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elezioni Quirinale ostacoli insidie tranelli? TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE 06081 ASSISI ITALIE ISSN 0391 108X ricerca che tecnologia mi metto? Europa perché la deflazione fa paura periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Perugia e 2.70 Rivista della Pro Civitate Christiana Assisi 72 02 2015 le grandi crisi internazionali attacco al Papa Coraggio il Capodanno dei vigili romani vita da giovane ricercatrice all’estero agli albori dell’arte e della scienza sogni e incubi della modernità l’esperienza religiosa 15 gennaio 2015 7 ANNO

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ANNO

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TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE ISSN 0391 – 108X

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periodico quindicinalePoste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Perugiae 2.70

Rivistadella

Pro Civitate ChristianaAssisi 72 02

2015le grandi crisiinternazionali

attaccoal Papa Coraggio

il Capodannodei vigili romani

vita da giovanericercatriceall’estero

agli alboridell’arte e dellascienza

sogni e incubidella modernità

l’esperienzareligiosa

15 gennaio 2015

7ANNO

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som

mari

o4 Ci scrivono i lettori

6 Anna PortoghesePrimi Piani Attualità

10 Giovanni SabatoNotizie dalla scienza

11 VignetteIl meglio della quindicina

13 Maurizio Salvi2015Le grandi crisi internazionali

15 Raniero La ValleChiesaAttacco al Papa Coraggio

18 Ritanna ArmeniElezioni QuirinaleOstacoli insidie tranelli?

21 Romolo MenighettiOltre la cronacaOstaggi per amore

22 Roberta CarliniEuropaPerché la deflazione fa paura

25 Tonio Dell’OlioCamineiroChi ha paura della satira?

26 Fiorella FarinelliRomaIl Capodanno dei vigili

29 Mario VaudanoCharlie HebdoLa reazione francese

30 Alessandra CagnazzoVita da giovane ricercatriceDa Perugia ad Amburgo tra speranza e nostalgia

32 Pietro GrecoArcheologia rupestreAgli albori dell’arte e della scienza

35 Oliviero MottaTerre di vetroTra sogno e realtà

36 Daniele DoglioObamaDue anni di scontri e di impensabili convergenze

39 Stefano PisaniTecnologie indossabiliPiù produttivi, più sani e più felici?

42 Claudio CagnazzoSocietàSogni ed incubi della modernità

Rocca44 Stefano Cazzato

Maestri del nostro tempoWilhelm WindelbandScienza della coscienza

46 Giuseppe MoscatiNuova AntologiaPaul CelanUn Meridiano di parole, rabbia e luce

48 Marco GallizioliAntropologiaL’esperienza religiosa

51 Enrico PeyrettiFatti e segniI frammenti e il filo

52 Carlo MolariTeologiaIl tempo nel cammino spirituale e nella storia

54 Lilia SebastianiIl concreto dello spiritoUna Chiesa riconciliante

57 Paolo VecchiCinemaMommy

58 Roberto CarusiTeatroTeatro nel teatro

58 Renzo SalviRf&TvUomini e profeti

59 Mariano ApaArteSebastio

59 Michele De LucaFotografiaElisabetta Catalano

60 Enrico RomaniMusicaGli arrembanti Foo Fighters

60 Giovanni RuggeriSiti InternetApp uccide web?

61 Libri

62 Carlo TimioRocca SchedePaesi in primo pianoDominica

63 Luigina MorsolinFraternitàHaiti: la voce delle periferie02

15 gennaio2015

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ELEZIONI QUIRINALE

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tranelli?ella storia d’Italia l’elezione delpresidente della Repubblica nonè mai stata facile. L’alto quorumdelle prime votazioni, la difficol-tà di raggiungere un accordo frai principali partiti, la presenza te-

nace dei franchi tiratori, rende il momen-to ricco d’incognite, le settimane preceden-ti dense di trattative, incontri, patti, pro-messe.Al momento è inutile addentrarsi nel com-plesso gioco dell’identikit che tanto appas-siona la stampa: un uomo o una donna?Un politico o un tecnico? Un giovane o unvecchio? Di centro destra o di centro sini-stra? Le variabili sono ancora molte e,come ha ammesso di recente lo stesso pre-sidente del Consiglio, la strada è ancoratutta in salita e nulla è ancora stato decisoneppure ai vertici dei partiti.

