60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

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Esperienze internazionali Repubblica Ceca * Testi a cura di: Paola Di Domenico, Roberta Iannone 6 Supervisione Marco Caminiti, Anna Clementino Coordinamento editoriale Alessandro Vaccari

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Prezentarea dinamicii pietei muncii, cu date statistice privind rata ocuparii si somajului, descriere a SPO, a politicilor active si pasive implementate si organizarea sistemului de formare. Se examineaza si raspunsul tarii fata de strategia europeana de ocupare

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Esperienzeinternazionali

RepubblicaCeca*

Testi a cura di:

Paola Di Domenico, Roberta Iannone

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Supervisione

Marco Caminiti, Anna Clementino

Coordinamento editoriale

Alessandro Vaccari

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Indice

Prefazione (L. Battistoni) pag. 7

Introduzione (G. Noè) 9

Capitolo ICarta d’identità della Repubblica Ceca 13

1. Scheda sintetica 132. Profilo storico e politico 14

2.1 Le origini 142.2 Il movimento ussita 162.3 Il dominio austriaco e ungherese 172.4Dall’indipendenza alla guerra 192.5 Il comunismo 202.6La rivoluzione di velluto 23

3. Organizzazione istituzionale dello Stato 253.1 Struttura amministrativa 25

4. Relazioni internazionali 284.1 La Repubblica Ceca nell’Unione europea 29

Capitolo II Verso un’economia di mercato 33

1. Quadro economico-occcupazionale 332. Struttura dell’economia 443. Relazioni economiche internazionali 51

3.1 Import/export 533.2 I partner commerciali 57

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Capitolo IIIMercato del Lavoro 59

1. Popolazione, forza lavoro, occupazione 592.Disoccupazione: andamento e caratteristiche 643. Regole e assetto del mercato del lavoro 69

3.1 Contratti, salari e sistema contributivo 693.2 Organizzazione del sistema formativo 723.3 Mobilità dei lavoratori all’interno del Paese e 75

nell’Unione europea4. Economia sommersa e lavoro nero 77

4.1 Dimensioni e cause del fenomeno 774.2 Iniziative della Commissione europea sull’emersione 79

5. Servizi per l’impiego 84

Capitolo IVPolitiche del lavoro 89

1. La strategia europea per l’occupazione... 892. ...e le misure adottate dal governo ceco 91

2.1 Politiche passive per l’occupazione 932.2 Politiche attive per l’occupazione 94

Capitolo VRapporti bilaterali Italia Repubblica Ceca 97

1. Relazioni politiche ed economiche 972. Import/export 101

2.1 Importazioni di prodotti italiani nella Repubblica Ceca 1012.2 Esportazioni di prodotti Cechi in Italia 101

3. Le migrazioni dall’Est e la regolamentazione europea 1023.1 L’immigrazione nella Repubblica Ceca… 1043.2 …e in Italia 107

Appendice 113

Bibliografia e pagine web consultate 123

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Prefazione

Una delle maggiori sfide che attende il nostro Paese nel pros-simo futuro è assicurare lavoro al maggior numero di persone e favorireil calo della disoccupazione. E’ una sfida che condividiamo sia con i no-stri partner europei che con il resto del mondo. La via per evitare chel’Italia e l’Europa perdano terreno nella competizione globale è quelladell’abbandono dei sostegni al reddito - tipico strumento di politicapassiva - per stimolare invece l’ingresso nel mercato del lavoro attraver-so il connubio di incentivi e strumenti di supporto all’orientamento, au-mentando la capacità di innovazione tramite il sostegno allaformazione, alla ricerca e agli investimenti nella qualità dei processi, deiprodotti e del lavoro.

Questo è uno dei temi cardine de “l’Agenda di Lisbona”, l’am-bizioso programma di riforme economiche approvato nel 2000 aLisbona dai Capi di Stato e di governo di tutti gli Stati membri, conl’obiettivo di fare dell’Unione “la più dinamica e competitiva economiabasata sulla conoscenza” entro il 2010.Vengono toccati tutti i campi della politica economica: innovazione eimprenditorialità, riforma del welfare e inclusione sociale, capitale uma-no e riqualificazione del lavoro, uguali opportunità per le donne, libera-lizzazione dei mercati del lavoro e dei prodotti, sviluppo sostenibile.Anche se tali obiettivi appartengono alla sfera delle decisioni di compe-tenza nazionale, essi sono largamente condivisi a livello comunitario.

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Introduzione

Dal 1° maggio 2004 l’Unione europea ha ridisegnato i suoiconfini allungandosi ad Est e nel bacino del mediterraneo. Con l’ingres-so nell’Unione di Polonia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta,Cipro, Slovenia, Repubblica Ceca e Slovacchia, abbiamo assistito all’al-largamento più consistente della storia dell’Ue, mentre altri Paesi sonogià pronti per la prossima fase di adesione che vedrà il numero dei cit-tadini appartenenti all’Unione superare i 500 milioni.

Le barriere alla libera circolazione dei beni e dei capitali eranogià state rimosse alla fine degli anni Novanta facilitando i flussi di capi-tale e facendo aumentare le importazioni e le esportazioni da e versoquei Paesi, mentre ciò che ancora mancava era la libera circolazione deilavoratori.

Ora, anche per i dieci nuovi Paesi, la mobilità sarà garantitain tutto il territorio della Ue, anche se i “vecchi 15” potranno singo-larmente decidere se aprire immediatamente le porte a tutti i lavora-tori provenienti dai “nuovi dieci”, oppure optare per un periodo ditransizione (fino a un massimo di sette anni), durante il quale proteg-gere il proprio mercato dall’arrivo di manodopera a basso costo.L’ampliamento ad Est rappresenta certamente una grande opportuni-tà, non solo per l’Europa ma anche per l’Italia, che si troverà inseritain un’area di scambi e di attività economiche molto vasta ed avrà co-

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Oramai dunque, dobbiamo essere pronti ad affrontare in modo efficacela mobilità transnazionale dei lavoratori e la delocalizzazione delle im-prese, ed è necessario che il nostro sistema produttivo e il mercato dellavoro si dotino degli strumenti che consentano loro di intercettare leopportunità e raccogliere le sfide che l’allargamento dell’Unione europeada una parte, e lo sviluppo di nuovi mercati - quali la Cina e il SudAmerica - dall’altra, pongono con evidenza alla nostra attenzione.

La collana di Esperienze Internazionali di SPINN – Servizi perl’Impiego Network Nazionale - nasce dunque con lo spirito di essereuno strumento indispensabile per conoscere, non solo i diversi sistemisociali, ma anche le realtà economiche e politiche, con particolare ri-guardo alle politiche per l’occupazione dei differenti Paesi che oggi for-mano l’Unione europea. Questa conoscenza risulterà sempre piùimportante - sia per il Governo Centrale e per il Ministero del Lavoro edelle Politiche Sociali, che per i diversi attori del territorio, quali Regionie Province - per avvicinare e far dialogare i Servizi per l’impiego pubbli-ci e privati, i sistemi di inserimento lavorativo e i servizi alla persona ealle imprese, facilitando così la mobilità dei lavoratori all’interno del-l’Unione.

I primi Paesi oggetto di studio sono i dieci che hanno aderitoall’Ue il recente primo maggio, successivamente verranno trattati in que-sta collana anche i Paesi del bacino del Mediterraneo, per poi navigareverso i Paesi di altri continenti. Un particolare ringraziamento va all’ICE -Istituto per il Commercio Estero – il cui prezioso materiale ci è statomolto utile soprattutto nella parte concernente le relazioni internazionalie l’interscambio commerciale dell’Italia con i Paesi oggetto di studio.

Lea Battistoni

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sì la possibilità di accrescere la propria influenza sulla scena interna-zionale.

Il nostro Paese ha rafforzato negli ultimi anni la propria pre-senza nei Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale (PECO), e l’abolizionedi residuali barriere tariffarie dovrebbe favorire ulteriormente le esporta-zioni del nostro Paese verso tali aree. Per quanto riguarda, invece, l’af-flusso delle merci verso l’Italia (1,5% della produzione industrialeitaliana e 1,6% della domanda interna), l’ingresso dei 10 Paesi dovrebbeavere effetti limitati sull’industria italiana, dal momento che le barrieretariffarie nei confronti del mercato comune sono già quasi completa-mente cadute.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Italia Lavorovogliono contribuire, attraverso questi “quaderni”, a facilitare il compitodi quanti, per diversi motivi, hanno intrapreso o devono intraprendererelazioni di qualunque genere con questi Paesi. Viene infatti offerta allettore una carrellata sulla storia del Paese, che ripercorre le tappe chelo hanno portato agli attuali confini e all’attuale sistema politico istitu-zionale. Segue una panoramica sulle relazioni internazionali e sul pro-cesso di adesione all’Unione.

Viene successivamente analizzato il sistema economico e de-scritta la situazione economica generale e per settori (industria, agricol-tura e terziario), anche alla luce del processo di adesione all’Unioneeuropea e del conseguente allineamento agli standard Ue.

Non poteva poi mancare la parte dedicata al mercato del lavo-ro, con una disamina del fenomeno della disoccupazione ed una pano-ramica sulle politiche attive e passive per l’occupazione nonché sulsistema dei Servizi per l’impiego. L’ultima parte del quaderno tratta lerelazioni del Paese con l’Italia, non solo dal punto di vista commerciale,ma anche politico, includendo una breve analisi dei flussi migratori deilavoratori. In appendice al testo si riporta una serie di riferimenti (web,indirizzi, numeri di telefono) relativi a siti istituzionali, ambasciate, mini-steri ed enti, connessi ai temi trattati.

