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12 NOV 2009 Il Sole 24 Ore Speciali pagina 13 Apertura Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. LA PARTITA A QUATTRO DELL'innovazione Laboratori, aziende, finanza, decisori pubblici: «Stessi attori ma le relazioni tra loro çambiano di volta in volta» spiega il rettore Compagno DI GUIDO ROMEO C hidiceinnovazionepen- sa Silicon Valley, ma il . modello "lifomiano sembra sempre meno esportabile. «Di fatto non è stato mai veramente replicato e non cre- do possa esistere un modello unico per creare innovazione in un terri- torio» osserva Cristiana Compa- gno,economistae Rettore dell'Uni- versità di Udine. Se il motore dell'innovazione è di fatto una tri- pla elica nella quale ricerca, indu- stria e politiche pubbliche devono interagire strettamente, la sua equa- zione cambia continuamente. «Gli attori sono effettivamente sempre gli stessi: laboratori pubblici e pri- vati, aziende, finànza e decisori pub- blici» osserva Compagno che ha al suo attivo tre edizioni di InnovAc- tion, la fiera dell'innovazione con- cepita ispirandosi al NextFest ame- ricano organizzato dalla rivista Wired ogni autunno. «Il loro rap- porto però è sempre diverso per- ché dipende dal profIlo degli attori che a loro volta interagiscono in ma- niera dinamica e spesso conrelazio- ni molto differenti a seconda del contesto dettato dalla cultura loca- le». La Silicon Valley e la route u8 del Massachussets, così come la Biomed ValleytraDanimarca e Sve- zia o il distretto catalano dove fiori- scono bioinformatica e Iet hanno in- negabili tratti in comune, ma inevi- tabilmente differiscono perché so- no a tutti gli effetti dei sistemi com- plessi con dinamiche interne sem- pre diverse e in grado di modificar- si tra di loro. «Parlare di sistema complesso è utile perché aiuta a Economista. Cristiana Compagno, nata nel 1957, è rettore dell'Università di Udine. Ha ideato InnovAction, la fiera dell'innovazione concepita ispi randosi al NextFest americano, mettere l'accento sulle relazioni lo- cali che, soprattutto in un mondo globalizzato, sono importantissi- me e mai lineari» sottolinea Com- pagno. La prima relazione, e forse oggi la più critica, rimane quella tra i centri di produzione di conoscen- za e il territorio circostante. «Non basta avere università e laboratori, per quanto di alto livello, per inne- scare il processo di innovazione - avverte il Rettore del piccolo ate- neo friulano che conta circa 20mila studenti -, Perché solo quando quel- li che potremmo chiamare "utilizza- tori" di questa conoscenza, cioè le imprese che costituiscono il merca- to, riconoscono un valore a questa conoscenza, allora possiamo parla- re di innovazione», Chi attribuisce un valore misura- bile ai risultati di una ricerca tende automaticamente a diffonderla ea trasformarla. È a questo punto èhe può entrare in gioco la fmanza, fa- cendosi carico dei rischi, che in que- sto caso non sono quellidei derivati che abbiamo scoperto troppo spes- so sottostimati negli ultimi anni, ma quelli legati ai processi di svilup- po e adattamento tecnologici e com- merciale. «Su questo fronte gli Stati Uniti, ma anche la Gran Bretagna, sono molto avanti e l'Italia deve co- prire ancora molto terreno - sottoli- nea Compagno - perché da noi com- petenze come il private equity, il venture capital per l'innovazione e le start-up tecnologiche sono anco- ra tutte da sviluppare». La quarta gamba di questo siste- ma è la mano pubblica, che deve ela- borare una visione di lungo termi- ne e oltre la crisi, con infrastrutture come la banda larga, ma anche con strategie in grado di identificare e stimolare, a livello locale, i settori di un territorio in grado di compete- re a livello globale. Il decisore publi- co può rivelarsi fondamentale per facilitare gli snodi più difficili o più carenti di un territorio come ad esempio quello della finanza. È il ca- so di diverse esperienze italiane co- me Friulia, la finanziaria del Friuli- Venezia Giulia, che ha promosso la nascita di diverse start-up molto promettenti del settore dell'Ict e del biotech, ma anche del distretto sardo dell'Ict creato nel Cagliarita- no intorno al centro ricerche di Pu- la che oggi si sta diversificando nel biomedicale. O ancora all'Ict nato nel torinese con Torinowirelesse il biotech lanciato dal Bipca a Ivrea. Di fronte a questa articolazione co- sì complessa l'atto creativo del sin- golo, ricercatore o imprenditore, sembra quasi scomparire. «Non sto affatto sostenendo un dirigismo dell'innovazione e penso che la cre- atività individuale rimanga una ri- sorsa preziosissima - osserva Com- pagno - perché quello dell'innova- zione è un terreno sul quale i pro- cessi possono essere stimolati, ma difficilmente determinati a priori, Ciò che è necessario è un concorso equilibrato dei diversi attori. Per tornare all'esempio di Friulia, sono benefiche quelle misure che raffor- zano tutto il sistema. Il punto èpiut- tosto che l'atto creativo e geniale di un singolo non può svilupparsi, e quindi viene sprecato, se non è ac- colto da un sistema in grado direce- pirne il valore». A Udine questa visione ha preso piede <;: forma anche attraverso lo sviluppo di strutture come il Parco scientifico e tecnologico Luigi Da- nieli alle porte della città dove il cen- tro di trasferimento tecnologito Friuli Innovazione ha lanciato una nuova generazione di start-up è la- boratori sulle tecnologie più diver- se, dall'intelligenza artificiale appli- cata alla visione, alla genetica mole- colare per l'enologia. La SCOmmes- sa è produrre sia innovazioni radi- cali che assicurino forte competiti- vità, che quella incrementale, anco- ra di grande importanza per le pic- cole e medie imprese che rappre- sentano la ma!5b"Ìoranzadel Pilloca- le, «Il modello califomiano qui nel Nord Est non funzionerebbe per- ché non abbiamo il modello di libe- rismo innovativo né lo stesso tipo di aziende, ma non per questo non possiamo essere competitivi» os- serva Compagno. L'elemento sul quale però !'Italia sembra dover lavorare maggior- mente e particolarmente caro al Rettore è la terza missione degli ate- nei. «A ricerca e didattica ormai non possiamo non affiancare il tra- sferimento tecnologico - sottoli- nea - perché non c'è dubbio che uni- versità e laboratori pubblici sono at- tori che devono cogenerare con il mercato. Questa è la scommessa per l'università, éhe spero nei pros- simi anni potrà venire valutata non solo per iscritti e pubblicazioni, ma in modo rilevante anche per brevet- ti e innovazione verso l'industria». guidoromeo.novalOo,ilsole24ore,com ti R!~ROOUllONE RISERVATA Quotidiano 1/2