al centro del gioco

Quel che si può invece raccontare è il com-

RitannaArmeni N plesso gioco che si sta svolgendo in questi

giorni nei palazzi della politica.A centro del gioco c’è il cosiddetto pattodel Nazareno, l’accordo fatto da MatteoRenzi e Silvio Berlusconi nel gennaio2014 per raggiungere e votare insiemealcune importanti riforme costituzionalie la legge elettorale. A questo punto è le-cito domandarsi: il patto comprende an-che l’elezione del capo dello Stato che,quindi, fa parte di una ricerca di equili-bri, molto più complessa di quanto appa-ia? C’è un intreccio con la riforma eletto-rale che dovrebbe essere votata a breve,prima della elezione del presidente dellaRepubblica?Certamente sulla carta i voti di Pd e ForzaItalia possono garantirla dalla quarta vo-tazione in cui è richiesta solo la maggio-ranza assoluta e non dei due terzi comenelle precedenti. Certamente la presenzadella terza forza politica numericamenteimportante in Parlamento, il Movimento5stelle di Beppe Grillo, non è così rilevan-

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te. I Grillini, ancora una volta, non sem-brano intenzionati ad alcun accordo equindi, per il momento, sono fuori dal gio-co.

la legge elettorale

Eppure questa maggioranza non è così si-cura come le reiterate dichiarazioni deidue leader vorrebbero. La rendono incer-ta proprio l’intreccio ineludibile con la ri-forma elettorale, che dovrebbe essere vo-tata prima della elezione del capo delloStato, e la situazione interna a quelli chenell’attuale Parlamento sono ancora i mag-giori partiti.Su molti punti rilevanti della legge eletto-rale, in particolare la soglia di sbarramen-to e il premio di maggioranza «alla lista»invece che alla coalizione, Forza Italia ePd non hanno ancora raggiunto un accor-do. Silvio Berlusconi non intende andareavanti se prima non ha delle garanzie sul-le elezioni del Presidente della Repubbli-

ca, se non è sicuro che il nuovo capo delloStato sia personalità gradita anche al cen-tro destra e, soprattutto, possa restituirgliquell’agibilità politica di cui oggi il leaderdi Forza Italia non può godere in seguitoalle sue circostanze giudiziarie. Finchéquesta vicenda non sarà chiarita non haalcuna intenzione di appoggiare l’Italicumvoluto da Renzi.Il presidente del Consiglio, a sua volta, purdichiarando la disponibilità a una candi-datura largamente condivisa e, quindi, in-dicando in Berlusconi un interlocutoreprivilegiato, non può per motivi politici eistituzionali, nonché interni al suo parti-to, ammettere ufficialmente uno scambiofra riforma elettorale ed elezione del capodello Stato. Direbbe, infatti, che è dispo-nibile, pur di portare a casa la riforma, adaccettare il diktat di Berlusconi sulla pre-sidenza della Repubblica. Solo il sospettodi uno scambio del genere – e arriviamo alsecondo motivo di difficoltà – sta già cre-ando pericolose divisioni all’interno del Pd

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ELEZIONIQUIRINALE

e di Forza Italia che potrebbero metterein forse il raggiungimento del quorum pre-visto dalla Costituzione dopo la quartavotazione.Matteo Renzi vuole, com’è ovvio, un par-tito unito. Sa che questa unità ancora nonc’è sulla riforma elettorale, che potrebbeulteriormente allontanarsi se si cedessealle pretese berlusconiane e sarebbe seria-mente in pericolo se il partito sospettasseun equivoco scambio con il leader di For-za Italia sulla presidenza della Repubbli-ca. Il premier nutre un serio e fondato ti-more che il disaccordo, magari non espli-citato nel dibattito interno, diventi concre-to attraverso i franchi tiratori e distruggala sua proposta.