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Per la realizzazione dei quaderni si è ritenuto di attingere so-prattutto a fonti istituzionali reperite direttamente o via web.

I siti delle agenzie nazionali pubbliche per l’impiego, il sitodell’ILO, dell’ICE, quello della Commissione Europea, della EuropeanTraining Foundation, della Fondazione di Dublino per l’incremento dellecondizioni di lavoro, quello della rete mondiale dei Servizi pubblici perl’impiego, nonché i siti di vari istituti di ricerca, hanno costituito fontiimportanti così come alcune analisi comparative e di benchmarking. Lasuccessiva analisi ed elaborazione delle informazioni ha portato allarealizzazione del contenuto di questo lavoro. Il livello di approfondi-mento del quaderno non intende certo essere esaustivo riguardo agliargomenti trattati, ma è sicuramente un utile riferimento per quanti, fun-zionari o dipendenti pubblici, operatori di vari settori o semplici cittadi-ni, desiderino conoscere meglio questi Paesi che, nonostante sianoparte come l’Italia del cosiddetto “vecchio continente” ed abbiano pezzidi storia comune, restano ancora piuttosto sconosciuti ai più.

Gabriella Noè

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1. Carta d’identità della Repubblica Ceca

1. Scheda Sintetica

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Forma di GovernoRepubblica

Stemma

Bandiera

Superficie78.866 km2

Popolazione10.189.423129 ab./km2

CapitalePraga

MonetaCorona ceca (Czk)

Lingua Ceco – Slovacco

Composizione Etnica81,2% Cechi, 13,2% Moravi, 3,1%Slovacchi, 0,6% Polacchi, 0,5% Te-deschi, 0,4% Silesiani, 0,3% Rom,0,2% Ungheresi, 0,5% altri.

Religione60% Cattolici, 20% Protestanti,3% Ortodossi, 13,4% altre religioni.

Città principaliBrno (373.000 ab.),Ostrava (315.000 ab.),Plzen (164.000 ab.).

Membro di: WTO, UNESCO, OCSE,FMI, ONU, BANCA MONDIALE,BERS, NATO, FAO, UE.

A

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SK

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B

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GB

IRL DK

S

FIN

EST

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SLO

GR

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EP

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USTECKY

PRAHA

KARLOVARSKY

LIBERECKY

JIHOCLSKY

VYSOCINA

JIHOMORAVSKY

OLOMOUCKY

MORAVSKO-SLEZSKY

PLZENSKYSTREDOCENSKY PARDUBICKY

ZLINSKY

KRALOVEHRA-DECKY

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razione culturale fece sì che, per la prima volta nella sua storia, questopopolo avesse un proprio linguaggio scritto.

Le tribù ceche detronizzarono i moravi all’inizio del X secolo.Intorno all’870 la prima dinastia ceca, quella dei Premyslid, stabilì unmodesto insediamento, battezzato Prazsky hrad, su una collina nel terri-torio della futura Praga; le ambizioni dei Premyslidi, però, svanirono nel950, quando la Boemia venne conquistata dal sovrano tedesco Ottone Ied entrò a far parte del Sacro Romano Impero. I principi Premyslid – trai quali Václav, o Venceslao, conosciuto come il “re buono” – governaro-no per conto dei tedeschi fino al 1212, quando il Papa concesse alla di-nastia il diritto al trono. Animato da grandi ambizioni di potere,Ottocaro II estese i propri domini oltre la Boemia e la Moravia fino araggiungere le attuali Austria e Slovenia, rivendicando inoltre il titolo diimperatore del Sacro Romano Impero.Rodolfo d’Asburgo, si oppose però a questo disegno e sconfisse Ottoca-ro nella battaglia di Moravské Pole, nei pressi della moderna Durnkrut, inAustria, nel 1278, segnando l’inizio della dominazione asburgica sul po-polo ceco.

I nuovi signori aprirono le porte della Boemia a moltissimi la-voratori tedeschi, che introdussero nuove tecnologie nel campo del-l’agricoltura e dell’artigianato; furono scoperti ricchi giacimenti d’oro ed’argento e, intorno al 1350, fu coniata la prima moneta d’oro, il fiorinoceco.

Dopo l’assassinio di Venceslao III, nel 1306, la dinastia deiPremyslid si ritrovò senza eredi maschi. Un matrimonio dettato da ragio-ni politiche permise alla casa reale del Lussemburgo di avanzare pretesedi successione: dall’unione di Giovanni del Lussemburgo con la figlia diVenceslao III nacque Carlo IV ( Karel), l’imperatore che fece di Praga ilcuore del Sacro Romano Impero, trasformandola in una delle più grandie importanti città europee.

Venceslao IV, il sanguinario figlio di Carlo, entrò in conflittocon l’arcivescovo della città, Jan di Nepomuk, torturandolo a morte; do-po questo terribile episodio l’ecclesiastico fu venerato come santo e ri-conosciuto patrono della città. Tuttavia come amministratore, Venceslao,

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2. Profilo storico e politico

2.1 Le origini

La storia dei Cechi coincide in larga parte con quella di altripopoli che per secoli hanno cercato di sopravvivere alla dominazionestraniera: governati da dinastie reali e imperiali distanti e poco interes-sate ai loro destini, i Cechi si sono immedesimati molto spesso nellegesta di chi tentò di sollevarli contro il giogo straniero.

Collocati strategicamente al centro dell’Europa, i Cechi hannosubito le invasioni degli Asburgo d’Austria, dei nazisti tedeschi e dei so-vietici; tuttavia nessuna delle rivolte e delle sommosse scoppiate a li-vello locale si è mai conclusa senza conseguenze importanti: dal rifiutodel cattolicesimo nel 1418 ebbero origine le guerre ussite; la rivolta con-tro il dominio asburgico del 1618 fu una delle cause della disastrosa“Guerra dei Trent’anni”, l’annessione dei Sudeti nel 1938 segnò unasvolta irreversibile verso la seconda guerra mondiale, mentre le riformeliberali della “Primavera di Praga” del 1968 provocarono la repressionedei carri armati del blocco sovietico.

Il pacifico rovesciamento del governo durante la Rivolu-zione di velluto, per contro, è diventato un esempio dicome la libertà si possa conquistare senza spargimentodi sangue.

Il territorio dell’attuale Moravia divenne il centro di un grandeimpero – rimasto tale soltanto dall’830 al 906 d.c. – che comprendevala Boemia, la Slesia, parte della Germania, la Slovacchia, la Polonia el’Ungheria.

Alla corte di Ratislav, il secondo imperatore moravo, giunseronumerosi ecclesiastici, missionari e pellegrini, ma coloro che maggior-mente lo impressionarono furono i cristiani ortodossi (in seguito divenu-ti santi) Cyril e Metodej (Cirillo e Metodio), che si presentarono al suocospetto nell’864 e gli fecero dono di una Bibbia scritta in alfabeto ciril-lico. La Bibbia fu poi tradotta in lingua slava: questa straordinaria ope-

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militante ussita Jan Zizka, la folla dilagò su per gli scaloni del municipiodefenestrando i consiglieri e malmenando tutti gli altri funzionari pre-senti. Dopo quattro mesi di scontri e disordini, gli Ussiti conquistaronoPraga e l’imperatore Sigismondo si ritirò in Moravia. Sigismondo, ap-poggiato dal Papa, sferrò una serie di attacchi per riconquistare Praga,ma l’offensiva dei cattolici del 1420 fu sconfitta dall’esercito dello spie-tato comandante Zizka.Più tardi la fazione moderata degli Ussiti, quella degli Utraquisti, com-posta soprattutto da borghesi e nobili, accettò il ritorno di Sigismondoe stabilì con lui un patto di alleanza contro i Taboriti, gli Ussiti radicali,nelle cui file prevalevano i contadini, i piccoli ceti urbani e il basso cle-ro. Nella battaglia di Lipany, vicino a Kolín, le forze taborite vennero di-sperse, e la scissione in seno alla nazionalità boema ne indebolì lacapacità di resistenza contro le penetrazioni straniere. Salì al trono Gior-gio di Podebrady, che regnò dal 1458 al 1471, come unico sovrano ussi-ta di Boemia e di Moravia. Nonostante qualche idea radicale, come lacostituzione di un consiglio europeo che risolvesse le dispute interna-zionali per via diplomatica anziché militare, il re ussita non riuscì aconvincere pienamente il resto d’Europa. Dopo la morte di Giorgio diPodebrady si avvicendarono al trono due re polacchi, ma il potere conti-nuò a restare nelle mani dei nobili protestanti utraquisti, uniti nei cosid-detti “Stati Boemi”.

2.3 Il dominio austriaco e ungherese

Nel 1526 il regno ceco entrò nell’orbita della dinastia cattolicadegli Asburgo e nella seconda metà del XVI secolo conobbe un periododi grande prosperità. La popolazione della Boemia, tuttavia, rimanevafedele alla grande tradizione ussita e guardava con favore al luteranesi-mo, mentre il cattolicesimo era visto con diffidenza. Quando nel 1617Ferdinando di Stiria, cugino dell’imperatore Mattia, divenne re di Boe-mia e di Ungheria, i conflitti si aggravarono. Educato dai gesuiti ai piùrigidi valori della Controriforma, Ferdinando, credendo profondamentenella stretta integrazione fra impero e cattolicesimo, avviò una pesanterestaurazione in tutta la Boemia. La protesta popolare fu vastissima eviolenta: il 23 maggio 1618 la folla invase il palazzo reale di Praga defe-nestrando due inviati imperiali; la nobiltà boema dichiarò decaduto Fer-

si dimostrò capace, e durante il regno i territori cechi godettero di unrelativa prosperità.

