per secoli il dio Sole. Zeus, il dio greco teneva in mano il fulmine che fa-ceva di lui il padre o il capo di tutti di dèi. Questo simbolo ha origine in Mesopotamia. È la stessa figura di Marduc in Babilonia, di Baal in Canaan, di Adad in Assiria, di Giove a Roma e di Enlil, il dio sumero con le corna, gli zoccoli e la co-da, signore dei demoni (da quest’ultimo viene an-che la rappresentazione “cristiana” di Satana). Oggi il fulmine è un simbolo ancora in voga fra i satanisti. Hitler, che usava diversi simboli solari oc-culti, come la svastica nel cerchio o l’aquila (infatti era uno spiritista), usò due simboli del fulmine vici-ni per la grafica delle sue famigerate SS.

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In questa scultura si ravvisano vari simboli: l’occhio malefico nel triangolo equilatero circondato dai raggi del sole, posto fra il triregno e la tiara papali; il sacro cuore pagano con la fiamma; il fulmine che è prati-

camente la firma fatta con la penna d’oca

Statua dedicata a Gio-

vanni Paolo II al Policli-nico Gemelli di Roma –

Sul piedistallo è ben visibile il simbolo stiliz-

zato del fulmine

A sinistra: Questa deità solare della cabala giudaica si presenta sotto forma di un drago con testa umana e il triregno sul capo (vedi dettaglio al centro)

A destra: Anche il dio indiano Krishna porta una tiara a tre livelli (si notino i serpenti tutt’intorno, tipici delle religioni di origine satanica)

Triregno papale

A sinistra: Toro guardiano assiro, alato e con testa umana, sfoggia una triplice tiara (British Museum di Londra) - Corona a tre livelli di una divinità babilonese del 1800 a.C. - Il re assiro Assurbanipal con triregno - Madonna nera di Crema con

triregno in testa

IL TRIREGNO Il triregno indica, oltre all’antico culto solare babi-lonese, anche la pretesa di essere sovrano del cielo, della terra e degli inferi, ovvero il padrone dell’universo: è l’antica pretesa di Satana che volle essere come Dio! Il papato ha adottato il triregno come copricapo dei pontefici, purtroppo insieme alla pretesa di cui sopra. Ecco due soli esempi per dimostrarlo: La lettera di credenziali che Papa Martino V die-de al suo ambasciatore a Costantinopoli portava questa soprascritta: «Il santissimo e felicissimo, che è l'Arbitro del cielo e Signore della terra, il successore di San Pietro, l'Unto del Signore, il Padrone dell'universo, il Padre dei re, la Luce del mondo».

Dalla grande enciclopedia cattolica "Prompta Bibliotheca": «Il Papa è rivestito da una così grande dignità e talmente elevata, che egli non è un semplice uomo, ma come se fosse Dio ed il Vicario di Dio... il Papa è come Dio in terra, unico sovrano di colui che è fedele al Cristo, Principe dei Re, rivestito dalla pienezza della potenza; cui è stata affidata da Dio Onnipotente la direzione non solo delle cose terrene, ma anche di quel-le del regno celeste...» (!!)

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Re pagano Ashur-nasir-pal II

Papa Giovanni XXIII

Triregno

Pendenti

Croce di

adorazione pagana

Simbolo di

adorazione del sole

Ma ecco la testimonianza fotografica più sconvolgente dell’assoluta analogia fra i culti pagani e il Cattolicesimo: il triregno con i due pendenti dietro, il simbolo del sole sul polso, la croce con i raggi allargati verso il fondo, anche quella simbolo di adorazione del Sole.

IL CROCIFISSO INCURVATO Si legge nel libro "The Broken Cross: Hidden Hand in the Vatican" che questo crocifisso ri-curvo è «... un simbolo sinistro, utilizzato dai satanisti nel VI secolo, che fu ripreso al tempo del Concilio Vaticano ll. Questo era un crocifisso ricurvo o rotto, sul quale era esposta una figura ripugnante e distorta di Cristo, a cui i praticanti di magia nera e gli stregoni del Medio Evo avevano fatto ricorso per rappresentare il termine biblico del "Marchio della Bestia"… Era usato per scopi occultistici e può essere visto in incisioni su legno al Museo della Magia, a Bayonne in Francia» (Piers Compton, o.c. - Channel Islands, Neville Spearman, 1981 - pag. 57 del file pdf scaricabile in lingua inglese al seguente link: http://eindtijdinbeeld.nl/EiB-Bibliotheek/Boeken/Broken_Cross_-_The_Hidden_Hand_in_the_Vatican.pdf).

LA CONCHIGLIA La conchiglia è un simbolo proveniente dall’an-tico Egitto e rappresenta l’Universo. Venere veniva rappresentata come nascente da una conchiglia (anche Botticelli ne fece un quadro famoso: “La nascita di Venere”). Nei miti greci e romani, le conchiglie erano un simbolo di prosperità, di rinascita; divenne così il simbolo del grembo materno. Per questo mo-tivo, la conchiglia rappresentò la divinità fem-minile nel culto pagano, e venne associata all’ amore, alla nascita, alla riproduzione. La con-chiglia è legata anche al famoso Cammino di San Giacomo (o “Cammino di Santiago”), uno dei pellegrinaggi cristiani più importanti in epo-ca medievale, insieme a Roma e Gerusalem-

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Simboli pagani sulla porta d’oro nella Cappella di St. Ignazio, San Fancisco

me. Pochi sanno che il Cammino di San Giacomo venne costruito sulle rovine di un percorso sacro, molto più antico, pagano naturalmente. Il pellegrinaggio serviva per favorire la fertilità e veniva percorso dalle giovani coppie che desideravano avere un figlio. Fedele al suo antico significato, si narra che i pellegrini portassero con sé una conchiglia. I cristiani continuarono questa tradizione in parte, ma dedicarono il percorso a San Giacomo. (Vedi link: https://isimbolinellacomunicazione.wordpress.com/2013/03/12/la-conchiglia/). Questo simbolo pagano dell’universo compare nel-la basilica di San Pietro in Vaticano, all’interno di un altro emblema papale (vedi foto qui accanto). Spesso, nelle chiese cattoliche, tali conchiglie di origine pagana sono usate come acquasantiere. ALTRI SIMBOLI PAGANI La porta d’oro nella Cappella di St. Ignazio, a San Francisco (California) mostra diversi simboli del dio Sole dell’antica Babilonia. Le raffigura-zioni dell’unicorno, del pavone, come pure della fenice sono riconosciute nel mondo dell’oc-culto come i simboli del Sole e dello stesso Lucifero. In altri capitoli, abbiamo visto altri sim-boli pagani, come il globo, il sacro cuore, le chiavi dell’aldilà, il rosario...

Di fronte ad uno spiegamento così massiccio di simboli pagani e satanici, sorge spontanea la do-manda: perché mai una chiesa autenticamente cri-stiana dovrebbe essere caratterizzata da un tale scempio? Il Dio della Bibbia aborriva i simboli pa-gani ed aveva insegnato al Suo popolo a evitarli come la peste (vedi cap. 2: “I criteri biblici: unico metro di valutazione per ogni fenomeno, spirito o insegnamento”). “Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatri-ce, secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo” (Epistola di Pao-lo ai Colossesi 2:8).