complicazioni in Forza Italia

Ancora più complicata la situazione nelpartito di Silvio Berlusconi. Il dissenso in-terno è oramai esplicito. La lotta politicain Forza Italia si è fatta aspra e senzaesclusione di colpi. Molti deputati e se-natori capeggiati da Raffaele Fitto non in-tendono più mostrare cieca fiducia in unleader che negli ultimi mesi ha avuto untracollo nei sondaggi e nella credibilitàpolitica. Parte consistente del gruppo di-rigente di Forza Italia afferma (e granparte di quelli che non lo affermano lopensano) che l’ex cavaliere è ormai subal-terno a Matteo Renzi, un ostaggio del pre-mier, pronto a cedergli pressocché tuttosul piano politico pur di ottenere una ras-sicurazione che gli consenta di superarela sua difficile situazione giudiziaria. Inpoche parole è convinta che Berlusconiormai giochi solo per sé e che il partitosotto la sua guida sia destinato ad andarealla deriva. La dissidenza in Forza Italiaè cospicua, il gruppo di senatori e depu-tati che seguono Fitto è ormai consisten-te. Anche loro potrebbero trasformarsi infranchi tiratori, rendere molto difficile unaccordo e quindi l’elezione del capo delloStato.

destini incrociati

È evidente che in questa situazione Mat-teo Renzi e Silvio Berlusconi debbano es-sere molto prudenti. La situazione corre ilrischio di scappare dalle mani all’uno oall’altro o a tutti e due. I loro destini oggisono paradossalmente incrociati, anche segli interessi immediati sono divergenti. Neabbiamo avuto la dimostrazione nei gior-ni scorsi quando il Consiglio dei ministriha approvato una norma che escludeva

dalla condanna penale un’evasione fiscalefino al 3 per cento del reddito imponibile.Un comma che avrebbe cancellato la con-danna di Berlusconi per frode fiscale nelprocesso Mediaset e la conseguente inter-dizione dai pubblici uffici e incandidabi-lità.La norma rivelata dalla stampa (alcunisostengono ad opera dell’opposizione in-terna a Forza Italia) ha avuto immedia-tamente un effetto destabilizzante, anchese il premier ha cercato con abilità e tem-pestività di fugare i sospetti che, invece,sono rimasti. Il Consiglio dei ministri cheha approvato quel comma era all’oscurodella sua esistenza, il ministero dell’Eco-nomia, che avrebbe dovuto in teoria ela-borarla, non la conosceva. È stata eviden-temente aggiunta dopo il Consiglio deiministri. Quando? Da chi? Qualunque siala soluzione del mistero è chiaro che è af-fiorato un sospetto non facile da dissipa-re. Lo stesso atteggiamento di Renzi, chesi è preso la responsabilità del comma in-criminato e ha rinviato la sua approva-zione a dopo l’elezione del presidente del-la Repubblica, ha rafforzato l’ipotesi del-l’odiato «inciucio». Possibile che il pre-mier ignorasse l’effetto che avrebbe avu-to su Berlusconi? E se, come dice, la ri-tiene sbagliata perché è pronto a ridiscu-terla dopo l’elezione del presidente dellaRepubblica? Quest’affermazione non con-ferma, di fatto, l’esistenza di una trattati-va non propriamente limpida con SilvioBerlusconi?

aumentano le difficoltà

Anche per il capo di Forza Italia le diffi-coltà sono aumentate. Nel suo partito unpatto privato col premier, al di fuori daogni accordo politico, certo non aumentala sua credibilità. Gli oppositori internihanno una prova in più che il loro leaderagisce ormai senza tener in nessun contoil partito. Molti sospettano che quella nor-ma avrebbe avuto come conseguenza unaddolcimento delle posizioni di Forza Ita-lia sull’Italicum e quindi avrebbe reso inu-tile ogni trattativa sulla riforma elettora-le.Se qualcuno pensava che durante l’elezio-ne del presidente della Repubblica sareb-bero stati sparsi trappole e veleni deve con-statare che questo avviene già nelle setti-mane precedenti. E che la strada, oltre chein salita, è piena di ostacoli, insidie e tra-nelli.