Gli ungheresi, sotto i quali la Boemia si ritrovò in seguito, sidimostrarono sovrani giusti e imparziali. Sotto il loro dominio l’industriaprosperò, soprattutto nell’ambito delle attività minerarie (argento, ramee oro) e dei commerci (oro, ambra e pelli).Le invasioni dei Tartari da Est, nel 1237 e poi ancora quattro anni piùtardi, determinarono però una brusca frenata dello sviluppo economicodella regione e costrinsero i re ungheresi ad accogliere nuovi coloni, so-prattutto artigiani sassoni, che contribuirono alla ricostruzione dellestrutture mercantili del paese.

2.2 Il movimento ussita

Già un secolo prima che le tesi di Martin Lutero sconvolgesse-ro l’Europa, i Cechi erano in fermento per questioni religiose. In tutto ilcontinente si respirava un clima di diffusa incertezza dovuta al movi-mento conciliarista, dal quale emergeva una Chiesa difficilmente control-labile non solo dall’autorità religiosa ma anche dal potere civile. Jan Hus(1372 – 1415), seguace del teologo riformista inglese John Wycliffe, simise alla guida di un movimento popolare di riforma. Dal punto di vistadella dottrina, l’ussitismo contestava con vigore la mondanizzazionedella Chiesa e le prerogative dell’alto clero della Boemia, composto perla maggior parte da prelati tedeschi, contraddistinguendolo con unanetta impronta nazionalista, antitedesca e antiromana, ed ebbe gran se-guito non solo tra i contadini e gli artigiani, ma anche nella borghesia enell’aristocrazia.

Processato per eresia a Costanza, dove peraltro si era recatocon un salvacondotto che avrebbe dovuto garantirgli l’incolumità, Husfu condotto al rogo nel 1415. Il suo martirio scatenò in Boemia una ri-volta, capeggiata dal predicatore Jan Zelivsky, che aveva come principaliroccaforti Tábor, Plzen e il quartiere di Nové Mesto a Praga. Il 30 luglio1419, dal pulpito di Santa Maria delle Nevi a Praga, Zelivsky pronunciòun infuocato sermone, quindi guidò l’assemblea dei fedeli alla nuovasede del municipio per fronteggiare i concittadini cattolici. Guidata dal

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mico e industriale spinsero migliaia di lavoratori cechi a trasferirsi neigrandi centri urbani, dove presto la loro presenza fu numericamenteschiacciante rispetto a quella delle minoranze tedesche.L’attivismo poli-tico fu bandito sotto il regno degli Asburgo, pertanto il movimento na-zionalistico si adoperò sul fronte della rinascita linguistica: JosefJungmann, Josef Dobrovsky e Frantisek Palacky, autore quest’ultimo di“Storia della Nazione Ceca”, si dedicarono al recupero della lingua ceca.

2.4 Dall’indipendenza alla guerra

Durante la prima guerra i Cechi non avevano alcuna motivazio-ne a battersi per l’impero d’Austria, e molti infatti disertarono, unendosiai costituendi eserciti nazionali per combattere contro gli Imperi Centra-li. Nel frattempo si stava facendo strada fra la popolazione la questionedell’indipendenza: intenzionato a rinsaldare i rapporti con l’Europa, ilpresidente americano Wilson garantì l’appoggio degli Stati Uniti allacausa boema.

Cechi e Slovacchi trovarono infine un accordo per dar vita a ununico Stato federale composto da due repubbliche con uguali diritti. IlTrattato di Pittsburgh fu siglato dai rappresentanti delle organizzazioniceche e slovacche che, negli Stati Uniti, avevano promosso la formazio-ne di uno Stato cecoslovacco. Al 28 ottobre 1918 risale la dichiarazionedella nuova Repubblica Cecoslovacca: Praga fu scelta come capitale eTomás Garrigue Masaryk venne nominato presidente.

L’industria conobbe un periodo di forte espansione nei territoricechi, e la nuova repubblica avviò un processo di rilancio ed industria-lizzazione della Slovacchia, tradizionalmente dedita all’agricoltura; il po-polo ceco e quello slovacco potevano dirsi moderatamente soddisfatti, itedeschi si sentivano terribilmente scoraggiati.

Verso la metà degli anni ’30, buona parte dei tre milioni diboemi di lingua tedesca aveva espresso il desiderio di rientrare a farparte della Grande Germania. Le minoranze tedesche che risiedevanonella zona dei Sudeti, lungo il confine tedesco, erano oggetto di discri-minazione da parte dei Cechi, e Adolf Hitler avanzò delle pretese sulla

dinando, che nel frattempo era divenuto imperatore, e proclamò re ilcalvinista Federico V, che godeva dell’appoggio esterno di Inghilterra,Danimarca, Province Unite e Repubbliche di Venezia.

A favore dell’imperatore si schierò la Lega Cattolica, guidata daMassimiliano di Baviera e appoggiata dalla Spagna. La questione boemadivenne quindi la posta di un gioco di straordinaria importanza, condi-zionata dalla prevalenza cattolica o protestante all’interno dell’impero.

Da questo contrasto locale si scatenò così una guerra cheavrebbe devastato l’Europa per trent’anni, dal 1618 al 1648. I Boemi fu-rono sconfitti nella battaglia di Bìlà Hora (Montagna Bianca) l’8 novem-bre 1620: ventisette nobili che avevano dato inizio alla rivolta furonogiustiziati e la guerra si estese al resto d’Europa.

Dopo la Montagna Bianca, i Cechi persero diritti e prerogative,e la loro stessa identità nazionale venne quasi cancellata da un proces-so forzato di germanizzazione e adesione al cattolicesimo.

I Sassoni occuparono Praga e gran parte della Boemia nel1631 e nel 1632, favorendo gli svedesi nell’impossessarsi di vaste zonedel regno e determinando, nel censimento del 1648, l’impoverimento dipiù del 40% della popolazione. Con il potere nelle mani di nobili cattoli-ci e stranieri, il Paese risentì anche di una profonda crisi economica. GliAsburgo trasferirono nuovamente la loro sede imperiale a Vienna e perpiù di un secolo Praga si vide declassata al rango di cittadina di provin-cia. Col passare dei decenni, però, la dinastia asburgica allentò sempredi più la morsa che attanagliava i Paesi dominati: la servitù fu abolitatra il 1781 e il 1785, e venne decretata la libertà di culto, ma tra la po-polazione ceca continuò a maturare un profondo malcontento nei con-fronti dei regnanti stranieri.

Nel corso del XIX secolo, tra i Cechi tornarono a diffondersiforti sentimenti nazionalistici. Grazie alle riforme del sistema scolastico,introdotte dall’imperatrice Maria Teresa, anche le classi meno abbientiebbero accesso all’istruzione; la rivoluzione industriale, dal canto suo,favorì la nascita di una classe media sempre più impegnata sul frontedei diritti dei lavoratori, e le nuove riforme introdotte in ambito econo-

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assassinati, molti altri deportati in campi di concentramento. Furono de-cine di migliaia i tedeschi che morirono in queste circostanze. Solo nel1997 il primo ministro Václav Klaus e il cancelliere tedesco Helmut Kohlfirmarono una dichiarazione di scuse reciproche.

Sempre durante il secondo dopoguerra, circa 75.000 ungheresifurono scambiati con gli slovacchi che vivevano in Ungheria; questoprovvedimento cambiò radicalmente il volto etnico dell’intero Paese, ba-sti pensare che negli anni del primo Stato cecoslovacco, gli slovacchioccupavano numericamente la terza posizione dopo Cechi e tedeschi.Con il nuovo assetto, invece, i Cechi costituivano la maggioranza dellapopolazione e gli slovacchi erano di gran lunga la minoranza più impor-tante, nove volte più numerosa di quella ungherese.

Nel 1946 i comunisti diventarono il partito di maggioranza ediedero vita ad un governo di coalizione con gli altri partiti di ispirazio-ne socialista.

Due anni più tardi, nel febbraio del 1948, i comunisti organiz-zarono un colpo di Stato con l’appoggio dell’Unione Sovietica, varandopoi una nuova Costituzione che sopprimeva il pluralismo dei partiti eorganizzava lo Stato secondo le direttive sovietiche. Migliaia di opposi-tori del regime lasciarono il Paese e sebbene i comunisti rappresentas-sero, almeno sulla carta, sia la comunità ceca che quella slovacca, ilpartito di fatto aveva a Praga il proprio quartier generale ed era control-lato da funzionari cechi; gli interessi e i rappresentanti della Slovacchiafurono messi in disparte e rimasero tali fino alla fine del comunismo.

Gli anni ’50 furono un periodo di dura repressione e dideclino, dato che la politica economica comunista portòil Paese sull’orlo della bancarotta. Migliaia di personefurono imprigionate e deportate nei campi di lavoro,spesso semplicemente per aver creduto in una riformademocratica del Paese.

In seguito, il partito comunista organizzò una serie di “purghepolitiche” durante le quali molte persone, tra cui alcuni dirigenti di rilie-vo del partito, furono condannati a morte.

regione in nome del Reich millenario. I governi di Francia e Gran Breta-gna fecero pressione sul presidente cecoslovacco, Benes, perché cedes-se tali territori in nome della pace in Europa e nell’ottobre del 1938, conil tristemente noto trattato di Monaco fra Germania, Francia, Gran Breta-gna e Italia (al tavolo delle trattative spiccava l’assenza dei Cechi), i na-zisti poterono occupare il territorio dei Sudeti. La Polonia si impadronìdi quella parte della Slesia situata nella Moravia settentrionale e l’Un-gheria poté annettere la Rutenia e le regioni meridionali della Slovac-chia (circa il 22% dell’intero territorio slovacco). Il 15 marzo 1939, infine,la Germania estese l’occupazione a tutta la Boemia e la Moravia, dichia-randole un proprio “protettorato”.

