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Stroppa a pag. 28 Nuova serie - Anno 25 - Numero 51 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Martedì 1 Marzo 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 Con «L’Atlante delle Assicurazioni Leader 2015» a € 3,00 in più; con guida «Tuir 2016» a € 6,00 in più; con guida «Bilanci 2016» a € 6,00 in più ; con guida «Andare in pensione» a € 5,00 in più #&( D %- 1211/ ,.*-20/ )E5NN@ 1=@22/I@ B5E J /??< *<??@L@ /??K/=5 'K=I<KI5?N/ 5 <? 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Infat- ti l’attacco concentrico del Corrie- re sul premier è caduto proprio Scalfari loda le ultime scelte di Renzi Il Corsera tenta invece di farlo saltare L’accompagnamento non è reddito Il Consiglio di stato smentisce il governo: l’indennità per disabili non entra nell’Isee perché ha la funzione di attenuare una situazione di svantaggio L’indennità di accompagnamento non costituisce reddito. I trattamen- ti assistenziali, previdenziali e risar- citori percepiti dai disabili e dalle loro famiglie non possono rilevare ai fini Isee. Ad affermarlo in via defini- tiva è stato ieri il Consiglio di stato che ha respinto il ricorso del governo. Palazzo Chigi aveva impugnato la pronuncia con cui il Tar Lazio aveva bocciato alcune norme su calcolo dell’Isee (Indicatore della situazione economia equivalente). continua a pag. 6 SU WWW.ITALIAOGGI.IT Consiglio di stato - La sentenza sulle in- dennità per i disabili fuori dall’Isee Imu - Il decreto con l’aggiornamento dei coefficienti per i ca- pannoni Pubblico im- piego - La delibera Corte conti sui passaggi di personale p P p d ti Il DAL GARANTE Privacy, via libera alla banca dati delle opere d’arte rubate Ciccia Messina a pag. 29 REGOLAMENTO Casse, derivati ok se restano entro il 5% del patrimonio Migliorini a pag. 35 F1 E MOTOGP Ascolti Sky Motori in crescita del 40% nel 2015 Plazzotta a pag. 21 DA APRILE IN ITALIA Nexive lancia la prima raccomandata digitale Venini a pag. 18 CARPIGIANI Il Gelato Museum festeggia 8 mila visitatori in un anno Valentini a pag. 18 CINEMA MEDIASET Medusa, inizio d’anno con il botto: verso i 90 mln nel trimestre Plazzotta a pag. 19 AUSTERITY Bbc News, risparmi per altri 100 milioni Capisani a pag. 20 Il 2015 annus horribilis per i servi- zi di ingegneria e architettura. Gli investimenti nel settore hanno infatti toccato il punto più basso di sempre: 5 miliardi di euro posti a base d’asta per interventi sulle ope- re pubbliche, ben 18 miliardi in meno rispetto a sei anni fa. È quan- to emerge, tra l’altro, dal report annuale del Centro studi del Consi- glio nazionale degli ingegneri che, per il 2015, registra il crollo del mer- cato dopo un 2014 che invece aveva alimentato qualche speranza. Gli investimenti nelle opere pubbliche al punto più basso di sempre: crollati da 23 a 5 miliardi in sei anni 2015, anno orribile per gli ingegneri M IN PAREGGIO DI BILANCIO TEDESCO PER LA PRIMA VOLTA DAL 1969 Il vice cancelliere Sigmar Gabriel chiede anche lui meno severità Il vice cancelliere Sigmar Gabriel è sceso in campo, copiando le battute di Matteo Renzi: bisogna allentare la politica di austerità. Non è giusto spendere per i Flücht- linge, i fuggiaschi, come qui chiamano i nostri migranti, mentre milioni di tedeschi vivono sulla soglia di povertà, in particolare i pensionati, circa 11 milioni. Per i profughi si spenderanno 21 miliardi. E i disoccupati e quanti ricevo- no l’assegno sociale fanno i calcoli: se invece di aiutare gli stranieri si pensasse a loro, invece di ricevere 400 euro al mese, il minimo vitale, avreb- bero almeno 560 euro. Per la prima volta dal 1969 il bilan- cio tedesco è in pareggio Silvio Berlusconi si è innamorato di un’altra ragazza di 21 anni. Era andata da lui assieme ai fratelli Zap- pacosta inventori di Azzurra Libertà, l’organizzazione giovanile che avrebbe dovuto far ripartire Forza Italia. I due fratelli con la ragazza si sono presentati da Berlusconi per ottenere l’investitu- ra formale. Ma, quando sono tornati a casa, si sono accorti che non avevano più con loro la ragazza perché Berlusco- ni aveva preferito tenersela accanto per alcuni approfondimenti. Da qui il pre- cipitoso scioglimento della valanga gio- vanile azzurra con la contestuale fuga dal partito dei due giovani volonterosi che erano appena arrivati e che sono ri- masti con un pugno di mosche in mano. Pare che la giovanotta fosse la fidanza- ta di uno dei due. Il guaio è che, almeno recentemente, le questioni sentimentali del Cavaliere si sono sempre mescola- te con quelle politiche. La Pascale, ad esempio, contava più di un congresso del partito. Aveva fatto fuori Paolo Bonaiuti, Sandro Bondi, Claudio Cicchitto, Gaetano Quagliariello. Già che c’era, aveva licenziato anche il cuoco Michele Persechini. Adesso, se il nuovo rapporto prenderà piede, ci sarà un nuovo repulisti ad Arcore? Brunetta rimarrà al suo posto? Stia- mo a vedere. DIRITTO & ROVESCIO BUROCRAZIA COL FRENO Il permesso per una fabbrica: 40 giorni in Cina, 7 anni da noi Oldani a pag. 13 Ventura a pag. 35 d c m P ta r d te e d B C G c s c B IN FRANCIA Bruno Bich, nipote del fondatore, si riprende la Bic dagli indiani Corsentino a pag. 18 Sigmar Gabriel L’ind non c ti ass citor loro f fini I tiva che h Pala pron bocc dell’I econ L’i B I un g IVA Mancano operazioni attive, niente diritto alla detrazione Ricca a pag. 32 )E@L/ ,;?68=3?< +) MMMCF@7IM/E5<?I59E/I@C<I &/ "@?I/1<=<I0 /=<>5?I/ !<=/?2<@ 5 ,?<2@ *<FB@FI/ <>>54</I/ IE/><I5 I5=57@?@ 5 5>/<= )E5NN@ 1=@22/I@ B5E J /??< 5 =<25?N/ 2@? 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Stroppa a pag. 28

Nuova serie - Anno 25 - Numero 51 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano

Martedì 1 Marzo 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50

Con «L’Atlante delle Assicurazioni Leader 2015» a € 3,00 in più; con guida «Tuir 2016» a € 6,00 in più; con guida «Bilanci 2016» a € 6,00 in più ; con guida «Andare in pensione» a € 5,00 in più

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di Pierluigi Magnaschi

Il Corriere della Sera, nel suo massiccio e improvviso attacco al premier Renzi (considerato, da via Solferino, come spiazzato a livello continentale dalla sua incauta offensiva contro alcune scelte dell’Europa, da lui ritenute a danno dell’Italia), ha fallito in pieno l’operazione che si è infatti conclusa in un rovinoso splash come quando uno si lancia dal trampolino, presumendo che la piscina sia piena d’acqua mentre essa è stata nel frattempo svuo-tata per i lavori stagionali. Infat-ti l’attacco concentrico del Corrie-re sul premier è caduto proprio

Scalfari loda le ultime scelte di RenziIl Corsera tenta invece di farlo saltare

L’accompagnamento non è redditoIl Consiglio di stato smentisce il governo: l’indennità per disabili non entra nell’Isee perché ha la funzione di attenuare una situazione di svantaggio

L’indennità di accompagnamento non costituisce reddito. I trattamen-ti assistenziali, previdenziali e risar-citori percepiti dai disabili e dalle loro famiglie non possono rilevare ai fini Isee. Ad affermarlo in via defini-tiva è stato ieri il Consiglio di stato che ha respinto il ricorso del governo. Palazzo Chigi aveva impugnato la pronuncia con cui il Tar Lazio aveva bocciato alcune norme su calcolo dell’Isee (Indicatore della situazione economia equivalente).

continua a pag. 6

SU WWW.ITALIAOGGI.IT

Consiglio di stato - La sentenza sulle in-dennità per i disabili fuori dall’IseeImu - Il decreto con l’aggiornamento dei coefficienti per i ca-

pannoniPubblico im-piego - La delibera Corte

conti sui passaggi di personale

pPpdti

Il

DAL GARANTE

Privacy, via libera alla banca dati delle opere d’arte rubate

Ciccia Messina a pag. 29

REGOLAMENTO

Casse, derivati ok se restano

entro il 5% del patrimonio

Migliorini a pag. 35

F1 E MOTOGP

Ascolti Sky Motori in crescita

del 40% nel 2015Plazzotta a pag. 21

DA APRILE IN ITALIA

Nexive lancia la prima

raccomandata digitaleVenini a pag. 18

CARPIGIANI

Il Gelato Museum festeggia 8 mila

visitatori in un anno

Valentini a pag. 18

CINEMA MEDIASET

Medusa, inizio d’anno con il

botto: verso i 90 mln nel trimestre

Plazzotta a pag. 19

AUSTERITY

Bbc News, risparmi per altri

100 milioni Capisani a pag. 20

Il 2015 annus horribilis per i servi-zi di ingegneria e architettura. Gli investimenti nel settore hanno infatti toccato il punto più basso di sempre: 5 miliardi di euro posti a base d’asta per interventi sulle ope-re pubbliche, ben 18 miliardi in meno rispetto a sei anni fa. È quan-to emerge, tra l’altro, dal report annuale del Centro studi del Consi-glio nazionale degli ingegneri che, per il 2015, registra il crollo del mer-cato dopo un 2014 che invece aveva alimentato qualche speranza.

Gli investimenti nelle opere pubbliche al punto più basso di sempre: crollati da 23 a 5 miliardi in sei anni

2015, anno orribile per gli ingegneri

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IN PAREGGIO DI BILANCIO TEDESCO PER LA PRIMA VOLTA DAL 1969

Il vice cancelliere Sigmar Gabriel chiede anche lui meno severità

Il vice cancelliere Sigmar Gabriel è sceso in campo, copiando le battute di Matteo Renzi: bisogna allentare la politica di austerità. Non è giusto spendere per i Flücht-linge, i fuggiaschi, come qui chiamano i nostri migranti, mentre milioni di tedeschi vivono sulla soglia di povertà, in particolare i pensionati, circa 11 milioni. Per i profughi si spenderanno 21 miliardi. E i disoccupati e quanti ricevo-no l’assegno sociale fanno i calcoli: se invece di aiutare gli stranieri si pensasse a loro, invece di ricevere 400 euro al mese, il minimo vitale, avreb-bero almeno 560 euro. Per la prima volta dal 1969 il bilan-cio tedesco è in pareggio

Silvio Berlusconi si è innamorato di un’altra ragazza di 21 anni. Era andata da lui assieme ai fratelli Zap-pacosta inventori di Azzurra Libertà, l’organizzazione giovanile che avrebbe dovuto far ripartire Forza Italia. I due fratelli con la ragazza si sono presentati da Berlusconi per ottenere l’investitu-ra formale. Ma, quando sono tornati a casa, si sono accorti che non avevano più con loro la ragazza perché Berlusco-ni aveva preferito tenersela accanto per alcuni approfondimenti. Da qui il pre-cipitoso scioglimento della valanga gio-vanile azzurra con la contestuale fuga dal partito dei due giovani volonterosi che erano appena arrivati e che sono ri-masti con un pugno di mosche in mano. Pare che la giovanotta fosse la fi danza-ta di uno dei due. Il guaio è che, almeno recentemente, le questioni sentimentali del Cavaliere si sono sempre mescola-te con quelle politiche. La Pascale, ad esempio, contava più di un congresso del partito. Aveva fatto fuori Paolo Bonaiuti, Sandro Bondi, Claudio Cicchitto, Gaetano Quagliariello. Già che c’era, aveva licenziato anche il cuoco Michele Persechini. Adesso, se il nuovo rapporto prenderà piede, ci sarà un nuovo repulisti ad Arcore? Brunetta rimarrà al suo posto? Stia-

mo a vedere.

DIRITTO & ROVESCIO

BUROCRAZIA COL FRENO

Il permesso per una fabbrica: 40 giorni in Cina,7 anni da noi

Oldani a pag. 13

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IN FRANCIA

Bruno Bich, nipote

del fondatore, si riprende la Bic

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2 Martedì 1 Marzo 2016 I C O M M E N T I

I politici, si sa, hanno la me-moria corta. Correvano gli anni 2006-2008

quando Romano Prodi formò un governo che, per avere la maggioran-za parlamentare, dovette appoggiar-si a Fausto Bertinotti e Clemente Mastella. Non si udirono, allora, levate di scudi all’interno dei Ds. Mastella non rappresentava forse una stampella centrista (e interes-sata al potere) al pari di Denis Ver-dini? Poi nel 2008 Bertinotti aprì la strada a Silvio Berlusconi (come Sergio Cofferati, sei anni dopo, ha consegnato la Liguria a Giovanni Toti).

L’unico a provare a cambiare registro fu Walter Veltroni, che teorizzò il partito au-tosuffi ciente ma senza che vi fosse una legge elettorale in grado di supportare questa velleità. Il problema è che l’elettorato italiano era ed è sostan-zialmente diviso in due parti (centro-sinistra e centrodestra) più o meno alla pari. Un solo partito non ce la faceva (prima dell’Italicum) a rag-giungere la maggioranza assoluta. Non vi riuscì Veltroni ma nemmeno Berlusconi che ebbe bisogno della Lega e di Alleanza nazionale,

Non è un caso che Renzi ab-bia messo al primo posto della sua agenda la legge elettorale e l’abbia

portata all’approva-zione, pur se con la spada di Damocle del

giudizio della Corte costituzionale. I dirigenti Ds-Pd digerirono Mastella e vanno all’assalto di Verdini. Furono gambizzati da Bertinotti e ammicca-no alla sinistra radicale? Accettarono il caravanserraglio del governo Prodi e si lamentano dell’aiuto centrista a Renzi?

Forse sarebbe necessario quel bagno nella realtà che ha dimostrato di sapere fare Renzi sulle unioni civi-li. Il Pd, da solo, non ha i numeri per governare. 5stelle e sinistra radicale si sono dimostrati non in grado di

proporsi quali inter-locutori di governo. Rimangono i centri-sti disposti e collabo-rare. Forse sarebbe il caso di fi nirla con le polemiche astratte e

rispolverare il trattino tra centro e sinistra, col Pd che rimane comun-que una forza politica che si ispira al socialismo europeo e un centro che pur contribuendo al cambiamento non rinuncia a una visione più an-corata alla tradizione della società.

L’Italia che fatica a uscire dal-la crisi ha bisogno di un assetto di governo stabile e riformista, i cecchi-ni che cercano di colpire il presidente del consiglio e che militano nel suo stesso partito dovrebbero rileggersi la storia degli anni 2006-2008.

DI CARLO VALENTINI

L’ANALISI

Ai bersaniani, Mastellastava bene, Verdini no

DI EDOARDO NARDUZZI

Sarà competizione vera. Il referendum per deci-dere sulla permanenza o meno del Regno Uni-

to nell’Unione europea sarà una sfida politica a tutto tondo e tutta giocata nel campo del partito di governo: quello del premier conservatore David Cameron. Chi ipotizzava una facile passeggiata elettorale, quasi un rituale della democra-zia per spostare alla prossima generazione di britannici il di-battito sull’Europa, si è dovuto ricredere. L’accordo definito da Cameron con le controparti europee sul cosiddetto status speciale del Regno Unito è solo un tassello di una partita molto più articolata. Tassello, peraltro, anche un po’ marginale.

Cosa voteranno i cittadi-ni britannici? E, soprattutto, perché? La crisi delle istituzioni e dello stesso modello europeo da anni ormai raccontata dalle cronache della politica, dalla cri-si greca al fallimento di Schen-gen, dall’Eurozona divaricata all’incapacità di contrastare il terrorismo, secondo i più sarà il principale oggetto di valutazio-

ne da parte dei cittadini britan-nici che voteranno il prossimo giugno. L’Europa è in crisi, me-glio starne alla larga la chiave di lettura in questo caso.

In realtà i sudditi di Eli-sabetta voteranno soprattutto guardando al futuro, alle op-

portunità di sviluppo e di mi-glioramento della qualità della vita che l’appartenenza o meno all’Eu può loro garantire. È la convinzione se restare nell’Eu-ropa farà della Gran Bretagna un’economia e una società più dinamiche e competitive che farà la differenza nelle urne. I britannici, a differenza del-la maggioranza degli europei, hanno da tempo compreso che per avere più opportunità di vita serve far parte di contesti socio-economici dove le regole sono poche, ben scritte e fatte osser-vare e la possibilità di azione dei singoli valorizzata.

L’internalizzazione di que-

sta caratteristica sociale fa dei britannici di oggi dei cittadini in parte diversi da quelli europei: si aspettano e chiedono meno allo stato in termini di interme-diazione e redistribuzione e pre-tendono ampi margini di azione per il singolo, così che possa rea-lizzare, anche a benefi cio degli altri, le sue potenzialità. Così si spiega perché negli ultimi qua-rant’anni la Gran Bretagna è stata sempre governata, fatta salva l’eccezione del laburista molto annacquato Tony Blair, da governi liberali e liberisti. Il centralismo e il dirigi-

smo europeo contrapposto alla convinzione della positi-vità dell’azione individuale, soprattutto nell’epoca della globalizzazione: lungo questo binario si deciderà la Brexit. Tenendo sempre ben presente che non esistono modelli che promuovono inconfutabilmente nell’epoca del mercato globale una scelta rispetto ad un’altra. Se la maggioranza degli inglesi pensa che meno Europa possa essere utile per essere competi-tivi nel secolo della Cina, della app economy e del web, allora sarà Brexit senza alcuna possi-bilità di appello.

IL PUNTO

L’uscita dalla Ue del Regno Unito è più vicina di quanto non si creda

Per i cittadini Uk la Ue è in crisi:

meglio starne lontani

Politicians, you know, have poor memory. It was 2006-2008 when Romano Prodi formed a government that

had to rely on Fausto Bertinotti and Clemente Mastella to obtain the majority in parliament. At the time no uproar was heard inside the DS. Wasn’t Mr. Mastella a centrist crutch (and interested in power) like Denis Verdini? Then in 2008 Mr. Bertinotti paved the way for Silvio Berlusconi (just as Sergio Cofferati delivered Liguria to Giovanni Toti six years later).

The only one who tried to chan-ge his tone was Walter Veltroni, who theorized the self-sufficient party, without that this am-bition was supported by an election law. The problem is that the Italian electorate was and is basically divided into two parts (center-left wing and center-right wing) more or less equally. A single party wasn’t able (before dell’Italicum) to get an absolute ma-jority. Mr. Veltroni didn’t succeed but neither Silvio Berlusconi who had to rely on the Northern League and Alleanza Nazionale .

It is no coincidence that Mr. Renzi has put at the top of his agen-da the election law and has managed to obtain its approval, albeit with the sword of Damocles of the Constitu-

tional Court’s judgment. DS-PD le-aders got over Mastella and attack Verdini? They were striken down by Bertinotti and now wink at the radical left wing? They accepted the caravanserai of Prodi’s government and now complain about the centrist support to Renzi?

Perhaps the return to reality showed by Renzi on civil unions would be necessary. The PD alone doesn’t have the numbers to govern. M5S and radical left wing have pro-ven unable to propose themselves as government interlocutors. The cen-trists willing to collaborate are left. Perhaps it is time to put an end to

abstract controversy and dust off the dash between the center and the left wing, with the PD that remains anyway a political force inspi-

red by the European Socialism and a center that while contributing to the change doesn’t give up a vision more anchored to the tradition of society.

Italy, which struggles to emer-ge from the crisis, needs a stable and reformist government framework, the snipers that try to hit the prime minister and who are inside his own party should read again the story of the 2006-2008 period.

© Riproduzione riservataTraduzione di Silvia De Prisco

IMPROVE YOUR ENGLISH

Mastella suited Bersani’sfollowers, Verdini doesn’t

L’obiettivo per loro non è governare

ma bruciare Renzi

Their target is not governing but dropping Renzi

DI MARCO BERTONCINI

L’improvvisa accelerazione sulla riforma delle adozioni non risponde a un criterio di normale politica. È vero: può essere solo verbale, può cor-rispondere alla fase di avvio per placarsi subito o arenarsi dopo il primo passaggio par-lamentare, può provenire soltanto da specifi ci settori; però nel volgere di poche ore si è scatenata un’offensiva politica, mediatica, parla-mentare, per riscrivere le norme sulle adozioni.

Non c’è da stupirsi che

questa rivalsa per aver patito lo stralcio della spe-cifica norma già presente nel testo dedicato alle unio-ni civili animi Monica Ci-rinnà. Mauro Mellini l’ha defi nita una «specialista in canili» cui è stato improvvi-damente affi dato il compi-to di muoversi in distillati di sottigliezze giuridiche. Meno si comprende che si agitino capigruppo e auto-revoli esponenti del Pd.

Che la legislazione sul-

le adozioni attendesse una riscrittura è cognizione acquisita in quasi tutti gli spicchi dell’arco politico; ma discuterne ora appare esclu-sivamente una ripicca, spe-cifi camente nei confronti dei centristi che avevano chiesto e infi ne ottenuto lo stralcio. Andrebbe pure rammentato che il Ncd nulla ha ottenu-to quanto a distinzioni fra matrimonio e unione civile; quindi, il Pd, o almeno la maggioranza dei democrati-ci, avrebbe da cantar vittoria e non già da dolersi per una teorica e parziale sconfi tta.

Agitarsi ora per le ado-

zioni vuol dire scatenare le reazioni del Ncd, più che motivate, del resto, dal fat-to di avere pochi giorni ad-dietro concluso un accordo. Se poi si tiene conto che i sondaggi dicono, unanimi, che un’ampia maggioranza di elettori non avrebbe ap-provato le peculiari adozio-ni inserite nelle unioni civi-li, quale vantaggio avrebbe mai Renzi dal sommuovere la questione?

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

La legge sulle adozioniha il sapore di ripicca

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LA SANITÀ DEL FUTURO, OGGI PER TUTTI

Con 4 milioni di pazienti assistiti ogni anno da 4 mila medici, il Gruppo ospedaliero San Donato è la prima istituzione medico scientifica in Italia.

Fondato nel 1957, è composto da 17 strutture ospedaliere in Lombardia - tra le quali l’IRCCS Ospedale San Raffaele, l’IRCCS Policlinico San Donato

e l’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi - e una in Emilia Romagna.

Il Gruppo ospedaliero San Donato offre assistenza in tutte le specialità mediche e chirurgiche ed è leader a livello nazionale e internazionale in

Cardiochirurgia, Cardiologia, Chirurgia Vascolare, Neurochirurgia, Ortopedia, Ginecologia, Urologia e Cura dell’Obesità.

Il suo modello si fonda sullo scambio interdisciplinare tra attività clinica, didattica universitaria e ricerca scientifica che, solo se strettamente

correlate, consentono di sviluppare terapie all’avanguardia per tutti i pazienti.

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Primo Gruppo ospedaliero del Paese

18 ospedali

Alta specializzazione clinica per tutte le patologie

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4 Martedì 1 Marzo 2016 P R I M O P I A N OIl no della presidente alla maternità surrogata. Renzi porta la si da delle unioni civili nelle parrocchie

Anche Boldrini boccia VendolaProfughi: la Francia sgombra, l’Italia apre corridoi umanitari

DI FRANCO ADRIANO E GIAMPIERO DI SANTO

Non è la prima volta che si smarca da Sel, Laura Boldrini, in favore del Pd. Ma

questa volta la presidente della Camera ha osato boccia-re l’ex segretario del partito in persona, Nichi Vendola, colui che l’ha indicata a ter-za carica dello stato, finito al centro di un caso di mater-nità surrogata, su cui si è incendiato il mondo politico. «Personalmen-te ho molte riserve sulla maternità surrogata», ha detto soppesando le parole il numero uno di Montecitorio, a margine di un evento all’Univer-sità King’s College di Londra. Per Boldrini si tratta «di un tema mol-to delicato» e i dubbi ci sono soprattutto quando «si ha a che fare con gio-vani donne straniere». «È una pratica che si presta allo sfruttamen-to delle donne», ha poi detto chiaramente. Ciò nulla toglie alla presa di posizione contro gli insulti a Vendola e al suo compagno Ed Testa (padre biologico) che si sono procurato un fi-glio mediante una maternità surrogata, a pagamento, in California. «Abbiamo visto troppi commenti sguaiati e volgari, lo trovo molto squal-lido», ha detto. «Quando nasce un bambino o una bambina è sempre una grande cosa e faccio i miei migliori auguri a Nichi Vendola e al suo com-pagno». Tra i più duri contro Vendola, il segretario della Lega, Matteo Salvini: «Ven-dola e il suo compagno sono diventati papà, affittando l’utero di una donna califor-niana. Questo per me non è futuro, questo è solo disgu-stoso egoismo». Vendola ha replicato: «Non c’è volgarità degli squadristi della politica che possa turbare la grande felicità che la nascita di un bimbo provoca».

Unioni civili, Renzi vuol convincere le parrocchie

«Come promesso abbiamo dato una forte accelerazione e la legge è fi nalmente passa-ta in prima lettura al Senato, anche a costo di un voto di fi ducia e di polemiche duris-sime», ha scritto Renzi nella sua newsletter. L’occasione per attaccare uno degli ispi-ratori del Family day, Massi-mo Gandolfi ni «che in una conferenza stampa improv-visata, ha detto che il popolo che lui rappresenta farà di tutto perché al referendum sulla Costituzione - che si occupa di regioni, di senato,

di enti inutili - passi il NO». Renzi aggiunge: «Che c’entra la difesa della famiglia con la riforma del senato? Che c’en-trano le coppie omosessuali con la cancellazione del Cnel? Che c’entrano i movimenti re-ligiosi con le competenze re-gionali su energia e turismo? Nulla. Ma dobbiamo farla pa-gare a Renzi». A questo punto, arriva la mossa di Renzi che capovolge la sfi da l’organizza-tore del Family day: andrà a

parlare di riforme e magari anche a spiegare perché il governo non poteva tirarsi indietro sulle unioni civili. «E io con un sorriso accetto la sfi -da e se mi inviteranno andrò nelle parrocchie, come nelle realtà del volontariato, a dire il perché - a mio giudizio - è giusto che la riforma passi, che la politica dimagrisca, che le Regioni facciano meno ma meglio. Agli uni e agli al-tri, opposti estremismi, voglio dire che è fi nito il tempo in cui in Italia qualcuno aveva un diritto di veto, di blocco. Siamo andati avanti sulle ri-forme, sulla legge elettorale, sul JobsAct, sulla pubblica amministrazione, sulla re-sponsabilità civile dei magi-strati, sugli insegnanti anche quando i più ci dicevano di fermarci. A colpi di fi ducia? Sì. Anche a colpi di fiducia quando era necessario. Non ci siamo fermati nemmeno alla sacrosanta esigenza di riconoscere diritti alle coppie omosessuali perché sarebbe stato incivile il contrario. Se qualcuno vorrà mandarci a casa per questo, andremo a casa».

Profughi, la Francia chiude, l’Italia apre. Scontri fra Grecia e Macedonia

Circa 300 profughi siriani e iracheni, la metà donne e bambini hanno sfondato par-te delle barriere di protezione innalzate dalla Macedonia al

confi ne con la Grecia e hanno attraversato la frontiera. La polizia macedone ha lanciato gas lacrimogeni ma poi ha la-sciato passare i profughi. Tra i migranti ci sono moltissimi bambini. Una trentina di per-sone sono state soccorse dopo essere entrati in territorio ma-cedone. In mattinata la poli-zia greca aveva segnalato che più di 7.000 rifugiati, la metà delle quali donne e bambini, erano ammassati al confi ne,

a Idomeni. Un numero quat-tro volte superiore alle capa-cità dei campi allestiti per la prima accoglienza. A Calais è iniziato lo sgombero del setto-re meridionale della tendopoli più grande di Francia vivono tra le 3.700 e le 7.000 persone provenienti da Siria, Afghani-stan e Sudan. La polizia ha or-dinato ai migranti di lasciare volontariamente il campo, per non essere costretta a interve-nire con la forza. Due bulldo-zer hanno smantellato decine di baracche di fortuna ese-guendo l’ordine di sgombero del tribunale amministrativo di Lille. Contemporaneamen-te un centinaio di rifugiati siriani sono arrivati da Bei-rut a Roma grazie al progetto pilota dei corridoi umanitari promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, dall’organizzazione cat-tolica Comunità di Sant’Egi-dio e dalla Tavola Valdese. Si tratta di 24 famiglie siriane (in tutto 93 persone, di cui 41 minori) giunte dal Libano con un regolare volo di linea, grazie a un visto per motivi umanitari rilasciato dall’am-basciata italiana di Beirut. Sono arrivati all’aeroporto Fiumicino, accolti dal ministro degli Esteri, Paolo Gentilo-ni, che - dopo aver ringrazia-to coloro che hanno reso pos-sibile il progetto dei corridoi umanitari - ha lanciato un messaggio all’Europa intera: «Alzare muri non è la soluzio-ne per affrontare la crisi dei

migranti». «Alla fi ne saranno 1000 in questo progetto, e che potranno arrivare i Europa saltando i rischi dei traffi can-ti esseri umani e le indicibili sofferenze delle strade della migrazione che vediamo ogni giorno», ha aggiunto il numero della Farnesina.

Roma, Salvini insiste sulle primarie contro Bertolaso

«A metà dello spoglio nes-sun candidato arriva alla maggioranza. Non dico tutti sullo stesso piano, ma ci sono poche percentua-li di differenza. Così il centrodestra perde e fa il più grande rega-lo possibile a Matteo Renzi». Matteo Sal-vini non ha dubbi al termine della sua personale consulta-zione sulle elezioni di Roma. «Sarò io il primo a fare un passo indietro per un nome proposto dai cittadini romani. Propongo una consultazione, un con-fronto, chiamiamole primarie, ma non uno ‘scimmiottamento’ sfi -gato del Pd». Per ora, dunque, Salvini ha raccolto 1.450 voti per

Marchini; 1.300 per Pivetti; 1250 per Storace; 1.050 per Bertolaso, 900 e rotti per gli «altri» e fra gli «altri» c’è Giorgia Meloni che ha preso quasi 400 consensi e che sa-rebbe titolata per fare il can-didato sindaco». Chi avrebbe maggiori chance di vittoria? «Stando ai voti Marchini», ha detto Salvini, anche se «pen-savo ci fossero stati più voti per qualcuno e meno voti per qualcun altro». E a chi gli ha chiesto chi preferirebbe come candidato a Roma tra Marchi-ni e Meloni, ha risposto: «La Meloni è un segretario di un partito nazionale e se un se-gretario di un partito chiama io rispondo....».

L’Oscar della musica all’italiano Morricone

«Orgoglio dell’Italia inte-ra», ha sintetizzato la vitto-ria dell’Oscar per la musica di Ennio Morricone, il presi-dente del Senato Piero Gras-so. Più articolato il giudizio di Matteo Renzi. «Sempre emozionante la notte degli Oscar nell’edizione che passe-rà alla cronaca come la notte di Di Caprio», ha scritto nella sua newslettere. «Ma io con-divido con voi l’emozione per la statuetta al Maestro Mor-ricone. Non sono un grande esperto di cinema e di musica al punto da poter fare valuta-zioni tecniche anche se - come molti - persino un profano ha il diritto di stupirsi a pensare

che a Morricone non avevano ancora dato il Premio nem-meno nel 1986 per Mission che secondo me resta tra le colonne sonore immortali». E il candidato sindaco di Roma, Alfi o Marchini, ha chiesto al commissario Francesco Pa-olo Tronca di organizzare al Circo Massimo un grande evento «per rendere onore al maestro». « Dopo le ospitate di artisti e star internazio-nali, ora rendiamo omaggio a un grande romano che ha dato lustro alla nostra città e al nostro Paese nel mondo», ha scritto Marchini strizzan-do l’occhio agli elettori. «Dopo questo riconoscimento, dove ho fatto del tutto per fare bene, ancora bisogna miglio-rare, data la mia età non si può fare che questo», è stata la dichiarazione rilasciata da Morricone, che ha riconosciu-to che quella scritta per The Hateful Eight di Quentin Tarantino non è la miglio-re colonna sonora che abbia mai scritto. «Io non mi aspet-to mai niente di simile», ha concluso, «non si lavora per questi riconoscimenti».

© Riproduzione riservata

Vignetta di Claudio Cadei di Pierre de Nolac

Squinzi: «Anche l’impresa è misericordia».

Specie quando aspetta soldi dallo stato.

* * *

È arrivato il fi glio di Nichi Vendola.

Magari da grande sarà leghista.

* * *

L’Argentina chiede all’Italia 4 mila ingegneri.

In cambio di un Papa?

* * *

Sanità, ricetta rossa addio.

Non la trionferà.

* * *

Unioni civili, Renzi: «È fi nito il tempo dei veti».

Comincia quello dei voti

* * *

Salvini: «Marchini avanti».

È meglio non averlo dietro.

PILLOLE

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5Martedì 1 Marzo 2016Martedì 1 MarzP R I M O P I A N ONon sarà più afi dato a un italiano il comando delle operazioni contro l’Isis. Ed è meglio

Ci occuperemo solo di TripoliLe truppe speciali manovrate da Palazzo Chigi (Minniti)DI DOMENICO CACOPARDO

Alla fine, dopo due duri articoli, la veri-tà sulla Libia sem-bra venuta fuori.

Ma andiamo con ordine. La questione Libia sta avendo un andamento carsico, cioè com-pare e scompare dai giornali in una specie di gioco funam-bolico, rivolto più a celare che a spiegare.

Certo, in tempi di guerra guerreggiata o, semplicemen-te, minacciata è meglio na-scondere le proprie intenzioni e gli strumenti che si inten-dono utilizzare. Ciò confl igge con l’istanza principale d’ogni democrazia: conoscere le atti-vità del governo in modo da poter giudicare.

Un’esigenza tanto im-portante da spingere coloro che hanno responsabilità di direzione di un paese di mo-nitorare in tempo reale gli umori dell’opinione pubblica in modo da adeguare la comu-nicazione (ipotesi ottimistica) o da cambiare linea politica (ipotesi populistica).

Resta il fatto che poco meno di un anno fa (era il 25 giugno del 2015) la mini-stra Pinotti annunciò, con pifferi e fanfara, che una missione europea in Libia era pronta a intervenire e che il comando sarebbe stato affidato al contram-miraglio italiano Enrico Credendino, il cui coman-do sarebbe stato insediato a Guidonia, vicino Roma.

Per partire, si aspettava solo che la missione Onu, affidata allo spagnolo Ber-nardino Leon, fosse riu-scita a definire un accordo tra le fazioni libiche per la costituzione di un governo di unità nazionale.

Senza entrare nel merito del fallimento di Leon e del mezzo fiasco del suo suc-cessore, il tedesco Martin Kobler (il cui nome evoca un campione del ciclismo), possiamo constatare: che il governo di unità nazionale è on the way, anche se oggi po-trebbe, finalmente, esserci la fumata bianca, se il Par-lamento di Tobruk si deci-derà a esprimersi favorevol-mente; che, rinunciando ad aspettare la legittimazione di un governo libico, truppe speciali inglesi, francesi e americane sono già nel ter-ritorio, in aree separate e definite; che, probabilmen-te, anche le forze speciali italiane sono sul posto.

La missione principa-le di queste truppe è quella di sostenere le fazioni filo-occidentali e di combattere direttamente e indiretta-mente i militanti dell’Isis.

Le incertezze del quadro politico nazionale e la ne-cessitata prudenza di Mat-

teo Renzi hanno impedito che le intenzioni italiane si manifestassero quand’era il momento giusto, talché oggi è quasi ufficiale che nessun italiano comanderà o coordinerà le operazioni occidentali in Libia.

La cosa non è necessaria-mente negativa. Dato che è illusorio ritenere di poter vincere la guerra solo con le forze speciali e i bombarda-menti aerei, strada facendo, i piccoli numeri delle truppe occidentali saranno destina-ti a crescere e di molto.

Un comando italiano ci coinvolgerebbe al di là del necessario e del possibile e farebbe attribuire a questo

nostro governo una propensio-ne alla guerra che non c’è mai stata.

Dopo le scioc-chezze dei droni americani che, per colpire il ne-mico, dovrebbero ottenere il per-messo della mi-nistra Pinotti (una bufala ben servita dall’uf-ficio stampa di Palazzo Chigi), finalmente a emerge qual-cosa di ragionevole e di ra-zionale.

Con una legge recente, il

governo è stato autorizzato a usare per operazioni di in-telligence avanzata le truppe speciali di cui disponiamo, il Col Moschin, il Comsubin, i paracadutisti della Folgore e del Tuscania, gli incursori dell’Aeronautica.

Ciò significa che l’opera-zione Libia non sarà guida-ta dal ministero della dife-sa, ma dalla presidenza del consiglio, tramite il sotto-segretario Marco Minniti, grande esperto del settore poco interessato all’appari-re, ma capace di essere. Ma-rina e Aeronautica potranno fornire supporto logistico e operativo.

Tutto si riconduce , quindi, nel ragionevole e nel possibile. Sullo sfondo si prospetta la divisione

dell’immenso territorio in tre entità statali, dalle di-verse risorse energetiche.

Perderemo, perciò, la no-stra più che decennale pri-mazia.

Questo, con tutta pro-babilità, era il risultato che voleva, per la Francia, Sarkozy, quando mandò la sua aviazione a bombardare Gheddafi sino al disfaci-mento del regime, dello Sta-to e dell’unità nazionale.

Il realismo di Matteo Renzi ci farà accettare la nuova situazione che, peral-tro, non potremmo impedire per mancanza di mezzi, cioè di soldi per finanziare ope-

razioni più va-ste, di truppe, già impegnate su troppi fron-ti (dall’Afgha-nistan all’Iraq al Kosovo) e di consenso popo-lare.

Perciò solo Tripoli (con un po’ di pozzi Eni) ci sarà, forse, vicina: la nostra parte sarà strimin-zita ma, tutto sommato, non disprezzabile.

Dalla guerra di Crimea in

poi, questo è sempre stato il nostro destino.

www.cacopardo.it© Riproduzione riservata

DI MARIO SECHI

Vendola è genitore, Hillary vince e, figuriamoci, Renzi vuole abbassare le tasse. Il week-end è stato travolto

dal social-dibattito sulla paternità in laboratorio estero del leader di Sel.

Ottima occasione per un’altra di-strazione italiana di massa. Avanti così, mentre là fuori c’è la contem-poraneità che ruggisce.

Primo caffè, Corriere della Sera: «Vendola genitore, un caso politico. Lui: è solo amore». E ora che il bimbo c’è che si fa? Risposta: «Adesso deciderà il giudice». Altro? C’è un Ernesto Galli della Loggia sul paese che cerca le ragioni per cui l’Italia non sa discutere. Impresa non difficile, basta guardarsi intorno: «Ciò accade, io credo, perché da noi esiste un vasto brodo di cultura che, seppure involontariamente, nutre di continuo gli slogan più esasperati alimentando ogni giorno questa cieca irragionevolezza, questo pensare in bianco e nero.

È il brodo di cultura costituito dal conformismo fortissimo che caratte-rizza tutto il nostro discorso pubbli-co, politico e non, che permea tutta la nostra atmosfera culturale e le idee che vi hanno corso. La furibonda fa-ziosità italiana è fi glia innanzi tutto

dell’unilateralità del paese che pen-sa, che parla e che scrive».

Vero. Azioni conseguenti? Nessuna, anzi una: i già esigui spazi per chi è fuori dal mainstream si chiudono.

E le tasse? Tranquilli, ci pen-sa Repubblica a spargere la lieta novella. Titolo d’apertura: «Tasse, si accelera. Obiettivo l’Irpef e le buste paga».

Wow, che progetto, sta per scatta-re l’applauso, ma improvvisamente appare la verità tra le righe di Re-pubblica: «Per ridurre le tasse e sti-molare la crescita il governo Renzi punta a una doppia strategia, ester-na ed interna (…) il premier è pronto a portare la questione di un taglio fi scale nel 2017 sul tavolo dei leader del Partito socialista europeo, in vi-sta del Consiglio Ue del 17.

Sul fronte interno si lavora per un taglio dell’Irpef già fi ssato per il 2018 che si spera di anticipare. Per farlo, è necessario sfi orare il 3 per cento nel rapporto tra defi cit e pil.

Allo studio la riduzione di 6 punti del cuneo fi scale, con un impatto da valutare sulle pensioni future».

Stupendo. Occhio alle date: 2017, 2018. Nota a margine: il 2016 è ap-pena iniziato.

Notizie? No, ma un titolo di ta-glio basso fa luce sul meraviglioso, rassicurante, incubo di Mark Zu-

ckerberg: «Parleremo soltanto con le chat». Leggere queste corbellerie cibernetiche è una soddisfazione, moltiplica il valore del tempo che il titolare di List trascorre in biblio-teca.

Facciamo un giro di titoli. La Stampa cambia il canone delle aper-ture del giorno: «Profughi, il Papa striglia l’Europa». Il Giornale in fase Trump: «Il Duce corre per la Casa Bianca», catenaccio: «Trump cita Mussolini, scoppia la polemica. E perfi no i Repubblicani ora provano a fermarlo». In ogni caso, la frase non era di Mussolini.

Andiamo avanti, un caffè ar vetro e Il Messaggero: «Il referendum del-la Lega a Roma boccia Bertolaso e spinge Marchini».

Sì, le elezioni romane sono caleido-scopiche (e serve la Trojka). Carlino-Nazione-Giorno viaggiano nel futuro: «Il piano: Irpef giù nel 2017».

A Libero non vedono tutto così rosa in materia tributaria: «Come fuggire dall’avidità del fi sco».

Chiudiamo qui la lettura, anche perché sono titoli buoni per un rema-ke di Ritorno al Futuro e al titolare di List è venuto in mente Keynes: «Nel lungo periodo siamo tutti mor-ti».

Buona giornata.Il Foglio.it - List

ON THE ROAD, NOTE DI VIAGGIO FRA I MEDIA DI MARIO SECHI

Marco Minniti e Matteo Renzi

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Con una legge recente, il governo è stato autorizzato a usare,

per operazioni di intelligence avanzata, le truppe speciali di cui disponiamo,

il Col Moschin, il Comsubin, i paracaduti-sti della Folgore e del Tuscania, gli incursori dell’Aeronautica.