Ritanna Armeni

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attacco al Papa Coraggioe ostilità contro il papa sono co-minciate ufficialmente la vigilia diNatale, quando il Corriere dellaSera ha pubblicato in prima pagi-na un articolo di Vittorio Messoridal titolo «I dubbi sulla svolta di

papa Francesco», nel quale si chiamava incausa un preteso «cattolico medio» chesarebbe sconcertato per la «imprevedibi-lità» delle scelte del pontefice.Il fatto che la critica non fosse diretta aspecifiche iniziative di Francesco, ma allastessa autorità della sua leadership, e cheseguisse immediatamente a un severo di-scorso rivolto dal papa ai vertici vaticaniin occasione degli auguri di Natale, ha in-generato l’idea, apparentemente ovvia, chesi trattasse di un attacco al papa della Cu-ria. Ma è davvero così?

RanieroLa Valle L le 15 malattie curiali

Il monito del papa era stato in effetti pe-sante. Si trattava di quindici ravvedimen-ti da altrettante malattie curiali che papaFrancesco aveva diagnosticato prima diNatale. Esse tuttavia sembrano materiapiù di un confronto interno all’establish-ment ecclesiastico che di un dibattito pub-blico sui giornali della Repubblica.Le malattie indicate dal papa ai cardinalie agli altri dignitari erano queste: la ma-lattia narcisista, derivante da una patolo-gia del potere, di trasformarsi in padronie sentirsi superiori a tutti; l’attivismo chetrascura la contemplazione e il riposo; lamalattia del cuore di pietra e della testadura, che trasforma uomini di Dio in«macchine di pratiche»; l’eccessiva piani-

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ficazione che pretende rinchiudere e pilo-tare la libertà dello Spirito Santo; la man-cata collaborazione e comunione che ge-nera «un’orchestra che produce chiasso»;l’alzheimer spirituale, cioè il declino pro-gressivo delle facoltà spirituali di «coloroche hanno perso la memoria del loro in-contro col Signore»; la rivalità e la vana-gloria; la «schizofrenia esistenziale» di chivive una seconda vita nascosta e soventedissoluta; la malattia delle chiacchiere edella maldicenza, che diventa spesso «omi-cida a sangue freddo» della fama dei pro-pri colleghi e confratelli; l’adulazione perottenere la benevolenza dei Superiori;l’indifferenza verso gli altri per pensaresolo a se stessi; la severità teatrale e il pes-simismo sterile con la faccia funerea del-le persone burbere e arcigne; l’accumula-zione di beni materiali, incurante del fat-to che «il sudario non ha tasche», con quelvolere portarsi dietro tutti i propri averi,malattia di cui «i nostri traslochi sono unsegno»; il cancro dei circoli chiusi e dellelobby in lotta tra loro, quando sta scrittoche «ogni regno diviso in se stesso va inrovina» (Lc. 11, 17) e infine la malattiadel profitto mondano, degli esibizionismi,della ricerca del potere, per la quale si è«capaci di calunniare, di diffamare e discreditare gli altri, perfino sui giornali esulle riviste. Una malattia che porta lepersone a giustificare l’uso di qualsiasimezzo pur di raggiungere lo scopo, spes-so in nome della giustizia e della traspa-renza».

non è affatto detto che sia stata la Curia

La Curia, naturalmente non aveva gradi-to, e può darsi che qualche «fuoco amico»(come il papa l’aveva chiamato nel suo di-scorso) possa essere venuto anche da lì.C’era già stata del resto, prima del Sino-do, e alla luce del sole, una specie di avver-timento al papa di cinque cardinali guida-ti dallo stesso prefetto della Congregazio-ne per la dottrina della fede, Müller (glialtri erano Burke, Braundmuller, Caffarrae De Paolis) che in un libro di compilazio-ne, a proposito dei divorziati risposati,avevano ammonito a «permanere nellaverità di Cristo»; né si poteva dimenticareche ai tempi del Concilio qualcuno dellaCuria aveva spinto il Corriere della Sera ascatenare contro papa Giovanni IndroMontanelli (che poi se ne pentì dicendo diessere stato ingannato). Tuttavia l’attaccoportato ora a papa Bergoglio era troppograve e troppo scopertamente diretto adelegittimarlo perché si potesse ritenere