La rapidità degli scontri che portarono all’occupazione causòdanni minimi agli edifici e alle infrastrutture del Paese, ma alla popola-zione andò molto peggio: molti intellettuali Cechi e 80.000 ebrei furonotrucidati per mano dei nazisti. Il governatore tedesco Reinhardt Heydrichinstaurò un regime di autentico terrore, e quando, nel 1942, venne ucci-so da un gruppo di paracadutisti cecoslovacchi, l’intera città di Lidice furasa al suolo come rappresaglia. Il 5 maggio 1945 la popolazione di Pra-ga insorse contro le truppe tedesche, mentre l’Armata Rossa si avvicina-va da Est alla città. Gli americani erano già riusciti a raggiungere Plzen,ma arretrarono per consentire ai loro alleati sovietici di penetrare perprimi nella capitale.

I Cechi, grazie a un contingente di disertori russi, consentironoai tedeschi di ritirarsi passando per Praga, a patto che lasciassero intat-ta la città; l’8 maggio le truppe del Reich iniziarono a lasciare Praga,che fu quasi completamente liberata prima dell’arrivo, il giorno successi-vo, delle truppe sovietiche.

2.5 Il comunismo

Dopo la guerra, uno dei primi provvedimenti varati dal gover-no cecoslovacco fu l’espulsione dalle zone di confine di 2,5 milioni ditedeschi dei Sudeti, compresi gli antifascisti che avevano combattutocontro i nazisti, accompagnata dalla confisca delle loro proprietà. Duran-te le marce forzate verso le frontiere molti furono malmenati, derubati o

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Nel 1977 il processo intentato contro un gruppo rock, i PlasticPeople of the Universe, portò 243 scrittori, artisti e intellettuali a sotto-scrivere una richiesta (detta Charta ’77), per il rispetto dei più elementa-ri diritti umani, che divenne un punto di riferimento per gli oppositoridel regime. Tra i dissidenti emerse il drammaturgo Václav Havel il quale,con altri esponenti di spicco del gruppo, fu accanitamente perseguitatoe rinchiuso in carcere.

2.6 La rivoluzione di velluto

La politica adottata dall’ultimo premier sovietico Mikhail Gor-bachev, che aveva come punti di riferimento i concetti di perestroika edi glasnost, si ripercosse inevitabilmente sugli stati satellite. In Cecoslo-vacchia le cose iniziarono a cambiare il 17 novembre 1989, quando ilmovimento giovanile comunista di Praga organizzò, contro il parere del-le autorità, una dimostrazione in memoria di nove studenti uccisi dainazisti nel 1939. Una folla pacifica di oltre 50.000 persone confluì in Ná-rodní trida a Praga, dove circa 500 manifestanti furono caricati dalla po-lizia e un centinaio arrestati. C’è chi sostiene che furono proprio imembri del partito riformista a provocare l’opinione pubblica, contro lalinea dura del governo, in modo tale da favorirne la caduta.

Nei giorni seguenti furono organizzate altre manifestazioni distudenti, artisti e scrittori, alle quali si unì anche la maggior parte dellapopolazione. Benché le notizie della rivolta fossero tenute segrete amolti cecoslovacchi, le dimostrazioni si propagarono in tutto il Paese edebbero come momento culminante un imponente raduno di 750.000persone sulla collina di Letná a Praga.

I leader dei dissidenti, con Havel in testa, diedero vita al Fo-rum civico, una coalizione anticomunista che negoziò e ottenne le di-missioni del governo il 3 dicembre 1989. Venne così formato ilcosiddetto “Governo di comprensione nazionale”, al quale parteciparo-no anche i comunisti. Havel fu eletto Presidente della Repubblica dal-l’Assemblea federale il 29 dicembre, mentre Alexander Dubcek funominato portavoce dell’Assemblea nazionale.

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Negli anni ’60 il partito comunista cecoslovacco avviò un gra-duale processo di liberalizzazione. Guidati dal segretario generale Ale-xander Dubcek, che aveva assunto le redini del partito nel gennaio1968, i comunisti cecoslovacchi imboccarono la strada del cosiddetto“socialismo dal volto umano”, un processo di innovazione dello statosocialista mirante a mantenere le strutture fondamentali e ad affiancaread esse alcune riforme politiche ed economiche di stampo “liberale”.

Le riforme ipotizzate si muovevano essenzialmente in tre dire-zioni: introduzione in alcuni settori economici di forme di mercato e diinziativa individuale; limitazione della censura; maggiore rispetto dei di-ritti della persona da parte dell’apparato statale. Inoltre, sotto il profiloculturale e storiografico, il partito di Dubcek si mostrava disponibile allaridiscussione pubblica di alcune vicende oscure della Cecoslovacchia so-cialista, incluse le purghe di stampo staliniano avvenute negli anni ’50.

Va detto che il progetto cecoslovacco non aveva affatto comepunto d’arrivo l’uscita del Paese dal blocco sovietico, né tanto menol’abiura delle teorie fondanti dello Stato socialista. A differenza di quan-to accaduto in Ungheria nel 1956, in Cecoslovacchia non era in atto uninsurrezione, ma un programma di riforme voluto e guidato dai verticidello Stato. La decisione dell’Unione Sovietica di intervenire militarmen-te nel Paese, più che da una reale minaccia all’ordine internazionaledell’area, appare dettata da un’intenzione preventiva finalizzata a chiari-re i termini entro i quali gli Stati satellite avrebbero dovuto mantenersi.

Le truppe del Patto di Varsavia soffocarono così la breve “Pri-mavera di Praga” invadendo il Paese con 200.000 uomini nella nottedel 20 agosto 1968. Al termine del primo giorno di occupazione, aveva-no già perso la vita 58 persone. Dubcek fu sostituito da Gustáv Husák,comunista ortodosso gradito a Mosca, e inviato in esilio a Krasnany, unvillaggio alle porte di Bratislava, a lavorare come meccanico. Circa14.000 funzionari e 500.000 membri del partito comunista che rifiutaro-no di rinnegare la loro fede nelle riforme furono espulsi dal partito. Amolti professionisti, medici e insegnanti, fu impedito di esercitare lapropria professione, ristabilendo così un regime dittatoriale che permolti anni processò e condannò ogni forma di dissenso.

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L’incompatibilità di Klaus e Meciar fu subito evidente, così come inevita-bile apparve una svolta verso la divisione del Paese. Molte persone,compreso lo stesso presidente Havel, invocarono un referendum, manemmeno la petizione firmata da un milione di cecoslovacchi fu sufficien-te a convincere il Parlamento Federale ad applicare questa soluzione.

Il 1 gennaio 1993, la Cecoslovacchia cessò di esistereper la seconda volta nel XX secolo e Praga divenne lacapitale della nuova Repubblica Ceca, di cui Havel funominato Presidente.

Nel 2003, scaduto il suo secondo mandato presidenziale, Ha-vel ha ceduto l’incarico all’ex primo ministro Klaus, il quale, nei suoiprogrammi ha dimostrato di essere favorevole all’economia del liberomercato e all’aumento delle privatizzazioni.

3. Organizzazione istituzionale dello Stato

3.1 Struttura amministrativa

Il processo di revisione della struttura amministrativa della Re-pubblica Ceca porterà il Paese ad avere un nuovo organigramma dellapubblica amministrazione nel quale, come ben evidenziato dalla figurasottostante, possiamo osservare come le autorità locali abbiano un con-tatto diretto con il livello più alto del potere centrale. Tale trasformazio-ne si basa su alcuni principi fondamentali, i più importanti dei qualisono la democratizzazione della pubblica amministrazione, l’istituzionedi governi locali nell’ottica della decentralizzazione di alcune funzioni el’implementazione del principio di sussidiarietà. La sussidiarietà è unprincipio regolatore dell'esercizio delle competenze che deve consentiredi determinare se, in caso di conflitto di competenze, l'Unione può agireo deve demandare agli Stati membri la soluzione della questione.

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La fase di partecipazione popolare e le dimostrazioni del 17novembre sono passate alla storia come “Rivoluzione di velluto” (Seme-tová revoluce) poiché tutte le manifestazioni e tutti i cambiamenti ebbe-ro luogo senza spargimento di sangue. Ma il fatto più singolare diquesta trasformazione incruenta è che nessuno fu processato per i cri-mini commessi sotto il precedente regime: gli ex comunisti che avevanoucciso, torturato e oppresso i loro concittadini vennero affrancati dalleloro colpe e lasciati liberi, mentre molti dissidenti da loro condannati edesiliati attendono ancora la grazia o la riabilitazione.

Venuta a mancare la forte autorità centrale costituita dal parti-to comunista, riemersero i vecchi antagonismi tra la Slovacchia e laBoemia-Moravia. Il risveglio del nazionalismo slovacco e la pressante ri-chiesta di autonomia della regione, indussero il Parlamento slovacco arespingere un trattato che avrebbe perpetuato la tradizione di una Ceco-slovacchia federale, pur concedendo ampia autonomia alla stessa Slo-vacchia.