Ciò signifi ca che l’operazione Libia non sarà guidata dal ministero della

difesa, ma dalla presidenza del consiglio, tramite il sottosegretario Marco Minniti, grande esperto del settore, poco interes-sato all’apparire, ma capace di essere. Marina e Aeronautica potranno fornire

supporto logistico e operativo

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6 Martedì 1 Marzo 2016 P R I M O P I A N OBerlusconi ha sprecato i tre anni passati dalle, per lui rovinose, ultime elezioni politiche

I moderati sono allo stato bradoAvrebbero bisogno di un altro Cavaliere che non c’è

DI CESARE MAFFI

Nel quotidiano fondato da Giuliano Ferra-ra il patto del Naza-reno non solo è ogget-

to di dichiarata nostalgia, ma perfino diviene chiave di let-tura per presente e avvenire. I foglianti esprimono un sen-timento elettoralmente poco diffuso nel centro-destra, cioè il sostegno, l’apprezza-mento, la stima per Matteo Renzi, giudicato erede di Silvio Berlusconi e capa-ce di realizzare riforme che si sarebbero volute intestate al berlusconismo. Anche un recentissimo editoriale del direttore Claudio Cerasa scioglie un cantico per De-nis Verdini, quale autore di una politica, l’aiuto al presi-dente del Consiglio, che gio-verebbe al Cav e che sotto sotto lo stesso Berlusconi

apprezzerebbe.Il motivo essenziale, se-

condo Il Foglio, consiste nel fatto che la permanenza del governo consente al Cav di prendere tempo. Berlusco-ni ha bisogno di tempo, di molto tempo, si direbbe, per attuare grandi iniziative: ri-organizzarsi, reclutare nuo-ve leve, rottamare la propria classe dirigente, fondare un nuovo partito, «far detonare il salvinismo, far esplodere il grillismo», attendere la pronuncia della giustizia europea sulla Severino, co-struire una coalizione com-petitiva per il 2018, media-re col governo per il destino delle proprie aziende.

Nulla da dire sui punti dell’immane programma assegnati all’antico proprio condottiero dal portavoce del neoberlusconismo in chiave di renzismo di destra: pecca-to che siano i medesimi sco-pi che il Cav si propone da anni. Il tempo che Il Foglio gli assegna Berlusconi se l’era già preso, diciamo dalla nascita del governo Letta, quando tornò nel gioco po-litico per avviare, appunto, il rifacimento del partito, l’edificazione della nuova alleanza, la riorganizzazio-ne ecc. L’anno in cui si svi-luppò il patto del Nazareno doveva servire per gli stessi

fi ni. L’anno trascorso dalla dissoluzione di quell’accordo è stato anch’esso consumato per rifare il partito, rotta-marne i dirigenti, riallestire le alleanze ecc.

In sintesi: a tre anni dalle ultime politiche, Berlusconi dispone di un partito ai livel-li più bassi mai toccati dalla discesa in campo, non è in grado di determinare l’unità del centro-destra, perde ine-sorabilmente parlamentari, non edifica la nuova forza

politica, non aggrega. L’ab-bandono di eletti, vadano con Alfano o con Verdini o con Tosi poco importa, serve solo a rafforzare Renzi e il centro-sinistra, come emerge anche da alleanze in itinere per le comunali. Probabilmente la Lega ha già toccato il mas-simo e si trova in riflusso. Probabilmente i grillini non sono più alle percentuali del-le politiche. Però la Lega, in questi anni di larghe intese-patto del Nazareno-renzismo

sostenuto da ex berlusconia-ni, si è rafforzata, mentre il M5s sta realizzando quello che i politologi reputano un miracolo: durare. A dirla tutta, non pare proprio che salvinismo e grillismo pos-sano esplodere per opera del Cav. Inoltre non si vede come possa essere esercitata un’azione di parziale recupe-ro dei milioni e milioni di voti di centro-destra andati persi fra astensionismo e cinque stelle, se si ha come faro po-

litico il renzismo. Il dramma degli elettori defi niamoli per comodità moderati, o in ogni modo non schierati a sini-stra, per decenni maggiori-tari e tali forse ancor oggi (se si tiene conto del loro spar-pagliamento nel non voto e nel grillismo), è di non avere l’uomo capace di richiamarli a sé. Non credono più in Ber-lusconi, ma non ne esiste un erede. In ogni caso, con buo-na pace del Foglio, per loro non può essere Renzi.

nella settimana in cui Renzi metteva a segno due grossi colpi (l’approvazio-ne dal senato delle Unioni civili e l’elaborazione di un documento di modifica della politica economica comunitaria). Quest’ultimo documen-to, in particolare, ha trovato un favo-revole riscontro a Bruxelles ed è sta-to addirittura lodato, venerdì scorso, con un titolo a tutta pagina, persino da Le Monde, quotidiano francese tutt’altro che ben orientato nei con-fronti dell’Italia.

Persino Eugenio Scalfari, da sem-pre ostile a Renzi, ha sottolineato, nel suo tradizionale fondo della dome-nica su la Repubblica, che Renzi «oltre ad aver ben meritato con la legislazio-ne delle coppie di fatto e delle unioni civili, ha modificato in modo sorpren-dente la sua visione del futuro dell’Eu-ropa». Scalfari ha continuato dicendo: «Non posso nascondere che questa cambiamento mi fa molto piacere ed è venuto in modo assai repentino». Il fondatore de la Repubblica non ha poi esitato a definire questo documento di Renzi come addirittura in piena sintonia con «il Manifesto di Ventote-ne firmato da Spinelli, Rosi e Colorni». Cioè con la Bibbia italiana dell’euro-peismo, elaborata da tre grandi intel-lettuali che erano al confino per deci-sione del governo fascista.

L’operazione del Corriere (che, in pratica, si è rivelata decisamente sfasata) era stata evidentemente stu-diata a tavolino. L’ora zero è stata la dichiarazione polemica fatta al Sena-to da parte dell’ex premier Mario Monti contro la scelta di Renzi (da lui ritenuta «rovinosa») di incrociare i guantoni con Bruxelles. Dopo questa uscita a freddo dell’ex rettore della Bocconi, il Corsera ha subito azionato una impressionante katiuscia di arti-coli, mobilitando tutte le sue firme più prestigiose (fra gli altri: Ernesto Gal-li della Loggia, Michele Ainis, Ferruccio de Bortoli, Gian Anto-nio Stella, Antonio Polito, Fran-cesco Verderami) e mobilitando persino il vignettista Giannelli. Il Corriere inoltre ha dedicato, in rapida successione, tre mega interviste da una pagina l’una, a Mario Monti, Enrico Letta e Federica Moghe-rini, facendo così capire che era già pronta la squadra per sostituire Ren-

zi, al fine di tranquillizzare il bestione bruxellese, infastidito dall’irriverenza del premier fiorentino («altrimenti ce la farà pagare»).

La squadra di emergenza non era però il massimo, essendo composta da due sconfitti (Monti ed Enrico Let-ta) e non più politicamente riciclabili e da un’inadeguata (Mogherini). Il piano quindi era, da questo punto di vista, decisamente claudicante.La tesi del Corriere era, in sostanza, che Renzi aveva sbagliato a richiama-re pubblicamente il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Jun-ker, per indurlo a tenere in conside-razione anche le ragioni dell’Italia. Per le grandi firme di via Solferino, invece, l’Italia è in Europa per obbedire. Anzi «per obbedir tacendo» come dice il motto dei carabinieri. Perché, se ecce-pisce, fa la fine che ha già fatto Silvio Berlusconi, quando, usandogli contro lo spread come piede di porco, è stato fatto saltare come un birillo. La tesi, intendiamoci bene, ha un suo fonda-mento. Infatti, una volta che Berlusco-ni si è dimesso (sarebbe meglio dire: è stato dimesso) lo spread è subito dimi-nuito vertiginosamente anche se la realtà economico-sociale che tale stru-mento finanziario rappresentava era rimasta tal quale. Anzi, si era aggrava-ta. Ciò vuol dire che c’è stato qualcuno che, a disprezzo della democrazia rap-presentativa, ha spinto lo spread, pri-ma all’insù e poi all’ingiù, per consegui-re delle finalità da colpo di stato. Che potrebbero ripetersi ma che non debbo-no più ripetersi, chiunque sia il premier in carica in quel momento.

In questa operazione inoltre, il Corriere, non tenendo conto dei pre-cedenti, e innalzando, per un secondo round, Mario Monti sul ring politico, dopo averlo ritratto seduto sui gradi-ni di un ospedale (quale?) come un Brambilla qualsiasi, non ha tenuto conto che, per giocare questi match, non serve un centometrista, veloce e delicato, ma ci vuole un peso massimo indifferente ai pugni, oppure, se si tratta di rugby, deve avere le caratte-ristiche di un mediano di mischia che, sul campo, non teme i colpi più duri e soprattutto sa anche darli. Non a caso, alla caustica risposta che Renzi ha dato al guanto di sfida di Monti, l’ex premier ha poi risposto sul Corriere

dicendo in sostanza: sul primo punto sono d’accordo con Renzi, sul secondo anche, e sul terzo pure. Sul quarto invece debbo dire che mi debbo essere spiegato male. Insomma, in questo match è come se Monti si fosse getta-to fuori dal ring senza nemmeno aspettare di essere contato dall’arbi-tro. Non c’è stata gara.

Lo splash del Corriere è stato un incidente penoso per un direttore, Luciano Fontana, che sinora (e sono certo anche in futuro) si è rivelato il miglior direttore che il Corriere della Sera sinora abbia mai avuto nel dopo-guerra. Gli hanno infatti consegnato un quotidiano novecentesco (che non a caso aveva - e purtroppo, in parte, ancora ha - come faro culturale la Francia, che lo era fino alla Seconda guerra mondiale, usando, per di più, come giocatore di punta, un vecchio filosofo spompato come Bernard-Hénry Lèvy che, oggi, nel suo paese, è considerato una macchietta e che, oltretutto, è il responsabile del plagio di Sarkozy che ha portato all’attacco boomerang alla Libia di Gheddafi che assomiglia a una bastonata data a un’arnia di api, rendendole impazzi-te).

Fontana è riuscito a proiettare, con un operazione che mi stupi-sce ancora, per la rapidità con la quale è stata fatta, il Corriere nel Ven-tunesimo secolo nel giro di poche set-timane, cambiandone drasticamente le logiche comunicative (oggi il Cor-riere, ad esempio, pubblica le foto più belle ma soprattutto più significative; ha introdotto nuovi temi, sveltito gli articoli, resa graffiante la titolazione, rinnovata da cima in fondo la prima pagina). Tant’è che ha allarmato Car-lo de Benedetti, editore di la Repub-blica e uomo di grande fiuto, spingen-dolo ad affrettare il cambio della dire-zione della sua Ammiraglia che, spiaz-zata appunto dai fuochi d’artificio di Fontana, stentava a dare una risposta adeguata. Che, con Calabresi, invece sta venendo. Per il bene dei lettori che hanno il diritto di ottenere un’infor-mazione a livello di un paese, tutt’ora in crisi, ma che è cambiato completa-mente. In meglio. Molto in meglio. Soprattutto fuori dalla politica.

Pierluigi Magnaschi© Riproduzione riservata

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA - PIERLUIGI MAGNASCHI

Silvio Berlusconi

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7Martedì 1 Marzo 2016Martedì 1 MarzP R I M O P I A N ODel Pd. Non si trova più a suo agio nel partito di Renzi. Ha votato no alle unioni civili

Casson sta per sbattere la portaManconi è in bilico. Mentre Michela Marzano se ne è andata

DI CARLO VALENTINI

Matteo Renzi spera-va di avere chiuso il capitolo delle unioni civili,

invece deve registrare un altro scossone nel Pd. Le tre spine nel fianco che il tormentone della legge gli ha lasciato si chiama-no Felice Casson, Lui-gi Manconi e Michela Marzano. I primi due sono gli unici senatori pidiessini (oltre a Ser-gio Zavoli, 92 anni, che però non si è presentato per motivi di salute) a non avere votato la fidu-cia. La terza, essendo de-putato e quindi non al senato, ha espresso il suo dissenso in modo ancora più eclatante: s’è dimessa dal Pd.

E quella di Casson sem-bra essere l’anticamera di un nuovo addio a Renzi, dopo quelli di Pippo Civati e Stefa-no Fassina. L’ex-giudice non li ha seguiti preferendo una sua personale e singolare posizione: egli fa parte del gruppo Pd al senato ma non ha rinnovato la tessera al partito. È’ stato inol-tre il candidato Pd a sindaco di Venezia, sconfi tto dal civico (appoggiato dal centrodestra) Luigi Brugnaro (per la prima volta dal dopoguerra il partito ha perso il Comune, salvo una breve parentesi con Massimo Cacciari eletto in dissenso col Pd). Casson non s’è intruppato con la minoranza cuperliana, rimanendo un civatiano senza Civati. Dice: «Non è che Verdini stia cercando di spostare Renzi al centro, ma che il premier al centro si trova molto bene. Cer-ca un sostegno per giustifi care su un tema o sull’altro un ri-corso a forze esterne rispetto a quelle di centrosinistra. Renzi si trova meglio con Verdini che con forze di sinistra». Quanto alla legge: «Non ho partecipato

al voto sulle unioni civili perché non condivido né politicamente né costituzionalmente la solu-zione trovata Essa discrimina

il principio di uguaglianza, che costituisce un faro impre-scindibile anche per il sistema istituzionale europeo, in cui la Carta dei diritti fondamentali ha cancellato il requisito del-la diversità di sesso sia per il matrimonio sia per ogni altra forma di costituzione della fa-miglia».

Casson è stato pubblico ministero a Venezia per 12 anni ed è stato criticato per es-sere passato dal tribunale alla politica, candidandosi proprio a Venezia, città in cui poi è stato consigliere comu-nale dal 2005 al 2010, ritornandovi da candi-dato-sindaco sconfi tto, lo scorso anno. Dal 2006 è senatore Pd. I rapporti con Renzi sono andati via via deteriorandosi. Proprio sulle unioni civili sembra essere avvenuto quel non ritorno che por-terà Casson verso il nuo-vo partito della sinistra che nascerà a fi ne anno.

Non meno dirom-pente è lo strappo di Luigi Manconi, che spiega così la sua decisione di infran-gere la disciplina di partito: «Ho esitato a lungo prima di assu-

mere una posizione negativa. Ma ho pensato che fosse neces-sario lasciare almeno una trac-cia di dissenso rispetto a una

legge che presenta tanti limiti e tante contraddi-zioni». A Renzi non per-dona di avere ceduto non solo sulle adozioni ma anche sull’obbligo di fedeltà: «In apparenza può sembrare un det-taglio, invece è chiaro che emerge un rimosso particolarmente cupo e ingombrante. Un conto sarebbe stato eliminare l’obbligo di fedel-tà per qualunque vincolo di coppia,

un conto ben diverso è cancellarlo per le sole coppie omosessuali. Dietro c’è un pregiudi-zio grande come una casa: l’omosessuale è considerato, per natu-ra e vocazione, persona dissoluta, incapace di impegno reciproco, mo-nogamia e, dunque, fe-deltà. Un porcellone, insomma , a cui attribuire alcune garanzie economiche e sociali, ma non certamente il riconoscimento

giuridico-morale di un’unione civile, dotata di pienezza di diritti e di pari dignità. Non si avverte, in ciò, l’eco di un’irri-

ducibile omofobia»?Manconi, 67 anni, ha mili-

tato in Lotta continua, poi nei Verdi, infi ne è approdato ai Ds. La sua compagna è Bianca Berlinguer, direttore del Tg3. La legge sulle unioni civili è la goccia che ha fatto traboccare il vaso del suo rapporto con Ren-zi. Dice: «Perché resto nel Pd? Perché non saprei dove altro andare. La mia vita politica si è quasi sempre svolta nel minori-tarismo: un anno nella Fgci, poi Psiup, Lotta Continua e Verdi.

Nel 2005 Piero Fassino mi propose di entrare nei Ds come responsabile dei diritti civili, ma già da qualche tempo avevo

maturato l’idea che una posizione radicale può operare profi cuamente soprattutto all’inter-no di un partito largo. Certo, le mie idee non sono egemoni nel Pd. O meglio: non contano quasi nulla. Ma posso esprimerle liberamen-te e qualche volta per-fi no ottenere risultati». Insomma, l’entusiasmo non è al massimo. Co-munque metterà alla prova Renzi con una proposta di legge per

togliere l’obbligo di fedeltà an-che alle coppie etero.

Infine c’è chi sbatte la porta del gruppo Pd alla Ca-

mera ed è un no senza appello a Renzi. Michela Marzano, 46 anni, docente di fi losofi a all’uni-versità di Parigi V, è entrata in parlamento (nella lista Pd) nel 2013. Non ha votato l’Italicum e ha contestato il compromesso sulla legge delle unioni civili a tal punto da abbandonare Ren-zi e il Pd. «Con la legge passata al senato- afferma- c’è stato sì un passo in avanti dal punto di vista giuridico ma non da quel-lo culturale. Si è creato un re-cinto particolare per le persone

unite dello stesso sesso che non ha alcun rife-rimento all’articolo 29 della Costituzione, che è quello che parla di fa-miglia. Quando nel 1981 François Mitterrand è di-ventato presidente della Repubblica, il suo primo gesto politico fu quello di annullare la pena di morte in Francia, nono-stante la maggioranza dei francesi fosse con-traria. Per me questo è il coraggio politico, questo dovrebbe essere il modo

di fare la sinistra, questa è la battaglia culturale che dobbia-mo fare in Italia. Dobbiamo far evaporare questa calura che considera il fatto che ci sia un amore degno di questo nome e un amore indegno, che non merita nemmeno di essere de-finito fedele. Approvare una legge sull’uguaglianza, questo sarebbe stato il vero coraggio politico».

Di qui il suo addio al Pd? «Più che io che lascio credo sia il Pd ad aver lasciato per strada i valori e i temi che mi hanno portato in parlamento. Il pro-blema sorge quando si dimen-tica che il valore fondante della sinistra è l’uguaglianza. Così si tagliano le proprie radici e si smarrisce il senso del proprio impegno».

Twitter: @cavalent© Riproduzione riservata

DI ISHMAEL

Ministro non soltanto dell’interno, ma anche dell’ordine naturale, Ange-lino Alfano monta la guardia, arma-to di spada fiammeggiante, con un’au-reola sopra la pelata, alle frontiere del mondo come Iddio l’ha concepito: un mondo senza eccessi né perversioni. Qualcuno dirà che Angelino, anzi Ar-cangelino, adesso fa il difficile con gli omosex ma che ha tollerato, fino alla separazione del Nuovo centrodestra da Forza Italia, i bagordi e i bacca-nali eleganti del suo principale, Sil-vio Papi Berlusconi. Può sembrare strano, può non piacere, ma in realtà si capisce benissimo il perché dei due

pesi e delle due misure: a differenza delle unioni civili, che si proponevano «una rivoluzione contronatura», le al-legre serate di Palazzo Chigi e di Villa Martina (o comunque si chiami) erano feste normosessuali, dove gli uomini festeggiavano le donne e viceversa, anzi un solo ometto col parrucchino festeggiava molte donne, senza scon-finamenti indebiti nell’innaturale (ma tutt’al più nel ridicolo).

Siamo scampati al peggio. Fos-sero passati, oltre alla legalizzazione dell’inguacchio omoerotico, anche la stepchild adoption e l’obbligo di fedel-tà tra sposi e sposini dello stesso ses-so, le unioni civili avrebbero abolito, insieme alla différence, anche l’ordine

stabilito dall’Onnipotente: un papà, una mammà e i loro frugoletti. È in nome della famiglia, minacciata nei suoi privilegi, che Arcangelino Alfa-no ha impugnato la spada fi ammeg-giante e dichiarato guerra a Sodoma e Gomorra. È toccato al Nuovo cen-trodestra impedire che il parlamen-to della repubblica commettesse un sacrilegio. Adesso tiriamo il fi ato; ma siamo stati lì lì.

Se i Maramaldi 5 Stelle, invece d’intortare i renziani al momento del voto, avessero rispettato i patti e approvato la legge originale, in Italia sarebbe stata abrogata la famiglia e tra un po’, come diceva Ben Gazzarra in un vecchio fi lm di Peter Bogdano-

vich, «l’omosessualità sarebbe stata dichiarata obbligatoria per legge». Ma Arcangelino, con un piccolo aiuto da parte di Gianroberto Casaleggio, ci ha salvati da un destino peggiore della morte, per citare Liala. È grazie ad Arcangelino e ai suoi cherubini che le unioni civili non fanno troppi danni (anche se rappresentano pur sempre un attentato contro la cultura dei no-stri padri, nonni e bisnonni). Avrebbe-ro voluto essere la parodia satanista dei matrimoni tra maschi e femmine e sono diventate la parodia delle leg-gi analoghe (ma molto più sensate e coraggiose) in vigore negli altri paesi occidentali.

© Riproduzione riservata

IL CORSIVO

Angelino Alfano non è solo ministro dell’Interno ma anche dell’ordine naturale che ha difeso strenuamente assieme a Gianroberto Casaleggio

nato, il principio di uguaglianza,

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un cont

Felice Casson, ex pm a Venezia, in occasione della fi ducia al

governo, si è rifi utato di votar-la, un gesto che va al di là della legge sulle unioni civili. Dice:

«Non è che Verdini stia cercan-do di spostare Renzi al centro, ma che il premier, al centro, si trova molto bene. Renzi sta meglio con Verdini che

con forze di sinistra». Casson potrebbe lasciare presto il Pd

ega giuridico-morale di un’unione

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Luigi Manconi, compagno di Bianca Berlinguer (Tg3)

ha votato no perché: «Un conto sarebbe stato eliminare

l’obbligo di fedeltà per qualun-que vincolo di coppia, un conto

ben diverso è cancellarlo per le sole coppie omosessuali:

l’omosessuale è quindi considerato persona dissoluta, incapace di impegno reciproco, monogamia e, dunque, fedeltà»

mma , Nel 2005 Piero Fassino mi

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Michela Marzano, francese, deputato Pd dal 2013, lascia il partito. Anzi, dice: «Più che io che lascio credo sia il Pd ad aver lasciato per strada i valori e i temi che mi hanno portato in parlamento. Il problema

sorge quando si dimentica che il valore fondante della sinistra è l’uguaglianza. Così si tagliano le proprie radici e si smarrisce il senso del proprio impegno».

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8 Martedì 1 Marzo 2016 P R I M O P I A N OLettera agli amici gay: è stato giusto riconoscere i vostri diritti davanti alla legge

Scegliete di non fare le vittimeSiate persone normali che difendono i loro stili di vita

DI GIANFRANCO MORRA

Cari amici gay, mi ralle-gro che la legge votata in senato abbia ricono-sciuto le vostre «unio-

ni». Affermando così che non sono «matrimoni», per i quali ci vogliono «un uomo e una don-na, diversi solo perché possano divenire una sola cosa» (Gen 1, 27; 2, 24). L’amore omosessuale spesso è semplice vizio o libidi-ne, come peraltro anche quello eterosessuale. Ma l’amore gay può anche essere, almeno nel-le intenzioni, un autentico legame agapico, che al di là dei sensi coinvolge la spiritualità.

Non solo non vi ho mai odiati, ma nep-pure disprezzati. Anzi non di rado vi ho ammirati per la vostra intelligenza e genialità: penso a Luchino Viscon-ti, Franco Zeffi-relli e Pier Paolo Pasolini, la cui morte solo il fanatismo politico poteva falsifi care come antifascista, quando invece fu solo uno sgradevole incidente sul lavoro: tre eccelsi maestri del cinema e del teatro, che non hanno mai nascosto né esibito la loro gayetà.

Penso ancora a tanti va-lenti miei colleghi universi-tari: uno era capace di improv-visare la lezione in perfetto latino ciceroniano, un altro mi spiegava che «farlo con gli uo-mini è meglio, perché sono più intelligenti», un terzo arriva-va in aula vestito da perfetto dandy nel momento in cui la contestazione universitaria aveva imposto abbigliamento cafonesco e costumi selvaggi (mi indicò dove si potevano ancora trovare le uose di feltro grigiastro).

L’omosessualità è stata pre-sente in ogni civiltà e tutte l’hanno condannata e insieme tollerata, compresa la nostra società cristiana, dove proli-ferava anche nei luoghi più sacri. Ricordo che si ironizza-va pesantemente, anche nei seminari, sulla targa automo-bilistica Scv dello «Stato Città del Vaticano»: «servate culos vestros». Oggi la legge non equipara la coppia gay a quella eterosessuale, ma la riconosce come legittima in una cornice di diritti e doveri. Non manche-rà di avere conseguenze positi-ve e anche negative, come ogni mutamento sociale.

È un dato costante del-le società che ogni sistema giuridico, defi nito dai grandi legislatori (Manu, Licurgo, Solone, Numa Pompilio), debba continuamente aggior-narsi per dare una risposta ai mutamenti sociali e culturali. E il più grande mutamento del-la storia, quello prodotto dalla

modernità occidentale, non poteva non coinvolgere tutti i valori ritenuti immutabili. La bipolarità sessuale viene oggi considerata psicologicamente duttile e anche modificabile chirurgicamente; i confi ni tra maschio e femmina (divenuti gender aperto e modifi cabile) si sono fatti incerti e superabili; il sesso si è distaccato dalla pro-creazione (antifecondativi) e la procreazione dal sesso, quella «naturale» viene (e ancor più sarà) largamente sostituita dalla «artifi ciale».

Il giudizio su questi mu-

tamenti può essere diverso, ma essi non potevano non produrre delle con-seguenze sul co-stume sociale e di conseguenza sulle leggi che lo regola-mentano. Non è un caso che le nazioni culturalmente occi-dentali (in Europa, America e Austra-lia) hanno ormai quasi tutte legitti-mato i legami omo-sessuali, chiamati in alcuni luoghi «matrimoni», in altri «coppie». Il cristianesi-

mo occidentale, prima quello protestante e ora quello catto-lico, a differenza di quello ortodosso e della religione isla-mica, si è adattato alla modernizza-zione.

I grandi gay che ho conosciuto erano schifati dal-la tecnica vittimista e risentita dall’ou-ting, dai volgari gay pride, considerava-no una scemenza anche l’omomatrimonio, mar-

chingegno piccolo-borghese per avere la casa bloccata e la pensione rever-sibile. La naturale schiettezza non consentiva loro di giocare al vitti-mismo sociale del gay perseguitato. Sapevano bene che nel passato lo erano stati, ma che oggi sono una lob-

by potente. In non pochi campi essere gay è titolo di merito e di

protezione, che consente un più rapido successo professionale.

Basterebbe la politiciz-zazione gay del festival di

Sanremo. Dove abbiamo assi-stito, in corrispondenza con la discussione della legge sulle coppie, ad una sorta di conta-gio propagandistico: quasi tut-ti, cantanti, ma anche ospiti e valletti, hanno fatto propagan-da della gayetà con nastrini ar-cobaleno al collo, tatuaggi sulle mani e dichiarazioni accorte e moderate, come vuole la Rai (dove i gay non mancano certo) secondo la regola del «se non castità, almeno cautela» (nisi caste saltem caute). Il matrimo-nio tradizionale e il tricolore, così presenti nei primi anni

del festival, sono divenuti tabù.

Ora la legge l’avete avuta, for-se ne avevate dirit-to. In democrazia vanno rispettate anche le infime minoranze. Da-tevi dunque una calmata, smettete di fare i vittimisti, i protestanti, gli apostoli, divenite

persone normali, che difendono il loro stile di vita senza offen-

dere le scelte diverse dalle vo-stre. È vero che la maggioranza

degli italiani sono favorevoli alla legge ma non alle adozioni, tuttavia i loro costumi, deo gratias, sono an-cora a forte mag-gioranza diversi dai vostri.

Nella nostra epoca di rela-tivismo morale e di crisi per ora irreversibile della

famiglia, nessuna discrimina-zione o persecuzione, ma nep-pure esaltazione della coppia gay come se fosse un modello innovativo e liberatorio dei rapporti tra i sessi. La vostra «unione civile», cari amici, ora è legittima e può anche essere autentica, ma rimane del tutto diversa e inconfondibile con la famiglia.

È giusto condannare quegli epiteti contro i gay, che, in una società dove la pederastia era diffusa, i greci applaudivano a teatro, quando assistevano alle commedie di un uomo della destra radicale come Aristofane (Vespe, Lisi-strata, Nuvole): «katápygos, eurýproktos, lakkóproktos (ce l’hanno largo, aperto, sfonda-to). Volgarità da teatro comico. Tuttavia anche i greci e le loro leggi consideravano matrimo-nio solo quello eterosessua-le. Come affermava Platone, uomo della destra moderata: «L’unione di maschi coi maschi, e di femmine con le femmine è contro la legge di natura» (parà phýsin; Leggi, 636 c).

© Riproduzione riservata

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È un dato costante delle società che ogni sistema giuridico, defi nito dai grandi legisla-tori (Manu, Licurgo, Solone, Numa Pompi-lio), debba continuamente aggiornarsi per

dare una risposta ai mutamenti sociali e culturali. E il più grande mutamento della

storia, quello prodotto dalla modernità occidentale, non poteva non coinvolgere

tutti i valori ritenuti immutabili

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La bipolarità sessuale viene oggi considerata psicologicamente duttile e anche modifi ca-bile chirurgicamente; i confi ni tra maschio e femmina (divenuti gender aperto e modifi ca-bile) si sono fatti incerti e superabili; il sesso si è distaccato dalla procreazione (antifecon-

dativi) e la procreazione dal sesso, quella «naturale» viene (e ancor più sarà)

largamente sostituita dalla «artifi ciale»

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Nella nostra epoca di relativismo morale e di crisi, per ora irreversibile, della fami-

glia, nessuna discriminazione o persecuzio-ne, ma neppure esaltazione della coppia

gay come se fosse un modello innovativo e liberatorio dei rapporti tra i sessi. La vostra “unione civile”, cari amici, ora è legittima e può anche essere autentica, ma rimane del

tutto diversa e inconfondibile con la famiglia

DI LUIGI CHIARELLO

Tobia Antonio Testa, che tutti chia-mano «il fi glio di Vendola», è stato procreato:- da un padre biologico (non si sa se sia Vendola o il suo compagno italo-canadese, Ed Testa, ma immaginiamo sia quest’ultimo per via del cognome imposto),- una madre, a quanto pare califor-niana, che defi nisco «ovaiola» (cioè che ha donato gli ovociti, fecondati in provetta),- e una madre, sembra indonesiana, che defi nisco «uterina» (cioè che ha messo a disposizione l’utero e con-dotto la gravidanza, presumibilmen-te in cambio di denaro).Avrà dunque quattro genitori (uno adottivo, due genetici e tre biologi-ci) e tre passaporti, forse quattro: italiano, canadese, statunitense e, volendo, indonesiano.

Benvenuto Tobia! Ti auguro una serena vita, libera dal clamore, dai chiacchiericci e dagli sguardi indi-screti. Non sarà facile. Alcune prove che dovrai superare sono già scritte:

non avrai mai una madre, pur avendo-ne due. Non avrai mai istintive affi ni-tà ancestrali con chi ti ha procreato, perché i tuoi genitori A e B non ti hanno portato per un solo attimo in grembo. Quando sarai grande e legge-rai il dibattito che si è consumato sul-la tua nascita molto probabilmente proverai ribrezzo, per la contrapposi-zione ideologica che stiamo giocando sulla tua pelle. Oppure ti darà gioia, perché, nascendo, la tua esistenza in vita è già un simbolo totemico: hai assunto connotati sociali e «social», ancor prima di assumere latte (imma-giniamo dal biberon).

Di tutto ciò il tuo genitore B, al secolo Niki Vendola, andrà sicura-mente orgoglioso. Sei in linea col suo vissuto; anzi, ne sei il manifesto (sebbene “vergato” in età da nonno, più che da papà). Un giorno, magari, ci dirai pure se la cosa ti avrà fatto piacere o meno. Se sarai grato che ti abbiano messo al mondo o se ti sentirai di essere stato «costretto» a nascere. Se considererai la tua nascita un grande dono (lo spero di cuore) o se ti abbiamo fatto vivere

il semplice fatto di essere venuto al mondo come un ricatto politico (un dazio che temo). Del resto, se è vero che la tua nascita ha fi nito per terremotare i valori di tanti, è altrettanto vero che l’esercizio della libera opinione potrà ferire te. Non temere, è una costante di questo ma-cilento mondo; la libertà di critica presuppone sempre che ci siano uno o più “soloni/censori” (come me) a criticare. E uno o più “reietti/pio-nieri” (come “il Niki”) a essere (o voler essere) bersagliati.

Per quanto mi riguarda, ora ciò che conta sei tu. Oltre le polemiche, oltre le visioni di parte. Persino ol-tre le eventuali illegalità commesse. Tu, con tutta la sacralità della vita. Perché, per ora, a parlare è stata solo la cicogna (cioè l’utero) che ti ha portato. Solo lei ha detto la sua. E io l’ho capita più o meno così: “Se è vero che l’amore supera gli ostaco-li, quello per se stessi, per il proprio ego, è capace di tutto”. Chissà se tanto amore riuscirà a superare per-sino gli schemi rigidi dell’anagrafe.

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Benvenuto Tobia! Ti auguro un vita serena anche se non avrai una mamma pur avendone due

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9Martedì 1 Marzo 2016Martedì 1 MarzP R I M O P I A N OI sintomi sono tanti anche se far propaganda per il no signii ca porsi fuori dal partito

La minoranza Pd a favore del noAlcuni potrebbero non partecipare alla campagna per il sì

DI MARCO BERTONCINI

La più recente ipotesi sulle mosse delle mino-ranze democratiche è francamente anticipa-

trice: riguarda il referendum costituzionale.

Prende piede, infatti, l’ipo-tesi di votare no. Non ci sareb-be nulla fuori dell’ordinario se si trattasse di un partito di opposizione che si schiera contro un testo del governo.

Già il progetto apparireb-be discutibile, invece, qualo-ra fosse una corrente che non avesse sostenuto la riforma costituzionale e si fosse collo-cata in posizione antitetica a quella certifi cata del partito.

Così non è stato, anche se non sono mancate riserve, di-scordanze, mancate condivi-sioni. Nello scorrere dei mesi occorsi per i passaggi parla-mentari (ancora non conclusi, va ricordato) qualcuno degli originari dissidenti ha lascia-to il Pd; chi è rimasto, però, non ha dichiarato guerra alla riforma, correntemente iden-tifi cata col nome della mini-stra Maria Elena Boschi.

È prematuro capire se questo o quello fra i nume-rosi gruppi che nel Pd si oppon-gono al proprio segretario deci-derà di schierarsi per il no.

Mettersi contro l’uffi cialità del partito in un appunta-mento di tal fatta potrebbe significare collocarsi fuori del Pd.

I capibastone che contesta-no Matteo Renzi ne sono perfettamente consci. Nel condurre l’opposizione inter-na, dal congresso in avanti, non hanno mai concesso occa-sioni di serenità al segretario; tutt’altro.

Però non sono mai giunti alla rottura, puntando piut-tosto sul logoramento e su un abbandono coatto dell’incari-co, posto che il nuovo congres-so appariva, e ancora appare, troppo lontano. La loro vera paura riguarda l’epurazione che la segreteria potrebbe operare sulle liste alle pros-sime politiche.

Tuttavia molti anti ren-ziani non se la sentono di votare sì al referendum: non tanto per mancata condivisio-ne delle riforme, quanto per-ché una maggioranza a favore della nuova Carta rappresen-terebbe il trionfo di Renzi, rendendolo verosimilmente invincibile al successivo rin-novo interno.

Di qui la tentazione, per ora soltanto tale ma destinata a crescere (dipenderà in parte anche dall’esito delle comu-nali), di contribuire ad affos-sare il plebiscito.

Sconsigliata l’assunzione di posizioni formalmente ostili, basterebbe forse un’opera mi-rante a scoraggiare l’affl usso alle urne, così da sottrarre

voti potenzialmente favore-voli per disciplina di partito. Inoltre, potrebbe evitarsi ogni

partecipazione a iniziative del Pd: sarebbe un boicot-taggio fondato sul silenzio.

C’è anche, però, chi già oggi sarebbe disposto a schierarsi a fi anco dei comitati per il no,

anche a costo di violare ogni correttezza di partito.

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Milano di Riccardo Ruggeri

Sala, Parisi, Passera: tre fi gliastri in cerca di adozione?• PD

Verdini e Cuffaro, sono corpi o anticorpi?• Che settimana sarà?

Di passi avanti, indietro o laterali?• Merkel

In Germania 130.000 rifugiati sono scomparsi. Minaccia • o sollievo?

Squadrista

Chi critica Genitore 1 perché chiama il fi glio Tobia è uno • squadrista.

BRIOCHE E CAPPUCCINO

Maria Elena Boschi

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10 Martedì 1 Marzo 2016 P R I M O P I A N OIl candidato sindaco di Vittoria lascia il movimento in contrasto coi vertici nazionali

Sicilia, M5s solo e abbandonatoPolemiche interne anche nei comuni di Ragusa e Gela

DI FILIPPO MERLI

Passavano i giorni. Ma la risposta non arri-vava. Un paio di mesi dopo, alcuni esponen-

ti del gruppo storico del Movi-mento 5 stelle di Vittoria (Ra-gusa), stanchi di aspettare il via libera dai vertici nazionali per partecipare alle ammini-strative di maggio, hanno lasciato il movimento in po-lemica con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. La farmacista Irene Nico-sia, che doveva essere il can-didato sindaco dei grillini, ha usato poche ma chiare parole

per riassumere la vicenda: «È tutto un bluff».

Nicosia, insieme con gli altri componenti del meetup di Vittoria, aveva già scelto i nomi degli assessori e la li-sta dei consiglieri comunali in previsione di un’eventuale successo del M5s alle elezioni. Mancava solo la certifi cazione del blog nazionale per comin-ciare la campagna elettorale. Certifi cazione che il candida-to sindaco attendeva dall’ini-zio di gennaio.

Ai piani alti del M5s, però, nessuno s’è fatto sentire. E il meetup di Vittoria, nel-lo scorso fi ne settimana, ha abbandonato il movimento. «Non abbiamo più fi ducia», ha detto Nicosia. «Così lasciamo, perché siamo di fronte a un grande bluff. Abbiamo scrit-to, contattato i portavoce, ma nessuno ci ha mai risposto».

«Siamo stati assoluta-mente ignorati dopo aver fatto un bel lavoro sul ter-ritorio», ha proseguito. «Noi abbiamo mandato la lista il 4 gennaio, è stata ricevuta l’8 gennaio, ma non ci sono sta-te risposte e notizie in merito. Anche la Casaleggio associati ci ha detto che non si occupa-va delle certifi cazioni».

Nicosia ha ritirato la sua candidatura per il M5s e, con lei, se ne sono andati in set-te. Ora, alle amministrative, potrebbero correre per conto loro. «Ci hanno contattato in molti, ma non faremo mai al-leanze con partiti e con per-sonaggi che appartengono al passato», ha spiegato ancora

l’ex candidato sindaco dei grillini.

Secondo il Corriere di Ragusa, una prima frattura tra i vertici del M5s e il mee-tup di Vittoria s’era consuma-ta lo scorso novembre, quando il senatore grillino, Mario Giarrusso, aveva annunciato l’espulsione di una decina di esponenti del movimento (tra i quali la stessa Nicosia) per alcune posizioni non ritenute coerenti coi principi del M5s.

Conquistare il comune di Vittoria, attualmente nel-le mani del Pd, sarebbe sta-ta l’occasione per rilanciare la politica del M5s nel sud della Sicilia. I pentastellati, infatti, amministrano già Ra-gusa e Gela, che si trovano a pochi chilometri di distanza

da Vittoria. Anche lì, però, le polemiche interne non sono mancate.

Nel primo caso, il sindaco grillino di Ragusa, Federico Piccitto, all’inizio di gennaio è stato attaccato dal meetup RagusaCinqueStelle. Che, come ha raccontato la Gazzet-ta del Sud, ne aveva chiesto la sospensione per «mancato rispetto dei principi cardine del movimento e mancato rispetto del programma elet-torale».

Alla fine di dicembre, invece, il primo cittadino di Gela, Domenico Messine-se, era stato espulso dal M5s per essere «venuto meno agli obblighi assunti con l’accet-tazione della candidatura» e per essersi «dimostrato to-

talmente fuori asse rispetto ai principi di comportamento degli eletti nel Movimento 5 stelle e anche alle politiche ambientali energetiche e oc-cupazionali più accreditate in ambito europeo».

A Vittoria non è stato ne-cessario alcun provvedimen-to. Gli esponenti del meetup, stanchi di aspettare una ri-sposta che non arrivava, han-no lasciato il M5s da soli.

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Panebianco aggredito in università a Bologna. Un at-tentato alla libertà d'opinione. E al sacrosanto diritto di non avere sgualcito il cachemire.

* * *

La nuova fi danzata di Berlusconi ha 21 anni. Potrebbe essere la sua, di nipote.

* * *

Renzi e Verdini stanno benissimo insieme. Dio li fa, e poi ce li appioppa.

GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND

Beppe Grillo

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11Martedì 1 Marzo 2016Martedì 1 MarzP R I M O P I A N OL’eurodeputato ex tosiano Fontana sarà il numero due vicario, afi ancato dal lombardo Giorgetti

Salvini riorganizza il partitoDopo i congressi nazionali, scelti i nuovi vice leghisti

DI RAFFAELE PORRISINI

Il giro di valzer dei congressi nazionali del Carroccio (cioè regionali) è ormai finito. Matteo Salvini è riuscito

in alcuni casi a piazzare i suoi fedelissimi (come Riccardo Molinari in Piemonte ed Edo-ardo Rixi in Liguria), in altri è dovuto scendere a patti con la vecchia guardia bossiana (in Veneto alla guida della Liga è andato Giannantonio Da Re). La strategia salviniana di rior-ganizzazione interna della Lega Nord è arrivata a compimento nel weekend scorso, quando il consiglio federale ha nominati i due nuovi vicesegretari federali: al posto dei già citati Molinari e Rixi, gli incarichi sono stati affidati a Lorenzo Fontana e Giancarlo Giorgetti. Si trat-ta di una mossa ben calibrata da parte del leader, convinto di dover puntellare la strut-tura interna del Carroccio per meglio controllare tutte le leve del partito. Salvini è infatti consapevole che alla sua faccia onnipresente in tv e alle sue sparate sui social-network, che servono ad attirare voti e solle-ticare gli appetiti dell’elettorato, vanno affiancati altri elementi: innanzitutto la capacità orga-nizzativa e di mobilitazione dei militanti e la tessitura di rap-porti di valore su vari livelli: da quello romano a quello europeo e internazionale.

La scelta di Lorenzo Fon-tana come vice e con poteri da vicario rientra in quest’ottica. Stiamo parlando di un eurode-

putato di appena 36 anni cre-sciuto in una scuola politica ben diversa da quella salviniana. Fontana è infatti un veronese doc e ha iniziato l’attività poli-tica in Lega al fi anco del sindaco scaligero Flavio Tosi; dal con-siglio di circoscrizione al consi-glio comunale, fi no alla prima elezione nel 2009 a Bruxelles, è sempre stato considerato un fedelissimo del primo cittadino, e non è un caso se la sua attuale poltrona al parlamento europeo la debba proprio a Tosi che dopo le europee del 2014 ha rinuncia-to al seggio lasciando così il po-sto a quel suo ex rampollo, pri-mo dei non eletti leghisti nella circoscrizione nord-est, che poi gli ha voltato le spalle.