che fosse un’iniziativa della Curia, che intal modo del resto avrebbe delegittimatose stessa insieme a tutta la Chiesa. Né sipuò ignorare che la Curia Romana, comeha detto il papa, è un pezzo di Chiesa, abi-tata da molti servitori fedeli.L’operazione sembra eccedere perciò unrancore curiale. Né d’altronde se ne puòattribuire l’iniziativa allo stesso Messori,che anzi ha detto che non avrebbe volutoscrivere, ma che ne era stato richiesto dalgiornale. Pertanto a questo punto sono ir-rilevanti le espressioni da lui usate e lasolidità delle sue argomentazioni, né è diparticolare interesse la successiva polemi-ca tra il «teologo della liberazione» Leo-nardo Boff, il cui intervento il Corriere hapubblicato in ritardo e a fatica il 4 genna-io, e lo stesso Messori che gli ha replicatoil giorno seguente. Le contestazioni a papaFrancesco non erano del resto particolar-mente profonde; intanto c’era una singo-lare disistima per «il cattolico medio», chesecondo l’articolista sarebbe «abituato afare a meno di pensare in proprio, quantoa fede e costumi», per «seguire» il papa, eche sarebbe ora turbato per la «impreve-dibilità» di papa Francesco; c’erano poi leallusioni malevoli al papa che telefona aPannella, uomo del divorzio, dell’aborto edell’eutanasia, che dice a Scalfari che «Dionon è cattolico», e che va a trovare il suoamico pentecostale mentre le Chiese pen-tecostali svuotano la Chiesa cattolica inAmerica Latina. Però i «cattolici medi»non hanno gradito, e hanno reagito conuna raccolta di firme sotto un appello di«appoggio a papa Francesco» in cui si ri-vendica la sua fedeltà al Vangelo, che pre-vede proprio papi così.

la vera domanda

Tolti dunque i diversivi, la vera domandaè perché l’ammiraglia della borghesia ita-liana abbia aperto il conflitto col papa eper difendere che cosa; domanda tanto piùintrigante perché si tratta di un papa ama-tissimo dagli stessi lettori del Corriere(qualcuno di loro ha scritto sul sito webdel giornale un «grazie per l’articolo» per-ché gli aveva «chiarito di non essere uncattolico medio»); né del resto è plausibi-le che il massimo organo di informazionedella cultura liberale fosse davvero inte-ressato alle virtù che mancherebbero allaCuria, e a cui il papa l’aveva esortata a ri-tornare.Resta dunque da vedere il vero significatodell’attacco al papa del quotidiano mila-nese, anche per capire in quale sfida è oggi

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impegnata la Chiesa e che cosa debba fareil popolo dei discepoli, il «cattolico me-dio».Non c’è bisogno di dietrologia per capirequali sono le cose via via proposte dal mi-nistero petrino di Francesco nei cui con-fronti il mondo interpretato dal giornalelombardo – cioè la sua cultura globale, leclassi, gli interessi, i poteri di riferimento– senta il bisogno di schierarsi, di prende-re posizione, e magari di alzare un muro– o di censura o di critica – perché questecose non diventino patrimonio di tutta laChiesa, o peggio dell’opinione pubblica nelsuo complesso.Certo non è piaciuto che papa Francescoabbia preso di petto la questione del lavo-ro, a cominciare dal suo discorso agli ope-rai a Cagliari fino al suo incontro con imovimenti popolari in Vaticano, facendodel lavoro il contrassegno della dignitàumana e rivendicando per esso stabilità esicurezza, e ciò proprio quando la spolia-zione del lavoro di ogni suo diritto è ilmassimo impegno dell’attuale dirigenzapolitica ed economica.