Nel frattempo il Forum civico, attraversato da divergenze inmateria di politica economica, si era scisso in due fazioni: l’ala di cen-tro-destra Obcanská demokratická strana (ODS, Partito civico democrati-co), guidata da Václav Klaus, e il Forum civico, di centro-sinistra. Inqualità di ministro delle Finanze, Klaus impose alcuni drastici provvedi-menti il cui successo consentì all’ODS una vittoria di stretta misura nelleelezioni del giugno 1992.Le elezioni segnarono anche l’affermazione del Movimento per una Slo-vacchia democratica (HZDS), un partito nazionalista simpatizzante per lasinistra guidato dal controverso Vladimír Meciar, convinto assertore del-l’indipendenza slovacca e di un lento approccio all’economia di merca-to. Nel 1991 il Consiglio nazionale slovacco aveva destituito Meciar dallacarica di primo ministro, sia per un eccessivo temperamento autocraticosia per un suo presunto coinvolgimento con l’ex polizia segreta.

In luglio, spronato dall’infuocata retorica di Meciar, il parla-mento slovacco si pronunciò in modo favorevole alla dichiarazione dellasovranità. Meciar condusse negoziati con Klaus, ma dal momento chenessuno dei due era in grado di formare un governo stabile, nonostantei numerosi sforzi, i due leader non raggiunsero un compromesso.

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Situazione politica attuale

La Repubblica Ceca si presenta oggi agli osservatori esternicome una democrazia parlamentare in cui il pluralismo è ampiamentegarantito. il primo ministro Vladimír Spidla, presidente del partito so-cialdemocratico di sinistra CSSD (Partito Social Democratico),presiede il governo di coalizione. Le elezioni per il rinnovo della Ca-mera dei deputati svoltesi nel mese di giugno 2002 hanno dato iseguenti risultati: CSSD 30,2%, ODS (destra) 24,5%, Partito comuni-sta (KSCM) 18,3% e Koalice (destra) 14,3%. Alle urne si é recato soloil 58% degli aventi diritto, contro il 76% del 1998.

Come abbiamo visto, la Repubblica Ceca nasce, come anchela Slovacchia, nel 1993 in seguito alla separazione della nazione ce-coslovacca in due repubbliche indipendenti. In base alla Costituzione,entrata in vigore il primo gennaio 1993 e di cui riportiamo di seguitoil preambolo, la Repubblica Ceca è, come già detto, una democraziaparlamentare.

Preambolo della Costituzione

“Noi, cittadini della Repubblica Ceca in Boemia, Moravia e Slesia,

nel momento della ricostituzione di uno Stato Ceco indipendente, fedele a tut-

te le profonde tradizioni dell’antico territorio della Corona di Boemia così

come di quello della Cecoslovacchia, deliberiamo di costruire, proteggere e far

progredire la Repubblica Ceca nello spirito dei valori inalienabili della dignità

umana e della libertà, intesi come dimora per cittadini uguali e liberi, consci

dei propri obblighi nei confronti degli altri e delle proprie responsabilità verso

la comunità intesa come Stato libero e democratico fondato sul rispetto dei

diritti umani e sui principi di una comunità di cittadini, membro della grande

famiglia delle Nazioni democratiche d’Europa e del mondo, deciso a protegge-

re e sviluppare la propria eredità naturale, culturale, materiale e spirituale, a

prestare attenzione ai consolidati dogmi di uno Stato rispettoso delle leggi,

abbiamo adottato attraverso i nostri rappresentanti eletti liberamente, questa

Costituzione della Repubblica Ceca”.

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AMMINISTRAZIONECENTRALE

AMMINISTRAZIONILOCALI

PARLAMENTOCAMERA DEI DEPUTATI

PRESIDENTE DELCONSIGLIO

GOVERNO (GABINETTO)

MINISTERI E ALTREAUTORITÀ CENTRALI

REGIONI

MUNICIPALITÀ

STRUTTURA ATTUALE DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

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vedeva altri sette Stati dell’Europa dell’est, oltre a Malta e Cipro, inserir-si nel processo d’integrazione. Dopo il referendum tenutosi il 13 e il 14giugno 2003 ed approvato a larga maggioranza dei votanti (77%), laRepubblica Ceca è dal primo maggio 2004 membro dell’Unione, mentreil suo inserimento nella cosiddetta “area euro” non dovrebbe avvenireprima del 2007-2008, a causa del progressivo peggioramento dei contipubblici. Difatti, la politica monetaria della Banca Centrale Ceca potreb-be rimanere slegata da quella della Banca Centrale Europea per parecchianni ancora, proprio a causa del dissesto finanziario in cui versa il Pae-se, la cui soluzione richiede tempi lunghi ed è tuttora il principaleostacolo che gli impedisce di soddisfare i parametri di Maastricht.

Per quanto riguarda le relazioni internazionali del Paese legateal commercio, è importante l’appartenenza della Repubblica Ceca allaCentral European Free Trade Association (CEFTA) insieme a Slovacchia,Polonia, Ungheria, Slovenia e Romania, in quanto ciò le garantisce untrattamento preferenziale nello scambio delle merci; inoltre sono statisiglati accordi bilaterali anche con Bulgaria, Lituania, Lettonia, Estonia,Israele e Turchia che prevedono, sempre a livello di scambi commerciali,procedure semplificate.

4.1 La Repubblica Ceca nell’Unione europea

Dal crollo del regime comunista nel 1989, la Cecoslovacchiaprima e la Repubblica Ceca poi, hanno fatto dell’ingresso nell’Unioneeuropea uno dei principali obiettivi della propria politica estera. Il cam-mino verso questo traguardo, è stato lungo e ricco di momentisignificativi. Durante il periodo che va dalla rivoluzione di velluto del1989 ai giorni nostri, il Paese è profondamente cambiato soprattutto incampo giuridico e istituzionale come testimonia il processo di adegua-mento della legislazione nazionale alle norme contenute nell’acquiscommunautaire. Dopo la ritrovata autonomia della repubblica Ceca nel1993, l’Unione europea ha avviato i primi contatti con il neonato Paese,firmando un’intesa preliminare su temi chiave quali economia, agricolturae cultura. L’entrata in vigore dell’accordo, il primo febbraio 1995, ha se-gnato il primo passo dell’avvicinamento tra Praga e le istituzionieuropee. Nel gennaio del 1996, la Repubblica Ceca ha presentato ufficial-

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Potere esecutivo

Il presidente, eletto dal Parlamento, dura in carica cinque annie il suo mandato è rinnovabile; egli nomina il primo ministro e, su indi-cazione di questi, un gabinetto di ministri (Consiglio dei ministri). Ilgoverno risponde del suo operato davanti al Parlamento.Il Presidente della Repubblica Ceca, con mandato per i prossimi cinqueanni, eletto a marzo 2003, è Václav Klaus, ex primo ministro e ex Presi-dente del partito di centrodestra democratico popolare ODS.

Potere legislativo

Il sistema legislativo è basato su un Parlamento composto dadue camere. La Camera dei deputati (Poslanecká snemovna) riunisce200 membri eletti a suffragio universale per quattro anni; il Senato (Se-nát) ha 81 membri eletti a suffragio universale per sei anni, rinnovatiper un terzo ogni due. Hanno diritto al voto tutti i cittadini al di sopradei 18 anni di età.

Potere giudiziario

L’ordinamento giudiziario, basato sui codici austro-ungarici,prevede una Corte suprema e una Corte costituzionale, le cui massimecariche sono nominate a vita dal presidente. La pena di morte non è invigore.

4. Relazioni Internazionali

All‘indomani della "rivoluzione di velluto", uno dei principaliobiettivi, perseguiti dalle autorità di governo ceche, è stato quello dicurare l’integrazione in senso lato del Paese nelle strutture politiche edeconomiche europee ed internazionali. Tale sforzo ha prodotto significa-tivi risultati ed ha portato la Slovacchia nel marzo 1998 ad avviare inegoziati per l’ingresso nell’Unione europea. Nell’aprile del 2003 é statofirmato ad Atene il trattato di adesione, che, oltre alla Repubblica Ceca,

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te più diffidenti, con evidenti ricadute sull'operato delle PMI. In questoquadro, è interessante notare che una delle priorità di investimento delgoverno è il rafforzamento delle infrastrutture del Paese, soprattutto ilsistema dei trasporti, migliorando in particolare, la funzionalità dei corri-doi paneuropei numero quattro e numero sei. Al fine precipuo di svilup-pare tale rete di comunicazione, il governo, a partire dal 2000, haavviato una politica volta ad approvare alcuni progetti richiedenti unnotevole sforzo finanziario, per la cui realizzazione Praga ha fatto ricor-so anche ai fondi ISPA.