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12 NOV 2009 Il Sole 24 Ore Speciali pagina 13

AperturaRitaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

LA PARTITA A QUATTRODELL'innovazioneLaboratori, aziende, finanza, decisori pubblici:«Stessi attori ma le relazioni tra loro çambianodi volta in volta» spiega ilrettore Compagno

DI GUIDO ROMEO

Chidiceinnovazionepen-sa Silicon Valley, ma il

. modello "lifomianosembra sempre meno

esportabile. «Di fatto non è statomai veramente replicato e non cre-do possa esistere un modello unicoper creare innovazione in un terri-torio» osserva Cristiana Compa-gno,economistae Rettore dell'Uni-versità di Udine. Se il motoredell'innovazione è di fatto una tri-pla elica nella quale ricerca, indu-stria e politiche pubbliche devonointeragire strettamente, la sua equa-zione cambia continuamente. «Gliattori sono effettivamente sempregli stessi: laboratori pubblici e pri-vati, aziende, finànza e decisori pub-blici» osserva Compagno che ha alsuo attivo tre edizioni di InnovAc-tion, la fiera dell'innovazione con-cepita ispirandosi al NextFest ame-ricano organizzato dalla rivistaWired ogni autunno. «Il loro rap-porto però è sempre diverso per-ché dipende dal profIlo degli attoriche a loro volta interagiscono in ma-niera dinamica e spesso conrelazio-ni molto differenti a seconda delcontesto dettato dalla cultura loca-le». La Silicon Valley e la route u8del Massachussets, così come laBiomed ValleytraDanimarca e Sve-zia o il distretto catalano dove fiori-scono bioinformatica e Iet hanno in-negabili tratti in comune, ma inevi-tabilmente differiscono perché so-no a tutti gli effetti dei sistemi com-plessi con dinamiche interne sem-pre diverse e in grado di modificar-si tra di loro. «Parlare di sistemacomplesso è utile perché aiuta a

Economista. Cristiana Compagno, natanel 1957, è rettore dell'Università diUdine. Ha ideato InnovAction, la fieradell'innovazione concepita ispi randosial NextFest americano,

mettere l'accento sulle relazioni lo-cali che, soprattutto in un mondoglobalizzato, sono importantissi-me e mai lineari» sottolinea Com-pagno. La prima relazione, e forseoggi la più critica, rimane quella trai centri di produzione di conoscen-za e il territorio circostante. «Nonbasta avere università e laboratori,per quanto di alto livello, per inne-scare ilprocesso di innovazione -avverte il Rettore del piccolo ate-neo friulano che conta circa 20milastudenti -, Perché solo quando quel-li che potremmo chiamare "utilizza-tori" di questa conoscenza, cioè leimprese che costituiscono ilmerca-to, riconoscono un valore a questaconoscenza, allora possiamo parla-re di innovazione»,