Ma è proprio nei palazzi del potere europeo che tra Salvi-ni e Fontana, colleghi di gruppo, è scattato un feeling politico cui si è aggiunta nel tempo anche una solida amicizia, tanto da portare il secondo ad abbando-nare l’ex mentore Tosi fi no allo strappo di un anno fa, quando il sindaco di Verona e già segre-tario della Liga Veneta è stato cacciato dal partito. Fontana si è mosso per anni tra Bruxelles e Strasburgo, aprendo la stra-da alla profi cua collaborazione tra Salvini e Marine Le Pen e contribuendo a defi nire l’al-leanza con il Front National in occasione delle ultime consulta-zioni per il parlamento Ue. Inol-tre Fontana è stato anche uno dei principali interlocutori tra il Carroccio e la destra tedesca di Pegida. Ora Salvini lo chiama a una maggiore responsabilità

in Italia, dove dovrà seguire da vicino il partito, a partire dalle elezioni amministrative di giu-gno, con uno sguardo anche alle comunali di Verona del 2017, città che la Lega vuole ricon-quistare.

Il secondo neo vicesegreta-rio federale del Carroccio è in-vece una vecchia conoscenza del partito; Giorgetti, cinquant’an-

ni, fi ore all’occhiello della poten-tissima Lega Lombarda di cui è stato leader per dieci anni, è cresciuto sotto l’ala protettrice di Umberto Bossi, dalla quale però ha saputo affrancarsi per tempo. Non si è mai schierato apertamente nelle diatribe tra correnti interne, ha sempre pre-ferito mantenere un profi lo più basso. Gode di grande stima, sia

dentro che fuori la Lega, e data la sua ventennale esperienza in Parlamento, a Roma è divenuto un punto di riferimento per il Carroccio, soprattutto nei con-fronti del Quirinale e di alleati di rilievo come Silvio Berlu-sconi. Il nuovo corso leghista di Salvini passa anche da una storica punta di diamante del partito come Giorgetti.

DI GIULIANO CAZZOLA

A commento del disegno di legge Cirinnà (dopo il voto del Senato) una testimonianza resa, sabato, a La Repubblica dovrebbe indurci a rifl ettere su quali sono i veri soggetti discri-minati dal nuovo diritto di famiglia. Si tratta delle coppie eterosessuali che convivono e che magari hanno generato (in modo naturale) dei fi gli, senza contrarre matrimonio. Maddalena ed Aldo stanno insieme da oltre trent’anni, ma il solo diritto loro riconosciuto dalle nuove nor-me – ricordano – è quello di poter essere tutori l’uno dell’altra o di potersi assistere in caso di ricovero ospedaliero. Che cosa faranno, allora? «Mi viene da ridere, ma ci sposeremo»: conclude Maddalena. Che il contrarre un’unione civile sia consentito solo alle persone omosessuali resta un fatto inconcepibile ed inspiegabile.

* * *In California, mediante una «maternità

surrogata» (leggi: utero in affi tto) è nato Tobia Antonio, «fi glio» di Nichi Vendola e di Eddy Testa. Lasciamo da parte gli aspetti etici (che ormai non contano più). Omettiamo, pure, di commentare il caso singolare di una persona-lità delle istituzioni che si reca all’estero per compiere un’azione proibita nel suo Paese. Ma come la mettiamo con l’ideologia? Con il mer-cantilismo della maternità e con lo sfrutta-mento classista del corpo della donna?

«Anno bisesto, anno funesto», recita il pro-verbio. Ma perché si dice così? Le ragioni sono da ricercarsi in tempi molto remoti. I primi a pensare che l’anno bisestile fosse un anno fu-nesto, furono gli antichi romani che diffusero questa credenza in tutte le zone dell’Impero. Ma anche ai giorni nostri (il 2016 è infatti un anno bisestile) abbiamo conferma di questo antico presagio. Che cosa poteva capitare di peggio della legge Cirinnà?

* * *«I nuovi, arroganti e beoti, padroni della

terra si illudono che il loro dominio, i loro bottoni che spostano a piacere uomini, cose, ricchezza e povertà, sia destinato a durare in eterno. Esso potrebbe crollare come è crollata Babilonia e i migranti di oggi o meglio i loro prossimi discendenti si aggireranno fra le ro-vine della ricchezza tracotante e volatilizzata come un tempo i barbari fra le colonne e i templi abbandonati». Sono parole profetiche di un grande intellettuale come Claudio Ma-gris (Corriere della sera del 27 febbraio u.s.) le quali disegnano il futuro prossimo di quella parte del mondo che invecchia, è diventata sterile, si è infi acchita e pervertita; e che è, invece, a stretto contatto con quell’altra metà della Terra, abitata, in larga prevalenza, da giovani disperati, disposti a tutto pur di ave-re una vita migliore.

Formiche.net

PUNTURE DI SPILLO

DI DIEGO GABUTTI

Editore liberale e liberista in un’Italia addomesticata dai partiti statalisti e dalle cultu-re solidaristiche da oratorio,

Aldo Canovari e il suo marchio edi-toriale, Liberilibri, superano quest’an-no la boa dei trent’anni d’at-tività. È dal 1986, infatti, che il catalogo della casa edi-trice di Macera-ta offre ai suoi lettori, attenti e sceltissimi, autori e titoli che l’editoria tradizionale, politically assai più rozza che correct, sempli-cemente ignora.

Amici e studiosi celebrano questa ricorrenza con un libro bello e im-portante, Il carattere della libertà. Saggi in onore di Aldo Canovari, a

cura di Serena Sileoni, pp. 184, 16,00 euro, che rende il giusto meri-to all’editore e contemporaneamente misura il seguito che hanno le cultu-re libertarie in Italia. Che dire? Be’, che non sono precisamente in testa all’hit parade.

In Italia, dal Risorgimento (compreso) in avanti, la liber-tà non ha mai fatto problema, specie tra i poli-tici, salvo poche eccezioni qua e là, per esem-pio Camillo Benso Conte di Cavour, di cui canta le lodi l’ex ministro Antonio Mar-tino in uno dei saggi del libro.

Trasformismo e fascismo prima, cleri-calismo e cattocomunismo dopo, quindi lo scontro frontale tra la «rivoluzione li-berale» berlusconiana e berlusconismo senza tante infi occhettature fi losofi che,

hanno fatto piazza pulita d’ogni tradi-zione italiana di libertà. Ogni tanto, in giro per talk show, capita che qualcuno ricordi che questo, prima di diventare il paese di Matteo Renzi e di Gianro-berto Casaleggio, era il paese di Lui-gi Einaudi, di Benedetto Croce e di Piero Gobetti (il quale fu a sua volta un editore liberale, come ricorda il sag-gio di Florindo Rubbettino, anche lui editore liberale e liberista).

Prima di diventare il paese di Matteo Salvini, della magistratu-ra onnipotente e insindacabile, di Dudù e Dudina, l’Italia era il paese di Bruno Leoni, uno dei grandi fi -losofi liberali del Novecento, di cui si tornò ad avere memoria, come scrive Raimondo Cubeddu, quan-do «Aldo Canevari, nel 1992, ebbe l’idea di far tradurre e pubblicare Freedom and the Law», il suo libro più importante, di cui fi no ad allora esisteva soltanto l’edizione in lingua inglese: «La pubblicazione de La li-bertà e la legge produsse un «effetto a cascata» che portò prima alla ricerca di altri scritti di Leoni per cercare di comprenderne meglio il pensiero e le

implicazioni, poi alla pubblicazione di raccolte di altre sue opere ed infi ne ai primi articoli, saggi e monografi e sul suo pensiero. Un lungo elenco, che si completerà con la pubblicazione delle Opere complete promossa dall’Istituto Bruno Leoni».

Scrive Serena Sileoni nell’intro-duzione che «non occorre» aver letto «nemmeno la metà dei libri delle Oche del Campidoglio», la più importante collana Liberilibri, ma che «è suffi cien-te avere sfogliato il catalogo, letto di fi la i titoli, aperto le bandelle per capire che Liberilibri ha […] ampliato gli argo-menti e le argomentazioni del dibattito sociale, politico, economico, fi losofi co e giuridico nel nostro paese». È proprio così. A partire dal 1986, gli autori delle collane Liberilibri (Murray N. Roth-bard, Otto Kirchheimer, Michael Huemer, Jacques Charpentier, Ludwig von Mises, Albert J. Nock) hanno mostrato ai lettori attenti che le culture del Novecento non sono solo marxismo rococò, psicoanalisi salottie-ra, islamofi lia e statolatria da pulpito televisivo eccetera. C’è ben altro.

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IN CONTROLUCE

Un piccolo editore di Macerata (Aldo Canovari di Liberilibri) ha fatto, per la cultura liberale, più degli altri editori messi assieme

(atfstelpBdclAts

Editore liberale e liberista in un’Ita-lia addomesticata dai partiti stata-listi e dalle culture solidaristiche da oratorio, Aldo Canovari e Liberili-bri, superano quest’anno la boa dei trent’anni d’attività. È dal 1986, in-fatti, che il suo catalogo della offre ai suoi lettori, attenti e sceltissimi,

autori e titoli che l’editoria tradizio-nale, politically assai più rozza

che correct, semplicemente ignora

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12 Martedì 1 Marzo 2016 P R I M O P I A N ODurante la cerimonia degli Oscar lui era interrogato in teleconferenza su casi di pedoi lia

La lunga notte del cardinal PellI turpi fatti australiani riguardano altri sacerdoti

DI ANTONINO D’ANNA

Mentre a Los Angeles andava in onda la notte degli Oscar, a Roma – presso

l’Hotel Quirinale, uno dei migliori della Capitale – an-dava in onda la notte del car-dinale George Pell, l’uomo delle fi nanze papali (ossia il Prefetto della Segreteria per l’Economia) che da tempo avrebbe dovuto testimoniare sui casi di pedofi lia avvenuti nella diocesi di Ballarat negli anni ‘70 e ‘80 quando lui era sacerdote da quelle parti. Pell non è inquisito dalla Royal Commission australiana che indaga sugli abusi perpetrati dai sacerdoti cattolici e non ci sono accuse penali sul suo capo, ma il balletto sulla sua deposizione è stato lungo. Pri-ma avrebbe dovuto raggiun-gere l’Australia per deporre di persona; poi la sua salute malferma gli ha impedito di volare sin laggiù e quindi si è giunti alla videoconferen-za; nel frattempo però, nel periodo natalizio, malgrado i problemi cardiaci lamentati

innanzi alla Royal Commis-sion il cardinale ha fatto un tour dei campi di battaglia delle Fiandre, quelli della Grande Guerra.

Acqua passata. La de-posizione è avvenuta dalla Sala Verdi dell’Hotel Quiri-nale (220 mq per 100 ospiti a cabaret, 180 per cena di gala, 200 per cocktail in piedi), con inizio alle 22.00 e fi ne alle 3 del mattino del 29 febbraio. Pell è arrivato sotto la pioggia su una Volkswagen Passat blu scortato discretamente da due

bodyguard della sicurezza va-ticana, pronto per sedersi al suo posto (un cordone di 8 persone, tra security dell’ho-tel e bodyguards, ha protetto il suo ingresso in sala, fonte theaustralian.com).

Tra i presenti 15 vittime di abusi che hanno scelto di vo-lare fi no a Roma per assistere di persona all’interrogatorio (fonte: Bbc.com). Alla doman-da se egli sapesse degli abusi sessuali avvenuti nella sua diocesi, ha risposto: «Non si può difendere l’indifendibile». Sempre secondo la Bbc, il car-dinale ha avuto ad un certo punto un vuoto di memoria quando ha dovuto ricordare il posto in cui si trovava un seminario: in ogni caso, la sua deposizione è stata un’ammis-sione di colpa degli errori fatti dalla Chiesa in materia.

Quanto a padre George Ridsdale, sacerdote che co-nosceva e che è accusato di quasi 130 abusi (ma si pensa siano almeno un migliaio), Pell ha indicato nell’allora vescovo di Ballarat, l’oramai malfermo nella salute Ro-nald Mulkearny (80enne

e malato di cancro, non può testimoniare), il responsabile dei continui trasferimenti di parrocchia in parrocchia di padre Ridsdale «per dargli un’altra possibilità».

Ricordiamo ai lettori che il nipote di Ridsdale, Dave, ha accusato Pell di aver provato a comprare il suo silenzio, ar-gomento che Pell ha sempre smentito con vigore. L’uomo che si occupa dei soldi della Chiesa ha anche sottolineato come negli anni ‘70, quando un sacerdote accusato di abu-si negava tutto questo, egli era sempre incline a credere alla versione del sacerdote.

Va detto – come hanno no-tato i giornali australiani – che pur essendo collaborativo, Pell ha spesso in sostanza det-to di non ricordare bene i fatti sui quali veniva interrogato. Ad un certo punto ha detto di avere un «senior moment», un momento di defaillance della memoria.

Attorno alle 3 del matti-no, più o meno all’ora in cui Leonardo Di Caprio ha vin-to fi nalmente l’Oscar, il car-dinale ha ripreso la sua auto

per tornare in Vaticano. A cir-condare il porporato c’erano solo i giornalisti. Le vittime si sono dette contente, ma che ancora c’è molto da fare per la Chiesa in Australia. E c’è anche da capire che cosa suc-cederà adesso al cardinale.

Nella giornata di ieri, infat-ti, il Papa ha ricevuto Pell. Si è trattato di un colloquio ri-servato, ma in Curia adesso c’è chi ricorda che l’8 giugno prossimo il cardinale compi-rà 75 anni e dovrà presenta-re le sue dimissioni. Con la salute e i ricordi indeboliti che ha testimoniato innan-zi alla Royal Commission, è molto probabile che vengano accettate in tempi rapidi. E per Pell potrebbero aprirsi le porte della pensione: è infatti Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro per l’Austra-lia e il Nuovo Galles del Sud, un incarico di prestigio. Op-pure un posto da Arciprete in una delle Basiliche romane. Come Santa Maria Maggiore, ad esempio, dove il Papa va a pregare prima e dopo ogni viaggio.

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DI RICCARDO RUGGERI

L’articolo di Ezio Mauro su Repubblica di venerdì 26 febbraio «Il populismo d’Occidente che cancella i

moderati» mi ha colpito per la pas-sione che trasmetteva. Incastonato nella rubrica «Le idee», impaginazio-ne nazional popolare, in contrasto con il linguaggio alto, un Pantheon fotografico della destra europea più becera, 6 fotografie 6 di leader, con una sintesi: «Ecco i gladiatori che semplificano i problemi complessi».

Questa locuzione mi ha convin-to a farci un Cameo. La considero nemica fi n dalla fi ne degli anni ’60, quando, se ricordo bene, un socio-logo francese in un saggio scrisse: «A problemi complessi, soluzioni complesse». Allora mi colpì. Forse esagerando, mi sono convinto che la Sinistra abbia perso anni pre-ziosi per inseguire un’affermazione suggestiva, stimolante, ma sostan-zialmente falsa, dietro la quale si è nascosta una storica impotenza d’analisi e operativa dei suoi lea-der. Con questa locuzione ci sono campati gran parte delle élite sini-strorse, Bertinotti ci ha costruito la sua carriera politica, così Vendo-la, Boldrini, Cofferati, Camusso, e pure giornalisti, conduttori di talk show, ospiti, una volta la pronunciò persino una signora della claque.

Per un liberale come me è lo-cuzione orrenda, le oppongo la mia: «Qualsiasi problema ha una solu-

zione». Questa mi ha guidato nella mia vita di manager e di uomo, e forse mai come in questa fase sto-rica, i giovani dovrebbero farla propria, se vogliono far crescere il mondo in modo sano. L’analisi che fa Ezio Mauro delle varie Destre europee è la stessa che la Sinistra italiana ripete da quando arrivò Berlusconi con il suo geniale mo-dulo di gioco politico, assimilabile al 4-4-2, poi mi-seramente falli-to negli spoglia-toi. E usa verso questi leader la stessa locuzione, però rovesciata, accusandoli di «proporre solu-zioni semplici a problemi com-plessi». Si ram-m a r i c a d e l l o slittamento in essere che re-stringe l’area dei moderati, e giu-stamente ne individua il perché: la Grande Crisi. Ecco il punto, la Crisi, partita come fenomeno economico-finanziario, ha finito, dice Mauro, «per corrodere tutta l’impalcatura intellettuale, politi-ca, istituzionale della democrazia materiale che ci eravamo costruiti nel dopoguerra per proteggere la nostra vita in comune». Non la si poteva esprimere meglio.

Ma come tutte le analisi della comunicazione politica non si pone

però la domanda successiva: chi ha innescato la Grande Crisi del 2008? Per quelli che erano allora popolo, e lo sono tuttora, solo più poveri, la risposta è altrettanto ovvia: la Clas-se Dominante, al potere allora, così oggi. L’impalcatura che Ezio Mauro giustamente cita, è stata demolita da costoro, e sono gli stessi capi ma-stro che la stanno ricostruendo, con gli stessi materiali, senza accorgersi

che ora però sono di risulta.

E i Moderati-Conservatori dove sono fi niti? Semplicemente con i Riformisti, nei diversi Par-titi della Nazio-ne che ormai, piaccia o meno, dominano l’Occi-dente. L’alleanza PPE-PSE in Eu-ropa si declina

in: Merkel-Gabriel in Germania, Hollande-Sarkozy in Francia, Renzi-Verdini (Berlusconi) in Ita-lia, fra pochi mesi, Clinton-Rubio in Usa. Per questo, nel Pantheon delle foto di Repubblica non ci sono più moderati, non più conservatori, ormai sono diventati tutti esseri in-tellettualmente informi. Ezio Mauro, con la passione che lo distingue, si mostra preoccupato, lo si intuisce dalla frase fi nale: «Perché senza un vero conservatore non può esserci un vero riformista».

Il problema è che nel Partito della Nazione si fondono due culture antiche, dei progressisti e dei mode-rati/conservatori, un modello che, nel campo del business, i Marchionne chiamano «consolidamento». Modelli caratterizzati dalla fl essibilità, pun-tano al gigantismo delle strutture, raccolgono indifferentemente «umi-do» e «secco», tanto, come dicono i francesi, tout se tient. Ma se i mo-derati-conservatori si sono uniti ai riformisti nel Partito della Nazione, che opzioni hanno quelli di destra e di sinistra che non vogliono sot-tostare al partito unico che sempre più fa il verso a un imbarazzante passato?

Per coerenza intellettuale si dovrebbe riconoscere che i politici che puntano al Partito della Nazione non fanno altro che «proporre solu-zioni semplici a problemi complessi». Chiamare gli avversari di costoro, populisti, mi pare un linguaggio old fashion. Perché non tornare al saggio «qualsiasi problema ha una soluzione?» Ma allora nel Pantheon accanto alle foto dei «cattivi» do-vrebbero esserci pure quelli del G7. Mi pare che ci siamo messi in un imbarazzante cul de sac. A forza di consolidare diversità, pur di stare al potere, stiamo diventando, in peggio, tutti uguali. Come si dice nel deser-to, cammello e cammelliere fi niscono per rassomigliarsi.

[email protected]@editoreruggeri

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IL CAMEO DI RICCARDO RUGGERI

La verità è che, a forza di consolidare le diversità, pur di stare al potere, stiamo diventando, in peggio, tutti uguali

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Non a caso sono dovunque al governo i partiti

un tempo opposti che, nel frattempo, si sono mes-si d’accordo: in Germania

Merkel-Gabriel, in Francia, Hollade-Sar-kozy, in Italia, Renzi-Ver-dini e fra poco negli Stati

Uniti, Clinton-Rubio

George Pell

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13Martedì 1 Marzo 2016Martedì 1 MarzP R I M O P I A N ONel South Carolina dove ha intercettato il voto ben il 90 per cento delle donne di colore

Hillary ha fatto fuori SandersFra i repubblicani Donald Trump vince su tutti gli altri

da WashingtonALBERTO PASOLINI

ZANELLI

È stato un weekend im-portante per l’America e per il mondo. A cau-sa di due campagne

elettorali. Una in Iran, dove secondo i primi dati guada-gnerebbero terreno i modera-ti, fra l’altro favorevoli a quel trattato con Washington che anche a Washington è sotto il tiro dei falchi e che è stato uno dei temi del penultimo test elettorale. L’altra campagna è rappresentata dalle prima-rie democratiche del South Carolina, dove un candidato ha vinto con una percentua-le finora neppure sognata da nessuno dei suoi concorrenti: i tre quarti delle schede.

Il trionfatore è Hillary Clinton, prediletta dall’esta-blishment, ala destra della sinistra e ala sinistra della destra, di grande esperienza politica accumulata come se-natore, come ministro degli Esteri e come moglie di un presidente. Aveva un solo av-versario in South Carolina e fragile e quasi privo di mezzi finanziari ma che in un’al-tra occasione recente l’aveva sorpresa e sconfi tta. Bernie

Sanders si è fermato a quota 26 per cento, il suo minimo che però sembra destinato ad essere più la regola che l’ecce-zione nei numerosi Stati del Profondo Sud, che alle urne ci vanno oggi per il fatidico Supermarte-dì. Sono un-dici, in con-trasto con lo sgocciolìo del-le primarie fi -nora, una alla settimana. E sono in grande maggioranza appunto nel Sud: il Texas, la Georgia, la Virginia, il Tennessee, l’Alabama e l’Arkansas, più o meno «gemelle» politiche del South Carolina, che potrebbe-ro ma non dovrebbero assomi-gliarle numericamente.

La Clinton vi ha colto non solo i tre quarti dei voti totali, ma addirittura i sei settimi degli elettori «neri» e quasi il 90 per cento delle donne di quel colore. Anche il voto bianco è andato a Hillary, anche se di stretta misura.

A Sanders è rimasta una

maggioranza solo del voto bianco maschile e giovanile. Negli altri Stati della ex Con-federazione dovrebbe andare più o meno così, anche se in

misura più m o d e r a t a . Ma si voterà anche fuori dal Sud e qui Sanders ha delle chance: non tanto nel Vermont, che egli rappre-senta in Se-nato ma che è il meno popo-lato dell’Unio-ne, quanto in Minnesota , C o l o r a d o , Oklahoma e soprattutto

Massachusetts e forse l’uni-co dove un candidato che si presenti sventolando l’au-todefi nizione di «socialista» non venga accolto con sorrisi di compatimento, magari af-fettuoso.

Quello di cui Sanders ha bisogno in questo turno è so-pravvivere, cioè impedire che la Clinton «chiuda» la contesa prima che si arrivi a votare nei grandi Stati industriali che, da New York alla Califor-

nia, sono molto più generosi con i «liberali».

Ma la vera battaglia con-tinua a svolgersi, compreso il voto odierno, tra i repubbli-cani e ha toni molto più accesi e meno cavallereschi. Anche in conseguenza della personali-tà di colui che è, fi no a questo momento, in testa e che è con-siderato dall’establishment come un pericolo.

Donald Trump è estraneo alle tradizioni repubblicane. Se l’establishment democra-tico sostiene Hillary Clinton perché è una di loro, quello re-pubblicano considera Trump una calamità. La limitata popolarità del presidente Obama aveva incoraggiato il partito d’opposizione ad attenersi a una strategia di intransigenza basata sulla fi ducia della vittoria e su una «linea» decisamente conser-vatrice basata sulla sicurezza della propria superiorità.

Anche i repubblicani avevano a disposizione una dinastia: contro una Clinton, un Bush, fratello e fi glio di un presidente.

Tutto si aspettavano tran-ne che di essere aggrediti da destra. Trump si è gettato nella mischia sventolando la bandiera della guerra totale,

ma non tanto contro i demo-cratici quanto contro i suoi colleghi di partito, metten-doli in gravissima diffi coltà. Bush si è dovuto addirittura arrendere dopo un debutto di sorprendente mediocrità e altri lo hanno seguito. In gara sono rimasti due conservatori in lotta feroce fra di loro: Ted Cruz, senatore del Texas e Marco Rubio della Florida. Entrambi falchi, entrambi di origine cubana ma ideologica-mente distinti: Cruz proviene dal Tea Party, che contesta da destra i moderati; Rubio è in-vece scelto dall’establishment perché meglio accetto alla de-stra, evitando alcune punte estreme.

I due hanno finora mo-strato una forza di attrazio-ne pressoché identica sugli elettori, ma se continuano così ne divideranno le for-ze e renderanno inevitabile che sia Trump a conquista-re la nomination del Partito repubblicano. E dunque a battersi in novembre con la Clinton, che in questo mo-mento forse potrebbe arriva-re prima alla Casa Bianca. A occuparsi, fra l’altro, del trattato con l’Iran.

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DI TINO OLDANI

«Nella pubblica ammini-strazione non c’è alcuna sanzione per chi non fa nulla, mentre viene pu-

nito severamente chi fa un errore. È un principio sbagliato, che incentiva i funzionari pubblici a bloccare qualsiasi iniziativa privata, per il timore di do-vere poi rispondere di danno erariale, o di altri reati. Così, per otto anni, la burocrazia è riuscita a non esprimersi mai sul progetto per costruire il nuovo stabilimento della nostra azienda, osta-colando non poco la nostra crescita». Con queste parole, Marco Venturini, ex ricercatore di Berkeley, ammini-stratore delegato della Phase Motion Control, 700 dipendenti, un’azienda tecnologicamente avanzata di Genova, star mondiale nel suo settore, ha spie-gato qualche giorno fa a Oscar Gian-nino, su Radio24, l’ennesimo caso di burocrazia tiranna. Un’intervista di mezz’ora, disponibile in podcast, che aiuta a capire un fatto molto semplice: se l’economia italiana non cresce, la col-pa non è solo del credit crunch o degli italiani che non consumano, ma soprat-tutto della burocrazia, la peggiore al mondo, sulla quale la riforma Madia sembra destinata a scorrere via come acqua fresca.

La Phase Motion Control, sorta nel 1994 per iniziativa di 12 tra inge-

gneri e dirigenti usciti dalla Philips, produce motorizzazioni dedicate di alta tecnologia, e li vende in tutto il mondo. «Costruiamo i muscoli dei ro-bot», esemplifi ca Venturini. Tra le sue realizzazioni, le motorizzazioni dei più grandi telescopi al mondo (in Cile e Canarie), i motori per i grattacieli più elevati, e i servomotori per la robotica più avanzata. «La nostra azienda, nata in un soppalco, spazio suffi ciente per un tecnigrafo, è cresciuta ogni anno, a volte anche del 20%, mai meno del 5%», racconta Venturini. «Per questo, ogni due-tre anni, ci si poneva il problema di trovare una sede più grande, e di traslocare. Lo spazio per noi è vitale: in passato abbiamo prodotto un moto-re con un diametro di 16 metri, ora ne stiamo progettando uno con 64 metri di diametro. A Genova operiamo in cinque sedi, dove gli spazi sono limitati: quan-do non piove, siamo costretti a portare i semilavorati all’esterno, per avere più spazio all’interno».

Così, nel 2008, l’azienda decide di costruire un nuovo stabilimento, con spazi adeguati, e acquista un terreno edifi cabile, appena fuori Genova. Il pro-getto, fi rmato da Roberto Pellino, ar-chitetto italiano premiato all’estero con il South Pacifi c Design Award, preve-deva la messa in sicurezza del terreno, ripristinando il torrente che era stato interrato anni prima, il consolidamen-to necessario per evitare allagamenti

(frequenti a Genova), più un raccordo con l’università, nella prospettiva di un campus tecnologico. «Insomma, uno stabilimento di categoria A+, forse uni-co in Italia», dice Venturini. «Purtroppo, non avevamo fatto i conti con la buro-crazia». Via via, si scopre che, per quella area, il piano di bacino, di competenza della Regione, non corrisponde con il piano regolatore del Comune. I due enti, per giunta, neppure si parlano. Ma questo è solo l’inizio. Proprio per venire a capo di situazioni come queste, in teoria esiste lo sportello unico per le imprese. Ma Venturini constata di non avere un interlocutore unico, ma molti di più: ben 32 enti, tutti facenti parte della cosiddetta Conferenza dei servizi, a cui vanno sottoposti i progetti di im-patto ambientale. «Spendendo tempo e risorse preziose, abbiamo dovuto pre-sentare 32 raccoglitori con il progetto del nuovo stabilimento, uno per ciascun ente», racconta Venturini. «Quando ar-rivò il giorno dell’incontro, non essendo consentita la presentazione telematica, abbiamo dovuto usare un camioncino per portare i dossier.

Volevo vederli in faccia, i rappre-sentanti dei 32 enti. Ma all’incontro, se ne presentarono soltanto tre, gli altri 29 erano assenti. Risultato: dopo otto anni di ostacoli burocratici di ogni tipo, non abbiamo avuto neppure il permesso di porre la prima pietra, e sul terreno che volevamo risanare e valorizzare, con

250 nuovi posti di lavoro, ora crescono solo le sterpaglie».

Poiché l’azienda ha sempre dovuto fare fronte a una domanda internazio-nale crescente, nel 2008 la Phase Mo-tion Control aveva deciso di costruire uno stabilimento anche in Cina. «Là il permesso di costruirlo ci è stato rila-sciato in appena 40 giorni, e dopo un anno lo stabilimento, disegnato dallo stesso architetto Pellino, era già pron-to», racconta Venturini. «Certo, quelli cinesi sono i tempi di una dittatura. Ma gli otto anni persi in Italia, come li possiamo giustifi care?» Oltre alle colpe della burocrazia, ci sono quelle dei politici genovesi: dov’erano? «Li abbiamo interpellati, ma tutti ci dice-vano in coro: vorremmo fare qualcosa per voi, ma le leggi e i regolamen-ti non ce lo consentono. La verità è che temevano di fare un favore a un privato, e ragionano ancora come se ci fossero i padroni delle ferriere. Il Comune, poi, invece di agevolarci, ha raddoppiato gli oneri urbani-stici per la costruzione degli edifi ci industriali. Un anno fa, pur di fare il nuovo stabilimento a Genova, ab-biamo chiesto all’Autorità portuale di poterci trasferire in un’area di sua proprietà, lasciata libera dalla Piaggio. Ma la risposta non è ancora arrivata». Se poi l’economia italiana non cresce, perché stupirsi?

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TORRE DI CONTROLLO

Burocrazia tiranna: il permesso per costruire uno stabilimento in Cina lo danno in appena 40 giorni, da noi neppure in otto anni

Hillary Clinton

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14 Martedì 1 Marzo 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Nel segmento delle abitazioni centrali di lusso che sono a 14 mila euro al metro quadrato

Parigi, giù i prezzi delle caseSalgono invece le quotazioni dei richiestissimi grandi alberghi

da ParigiGIUSEPPE CORSENTINO

Parigi val bene… un bell ’appartamento di charme, elegante, haussmaniano, pierre

de taille, in uno dei dieci quar-tieri (arrondissement) borghe-si, dal primo all’ottavo a cui si aggiungono il 16° e il 17°, con vista sui tetti d’ardesia o sul verde del Bois de Boulogne. E non ci si deve neanche dissan-guare finanziariamente. Per-ché Parigi è la capitale europea meno cara (tranne Berlino, che ha tutt’altra storia) e una delle più a buon mercato del mondo, nonostante l’alta concentrazio-ne di lusso, grandi alberghi, boutique eleganti, ristoranti stellati, tra gli Champs-Elysées e Place Vendôme.

Le tabelle di Ikory, una società di consulenza im-mobiliare «haute de gamme» fondata dall’ex direttore gene-rale del Credito Fondiario, Sté-phane Imowicz, insomma uno che può defi nirsi un vero esperto, confermano quella sensazione di stagnazione che si avverte guardando gli an-nunci sui quotidiani e le vetri-ne delle agenzie immobiliari di quartiere con gli annunci e le fotografi e ben in vista. Ebbene, nel settore delle case di lusso o di alto standing, quelle che attirano soprattutto gli investi-tori stranieri, Parigi è addirit-tura al quarto posto nella clas-

sifi ca mondiale delle cosiddette «belles demeures» residenze di lusso con un prezzo medio di 14.500 euro al metro quadrato, superata dall’inarrivabile Lon-dra (36.500 euro al metro qua-dro) ma anche da New York (21 mila euro) e da Hong Kong (20 mila euro). Dietro la capitale francese si piazzano, secondo le rilevazioni degli analisti di Ikory, Sidney (11mila euro), Los Angeles (8.500 euro) e, al settimo posto, San Francisco (6.500 euro).

Non è l’unico dato nega-tivo (per le grandi società immobiliari, si capisce): l’anno scorso il prezzo medio delle case di lusso (quelle che hanno un valore superiore ad alme-no 3 milioni di euro, secondo la classifi cazione di Christie’s) è sceso ulteriormente, mentre il numero delle compravendite

per case e appartamenti da 10 mila euro al metro quadro è rimasto fermo e rappresenta poco più del 19% delle tran-sazioni complessive secondo le rilevazioni del Notariato di Parigi-Ile-de-France (il 70% delle compravendite interessa, invece, immobili con un prezzo medio di 7.500 euro).

Visto dalla parte dei po-tenziali acquirenti (in prima fi la gli italiani che hanno acqui-stato molto in passato anche a prezzi ben più alti), Parigi of-fre oggi molte occasioni (sem-pre nel segmento lusso, da un milione di euro in su). Anche perché gli acquirenti stranie-ri, in questo momento, latitano. Stando ancora ai dati del Nota-riato, assolutamente affi dabili, solo l’8% delle compravendite riguarda gli stranieri e solo il 3% gli stranieri non residenti,

cioè quelli che acquistano con l’unico obiettivo di investire (per fare un paragone: a Lon-dra le transazioni con stranieri non residenti coprono il 20% del mercato).

Andando ancora più nel dettaglio, nei quartieri chic di Parigi, tra gli Champs-Elysées, Notre-Dame e l’Odeon, le com-pravendite con stranieri sono appena 15% del totale contro il 49% dei quartieri eleganti della capitale inglese. La ragione si capisce: Londra offre ai «forei-gners» un trattamento fi scale che Parigi e nessun’altra capi-tale europea possono garantire, l’esenzione totale sull’investi-mento immobiliare.

«Eppure, basterebbe fare qualche piccola concessione e Parigi diventerebbe appealing anche per i grandi investitori stranieri», si affanna a ricor-

dare Charles-Marie Jottras, presidente di Daniel Féau, un piccolo colosso dell’immobilia-re di lusso che l’anno scorso ha venduto 590 case di charme per circa 1,2 miliardi di euro e ha fatto anche il record del con-tratto più alto: 270 milioni di euro per un castello a Yvelines, appena fuori Parigi. Ma non è aria, in questo momento.

Anche se oggi nel mondo ci sono almeno 15milioni di super ricchi (sono aumentati del 46% negli ultimi cinque anni) e che l’investimento im-mobiliare rappresenta appena il 18% dei loro attivi (stima di CapGemini) e che, quindi, Pa-rigi con la sua storia e le sue bellezze, potrebbe tornare a essere la regina delle «belles demeurs» com’era una volta.

Per ora, invece, deve ac-contentarsi solo delle buone performance del mercato im-mobiliare dell’hôtellerie: l’an-no scorso sono stati venduti, soprattutto a investitori arabi, un’ottantina di alberghi per un controvalore di circa 3,3 miliardi di euro, un miliardo in più rispetto al 2014. Tra gli altri l’Intercontinental Paris Le Grand in place de l’Opéra (che però era di proprietà in-glese) al gruppo Constellation del Quatar per 330 milioni di euro. Le «belles demeures» re-stano ancora un buon affare. Forse è il momento di com-prare.

© Riproduzione riservata

DI MAICOL MERCURIALI

Guai a dimenticarsi della Crimea, a escludere la penisola annessa da Vla-dimir Putin alla Fede-

razione russa nel 2014. Ne sanno qualche cosa Coca-Cola e TripAd-visor, entrambi i colossi americani sono finiti nel mirino di Oleg Mi-kheyev, deputato di Russia giu-sta. Prima la bevanda gasata più famosa al mondo, poi il portale di viaggi con le recensioni di hotel e ristoranti scritte dai clienti. Coca-Cola, in una pubblicità sul social network russo VKontakte aveva pubblicato la mappa della Russia senza la Crimea (ma anche senza la regione di Kaliningrad e le isole Curili), e anche la mappa presen-te sul portale russo di TripAdvisor segnala la penisola sul Mar Nero come Ucraina. Un comportamento inaccettabile per il componente del-la Duma, tanto che il parlamenta-re della sinistra russa ha scritto al procuratore generale Yuri Chaika per segnalare questo fatto, già se-gnalati sei mesi fa dal sito Turprom, specializzato in turismo.

Per Mikheyev il fatto che Tri-pAdvisor operi in Russia ma non riconosca la Crimea come parte integrante della Federazione, po-trebbe preludere all’inserimento del portale americano tra le organizza-zioni indesiderate in Russia, con il risultato di vedere limitata o, nella peggiore delle ipotesi vietata, la propria operatività. La legge russa, come spiega l’agenzia Tass, prevede

però l’inserimento nelle organizza-zioni indesiderate solo per le ong e non per le aziende. Il deputato ha quindi proposto che questa norma-tiva possa cambiare e ha chiesto al procuratore di analizzare a fondo la situazione di TripAdvisor.

«Credo che la partecipazione delle organizzazioni commerciali in attività politiche, per di più con

posizioni che vanno in contrasto con gli interes-si russi, rappresenti un comportamento inam-missibile da parte delle organizzazioni stesse sul territorio russo», è quan-to scritto dal deputato della Duma nella sua segnalazione al procura-tore generale e rilanciata dalla Tass.

Ma come ricorda l’agenzia, anche lonta-no da Mosca c’è chi inizia a considerare la Crimea russa. Per esempio la casa editrice Rocher, che nell’atlante geopolitico

2016 ha inserito la penisola come territorio russo, mentre nell’atlante della Larousse non fi gura più come parte dell’Ucraina. Questa pubbli-cazione ha suscitato il disappunto dell’ambasciatore ucraino in Fran-cia, Oleh Shamshur, che ha rivolto alla casa editrice una lettera aperta in cui si dice «profondamente scioc-cato» per l’accaduto.

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IL POLITICO RUSSO OLEG MIKHEYEV HA DENUNCIATO I DUE COLOSSI USA PER LO SBAGLIO SULLA PENISOLA ANNESSA DA PUTIN

Chiamano Ucraina la Crimea: TripAdvisor e Coca-Cola nei guai in Russia dove rischiano di non poter più operare

Charles-Marie Jottras, presidente del piccolo colosso dell’immobiliare di lusso Daniel Féau, ha venduto 590 case di charme per circa 1,2 miliardi di euro l’anno scorso

Oleg Mikheyev, deputato di Russia giusta, ha chiesto l’apertura di una inchiesta su TripAdvisor per la mappa presente sul portale russo che segnala la penisola sul Mar Nero come Ucraina

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15Martedì 1 Marzo 2016Martedì 1 MarzP R I M O P I A N O

Il figlio di Fratoianni non gli presta il Lego: Tobia Antonio Vendola lascia Sel e aderisce al Gruppo misto.

Filippo Merli

Utero in afi tto contrastabile laicamente

Ieri ho avuto un’esperienza nuova e straniante: ho scoperto piena sintonia con Emanuele Fiano, Antonello Caporale e Davide Giacalone. Solo l’elenco dei nomi farebbe apparire il fatto come assolutamente impossibile, eppure ciascuno dei tre, ognuno a suo modo, ha espresso il rifiuto della prassi dell’utero in affitto. Ognuno dei tre da un punto di vista assolutamente laico (esattamente come il mio), anche se nessuno dei tre si è lasciato andare all’affermazione (po-liticamente scorretta?) che non esiste il diritto ad avere un figlio, che era però implicita nelle loro considerazioni. Quello che trovo più rilevante, come frutto della puntata di Omnibus ben condotta da Gaia Tortora, è che si può finalmente riconoscere e affermare che la ripugnanza a fare di una donna una specie di macchina incubatrice che in cambio di denaro eroga bambini, non è legata a inclina-zioni religiose e fideistiche o beghine, come spesso si vuol far credere, ma solo e primamente al concetto di dignità e rispetto dell’essere umano, anche se chi li mortifica lo fa volontariamente e venalmente.

Serena Gana Cavallo

Vietato fare delle domande a Vendola?

Ma adesso, per dire, se io rivolgessi 10 domande ogni giorno su ItaliaOggi a Nichi Vendola in merito all’utero in affitto che ha pagato perché il suo compagno facesse un figlio con due donne (una ha dato l’ovulo, l’altra ha portato a termi-ne la gravidanza), sarei definibile come omofobo, fascista, integralista cattolico, oscurantista a scelta, o tutta ‘sta roba insieme? Saperlo…

Antonino D’Anna

Famiglie e i gli di vario livello

Se c’è qualcosa di veramente insopportabile in Italia è l’ipo-crita volontà di creare distinzioni all’interno di categorie o generi simili, avvalendosi della lingua italiana. Faccio due esempi. Il primo riguarda il lavoro: in Italia da anni non esi-stono più «i lavoratori». Esistono invece i co.co.co., i precari, le partite Iva, gli assunti a tempo indeterminato, i part time, i lavoratori a tempo determinato, gli stagisti... Insomma, i lavoratori non ci sono più, ma ci sono le differenti forme giuridico-contrattuali che fanno da cappotto al loro lavoro (quando c’è). E quei termini hanno la capacità di creare dei lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Il secondo esempio, ancora più attuale, riguarda invece la famiglia. O, meglio, le famiglie. Una volta approvata la legge sulle unioni civili avremo infatti una famiglia di serie A (quella formata da un uomo e una donna), e una famiglia di serie B (uomo e uomo o donna e donna), differenziati tra loro da una norma giuridica che ai primi impone il vincolo di fedeltà e ai secondi no (credo che la Corte costituzionale su questo avrà qualcosa da dire). Non mi avventuro, poi, sul tema dei figli, quelli legittimi e quelli naturali, quelli adottati e quelli fecondati artificialmen-te. Di certo sono convinto che si sta andando verso un sistema giuridico che creerà dei genitori di serie A e dei genitori di serie B, con figli di serie A e figli di serie B. Perchè la vita, secondo gli italiani, è come il calcio: piacciono le squadre che vincono e i giocatori di grido, non lo sport in sè. E da questa semplificazione, lavoro e famiglia non sono immuni.

Giovanni Diotallevi

Fecero fuggire Cardin e 2 mld

Oggi all’Istituto Universitaria di Archiettettura di Venezia (Iuav), hanno chiamato la grande archistar Vittorio Gregotti a presentare un suo libro, Il possibile necessario. In realtà, come molti ricorderanno, Gregotti ha fatto l’impossibile e anche di più per impedire la costruzione del Palais Lumière non molto lontano da dove parlerà, nella Marghera abbandona-ta, dopo anni di industria petrolchimica. Pierre Cardin, che ci voleva mettere un bel po’ di soldi di investimento, e dare lavoro a migliaia di persone, se ne scappò spaventato dagli appelli suoi, di ItaliaNostra, e di tutti gli ottimati soliti i quali inorridivano al fatto che un sarto avesse la presunzione di progettare in proprio.Con l’appello a Giorgio Napolitano e l’accusa di sfregiare la skyline veneziana, accusarono il povero figlio di migranti ve-neti, nientepopò di meno di «attentato alla Costituzione», es-sendo il Paesaggio tutelato dalla nostra Carta fondamentale. Se ne scappò a gambe filate coi suoi 2 miliardi di investimenti. A Marghera resta il terreno impregnato di oli pesanti, da bonificare, capannoni industriali che marciscono, a Venezia i molti disoccupati. E allo Iuav, resta Gregotti, seppure di passaggio, a presentare un libro.

Lino Pedrin

LETTERE

DI PAOLO SIEPI

Roberto Saviano: «Napoli è senza futuro». Lui però ci ha co-struito il suo presente. Gianni Macheda.

Al comodino rococò è preferi-bile la credenza popolare. Dino Basili, Ball-out.