Attualmente, l’esecutivo sta studiando varie modalità di azioneper poter essere in grado di finanziare tutti i progetti approvati. Le spe-se da affrontare per la realizzazione di simili interventi sono infattiingenti, ragion per cui risulta sempre più necessario un diretto coinvol-gimento della Banca Europea degli Investimenti e della Banca Europeaper la Ricostruzione e lo Sviluppo, entrambe operanti con il fine di favo-rire gli investimenti infrastrutturali nelle regioni più povere e disupportare il decollo di nuove economie di mercato. E’ comunque pre-vedibile che il definitivo salto di qualità venga realizzato grazieall’impiego dei fondi strutturali europei, che consentiranno di moderniz-zare l’intera rete dei trasporti in tempi molto brevi, così come già èaccaduto in Paesi come Grecia e Irlanda. E’ infatti certo che l’estensioneal territorio ceco dei fondi strutturali e di coesione dell’Unione europeadarà un nuovo impulso al Paese nel formulare progetti di sviluppo loca-le atti a velocizzare il processo di adeguamento del Paese agli standardeuropei. Inoltre l’ingresso nella Ue ha aperto al Paese le porte del piùgrande mercato interno del mondo, con la possibilità di trarre tutti ivantaggi connessi alla libera circolazione di beni, capitali e persone, allaaccresciuta concorrenza tra imprese e agli ulteriori incrementi nei flussidi investimenti diretti esteri. Tali effetti positivi non saranno tuttavia di-sgiunti da alcuni “effetti collaterali”, quanto meno nel breve periodo:l’accresciuto livello di concorrenza potrebbe infatti contribuire ad accele-rare l’uscita dal mercato di alcune imprese locali, non ancora in grado direggere la pressione competitiva delle aziende europee. Inoltre, il gover-no ceco perderà alcuni margini di manovra nella gestione del bilanciopubblico, in particolare per quanto riguarda gli aiuti pubblici alle impre-se e gli sgravi fiscali. Infine, sarà molto probabile un’ulterioreaccelerazione dell’aumento dei salari e, più in generale, dei prezzi, a

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mente la propria candidatura all’ingresso nell’Ue; le negoziazioni si sonoaperte il 31 Marzo 1998, quando è stata avviata la cosiddetta parte tecni-ca. Si è proceduto pertanto, ad un esame completo della legislazione alfine di compararla con quella europea, con l’obiettivo di individuare isettori in cui fosse necessario procedere ad una armonizzazione delleleggi. Tale fase introduttiva è stata completata il 9 luglio 1999 e ad essaha fatto seguito quella di definizione dei capitoli oggetto della vera epropria negoziazione tra Repubblica Ceca e Unione europea. Tra la se-conda metà del 1999 e la fine del 2002 sono stati chiusi tutti i 29capitoli che erano oggetto di negoziazione, mettendo la Repubblica Cecanella condizione di poter aderire all’Unione europea a partire dal 2004.

Con lo scopo di evidenziare i progressi registrati nel corso dellenegoziazioni e di renderli pubblici, a partire dal 1999 la Commissione Al-largamento dell’Unione, ha periodicamente redatto un rapporto sullostato dei lavori con la Repubblica Ceca, l’ultimo dei quali, l’"AssessmentReport 2002", esprime un lusinghiero giudizio sull'attività svolta dal Pae-se nell’avvio delle riforme necessarie all'ingresso nell'Unione europea.In sintesi, il documento evidenzia i progressi conseguiti da Praga a par-tire dal 1997, anno in cui venne pubblicato il primo rapporto. Tali passiin avanti nella riforma delle strutture e delle leggi dello Stato hannopermesso alla Commissione di qualificare la Repubblica Ceca come una“funzionante economia di mercato”.

Esplicito apprezzamento è stato espresso per la cresci-ta costante del Paese che ha invogliato gli investitoristranieri a dirigere i propri investimenti verso la Re-pubblica Ceca, aumentando così il flusso di IDE (Inve-stimenti Diretti Esteri), che hanno, tra le altre cose,contribuito alla modernizzazione dei processi produttividelle imprese locali.

D’altro canto, la Commissione ha evidenziato come il governoceco debba ancora intervenire concretamente per razionalizzare la spesapubblica, agendo in primo luogo sui capitoli più rilevanti: sanità e pen-sioni.Infine, per quanto riguarda il sistema bancario, nel documento si rilevacome l'inefficienza legislativa abbia reso gli istituti creditizi sensibilmen-

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causa dell’ancora notevole divario rispetto alla media europea. D’altraparte il forte aumento della produttività, legato agli alti tassi di crescitadegli investimenti, dovrebbe compensare tali spinte inflattive.

Al di là comunque di ogni considerazione, l’adesione all’Unio-ne europea, viene percepita dall’establishment, come un processod’integrazione ad un’Europa di libertà, sicurezza e giustizia. Il Paesepunta ad una rinascita, e interpreta la propria partecipazione all’Ue co-me un qualcosa di dinamico, in cui vi sia un continuo scambio diinfluenze nazionali e regionali che possano arricchire le varie culture na-zionali nell’ambito di un processo di sviluppo economico sostenibile.

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1. Quadro economico - occupazionale

Dopo la prolungata fase recessiva protrattasi sino alla fine de-gli anni novanta, la Repubblica Ceca ha mostrato una decisa inversionedi tendenza come testimoniano i valori del Prodotto Interno Lordo regi-strati nell’ultimo biennio malgrado l’impatto esercitato sul sistema eco-nomico ceco dal rallentamento dell’economia mondiale.

Tale andamento positivo ha avuto appunto inizio negli ultimimesi del 2002 nonostante l’alluvione abbattutasi sul Paese nel mese diAgosto dello stesso anno, i cui effetti negativi sul sistema economico sisono sommati alla prolungata stagnazione dell’economia tedesca, versocui si dirigono il 36% delle esportazioni ceche. Il tasso di crescita delterzo trimestre del 2002 si è attestato al 2,7% su base annua, in au-mento rispetto al 2,5% del secondo trimestre.A questo proposito è da sottolineare come il dato del terzo trimestre siastato oggetto di sensibili modifiche, causando forti discussioni a livellopolitico. Infatti, le statistiche ufficiali pubblicate dalla CSU, hanno, perun certo periodo, dipinto a tinte fosche la situazione economica delloStato (crescita del terzo trimestre all’1,5% annuo). Si è poi scoperto, chea causare le cifre negative dei conti pubblici, è stata la mancata immis-sione dei dati riguardanti la lavorazione delle materie prime e la lorosuccessiva esportazione, per quaranta miliardi di corone. L’errore è natonegli uffici doganali cechi, ma gli statistici, che all’epoca operavano incondizioni di emergenza poiché gli uffici erano stati allagati dalla Molda-va, non si accorsero della mancanza di questi dati. In base all’ultimo dato fornito dal CSU (crescita del 2,7%), la RepubblicaCeca si pone come una delle economie più dinamiche della regione cen-tro-orientale: la Polonia, infatti, è cresciuta dell’1,6% nel terzo trimestredel 2003, rispetto al 3,4% dell’Ungheria.Ancora una volta la creazione di capitale fisso, seguita dalla voce con-

2. Verso un’economia di mercato

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sumi interni (i salari medi reali sono cresciuti nel 2003 del 5,1% rispettoal 2002), svolge un ruolo preponderante nella crescita del Paese (nelterzo trimestre 2003 la produzione industriale è aumentata del 5,8% e,in novembre, del 4,4% su base annua) e tale rapida crescita degli inve-stimenti produttivi è stata sostenuta dal consistente afflusso degli IDE(circa 7 miliardi di dollari). I dati previsionali relativi all’andamento dellivello medio generale dei prezzi, inoltre, appaiono positivi; secondo lestime del FMI la Repubblica Ceca dovrebbe accelerare la propria crescitanel corso del 2005, raggiungendo un livello pari al 4,8%. Più prudentela stima della Commerzbank, che prevede una crescita del 4,2% sempreriferita allo stesso anno.Secondo l’EIU (Economist Intelligence Unit), la crescita del PIL (+2.7%nel 2002), dovrebbe accelerare al 5% nel 2005, soprattutto grazie al-l’aumento della domanda interna, e superare il 5,8% nel 2006, graziealla ripresa dei maggiori partner commerciali, Germania e Italia in testa.La produzione industriale è cresciuta del 5,8%, spinta soprattutto dallacrescita di produttività delle imprese sotto il controllo straniero, che, ol-tre a impiegare circa un terzo del totale degli occupati, realizzano la me-tà del totale delle vendite nel mercato. Merito di questo sorprendentesviluppo sono stati il mutamento di alcune condizioni interne, quali lamessa in opera di nuovi impianti produttivi, il recupero di miniere emacchinari e numerosi cambiamenti strutturali; la produzione meccanicaè cresciuta in media del 7,1%, con un picco del 7,5% nell’ultimo quadri-mestre dell’anno e lo stipendio medio mensile registrato nelle impreseindustriali è stato di 16.308 CZK, il 5,7% in più rispetto al 2002. L’ecce-zionale aumento della produttività ha inoltre portato a una diminuzionedel costo del lavoro per unità di prodotto, determinando in alcuni com-parti, come quello delle costruzioni e dell’engineering, tassi di crescitasenza precedenti (8%) e conseguenti aumenti di produttività, dall’altroperò il mancato assorbimento degli esuberi, ha determinato un ulteriorepeggioramento del tasso di disoccupazione pari al 9,9%, 0,7 punti per-centuali in più rispetto al 2003. La situazione occupazionale è a oggi particolarmente pesante in alcuneregioni del Paese: Usti (tasso di disoccupazione 17,4%), Moravia Silesia(16,4%), Olomouc (12,5%) Moravia del Sud (11,3%).La produzione agricola è diminuita in termini reali del 5,4% rispetto al2003 e gli occupati nel comparto sono diminuiti del 5,7%.