Chi attribuisce un valore misura-bile ai risultati di una ricerca tendeautomaticamente a diffonderla e atrasformarla. È a questo punto èhe

può entrare in gioco la fmanza, fa-cendosi carico dei rischi, che in que-sto caso non sono quellidei derivatiche abbiamo scoperto troppo spes-so sottostimati negli ultimi anni,ma quelli legati ai processi di svilup-po e adattamento tecnologici e com-merciale. «Su questo fronte gli StatiUniti, ma anche la Gran Bretagna,sono molto avanti e l'Italia deve co-prire ancora molto terreno - sottoli-nea Compagno - perché da noi com-petenze come il private equity, ilventure capital per l'innovazione ele start-up tecnologiche sono anco-ra tutte da sviluppare».

La quarta gamba di questo siste-ma è la mano pubblica, che deve ela-borare una visione di lungo termi-ne e oltre la crisi, con infrastrutturecome la banda larga, ma anche constrategie in grado di identificare estimolare, a livello locale, i settoridi un territorio in grado di compete-re a livello globale. Il decisore publi-co può rivelarsi fondamentale perfacilitare gli snodi più difficili o piùcarenti di un territorio come adesempio quello della finanza. È il ca-so di diverse esperienze italiane co-me Friulia, la finanziaria del Friuli-Venezia Giulia, che ha promosso lanascita di diverse start-up moltopromettenti del settore dell'Ict edel biotech, ma anche del distrettosardo dell'Ict creato nel Cagliarita-no intorno al centro ricerche di Pu-la che oggi si sta diversificando nelbiomedicale. O ancora all'Ict natonel torinese con Torinowirelesse ilbiotech lanciato dal Bipca a Ivrea.Di fronte a questa articolazione co-sì complessa l'atto creativo del sin-golo, ricercatore o imprenditore,sembra quasi scomparire. «Nonsto affatto sostenendo un dirigismodell'innovazione e penso che la cre-atività individuale rimanga una ri-sorsa preziosissima - osserva Com-pagno - perché quello dell'innova-zione è un terreno sul quale i pro-cessi possono essere stimolati, madifficilmente determinati a priori,

Ciò che è necessario è un concorsoequilibrato dei diversi attori. Pertornare all'esempio di Friulia, sonobenefiche quelle misure che raffor-zano tutto il sistema. Il punto èpiut-tosto che l'atto creativo e geniale diun singolo non può svilupparsi, equindi viene sprecato, se non è ac-colto da un sistema in grado direce-pirne il valore».

A Udine questa visione ha presopiede <;: forma anche attraverso losviluppo di strutture come il Parcoscientifico e tecnologico Luigi Da-nieli alle porte della città dove il cen-tro di trasferimento tecnologitoFriuli Innovazione ha lanciato unanuova generazione di start-up è la-boratori sulle tecnologie più diver-se, dall'intelligenza artificiale appli-cata alla visione, alla genetica mole-colare per l'enologia. La SCOmmes-sa è produrre sia innovazioni radi-cali che assicurino forte competiti-vità, che quella incrementale, anco-ra di grande importanza per le pic-cole e medie imprese che rappre-sentano la ma!5b"Ìoranzadel Pilloca-le, «Il modello califomiano qui nelNord Est non funzionerebbe per-ché non abbiamo il modello di libe-rismo innovativo né lo stesso tipodi aziende, ma non per questo nonpossiamo essere competitivi» os-serva Compagno.

L'elemento sul quale però !'Italiasembra dover lavorare maggior-mente e particolarmente caro alRettore è la terza missione degli ate-nei. «A ricerca e didattica ormainon possiamo non affiancare il tra-sferimento tecnologico - sottoli-nea - perché non c'è dubbio che uni-versità e laboratori pubblici sono at-tori che devono cogenerare con ilmercato. Questa è la scommessaper l'università, éhe spero nei pros-simi anni potrà venire valutata nonsolo per iscritti e pubblicazioni, main modo rilevante anche per brevet-ti e innovazione verso l'industria».

guidoromeo.novalOo,ilsole24ore,comti R!~ROOUllONE RISERVATA

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Le eccellenzesul territorio

Trieste, Area Sdence ParkIl parco tecnologico e scientificomultisettorale di Trieste ospita tral'altro Elettra, illaboratorio dìluce disincrotrone.

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Le start-up di friuliaFriuliél, la finanziaria delFriuli-Venezia Giulia, ha promosso lanascita di diverse start-up nel settoredell'Ict e del biotech.

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