Berlusconi avrebbe una nuova fi danzata di 21 anni ma lui si giustifi ca: «Quando l’ho co-nosciuta era ancora minorenne». Spinoza. Il Fatto.

Confi ndustria fu potente, divenne dolente, ora è decadente. Davide Giacalone. Libero.

Nella preistoria della battaglia gay, nel 1977, toccò a me, un po’ professorino, a spiegare a Bo-logna in una sezione del Pci, gli obiettivi comu-ni di classe operaia e movimento omosessuale. Sudavo freddo. Applausi tiepidi. Poi si alzò un metalmeccanico che disse: «Sono d’accordo col compagno busone». Grande risata, crollò il muro. Franco Grillini, leader gay. La Re-pubblica.

Ho ricevuto tanti attestati di stima e di af-fetto, ma non mi aspettavo che il senatore Gio-vanardi venisse da me, mi desse la mano e mi dicesse: io rispetto i combattenti, ci siamo dati botte da orbi per due anni, e quindi ti rispetto e ti stringo la mano. Io gli ho stretto la mano con tutta la mia forza. Monica Cirinnà, senatrice Pd, Un Giorno da pecora. Rai Radio2 .

Il decisionista Renzi, alle volte, ha del grot-tesco. Però è vero che lui è riuscito a portare a casa una legge che non si era riusciti a fare in vent’anni. Non la migliore possibile, ma più avanzata dei Dico o delle diavolerie precedenti che, tra l’altro, non si riuscì nemmeno ad ap-provare. Walter Siti, romanziere, omosex. La Repubblica.

Com’è possibile che un pezzo d’Italia ancora pretenda che tutti si conformino (per legge!!) al proprio modello culturale e confessionale, ritenendo inconcepibile ammettere altri modi di vivere, di convivere, di fare società? Michele Serra, ilvenerdì.

Dopo una mattinata di supplizio ad ascol-tare il nulla sul ddl Cirinnà in un’aula del Senato semivuota, è venuta la sospirata vit-toria del partito del trolley, quella stragrande maggioranza attenta alla democrazia, ma anche agli orari dei treni e aerei: discussione generale ridotta, dichiarazioni di voto sulla fi ducia anticipate dalle 17,20 alle 16, dunque voto fi nale ad ampia disposizione del Tg serali. Mattia Feltri. la Stampa.

Manuel Gotor, oggi braccio destro di Pier Luigi Bersani, è sicuramente più esperto di Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo di cui era ideologo. Chi si scopre ulivista quan-do l’Ulivo non c’è più, mi fa sorridere. Maria Elena Boschi, ministro. La Repubblica.

Stefano Parisi, candidato del centrodestra al Comune di Milano dice: «Il mio curri-culum è più forte di quello di Sala. Quando negli anni 90, a

Palazzo Chigi, io ero capo del dipartimento economico, lui realizzava pneumatici». Al che il suo antagonista, Giuseppe Sala, gli ha subi-to replicato: «Devo dire che sono orgoglioso di essermi occupato di fabbriche, lavoro e produ-zioni, mentre lui presidiava i palazzi romani». Andrea Montanari. la Repubblica.

Con un candidato della destra di qualità, com’è sicuramente Parisi, se non fosse sta-to contrastato da Sala, non ci sarebbe stata trippa per gatti, né per Majorino, né per la gentile signora della buona società genovese, la Balzani, appunto. Marco Vitale, econo-mista. QN.

Stefano Pedica, candidato alle primarie del centrosinistra a Roma, è un ex dipietrista noto per aver contrastato l’ex presidente del Lazio, Polverini con scopa, raccogli-polvere e un car-tello su cui si leggeva l’arcano avviso: «Polverini spolverata». Filippo Ceccarelli, ilvenerdì.

Gli Stati Uniti dovrebbero prendere le distan-ze dalla Turchia e lavorare seriamente con i curdi, prima che diventino tutti pro russi come sta avvenendo. Daniel Pipes, storico Usa. La Repubblica.

Mps sarebbe una banca solida, ripulita defi nitivamente, reddi-tizia, quotata e con una quota rilevante di mercato. Ma i fondi stranieri non sono disposti a in-

vestire i loro capitali perché come si fa a tratta-re contemporaneamente con tre autorità (Bce, Bankitalia, Consob) che spesso dissentono fra di loro; o perché si debba trattare col Governo, anche se Mps è una banca privata e quotata; o con i sindacati, le associazioni dei consuma-tori, il «territorio», che non sono azionisti. Un pericoloso pantano. Alessandro Penati, eco-nomista. la Repubblica.

Roma è la capitale delle pro-roghe, un meccanismo oliatissi-mo che in ogni settore, dalle case comunali, al verde pubblico, alle cooperative, conserva lucrose rendite di posizione ai soliti noti, scoraggiando qualsiasi possibile novità. E non occorre affatto l’uso della violenza come strumento di convinzione, quando è la stessa corposa macchina burocratica a frapporsi ai vani tentativi della buona politica per aiutare i cittadini. Ciò grazie soprattutto all’uso accorto di una legislazione imponente e tortuosa, che sembra creata apposta per favorire gli amici degli amici. Antonio Padellaro. Il Fatto.

Rivoluzione studentesca - Oltre al presalario, vogliamo il pagamento del 90%, i preassegni familiari, le preferie pagate, la pregratifi ca, la prelaurea, la preliquidazione e la prepensione. Giovanni Guareschi, vignetta su Candido, 1968.

«Ma tu che fai nella vita?». «Finta di niente». Massimo Bucchi, ilvenerdì.

Dovremmo parlare con i gesti, sentire che cosa ci dicono, ma la lingua del movimento è diversa dalla lingua in movimento. Alessan-dro Bergonzoni. ilvenerdì.

Tutto si cancellerà in un secondo. Il diziona-rio costruito, termine dopo termine, dalla culla all’ultimo giaciglio, si estinguerà. Sarà il silen-zio e nessuna parola per dirlo. Dalla bocca non uscirà nulla. Né io, né me. La lingua continuerà a mettere il mondo nelle parole. Nelle conver-sazioni attorno a una tavolata in festa, sare-mo soltanto un nome, sempre più senza volto, fi nché scompariremo nella massa anonima di una generazione lontana. Annie Ernaux, Gli anni. l’Orma editore.

Mi sono fermato a lavarmi al primo Motta Grill che c’è dopo Innsbruck: una ragazza ha capito che ero in giro senza motivo e si è inna-morata. Lei: «Ti amo, mettiamo su casa insie-me». Ci siamo sposati quella notte stessa. Ci ha sposato un benzinaio della Esso, senza fare discussioni perché di notte non si sa mai con chi hai a che fare. Maurizio Milani, scrittore satirico. Libero.

«Pronto, il direttore generale?». «No». «Per-ché? Al pomeriggio non lavora?». «No, al pome-riggio non viene. È al mattino che non lavora». Gino Bramieri, Vi racconto 400 barzellette. De Vecchi editore, 1977.

Ciò che più ci piace in loro, le donne lo sanno meglio di noi. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

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PERISCOPIO

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16 Martedì 1 Marzo 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Se dà ragione al vice cancelliere Sigmar Gabriel che chiede «meno austerità» come Renzi

Germania diventa meno severaPer la prima volta dal 1969 il bilancio è in pareggio

da BerlinoROBERTO GIARDINA

One woman show di Angela all’Ard, il pri-mo canale pubblico, subito dopo l’ultimo

Tatort, il giallo che dal 1970 è diventato un rito domenicale per milioni di tedeschi. Un’ora faccia a faccia con Anne Will, carica di tensione più delle im-prese dei poliziotti televisivi. Sarebbe anche una lezione di giornalismo per alcuni nostri conduttori: la collega Anne, anche se era dalla parte della Merkel, le ha posto domande vere, dunque cattive, non le ha chiesto perché sfoggiasse una giacca color aragosta, e non si è lasciata andare a squittii di compiacenza all’italiana.

La cancelliera è in diffi -coltà, il suo indice di gradi-mento (da non confondere con le intenzioni di voto) è preci-pitato di 12 punti in un mese, da 58 a 46, e a fi ne estate era a quota 75, a causa della sua politica delle frontiere aperte a tutti i fuggiaschi. «Wir schaffen das», ce la faremo, aveva det-to ancora nel messaggi di fi ne anno. Lo direbbe ancora dopo le violenze dei giovani arabi scatenati poche ore dopo a Co-

lonia? Certamente, ribatte la signora, che tiene il punto. Non ha mai dato l’impressione di doversi difendere, ha spiegato la situazione e quel che pensa, perché lo pensa, non ha negato gli eventi, e non li banalizzati: «Ci sono tedeschi che assaltano i centri di accoglienza, parle-rei anche a loro se stessero ad ascoltare, per convincerli che sbagliano. La maggioranza di tedeschi si prodiga per i fuggia-schi, e io ne sono orgogliosa. Io non ho aperto le frontiere, lo erano già, sono altri paesi eu-ropei che le hanno chiuse, ma la Germania ce la farà, anche la nostra Europa».

Siamo in campagna elet-torale, si vota nel settembre

del 2017, ma già tra due set-timane, il 13 marzo, sono in programma elezioni regiona-li, in tre Länder importanti, in Baden-Württemberg, dove ha sede la Daimler, e sono al comando i verdi, in Rena-nia-Palatinato, la regione di Helmut Kohl, e in Sassonia Anhalt, nella ex Ddr, la zona dove si registra il maggior numero di aggressioni con-tro gli stranieri. L’Afd, l’Al-ternative für Deutschland, il movimento populista e razzista, potrebbe diventare la terza forza: il 17 per cen-to all’est, il 12 nel Baden, la Svevia dei nostri libri di scuola, e potrebbe superare i socialdemocratici che si fan-no prendere dal panico.

Il vice cancelliere Sigmar Gabriel è sceso in campo, co-piando le battute di Matteo Renzi: bisogna allentare la politica di austerità. Non è giu-sto spendere per i Flüchtlinge, i fuggiaschi, come qui chiamano i nostri migranti, mentre milio-ni di tedeschi vivono sulla so-glia di povertà, in particolare i pensionati, circa 11 milioni Per i profughi si spenderanno 21 miliardi. E i disoccupati e quanti ricevono l’assegno socia-le, fanno i calcoli: se invece di aiutare gli stranieri si pensas-se a loro, invece di ricevere 400 euro al mese, il minimo vitale, avrebbero almeno 560 euro. E molti voteranno per l’AfD.

La Cdu di Angela non può non reagire. E Wolfgang Schaüble, il «falco» della Grosse Koalition, si è lascia-to andare a una battuta che ha illuso i partner europei, soprattutto gli italiani: non si deve drogare la congiuntura con investimenti non mirati, aumentando il debito, ma sono «ammissibili investimenti strutturali». In realtà, Berlino lo ha sempre affermato: Mer-kel la «cattiva» ammonisce a mettere i conti a posto, non di stangare i pensionati alla Fornero. Distribuire a piog-

gia 80 euro a testa, non avrà mai l’approvazione di Schaü-ble, meglio investire gli stessi miliardi a favore della piccola e media industria.

Per la prima volta dal 1969, il ministro delle fi nanze è riuscito a portare il bilancio in pareggio, ed ora, soddisfatto del suo record nell’anno eletto-rale, può tornare ad allargare i cordoni della borsa: è stata ricostruita la Ddr, ma l’ex Ger-mania occidentale è stata tra-scurata, ed ha bisogno urgente di interventi strutturali, per rifare ponti, autostrade, ferro-vie, mancano centinaia di mi-gliaia di alloggi sociali. Senza aumentare le tasse, sono cre-sciute le entrate fi scali, i 21 miliardi spesi per i profughi faranno salire i consumi inter-ni, il pil per il 2016 dovrebbe salire dell’1,7%, ancor di più secondo il fondo monetario internazionale, e Frau Ange-la può spendere senza andare in rosso. Sarà in calo, ma in base alle previsioni, nel 2017 sarà ancora lei la cancelliera, a meno che non abbandoni per stanchezza, o venga fatta fuori da una congiura di pa-lazzo. Dopo 12 anni al potere, potrebbe accadere.

© Riproduzione riservata

da ParigiGIUSEPPE CORSENTINO

Aux armes citoyens!, alle armi cittadini! Non si sa quanti ragazzi e ragazze di quella che i media francesi hanno

ribattezzato «la génération Bataclan» dal nome del music-hall della strage di Parigi del novembre scorso cono-scono alla perfezione le parole guer-resche della Marsigliese. Si sa invece che migliaia e migliaia di loro, fran-cesi «d’origin» o figli di immigrati di terza o quarta generazione, corrono ad arruolarsi nei ranghi della poli-ce nationale e della gendarmerie, perfino dell’esercito, della marina e dell’aeronautica.

Una vera e propria «engoue-ment», una specie d’infatuazione collettiva, come dice con una certa prudenza il portavoce del ministero dell’interno che per la prima volta ha qualche diffi coltà logistica a gestire un concorso (le prove cominciano il 10 marzo prossimo) per 2.800 posti di «gardiens de la paix» (il primo livello della gerarchia di un corpo che risale al 1870) per cui hanno fatto domanda 35.464 giovani tra i 17 e i 35 anni, tutti «de bonne moralité» come vuole il bando di reclutamento: il 50% in più rispetto all’ultima selezione del 2014 (a cui si erano presentati in 23.410)

e, quindi, con una percentuale di suc-cesso («taux de selectivité» per dirla nel gergo dei recruter, dei cacciatori di teste) pari all’8%, lo stesso dei ben più prestigiosi concorsi nazionali per ac-cedere a Science Po o alle altre Gran-des Ecoles che sono, ancora, il modello di selezione dell’élite repubblicana, sia nell’amministrazione pubblica sia nelle imprese private.

Anche i «cugini» della Gen-darmerie (equivalenti ai nostri carabinieri) si sono visti arrivare al concorso che si apre martedì 1° marzo una valanga di 24.700 «prétendants», candidati, per 3.700 posti di sottuffi -ciale (erano stati 16.800 nella stessa sessione dell’anno scorso) e, vista l’on-data, stanno pensando di riaprire le vecchie strutture della base aerea di Digione e di trasformarle nella scuo-la di addestramento per sottuffi ciali. Esercito marina e aeronautica non hanno questi problemi logistici per-ché le caserme sparse nel territorio della République non mancano, ma ora anche l’Armée de terre de mer et de ciel deve pensare a gestire un fl usso quasi ininterrotto, da gennaio ad oggi, di oltre 1.500 domande di arruolamento al giorno, il triplo ri-spetto al recruitment normale: vale a dire + 28% per l’esercito, +15% per l’aeronautica e addirittura +40% per la marina.

Se passiamo, poi, all’analisi dei dati internet, al fl usso dei messaggi e dei tweet indirizzati ai siti e alle pagine Facebook di polizia, gendar-meria, esercito, c’è da restare stupe-fatti. Solo la polizia ha visto raddop-piare gli iscritti su Facebook (a fi ne di gennaio erano 516 mila) e 209 mila (anche qui, raddoppio secco) i follower dei cinguettii in rete. «Mai vista una crescita del genere» confessa Charlot-te, community manager dei siti della police nationale. Mentre il responsa-bile della comunicazione rivela che per la prima volta non hanno avuto diffi coltà a fare il casting con poliziot-ti veri, scelti dal regista, per l’ultimo filmato pubblicitario sulla polizia (andrà in rete a maggio): «In passa-to, al contrario, si doveva ricorrere ad attori sconosciuti che ci chiedevano anche l’anonimato».

Come si spiegano questo «re-tour de flamme civique» e questa corsa verso quelle che qui in Fran-cia si chiamano «les institutions ré-galiennes», i corpi armati dello stato? Una sociologa che non può essere accusata di filomilitarismo come Anne Muxel, direttrice del Cevi-fop, il centro di ricerca di SciencePo, non ha diffi coltà a usare concetti che solo pochi mesi fa sarebbero appar-si desueti come «l’appartenance à la nation», come a dire un ritrovato

sentimento di identità nazionale, i valori della République che per un giovane si identifi cano nel modello di vita della «generazione Bataclan». «Dopo gli attentati, c’è stato, spie-ga la sociologa, un rimescolamento delle carte nella società, soprattutto tra i giovani che vedono in pericoli i valori della tolleranza e della liber-tà, anche la libertà di vivere come si vuole, passando le serate a bere birra in un bistrot o ascoltando mu-sica in un club».

Un altro sociologo, Jean-Marc Berlière, autore di una storia della polizia francese («Histoire des poli-ces in France de l’Ancien régime à nos jours», Nouvau monde edition) sostiene, invece, che questo «coup de foudre», questo innamoramento dei giovani francesi per le forze dell’or-dine somiglia molto a quello dei new-yorchesi per i pompieri della Grande mela dopo gli attentati dell’11 set-tembre. Però è d’accordo con Anne Muxel nel sostenere che, dopo il Bataclan e Charlie Hebdo, le forze dell’ordine oggi appaiono, anche per la crisi della politica, come il migliore «rempart», il migliore baluardo della democrazia e della libertà di tutti. Un «fenomeno inedito di eroizzazione» (i sociologi parlano cosi!) che potrebbe far bene alla Francia.

@pippocorsentino

L’ESPLOSIONE RIGUARDA ANCHE L’ESERCITO, LA MARINA E L’AVIAZIONE. AUMENTA IL SENSO DELLO STATO

Dopo il caso Bataclan, c’è il boom di aspiranti poliziotti in Francia con il 50 per cento in più di domande rispetto all’anno precedente

Angela Merkel intervistata da Anne Will sul canale Tv Ard

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23Martedì 1 Marzo 2016

Gli indici recuperano dopo la partenza negativa. Milano +0,80%. Giù solo Francoforte

Borse, prevalgono gli acquistiEuro in calo sotto 1,09 dollari. Sale ancora il petrolio

Dopo una seduta all’in-segna della volatilità, con una partenza ca-ratterizzata da forti

vendite, le borse europee hanno chiuso sopra la parità, tranne Francoforte. Sul fronte dei dati macroeconomici, l’inflazione nell’Eurozona in febbraio, se-condo la lettura preliminare, è calata dello 0,2% a livello an-nuale, in netto ribasso rispetto al +0,3% di gennaio, deluden-do le attese del consenso. A detta di diversi esperti, questo dato va ad aggiungere ulte-riore pressione alla Bce per nuovi annunci di politica monetaria straor-dinaria. In Italia l’inflazione è tor-nata negativa dopo nove mesi: in feb-braio è diminuita dello 0,2% su base mensile e dello 0,3% a livello ten-denziale. Intanto la Banca centrale cinese ha tagliato il coefficiente di riserva obbligato-ria delle banche dello 0,5% per fornire più liquidità al sistema economico e mantenere stabi-le la crescita del credito. Negli Usa l’indice Napm di Chicago, che si basa su un’indagine sui direttori d’acquisto del mani-fatturiero, è sceso nettamente in febbraio a 47,6 punti dai 55,6 punti di gennaio.

A Milano il Ftse Mib ha guadagnato lo 0,80% a 17.623 punti e l’All Share anch’esso lo 0,80% a 19.252. In Europa han-

no prevalso gli acquisti a Ma-drid (+1,34%), Parigi (+0,90%) e Londra (+0,02%), mentre Francoforte ha perso lo 0,19%. A New York il Dow Jones e il Nasdaq avanzavano rispettiva-mente dello 0,33 e dello 0,46%. Lo spread fra Btp decennali e Bund tedeschi è sceso a 131.

A piazza Affari in ordine sparso il comparto bancario: B. Carige è terminata in rial-zo dello 4,52%, B. Popolare del

2,5%, Ubi B. dell’1,6%, Uni-credit dell’1,6%, Mediobanca dello 0,4%, Intesa Sanpaolo dello 0,17%. Vendite, inve-ce, su B.P. Milano (-0,86%), B.P. E.Romagna (-1,71%) e B. Mps (-4,41%). In luce Saipem (+5,56% a 0,38 euro), su cui Hsbc ha alzato la raccoman-dazione a hold, con prezzo obiettivo che scende da 0,51 a 0,4 euro. Denaro anche su Fca (+4,27% a 6,345 euro): Medio-banca Securities ha confermato

il giudizio ou-tperform. Mol-to bene anche

YNap (+5,12%). Acquisti su S. Ferragamo (+2,47%), che è stata inserita nel portafoglio principale di Equita sim con un peso di 200 punti base. La stessa casa d’affari ha invece ridotto di 150 punti base il peso di Moncler (+2,65%). In rosso Telecom Italia (-1,86% a 0,899 euro), che a detta di un trader ha accusato un po’ di pressione dopo i recenti progressi.

Nel resto del listino in gran spolvero Piaggio (+7,49%). In

calo frazionale Geox (-0,67% a 2,972 euro). Giù Fincantieri (-2,22% a 0,3129 euro), pena-lizzata dai risultati della con-trollata Vard. Mediobanca Se-curities ha inserito Fincantieri tra gli short del suo portafoglio sull’azionario italiano.

Nei cambi, l’euro ha chiuso in fl essione sotto 1,09 dollari

a 1,0867 e a 122,57 sullo yen. Per le materie prime, ancora in ripresa le quotazioni del greggio: a Londra il Brent avanzava di 90 centesimi intorno a 36 dollari e a New York il Wti era scambiato a 33,83 dollari, in progresso di circa un dollaro.

© Riproduzione riservata

L’Argentina ha raggiunto un accordo con gli hedge fund creditori dei Tango bond del 2001 e potrebbe tornare sui mercati fi nan-ziari globali dopo 15 anni di impedimenti giudiziari. Daniel Pollack, mediatore d’uf-fi cio della Corte di New York incaricato di supervisionare il caso, ha affermato che domenica notte Buenos Aires si è detta d’accordo, in linea di principio, nel paga-re la cifra di 4,65 miliardi di dollari (4,28

mld euro) a Elliott Manage-ment e ad altri fondi che si sono accodati all’hedge fund principale.

La diatriba va avanti dal default dei bond governativi argentini, e Pollack ha di-chiarato che la questione «è sulla buona strada per essere risolta». Dal momento in cui il paese sudamericano era sta-to portato in tribunale dagli hedge fund, non ha più potu-to reperire capitali in presti-to dai mercati internazionali. Nello specifi co, il mediatore ha precisato che l’accordo è

soggetto all’approvazione da parte del par-lamento argentino e alla revoca sia della Lock Law (progettata per garantire che i creditori contrari a un ripagamento par-ziale non sarebbero stati trattati meglio degli altri obbligazionisti, ndr), sia della Sovereign Payment Law (che attualmente vieta ai futuri governi del paese di negozia-re un accordo con i creditori che si erano opposti alle precedenti proposte di Buenos Aires, ndr): entrambe erano state promul-gate dalla precedente amministrazione e la loro effettività impedirebbe l’accordo.

L’intesa ripagherà a Elliott Management, Aurelius Capital, Davidson Kempner e Bracebridge Capital il 75% del totale di quanto sarebbe spettato loro, inclusi ca-pitale e interessi, oltre a un pagamento per liquidare le richieste al di fuori del di-stretto a sud di New York e di alcune spese legali sostenute dai creditori nel corso di questi 15 anni. Pollack ha aggiunto che le parti prevedono di concludere tutti i passi necessari entro sei settimane: «È un enor-me passo avanti per questo contenzioso di lunga data, ma non è quello fi nale».

© Riproduzione riservata

Tango bond, accordo con gli hedge fund

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Mercati& Finanza

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Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

Il primo quotidiano

i nanziario italiano

Corona Ceca 27,057 27,064 -0,0070 24,8503

Corona Danese 7,4602 7,46 0,0002 6,8518

Corona Norvegese 9,5043 9,5245 -0,0202 8,7292

Corona Svedese 9,3219 9,371 -0,0491 8,5616

Dollaro Australiano 1,526 1,5275 -0,0015 1,4015

Dollaro Canadese 1,4767 1,4909 -0,0142 1,3563

Dollaro N Zelanda 1,6557 1,6347 0,0210 1,5207

Dollaro USA 1,0888 1,1006 -0,0118 -

Fiorino Ungherese 311,26 310,52 0,7400 285,8744

Franco Svizzero 1,0914 1,0929 -0,0015 1,0024

Rand Sudafricano 17,4563 17,2528 0,2035 16,0326

Sterlina GB 0,7858 0,78745 -0,0017 0,7217

Yen Giapponese 123,14 124,42 -1,2800 113,0970

Zloty Polacco 4,3543 4,3631 -0,0088 3,9992

Tasso uffi ciale di riferimento 0,05 0,15 0,10

Rendistato Bankitalia(lordi) 0,97 0,98 -0,02

Tasso Infl azione ITA -0,30 0,30 -0,60

Tasso Infl azione EU 0,20 0,10 0,10

Indice HICP EU-12 98,00 98,40 -0,40

HICP area EURO ex tobacco 98,67 100,16 -1,49

Tasso annuo crescita PIL ITA 1,00 0,80 0,20

Tasso di disoccupazione ITA 10,57 12,18 -1,61

1 sett -0,246

1 mese -0,316

2 mesi -0,342

3 mesi -0,358

4 mesi -0,377

5 mesi -0,389

6 mesi -0,401

7 mesi -0,413

8 mesi -0,424

9 mesi -0,433

10 mesi -0,441

12 mesi -0,456

Preziosi ($ per oncia)Oro 1230,94 1231,15Argento 14,86 14,88Palladio 491,8 495,6Platino 930,07 930,58Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1573 1572Rame 4695 4694Piombo 1754 1753Nickel 8530 8520

Stagno 15825 15775Zinco 1764 1763Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c) 250,95 287,31Sterlina (n.c) 253,07 291,86Sterlina (post 74) 253,07 291,86Marengo Italiano 202,97 226,38Marengo Svizzero 201,65 224,35Marengo Francese 201,53 224,25Marengo Belga 201,52 224,14

EuriborEuriborScadenza

1 Sett. -0,267

2 Sett. -0,261

1 M -0,264

2 M -0,234

3 M -0,202

6 M -0,129

9 M -0,075

12 M -0,017

BtpBtpScadenza Rendimento

2Yr BTP -0,030

3Yr BTP 0,031

5Yr BTP 0,399

10Yr BTP 1,423

30Yr BTP 2,515

dati macroUltima Prece- Variaz.

rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

TA S S I E VA L U T EIrs

Int. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

1 anno -0,211 -0,171

2 anni -0,235 -0,195

3 anni -0,204 -0,164

4 anni -0,136 -0,096

5 anni -0,050 -0,010

6 anni 0,052 0,092

7 anni 0,166 0,206

8 anni 0,280 0,320

9 anni 0,386 0,426

10 anni 0,482 0,522

12 anni 0,645 0,685

15 anni 0,813 0,853

20 anni 0,941 0,981

25 anni 0,976 1,016

30 anni 0,980 1,020

Fonte: EMMI Valori al 26/02/2016

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24 Martedì 1 Marzo 2016 MERCATI E FINANZALa casa ha varato un piano per mantenere il livello di auto vendute

Toyota, paletti a 10 mlnDivisioni focalizzate sui vari tipi di veicoli

Il presidente di Toyota, Akio Toyoda, sta preparando un piano di riorganizzazione nel tentativo di evitare la

cosiddetta maledizione dei 10 milioni. Quest’ultima rappre-senta la soglia della vendita di automobili che sembra creare problemi al più grande pro-duttore mondiale. Finora tre aziende si erano avvicinate o avevano superato questo livel-lo: General Motors, Volkswagen e, appunto, Toyota. E tutte era-no poi scivolate al di sotto.

Ora che invece la casa nip-ponica ha mantenuto il livello di vendita di 10 milioni di auto per due anni consecutivi, il pre-sidente vuole evitare «di far ar-rabbiare la divinità delle auto-mobili» una seconda volta. Per questa ragione saranno presto avviati cambiamenti struttu-rali e organizzativi. Toyoda intende riorganizzare il grup-po in unità che si focalizzino sulla taglia delle automobili e sul loro tipo. Una divisione si occuperebbe delle auto com-patte, un’altra delle berline e così via. Ciò rappresenta un cambiamento nella struttura

esistente dal 2013, secondo cui una divisione si occupa dei mercati in via di sviluppo, un’altra di quelli emergenti, una terza unità supervisiona importanti componenti come i motori e le trasmissioni e una quarta i veicoli di lusso.

Non è chiaro se questa nuo-va struttura sostituirà com-pletamente quella esistente o coesisterà con essa. Una fonte informata dei fatti ha spiegato che Toyoda nominerà nel team

alcuni senior executive giovani, allo scopo di velocizzare il pro-cesso di decision making e di creare una nuova generazione di leader. Nel frattempo i cam-biamenti esterni pongono nuo-ve sfi de: i confi ni sempre più confusi tra paesi sviluppati ed emergenti, gli standard di sicu-rezza e delle emissioni, i gusti dei consumatori.

Anche in passato Toyoda aveva attuato delle riorganiz-zazioni, che, sebbene abbiano

spesso creato confusione tra i dipendenti, hanno velocizza-to le decisioni e la gestione. Il presidente ha sostenuto che per i membri del club dei 10 milioni queste decisioni sono inevitabili: «Sentiamo la grave responsabilità di mantenere il livello di vendite a 10 milioni. Non possiamo parlare di cre-scita futura se non teniamo in considerazione nuovi modi di svolgere il nostro lavoro».

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È partita nello stabili-mento Mirafiori di Torino la produzione del Maserati Levante, il primo Suv nella storia della casa del Tri-dente. Il modello sarà pre-sentato uffi cialmente oggi al Salone internazionale di Ginevra e andrà a com-pletare la gamma attuale delle berline e delle spor-tive Maserati, arricchendo l’offerta assieme a Quattro-porte, Ghibli, GranTurismo e GranCabrio.

«Il complesso di Mirafi o-ri», ha sottolineato Fiat Ch-rysler, «è la culla perfetta per il Suv Levante, il cui design è immediatamente ricondu-cibile al marchio Maserati e alla sua assoluta italia-nità: il frontale aggressivo introduce affi lati proiettori scomposti in due elementi, con il gruppo fari superiore collegato alla calandra. Sul-la fi ancata sono ben visibili gli stilemi del Tridente». La commercializzazione in Eu-ropa partirà a maggio.

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A MIRAFIORI

Maserati riparte dal Suv

Fincantieri è stata penalizzata in borsa dai risultati della controllata Vard peggiori delle attese e ha lasciato sul terreno il 2,22% a 0,313 euro. Vard Holdings, società norvegese control-lata con il 55,63% del capitale, ha archiviato il 2015 con una perdita netta di 1,29 miliardi di corone norvegesi (136 mln euro), a fronte dell’utile netto di 50 milioni dell’anno prece-dente. Il risultato è stato penalizzato da per-dite sui cambi per 474 mln. I ricavi sono scesi del 14% a 11,14 miliardi, a causa del declino delle attività in alcuni cantieri europei pro-vocata dalla contrazione degli ordini, mentre l’ebitda prima degli oneri di ristrutturazione

è stato negativo per 321 mln di corone (33,9 mln euro) a fronte della voce positiva per 429 mln del 2014. Vard ha quindi accusato una perdita operativa di 633 mln di corone contro l’utile di 240 mln del 2014. Il portafoglio ordini ammontava a 10,23 miliardi, in calo rispetto ai 17,74 mld dell’anno precedente.

Vard Holdings ha sviluppato un piano stra-tegico che punta all’ingresso in nuovi mercati, come quelli delle navi specializzate per im-pianti eolici e dei campi di acquacultura in mare aperto, aumentando la penetrazione in Medio Oriente.

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Vard (Fincantieri) penalizzata dai cambi

Prelios. È stato sottoscritto un patto para-sociale tra soci sul 21,85% del capitale da parte di una cordata di investitori che vede la presenza anche dell’ex a.d. dell’Enel, Fulvio Conti.

Fs. Sono nove le offerte non vincolanti ricevute per Grandi stazioni retail.

Servizi Italia ha sottoscritto un accordo vincolante per l’acquisizione del 100% di una società di nuova costituzione, Tintoria lombarda divisione sanitaria srl, a cui sarà conferito il ramo operativo della società Tin-toria lombarda di Fasoli Aldo spa.

Txt e-solutions ha raggiunto un accordo per l’acquisizione della tedesca Pace Aerospace Engineering and Information Technology per 5,6 milioni di euro.

K.R.Energy ha sottoscritto, attraverso la controllata Kre Idro, un contratto prelimi-nare per l’acquisto del 100% del capitale di Rotalenergia.

Zucchi. Il cda ha nominato Stefano Crespi direttore generale.

Bnl e Ifi talia, società di factoring del gruppo Bnp Paribas, hanno fi nalizzato un program-ma di Supplier Support Factoring da 40 milioni di euro per Fameccanica Group.

B.P.Sondrio. Amber Capital Uk, dal 19 feb-braio, detiene una partecipazione del 2,054% nel capitale della banca.

ChemChina sta defi nendo un consorzio di banche per ottenere più di 30 miliardi di dollari di fi nanziamenti a sostegno dell’acqui-sizione da 43 mld della svizzera Syngenta.

Daimler. L’agenzia federale Usa per la protezione dell’ambiente ha chiesto alla casa tedesca di fornire informazioni sui veicoli Mercedes venduti negli Stati Uniti.

Electro Power Systems ha inaugurato una centrale di produzione ibrida a Garowe in Somalia.

BREVI

Sogefi ha messo a segno nel 2015 una crescita dei ricavi dell’11,1% su base annua (+9,1% a

parità di cambi) a 1,499 miliar-di di euro, grazie al contributo di tutte le business unit e di tutte le aree geografiche, tran-ne l’America Latina. L’Europa, che rappresenta il principale mercato, ha evidenziato un incremento dell’8,2%. In Nord America Sogefi l’andamento è stato migliore del mercato e So-gefi intende aumentare la sua presenza investendo 17 milioni a Monterrey (Messico) per un nuovo impianto. In Sud Ame-rica i ricavi sono invece dimi-nuiti del 3,8% (+2,8% a cambi costanti) e in Asia sono balzati del 34,4% (+18,7%).

L’ebitda nel 2015 è cresciu-to di 6 milioni a 115,5 milioni (7,7% dei ricavi). Sono stati registrati 21,5 milioni di oneri non ricorrenti. L’ebit è salito a 50,7 milioni dai precedenti 48,3. L’utile netto è ammonta-to a 1,1 milioni, in calo rispetto ai 3,6 mln del 2014 per effetto dei maggiori oneri fi nanziari, che nel precedente esercizio beneficiavano di componenti non ricorrenti positive. Il cda proporrà all’assemblea di non distribuire dividendi.

Per l’anno in corso Sogefi prevede trend positivi in Nord

America, in Cina e India. In Europa, la crescita sarà più moderata, mentre in Sud Ame-rica le condizioni di mercato ri-mangono diffi cili.

«Il 2015 è stato un anno di transizione, nel corso del quale la società ha dovuto affronta-re cambiamenti organizzativi

e manageriali ed eventi non ricorrenti», ha dichiarato l’a.d. Laurent Hebenstreit. «Il posi-tivo andamento dei ricavi in tutte le aree geografi che rifl ette la robusta crescita organica in Europa e in Nord America, gli sviluppi in Cina e la resilienza in Sud America, nonostante la debolezza del mercato locale. Stiamo lavorando per ridurre i costi, migliorare la profi ttabi-lità e generare cassa».

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A +11% nel 2015. Positiva l’Europa

I ricavi Sogefi sfiorano 1,5 mld

www.sslazio.it

Si rende noto che la documentazione indicata al secondo comma

dell’art. 154-ter del T.U.F. (comprendente la Relazione Finanziaria

Semestrale Consolidata al 31-12-2015, l'attestazione di cui all'ar-

ticolo 154-bis, comma 5., nonché la relazione redatta dalla socie-

tà di revisione) è depositata e disponibile nel sito www.1info.it

del portale adottato dalla Società per la diffusione e lo stoccaggio

delle Informazioni Regolamentate nonché nel sito Internet della

Società www.sslazio.it – sezione Investor Relator

1 marzo 2016

S.S. LAZIO S.p.A.Sede legale Formello (Roma), Via di Santa Cornelia n. 1000Capitale sociale € 40.643.346,60 i.v.Codice Fiscale ed iscrizione Registro delle imprese di Roma80109710584 - Partita IVA 02124651007

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DIGITAL BROS SPASede Sociale 20144 Milano – Via Tortona, 37

Capitale Sociale € 5.644.334,80 i.v.C.F./P.I. 09554160151

RELAZIONE FINANZIARIASEMESTRALE AL 31 DICEMBRE 2015

Si rende noto che la RelazioneFinanziaria Semestrale al 31 dicem-

bre 2015, approvata dal Consigliodi Amministrazione in data 29 feb-

braio 2016, è stata depositata, adisposizione di chiunque ne facciarichiesta, presso la Sede Sociale,presso il meccanismo di stoccaggioautorizzato 1INFO (www.1info.it)ed è disponibile altresì sul sitowww.digitalbros.com (Investitori).Milano, 1 marzo 2016

Il Presidente del Consiglio di AmministrazioneAbramo Galante

Laurent Hebenstreit

098105098108105111103114

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25Martedì 1 Marzo 2016MartedMERCATI E FINANZAProi tti netti adjusted per 326 mln rispetto al rosso 2014 da 84 mln

Saras ritorna all’utilePayout fra il 40 e il 60%. In borsa +2,6%

DI MASSIMO GALLI

Saras festeggia il ri-torno al profitto nel 2015 e la borsa ri-sponde con un balzo

del titolo del 2,63% a 1,485 euro. L’utile netto adjusted è ammontato a 326,3 milioni di euro rispetto al passivo di 83,6 mln accusato nell’anno precedente. L’entità del divi-dendo sarà proposta dal cda in calendario il mese prossi-mo. Il vicepresidente esecuti-vo e direttore generale Dario Scaffardi ha annunciato che il payout sarà compreso fra il 40 e il 60% degli utili.

I ricavi della società guida-ta dall’a.d. Massimo Moratti sono invece diminuiti a 8,238 miliardi dai 10,272 del 2014, risentendo del calo dei prezzi petroliferi. In forte progres-so le altre voci: l’ebitda com-parable è ammontato a 741 milioni (139 mln nel 2014), l’ebit a 310,6 mln (-284,4 mln) e l’ebit comparable a 518,9 mln (-61,9 mln). Il ri-sultato netto è stato positivo per 223,7 mln (-261,8 mln) e

la posizione fi nanziaria netta a fi ne dicembre ammontava a 162 mln (108 mln). «La posizione finanziaria net-ta continua a essere forte», ha sottolineato Scaffardi, aggiungendo che il gruppo Saras ha continuato a racco-gliere benefi ci dalla sua stra-tegia di lungo termine e dai suoi punti di forza: ciò amplifi ca i forti fondamen-tali di mercato. In gennaio, inoltre, il margine di raf-finazione è stato molto elevato.

Il gruppo sta portando avanti il progetto di integra-zione della propria catena di distribuzio-ne, incentrato sullo stretto coordi-

namento tra le operazioni di raffi neria e le attività com-merciali. In questo ambito rientra anche la nuova so-cietà di trading, operativa a Ginevra da inizio gennaio, il cui fi ne principale è quello di sfruttare il posizionamento in una delle principali piaz-

ze mondiali per il trading di

commodities petrolifere, così da co-gl iere i l m a g g i o r n u m e r o possibi le di oppor-

tunità, sul fronte sia de-

gli acquisti di grezzi, sia delle

vendite di pro-

dotti raffi nati. «Lo scenario per la raffi nazione europea si sta confermando favorevole anche nell’esercizio 2016 e i margini stanno seguendo i consueti andamenti stagio-nali», ha precisato il presi-dente Gian Marco Moratti. «Saras prevede di lavorare ad alti regimi di utilizzazio-ne, tranne per brevi periodi di fermate programmate, concentrate principalmente durante il primo trimestre. Ci attendiamo quindi di po-ter cogliere appieno l’atteso rafforzamento dei margini di raffi nazione che, a partire dalla primavera, dovrebbero essere sostenuti da una ro-busta domanda di benzine ad alto ottano».

Positivi i giudizi degli ana-listi. Barclays ha confermato la raccomandazione over-weight con prezzo obiettivo a 2,3 euro. I conti del quarto trimestre hanno evidenziato un ebitda sostanzialmente in linea con le attese e la società ha confermato le stime per il 2016.

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Erg Renew ha acquisito da Tci Renewables il 100% del capitale di Brockaghboy Windfarm (Bwf), società di diritto inglese titolare delle autorizzazioni necessarie per la realizzazione di un parco eolico in Irlanda del Nord, nella contea di Lon-donderry, con una capacità prevista di circa 45 Mw e una produzione di energia elettrica, a regime, stimata in circa 150 Gwh all’anno. È previsto che i lavori comin-cino nel secondo trimestre per concludersi entro marzo 2017. L’investimento stima-to ammonta a circa 60 milio-ni di sterline (77 mln euro). Il progetto soddisfa le condi-zioni per l’accreditamento ai meccanismi di incentivazio-ne. Sulla base degli accordi, al termine della costruzione, e ottenuto l’accredito agli in-centivi, è prevista la possibi-lità che Bwf venga ceduta. Erg Renew avrà il diritto di presentare un’offerta per mantenere la proprietà.

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EOLICO

Erg Renew debutta in Uk

CLOSING

Enel cede quota Hde per 335 mln

È stata perfezionata la cessione dell’intera parteci-pazione posseduta dalla con-trollata Enel produzione in Hydro Dolomiti Enel (49%) a Fedaia Holdings, società lussemburghese controlla-ta da Macquarie European Infrastructure Fund 4. Il corrispettivo per la vendita è stato determinato in 335,4 milioni di euro, in linea con l’accordo stipulato nel no-vembre scorso tra Enel pro-duzione e Fedaia.

L’operazione consente al gruppo Enel di ridurre l’in-debitamento fi nanziario net-to consolidato. Con il closing della cessione di Hydro Dolo-miti (Hde) sale a 1,9 miliardi di euro il totale delle opera-zioni già perfezionate, su un controvalore di 3,7 miliardi di accordi di cessione conclu-si, nell’ambito del program-ma Enel di gestione attiva del portafoglio. I proventi di tale programma sono volti a fi nanziare ulteriori attività di crescita del gruppo.

Hde gestisce un parco di impianti idroelettrici, pre-valentemente localizzati nel territorio della provincia di Trento, con una potenza com-plessiva installata di circa 1.280 Mw.

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DAL 1° APRILE

A2A unifica i servizi in Unareti

A2A ha avviato il percorso di integrazione fra le con-trollate dando vita a Una-reti, la società unica per la gestione dei servizi a rete, in linea con l’obiettivo di sem-plifi cazione della struttura societaria. Unareti, che sarà operativa dal 1° aprile, inte-gra le società controllate al 100% da A2A che operano nel settore della distribuzio-ne di gas ed elettricità, con il vantaggio di accorciare la catena decisionale e favori-re sinergie intragruppo, con effetti favorevoli sui costi operativi e sulla capacità di investimento e di accesso ai mercati fi nanziari.

La nuova società, compre-sa nell’ambito delle società coordinate dalla business unit Reti e calore del grup-po A2A, ha più di 1.500 dipendenti e realizza un fatturato superiore a 600 milioni di euro. La società unica delle reti permetterà anche l’incremento della capacità d’investimento, pari a circa 600 milioni nel periodo 2016-2019, e una maggiore facilità di sviluppo del business, sia tramite le future gare gas, sia per linee esterne.