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INDICATORE 1999 2000 2001 2002 2003PIL A PREZZI CORRENTI (MLD DI CZK) 1836.3 1959.5 2146.1 2275.6 2410.1

PIL A PREZZI COSTANTI DEL 1995 (MLD DI CZK) 1421.1 1467.2 1512.6 1542.2 1587.2

PIL PRO CAPITE (USD, A PREZZI CORRENTI, 13374 13873 15086 15813 16523

A PARITÀ DI POTERE D’ACQUISTO)

PIL CRESCITA (%) A PREZZI COSTANTI -0.2 3.1 3.6 2.0 2.9

PRODUZIONE INDUSTRIALE (%) A -3.1 5.8 6.5 4.8 5.8

PREZZI COSTANTI

COSTRUZIONI (%) A PREZZI COSTANTI -6.5 5.7 9.6 2.5 8.9

TASSO D’INFLAZIONE (%) 2.1 3.9 4.7 1.8 0.1

PREZZI ALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE (%) 1.0 4.9 2.8 -0.5 -0.3

SALARIO MEDIO MENSILE IN CZK 11688 12658 13491 15191 15707

CRESCITA SALARI MEDI NOMINALI (%) 9.3 8.6 6.6 8.5 7.3

TASSO DI DISOCCUPAZIONE (%) 9.4 8.8 8.9 9.8 9.9

BILANCIO DELLO STATO (MLD DI CZK) -29.6 -46.1 -67.7 -45.7 -109.1

BILANCIA DEI PAGAMENTI (MLD DI CZK)· •PARTITE CORRENTI -36.6 -91.4 -101.0 -121.3 -157.2

· •PARTITE CAPITALI 85.9 126.9 -0.3 -119.4 -82

· •PARTITE FINANZIARIE 106.6 148.0 172.8 340.3 150.9

ESPORTAZIONI (MLD DI CZK) 928.9 1120.4 1270.0 1326.3 1371.8

IMPORTAZIONI (MLD DI CZK) 998.8 1247.2 1386.0 1251.9 1442.2

BILANCIA COMMERCIALE (MLD DI CZK) -69.9 -126.8 -117.0 -116.7 64.9

INDICE PREZZI ALLE IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI:· •IMPORT 100.5 100.8 98.5 90.1 89.9

· •EXPORT 103.3 100.5 100.4 93.8 94.6

DEBITO ESTERO IN MLD DI USD 22.6 21.0 21.8 26.3 30.0

RISERVE VALUTARIE DELLA BANCA CENTRALE 12.9 13.1 14.5 24.6 22.5

IN MLD DI USD

TASSO DI SCONTO 5.0 5.0 3.75 1.5 1.5

TASSO DI INTERESSE MEDIO SUI CREDITI 8.6 8.1 7.048 6.2 4.2

CAMBIO CZK/ 36.882 35.610 34.093 30.812 31.844

CAMBIO CZK/USD 34.600 38.590 38.038 32.736 28.227

FONTE: ELABORAZIONE ICE SU DATI ISTITUTO DI STATISTICA E DELLA BANCA CENTRALE DELLA REPUBBLICA CECA, 2004

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

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L’inflazione

Sotto il profilo dell’andamento del livello medio generale deiprezzi, dopo aver raggiunto un valore relativamente alto alla fine del2001, pari al 4,1% su base annua, il tasso di inflazione ha cominciatoprogressivamente a raffreddarsi in modo sensibile nel corso del 2002,chiudendo a dicembre con un aumento dello 0,6% su base annua.

Quest’ultimo rilevamento ha comportato l’ulteriore riduzionedel dato annuale 2002 pari all’1,8%. Nel mese di gennaio 2003, invece,l’andamento dei prezzi ha fatto notare una deflazione dello 0,4%, so-prattutto a causa della diminuzione dei prezzi nel settore alimentare. Ta-le dato deflattivo è stato poi confermato nel mese di febbraio con unaulteriore diminuzione dei prezzi dello 0,4%. Questo trend deflazionisticoè spiegabile prendendo in considerazione diversi fattori:

In primo luogo, il notevole apprezzamento della corona cecanei confronti dell’euro e del dollaro nel corso di tutto il 2003. Il rafforza-mento della divisa locale ha infatti costituito un notevole freno alla

competitività delle produzioni ceche ed è questo il motivo addotto dapiù parti a giustificazione dell’ulteriore diminuzione del livello dei tassidi riferimento al 2,75% deciso dalla Banca Centrale Ceca (CNB). A con-fermare la validità di tale impostazione vengono invocati i dati relativialla bilancia commerciale ceca che, nel corso dei primi undici mesi del2003, ha registrato un deficit pari a 55.5 miliardi di CZK.

In secondo luogo, determinante ulteriore del trend deflazioni-stico si è rivelato il rallentamento della crescita a livello mondiale. Ladomanda di materie prime e di altri prodotti da parte dei principali par-tner europei della Repubblica Ceca si è di conseguenza sensibilmenteridotta. Ciò ha favorito l'innesco di una favorevole dinamica dei prezziriguardanti tali beni, in questo periodo importati dalla Repubblica Cecaad un costo inferiore. La diminuzione dei prezzi all'importazione, in unambiente, come quello ceco, caratterizzato da una resistente domandainterna e da una pressante competizione sui mercati al dettaglio, ha po-sto le basi per una decisa diminuzione dei prezzi al consumo.

La riforma fiscale

Tuttavia, in un simile, confortante scenario permangono alcunezone d’ombra: prima fra tutte il nebuloso orizzonte fiscale. Il deficit fi-scale ha raggiunto il 6,3% del PIL nel 2003, escludendo prestiti netti eaiuti alle istituzioni in transizione. Nel Dicembre 2002, il ministro delleFinanze ha pubblicato una proposta per la riforma fiscale, che si prefig-ge la riduzione del deficit sotto il 4% del PIL per la fine del 2006,prevedendo dunque che solo a partire dal 2007 si possa pensare al-l’adozione dell’euro. La riforma proposta ha incluso tagli alle aliquotefiscali per le imprese (dal 31% al 29% nel gennaio 2004 e al 28% nelgennaio 2005), ed un aumento delle tasse sugli alcolici e sul tabaccogià in atto dall’aprile 2003. Di maggiore rilievo sono stati i tagli e i piùseveri controlli sulla spesa pubblica, in particolare sulla spesa per ilWelfare.

È da sottolineare, al riguardo, che il rallentamento nella cresci-ta delle economie mondiali, cui evidentemente non ha potuto né potràsottrarsi quella ceca, induce gli analisti a porre, una volta di più, l’ac-

.36

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

2

0

4

6

8

10

12

TASSO DI INFLAZIONE

FONTE: ELABORAZIONE ICE SU DATI DELL’ISTITUTO STATISTICO DELLA REPUBBLICA SLOVACCA E BANCA CENTRALE

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40.63 miliardi nell’anno 2003 (in valuta locale sono diminuitedell’1,4%). Ciò ha comportato un deficit di circa 2.4 miliardi di dollari, incalo rispetto al deficit di 3.4 miliardi di euro del 2001.

Gli investimenti diretti esteri e le privatizzazioni

Per quanto riguarda gli IDE, malgrado la difficile situazione eco-nomica mondiale ed europea abbia contribuito in certa misura a ridimen-sionare l'afflusso di capitali nella Repubblica Ceca, l'agenzia governativaCzechinvest ha chiuso l’anno 2002 già con un livello di investimenti di-retti esteri pari a 7 miliardi di USD a fronte dei 4,916 del 2001.Nel decennio tra il 1993 e il 2003, la Repubblica Ceca ha attratto inve-stimenti diretti esteri per oltre 38 miliardi di euro, confermandosi comel’economia dell’Est Europa con la maggior capacità di attrazione.A partire dal 2003, la CNB ha contato investimenti esteri per 2.289 mi-lioni di euro. Al primo posto fra i Paesi investitori si conferma la Germa-nia, con il 32%, seguita dall’Austria (24%), dalla Francia (20%), la GranBretagna (11%), la Svizzera e il Giappone, entrambi con il 10%. L’Italiacompare al nono posto della graduatoria con il 3%, ma pur sempre conun miglioramento rispetto al 2002, quando si registrava solo l’1% degliinvestimenti italiani sul totale di quelli effettuati.I maggiori investitori sono stati nel 2003: la Mayr – Meinhof (Austria), laDaikin (Giappone) e la Frantschach Pulp and Paper (Olanda)

Dal lato della composizione settoriale, come si evince dalla ta-bella, prevalgono gli investimenti nel settore manifatturiero, nellameccanica e nella lavorazione dei metalli e, dal lato dei servizi, nel com-parto dell’intermediazione finanziaria.

. 39.38

cento sull’annoso problema dell’efficienza della politica fiscale, ancoralungi dall’essere raggiunta da queste Autorità. Il disavanzo del bilanciopubblico e la gestione corrente della spesa pubblica ceca palesano, in-fatti, tutti i limiti della situazione. Quest’ultima dipende in ampia parte,oltre che dalla persistenza dell’incognita rappresentata dall’impatto sul-la spesa pubblica dei costi di normalizzazione del settore finanziario(“ripulitura” delle sofferenze e dei crediti inesigibili confluiti nella CeskaKonsolidacni Agentura, dopo la trasformazione dell’omonima Banca),dalle oggettive difficoltà che si frappongono al consolidamento della fi-nanza pubblica, condizione necessaria al conseguimento della stabilitàmacroeconomica propedeutica al soddisfacimento dei criteri di Maa-stricht. Il bilancio statale ceco non offre un quadro onnicomprensivodella finanza pubblica turbata ancora dall’assenza di ordine fra i princi-pali indicatori e sulla quale, ancora oggi, influiscono i costi ditrasformazione delle istituzioni vetero comuniste, i fattori ciclici e so-prattutto quelli strutturali (sistema pensionistico) i cui costi vengonoimputati, mediante operazioni di tipo “extrabudgetario”, a un sistema dispesa informale.Altro dato negativo rilevato riguarda la riduzione del rating da parte diStandard & Poors sul lungo termine da AA- a A+, decisa nel Novembre2002. L’agenzia in particolare ha evidenziato come il governo di coali-zione non garantisca l’approvazione e la reale implementazione delle ri-forme di cui le finanze del Paese hanno urgente bisogno. Piùprecisamente, S&P sottolinea come la riforma previdenziale e quella delsistema sanitario rischino di essere rimandate nel tempo.