che cosa davvero si rimprovera al papa

Non è piaciuto che fin dall’inizio il papaabbia messo sotto accusa l’attuale siste-ma economico-sociale, qualificandolocome un sistema di esclusione che va per-fino oltre lo sfruttamento e l’oppressionegià denunciati dal pensiero rivoluzionariodell’Ottocento (ma anche dalla «Quadra-gesimo Anno» di Pio XI); non è piaciutala diagnosi pontificia che nella cultura enella prassi dell’attuale economia globaleidentifica un sistema omicida e condan-na una «dittatura dell’economia senza vol-to né scopo realmente umano».Non è piaciuto che nel messaggio per lagiornata della pace del 2015 si sia denun-ciato che la schiavitù, benché ripudiata daldiritto, non sia finita, ma anzi oggi si ri-produca e si moltiplichi in inedite forme,dal lavoro schiavo alla schiavitù dei mi-granti, al traffico degli organi, alla trattadelle persone, alla schiavitù sessuale, e nonsolo in lidi barbari, ma anche in civilissi-mi Paesi.Non è piaciuto che il papa non si sia limi-tato a dei discorsi deprecatorii, ma abbiamesso in moto le strutture di carità (e nel-la visione cristiana, come fu ricordato daPaolo VI, anche la politica è carità) e ab-bia esortato i poveri, i rifiutati, gli esclusi,gli asserviti a lottare per la loro liberazio-ne: «sigan con su lucha», continuate a lot-tare ha detto papa Francesco ai rappre-

sentanti dei movimenti popolari di tutto ilmondo da lui ricevuti nell’aula del «vec-chio Sinodo» nell’ottobre scorso.Non è piaciuto che il papa abbia indottol’Italia a salvare i naufraghi in fuga dalleloro terre con l’operazione «Mare no-strum», e abbia difeso il diritto alla vitadei migranti con tanta forza che la Mari-na continua a salvarli anche dopo che lamissione «Mare nostrum» è stata chiusadal governo.Non piace che con il suo semplice invito anon discriminare, quanto al diritto allavita, tra cittadini e profughi, costringa igoverni a non far finta di niente e a misu-rarsi con la imponente nuova realtà dimobilità mondiale, che riguarda ormai piùdi cinquanta milioni di persone in fuga nelmondo come rifugiati, sfollati, sradicatidalle loro case e dalle loro terre, a cui bi-sognerà prima o poi restituire i diritti.Non piace che il papa cerchi di fermare leguerre, che si tratti di guerre contro la Si-ria o contro la Russia o contro l’Islam, nonpiace che deprechi e voglia fermare il com-mercio delle armi, non piace che sia con-tro i bombardamenti con i droni, che nonsposi la causa di Israele contro i Palesti-nesi, che metta sotto accusa l’Europa come«una nonna sterile» dimentica dei suoivalori e che presenti la sua Chiesa agli al-tri continenti, alle altre religioni, alle altreChiese, ai popoli emergenti e fino agliestremi confini della terra come una Chie-sa non europea, non occidentale, non pro-selitistica e non dominatrice «sopra re eregni» in forza della sua divina autorità.Perché, e questo è vero, gli uomini medi emediocri erano abituati a una Chiesa di-versa.Si può capire che il mondo cominci ad al-larmarsi. Perché se i fedeli di questa Chie-sa fossero già sulle frontiere che il papasta indicando, la rivoluzione già ci sareb-be. E resta allora l’appello perché tutti gliuomini e le donne che leggono lo stessoVangelo escano dal loro torpore, e si met-tano in cammino. Perché allora, forse, larivoluzione si farà.Nell’«Angelus» dell’Epifania, che è stato unvero gioiello, Francesco ha ripetuto trevolte che per camminare verso la meta bi-sogna stare attenti alla stella, cioè sapervedere i segni, bisogna essere instancabilie bisogna avere coraggio. Un papa attentoe instancabile piace a tutti, fa parte del-l’idea che il mondo si è abituato ad averedei papi moderni. Ma un Papa Coraggiosono in molti che vorrebbero fermarlo.

Raniero La Valle