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SAVE THE DATE

La prima analisi sull’andamento delle 5.000

giovani aziende innovative del paese

Milano - Via Marco Burigozzo, 1/A15 marzo 2016 | ore 10.00-13.00

START UP INNOVATIVE, MOLTO RUMORE PER NULLA?

Quanto vale oggi il settore delle Start up?

Come sta evolvendo?

Qual è il profilo delle migliori società?

Esiste un tratto comune che distingue i casi di successo?

Quanto è importante l’accesso al debito e alle altri fonti di finanziamento?

Qual è il comportamento delle grandi imprese verso le nuove realtà?

Moderano:

Gabriele CAPOLINO, Direttore ed Editore Associato MF-Milano Finanza

Stefania PEVERARO, Caposervizio, MF-Milano Finanza 

Relatori:

Alberto FIORAVANTI, Fondatore e Presidente Esecutivo, Digital Magics

Massimiliano MAGRINI, Co-Fondatore, United Ventures

Vincenzo PERRONE, Ordinario Organizzazione Aziendale Università L. Bocconi; Fondatore, Leanus

Alessandro FISCHETTI, Fondatore e Amministratore (Responsabile Sviluppo Mercato Italia), Leanus

MassimoMoratti

098105098108105111103114

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26 Martedì 1 Marzo 2016 MERCATI E FINANZA

Valori al 29/02/2016

Ivy Gl.Investors Asset Strat.A EUR 1398,91

POLAR CAPITAL FUNDS

www.polarcapital.co.uk

Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 20,94 26/02/2016 GBP 16,5000 26/02/2016 USD 22,8800 26/02/2016

Healthcare Opportunities EUR 20,84 26/02/2016 GBP 16,4300 26/02/2016 USD 22,7800 26/02/2016

Polar Japan Fund USD 18,27 29/02/2016 GBP 13,1700 29/02/2016 JPY 2061,2000 29/02/2016

UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

www.metlife.it

MetLife Europe Limited

Rappresentanza Generale per l’Italia

Via Andrea Vesalio n. 6

00161 Roma

Valorizzazione al:

MetLife Protezione in Crescita 70% 1,273

MetLife Protezione in Crescita 80% 1,189

Alico Monet. Protetto 26/02/16 1,107

Alico P.P. Eur 2016 26/02/16 1,026

Alico P.P. Eur 2017 26/02/16 1,042

Alico P.P. Eur 2018 26/02/16 1,082

Alico P.P. Eur 2019 26/02/16 1,120

Alico P.P. Eur 2020 26/02/16 1,143

Alico P.P. Eur 2021 26/02/16 1,192

Alico P.P. Eur 2022 26/02/16 1,208

Alico P.P. Eur 2023 26/02/16 1,239

Alico P.P. Eur 2024 26/02/16 1,187

Alico P.P. Eur 2025 26/02/16 1,218

Alico P.P. Eur 2026 26/02/16 1,518

Alico P.P. Eur 2027 26/02/16 1,265

Alico P.P. Eur 2028 26/02/16 1,166

Alico P.P. Eur 2029 26/02/16 1,314

Alico P.P. Eur 2030 26/02/16 1,326

Alico P.P. Eur 2031 26/02/16 1,401

Alico P.P. Eur 2032 26/02/16 1,358

Alico P.P. Usa 2016 26/02/16 1,100

Alico P.P. Usa 2017 26/02/16 1,098

Alico P.P. Usa 2018 26/02/16 1,158

Alico P.P. Usa 2019 26/02/16 1,207

Alico P.P. Usa 2020 26/02/16 1,226

Alico P.P. Usa 2021 26/02/16 1,312

Alico P.P. Usa 2022 26/02/16 1,292

Alico P.P. Usa 2023 26/02/16 1,331

Alico P.P. Usa 2024 26/02/16 1,234

Alico P.P. Usa 2025 26/02/16 1,332

Alico P.P. Usa 2026 26/02/16 1,660

Alico P.P. Usa 2027 26/02/16 1,341

Alico P.P. Usa 2028 26/02/16 1,284

Alico P.P. Usa 2029 26/02/16 1,217

Alico P.P. Usa 2030 26/02/16 1,436

Alico P.P. Usa 2031 26/02/16 1,536

Alico P.P. Usa 2032 26/02/16 1,499

Alico P.P. Global 2016 26/02/16 1,034

Alico P.P. Global 2017 26/02/16 1,004

Alico P.P. Global 2018 26/02/16 1,099

Alico P.P. Global 2019 26/02/16 1,194

Alico P.P. Global 2020 26/02/16 1,162

Alico P.P. Global 2021 26/02/16 1,216

Alico P.P. Global 2022 26/02/16 1,198

Alico P.P. Global 2023 26/02/16 1,243

Alico P.P. Global 2024 26/02/16 1,198

Alico P.P. Global 2025 26/02/16 1,258

Alico P.P. Global 2026 26/02/16 1,565

Alico P.P. Global 2027 26/02/16 1,237

Alico P.P. Global 2028 26/02/16 1,170

Alico P.P. Global 2029 26/02/16 1,337

Alico P.P. Global 2030 26/02/16 1,303

Alico P.P. Global 2031 26/02/16 1,419

Alico P.P. Global 2032 26/02/16 1,367

Alico Prot.Trim. Eur 26/02/16 1,083

Alico Prot.Trim. Usa 26/02/16 1,089

Alico Gest.Bilanc.Glob 26/02/16 1,320

Alico Gest.Azion.Glob 26/02/16 1,318

Alico Gest.Bilanc.Eur 26/02/16 1,314

Alico Gest.Azion. Eur 26/02/16 1,281

Alico Aper.Indiciz.Eur 26/02/16 0,926

Alico Aper.Indiciz.Usa 26/02/16 1,617

Alico Aper.Indiciz.Glo 26/02/16 1,268

Alico Aper.Indiciz.Ita 26/02/16 0,700

Alico Liquidita’ 26/02/16 1,057

Alico R. Prudente 26/02/16 1,163

Alico R. Crescita 26/02/16 1,049

Alico R. Multi Comm. 26/02/16 0,355

Alico Multi Comm. 26/02/16 0,373

Alico R. Peak Usa 2020 26/02/16 1,177

Alico R. Peak Usa 2025 26/02/16 1,321

Alico R. Peak Usa 2030 26/02/16 1,389

Alico R. Peak Usa 2035 26/02/16 1,471

Alico R. Peak Eur 2020 26/02/16 1,206

Alico R. Peak Eur 2025 26/02/16 1,338

Alico R. Peak Eur 2030 26/02/16 1,454

Alico R. Peak Eur 2035 26/02/16 1,457

Alico R. Peak Asia 2020 26/02/16 1,300

Alico R. Peak Asia 2025 26/02/16 1,496

Alico R. Peak Asia 2030 26/02/16 1,636

Alico R. Peak Asia 2035 26/02/16 1,708

Alico Sec. Acc. 2016 26/02/16 1,053

Alico Sec. Acc. 2017 26/02/16 1,064

Alico P.P. Asia 2020 26/02/16 1,317

Alico P.P. Asia 2025 26/02/16 1,483

Alico P.P. Asia 2030 26/02/16 1,556

Alico P.P. Asia 2035 26/02/16 1,703

Alico Long Investment 26/02/16 0,719

Alico Agriculture 26/02/16 0,388

Alico Metals 26/02/16 0,397

26/02/16

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UNIDESIO 760072 11,977 19/02/2016

UNIDESIO 760073 11,989 19/02/2016

UNIDESIO 760075 13,012 19/02/2016

UNIDESIO 760078 11,4290 19/02/2016

UNIDESIO 760080 11,4590 19/02/2016

UNIDESIO 760082 11,2720 19/02/2016

UNIDESIO 760085 10,785 19/02/2016

UNIDESIO 760088 12,0110 19/02/2016

UNIDESIO 760091 12,2440 19/02/2016

UNIDESIO 760095 10,550 19/02/2016

UNIDESIO 760096 11,0330 19/02/2016

UNIDESIO 760098 12,312 19/02/2016

UNIDESIO 760099 11,650 19/02/2016

UNIDESIO 760102 11,266 19/02/2016

UNIDESIO 760104 11,0170 19/02/2016

UNIDESIO 760105 10,6880 19/02/2016

UNIDESIO 760106 11,7700 19/02/2016

UNIDESIO 760109 11,5320 19/02/2016

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,647 19/02/2016

AZZOAGLIO DINAMICO 5,341 19/02/2016

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,618 19/02/2016

UNIDESIO PRUDENTE 11,443 19/02/2016

UNIDESIO MODERATO 11,626 19/02/2016

UNIDESIO ATTIVO 11,865 19/02/2016

UNIDESIO VIVACE 11,643 19/02/2016

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,490 19/02/2016

AZIONARIO EURO 8,616 19/02/2016

AZIONARIO GLOBALE 11,368 19/02/2016

BILANCIATO 11,472 19/02/2016

CONSERVATIVE 10,301 19/02/2016

DUAL INDEX - 2012 101,264 24/02/2016

DUAL INDEX - 2013 100,537 24/02/2016

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 103,534 24/02/2016

INDEX EuroCrescita 2014 98,048 24/02/2016

INDEX TOP DIVIDEND 2013 105,581 24/02/2016

EUROSTOXX 50 - 2012 106,062 24/02/2016

PREVIMISURATO 13,544 11/02/2016

PREVIBRIOSO 12,573 11/02/2016

PREVIDINAMICO 13,505 11/02/2016

LINEA 1 12,165 01/02/2016

LINEA 1 - FASCIA A 12,620 01/02/2016

LINEA 1 - FASCIA B 12,358 01/02/2016

LINEA 2 13,226 01/02/2016

LINEA 2 - FASCIA A 13,526 01/02/2016

LINEA 2 - FASCIA B 13,655 01/02/2016

LINEA 3 13,116 01/02/2016

LINEA 3 - FASCIA A 13,336 01/02/2016

LINEA 3 - FASCIA B 14,401 01/02/2016

UNIDESIO 760125 11,984 19/02/2016

UNIDESIO 760129 12,146 19/02/2016

UNIDESIO 760130 10,8320 19/02/2016

UNIDESIO 760139 11,952 19/02/2016

UNIDESIO 760140 11,9670 19/02/2016

UNIDESIO 760147 11,9020 19/02/2016

UNIDESIO 760149 11,8490 19/02/2016

UNIDESIO 760150 11,853 19/02/2016

UNIDESIO 760156 10,234 19/02/2016

UNIDESIO 760157 12,1670 19/02/2016

UNIDESIO 760159 11,8130 19/02/2016

UNIDESIO 760160 11,615 19/02/2016

UNIDESIO 760163 10,0430 19/02/2016

UNIDESIO 760169 12,467 19/02/2016

UNIDESIO 760170 11,492 19/02/2016

UNIDESIO 760174 12,0460 19/02/2016

UNIDESIO 760179 11,534 19/02/2016

UNIDESIO 760180 11,7100 19/02/2016

UNIDESIO 760183 11,315 19/02/2016

UNIDESIO 760185 11,2780 19/02/2016

UNIDESIO 760186 11,2450 19/02/2016

UNIDESIO 760187 11,6700 19/02/2016

UNIDESIO 760189 11,7420 19/02/2016

UNIDESIO 760191 10,439 19/02/2016

UNIDESIO 760192 11,7250 19/02/2016

UNIDESIO 760193 11,8810 19/02/2016

UNIDESIO 760201 11,349 19/02/2016

UNIDESIO 760202 11,991 19/02/2016

UNIDESIO 760203 12,8720 19/02/2016

UNIDESIO 760205 10,7020 19/02/2016

UNIDESIO 760206 10,9000 19/02/2016

UNIDESIO 760210 11,973 19/02/2016

UNIDESIO 760216 10,830 19/02/2016

UNIDESIO 760229 10,902 19/02/2016

UNIDESIO 760234 10,080 19/02/2016

UNIDESIO 760235 10,060 19/02/2016

UNIDESIO 760243 9,336 19/02/2016

BOND MIX 10,616 19/02/2016

BALANCED 11,481 19/02/2016

GLOBAL EQUITY 13,445 19/02/2016

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,269 19/02/2016

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,104 19/02/2016

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 11,112 19/02/2016

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 14,237 19/02/2016

OBBIETTIVO 03/2021 9,582 19/02/2016

OBBIETTIVO 05/2021 10,054 19/02/2016

HIGH DIVIDEND 8,276 19/02/2016

MEGATREND 7,649 19/02/2016

HELVETIA EUROCRESCITA 93,336 24/02/2016

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 12,190 23/02/2016

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 12,530 23/02/2016

HELVETIA WORLD EQUITY 152,510 23/02/2016

HELVETIA EUROPE BALANCED 213,140 23/02/2016

HELVETIA WORLD BOND 243,090 23/02/2016

HELVETIA GLOBAL BALANCED 169,420 23/02/2016

HELVETIA GLOBAL EQUITY 124,190 23/02/2016

LINEA GARANTITA 12,436 31/01/2016

LINEA BILANCIATO 13,611 31/01/2016

LINEA OBBLIGAZIONARIO 13,378 31/01/2016

LINEA AZIONARIO 10,011 31/01/2016

HELVETIA QUATTRO.10 98,695 24/02/2016

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013 105,350 24/02/2016

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014 96,716 24/02/2016

EUROVITA ASSICURAZIONI S.p.A.Via dei Maroniti, 12 - 00187 - Roma

Tel. 06 474821

UNIT in EURO DATA PREZZO

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UNIT LINKED

Quality 17/02/2016 7,396Progress 17/02/2016 6,5930Maximum 17/02/2016 5,1770Global Equity 17/02/2016 5,5520Global 100 10/02/2016 4,8990Flex Equity 100 17/02/2016 10,926Opportunità Reddito 10/02/2016 4,823Opportunità Reddito Plus 10/02/2016 4,382Opportunità Crescita 10/02/2016 4,852Opportunità Crescita Plus 10/02/2016 4,436

CNP Alpenbank Aggressive 96,91 24/02/2016

CNP Alpenbank Balanced 92,03 24/02/2016

CNP Alpenbank Balanced 2 98,65 24/02/2016

CNP Alpenbank Dynamic 118,07 24/02/2016

CNP Alpenbank Substance 105,09 24/02/2016

CNP CIIS Aggressivo 86,13 24/02/2016

CNP CIIS Dinamico 89,24 24/02/2016

CNP CIIS Equilibrato 89,27 24/02/2016

CNP CIIS Moderato 92,44 24/02/2016

CNP CIIS Prudente 95,76 24/02/2016

CNP CIIS Total Return 95,77 24/02/2016

CNP CIIS Essential 73,33 24/02/2016

CNP CIIS Advanced 79,49 24/02/2016

CNP Crescita 91,32 24/02/2016

CNP Dynamic Structured Opp 100,00 20/01/2016

CNP Equilibrato 91,03 24/02/2016

CNP Fondo Interno Certius IV 72,99 24/02/2016

CNP Fondo Interno Certius V 39,86 24/02/2016

CNP Linea Conservativa 92,97 24/02/2016

CNP Dinamico 89,41 24/02/2016

CNP Moderato 93,52 24/02/2016

CNP Protezione 96,10 24/02/2016

CNP Prudente 95,76 24/02/2016

CNP Reddito 98,13 24/02/2016

CNP Sviluppo 92,36 24/02/2016

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,087

NATIONALE SUISSE VITA

FONDI PENSIONE APERTI Valori in Euro

Valori al 31/01/2016

Crescita-MAIN 15,18Dinamica-MAIN 13,99Garanzia-MAIN 16,05

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27Martedì 1 Marzo 2016MartedMERCATI E FINANZAGalateri rassicura le reti distributive in vista del cambio di a.d.

Generali, agenti al centroCaltagirone compra titoli per 9,12 mln euro

La ricerca è ancora aperta, ma è fuor di dubbio che il futuro amministratore delegato delle Generali

dovrà «orientare la sua azio-ne verso tutti gli stakeholder e particolarmente le reti di-stributive, dove gli agenti ri-coprono certamente un ruolo fondamentale». Con questa let-tera il presidente del Leone di Trieste, Gabriele Galateri, che dopo l’uscita di Mario Greco ha assunto ad interim i suoi po-teri, ha tranquillizzato le reti degli agenti della compagnia ribadendone la centralità in futuro, nonostante l’imminen-te riassetto al vertice.

Il 18 febbraio erano stati gli agenti di tutto il gruppo, per la prima volta tramite una rappresentanza europea, a scrivere a Galateri preoccu-pati per «il cambio al vertice nel gruppo, e in particolare per l’eco mediatico che arriva ai nostri clienti nei vari pae-si». Il coordinamento aveva chiesto garanzie che «il group ceo prossimamente nominato abbia conoscenza e consape-volezza del valore indispensa-

bile e insostituibile della rete di agenzie». Galateri ha assi-curato che, anche con il nuovo assetto di vertice, «i country manager della compagnia continueranno ad avere, con le rappresentanze degli agen-ti, il dialogo costruttivo che ci ha permesso di costruire il grande gruppo che ho l’onore di presiedere».

Per quanto riguarda la desi-gnazione del nuovo capoazien-da, si è aperta nei giorni scorsi

la ricerca da parte dell’head hunter, Russell Reynolds, che avrebbe contattato i manager sul mercato, ma l’ipotesi di una soluzione interna resta quella più probabile: risultano favori-ti l’a.d. di Generali Italia, Phi-lippe Donnet e il responsabile fi nanziario del gruppo, Alberto Minali. La scelta è attesa nel cda convocato per il 17 marzo, ma c’è ipotizza che la nomina possa arrivare direttamente in occasione della presenta-

zione delle liste per il rinnovo dell’intero board, presidente compreso, arrivati a scadenza. La pubblicazione delle liste è prevista per il 31 marzo.

Intanto Francesco Gaetano Caltagirone ha rafforzato la sua posizione in Generali, ac-quistando un pacchetto di azio-ni per un controvalore di 9,12 milioni di euro. Caltagirone è il terzo azionista con una quota del 2,49%.

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Sono giorni decisivi per il successo della fu-sione tra Popolare di Milano e Banco popolare, la prima operazione da quando è in vigore la vigilanza unica europea. Ed è proprio il fattore Bce a sparigliare le carte. Per il via libera al progetto, che è stato portato a Francoforte il 9 febbraio, occorre più tempo del previsto: perciò il closing, inizialmente atteso per la fi ne di feb-braio, è ora atteso entro un paio di settimane. Anche perché l’assemblea del Banco è stata convocata per il 19 marzo.

La Bce ha chiesto ulteriori chiarimenti sul Bpm spa, l’entità che raccoglierà gli sportelli della Lombardia dei due gruppi e che sarà con-

trollata al 100% dalla superpopolare. Questa architettura, pur avendo una durata limitata a tre anni, non sembra avere vita facile. Un altro punto nevralgico riguarda le sofferenze: il progetto prevede uno smaltimento gradua-le nel tempo, e si starebbe trattando anche su questo. Anche se singolarmente gli istituti hanno superato gli Srep test dell’Eurotower, il rapporto tra la mole di Npl della nuova entità (3,6 mld Bpm e 14 mld il Banco) e il patri-monio post fusione potrebbe richiedere una correzione. Infi ne, la Bce non apprezza il cda con 19 componenti, ritenuti troppi.

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Bpm-Banco, trattative no-stop a Bruxelles

LO DICE L’ABI

Sofferenze, paracadute da estendere

La Gacs (Garanzia cartola-rizzazione sofferenze), il dispo-sitivo per la messa in sicurez-za delle sofferenze bancarie, va nella giusta direzione, ma bisogna ampliare la platea dei fruitori: lo ha detto il direttore dell’Abi, Giovanni Sabatini, in un’audizione alla commissione fi nanze della camera. Il prov-vedimento del governo «mette in campo uno strumento che può contribuire a ridurre la distanza tra il prezzo di do-manda e di offerta di crediti in sofferenza potenzialmente cartolarizzabili».

Secondo Sabatini, «al fi ne di ampliare la potenziale platea dei fruitori, coinvolgendo anche quelle banche che potrebbero avere un portafoglio di crediti deteriorati non suffi cientemen-te ampio per organizzare in modo effi ciente un’operazione di cartolarizzazione, potrebbero essere prese in considerazione alcune semplifi cazioni opera-tive e fi scali». In particolare, si potrebbero considerare due ipo-tesi. La prima è che una banca più grande acquisti crediti da più istituti minori, procedendo alla loro cartolarizzazione come prevede il decreto. Oppure, «più banche medio-piccole cedereb-bero i loro crediti direttamente al veicolo.

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A 0,9 MLN

Nh Hotel ritorna in utile

Il gruppo alberghiero Nh Hotel torna alla redditività dopo cinque anni, con un balzo dell’ebitda del 36% e il conseguimento di un profi tto. L’anno scorso le entrate complessive sono cresciute del 10,3% rispetto al 2014 a 1,395 miliardi di euro. L’ebitda è migliorato del 35,8% a 149,5 milioni e l’utile netto è ammontato a 900 mila euro, a fronte di perdite per 9,6 milioni nell’anno precedente. Il revpar, i ricavi per came-ra disponibile, è aumen-tato dell’11%. Per il 2016 Nh punta a un incremento del fatturato di otto punti percentuali, con un ebitda in crescita a 200 milioni. Il recupero della redditività evidenzia l’intento di ge-nerare valore per gli azio-nisti nel più breve tempo possibile, facendo crescere l’utile netto.

L’Italia è il mercato che ha avuto la migliore evo-luzione, con un revpar del 19,9%. I ricavi sono cre-sciuti del 15,6% e l’ebitda è stato pari a 48,6 milio-ni. Le prospettive per il primo trimestre restano positive.

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Accertamento Diffusione Stampacertifi cato n. 7397 del 10/12/2012

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AMA S.p.A. comunica di indire una gara ad evidenza pubblica mediante una Procedura Aperta, suddivisa in 3 lotti, per l’affidamento del servizio di prelievo, trasporto e recupero dei rifiuti prodotti giornalmente dall’attività di spazzamento meccanizzato svolta da AMA S.p.A. sul territorio di Roma Capitale ed individuati con il codice CER 20 03 03, per un periodo di 24 mesi. L’importo complessivo massimo di spesa presunto è pari a Euro 4.960.000,00 oltre IVA, di cui Euro 14.880,00 oltre IVA per oneri della sicurezza, non soggetti a ribasso, posti a carico dell’appaltatore, per 24 mesi.Data di spedizione G.U.U.E.: 14/01/2016. Pubblicazione sulla G.U.R.I. n. 7 del 20/01/2016. Tale bando è consultabile sul sito www.amaroma.it nonché sui siti informatici di cui all’art.66, comma 7 del D. Lgs.n.163/2006 e s.m.i. Data scadenza presentazione delle offerte: ore 13:00 del giorno 02/03/2016.Per informazioni: [email protected]

Il Direttore Generale(Ing. Alessandro Filippi)

AVVISO DI GARA PER ESTRATTO N. 51

AZIENDA TERRITORIALE EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA

DEL COMUNE DI ROMAL.re Tor di Nona n.1 – 00186 Roma Tel. 06.68841

ESTRATTO DI AVVISO DI PROCEDURA APERTA

1. ENTE APPALTANTE: A.T.E.R Roma, indirizzo in intestazione

2. OGGETTO E VALORE:. Appalto per il servizio sostitutivo di mensa a mezzo buoni pasto in favore del personale dipendente dell’azienda, periodo 01.05.2016 - 30.04.2018 eventualmente prorogabile di un anno - Cod. Aziendale gara GS 2016 03 RUA – Cod. CIG ANAC 6596900E15 CPV 30199770 cat 17 per l’importo complessivo a base di appalto di € 1.148.224,00 + I.V.A. 4%.Il Bando di gara e i relativi allegati sono interamente scaricabili dal sito www.aterroma.it

3. TERMINE DI PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE: 04/04/2016 ore 12,00

4. DATA DI SVOLGIMENTO DELLA GARA: 05/04/2016 ore 10,00

5. CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE: L’appalto è disciplinato dal D. Lgs. 163/06 da aggiudicarsi in base al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83 del citato Decreto Legislativo, sulla base dei punteggi indicati nel bando, per complessivi punti 100 (di cui 60 relativi all’offerta tecnica e 40 relativi all’offerta economica) che verranno valutati secondo il metodo di calcolo indicato al punto II dell’allegato P al D.P.R. n.207/2010.

6. RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO: Dott. Angelo Teodoro D’Onofrio.

7. DATA GUCE: 19/02/20168. DATA PUBBLICAZIONE G.U.R.I.: G. U. n. 24 del

29/02/2016

IL DIRETTORE GENERALE(Arch. Franco Mazzetto)

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28 Martedì 1 Marzo 2016

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Diritto& Fisco

La sentenza del consiglio di stato sulle prestazioni previdenziali e risarcitorie dei disabili

Indennità fuori dal calcolo IseeI trattamenti assistenziali non costituiscono reddito

DI VALERIO STROPPA

L’indennità di accom-pagnamento non costituisce reddito. I trattamenti assi-

stenziali, previdenziali e ri-sarcitori percepiti dai disabili e dalle loro famiglie non pos-sono rilevare ai fini Isee. Ad affermarlo in via definitiva è stata ieri la quarta sezione del consiglio di stato, che con la sentenza n. 842/2016 ha re-spinto il ricorso del governo. Palazzo Chigi aveva infatti impugnato la pronuncia con cui il Tar Lazio aveva boccia-to alcune norme del dpcm n. 159/2013, di revisione delle modalità di calcolo dell’Isee (indicatore della situazione economia equivalente). Ma i giudici di palazzo Spada con-fermano il verdetto, ribaden-do l’irrilevanza delle somme pagate dallo stato per la di-sabilità.

Nella pronuncia di ieri vie-ne riaffermato che l’Isee può ricomprendere anche somme tassate a titolo d’imposta o addirittura esenti da Irpef. Tuttavia, le indennità per-cepite dai disabili «sono ero-

gate al fi ne di attenuare una situazione di svantaggio», re-cita la sentenza, «e tendono a dar effettività al principio di uguaglianza, di talché è pale-se la loro non equiparabilità ai redditi».

L’esecutivo ribadiva invece la legittimità dell’introduzio-ne dell’indennità di accom-pagnamento nella nozione di «reddito disponibile» adottata a fi ni Isee. Tesi che però non convince i consiglieri di stato. «Tali indennità sono accorda-te a chi si trova già così com’è in uno svantaggio al fi ne di pervenire in una posizione uguale rispetto a chi non soffre di quest’ultimo e a ri-stabilire una parità morale e competitiva», prosegue la de-cisione. In alcun modo, quin-di, tali somme possono essere assimilate a una fattispecie reddituale, anche perché «di-fetta un valore aggiunto, os-sia la remunerazione d’uno o più fattori produttivi (lavoro, terra, capitale) in un dato pe-riodo di tempo».

Né ha trovato accoglimento il rilievo governativo secondo cui il sistema delle franchigie potesse compensare in modo

soddisfacente l’inclusione nell’Isee delle indennità, «per l’evidente ragione che i benefi ciari e i presupposti delle franchigie stesse sono diversi dai destinatari e dai presupposti delle indennità». Da qui il rigetto del ricorso e la conferma della sentenza impugnata.

«Ci siamo impegnati nell’at-tuazione del nuovo Isee rite-nendolo un indicatore più ve-ritiero e meglio costruito del precedente, oltre che con un sistema di controlli rafforza-to», ha spiegato a caldo il mi-nistro del lavoro e delle poli-

tiche sociali, Giuliano Poletti, «come sta dimostrando il mo-nitoraggio che pubblichiamo ogni trimestre, il nuovo Isee è complessivamente un indi-catore più equo e che garanti-sce un accesso più giusto alle prestazioni sociali, anche nel caso delle persone con disabi-lità. Come governo non pos-siamo che prendere atto della sentenza e agire in coerenza con questa decisione».

Soddisfazione è stata espressa da Anmil, asso-ciazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. «È un giorno molto importante per

il mondo delle persone con disabilità», dichiara il pre-sidente Franco Bettoni, «ci siamo opposti e battuti sin dall’inizio affi nché prevales-sero buon senso e rispetto per quelle famiglie già ves-sate da situazioni di disagio economico e che, in un perio-do di crisi che non sembra re-cedere, avrebbero pagato più di altri cittadini».

Immediate le reazioni della politica. Sandra Savino, de-putata Fi, parla di «decisione di buonsenso in difesa dei più deboli». «Il governo esce da questa vicenda doppiamente sconfi tto», afferma una nota del Movimento 5 Stelle, «sia perché aveva deciso di inseri-re questa misura sia perché, non pago, di fronte allo stop imposto dal Tar ha deciso di fare ricorso». Mentre Paolo Grimoldi (Lega nord) sottoli-nea che «la disabilità non si può tassare».

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È nullo il contratto stipulato dallo studio professionale prima delle norme sulla liberalizzazione. Disposizioni che vietavano, infatti, qualunque tipo di società o associazione fra i commercialisti e gli avvocati. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 3926 del 29 febbraio 2016, ha accolto il secondo motivo di ricorso presentato dai clienti di uno studio professionale che, ancora prima dell’entrata in vigore della liberalizzazione, aveva svolto at-tività di consulenza aziendale in forma associata. La secon-da sezione civile ha spiegato sul punto che i divieti e limiti posti per le cosiddette professioni protette dalla legge 23 novembre 1939, n. 1815 non consentivano la costituzione di società aventi a oggetto la prestazione di attività professio-nale, permettendo soltanto l’associazione ai professionisti muniti dei necessari titoli di abilitazione. In particolare, il divieto di cui all’art. 2 della legge n. 1815/1939, in particola-re, appariva tale da abbracciare tutte le forme societarie, di capitali come pure di persone (compreso le società sempli-ci), essendo lo studio associato ex art. 1, legge n. 1815/1939, l’unica forma consentita di esercizio in comune dell’attività professionale. Tale disciplina normativa mirava, in sostan-za, a impedire l’esercizio in modo anonimo delle professioni protette ex art. 2229 c.c., in quanto contrastante con la natura del rapporto di prestazione d’opera professionale,

nel quale assume spiccato ri-lievo l’esecuzione personale e fi duciaria dell’incarico (art. 2232 c.c.).

Debora Alberici

Nullo il contratto stipulato pre liberalizzazione

Nuovi guai giudiziari in Belgio per il colos-so elvetico Ubs. La procura di Bruxelles ha accusato la banca svizzera di riciclaggio, esercizio illegale della professione di inter-mediario finanziario, frode fiscale grave e organizzata. Secondo quanto di-chiarato da Jennifer Vanderputten, portavoce del procuratore generale di Bruxelles, l’istituto finanziario sarebbe sospettato di aver contat-tato direttamente alcuni clienti belgi con l’obiettivo di indurli a compiere operazioni di evasione fiscale. Esattamente le stesse ac-cuse mosse due anni fa dalla stessa procura nei confronti dei vertici di Ubs Bel-gio. Inchiesta che ha portato alla decisione di chiudere le attività di private banking nel Paese a partire dal 2014. Le indagini della procura di Bruxelles sono state condotte in tandem con i colleghi francesi. Quegli stessi che nei mesi scorsi hanno passato al setaccio il presunto sistema di frode fiscale messo in atto dalla stessa banca all’ombra della Tour Eiffel. In questa vicenda il colosso finanziario elvetico è sospettato di aver messo in atto, tra il 2004 e il 2012, un meccanismo volto a incitare facoltosi clienti francesi ad aprire conti in Svizzera all’insaputa del fisco del

loro paese. Si tratterebbe di ben 38mila conti correnti di importi molto variabili, compresi tra mille e 60 milioni di euro, per un totale di 12 miliardi di euro. Stando almeno alle evi-denze raccolte da Guillaume Daïeff e Serge

Tournaire, i due magistrati parigini che han-no aperto l’inchiesta denominata «La fraude des carnets du lait», ovvero la frode dei tac-cuini del latte. Per questo, alla fine del 2014, Ubs ha già dovuto versare una cauzione di 1,1 miliardi di euro. La banca svizzera non è nuova, tuttavia, a questo genere di affari. Nel 2009 l’istituto elvetico è stato obbligato ad accettare un patteggiamento da 780 milioni di dollari con il fisco americano per accuse penali e a rendere noti i nomi di 4.450 cor-rentisti sospettati di aver sottratto ricchezza alla tassazione negli Stati Uniti.

Tancredi Cerne

NEL MIRINO L’INCITAMENTO A OPERAZIONI DI EVASIONE

Ubs, dal Belgio l’accusa riciclaggio

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Il testo sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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29Martedì 1 Marzo 2016MarteGIUSTIZIA E SOCIETÀDal garante, lo schema di decreto. Tracciati nome e info del denunciato

L’arte è a prova di ladroVia libera alla banca dati dei beni rubati

DI ANTONIOCICCIA MESSINA

La privacy contro i ladri d’arte. Sì del garante della privacy alla ban-ca dati delle opere ru-

bate. L’autorità, presieduta da Antonello Soro, ha licen-ziato lo schema di decreto del ministero dei beni culturali (Mibact) che disciplina la re-alizzazione del data base dei beni culturali illecitamente sottratti (provvedimento n. 33 del 4 febbraio 2016). La banca dati, istituita presso il ministero, contiene tra l’altro il nominativo del denuncian-te, le informazioni relative al soggetto presso cui si trovano le opere da acquisire e le altre informazioni rilevanti ai fini della ricerca e del recupero del bene sottratto, inclusi dati di carattere giudiziario.

Lo schema di decreto disci-plina l’ambito di applicazione, le fi nalità giuridiche (preven-zione e contrasto dei reati in danno del patrimonio cultu-rale), il titolare e il responsa-bile del trattamento (Mibact

e Carabinieri), i soggetti che alimentano la banca dati, i dati da comunicare, le prin-cipali operazioni, i soggetti abilitati alla consultazione, prevedendo la tracciatura delle operazioni svolte.

Graduatorie online di-sabili

Ancora uno stop del garan-te della privacy alla pubbli-cazione delle graduatorie di concorsi riservati ai disabili sui siti istituzionali di alcu-ne province e una regione. Il garante ha dichiarato illeciti i trattamenti di dati effettuati dagli enti territoriali perché il

Codice della pri-vacy non consen-te la diffusione di informazioni sulla salute, so-prattutto online (newsletter 412 del 29 febbraio 2016). Invece, ancora una vol-ta, i nominativi di centinaia di persone disabili, spesso associati a data e luogo di

nascita, risultavano imme-diatamente visibili in rete tramite l’inserimento delle rispettive generalità nei più diffusi motori di ricerca. Nei documenti erano riportati in chiaro anche informazio-ni ritenute eccedenti o non pertinenti (come il reddito, la percentuale di invalidità civile, il punteggio derivante dall’anzianità, il numero di familiari a carico).

Gli enti dovranno, ora, at-tenersi alle disposizioni della normativa e delle Linee gui-da del garante in materia di trasparenza, adottando ogni

cautela per evitare, in par-ticolare, la diffusione di dati sanitari.

Nuovi farmaci Il garante della privacy ha

autorizzato alcune strutture sanitarie a effettuare uno stu-dio sulle complicanze emor-ragiche in pazienti in terapia con nuovi farmaci anticoa-gulanti ricoverati in pronto soccorso (provvedimento n. 5 del 14 gennaio 2016). L’ospe-dale potrà trattare i dati dei pazienti, anche senza consen-so, qualora questi risultino temporaneamente incapaci di prestarlo. Qualora le con-dizioni di salute dei pazienti migliorino, nel corso dello studio, sarà raccolto il loro consenso alla continuazione della ricerca, previa idonea informativa.

Il trattamento dei dati personali sulla salute dovrà riguardare solo i dati e le operazioni strettamente indi-spensabili allo studio (sesso, data di nascita, peso, altezza e informazioni sulla salute regi-strate nelle cartelle cliniche).

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DI PAOLO BOZZACCHI

Uno scudo per la priva-cy Stati Uniti-Ue. Nessun controllo di massa da par-te degli Usa in Europa, limitazioni dalle autorità pubbliche ai dati persona-li, maggiore trasparenza in ambito commerciale con possibilità di sanzioni ed «esclusioni» per le compa-gnie che non rispettano le regole. Sono alcune delle misure introdotte dalla Commissione Ue nei testi degli accordi di scambio di informazioni commerciali tra Stati Uniti e Unione europea, pubblicati ieri dall’esecutivo comunita-rio. I nuovi testi fanno se-guito all’accordo raggiunto il 2 febbraio scorso tra le due parti dopo il cambio di regole deciso per «ri-costituire fiducia nello scambio transatlantico di dati» ai fi ni del contrasto alla criminalità. Il presi-dente degli Stati Uniti ha promulgato la legge il 24 febbraio, mentre in Euro-pa servirà il via libera del Consiglio previa appro-vazione del Parlamento europeo. Le nuove regole si applicheranno a «tutte le compagnie che forni-scono servizi sul mercato dell’Ue», creando un nuo-vo quadro giuridico per lo scambio di informazioni commerciali. Bruxelles ha colto l’occasione anche per pubblicare un progetto di «decisione sull’adeguatez-za». Una volta adottato, il meccanismo di accerta-mento dell’adeguatezza della protezione dati sta-bilirà che le garanzie for-nite al momento del trasfe-rimento siano equivalenti alle norme comunitarie in materia di protezione dati. Per quanto riguarda lo scu-do sulla privacy, il nuovo quadro rispecchia i requi-siti stabiliti dalla Corte di giustizia Ue nella sentenza 6 ottobre 2015. Le autorità statunitensi si sono impe-gnate a che lo scudo per la privacy sia rispettato e hanno escluso qualsia-si atto di sorveglianza di massa o indiscriminata da parte delle autorità di si-curezza nazionali. Questo sarà garantito dall’impo-sizione di: obblighi precisi alle società, garanzie chia-re e vincoli di trasparenza applicabili all’accesso da parte del governo ameri-cano, protezione effetti-va dei diritti dei cittadini comunitari con diverse possibilità di ricorso (con reclami da risolvere entro 45 giorni) e composizione extragiudiziale gratuita delle controversie.

COMMISSIONE

Privacy, uno scudo Ue-Usa

La transazione con il curatore fallimentare non dà diritto ai manager condannati per bancarotta per distrazione alle attenuanti generiche. Infatti, la restituzione del bene non fa venir meno la punibilità.È quanto affermato dalla Corte di cassazione che, con la sentenza n. 8308 del 29 febbraio 2016, ha confermato la condanna pronunciata dalla Corte d’appello di Lecce a carico di tre manager che avevano venduto degli immobili a un prezzo irrisorio, provocando il dissesto e poi il falli-mento dell’azienda. La quinta sezione penale ha motivato la decisione metten-do nero su bianco che in tema di bancarotta fraudolenta per distrazione, neppure la restituzione del bene distratto a seguito di richiesta del curatore esclude la sussistenza dell’elemento materiale del reato, essendosi questo già perfezionato al momento del suo distacco dal patrimonio del fallito e che, in tema di bancarotta fraudolenta, il re-cupero del bene distratto a seguito di azione revocatoria non spiega alcun rilievo sulla sussistenza dell’elemento materiale del reato di bancarotta, il quale, perfezionato al momento del distacco del bene dal patrimonio dell’im-prenditore, viene a giuridica esistenza con la dichiarazione di fallimento, mentre il recupero della «res» rappresenta solo un «posterius», equiparabile alla restituzione della refurtiva dopo la consumazione del furto, avendo il legi-slatore inteso colpire la manovra diretta alla sottrazione, con la conseguenza che è tutelata anche la mera possibilità di danno per i creditori. Se, allora, neppure il recupero in-tegrale, fi sico, del bene ottenuto dal curatore comporta al-cun effetto a vantaggio di chi l’abbia distratto (costituendo solo la reintegrazione del maltolto non a opera dell’agente ma dei pubblici uffi ciali intervenuti in epoca successiva all’illecita sottrazione) è del tutto ovvio concludere che non può derivare alcun effetto favorevole agli amministra-tori, che abbiano spogliato la società del bene, nemmeno dalla reintegrazione di parte del suo valore a seguito della defi nizione transattiva di una revocatoria iniziata e con-clusa dal curatore e dagli organi del fallimento.Per la Cassazione è dunque infondata la pretesa che il cor-

rispettivo della transazione possa costituire un risarci-mento del danno.

Debora Alberici© Riproduzione riservata

Bancarotta per distrazione No attenuanti al manager

Saldo e stralcio alla resa dei conti. Il potere della banca di agire sul bene oggetto di ipoteca limiterà l’azione per l’ina-dempiente, condizionandone le scelte di finanziamento. Ciò, secondo quanto risulta ad ItaliaOggi, potrebbe tradursi nel-la ricerca di soluzioni alternative al mutuo ipotecario, quali la stipula di contratti di leasing o di forme analoghe al rent a buy. È quanto emerge da una prima lettura dello schema di decreto legislativo (atto camera n. 256) che recepisce la direttiva 2014/17/Ue relativa ai mutui ipotecari. Saldo e stralcio. La possibilità per la banca di imposses-sarsi del bene nel momento dell’inadempienza del debitore (con diritto di rivenderla sul mercato a un valore ritenuto giusto dalla banca stessa) potrebbe avere come primo effet-to, infatti, il disincentivo allo strumento del saldo e stralcio, tramite il quale il cliente che ha accumulato rate del presti-to non pagate, ha la possibilità di accordarsi con la società creditrice, pagando in un’unica soluzione una cifra inferiore all’importo effettivamente dovuto. Resta tuttavia il fatto che, in una situazione di crisi per il mercato immobiliare e in un contesto di difficile allocazione di vecchi immobili sul mercato, non sembra essere nelle intenzioni delle ban-che l’iscriversi a bilancio ulteriori proprietà difficilmente esigibili. Un compromesso tra gli interessi degli istituti del credito e dei contraenti potrebbe concretizzarsi nella ricerca di metodi di finanziamento alternativi, quali il rent a buy (modalità di compravendita senza l’intervento di un terzo) o il contratto di leasing (strumento atipico per l’acquisto di immobili a uso abitativo, ma non ostacolato da disposizioni di legge). Difficile resta comunque quantificare l’effetto che avrebbe un mancato utilizzo del saldo e stralcio sul mercato dei mutui ipotecari, non essendo disponibili dati ufficiali. Pagamento del residuo. Intanto si attendono chiarimen-to sulla corretta interpretazione del testo del decreto, che all’articolo 120-quinquiesdecies specifi ca come, qualora a seguito dell’inadempimento e successiva escussione della garanzia residui un debito del consumatore, il relativo ob-bligo di pagamento decorre sei mesi dopo la conclusione della procedura esecutiva. Da una prima interpretazione risulta infatti che, nel momento in cui la banca vende sul mercato l’immobile (anche a un prezzo diverso da quello di perizia), ha diritto a ottenere dal debitore (già soggetto a pignoramento dell’immobile) il differenziale tra prezzo applicato e debito residuo.

Gloria Grigolon

SCHEMA DI DLGS SUI PRESTITI IPOTECARI

Mutui, stralcio nel limbo

AntonelloSoro

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30 Martedì 1 Marzo 2016 I M P O S T E E TA S S EIl 1° maggio in vigore il nuovo codice europeo. L’Agenzia ha spiegato cosa cambia

Sdoganamento a passo veloceMerci presentate in magazzino con l’ok della dogana

DI ANTONIO SGROI

A partire dal 1° mag-gio prossimo le at-tuali autorizzazioni per lo sdoganamento

mediante procedura di domi-ciliazione saranno convertite in procedure normali ma con presentazione delle merci presso il luogo (per esempio, un magazzino) approvato dalla dogana. Si tratta di uno degli effetti dell’entrata in vigore del Codice doganale dell’Unione istituito con rego-lamento Ue n.952/2013.

Il nuovo scenario normati-vo delineato anche con l’ema-nazione dei regolamenti Ue n. 2446/2015 (atti delegati) e n. 2447/2015 (Disposizioni di applicazione) impone la revisione degli istituti doga-nali come attualmente disci-plinati dal codice doganale comunitario istituito con re-golamento n. 2913/92 e dalle disposizioni di applicazione contenute nel regolamento n. 2454/93.

In occasione di un recente incontro con gli operatori,

l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha fornito le prime indicazioni operative per ciò che riguarda le procedure di sdoganamento focalizzando l’attenzione sulla procedura di domiciliazione.

La procedura di do-miciliazione si inse-risce tra le procedure semplificate di accer-tamento doganale oggi applicabili e costituisce una deroga alla regola ordinaria di presenta-zione delle merci pres-so l’ufficio doganale, consentendo all ’im-portatore ovvero allo spedizioniere doganale di gestire l’operazione doganale dai propri siti precedentemente approvati dalla dogana.

Stando ai dati divulgati dall’Agenzia delle dogane la modalità di sdoganamento sopra descritta, gestita inte-ramente per via telematica, per gli indubbi vantaggi che da essa ne conseguono in ter-mini di riduzione dei tempi di messa a disposizione delle

merci, interessa circa l’85% delle operazioni doganali re-alizzate nel nostro paese. È evidente quindi l’interesse degli operatori a mantenere invariati i benefi ci di cui go-

dono oggi, anche nel nuovo contesto giuridico in vigore dal 1° maggio.

In tema di procedure di sdoganamento semplificate la soluzione introdotta dal nuovo codice è la dichia-razione tramite iscrizione delle merci nelle scritture contabili dell’importatore, senza l’obbligo di presenta-

re le merci in dogana, nota come Eidr (Entry In Decla-rant’s records). Tale proce-dura perché sia pienamente fruibile richiede un elevato livello di integrazione dei

sistemi informatici unionali e nazionali, che secondo il calenda-rio definito dalla deci-sione Ue n. 255/2014 si prevede di realizzare entro il 2020.

Fino a quel momen-to l’Eidr potrà essere applicata secondo una modalità transitoria che però la rende poco adeguata alle esigenze degli operatori, poiché lascerebbe supporre l’utilizzo del supporto

cartaceo, che farebbe venire meno tutte le agevolazioni di cui oggi è possibile benefi ciare in Italia in ambito doganale grazie all’elevato livello di di-gitalizzazione raggiunto (pre-clearing, fast corridors, spor-tello unico doganale ecc.).

Affi nché non siano vanifi ca-ti i risultati fi n qui raggiunti, l’Agenzia ha individuato una

possibile soluzione nella pro-cedura di sdoganamento nor-male ma con la variante del-la presentazione delle merci presso un luogo autorizzato (Norm c/o Luogo). Tale mo-dalità di sdoganamento in perfetta armonia con le nor-me del nuovo codice doganale dell’Unione mantiene l’intera gestione del processo in via telematica, assicurando l’ac-cesso alle facilitazioni oggi in vigore, inclusa la priorità nell’esecuzione dei controlli per i soggetti certifi cati Aeo (operatore economico auto-rizzato).

L’Agenzia delle dogane ha altresì confermato l’ulteriore implementazione dei propri sistemi informativi, accredi-tandosi quale amministrazio-ne doganale leader nell’ambi-to dell’eCustoms.

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DI GIOVAMBATTISTA PALUMBO

In caso di impugnazione pro-mossa dal difensore senza effettivo conferimento della procura da parte del soggetto

nel cui nome egli dichiara di agire, così come nel caso di inesistenza o falsità della procura, o di procura rilasciata da soggetto diverso da quello rappresentato, l’attività del difensore resta atti-vità processuale di cui il legale assume esclusivamente la re-sponsabilità, rispon-dendo quindi anche per le spese del giu-dizio. Così ha stabili-to la Cassazione con la sentenza n. 575 del 15.01.2016. Nel caso di specie, la Ctp acco-glieva parzialmente il ricorso del contri-buente. La Ctr rigettava poi l’appel-lo dell’ufficio e accoglieva in parte quello del contribuente. La Cassa-zione, quindi, in accoglimento del ricorso proposto dal contribuente, cassava, per carenza di motivazione, la sentenza impugnata, rinviando a diversa sezione della Ctr. In sede di rinvio, a seguito di riassunzione operata dal contribuente, la Ctr re-spingeva il ricorso e avverso tale sentenza, infine, i legali del contri-buente, dichiaratamente agendo in forza della procura loro conferita «a

margine dell’atto di appello», pro-ponevano ricorso per cassazione. La Corte dichiarava però l’inam-missibilità dell’impugnazione per difetto di procura, rilevando che, ai sensi dell’art. 365 cpc, la procura, necessaria per la proposizione del ricorso per cassazione, deve essere conferita, con specifico riferimen-to alla fase di legittimità, dopo la pubblicazione della sentenza impu-

gnata. Era pertanto inidonea e determi-nava l’inammissi-bilità del ricorso la procura apposta in margine od in calce all’atto introduttivo del giudizio di meri-to, anche se conferi-ta per tutti i gradi e le fasi del giudizio. Le spese di giudizio andavano dunque poste a carico dei di-

fensori, che avevano agito in difetto di procura. Solo infatti nel caso di invalidità, o sopravvenuta ineffica-cia della procura, non vi è condanna del difensore alle spese, in quanto l’attività processuale è provvisoria-mente efficace e la procura, benché nulla o invalida, è tuttavia idonea a determinare l’instaurazione di un rapporto processuale con la parte rappresentata, che resta destina-taria delle situazioni derivanti dal processo.

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CASSAZIONE/ 1 Difensori nelle commissioni

Senza l’incarico si pagano le spese

DI VALENTINO GUARINI E GIOVANNI CATALDI

In ipotesi di operazioni intra-comunitarie, il committente o cessionario italiano non perde il diritto alla detrazione Iva se non

annota nel registro acquisti e vendite le fatture emesse da società residenti in altri Stati Ue, per la cessione di beni e la prestazione di servizi. A prevalere è il dato sostanziale della sussistenza dei documenti (i.e. fatture) attestanti il diritto alla detrazione. È il principio espresso dalla Corte di cassazione, sen-tenza 24 febbraio 2016, n. 3586. Con av-viso di accertamento in rettifi ca, l’am-ministrazione fi nanziaria contestava la maggiore imposta dovuta a titolo di Iva per l’anno 1998, in conseguenza di ope-razioni intracomunitarie (prestazioni di servizi e di consulenza) fatturate dai soggetti residenti in stati Ue ma non annotate dalla società nei registri Iva acquisti e vendite. Sia la Commissione tributaria provinciale che la Commis-sione tributaria regionale, accoglievano il ricorso della società sostenendo che la mancata annotazione delle fatture nei registri contabili integrava una in-frazione meramente formale, dovendo prevalere il principio della neutralità fi scale. L’Agenzia delle entrate ricorre-va per cassazione del-la sentenza ritenendo che la violazione con-sumata determinasse la perdita del diritto (alla compensazione,

ovvero alla contestuale detrazione dell’Iva a credito). La Corte di cassazio-ne muovendo dal dato comunitario (Cfr. Sesta direttiva 77/388/Cee del Consi-glio, 17.05.1977; Corte di giustizia eu-ropea, cause riunite C-95-07 e C-96/07, Ecotrade spa), ha affermato che l’intero sistema normativo del tributo armo-nizzato è fondato sul principio della neutralità dell’imposta, da intendersi in senso sostanziale e non meramente formale. Il presupposto costitutivo del diritto alla detrazione, a parere della Corte, deve individuarsi esclusivamen-te nella duplice condizione: a) che la ob-bligazione in rivalsa, avente ad oggetto l’imposta detraibile sia stata adempiuta dal soggetto passivo ovvero sia divenuta esigibile; b) che il soggetto passivo abbia destinato i beni e i servizi acquistati o utilizzati per i quali è tenuto alla rivalsa al pagamento dell’imposta «ai fi ni di sue operazioni soggette a imposta». Le altre formalità che caratterizzano le modalità di esercizio del diritto rimangono estra-nee alla fattispecie costitutiva del dirit-to alla detrazione, confi gurando «meri obblighi formali ai fi ni di controllo». I massimi giudici conformandosi alla giurisprudenza nazionale e comuni-taria, muovendo dal dato sostanziale e superando l’accezione meramente formale degli obblighi contabili di an-

notazione, hanno con-cluso per il rigetto del ricorso, ammettendo in via defi nitiva il diritto alla detrazione.

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CASSAZIONE/ 2 Mancata annotazione fatture

Omesso reverse, l’Iva è detraibile

Il documento delle Dogane sul sito www.italiaoggi.it/documenti

Le sentenze sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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In mancanza di una procura valida rilasciata dall’inte-ressato, l’avvocato si assume tutta la responsabilità dei suoi atti. E le spe-

se di giudizio

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31Martedì 1 Marzo 2016MartedìI M P O S T E E TA S S EIn caso contrario la giurisprudenza di merito è pronta ad annullare il processo verbale

Il pvc è la carta fondamentaleL’Agenzia deve valutare le osservazioni del contribuente

DI CLAUDIA MARINOZZI

Nullo l’avviso di ac-certamento qualo-ra l’Agenzia delle entrate ometta di

valutare le osservazioni al contenuto del Processo ver-bale di constatazione (Pvc) presentate dal contribuente ai sensi dell’art. 12, comma 7 dello Statuto dei dirit-ti del contribuente (legge 212/2000) o motivi il man-cato accoglimento di tali de-duzioni con mere clausole di stile. Questo quanto emer-ge da numerose decisioni dei giudici di merito e da ultimo sentenza n. 5/1/2016 del 16 gennaio 2016 della Ctp Reggio Emilia. Il con-tribuente sottoposto a ve-rifica, dopo la notifica del Pvc, «può comunicare entro sessanta giorni osservazioni e richieste che sono valuta-te dagli uffici impositori» ciò per il rispetto «del principio di cooperazione tra ammi-nistrazione e contribuen-te» (art. 12, comma 7, legge

212/2000). Tale disposizione prevede, quindi, l’obbligo per il fisco di valutare le osservazioni presentate dal contribuente, pena la nulli-tà dell’atto impositivo (Ctp Reggio Emilia n. 5/1/2016). L’Agenzia delle entrate, per-tanto, «dovrà dunque dare prova di aver valutato, [le osservazioni e richieste del contribuente e] lo dovrà fare necessariamente, in sede di motivazione dell’avviso di accertamento»(Ctp Reggio Emilia, sent. n. 138/3/2014 del 17/03/2014). In partico-lare l’Ufficio sarà tenuto a «indicare nell’ambito delle motivazioni dell’atto di ac-certamento, se e in quale misura le osservazioni e le richieste del contribuente hanno avuto effetti sulla de-cisione adottata o le ragioni per le quali le stesse sono ri-sultate irrilevanti agli stes-si fini» (Ctp Reggio Emilia, sest. n. 5/1/2016 e sent. n. 460/2/2014 del 24/10/2014). Si deve trattare, in partico-lare, di «un’adeguata replica

in grado di superare (rectius disattendere) le deduzioni formulate dal contribuente, in sede di contraddittorio, con la conseguenza che, in difetto di tale replica, l’at-to è radicalmente nullo per difetto di motivazio-ne» (Ctr Milano, sent. n. 4709/44/2015 del 2/11/2015, ex multis Ctr Milano, sent.

n. 3467/1/2014 del 27/6/2014; Ctp Reggio Emilia, sent. n. 138/3/2014 del 17/3/2014, n. 212/3/2014 del 16/12/2014. n. 10/4/2012 del 1/2/2012, n. 5/1/2016, n. 460/2/2014; Ctp Torino, sent. n. 7/5/2012 del 16/1/2012; Ctp Mila-no, sent. n. 233/1/2009 del 20/4/2009). All’assenza di valutazione da parte degli

Uffici delle osservazioni del contribuente «è equiparabi-le il rigetto delle stesse con clausole di mero stile e, cioè, con formule di rito che for-malmente fanno riferimento alle memorie difensive ma che, nella sostanza, evitano all’Ufficio di confrontarsi nel merito delle osserva-zioni formulate dal contri-buente» (Ctp Reggio Emilia, sent. n. 460/2/2014; Ctr Mi-lano, sent. n. 3467/1/2014). Tali motivazioni generiche «non possono assurgere a prova che l’Agenzia abbia veramente valutato le os-servazioni [del contribuen-te]», con la conseguenza che l’avviso di accertamen-to è nullo poiché «l’Agenzia aveva l’onere di dimostrare di aver valutato le osserva-zioni, e motivare in tal senso gli avvisi di accertamento e non lo ha fatto» (Ctp Reggio Emilia, sent. n. 10/4/2012, n. 460/2/2014, n. 212/3/2014, n. 138/3/2014; Ctr Milano, n. 3467/1/2014; Ctp Milano, n. 233/1/2009).

Approvati i coefficienti da ap-plicare per l’anno 2016 per il calcolo dell’Imu e della Tasi per i fabbricati classificabili nel gruppo D, appartenenti a imprese e sforniti di rendita catastale (capannoni ecc.).È stato, infatti, firmato dal direttore generale delle fi-nanze il decreto 29 febbraio 2016 in corso di pubblicazio-ne sulla Gazzetta Ufficiale e anticipato sul sito www.finanze.it, con il quale sono stati approvati i coefficienti che sono indispensabili per la determinazione dell’Imu per gli immobili che: sono classifi-cabili nel gruppo D; non sono iscritti in catasto; apparten-gono a imprese; sono distin-tamente contabilizzati; sono sforniti di rendita catastale. Detti coefficienti (si veda ta-bella a fianco) sono necessari non solo per calcolare l’Imu, ma anche per determinare tributo per i servizi indivi-sibili (Tasi), poiché il comma 675 dell’art. 1 della legge 147/2013, ha stabilito che la base imponibile Tasi è quella prevista per l’applica-zione dell’Imu. Il ricorso all’indivi-duazione dei coefficienti è giustificato dal fatto che per questi immobili non si può applicare il criterio generale di determinazione dell’Imu e della Tasi basato sulla moltiplicazione del-la rendita catastale per le aliquote stabilite dal comune, in quanto gli immobili in questione sono sforniti di rendita catastale. Per tale motivo l’art. 13, comma 3, del dl 201/2011 che ha istituito l’Imu, ha rinviato alle norme dell’ Ici, in particolare

all’art. 5, comma 3 del dlgs 504/92, che prevede una specifica modalità di quantificazione del valore da as-sumere che deve essere seguita fino all’anno in cui detti immobili vengo-no iscritti in catasto con attribuzione di rendita. Infatti, il valore dell’im-mobile deve essere fissato alla data di inizio di ciascun anno solare o, se successiva, alla data di acquisizione, applicando i coefficienti che sono ag-giornati annualmente con un decreto del Mef sulla base dei dati risultanti all’Istat sull’andamento del costo di costruzione di un capannone. Que-sto particolare meccanismo di calcolo

non sempre è stato accolto con favore e durante la vigenza dell’Ici è stato anche sottoposto al vaglio della Corte costituzionale che, nella sentenza n. 67 del 24 febbraio 2006, ha escluso la irragionevolezza del criterio di cal-colo basato sul valore dei fabbricati risultante dalle scritture contabili dell’imprenditore ed ne ha confer-mato la legittimità. Per il calcolo dei due tributi comunali, l’Imu e la Tasi, si tratterà, quindi, di applicare i coef-ficienti approvati dal decreto in que-stione al valore dell’immobile che è costituito dall’ammontare che risulta dalle scritture contabili, al lordo delle

quote di ammortamento; alla somma che ne risulta va, poi, applicata l’aliquota delibe-rata dal comune. Dal punto di vista operativo è utile ri-chiamare la risoluzione n. 6/DF del 28 marzo 2013 nella quale è stato chiarito che il valore dell’immobile è for-mato dal costo originario di acquisto/costruzione compre-so il costo del terreno, dalle spese incrementative, dalle rivalutazioni economico/fiscali, eventualmente effet-tuate, dagli interessi passivi capitalizzati e dai disavanzi di fusione, come risultante dalle scritture contabili al 1° gennaio dell’anno in ri-ferimento al quale è dovuta l’Imu e la Tasi. A nulla ser-ve, invece, tale meccanismo se gli immobili in questione hanno già una rendita cata-stale; in tale ipotesi, infatti, la base imponibile ai fini Imu e Tasi deve essere determi-nata moltiplicando la rendi-

ta catastale, rivalutata del 5%, per il coefficiente, pari a 65 come stabilito dell’art. 13, comma 4, lettera d) del dl 201/2011, a meno che i fabbricati non siano classificati nella categoria catastale D/5, in quanto ad essi si applica, invece, come dispone la suc-cessiva lettera b-bis), il coefficiente pari a 80.

Ilaria Accardi© Riproduzione riservata

IL DECRETO DELLE FINANZE IN ATTESA DI PUBBLICAZIONE SULLA GAZZETTA UFFICIALE

Capannoni senza rendita, ecco i coefficienti Imu e Tasi 2016

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La massima

Ctp Reggio Emilia, sent. n. 5/1/2016 del 16 gennaio 2016

La mancata valutazione delle memorie del contribuente al Pvc determina la nullità dell’atto impositivo. In base all’art. 12, comma 7, legge 212/2000 l’Agenzia delle entrate ha l’obbligo di motivare se e in quale misura le osservazioni e le richieste del contribuente hanno avuto effetti sulla decisione adottata. La mancanza di un’adeguata valutazione circa le osservazioni determina la illegittimità dell’atto impositivo, sotto il proi lo della compiutezza e sufi cienza della motivazione.

7/2013 all’art 5 comma 3 del dlgs 504/92 non sempre è stato accolto con favore

quosomappratadi vchiaDF quavalomatacquso ispesrivafiscatuatcapidi fdall1° gferiml’Imve, ise ghanstalla bae Tanata

ta catastale

qsard

I coeffi cienti

Coeffi cienti da applicare per l’anno 2016 ai fabbricati sforniti di rendita catastale, classifi cabili nel gruppo d)

per l’anno 2016 = 1,01 per l’anno 2015 = 1,01 per l’anno 2014 = 1,01

per l’anno 2013 = 1,02 per l’anno 2012 = 1,04 per l’anno 2011 = 1,07

per l’anno 2010 = 1,09 per l’anno 2009 = 1,10 per l’anno 2008 = 1,14

per l’anno 2007 = 1,18 per l’anno 2006 = 1,22 per l’anno 2005 = 1,25

per l’anno 2004 = 1,32 per l’anno 2003 = 1,37 per l’anno 2002 = 1,42

per l’anno 2001 = 1,45 per l’anno 2000 = 1,50 per l’anno 1999 = 1,52

per l’anno 1998 = 1,54 per l’anno 1997 = 1,58 per l’anno 1996 = 1,63

per l’anno 1995 = 1,68 per l’anno 1994 = 1,73 per l’anno 1993 = 1,77

per l’anno 1992 = 1,79 per l’anno 1991 = 1,82 per l’anno 1990 = 1,91

per l’anno 1989 = 1,99 per l’anno 1988 = 2,08 per l’anno 1987 = 2,25

per l’anno 1986 = 2,43 per l’anno 1985 = 2,60 per l’anno 1984 = 2,77

per l’anno 1983 = 2,95per l’anno 1982 e anni precedenti = 3,12

Il decreto sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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32 Martedì 1 Marzo 2016 I M P O S T E E TA S S ELa norma è stata inserita nella legge 21/2016 di conversione del decreto milleproroghe

Una detrazione Iva più strettaPer beni e servizi devono esserci le operazioni attive

DI FRANCO RICCA

Chi ha avuto, ha avu-to. Chi non ha avuto, però, non può recla-mare nulla, perché il

diritto alla detrazione dell’Iva sui beni e servizi non può esi-stere se mancano le operazioni attive e l’attività è sovvenzio-nata esclusivamente da contri-buti pubblici a fondo perduto. Questo, in estrema sintesi, è quanto stabiliscono alcune disposizioni inserite nell’art. 10 della legge n. 21/2016, di conversione del dl n. 210/2015 («milleproroghe»), che invero non sembrano avere nulla a che fare con la proroga di ter-mini in materia economica e fi nanziaria oggetto dell’artico-lo, essendo dirette a risolvere la questione della detraibilità o meno dell’Iva da parte degli organismi di formazione pro-fessionale che percepiscono contributi pubblici.

Il precedente. L’estate scorsa un’interrogazione par-lamentare riportò alla ribalta la questione. Basandosi sul-la sentenza favorevole della

Cassazione n. 12523 del 17 giugno 2015, nonché su un ordine del giorno accolto dal governo, l’interrogante au-spicava il superamento della posizione dell’Agenzia delle entrate. Nella risposta, però, il governo confermò la tesi dell’amministrazione, basa-ta sulle disposizioni interne e sovranazionali in materia. Venne così ribadito che le elar-gizioni di denaro pubblico non aventi natura di corrispettivo, ossia i cosiddetti contributi a fondo perduto, sono totalmen-te neutre agli effetti dell’Iva. Per l’erogante che rivesta la qualifi ca di soggetto passivo, infatti, questi contributi rap-presentano cessioni di denaro, che dal lato attivo non sono considerate cessioni di beni, mentre dal lato passivo rien-trano fra le operazioni con di-ritto alla detrazione. Quest’ul-tima previsione, si rimarcava, riguarda solo l’erogante e non può essere riferita, invece, al benefi ciario dei contributi per fondare un suo diritto alla de-trazione (come pure sostenuto da taluni, con l’avallo di qual-

che sentenza). Per il benefi cia-rio, in particolare, i contributi, non avendo natura corrispet-tiva, ma essendo «fuori campo Iva», sono irrilevanti ai fi ni del diritto alla detrazione dell’im-posta pagata sugli acquisti di beni e servizi. La sussistenza o meno del diritto alla detra-zione del benefi ciario, dunque, va determinata secondo i prin-cipi e le disposizioni generali, in base ai quali la detrazione «a monte» compete se e nella misura in cui il soggetto pas-sivo impiega i beni e servizi acquistati per effettuare, a valle, operazioni imponibili o assimilate, mentre non è de-traibile l’Iva relativa agli ac-quisti impiegati per effettuare operazioni esenti o non sogget-te all’imposta (salve le deroghe estensive dell’art. 19, comma 3, del dpr 633/72, fra cui quella della lettera c, che però, come già detto, è riferibile al sogget-to che eroga il denaro e non a colui che lo riceve). Ai detti fi ni, quindi, non si tiene conto della riscossione di contributi «fuori campo», che da un lato non pregiudicano l’eventuale

diritto alla detrazione spettan-te in forza delle operazioni im-ponibili ed equiparate poste in essere, mentre dall’altro non possono fondare alcun diritto alla detrazione in assenza di tali operazioni. In conclusione, si riaffermava il principio per cui, in relazione ai beni e ser-vizi utilizzati esclusivamente per realizzare servizi di forma-zione «fuori campo Iva», pre-stati agli utenti a titolo gratu-ito, al di fuori di un rapporto sinallagmatico, non compete alcuna detrazione.

Le nuove disposizioni. È ora intervenuto il legislatore con i commi 2-ter e 2-quater dell’art. 10 del dl n. 210/2015, aggiunti dalla legge di con-versione n. 21/2016. La pri-ma disposizione, di natura interpretativa, conferma in sostanza la tesi dell’Agenzia, chiarendo che l’art. 19, comma 2, del dpr 633/72 si interpre-ta nel senso che, in relazione alle attività formative svolte dagli organismi di formazione professionale che percepisco-no contributi pubblici, anche se erogati ai sensi dell’art. 12

della legge n. 241/90, l’Iva as-solta «a monte» è detraibile se i beni e servizi acquistati con i contributi sono utilizzati per l’effettuazione di operazioni imponibili o assimilate ai fi ni della detrazione. La seconda disposizione è una sanatoria per coloro i quali abbiano ope-rato in difformità. Si stabilisce infatti che resta ferma la de-trazione dell’Iva, in relazione agli acquisti di beni e servizi effettuati dagli organismi in esame e utilizzati nella rea-lizzazione di attività formative per l’acquisizione di una qua-lifi ca professionale, fi nanziate da contributi pubblici a fondo perduto, a condizione che la detrazione sia stata operata prima del 27 febbraio 2016, data di entrata in vigore della predetta legge, e che l’Iva non sia stata considerata dall’en-te erogatore come una spesa ammessa al fi nanziamento. A tale ultimo proposito, il com-ma 2-quinquies prevede infi -ne che gli enti erogatori, nella determinazione del contributo, debbano tenere conto dell’Iva indetrabile.

INTESE ANTI ELUSIVE

Berlino-Melbourne Prove di accordicon regole Beps

DI VALERIO STROPPA

In attesa dello strumento multilaterale di modifi ca dei trattati, l’attuazione del pac-chetto Beps passa dalle negoziazioni «one to one». A fare da apripista sono state Au-stralia e Germania, che nella nuova conven-zione contro le doppie imposizioni siglata nelle scorse settimane (in sostituzione di quella fi rmata nel 1972) hanno recepito in buona parte le raccomandazioni contro l’elusione diffuse dall’Ocse lo scorso mese di ottobre. In particolare, l’accordo contie-ne disposizioni volte ad applicare le Actions 2 (strumenti fi nanziari ibridi), 6 (abuso dei trattati), 7 (stabile organizzazione) e 14 (risoluzione delle controversie internazio-nali). A ciò vanno aggiunte le singole misure domestiche introdotte dai due paesi: l’Au-stralia, per esempio, dal 1° gennaio 2016 ha varato una legislazione antielusione rivolta alle multinazionali con oltre 650 milioni di euro di fatturato, così come ha introdotto la rendicontazione paese per paese sui prezzi di trasferimento e disposto la pubblicazione dei dati su ricavi, utili e tasse pagate del-le aziende con giro d’affari superiori ai 65 milioni di euro. Si ricorda che l’Ocse sta lavorando, insie-me ai rappresentanti di circa 90 stati, a uno strumento multilaterale di modifi ca che consentirebbe di incorporare simul-taneamente i principi Beps in oltre 3 mila convenzioni fi scali bilaterali, senza dover quindi fronteggiare le diffi coltà e i tempi lunghi che centinaia di negoziazioni indivi-duali richiederebbero. Lo strumento dovrà essere predisposto per la fi rma uffi ciale dei governi entro la fi ne del 2016.

Anche la Corte dei conti muove i primi passi verso il processo telematico conta-bile. Con la pubblicazione sul proprio sito del decreto presidenziale 9/2016, è stato ultimato il disegno relativo all’utilizzo della posta elettronica certifi cata nei giudizi dinanzi alla Corte, iniziato con le «Prime regole tecniche e operative per l’utilizzo della posta elettronica certifi -cata nei giudizi dinanzi alla Corte dei conti» (decreto 98/2015) e proseguito con la redazione delle «Istruzioni tecnico-ope-rative per l’utilizzo della posta elettronica certifi cata nei giudizi dinanzi alla Corte dei conti» a ottobre 2015.

Il ministero dell’interno ha sele-zionato Accenture per la fornitura di servizi It nell’ambito di un contratto di quattro anni, siglato in seguito ad una gara pubblica europea. Accenture fornirà servizi di sviluppo delle applicazioni e di manutenzione, supportando il ministero nell’evoluzione del Sistema informativo elettorale (Siel). Accenture offrirà al ministero servizi digitali di supporto in occasione delle elezioni nazionali, regio-nali, comunali e dei referendum.

Bonus occupazionale di Garanzia giovani al via. A partire da oggi, infatti, verrà riconosciuto un bonus occupaziona-le, da un minimo di 3 mila a un massimo di 12 mila euro, a un datore di lavoro che assuma, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, un giovane che abbia svolto, o stia svolgendo, un tirocinio extracurriculare fi nanziato nell’ambito di Garanzia Giovani (ItaliaOggi del 27 febbraio 2015). «L’incentivo», ha fatto sa-pere il minlavoro ieri, «potrà essere fruito dai datori di lavoro che attiveranno un contratto di lavoro a tempo indetermina-to a partire dal 1° marzo 2016 e fi no al 31 dicembre 2016, per i tirocini avviati e/o conclusi entro il 31 gennaio 2016».

BREVI

Notifi cato a Google il verbale di chiusura indagini sul-la presunta elusione fi scale. Il procuratore di Milano, Isidoro Palma, che ha in carico il fascicolo, contesta l’evasione di imposta dell’Ires fermando l’asticella della contestazione sul fronte penale a 98,2 milioni di euro di base imponibile mentre per le ritenute essen-do il reato amministrativo la palla passa all’avviso di accertamento dell’Agenzia delle entrate.L’avviso di chiusura indagini è stato notifi cato a cinque manager ed ex manager di Google con l’ipotesi di omes-sa dichiarazione dei redditi (tra gli indagati ci sono un californiano, un taiwanese e un irlandese). Due di loro sono stati, in momenti diversi, presidenti di Google Italia, altri due membri del cda sia di Google Italia che di Google Ireland Ltd, mentre un quinto è stato legale rappresentante irlandese del motore di ricerca. Per la precisione, dall’avviso di chiusura in-dagini emerge che la procura contesta al colosso di Mountain View un’evasione ai fi ni Ires su un imponibile di 98,2 milioni di euro. Si tratta quindi di una cifra ben più bassa rispetto a quella di circa 227 milioni di euro calcolata dalle fi amme gialle meneghine, perché il ma-gistrato non ritiene contestabili penalmente l’evasione ai fi ni Irap e quella sulla ritenuta d’acconto.

Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, l’Agenzia del-le entrate non ha ancora chiuso il lavoro sull’avviso di accertamento che dovrà inviare alla società ma le risultanze di questo atto non dovrebbero discostarsi dai rilievi fatti dalla Guardia di fi nanza.

Sul fronte amministrativo infatti Google rischie-rebbe muovendo dai rilievi fatti dalle fi amme gialle di vedersi presentare un conto di circa 500 milioni di euro tra imposte evase, sanzioni e interessi (si veda ItaliaOggi del 29/01/2016).

Le annualità verifi cate sono quelle tra il 2009 e il 2013, L’esito della verifi ca verbalizzato è il seguente: un recuperato di base imponibile netta per 100 milioni di euro, una seconda voce di contestazione: le ritenu-te d’acconto relative a royalties non operate e non versate per la cifra di 200 milioni di euro. A fronte di questa contestazione la Guardia di fi nanza ha anche notifi cato all’autorità giudiziaria per omessa dichiara-zione secondo l’articolo 5 del dlgs 74/2000 del legale rappresentante.

Google, notifi catal’evasione dell’Ires

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33Martedì 1 Marzo 2016PUBBLICA AMMINISTRAZIONESezione autonomie: derogabili i vincoli assunzionali

Passaggi in libertàDall’ente soppresso al comune

DI FRANCESCO CERISANO

Il trasferimento di perso-nale da un ente soppresso al comune non soggiace ai limiti previsti in materia

di assunzioni. Fermo restando che, tuttavia, lo sforamento dei parametri comporta il necessa-rio riassorbimento della spesa eccedente negli esercizi finan-ziari successivi. In ogni caso, il trasferimento tout court dei dipendenti dall’ente soppresso a un altro ente pubblico può es-sere ammesso solo per i lavo-ratori che abbiano superato un concorso, in ossequio a quanto previsto dall’art. 97 Cost.

Sono questi i principi stabili-ti dalla sezione autonomie della Corte conti che nella delibera n. 4/2016, ha fornito l’esatta inter-pretazione da dare a una legge della regione Sicilia (n. 22/1986) che, nelle ipotesi di estinzione di un’Istituzione pubblica di as-sistenza e benefi cienza (Ipab), disponeva l’assorbimento del relativo personale da parte del comune. Interrogata dal commissario straordinario del comune di Licata (Ag), la sezio-

ne regionale di controllo della Corte conti Sicilia, ha rimesso il quesito alla sezione autono-mie, visto che sul punto, nel corso degli anni, si è formata una giurisprudenza piuttosto eterogenea da parte delle sezio-ni regionali. Con alcune, come la Corte conti Piemonte, che hanno propugnato una lettura restrittiva della fattispecie, so-stenendo che si dovessero ap-plicare in modo rigoroso i limiti in materia di contenimento del personale, in quanto cogenti e fi nalizzati al riequilibrio del-la finanza pubblica. E altre, come la sezione regionale del-la Sardegna che, nell’ipotesi in cui la reinternalizzazione del personale fosse imposta (come nel caso di specie) da una leg-ge regionale, hanno ammesso l’inapplicabilità dei vincoli assunzionali nell’esercizio in corso con contestuale recupero dello sforamento negli esercizi successivi.

La Corte conti Sicilia ha fatto propria quest’ultima tesi ritenendo che contemperi «l’esi-genza di rispettare il senso let-terale della norma, che intro-

duce espressamente un obbligo di assorbimento del personale, con l’esigenza imperativa di dare attuazione ai vincoli co-genti di fi nanza pubblica». La sezione autonomie ha condivi-so questo orientamento perché consente di bilanciare «le esi-genze di contenimento della spesa pubblica con le garanzie di autonomia riservate alle re-gioni a statuto speciale».

Ciò posto, però, la sezione autonomie ha ribadito, come già aveva fatto con la delibera n. 4/2012 (anche se relativa a un’ipotesi di reinternalizzazio-ne per scelta discrezionale) che «non possa derogarsi al princi-pio costituzionale del pubblico concorso». L’assorbimento dei dipendenti dell’ente soppresso sarà dunque ammissibile «nei limiti in cui il personale inte-ressato sia stato reclutato tra-mite pubblico concorso».

DI STEFANO MANZELLI

Anche se manca il decre-to richiesto dalla legge, i comuni devono rispet-tare i vincoli di destina-

zione dei proventi delle multe. Ma neanche quest’anno partirà l’obbligo di ripartizione a metà degli importi autovelox. E sen-za il supporto informatico non sarà neanche possibile comu-nicare al ministero gli importi incassati. Lo ha chiarito l’Anci con un parere divulgato ieri. La questione della ripartizione a metà delle multe autovelox e della rendicontazione periodica sull’impiego del denaro incassa-to vede la luce con la legge n. 120/2010 che ha previsto, tra l’altro, che per tutte le violazioni dei limiti di velocità i proventi devono essere ripartiti in mi-sura uguale fra l’ente dal quale dipende l’organo accertatore e l’ente proprietario della strada. Le nuove disposizioni, secondo il primo parere Anci del 5 giugno 2012, sarebbero divenute semi-operative il 1° gennaio 2013 a seguito alla conversione in legge del dl n. 16/2012. Ma non solo.

Letteralmente l’art. 142, comma 12-quater del codice impone agli enti locali di trasmettere in via informatica a Roma, entro il 31 maggio, una composita relazio-ne in cui sono indicati, con ri-ferimento all’anno precedente, l’ammontare complessivo dei proventi con la specifi cazione degli oneri sostenuti per ciascun intervento. Tuttavia, in assenza del sistema informatico ad hoc e di regole chiare su quanto e come dividere i proventi si navi-ga a vista e si procede con gran-de approssimazione. Per questo motivo l’Anci anche per il 2016 raccomanda la massima atten-zione circa l’obbligo di destina-zione dei proventi, in conformità alle indicazioni diramate dalla Corte dei conti dell’Emilia-Ro-magna (si veda ItaliaOggi del 13/02/2016). Proventi congelati dunque in attesa del decreto ma nessun obbligo di rendicontazio-ne annuale al ministero.

Anci: senza decreto l’obbligo slitta

Proventi multe, slitta il fifty fifty

Gli incarichi dei dirigenti a contratto costi-tuiscono un rilevante rischio ai fi ni della lot-ta alla corruzione, della quale le pubbliche amministrazioni debbono necessariamen-te tenere conto. È questo il principio più rilevante che emerge dalla deliberazione dell’Autorità nazionale anticorruzione 3 febbraio 2016, n. 87, che ha stigmatizzato per una serie di illegittimità varie incarichi dirigenziali assegnati dal comune di Guido-nia Montecelio (Roma) a un architetto.

La vicenda è estremamente intricata. La delibera dell’Anac nota come nei confronti di un funzionario architetto dell’ente siano stati assegnati in modo confuso e misto in-carichi sia di capo di gabinetto del sindaco e, dunque, in staff all’organo di governo, sia incarichi dirigenziali operativi, ai sen-si dell’articolo 110, commi 1 (dotazionali) e 2 (extradotazionali) del dlgs 267/2000, successivamente alle modifi che apportate a tale norma dal dl 90/2014. Gli incarichi sono stati conferiti in una prima fase con decreti sindacali, in una seconda con decreti del vicesindaco e in una terza modifi cati con deliberazione di giunta. L’Anac rileva una serie di possibili vizi di legittimità. Infatti, il rinnovo/modifi ca degli incarichi dirigen-ziali al destinatario da ultimo defi niti dal vice sindaco sono stati fondati sull’articolo 109, comma 2, del dlgs 267/2000, che con-sente di assegnare incarichi dirigenziali a personale privo della relativa qualifi ca, ma solo negli enti nei quali non siano presenti dirigenti, mentre nel comune di Guidonia le qualifi che dirigenziali sono previste. In particolare, comunque, l’Anac contesta al comune l’utilizzo delle norme sugli incarichi a contratto, senza avere dato corso a una procedura selettiva, nonostante fosse già vigente l’obbligo in tal senso imposto dal dl 90/2014. La delibera Anac, dunque, contesta all’attuale sindaco le numerose illegittimità riscontrate, invitandolo a porvi rimedio e, in particolare, osserva come il piano trien-nale anticorruzione dell’ente non abbia pre-

visto rischio alcuno di corruzione, connesso al processo di reclutamento dei dirigenti a contratto. Secondo l’Anac si tratta di un vizio molto rilevante, in contrasto aperto con le indicazioni del Piano nazionale anti-corruzione del 2013. La delibera dell’Anac, infatti, ingiunge al comune di integrare il piano triennale anticorruzione, conside-rando espressamente nella mappatura dei rischi proprio i conferimenti di incarichi dirigenziali, di funzioni dirigenziali, di po-sizioni organizzative con o senza funzioni dirigenziali, indicando le misure necessarie «per scongiurare il pericolo di abusi nel re-lativo processo di individuazione e/o sele-zione del personale». La delibera nota che il conferimento degli incarichi a contratto ai sensi dell’articolo 110 del dlgs 267/2000 è connotato dai rischi specifi ci concernenti l’area del reclutamento del personale defi -niti dal Piano nazionale anticorruzione e in particolare l’ «abuso nei processi di stabiliz-zazione fi nalizzato al reclutamento di candi-dati particolari», le «previsioni di requisiti di accesso “personalizzati” e insuffi cienza di meccanismi oggettivi e trasparenti idonei a verifi care il possesso dei requisiti attitudi-nali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire allo scopo di reclutare candidati particolari», l’«inosservanza delle regole procedurali a garanzia della traspa-renza e dell’imparzialità della selezione», e la «motivazione generica e tautologica circa la sussistenza dei presupposti di legge per il conferimento di incarichi professionali allo scopo di agevolare soggetti particolari». Per questo, la delibera dell’Anac esplicita la ne-cessità che il piano triennale anticorruzione preveda la nomina di una «Commissione tec-nica deputata all’accertamento del possesso di comprovata esperienza pluriennale e specifi ca professionalità nelle materie og-getto dell’incarico in capo ai candidati», oltre all’obbligo di defi nire e pubblicare un elenco di idonei all’esito dei lavori.

Luigi Oliveri

Incarichi a contratto a rischio corruzione

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34 Martedì 1 Marzo 2016 DIRITTO E IMPRESALe linee guida dell’ufi cio del Registro imprese di Milano per il deposito degli atti in Cdc

Un finale senza crediti e debitiNei bilanci di liquidazione niente poste attive e passive

DI CINZIA DE STEFANIS

Iscrizione all’uffi cio del Regi-stro imprese dei bilanci fi -nali di liquidazione che do-cumentano la conclusione

di tutta la fase di liquidazione. In linea generale, quindi, non sono iscrivibili bilanci finali che riportino la contemporanea presenza di poste creditorie e debitorie, ovvero di poste attive e passive. In questi casi il bilan-cio presentato non attesta la conclusione dell’iter liquidato-rio e il controllo dell’uffi cio può esplicitarsi nella segnalazione di questi aspetti che, se non regolarizzati, possono deter-minare il rifi uto di iscrizione. Queste le indicazioni opera-tive contenute nella guida al deposito del bilancio fi nale di liquidazione (artt. 2492 - 2495 del codice civile) redatte dal conservare dell’uffi cio del regi-stro delle imprese di Milano. Se un bilancio fi nale presenta solo poste iscritte nel passivo – per-ché tutto ciò che era possibile liquidare e monetizzare è stato liquidato ed è stato utilizzato per il pagamento dei creditori sociali – non vi sono elementi ostativi che impediscano l’iscri-zione (del deposito) del bilancio nel registro delle imprese. Le operazioni di liquidazione si

possono ritenere concluse. Può essere «iscritto» anche il bi-lancio fi nale che contenga solo poste debitorie e, all’attivo, solo somme liquide da distribuire, siano esse suffi cienti, o meno, a pagare i debiti sociali. In questo caso, infatti, l’attivo è liquida-to e residua solo la materiale distruzione delle somme pro-quota ai creditori sociali ed eventualmente ai soci. Allo stesso modo, è ovviamente iscrivibile anche il bilancio fi -nale che presenti solo crediti o poste attive, incluse somme di danaro (e nessun cespite passivo). In questo caso i ce-spiti attivi, crediti compresi, andranno assegnati sulla base di quanto indicato nel piano di riparto. E’ cura del liquidatore provvedere ai pagamenti e/o

alle assegnazioni in natura ai soci, ai sensi dell’articolo 2493 c.c. Se lo stato patrimoniale se-gnala la contemporanea pre-senza di crediti (di qualunque natura) e di debiti solo verso i soci oppure solo verso i soci e/o il liquidatore, il bilancio è comunque iscrivibile. In que-sto caso i soci (che sono anche creditori sociali) approvano il bilancio fi nale (espressamen-te o tacitamente) e la relati-va nota integrativa/piano di riparto, in cui viene riportato che i debiti residui sono tutti riferibili ai soci stessi e/o al liquidatore. I soci-creditori sociali accettano, approvando il bilancio, che la liquidazione dei loro crediti avvenga con le modalità indicate nella nota integrativa/piano di riparto,

rimandando la liquidazione di qualche cespite a una fase successiva.

Lo stesso principio è appli-cabile ai crediti del liquidatore che ha redatto il bilancio fi nale e lo sottopone all’approvazio-ne, espressa o tacita, dei soci.

La circostanza che i debiti indicati a bilancio siano rife-ribili ai soli soci (e/o anche al liquidatore) deve essere espli-citata nello stesso bilancio fi -nale o nella nota integrativa. Può anche essere dichiarata dal liquidatore con le modali-tà ordinarie.

Il governo sblocca 8,9 miliardi di euro per nuovi investimenti infrastruttu-rali sulla rete ferroviaria nazionale. Due le novità principali del nuovo piano delle ferrovie: meno risorse per l’alta velocità e più risor-se per trasporto merci, tra-sporto locale e rete ordinaria e una maggiore integrazione tra il programma infrastrut-turale e il piano industriale ferrovie per lo sviluppo del servizio (passeggeri a lun-ga percorrenza, trasporto locale su ferro e bus, mer-ci). Nei giorni scorsi è stato sbloccato l’Addendum 2015 del contratto di programma tra stato e rete ferroviaria italiana 2012-2016 inerente il fi nanziamento per investi-menti infrastrutturali per-tinenti alla rete ferroviaria italiana per un importo di 8.971 milioni di euro. Ri-cordiamo che le risorse sono state stanziate con il decreto legge Sblocca Italia 2014 e la legge di stabilità 2015 ma avevano bisogno della defi -nizione di dettaglio tra i ver-tici delle ferrovie italiane e il ministero delle infrastruttu-re per poter essere utilizza-te. In particolare sono stati stanziati 1.308 milioni di euro per il potenziamento del trasporto passeggeri nelle aree metropolitane e per i collegamenti con gli ae-roporti, 758 milioni di euro per migliorare l’accessibili-tà e i servizi nelle stazioni e per elevare gli standard di qualità ed efficienza delle reti in corrispondenza delle aree metropolitane di Roma, Milano Torino, Firenze, Bo-logna, 1.200 mln di euro per ammodernamenti in galle-rie, zone sismiche e a rischio idrogeologico, 485 milioni di euro per miglioramenti tec-nologici, in particolare sul-la direttrice Torino-Padova, sulla linea Bologna-Padova e nel nodo ferroviario di Na-poli, 487 milioni di euro per l’up-grading infrastruttu-rale e tecnologico di grandi corridoi ferroviari viaggia-tori: Firenze-Roma, Genova-Ventimiglia, Milano-Bolo-gna e Roma-Napoli e 264 milioni di euro per potenzia-re il trasporto merci su ferro (interventi sulle gallerie per consentire il transito di treni merci alti allo spigolo fi no a 4 metri, e altri interventi in-frastrutturali per consentire il passaggio di treni merci lunghi fi no a 750 metri).

Ferrovie, investimenti per 9 mld

Da domani diventa operativa la disciplina in materia di prestito vitalizio ipotecario. I proprietari over 60 di un immobile residenzia-le data tale possono ottenere liquidità fi no a 350.000 euro grazie al prestito vitalizio ipoteca-rio, senza perdere la proprietà dell’immobile. È con il regolamento del ministro dello sviluppo economico, decreto 22 dicembre 2015, n. 226 (pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale del 16 feb-braio 2016 n. 38) attuativo dell’articolo 11-qua-

terdecies, comma 12-quinquies, del decreto leg-ge, 30 settembre 2005, n. 203, convertito dalla legge, 2 dicembre 2005, n. 248 (come modifi cato dall’articolo 1, comma 1, della legge, 2 aprile 2015, n. 44) che viene delineata la disciplina di attuazione del prestito vitalizio ipotecario. Oggetto dell’iscrizione ipotecaria a garanzia del prestito vitalizio ipotecario potranno esse-re soltanto gli immobili aventi la destinazione urbanistica di civile abitazione.

Prestito vitalizio ipotecario da domani

Per l’adeguamento antisismico delle scuole a dispo-sizione 37,5 milioni di euro. Cinquanta gli interventi fi nanziati sui immobili scolastici. Le regioni avranno dieci mesi per aggiudicare i lavori e due anni per ese-guirli. La regione con il maggior numero d’interventi è la Lombardia con ben 12 strutture interessate dai lavori per l’adeguamento sismico. Nessun intervento è invece previsto per la Sardegna e la Valle d’Aosta. È con il dm dell’11 febbraio 2016 n. 943 (registrato nei giorni scorsi alla Corte dei conti e si appresta ad approdare in Gazzetta Uffi ciale) che sono elencate le scuole assegnatarie delle risorse per l’adeguamento antisismico degli edifi ci, previste dalla legge «Buona Scuola» (legge n. 107/2015) per rendere più sicure le scuole che sorgono nelle zone particolarmente espo-ste a rischio sismico. Il decreto stabilisce tutti gli step da rispettare nell’affi damento e nell’esecuzione dei lavori. Entro dieci mesi dalla pubblicazione in Gaz-zetta del decreto, gli enti locali devono approvare la progettazione esecutiva e devono affi dare l’appalto, almeno in via provvisoria. Dall’aggiudicazione defi ni-tiva alla fi ne dei lavori devono passare massimo due anni. Le erogazioni verranno liquidate in base allo stato di avanzamento lavori fi no al 90% dell’importo; il restante 10% viene liquidato a seguito dell’avvenu-to collaudo con certifi cato di regolare esecuzione. L’ente locale potrà riutilizzare il 50% delle economie di gara nell’ambito dello stesso appalto solo in caso di varianti dovute a eventi imprevisti o imprevedibi-li o per opere complementari. Su uno stanziamento complessivo di 40 milioni saranno erogati 37.536.601 euro per un totale di 50 interventi. Italiasicura in una nota di prassi informa che gli ulteriori 2,5 mi-

lioni non assegnati an-dranno a cumularsi con i 20 milioni di euro dei Fondi protezione civile del 2016.

Marco Ottaviano

Scuole, arrivano 37,5 mln per adeguamenti antisisma

Via all’utilizzazione agronomica degli effl uenti di alleva-mento, delle acque refl ue e del digestato, sia in zone vulne-rabili da nitrato che non. Ma solo dietro presentazione di una comunicazione all’autorità competente e, ove richiesto, compilazione del piano di utilizzazione agronomica. È con un decreto interministeriale del 25 febbraio 2016 (n. 5046) che sono stati dettati criteri e norme tecniche generali per la disci-plina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effl uenti di allevamento e delle acque refl ue (in attuazione dell’art. 52, comma 2-bis del dl 83/2012, convertito nella legge 134/2012). La comunicazione è effettuata dalle aziende che producono e/o utilizzano effl uenti scarti destinati all’utilizzazione agro-nomica. In particolare, dal legale rappresentante dell’azienda almeno 30 giorni prima dell’inizio dell’attività; in caso di richiesta dell’autorizzazione unica ambientale, deve essere rinnovata almeno ogni cinque anni dalla data di prima pre-sentazione. Le aziende sono tenute a segnalare ogni eventuale modifi ca inerente la tipologia, la quantità, le caratteristiche delle sostanze destinate all’attività agronomica nonché dei terreni oggetto di utilizzazione. Le regioni possono adottare modalità informatizzate di gestione delle comunicazioni per valorizzare le banche dati esistenti e semplifi care le procedure amministrative in capo alle aziende, senza ridurre il livello di dettaglio informativo. Il piano di utilizzazione agronomica viene predisposto dalle aziende ricadenti in aree vulnerabili che utilizzano in un anno un quantitativo di azoto da effl uenti da allevamento o da digestato superiore a 6.000 kg e dagli allevamenti bovini. Altre novità riguardano: la bipartizione del digestato in agrozootecnico e agroindustriale; il divieto di utilizzazione agronomica del digestato prodotto da colture che provengano da siti inquinati; la possibilità per le regioni di modifi care il periodo obbligatorio di 60 giorni di divieto di spandimento degli effl uenti; l’introduzione di una graduale li-

mitazione all’uso di colture no-food alternative all’uso agricolo dei terreni coltiva-ti; il calcolo dell’azoto tra-mite l’effettivo fabbisogno delle colture.

Refl ui e digestati utilizzabiliSe c’è il placet dell’autorità

La guida sul sito www.italiaoggi.it/documenti

Il testo del decretosul sito www.italia-oggi.it/documenti

Decreto e allegatisul sito www.italia-oggi.it/documenti

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35Martedì 1 Marzo 2016Martedì 1 MarzP R O F E S S I O N IIl Consiglio di stato sull’ultima versione del decreto del Mineconomia

Derivati ma non troppoEnti di previdenza, investimenti contingentati

DI BEATRICE MIGLIORINI

Ok alla presenza di derivati nel porta-foglio delle casse di previdenza. Una loro

esclusione tout court, infat-ti, precluderebbe non solo la possibilità di coprire molti rischi finanziari ma anche quella di conseguire signi-ficativi risparmi di costo. Il divieto, inoltre, potrebbe es-sere facilmente eluso attra-verso l’investimento in veicoli che, a loro volta facciano uso di strumenti derivati nella loro gestione. Ok, quindi, al contingentamento dei deri-vati, ma no a una loro totale esclusione. Queste le osser-vazioni del dipartimento del tesoro, rese note dal consiglio di stato nell’ambito del pare-re definitivo del 24 febbraio scorso sullo schema di decre-to del ministero dell’economia e della finanze in materia di investimenti delle risorse finanziarie degli enti pre-videnziali. Nel dettaglio i giudici di palazzo Spada, nel ritenere complessivamente

conforme l’ultima versione del testo del Mef alle indi-cazioni suggerite durante lo scorso autunno, sono tornati a soffermarsi sulla questione derivati. Ad avviso del Cds, infatti, sarebbe stato oppor-tuno che il Mef, nella versio-ne del testo che si appresta a essere definitiva, avesse rispettato il suggerimento di eliminare completamente la possibilità di investimento in strumenti derivati, invece che consentirla nel limite del 5%. Sul punto, però, non pare esserci margine di trattativa. Il dipartimento del tesoro, in-fatti, in linea con quanto so-stenuto anche dalla Covip, ha

precisato che «le disposizioni previste sono in linea non solo con l’analogo regolamento sui fondi pensione, ma anche con la direttiva 2003/41ICE relativa alle attività e alla su-pervisione degli enti pensio-nistici aziendali o professio-nali. Tale direttiva, inoltre», si legge nelle osservazioni. «include gli strumenti nel no-vero di quelli consentiti nella misura in cui contribuiscano a ridurre il rischio di investi-mento o facilitare una gestio-ne efficiente del portafoglio». A ciò, inoltre si aggiunge il fatto che «i derivati potranno essere stipulati solo per fina-lità di riduzione del rischio

e a patto che il loro utilizzo sia adeguatamente moti-vato dagli enti in relazione alle proprie caratteristiche dimensionali e alla politica di investimento adottata». Osservazioni che, comples-sivamente, hanno convinto il consiglio di stato che ha ritenuto che i rilievi espressi nel parere interlocutorio pos-sano considerarsi superati, purché venga garantita «la massima cautela nell’utilizzo si strumenti fi nanziari par-ticolarmente rischiosi come quelli in derivati».

Infi ne, il consiglio di stato è tornato a sottolineare la necessità di utilizzare pro-cedure ad evidenza pubblica per «saggiare accuratamente i soggetti a cui, sia in forma diretta, sia in forma indiret-ta, sia affi data la gestione del patrimonio».

DI GABRIELE VENTURA

Per regolamentare le so-cietà tra avvocati bisogna ripartire dalla riforma forense. Ovvero dalla de-lega al governo contenuta nell’art. 5 della legge n. 247/2012, mai esercitata e scaduta il 2 agosto 2013. Perché l’art. 41 del ddl concorrenza, che apre gli studi legali al socio di capi-tale esterno, avrebbe come effetto principale l’incre-mento del contenzioso. Lo ha detto il sottosegretario alla giustizia, Cosimo Ma-ria Ferri, intervenuto ieri alla tavola rotonda orga-nizzata dall’Ordine degli avvocati di Milano dal titolo «Avvocati, società di professionisti e soci di capitale». Anche Massimo Mucchetti, presidente del-la commissione industria del senato (Pd) ha espres-so diverse perplessità ri-spetto alla normativa in discussione al senato, che «è destinata a non funzio-nare». Alla tavola rotonda sono intervenuti anche Remo Danovi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Mario Napoli, presidente del Coa di To-rino, Giovanni Lega, pre-sidente dell’Associazione degli studi legali associati (Asla) e Andrea Mandelli, vicepresidente della com-missione bilancio del sena-to (Fi) e presidente della Federazione dei farmacisti italiani. «Bisogna trovare un punto di equilibrio tra l’indipendenza professio-nale e la necessità di usu-fruire di nuove risorse da parte degli avvocati», ha detto Ferri, «la norma contenuta nel ddl concor-renza suscita perplessità sia dal punto di vista fi -scale che previdenziale. La commissione giustizia darà un suo parere che tu-teli effettivamente gli av-vocati, poi in questa fase è chiaro che la competenza in materia di concorrenza spetta al ministero dello sviluppo economico. Cre-do sia opportuno, comun-que, ripartire dalla legge forense». La proposta di riconsiderare la delega mai esercitata dal governo è stata lanciata da Danovi. «Non vogliamo soci inve-stitori negli studi legali», ha detto, «deleghiamo il governo ad attuare la de-lega contenuta nell’art. 5 del nuovo ordinamento forense. L’avvocato con il socio di capitale esterno è infatti destinato a la-vorare per remunerare il proprio fi nanziatore, che oltretutto rappresenta i poteri forti».

SOCIETÀ AVVOCATI

Ferri: ripartire

dalla 247/12

Il 2015 annus horribilis per i servizi di ingegneria e archi-tettura. Gli investimenti nel settore hanno infatti toccato il punto più basso di sempre: cinque miliardi di euro posti a base d’asta per interventi sulle opere pubbliche, ben 18 miliardi in meno rispetto a sei anni fa. È quanto emerge, tra l’altro, dal report annuale del Centro stu-di del Consiglio nazionale degli ingegneri che, per il 2015, regi-stra il crollo del mercato dopo un 2014 che invece aveva alimentato qualche speranza di ripresa. Se si analizzano i soli importi destinati ai servizi di ingegneria, si registra una fl essione del 18%: 365 milioni di euro contro i 445 dell’anno precedente. La fl essione, specifi ca il Centro studi, risente pesantemente del crollo delle gare con esecuzione. Se invece si considerano i soli bandi senza esecuzione, infatti, il calo si attesta interno al 6%. A livello territoriale, la Campania si conferma ancora una volta in testa in quanto a importi destinati ai servizi di ingegneria e architettura con quasi 52 milioni di euro, seguita dalla Sardegna con circa 41 milioni e mezzo di euro. Nel 2015, poi, sono stati pubblicati complessivamente 3.415 bandi di gara, di cui oltre la metà per soli servizi di ingegneria senza esecuzione. «Le gare», sottolinea ancora il rapporto, «continuano a essere aggiudicate con ribassi che in alcuni casi raggiungono valori esagerati»: in Sicilia, per esempio, nel 2015 un bando è stato aggiudicato con un ribasso pari al 95%. Mediamente, le gare senza esecuzione vengono aggiudicate con un ribasso del 35%. Il ribasso medio nei bandi con esecuzione e in quelli del settore Ict si aggira invece intorno al 20%. Per quanto riguarda l’aderenza dei bandi ai parametri contenuti nel dm 143/2013, dal report emerge che nel 2015 meno della metà (48,6%) è risultato perfettamente in regola. «La caduta registrata dal nostro report», commenta Luigi Ronsivalle, presidente del Centro studi Cni, «dimostra che in Italia la crescita econo-mica c’è più a parole che nei fatti. Continuiamo, oltre tutto, ad assistere a fenomeni ormai endemici come le opere incompiute o la violazione delle regole base per la presentazione dei bandi. A questo proposito, credo sia arrivato il momento di fare una rifl essione approfondita sui motivi che portano al mancato rispetto del decreto parametri. Serve un’azione più decisa e incisiva». Secondo Michele Lapenna, tesoriere Cni, «occorre fare molto di più per ottenere l’applicazione della determinazione 4/2015 dell’Anac e la corretta applicazione del nuovo codice».

Gabriele Ventura

Cni, per i servizi di ingegneriaun 2015 da dimenticare Entra in vigore oggi il nuovo Codice di

deontologia dei dottori commercialisti. E, per consentire a tutti gli iscritti di conoscere dettagliatamente le norme (45 articoli in tutto), si terrà alle 15.30 un evento formativo della durata di circa tre ore via web, fruibile attraverso la piattaforma Concerto (www.datevkoinos.it/direttaconcerto). «L’entrata in vigore del nuovo Codice deontologico», dichiara il consigliere nazionale dei com-mercialisti delegato alla materia, Giorgio Luchetta, «conclude un percorso virtuoso iniziato lo scorso mese di settembre, che ha visto partecipare alla defi nizione delle nuo-ve norme, attraverso una pubblica consulta-zione, molti iscritti e ordini territoriali».

Eletto il nuovo Consiglio nazionale del notariato. Si sono conclusi nei giorni scorsi, infatti, gli scrutini delle elezioni dei componenti del Consiglio che si sono tenute sabato 27 febbraio. Sono stati eletti consiglieri Nazionali i notai: Giampaolo Marcoz e Roberto Martino (Piemonte e Valle d’Aosta), Franco Amadeo (Liguria), Domenico Cambareri e Enrico Sironi, (Lombardia), Edoardo Bernini e Vito Guglielmi (Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia), Valentina Ruber-telli (Emilia-Romagna), Massimo Palazzo (Toscana), Gianluca Abbate e Cesare Felice Giuliani (Lazio), Pierluisa Cabiddu (Sar-degna), Albino Farina (Marche e Umbria), Michele Nastri (Campania), Sergio Sideri (Abruzzo e Molise), Michele Labriola (Puglia), Claudia Petraglia (Basilicata), Francesco Giglio (Calabria), Salvatore Lombardo e Melchiorre Macrì Pellizzeri (Sicilia). La proclamazione dei risultati avverrà con un decreto del Mingiustizia. I consiglieri nazionali eleggeranno nel corso della prima riunione di Consiglio il presi-dente, il vicepresidente e segretario oltre ai componenti del comitato esecutivo. «Fino ad allora», ha detto il Cnn, «rimarrà in carica l’attuale Consiglio nazionale».

BREVI

Luigi Ronsivalle

esvaddOsirnsDa ItaliaOggi dell’11/11/2015

Il parere del Con-siglio di stato su www.italiaoggi.it/documenti

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36 Martedì 1 Marzo 2016 F I S M I C C O N F S A LIl sindacato autonomo vuole innovare le regole della rappresentanza

Fismic, sì alle primarieSi parte con il congresso nazionale 2017

DI SARA RINAUDO

Con il prossimo con-gresso nazionale previsto nel 2017, la Fismic, sindacato au-

tonomo dei metalmeccanici, eleggerà i vertici attraverso le primarie. È la prima volta che succede in un’organizza-zione dei lavoratori. Come scrive Massimo Visconti per L’ultima Ribattuta, La parte-cipazione diretta dei lavora-tori alle scelte per i vertici del sindacato Fismic, il sindacato autonomo dei metalmeccanici, è la novità che emerge da una situazione stagnante che inte-ressa tutto il mondo sindacale italiano.

In un articolo pubblicato da Repubblica.it il 18 dicem-bre 2013 il renziano Davide Faraone dichiarava: «Le pri-marie nel sindacato sarebbero il modo per coinvolgere anche coloro che pensano di rappre-sentare e non rappresentano. I sindacati devono occupare quegli spazi dove rischiano di introdursi oggi forze eversive. Ma per occupare questi spazi, i sindacati devono cambia-re…». Faraone nell’intervista proseguiva: «Il sindacato in generale deve accettare la sfi da del rinnovamento inter-no e dello sviluppo di processi democratici più forti. Bisogna che queste organizzazioni si aprano. È paradossale che negli anni 80, i sindacati e i partiti di sinistra fossero orga-nizzati pressappoco allo stes-so modo. Ma mentre il Pd si è rinnovato, anche attraverso le primarie, i sindacati hanno la stessa organizzazione di allo-ra e la selezione della classe dirigente è affi data a vecchie liturgie che il Pd ha abbando-nato. Invece è indispensabile che il sindacato si apra a altre forme di selezione e di rappre-sentanza».

Con una modalità di parte-cipazione degli iscritti per la scelta dei vertici sindacali si avrebbe un reale cambiamen-to all’interno del sindacato. Il sindacato tornerà fi nalmente al suo ruolo d’origine, quello di protettore dei diritti del lavoro e dei lavoratori. Le primarie sono sicuramente uno degli strumenti migliori per avere un reale rapporto con le per-sone che il sindacato rappre-senta.

Il sindacato di oggi sta vi-vendo una vera e propria cri-si. In un editoriale di Nuvole.it si legge: «Mai come oggi il sindacato è impopolare: è con-siderato da molti un elemen-to di disturbo: perde iscritti, perde potere contrattuale ed è in grande diffi coltà nel rappre-sentare le nuove forme di lavo-ro» e in un precedente articolo di ItaliaOggi possiamo leggere le dichiarazioni del segretario generale, Roberto Di Maulo, che per primo da sindacalista

si sente indignato per il ruolo che il sindacato tradizionale confederale ha assunto da 70 anni a questa parte: «Il sinda-cato è l’unica organizzazione politico-sociale sopravvissuta alle ceneri della Prima repub-blica dopo il terremoto di Tan-gentopoli del 1992», dichiara Di Maulo. «Tutte le associa-zioni, i comitati di quartiere, le bocciofi le e perfi no con l’av-vento di Francesco, il Clero, hanno modificato o stanno modifi cando il proprio status, la propria organizzazione, le denominazioni e lo stesso modo di eleggere i gruppi di-rigenti sia locali che nazionali. Solo il sindacato confederale tradizionale italiano rimane identico a come era 70 anni fa. L’unica differenza è che gli uomini di allora erano grandi uomini e quelli di oggi…»

Tramite lo strumento delle primarie, cambiano i criteri per la selezione della classe dirigente del sindacato, pas-sando dagli incontri/accordi ristretti di favoritismo all’ap-pello diretto degli iscritti, delle persone che si devono sentire realmente rappresentate dal proprio sindacato. La politica sembra non credere più nel dialogo con le parti sociali e i sindacati non hanno più il po-tere contrattuale del passato nei confronti del governo.

Durante gli ultimi decenni sono avvenuti numerosi cam-biamenti che hanno messo in discussione il ruolo del sinda-cato, cambiamenti, anche di ordine culturale, che colpisco-no il rapporto tra i lavoratori e il modello di rappresentan-za sindacale. Il sindacato sta vivendo una riconsiderazione generale del suo ruolo e della sua funzione nella società del Paese. Numerosi studi si sono concentrati su tale problema-tica, per citarne uno, Biagio Ciccone e Paola De Vivo in una pubblicazione del 2010 si interrogano su quanto il sindacato sia oggi capace di

intercettare e di tutelare gli interessi del mondo del lavoro, inclusi quelli dei nuovi lavori e dei potenziali lavoratori, e an-che di stimolare un più ampio processo di sviluppo economi-co e di rinnovamento politico e sociale di cui molto si avverte il bisogno nel nostro Paese.

Il sindacato confederale tradizionale fa forza su mi-lioni di lavoratori pensionati e di categorie storiche che ne rappresentano il nucleo centrale ma che poco ha da dire a quei milioni di precari i quali non si sentono rappre-sentati. Il leader del Fismic, Di Maulo dichiara: «Non c’è nessun coinvolgimento della base degli iscritti né tanto-meno c’è coinvolgimento dei lavoratori, occorre ripensare profondamente al modo in cui si determinano i gruppi dirigenti avvicinandolo il più possibile a metodi che abbia-no la trasparenza, la libera competizione, per dirla in uno la democrazia alla base di tut-to», commenta con enfasi Di Maulo, che prosegue, «inoltre penso che oggi il sindacato fa troppo poco per dare un ruolo e un’importanza ai propri iscrit-ti, che pagano 15 euro al mese la tessera sindacale, ma non hanno un ritorno di nessun particolare rilievo».

Il sindacato deve aprirsi alla società, cominciare a pensare al voto online, aprirsi alla società civile, dialogare con i giovani, dare un ruolo agli iscritti e hai rappresentanti sindacali eletti dai lavoratori. Se il sindacato non compie questa inversione di tendenza è destinato anche per questa via ad esercitare un ruolo sempre più margina-le nella società civile e fi no a scomparire o diventare ruota di scorta di questo o di quel personaggio politico o di qual-che lobby interessata ad avere al proprio seguito dei gruppi di pressione.

Il Fismic sta studiando il

regolamento per varare le pri-marie, operazione alquanto complessa in quanto a diffe-renza di quello che avviene in politica, qui non c’è da votare il candidato sindaco o il can-didato premier – scelta sicu-ramente più impegnativa dal punto di vista istituzionale – ma paradossalmente più im-pegnativa sia per la novità che perché il sindacato è abituato nei congressi a eleggere una squadra e non solo un leader. Il segretario generale Di Maulo dichiara: «Siamo certi di poter individuare una strada profon-damente innovativa. Vorrem-mo coinvolgere sia i lavoratori tradizionalmente iscritti al sindacato, che coloro che non sono stati fi nora iscritti; si trat-ta qui di comprendere due di-verse esigenze: la valorizzazio-ne dell’iscrizione al sindacato e l’apertura del sindacato a tutti coloro che fi no a quel momento non hanno ritenuto di doversi iscrivere».

«Ci affascina», continua Di Maulo, «il regolamento delle primarie del Pd che prevede che coloro che intendono vota-re alle primarie sottoscrivano un’adesione agli ideali portati avanti da quel partito e al suo programma. A questo fi ne è possibile pensare a una for-ma di adesione alle linee pro-grammatiche del sindacato per tutti coloro che intendono votare. Altrettanto ardua è la scelta per coloro che vogliono candidarsi per essere eletti

alle primarie, e anche qui pensiamo a una candidatura obbligata per i componenti delle segreterie uscenti e a una possibile candidatura per tutti coloro che raccolgo-no almeno una percentuale di fi rme di consenso intorno al loro nome. Evidentemente la complessità è anche data dal fatto che le primarie non si svolgeranno soltanto per la elezione del segretario gene-rale nazionale ma dovranno avvenire in tutti i 72 territori che la Fismic ricopre a livello nazionale».

Il leader Fismic ha inoltre spiegato che a tutti i livelli

verrà predisposto un comi-tato elettorale che garantirà la trasparenza e la reale se-gretezza in tutti le operazioni di voto e di scrutinio. La fase delle primarie comunque av-verrà prima dello svolgimen-to dei congressi territoriali, regionali e nazionali e alla fine di ciascuna votazione verrà individuato colui o colei che dovrà, al momento della celebrazione del suo congres-so, far votare dai delegati non più il segretario responsabile già individuato nelle elezioni primarie, ma il programma di lavoro e la squadra che lo do-vrà portare avanti. Di Maulo: «Ovviamente l’impegno per tutti i candidati alle primarie sarà un impegno sottoscritto precedentemente, di sostegno all’operato del candidato che verrà eletto, in quanto il sin-dacato non prevede di avere correnti di maggioranza e/o di minoranza al proprio in-terno».

Sarà un impegno gravoso ma sicuramente con questo atto la Fismic contribuisce con una innovazione rivoluziona-ria al cambiamento di regole che sono eterne e stravecchie per la formazione di gruppi dirigenti del sindacato.

Dipendenti chiamati al voto

Roberto Di Maulo

Fismicvia delle Case Rosse 23

00131 ROMATel. 06/71588847 - Fax 06/71584893

www.fismic.it

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37Martedì 1 Marzo 2016MGRUPPO ASSOCIAZIONI CNAIIl commento del presidente Cnai, Orazio Di Renzo, al testo di legge

Autonomi, ddl deludenteIl provvedimento recupera garanzie abrogate

DI MANOLA DI RENZO E MATTEO SCIOCCHETTI

Novità per gli autonomi. «Ne avevamo parlato tempo fa, e fa piacere constatare che, alme-

no, parte delle nostre rileva-zioni siano state recepite dal legislatore, al momento della stesura definitiva e quindi dell’approvazione del disegno di legge n. 2233 da parte del consiglio dei ministri», queste le parole del presidente Cnai, Orazio Di Renzo, a commento del testo riguardo le «Misure per la tutela del lavoro auto-nomo non imprenditoriale», redatto in concerto con il titolo Lavoro Agile.

Nella prima parte del ddl vengono, così, presentati in-terventi destinati a tutti i rapporti di lavoro autonomo così come delineato dal Titolo III del Libro quinto del codice civile (artt. 2222-2238 c.c.), ovvero quegli individui ascri-vibili alla categoria di attività concernente il lavoro autono-mo, professionale e continuati-vo (in caso anche occasionale), seppur privi delle peculiarità imprenditoriali tout court.

«Al momento della circo-lazione delle bozze del testo, lamentammo soprattutto che fosse stato escluso, dal tavolo della discussione, qualsiasi riferimento alla possibilità da parte dei lavoratori auto-nomi di partecipare a bandi pubblici», ricorda il presidente Di Renzo, «il testo uscito dal Consiglio dei ministri preve-de, invece, il riconoscimen-to della facoltà di accesso ai bandi europei per i lavoratori autonomi». Il governo punta a ottenere la parificazione giuridica del professionista considerandolo alla stregua di un «piccolo imprenditore», poiché è questa la condizione indispensabile per garantire l’agognato accesso ai Pon (Pro-grammi operativi nazionali) e ai Por (Programmi opera-

tivi regionali), ma anche per entrare nell’orbita dei fondi strutturali europei.

«Quello che però doveva rappresentare il Jobs Act del lavoro autonomo, in fin dei conti si comporta come un semplice recupero delle ga-ranzie abrogate dal dlgs n. 81/2015 dello scorso 25 giu-gno; tutele che erano garan-tite al lavoro a progetto dal dlgs n. 276/2003», ricorda il presidente Di Renzo, «tanto palese è il riferimento, che il ddl sugli autonomi si propone come «Collegato Lavoro» alla legge di Stabilità dell’anno in corso, per completarne la ri-forma delle tipologie contrat-tuali del dlgs n. 81/2015: si fa rientrare dalla fi nestra ciò che era stato cancellato con tanta enfasi», commenta il presiden-te Di Renzo.

Nel Titolo del ddl è inse-rito il riferimento al lavoro autonomo non imprenditore, in quanto centro del testo è la volontà di distinguerlo, in maniera decisiva, dalla tipolo-gia del lavoratore dipendente, dopo che il «codice contratti», citato in precedenza, aveva creato un grado elevato di confusione. Confusione nata dalla mancata attuazione dei suoi obiettivi, ovvero l’eli-

minazione, definitiva, delle collaborazioni coordinate e continuative.

Ora, l’idea alla base dell’in-tervento del legislatore è di estendere alcuni diritti fon-damentali del lavoro anche ai lavoratori autonomi, i quali, pur essendo strettamente connessi al committente, non sono sottoposti ai medesimi stretti vincoli del lavoro su-bordinato, ma neppure be-nefi ciari dei relativi benefi t. «Oltre alla sezione relativa alla partecipazione ai bandi europei, vediamo con favore anche tutte quelle misure che mirano a porre in essere un sistema di diritti e di welfare anche per i lavoratori autono-mi; in particolare quelli carat-terizzati dalla «mancanza» di imprenditorialità», sottolinea il presidente Di Renzo.

Al netto delle modifi che, che possono verifi carsi in sede di approvazione parlamentare, rimangono intatte le misure

già anticipate dalla bozza in materia agevolazioni fi scali, assicurazione, ma soprattutto maternità e infortunio.

«Era ora, infatti, che anche le partite Iva, godessero di vero e proprio welfare: è un bene, per esempio, che sia stata pensa-ta la possibilità di sospendere, in maternità, per un periodo non superiore ai 150 giorni, la propria prestazione verso il committente presso cui si offre la propria attività in via continuata», ancora il presi-dente Di Renzo. «Finalmente un po’ di buon senso, poi, nella misura che prevede la possibi-lità in caso di malattia o in-fortunio grave del lavoratore autonomo di sospendere il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi, non oltre i due anni (al termi-ne dei quali i contributi e i premi matu-rati dovranno essere versati in quantità tripla rispetto ai mesi di durata della sospen-sione, ndr). Parliamo di buon senso in quanto appare eviden-te che, in caso di incapacità la-vorativa temporanea, vengono meno gli introiti del lavoratore che, quindi, non avrebbe possi-bilità di continuare a versare le quote».

Più tecniche, ma comunque importanti, sono le procedure che permetterebbero la dedu-zione dal reddito imponibile

il 100% delle spese affrontate in ambito di formazione per-sonale, orientamento e reinse-rimento nel mondo del lavoro, ma anche delle spese affron-tate per procurarsi le tutele contro i mancati pagamenti del committente, come poliz-ze di assicurazione; tutele dei propri introiti garantite anche dalla facoltà di poter inoltrare richiesta di ingiunzione.

«Non dimentichiamoci, poi, le garanzie a salvaguardia del-la proprietà intellettuale per i contributi originali e le inven-zioni, regole di salvaguardia chiare che ci permetterebbero

di rimanere allineati al resto della compagine europea», ri-corda il pre-sidente Di Renzo.

S i c u r a -mente da va-lutare, nelle forme attua-tive, sono le parti riguar-danti i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro,

che dovrebbero munirsi di un apposito sportello per il lavoro autonomo al fi ne di fornire le informazioni connesse al mer-cato di riferimento e alle pos-sibilità di commesse, appalti pubblici offerte di credito e agevolazioni pubbliche.

«Dispiace che siano quasi nulli i riferimenti alle opzioni di associazionismo tra lavora-tori autonomi. Provvedimento che avrebbe permesso sicura-mente un maggiore peso del-la categoria sul mercato del lavoro; deprechiamo anche la persistenza di una certa ambi-guità nella defi nizione contrat-tuale del lavoro autonomo, ove le collaborazioni coordinate e continuative sembrano tutto fuorché superate», conclude il presidente Di Renzo.

Orazio Di Renzo

Pagina a cura di Cnai - Coordinamento nazionale associazioni imprenditori

Sede Nazionale Viale Abruzzo 225 - 66013 - CHIETITel. 0871.540093 - Fax 0871.571538

Web: www.cnai.it E-mail: [email protected]

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Il ddl sugli autono-mi si propone come «Collegato Lavoro»

alla legge di Stabilità dell’anno in corso, per completarne la

riforma delle tipologie contrattuali del dlgs

n. 81/2015: si fa rien-trare dalla fi nestra ciò che era stato cancel-lato con tanta enfasi

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38 Martedì 1 Marzo 2016

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ScuolaAzienda

IL GIORNALE DEI PROFESSIONISTI DELL’ISTRUZIONE

Tra il 25 marzo e il 14 aprile le domande per la mobilità nella provincia di appartenenza

Trasferimenti, motori accesiTutte le novità allo studio dei tecnici del ministero

DI CARLO FORTE

Le domande di trasferi-mento dei docenti, che hanno titolo a muoversi all’interno della propria

provincia, potranno essere presentate dal 25 marzo al 14 aprile.

Sono questi i termini ipo-tizzati dai tecnici del mini-stero dell’istruzione, in vista dell’emanazione dell’ordinanza applicativa del contratto sulla mobilità siglato il 10 febbraio scorso.

Il testo negoziale è al vaglio degli organi di controllo, ma l’ordinanza, come da pras-si, sarà pubblicato senza at-tendere l’esito della verifica. Altrimenti non si farebbe in tempo a garantire la presenza dei docenti in cattedra al primo settembre prossimo.

In ogni caso, il provvedimen-to non potrà essere emanato prima del 15 marzo. Gli esiti dei trasferimenti della fase provinciale saranno pubblica-ti il 20 giugno. Le domande di mobilità interprovinciale, inve-ce, potranno essere presentate solo nel mese di maggio.

I termini del 25 marzo e del 14 aprile interessano gli assunti entro l’anno scolastico 2014/2015.

Compresi i docenti di soste-gno delle superiori, titolari sul-la cosiddetta Dos (dotazione or-ganica del sostegno) i docenti in sovrannumero o in esubero e i trasferiti d’uffi cio negli ultimi 8 anni, che abbiano conservato il diritto a rientrare nella sede di ex titolarità con precedenza.

Idem per i docenti assunti a tempo indeterminato nel 2015/2016 nella fase «0» e nella fase «A». Che a differenza dei loro colleghi assunti nelle fasi «B» e «C», otterranno la sede defi nitiva nell’ambito dei mo-vimenti della fase provinciale e ne assumeranno la titolarità.

I posti e le cattedre dispo-nibili saranno individuati non solo nell’ambito dell’organico di diritto, ma anche sull’organico del potenziamento, limitata-mente ai posti e alle cattedre provvisoriamente coperti da neoassunti nelle fasi «B» e «C» tratti dalle graduatorie a esau-rimento.

I docenti assunti nelle fasi «B» e «C», se tratti dalle gra-duatorie di merito del concorso ordinario, parteciperanno alla fase provinciale dei movimenti

in subordine rispetto ai colle-ghi già in ruolo nel 2014/2015 e agli insegnanti neoassunti in fase «0» e in fase «A».

E presenteranno le domande successivamen-te, in periodo che sarà individuato dall’amministra-zione nel mese di maggio.

A differenza di questi ultimi, però, non otter-ranno una sede di titolarità, ma solo l’inclusione in uno degli am-biti della provin-cia dove prestano attualmente ser-vizio, con relativo assoggettamento al sistema della chiamata diretta dei dirigenti scolastici. Che sceglieranno i docenti degli ambiti proponen-do loro un contratto di durata triennale.

Per contro, i docenti neoim-messi in ruolo nelle fasi «B» e «C», tratti dalle graduatorie

a esaurimento, non potranno partecipare in alcun modo alla fase provinciale. Per questi insegnanti, l’amministrazione intende predisporre moduli

di domanda che prevedano la possibilità di indicare 100 am-biti e 100 province. L’ambito di definitiva destinazione sarà loro assegnato scorrendo una specie di graduatoria nazionale in cui concorreranno con il loro punteggio.

Per la mobilità interpro-vinciale i termini ipotizzati dall’amministrazione per la presentazione delle domande, sono stati approssimativamen-

te individuati in un periodo com-preso nel mese di maggio. La pubblicazione dei movimenti è invece prevista per l’11 luglio in riferimento alla scuola dell’in-fanzia e alla scuola prima-ria; il 20 luglio per la seconda-ria di I grado e il 30 luglio per la secondaria di II grado.

In questa ul-teriore fase potranno presenta-re la domanda anche i docenti assunti entro il 2014/2015 in-teressati a cambiare provincia. Costoro manterranno il diritto ad acquisire la titolarità della sede solo qualora dovessero essere soddisfatti in una delle

sedi di preferenza comprese nell’ambito indicato per pri-mo nella domanda. Se indi-cheranno anche altri ambiti e la domanda dovesse essere accolta in riferimento ad uno degli ulteriori ambiti, eventual-mente indicati dopo il primo, perderanno definitivamente il diritto alla titolarità della sede, andranno a fi nire nell’ul-teriore ambito di accoglimen-to e saranno assoggettati alla chiamata diretta dei dirigenti scolastici.

Anche i docenti neoim-messi in ruolo nella fasi «0» e «A» e nelle fasi «B» e «C» (se tratti dalle graduatorie dei con-corsi ordinari) avranno diritto a partecipare alla mobilità in-terprovinciale.

Ma non avranno titolo a chiedere sedi scolastiche di preferenza. E dunque, dovran-no presentare la domanda facendo riferimento ai soli am-biti. L’effetto dell’accoglimento sarà l’assoggettamento al siste-ma della chiamata diretta dei dirigenti scolastici.

© Riproduzione riservata

DI ANTIMO DI GERONIMO

Le procedure di aggiornamen-to delle graduatorie a esau-rimento si svolgeranno nel 2019. Idem per le graduatorie

di istituto di I fascia. Non così, invece, per le graduatorie di istituto di II e III fascia, che cesseranno i loro effetti al 31 agosto 2017 e saranno sostituite dalle nuove dal 1° settembre 2017.

Lo prevede un emendamento al decreto milleproroghe, approvato dal Senato in via defi nitiva il 24 febbra-io scorso. L’emendamento aggiunge il comma 10-bis, all’articolo 1, del dise-gno di legge 2237, che prolunga di due anni il termine di validità delle attuali graduatorie a esaurimento (fi no al 31 agosto 2019).

La ratio del provvedimento è quella di «cristallizzare» gli elenchi in vista dell’attuazione della legge 107/2015. In particolare per quanto riguarda l’espletamento dei concorsi.

La riforma Renzi, infatti, prevede che il reclutamento dei docenti debba continuare ad avvenire secondo il cri-terio duale stabilito dalle legge 124/99: il 50% dei posti agli aventi titolo trat-ti dalle graduatorie dei concorsi e il restante 50% agli aspiranti docenti utilmente collocati nelle graduatorie a esaurimento.

Tale criterio, peraltro, è stato salva-to in extremis in sede di discussione parlamentare. Perché, inizialmente, l’intenzione del governo era quella di cancellare le graduatorie con un colpo di spugna. Stando alle informazioni contenute nel dossier predisposto dal centro studi del senato: «La previsio-ne sembrerebbe fi nalizzata a facilitare la pianifi cazione dei posti da bandire nel concorso previsto dalla l. 107/2015» si legge nel documento «le cui assun-zioni dovrebbero avvenire negli anni scolastici 2016/2017, 2017/2018, 2018/2019».

La proroga delle validità delle gra-duatorie permanenti estende a 5 anni la validità degli elenchi attuali. In ciò precludendo ai docenti attualmente inclusi in tali elenchi la possibilità di far valere subito i punteggi maturati nel periodo di vigenza delle gradua-torie e impedendo loro di trasferirsi in province con maggiori possibilità di assunzione.

Il prolungamento del periodo di va-lidità delle graduatorie a esaurimento avrà effetti diretti anche sulla prima fascia delle graduatorie di istituto. In tale fascia vengono inclusi gli aspiranti docenti, già inclusi nelle graduatorie a esaurimento, che chiedano di concorre-re anche per le supplenze che vengono conferite dai dirigenti scolastici.

L’inclusione nella prima fascia com-porta la traslazione nelle graduatorie di istituto del punteggio attribuito agli aspiranti in sede di valutazione delle domande di aggiornamento nelle gra-duatorie a esaurimento. E dunque, il mancato aggiornamento comporterà la cristallizzazione delle posizioni dei docenti precari interessati anche negli elenchi di I fascia attualmente in vigore nelle istituzioni scolastiche. Il tutto per lo stesso periodo di vigenza delle gra-duatorie a esaurimento, il cui termine di scadenza, ordinariamente previsto per il 31 agosto 2017, adesso slitterà di due anni, al 31 agosto 2019.

La proroga non vale, invece, per le graduatorie di istituto di II e III fa-scia: gli elenchi dove vengono collocati, rispettivamente, gli aspiranti docenti abilitati, ma non inclusi nelle gradua-torie a esaurimento e i precari non abilitati che vantino solo il possesso del titolo di accesso al posto o alla clas-se di concorso. Pertanto, il termine di validità delle graduatorie di istituto di II e III fascia scadrà alla data or-dinariamente prevista: il 31 agosto 2017. Conseguentemente, le domande per l’aggiornamento di questi elenchi dovranno essere presentate nel 2017, entro il termine che sarà reso noto dall’amministrazione scolastica.

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Il milleproroghe proroga di due anni le graduatorie

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39Martedì 1 Marzo 2016Martedì A Z I E N DA S C U O L APubblicato in Gazzetta il regolamento e i tre bandi di concorso per 63.712 docenti

Concorsi, domande entro marzoLe istanze di partecipazione con i titoli vanno inviate via web

DI CARLO FORTE

Gli aspiranti docenti che intendono parte-cipare ai concorsi a cattedra hanno tem-

po fi no alle ore 14:00 del 30 marzo prossimo per presenta-re la domanda.

Il termine è stato reso noto dal ministero dell’istruzio-ne, dopo la pubblicazione in Gazzetta Uffi ciale del nuovo regolamento sulle classi di concorso (avvenuta il 22 feb-braio scorso) sul sito web isti-tuzionale del dicastero di viale Trastevere (www.istruzione.it) insieme al testo di 3 b a n d i d i concorso, al numero dei posti e al de-creto recante la tabella di valutazione dei titoli. Le istanze do-vranno esse-re presenta-te via web.

Gli aspi-ranti docenti, per parteci-pare a cia-scuna delle tre procedu-re concorsuali (scuola dell’in-fanzia e primaria, sostegno, scuola secondaria), dovranno presentare la domanda obbli-gatoriamente via web.

Le istanze presentate con modalità diversa da quella indicata non saranno pre-se in considerazione. Nella domanda l’aspirante dovrà specificare la regione e gli insegnamenti richiesti; i ti-toli di accesso (abilitazione e, nel caso del sostegno, anche il titolo di specializzazione); gli altri titoli valutabili in aggiunta al titolo di accesso; i titoli di preferenza, di riser-va ed eventuali altre dichia-razioni.

I posti messi a concorso sono complessivamente 63.712 po-sti e saranno assegnati nel corso del triennio 2016/2018. Al concorso potranno parte-cipare gli aspiranti docenti in possesso dell’abilitazione all’insegnamento entro la data di scadenza prevista nel relativo bando. L’accesso alla selezione è precluso ai docen-ti di ruolo.

I posti messi a concorso

I posti per la scuola dell’in-fanzia sono 6.933 e per la scuola primaria 17.299. Per la scuola secondaria sono 15.638 per il primo grado e 17.231 per il secondo grado.

A questi si aggiungono 506 posti per la nuova clas-se di concorso A023 relativa all’insegnamento dell’italia-no come seconda lingua. Per il sostegno i posti sono 6.101:

304 per l’in-fanzia, 3.799 per la prima-ria, 975 per la secondaria di I grado e 1.023 per il II grado.

Le assun-zioni saran-no effettuate nel triennio 2016/2018.

La domanda

L’istanza va presentata necessariamente via web collegandosi al sito web del ministero dell’istru-zione. La procedura è dispo-nibile dalle ore 8:00 di ieri, 29 febbraio, e sarà attiva fi ne alle

14:00 del 20 marzo prossimo. Ogni candidato potrà pre-

sentare la domanda in una sola regione. I candidati che hanno i titoli per partecipare alle procedure concorsuali per la scuola secondaria e per il sostegno potranno presenta-re la domanda anche in una regione diversa da quella pre-scelta per il bando della scuola dell’infanzia e primaria e vi-ceversa.

Le prove d’esame per l’infanzia e la primaria

L’esame prevede il supera-mento di una prova scritta computerizzata e di una prova orale. Non è prevista alcuna prova preselettiva. La prova

scritta avrà una durata di 150 minuti e sarà composta da otto quesiti di cui sei a rispo-sta aperta e due, nella lingua straniera scelta dal candidato, a risposta chiusa.

Per la scuola primaria que-sta lingua sarà obbligatoria-mente l’inglese. Per la scuola dell’infanzia invece sarà la lingua che il candidato avrà scelto al momento della pre-sentazione della domanda tra francese, inglese, spagnolo e tedesco.

La prova orale avrà una du-rata di 45 minuti e vi avranno accesso i candidati che avran-no superato la prova scritta.

Sarà costituita da una lezio-ne simulata e da un colloquio con la commissione d’esame.

Le prove d’esame per la secondaria

L’esame prevede il supe-ramento di una o più prove scritte computerizzate, di una eventuale prova pratica anche a carattere laboratoriale e di una prova orale. Non è previ-sta alcuna prova preselettiva. Le prove scritte, diverse per ciascuna classe di concorso o ambito disciplinare, dureran-no 150 minuti e saranno com-poste da otto quesiti di cui sei a risposta aperta e due, nella lingua straniera scelta dal candidato, a risposta chiusa.

Per le classi di concorso di lingua straniera la prova scritta dovrà essere svolta interamente nella relativa lingua.

La prova pratica anche a carattere laboratoriale ver-terà sugli stessi programmi della classe di concorso a cui si riferisce. La durata, il programma e i contenuti generali sono indicati, per ciascuna classe di concorso, nell’allegato A del decreto 95/2016 95 (prove d’esame). La prova orale consisterà in una lezione simulata e in un colloquio con la commissione d’esame, La durata prevista è di 45 minuti e vi accederanno i candidati che avranno supe-rato le prove scritte.

Le prove d’esame per il sostegno

Anche per il sostegno l’esa-me prevede il superamento di una prova scritta com-puterizzata e di una prova orale. Non è prevista alcuna prova preselettiva. La prova scritta, sempre della durata di 150 minuti, sarà compo-sta da otto quesiti di cui sei a risposta aperta e due, nella lingua straniera scelta dal candidato, a risposta chiusa. La prova orale consisterà in una lezione simulata e un colloquio con la commissione d’esame, La durata prevista è di 45 minuti e vi accederanno i candidati che avranno supe-rato la prova scritta.

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DI ANTIMO DI GERONIMO

Le domande per l’inclusione nelle commissioni degli esami di stato dovranno essere presentate via web entro il 26 marzo prossimo.

Per i docenti, la presentazione è fina-lizzata all’assunzione della funzione di commissario esterno ed è obbligatoria qualora non siano stati individuati quali commissari interni o referenti del plico telematico. I dirigenti scolastici, invece, sono tenuti a presentarla in vista della designazione a presidente di commis-sione.

Per altre categorie di personale, la pre-sentazione della domanda è facoltativa. L’obbligo vale sia per i docenti di ruolo che per i precari, a patto che si trovino in particolari condizioni. I docenti di ruolo sono tenuti alla presentazione della do-manda se insegnano discipline rientranti nei programmi di insegnamento dell’ul-timo anno dei corsi di studio. Oppure, anche se non insegnano tali discipline, siano docenti di materie che rientrano nelle classi di concorso afferenti alle di-scipline assegnate ai commissari ester-ni. Oppure, ancora, se risultino compresi in graduatorie di merito per dirigente scolastico o abbiano svolto per almeno un anno nell’ultimo triennio, incluso l’anno in corso, le funzioni di dirigente

scolastico incaricato o di collaboratore nelle scuole statali di istruzione secon-daria di secondo grado.

Per i docenti a tempo determinato su supplenza annuale (fino al 31 agosto) o fino al termine delle attività didat-tiche (fino al 30 giugno) l’obbligo vale se insegnano discipline rientranti nei programmi di insegnamento dell’ul-timo anno dei corsi di studio. Oppure se insegnano materie riconducibili alle classi di concorso afferenti alle discipli-ne assegnate ai commissari esterni. Ciò a patto che risultino in possesso della specifica abilitazione all’insegnamento o di idoneità o di titolo di studio valido per l’ammissione ai concorsi per l’acces-so ai ruoli.

I docenti non obbligati alla presenta-zione della domanda hanno comunque facoltà di presentarla. Sempre che si tro-vino nelle condizioni espressamente pre-viste dal punto 2.c.b. della circolare del 23 febbraio scorso. Quanto all’incarico di presidente di commissione, esso sarà attribuito in via prioritaria ai dirigenti scolastici in servizio, che sono obbligati a presentare la relativa domanda. Sui po-sti che rimarranno scoperti saranno at-tribuiti ulteriori incarichi a docenti uni-versitari, dirigenti in pensione e docenti in possesso di particolari requisiti.

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LE ISTANZE PER CHI NON FA IL COMMISSARIO INTERNO ENTRO IL 26/3

Esami di Stato 2016, si parte

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L

I posti per la scuola dell’infanzia sono

6.933 e per la scuola primaria 17.299. Per la scuola secondaria sono 15.638 per il

primo grado e 17.231 per il secondo grado. A questi si aggiungono 506 posti per la nuova

classe di concorso A023 relativa all’inse-gnamento dell’italiano come seconda lingua

Le prove d’esame

Ogni candidato potrà presentare via web la domanda in una sola regione. I candida-ti che hanno i titoli per partecipare alle

procedure concorsuali per la scuola secon-

daria e per il sostegno potranno presentare la domanda anche in una regione diversa

da quella prescelta per il bando della scuola dell’infanzia e prima-

ria e viceversa

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40 Martedì 1 Marzo 2016 A Z I E N DA S C U O L AÈ quanto ha riconosciuto la Corte d’appello di L’Aquila in una recente sentenza

Ferie pagate anche ai precariI giorni maturati e non goduti vanno monetizzati

DI FRANCESCA DE NARDI

I precari hanno diritto al pagamento delle ferie. Questo è quanto ha ri-conosciuto la Corte di

Appello di L’Aquila con la sentenza n. 142 dell’11 feb-braio 2016 confermando un indirizzo giurisprudenziale già espresso dai Tribunali di Firenze e Torino.

Nel caso in esame un in-segnante aveva fatto ricorso nei confronti del Miur vol-to ad ottenere il compenso per le ferie maturate e non godute nell’anno scolastico 2012-2013, quando era as-sunta come docente a tempo determinato.

A seguito della sentenza di primo grado che aveva respinto il ricorso, l’inse-gnante aveva appellato la decisione lamentando la violazione dell’art. 1 comma 56 l. n. 228/2012 in relazio-ne agli artt. 13 comma 5 e 19 Ccnl Comparto Scuola, con riferimento alla spet-tanza del compenso per le ferie maturate e non godute nell’anno scolastico 2012-2013 .

La Corte d’appello acco-glie il ricorso. Non pare corretta, infatti, l’interpre-tazione del Miur secondo

la quale la normati-va dettata dal D.L. n. 95/2012 convertito con modificazioni dalla leg-ge. 7 agosto 2012, n. 135 (c..d.«spending review»), escludendo il diritto alla monetizzazione delle fe-rie, avrebbe determina-to l’azzeramento delle ferie residue al 31 di-cembre 2012.

Secondo il Collegio, nonostante il sopra ci-tato decreto all’art.5, comma 8 abbia escluso la monetizzazione delle ferie per i dipendenti pubblici con contratto a tempo determinato, sta-bilendo che le medesime devono essere fruite se-condo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti (e comunque dunque entro il termine di scadenza del con-tratto), per quanto riguarda il comparto scuola, la legge n. 228/2012 ha chiarito – all’art. 1, comma 56 - che le clausole contrattuali con-trastanti con le disposizioni introdotte in materia di cui sopra, saranno disapplicate dal 1° settembre 2013.

Non solo. Il Ccnl del com-parto scuola all’art.19, sta-bilisce: «La fruizione delle ferie nei periodi di sospen-

sione delle lezioni non e’ obbligatoria. Pertanto, per il personale docente a tem-po determinato che, duran-te il rapporto di pubblico impiego non abbia chiesto di fruire delle ferie duran-te i periodi di sospensione delle lezioni, si dà luogo al pagamento sostitutivo delle stesse al momento della ces-sazione del rapporto».

Infine, l’art. 13, comma 15, del Ccnl di comparto prevede espressamente che: «All’atto della cessazio-ne del rapporto, qualora le

ferie spettanti a tale data, non siano state fruite, si procede al pagamento sosti-tutivo delle stesse, sia per il personale a tempo determi-nato che indeterminato».

Alla luce di queste consi-derazioni e di questo quadro normativo non vi è dubbio che comunque, fino alla data del 1 settembre 2013, al docente a tempo deter-minato che non abbia usu-fruito delle ferie durante i periodi di sospensione del-le attività didattiche, come l’appellante, continui ad

applicarsi la norma-tiva contrattuale che consente il pagamento delle ferie non godute.

È palese che il dif-ferimento dell’entrata in vigore delle dispo-sizioni della spending review in materia di monetizzazione delle ferie del personale do-cente dal 1° gennaio 2013 al 1° settembre 2013 trova la propria ratio nella particolari-tà del settore con l’an-no scolastico che inizia il 1° settembre.

Per questi motivi la Corte accoglie la domanda presentata dalla docente e con-

danna il Miur al pagamento in favore dell’insegnante del compenso sostitutivo delle ferie maturate e non godute per l’anno scolastico 2012 – 2013, con gli interessi.

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DI GIUSEPPE MANTICA

Il reato di interruzione di pub-blico servizio incombe sugli alunni che occupano la scuola anche per breve tempo.

Di questo avviso è la quarta sezio-ne penale della Corte di Cassazione che ha confermato la condanna di uno studente per aver bloccato le porte dell’edifi cio rendendo impos-sibile l’accesso all’istituto ed il re-golare svolgimento delle prime due ore di lezione.

La sentenza assunta il giorno 16.10.2015, è stata pubblicata il 23 febbraio scorso con il n. 7084/16, ed ha confermato le decisioni dei primi giudici.

Il fatto

La condanna è stata estesa an-che al reato di violenza privata avendo il ragazzo, che in realtà era spalleggiato da altri compagni non identificati, o quanto meno non denunciati, impedito l’ingresso del personale scolastico e ad altri studenti, a meno che non avessero aderito all’azione di protesta.

I fatti risalgono all’epoca della riforma Gelmini che aveva intro-dotto una serie di tagli alla scuola ed esasperati animi di docenti e discenti: nella sola città di Mestre,

luogo dell’accaduto, le scuole occu-pate erano state undici.

Non è invasione di edificio

Sul tema dell’occupazione, fe-nomeno invero più frequente nel secolo scorso, la giurisprudenza ha dissolto un dubbio, da tempo presente, sul reato di invasione di edificio (art. 633 del codice pena-le), negandone la configurazione con la sentenza della Cassazione n. 1044/2000, perché tale norma ha lo scopo di punire l’arbitraria invasione di edifici, con il fine di impossessarsene e trarne profitto, e non qualsiasi occupazione ille-gittima.

L’edificio scolastico, pur appar-tenendo allo stato, non costituisce una realtà estranea agli studenti, che sono soggetti attivi della co-munità scolastica e senza che sia rigidamente limitato il diritto di accesso nelle sole ore in cui è pre-vista l’attività scolastica in senso stretto; in altre parole, gli alunni che occupano la scuola di propria appartenenza, non invadono un bene altrui.

Molto più tollerata è, ad esem-pio, un’altra forma di contesta-zione quale l ’autogestione se programmata e comunicata alla dirigenza.

Interruzione di pubblico servizio

I giudici di piazza Cavour con-fermano adesso l’orientamento di ravvedere nell’occupazione della scuola, ancorché per poche ore, l’interruzione di pubblico servizio, prevista e punita dall’art. 340 del codice penale.

Sono casi nei quali è resa inese-guibile una prestazione dello Sta-to e viene, di fatto, impedito agli utenti non manifestanti di svolge-re le consuete attività di studio, comportando ciò un’ingiustificata compressione dei loro diritti.

Testualmente la Corte rimar-ca che l’occupazione dell’edificio «rappresenta un dippiù rispetto all’impedimento o al disturbo del normale svolgimento delle elezio-ni», e che lo studente ed i suoi com-pagni erano ben in grado di com-prendere il carattere antisociale del loro comportamento, proprio nel momento in cui lo ponevano in atto.

Rilievi costituzionali

Nella sentenza, infine, emergono due interessanti rilievi di ordine costituzionale: la portata del di-ritto di associazione di cui all’art. 18 ed il diritto di sciopero dell’art. 40.

La difesa aveva sostenuto la

prevalenza del diritto di associa-zione libera per fini che non siano vietati, ed in questo caso la prote-sta contro la riforma della scuola è difatti argomento lecito. In tal senso avrebbe operato la scrimi-nante (una sorta di causa di giu-stificazione) per gli studenti che credevano di esercitare un diritto; tuttavia i giudici non hanno così condiviso nella considerazione che cessa di essere legittimo qualsiasi atteggiamento che travalica nel-la consapevolezza della lesione di altri interessi costituzionalmente garantiti, quale quello dell’istru-zione e della scuola aperta a tutti (art. 34 nei rapporti etico-socia-li).

Significativo è poi il cenno allo sciopero, invero posto in sentenza tra virgolette, emblematiche di ac-cezione inappropriata. Tale diritto, osserva la sentenza, è, comunque, riconducibile con difficoltà tra le situazioni soggettive ravvisate in capo ad uno studente: infatti, la Costituzione lo istituisce nel titolo dedicato ai rapporti economici, tra le norme dedicate ai lavoratori; al-cuna norma, peraltro, lo assegna agli studenti i cui «scioperi» ge-neralmente vanno meglio definiti come manifestazioni, o astensioni di protesta.

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LO HA AFFERMATO UNA RECENTE SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE

Guai seri in vista per gli studenti che occupano la scuola Confermata condanna per interruzione di pubblico servizio

Il testo della sentenza della Corte d’appello di L’Aquila sul sito www.italia-oggi.it/documenti

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41Martedì 1 Marzo 2016Martedì A Z I E N DA S C U O L AIl docente può essere esonerato dal servizio per partecipare a corsi di formazione e congressi

Sì all’esonero per i convegniCi si può assentare 5 giorni per ogni anno scolastico

DI FRANCO BASTIANINI

Il docente che partecipa come discente o in veste di formatore a iniziative di formazione o a congres-

si e convegni promossi da sog-getti accreditati o qualificati ha diritto, seppure nei limiti previsti dalla normativa vi-gente sia ad essere esonerato dal servizio - compatibilmente con le esigen-ze di servizio e, per quan-to possibile, nel rispetto dell’esigenza di continuità dell’insegna-mento - per un massimo d i c i n q u e g iorni per ogni anno s c o l a s t i c o , che a fruire di un’artico-lazione flessi-bile dell’ora-rio di servizio (art. 453 del decreto legislativo 297/1994; art. 11 della legge 448/1998, art. 2, comma 5, del decreto ministeriale 177/2000; art. 4, comma 6, della direttiva mi-nisteriale n. 90 del 1 dicem-bre 2003 e art. 64 del Ccnl del comparto scuola sottoscritto il 29/11/2007).

Precisazioni e chiari-menti in tema sono contenuti

in una recente nota della di-rezione generale per il perso-nale scolastico del ministero dell’istruzione, la numero 3096 del 2 febbraio 2016, avente per oggetto appunto «indicazioni relative ai con-vegni con diritto di esonero».

La conoscenza della nota si raccomanda per tre ordini di considerazioni: il primo perché riassume con

chiarezza le norme in vi-gore, citate in premessa, concernenti la parteci-pazione del p e r s o n a l e della scuola a convegni ed iniziative di formazio-ne promos-si da enti quali f icati e/o accredi-tati presso il ministero

dell’istruzione; il secondo perché definisce le condi-zioni perché il personale della scuola che partecipi a convegni o congressi possa fruire dell’esonero dal servi-zio; il terzo perché introdu-ce alcune sostanziali novità alla normativa vigente per quanto attiene soprattutto agli enti e alle associazioni accreditati a organizzare

convegni e congressi.Tanto le precisazio-

ni quanto i chiarimenti, unitamente ad alcune novi-tà, hanno comunque lo sco-po dichiarato di consentire un’ulteriore possibilità di arricchimento e di crescita professionale per il personale scolastico.

Per tale scopo la novità che potrà in un futuro pros-simo incidere maggiormente è quella di avere equipara-to, ai fi ni della concessione dell’esonero dagli obblighi di servizio, la partecipazio-ne ai convegni o ai congressi a quella delle iniziativi di formazione purché, gli uni

e le altre, siano organizzati sia dagli enti di formazione accreditati dalla predetta direzione generale del mini-stero dell’istruzione e il cui elenco aggiornato è consulta-bile all’indirizzo web: http://archivio.pubblica.istruzione.it/dg_ pers_ scolastico/enti_ accreditati.shtml, che dalle università e dalle istituzioni accademiche nonché dagli enti di ricerca promossi e riconosciuta dal ministero dell’istruzione.

La nota precisa infatti che i convegni e i momen-ti di formazione promossi dalle suddette categorie di enti non necessitano, ai fi ni

dell’esonero dal servizio, di ulteriori autorizzazioni da parte dell’amministrazione scolastica: i dirigenti scola-stici dovranno avere cura unicamente di verifi care la presenza del soggetto pro-motore nei predetti elenchi.

Rientrano comunque nel diritto di esonero la parte-cipazione a iniziative pa-trocinate dalla singola isti-tuzione scolastica, per il solo personale della medesima, oppure dal competente uffi -cio scolastico regionale a dal ministero dell’istruzione.

Esonero per altre iniziative

Previa specifica autoriz-zazione da parte degli uffi ci scolastici regionali, per le iniziative locali, e da parte della direzione generale per quelle di rilevanza nazionale, l’esonero può essere conces-so anche per singole e spe-cifi che iniziative promosse da istituzioni pubbliche, as-sociazioni particolarmente rappresentative all’interno del mondo scolastico o che coinvolgano un numero pre-ponderante di partecipanti del settore scuole o infine da enti di formazione ac-creditati dalle regioni o da realtà riconosciute dal Coni per quanto riguarda l’area motoria e sportiva.

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DI NICOLA MONDELLI

Tra il personale docente ed Ata in servizio con con-tratto a tempo indeter-minato continua a fare

proseliti l’istituto del part-time, quell’istituto che permette di tra-sformare la prestazione lavorativa da tempo pieno a tempo parziale, indipendentemente dall’anzianità anagrafica e/o contributiva posse-duta.

L’istituto del part-time è di-sciplinato dagli articoli 39 e 58 del contratto scuola 2006/2009, dalle ordinanze ministeriali n. 446/1997 e n. 55/1998, oltre che da alcune leggi l’ultima delle quali è la n. 183/2010. Con quest’ultima legge è stato eliminato ogni au-tomatismo nella trasformazione del rapporto, che attualmente è subordinato alla valutazione di-screzionale dell’amministrazione scolastica e sono stati ridefiniti i titoli di precedenza in favore del personale il cui coniuge, figlio o genitore sia affetto da patologie oncologiche oppure nel cui ambito familiare sia presente un sogget-to convivente totalmente inabile o convivano figli di età non supe-riore a 13 anni.

Nell’anno scolastico in corso sono alcune decina di migliaia i

docenti e il personale educativo, amministrativo (ad eccezione dei direttori dei servizi generali e am-ministrativi ai quali è vietato ac-cedere), tecnico ed ausiliario che prestano servizio a tempo parziale, ivi compreso un migliaia di docen-ti e un centinaio di personale Ata che ha chiesto ed ottenuto la tra-sformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale congiuntamente al trattamento pensionistico di anzianità.

Le ragioni di una sceltaNella decisione di chiedere la

trasformazione temporanea (di norma per un periodo compreso tra due e cinque anni) del rap-porto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, si ha ragione di ritenere che, soprattutto tra il personale femminile, prevalgano motivi meramente di natura fami-liare quali l’assistenza ai figli in tenera età o ai familiari anziani o disabili.

A incentivare il ricorso all’isti-tuto contribuisce certamente an-che una serie di agevolazioni qua-li: la conservazione della sede di titolarità per tutto il periodo della prestazione a orario ridotto, senza che ciò interrompa o ritardi il pas-saggio alla posizione stipendiale successiva o l’accesso, in deroga alle norme generali, ai compensi

accessori per le attività aggiunti-ve di insegnamento.

Termini e modalità della do-manda.

Tanto per il personale che già fruisce dell’istituto, quanto per quello che lo chiede per la prima volta, deve fare attenzione alla data del prossimo 15 marzo.

È questa l’ultima data utile per presentare o la domanda la tra-sformazione del contratto da tem-po pieno a tempo parziale o quella rientrare in servizio a tempo pieno ovvero entro di modificare l’orario di servizio prestato in regime di part-time.

La domanda, in forma cartacea, deve essere presentata dai docen-ti all’ufficio scolastico territoriale per il tramite del dirigente scola-stico della scuola di servizio; dal personale Ata direttamente al di-rigente scolastico.

Stipula e contenuto del con-tratto di part-time.

La stipula del contratto è di esclusiva competenza del dirigen-te scolastico il quale, nel determi-nare la consistenza oraria della prestazione a orario ridotto e nel fissare i giorni della settimana durante i quale deve essere svol-to il servizio ridotto, deve tenere conto con le esigenze del servizio, delle indicazioni contenute nella

domanda dell’interessato (presta-zione su tutti i giorni lavorativi settimanali:part-time orizzontale; su alcuni giorni settimanali: part-time verticale; sulla combinazione delle due predette modalità: part-time misto).

La durata minima della presta-zione lavorativa ridotta è di nor-ma pari almeno al 50 per cento di quella a tempo pieno. Per il solo personale docente tale limite deve essere osservato compatibilmente con la composizione dell’orario di cattedra ma con la salvaguardia dell’unicità del docente per cia-scun insegnamento e in ciascu-na classe o sezione della scuola dell’infanzia.

Stipendio, pensione e TFSIn regime di part-time la retri-

buzione è corrisposta in proporzio-ne alle ore di servizio o di insegna-mento ed è comprensivo, sempre in proporzione, delle competenze fisse e periodiche, dell’eventuale retribuzione di anzianità, del trat-tamento accessorio e della retri-buzione professionale docente.

Ai fini della maturazione del re-quisito contributivo che consente l’accesso al trattamento pensioni-stico, i periodi di servizio prestati in regime di part-time sono valu-tati come anni a tempo pieno.

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DOMANDA ENTRO IL 15 MARZO PER DOCENTI E ATA, MA L’AMMINISTRAZIONE POTREBBE ANCHE NON ACCOGLIERLA

Al personale scolastico il part-time piace

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Il ministero dell’istruzione ha

equiparato la partecipazione

ai convegni o ai congressi

a quella delle iniziativi

di formazione purchè siano organizzatida enti accreditati dallo stesso Miur

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42 Martedì 1 Marzo 2016 A Z I E N DA S C U O L AAl Summit dell’Education di Siena si discute anche del modello toscano di scuola-lavoro

Alternanza made in TuscanyIl territorio e i beni culturali al centro delle iniziative

DI EMANUELA MICUCCI

Vendemmia delle uve, raccolta delle olive, potatura, coltivazione delle piante in serra e

negli orti. Già al primo anno nell’azienda annessa alla scuo-la. Poi, visite guidate presso le aziende agricole, incontri con tecnici agronomi. Quella all’isti-tuto tecnico agrario Ricasoli di Siena è una delle esperienze che fanno del sistema toscano di alternanza scuola-lavoro un modello, da cui la Buona Scuola può partire per creare una via italiana al sistema duale.

Sarà presentato al primo Summit nazionale dell’Educa-tion in programma dal 10 al 12 marzo a Siena, organizzato da Campus Orienta e Class Edito-ri (che partecipa al capitale di questo giornale). Non è un caso, infatti, che, dopo oltre 200 ore l’anno di alternanza per ciascun alunno, con punte di 400 nelle classi quinte, grazie ai rapporti che il Ricasoli intrattiene con oltre 200 imprese del settore in Toscana e in altre regioni ita-liane, solo il 7% dei suoi diplo-mati non lavori, mentre il 51% è occupato e il 35% prosegue gli studi.

«È possibile parlare di un modello toscano di alternanza scuola-lavoro», riconosce il di-rettore dell’usr Domenico Pe-truzzo, ricordano i molteplici accordi stipulati con Confin-dustria, Polo Museale Toscano, Città metropolitana, università e, a dicembre, con il «Comitato grandi aziende dell’area metro-politana fi orentina». «In partico-lare questa direzione, la regione e Unioncamere hanno redatto delle linee guida regionali per i percorsi di alternanza ben prima di quelle ministeriali del 2013 e del 2015».

Non solo. «Prima del varo del riordino del secondo ciclo, questa direzione nel 2009 ha defi nito un modello per la realizzazione dei percorsi di alternanza con i dirigenti degli uffi ci del consi-glio regionale», che, primo ente pubblico a farlo, «ha accolto in attività di alternanza molti stu-denti fi orentini ed ha dedicato al tema su portale. «Il modello è stato replicato nei rapporti con la giunta regionale e con molte grandi imprese».

Tra queste, il Gruppo Sesa spa di Empoli per un’alternan-za pilota nell’Itc. Il modello prevede, tra l’altro, un monito-raggio in itinere dei percorsi e progetti per la formazione dei tutor scolastici ed aziendali. «Se il percorso è ben struttura-to, gli enti ospitanti, nel tempo, incrementano il numero degli studenti in alternanza». Tanto che lo scorso anno scolastico le scuole che hanno ricevuto i circa 700mila euro di fi nanziamento per questi percorsi sono state 152.

Quest’anno con l’obbligo dell’alternanza a tutti gli stu-

denti delle terze superiori la platea si allargherà a tutti i 169 istituti e i circa 1.270 indirizzi di studio. «Puntiamo a costruire un sistema strutturato tra isti-tuzioni scolastiche e patrimonio museale, in collaborazione con musei, siti storici, archeologici, teatri, istituzioni culturali e scientifi che della provincia di Firenze, Prato e Pistoia, gra-zie al progetto «La vita civile», presentato la scorsa settimana. Via già sperimentata dall’iiss Peano di Firenze con il Teatro della Pergola, «coinvolgendo tut-ta un’intera classe, vero punto di forza del progetto che ha così evitato disparità tra le diverse esperienze degli alunni», spie-ga il Marco Ciacchi, il tutor scolastico.

Tra le maggiori criticità dell’alternanza, infatti, «c’è il tempo della didattica scolasti-ca, la fl essibilità nella gestione della classe», osserva Antonio Capone, direttore Confindu-stria Toscana Sud. «Per noi la diffi coltà non è la mancanza di incentivi per le imprese, ma il modello organizzativo del si-stema nel tessuto produttivo italiano di piccole e medie im-prese». Una proposta è il «nostro progetto Adotta il futuro. Dove è l’azienda che va a scuola e adot-ta una classe assegnandoli un lavoro come fosse uno studio di consulenza». Così, ad esempio, una stamperia ha risolto un

problema di umidità, un liceo scientifico ha archiviato una biblioteca comunale.

«Stiamo pensando a un pro-getto di placement scolastico per le classi quinte sulla ricer-ca del lavoro». Tra le altre cri-ticità dell’alternanza in parte superate, aggiunge Petruzzo, la formazione degli studenti sulla sicurezza sul posto di la-voro grazie all’accordo stipulato anni fa con l’assessorato regio-nale all’istruzione per l’utilizzo della piattaforma Trio per la formazione gratuita on-line.

Mobilitati per l’alternanza gli atenei toscani. All’Universi-tà degli studi di Siena si punta ad aprire agli studenti i labo-ratori e al nuovo Santa Chiara Lab. «Il fablab è un nuovo modo di fare orientamento», spiega il rettore Angelo Riccaboni. «La lezione di anatomia uma-na in aula, ad esempio, si tra-sforma nel prototitpo di una mano artifi ciale realizzato nel fablab». Mentre percorsi di al-ternanza all’interno di alcuni istituti alberghieri hanno dato vita ad attività di impresa gui-da dagli studenti, come al Saffi di Firenze che gestisce un ri-storante. E il modello toscano attira studenti da altre regioni. E’ il caso di 30 ragazzi calabresi dell’Iis La Cava di Bovalino che hanno partecipato al progetto promosso dalla Camera di com-mercio di Grosseto.

DI EMANUELA MICUCCI

A bottega di invenzioni. È quanto sperimentano gli studenti nei fablab nelle scuole. «Laboratori di fabbricazione» digitale, dove al

posto dei cacciaviti e dei trapani, dei tor-ni e delle saldatrici ci sono stampanti 3D, frese e laser cutter, piattaforme di proto-tipazione elettronica Arduino e macchine a controllo numerico. Un’officina 2.0 per artigiani digitali in cui scuola e territorio si incontrano, unendo le competenze di professionisti, artigiani, ma anche di pen-sionati o disoccupati alla creatività degli studenti per dare vita a qualcosa di nuovo. «Si tratta di reinventare in chiave tecno-logica il concetto medievale di maestro di bottega», spiega la preside Vanna Mon-ducci dell’istituto tecnico Alberghetti di Imola, dove da un anno si è messo in piedi un fablab. «Mentre, grazie alla nuove tec-nologie, i nostri ragazzi avranno la possi-bilità di progettare oggetti e lanciare una campagna di fund raising per il sostegno dell’iniziativa». «Il fablab è un ambiente che amplifica la progettualità e la crea-tività», sottolinea Alberto Garniga che dirige il Centro Moda Canossa, istituto di formazione professionale di Trento con un fablab dove si creano vestiti high-tech. «La scuola deve imparare dal mondo reale, interpretare i trend e poi trasformarli in percorsi professionali seri», aggiunge, «qui

gli studenti imparano a trovare soluzioni per problemi reali».

Laboratori aperti al territorio. Come il neonato fablab dell’itis Marconi di Civitavecchia che, «dopo la formazione dei docenti, sarà pienamente operativo dal prossimo anno», annuncia il preside Nicola Guzzone. Nel Triveneto la fon-dazione Nord Est promuove, dal 2014, il progetto «Un fablab in tutte le scuole» con l’obiettivo di «dare impulso all’innovazione nel manufatturiero», spiega Silvia Oliva, la coordinatore. Ad essere coinvolti non sono solo istituti tecnici o professionali, ma anche licei come il classico Foscarini di Venezia e l’artistico Giovanni Sello di Udine. Tra gli ultimi nati della rete il Ro-bolab dell’istituto Sansovino di Treviso si propone come palestra di robotica e pro-totipazione, dove gli studenti sono pronti a realizzare un prototipo per un packing ecologico per bottiglie destinato al settore vitivinicolo. Mentre a Reggio Emilia è la locale Cna a coinvolgere le scuole della provincia nella «creazione di un network di fablab e coworking», ricorda Stefano Pavani, responsabile del progetto. «Un fablab ecosostenibile che costruisce tec-nologie riciclando materiali obsoleti, a basso costo e fatto dai ragazzi» è invece quello dell’istituto comprensivo di Sestu, in Sardegna, illustra la dirigente scola-stica Alessandra Patti. Un vero fablab artigianale, nato dall’esperienza fatta

con le Lim autocostruite. Per sostenersi economicamente, «utilizziamo solo i fondi scolastici e una quota annuale degli stu-denti (50 euro)».

Il primo fablab all’interno di una scuola del Sud è nato all’iti Vittorio Ema-nuele II di Palermo grazie al contributo della fondazione Con il Sud. «Il progetto, che si sviluppa su due livelli, uno di labora-tori o e uno di didattica, coinvolge soggetti pubblici e privati con un bagaglio etero-geneo e multidisciplinare di competenze e mira a combattere la dispersione scola-stica», illustra il responsabile Francesco Belvisi. Il primo fablab in una scuola me-dia e primaria statale di Roma è all’isti-tuto Rosmini. Curato da Roma Makers prevede attività sia in orario scolastico sia due pomeriggi a settimana ed ha anche «l’obiettivo di creare una database open source di attività didattiche di fabbrica-zione digitale per ragazzi under 13», nota Leonardo Zaccone di Roma Makers. In Toscana, invece, la regione promuove la realizzazione di fablab corner nelle scuole con un fi nanziamento di 160 mila auro, a cui si aggiungono 25mila euro cofi nanziati da parte delle scuole coinvolte. «Si parte da una salda base di 35 istituti presenti nella rete di scuole dei Laboratori del Sa-pere Scientifi co, che integrerà la propria attività sviluppando il progetto FabLab corner», sottolinea l’assessore regionale all’istruzione Cristina Grieco.

DA NORD A SUD SI MOLTIPLICANO NELLE SCUOLE LE BOTTEGHE PER I FUTURI ARTIGIANI DIGITALI

Fablab, i laboratori scolastici 2.0Coinvolti non solo istituti tecnici e professionali, ma anche licei classici e artistici

DI MICHELA DEI

Ricordare alcuni anniversari importanti della storia dell’uomo con il concorso «Biennale delle Memorie» pro-mosso da Italiadecide, associazione per la qualità delle po-litiche pubbliche, l’istituto della enciclopedia italiana e il ministero dell’istruzione in occasione della prima Biennale delle Memorie che si terrà a Matera e Martina Franca, dal 5 all’ 8 maggio 2016. Il concorso è destinato a tutti gli studenti e le studentesse delle scuole secondarie di secondo grado per trasmettere alle nuove generazioni che senza la conoscenza del proprio passato, delle proprie radici culturali e storiche non può esserci consapevolezza del futuro. Le classi potranno partecipare inviando lavori individuali, di gruppo o di classe. I temi del concorso traggono spunto dalla ricorrenza di anniversari fondamentali che vanno dalla na-scita di Wolfgang Amadeus Mozart 1756 all’ invenzione della prima stampante in 3D 1986. Il concorso prevede che gli studenti scelgano di lavorare su due anniversari, a loro avviso più significativi, motivandone le ragioni in un testo descrittivo di massimo di 2000 caratteri, spazi inclusi. I ragazzi potranno inoltre individuare un ulteriore ricorrenza annuale non compresa nell’elenco motivandone la scelta. Tutti i lavori dovranno essere inviati entro il 5 marzo 2016 mentre il 31 marzo 2016 sarà pubblicata la graduatoria e la delegazione della classe vincitrice sarà ospite alla Biennale delle Memorie.

Info: http://www.biennalememorie.it

SCUOLA & AUTONOMIA

Anniversari indimenticabiliIl Biennale delle memorie

I progetti possono essere segnalati all’indirizzo: [email protected]

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43Martedì 1 Marzo 2016Martedì A Z I E N DA S C U O L A

L’ESPERTO RISPONDE/Ecco come procedere, al monento, per quelli conseguiti entro il 2002

Diplomi magistrali, docentiin attesa del Consiglio di StatoInserimento nella graduatoria, sui ricorsi dipende dai giudici

Ptof illegittimo se nondeliberato dal collegio

Nel collegio docenti la dirigente scolastica non ha consentito di votare le modi-fi che, richieste dai colleghi, alla bozza del Ptof- redatto da un gruppo ristretto su suo incarico. Ha poi trasmesso la bozza del Ptof al consiglio d’istituto- che lo ha approva-to- senza farlo votare dal col-legio (forse immaginando il voto contrario). La dirigente scolastica ha sostenuto che la legge 107\2015 parla di elaborazione e non di appro-vazione del Ptof da parte del collegio docenti, non preve-dendo, quindi, una votazione dell’organo collegiale dei do-centi. Gli insegnanti hanno sottoscritto un documento di protesta, inviato all’Usr e all’Ust, per la mancata votazione ed elaborazione del Ptof che certifi casse la volontà del collegio.

La procedura adottata per l’approvazione del Ptof è re-golare?

Giulio Lampis

La procedura seguita è ir-regolare. Ai sensi del comma 4 dell’articolo 3 del regola-mento di cui al decreto del presidente della repubblica 8 marzo 1999, n. 275, come mo-difi cato dall’articolo 1, com-ma 14 della legge 107/2015, «Il piano è elaborato dal col-legio dei docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministra-zione defi niti dal dirigente scolastico. Il piano è appro-vato dal consiglio d’istituto». L’elaborazione del piano, dunque, essendo di stretta competenza dell’intero colle-

gio, ai fi ni della validità del testo frutto di tale elabora-zione, deve necessariamente essere formalizzata tramite una delibera del collegio me-desimo. Come è noto, il colle-gio delibera previa votazione a maggioranza assoluta dei voti validamente espressi. In assenza di deliberazione del collegio dei docenti avente per oggetto la proposta di piano triennale dell’offerta formativa, l’eventuale pro-posta altrimenti elaborata è da considerarsi nulla in quanto non espressione del collegio medesimo (si veda l’articolo 21 septies della legge 241/90). Stante la nul-lità della suddetta proposta, risulterà nulla (o comunque annullabile) anche l’even-tuale deliberazione adottata dal consiglio di istituto sulla proposta medesima.

Antimo Di Geronimo

Permessi, motivazione sempre obbligatoria

Salve, sono una docente di scuola primaria con l’incari-co di Rls. La dirigente scola-stica chiede, ogni volta che usufruisco di un permesso per l’espletamento dell’inca-rico (nell’ambito delle 40 ore annue di cui all’art. 50 del dlgs 81/2009) di relazionare dettagliatamente sul tipo di utilizzo in quanto, a suo dire, devo comunque rimanere sul posto di lavoro.

È legittima tale richiesta ed in caso in base a quale normativa?

Lettera firmata

La fruizione delle assenze tipiche (è così che si chiama la facoltà, espressamente pre-

vista dalla legge o dal con-tratto, in capo al lavoratore, di astenersi dalla prestazio-ne in presenza di determina-te circostanze) necessita della cosiddetta motivazione.

Vale a dire, della previa

descrizione del fatto dal qua-le discenda, di volta in vol-ta, l’insorgenza del diritto a fruire del relativo benefi cio. L’obbligo di motivazione si intende osservato, qualora il lavoratore interessato ab-

bia descritto nell’istanza il fatto che abbia dato luogo all’insorgenza del diritto, in riferimento al giorno oppure ai giorni in cui l’interessato medesimo abbia manifestato l’intenzione di assentarsi dal lavoro.

Tale obbligo discende dai principi di correttezza e buo-na fede nell’esecuzione del contratto, cui sono tenute en-trambe le parti in costanza di rapporto (articoli 1175 e 1375 del codice civile). La pretesa di una giustifica-zione (anche sotto forma di dettagliata relazione) al ri-entro in servizio, altrimenti non dovuta, si giustifi ca solo nei casi in cui il lavoratore, all’atto della formalizzazione dell’istanza, abbia omesso di descrivere il fatto ai fi ni della motivazione.

Antimo Di Geronimo© Riproduzione riservata

I quesiti, con nome, cognome e città, non devono superare le 20 righe e vanno inviati all’indirizzo:

[email protected]

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Ptof illegittimo se non gio ai fini della validità del vista dalla legge o dal con- descrizione del fatto dal qua- n

Ho consegui to i l d ip lo -ma magistrale nell’anno 1998. La domanda di in-serimento nella gradua-

tor ia permanente presentatal’anno scorso non è stata accolta.

Il ricorso presentato presso il Tribu-nale di Latina è stato respinto.

Tanto premesso, vorrei sapere: 1) Posso presentare comunque la

domanda di inserimento nella gradua-toria permanente all’Uffi cio scolastico della provincia di residenza (Latina) alla luce della sentenza 388/2015 del Tribunale di Pordenone, come da voi pubblicato?

2) Se sì, in quale data presentarla?

3) Qual è la Gazzetta Uffi ciale alla quale fare riferimento?

Lettera firmata

Allo stato attuale la questione del-la legittimità dell’inserimento tardivo nelle graduatorie a esaurimento dei possessori di diplomi magistrali conse-guito entro l’anno scolastico 2001/2002 è stata deferita all’Adunanza plenaria del Consiglio di stato dalla VI sezione giurisdizionale del medesimo. Quanto l’Adunanza emetterà il suo responso sa-remo in grado di conoscere, in via defi ni-tiva, l’esito di questa annosa questione. Nel frattempo, l’interessato può presen-tare una domanda in formato cartaceo

all’ambito provinciale dell’uffi cio scola-stico regionale territorialmente compe-tente e, successivamente, valutare, con l’ausilio di un buon avvocato, l’oppor-tunità di intentare un’azione legale, im-pugnando il rigetto di tale istanza. Tale procedura può essere effettuata senza rigidi termini, in quanto fi nalizzata a costituire un mero presupposto ai fi ni dell’eventuale esperimento dell’azione giudiziale. Ad oggi, peraltro, la giuri-sprudenza non è concorde sull’esisten-za del diritto all’inserimento tardivo. E dunque, taluni giudici si pronunciano in favore dell’inserimento accogliendo i ricorsi e altri giudici li rigettano.

Carlo Forte

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