La bilancia dei pagamenti

Per quanto attiene l’andamento della bilancia commerciale, èimportante sottolineare come il valore dell’interscambio estero della Re-pubblica Ceca sia diminuito se calcolato in Corone Ceche, mentre siacresciuto rispetto all'anno passato se calcolato in euro. Tale differenza èstata determinata dalla rivalutazione della valuta ceca di circa il 9,6%già a partire dal 2002.Le importazioni sono così passate da 40.7 miliardi di euro nel 2001 acirca 43 miliardi nel 2002 (ma in valuta locale si sono ridotte del 4,3%),mentre le esportazioni sono passate da 37.3 miliardi di euro nel 2001 a

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Alla fine di dicembre 2003, ben 155 società hanno usufruitodegli incentivi messi a disposizione del governo ceco, che già dall’aprile1998, aveva predisposto strumenti per agevolare i processi di investi-mento di capitale straniero nel Paese.Un nuovo Atto sugli Incentivi agli Investimenti, emanato nel maggio 2000ma effettivamente in vigore dal maggio 2004, semplifica ed estende loschema originario di agevolazioni agli investimenti, ripartendole in:

• agevolazioni fiscali (esenzione dal pagamento della tassa sul redditodelle imprese per 10 anni, totale per le nuove società e parziale perquelle già esistenti);

. 41.40

INVESTITORE PAESE DI ORIGINE SETTORE DI INVESTIMENTOINVESTIMENTO TOTALE

(MILIONI DI USD)

MAYR-MELNHOF HOLZ GRUPPE AUSTRIA INDUSTRIA DEL LEGNO 30

DAIKIN GIAPPONE ELETTRONICA 27

FRANTSCHACH PULP AND PAPER PAESI BASSI CARTA E IMBALLAGGIO 24.1

ANDREAS QUELLMALZ GMBH U.K. MOTORISTICO 21.84

F.S. FEHRER INTERNATIONAL HOLODING GMBH GERMANIA MOTORISTICO 19.5

IDEAL AUTOMOTIVE GERMANIA MOTORISTICO 16.8

LAIRD TECHNOLOGIES U.K. ELETTRONICA 15

REPH USA COSTRUZIONI 13.5

SAINT-GOBAIN VERTEX FRANCIA VETRO 13.36

FURUKAWA GIAPPONE MOTORISTICO 13

TRAFILIX S.R.L. ITALIA METALLI 12

IVG COLBACHINI ITALIA MOTORISTICO 10.8

MEOPTA – OPTIKA A.S. REPUBBLICA CECA ELETTRONICA 10

DONALDSON TORIT BV PAESI BASSI MOTORISTICO 8.6

WILDEN A.G. GERMANIA PLASTICA 4

TOYOTA TSUSHO EUROPE S.A. GIAPPONE MOTORISTICO 3.3

ASUS TEK COMPUTER TAIWAN ELETTRONICA 2.35

FONTE: AGENZIA GOVERNATIVA CZECHINVEST – GIUGNO 2004

I MAGGIORI GRUPPI INVESTITORI STRANIERI - 2003 • aiuti finanziari per la creazione di nuovi posti di lavoro e per il traininge la riqualificazione del personale. Coprono da 0 al 35% dei costi tota-li a seconda del tasso di disoccupazione presente nella regione in cuiviene fatto l’investimento;

• cessioni di terre demaniali a tariffe agevolate per la creazione di zoneindustriali.

Inoltre, per rafforzare il ruolo della Repubblica Ceca come punto di sno-do per lo sviluppo informativo e tecnologico nell’Europa centrale, il go-verno, con un decreto del dicembre 2003, ha introdotto ulterioriagevolazioni agli investimenti, offrendo incentivi finanziari per la crea-zione di centri tecnologici e di servizi agli affari.

L’andamento degli investimenti diretti esteri ha dimostrato laforte capacità della Repubblica Ceca di attrarre capitali stranieri pur inassenza di grandi privatizzazioni. L’unica dismissione di una certa im-portanza è stata la cessione di Transgaz, utility attiva nella distribuzionee vendita di gas, agli inizi del 2002, per circa 390 milioni di dollari. Allafine di novembre 2002, invece, è fallito il tentativo di privatizzazione del51% dell’operatore telefonico dominante nelle linee fisse Cesky Telecom,che avrebbe dovuto garantire 55 miliardi di Corone, pari a circa 1.8 mi-liardi di euro. La cessione fu rinviata a seguito del fallimento dellatrattativa tra il consorzio Deutsche Bank - TDC (principale operatore te-lefonico danese), intenzionato ad acquisire il 75% delle azioni e dunqueil pieno controllo della società, e il consorzio Telsource, formato daSwisscom e KPN, proprietario dal 1995 del 27% delle azioni acquistatinel 1995 dal ministro delle Finanze, Sobotka; intenzione delle autorità èquella di provvedere rapidamente a stabilire un nuovo piano di privatiz-zazione da ultimare entro il 2006.

Allo stesso tempo, il governo è alle prese con altre difficili privatizzazioni, in particolare la vendita del 63% della holding petrolchi-mica UNIPETROL, per la quale Agrofert, una società a capitale Ceco eSvizzero, vinse una gara nel dicembre 2001, con la promessa di pagare361 milioni di euro, e ritirando successivamente l’offerta in agosto 2002.Le autorità prontamente decisero nel novembre 2002 di organizzare unanuova gara, autorizzando il FNM, il Fondo Nazionale, ad assumere unconsulente, mentre il governo costituì una commissione interministeria-le. Resta prioritario per Praga spuntare un prezzo elevato e ottenere la

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presenza di un partner strategico: tra i pretendenti più accreditati l’au-striaca OMV, l’ungherese MOL e la polacca PKN, già partecipanti allaprecedente gara.

Rimangono, invece, molto incerte altre dismissioni quali:• la privatizzazione del 68% della CEZ, società attiva nella produzione di

energia elettrica;la dismissione, sia che avvenga attraverso la venditaad un investitore strategico, sia che si proceda alla quotazione inborsa, verrà effettuata solo dopo la piena implementazione del pianoenergetico predisposto dal precedente governo, che prevedeva l’inte-grazione di CEZ con 8 distributori regionali;

• la privatizzazione della CSA, compagnia aerea di bandiera, prevista giàdal 2003, sarà rinviata di almeno due anni a causa delle incertezze delsettore a livello internazionale. Lo Stato attualmente possiede circa il90% della CSA, mentre si dice che il piano preveda il mantenimentodel 52% in mano allo Stato e la cessione della restante quota ai prin-cipali partner strategici, Air France e Delta Airlines.

. 43.42

ANNO 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2004

TOTALE 559 734 1982 1140 1152 3317 5933 5404 6296 9012 2289

DI CUI:ITALIA 10 10 1 72 -32 24 44 39 -2 135 62

FONTE: ELABORAZIONE DELL'ICE SU DATI DELLA BANCA CENTRALE CECA, 2004.

FLUSSI ANNUALI DEGLI IDE TOTALI E ITALIANI – MILIONI DI EURO

PAESE 2001 2002 2003MLN % MLN % MLN %

BELGIO 180 3 464 5 135 6

DANIMARCA 175 3 100 1 7 0

FRANCIA 1718 27 151 2 462 20

GERMANIA 1466 23 4942 55 733 32

GRAN BRETAGNA 484 8 -234 - 240 11

ITALIA -2 - 135 1 62 3

OLANDA 1059 17 1305 14 -1383 -

AUSTRIA 295 5 809 9 542 24

SVEZIA 23 0 115 1 17 1

SVIZZERA 196 3 288 3 233 10

CANADA 81 1 -119 - 14 1

USA 273 4 201 2 180 8

GIAPPONE 33 1 123 1 224 10

ALTRI 317 5 731 8 822 36

TOTALE 6296 100 9012 100 2289 100

FONTE: ELABORAZIONE DELL'ICE SU DATI DELLA BANCA CENTRALE CECA, 2004.

PROVENIENZA GEOGRAFICA DEGLI IDE

SETTORE 2001 2002 2003MLN % MLN % MLN %

COMMERCIO, ALBERGHI 786 12.4 267 2.9 576 25.1E RISTORAZIONE

BANCHE ED 1767 28 1574 17.6 805 35.1ASSICURAZIONI

EDILIZIA 87 1.3 196 2.1 67 2.9

ATTIVITÀ IMMOBILIARE 509 8.0 396 4.3 743 32.4

MECCANICA 900 14.2 348 3.8 702 30.6

TRASPORTI E 921 14.6 4669 51.8 -1852 -TELECOMUNICAZIONI

PRODUZIONE E 301 4.7 408 4.5 201 8.7DISTRIBUZIONE DIENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA

METALLI E PRODOTTI 96 1.5 214 2.3 453 19.7IN METALLO

PRODUZIONE DI 275 4.3 84 0.9 108 4.7GENERI ALIMENTARI

ALTRI 654 10.3 856 9.4 486 21.2

TOTALE 6296 100 9012 100 2289 100

FONTE: ELABORAZIONE DELL'ICE SU DATI DELLA BANCA CENTRALE CECA, 2004.

DESTINAZIONE SETTORIALE DEGLI IDE

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al 3,5% nel 2002, nonostante il 54% della superficie del Paese sia de-stinato alle coltivazioni di produzioni agricole di cereali (soprattuttoorzo, utilizzato per la produzione della birra), patate, girasoli e barba-bietole da zucchero.

Nel corso degli anni Novanta il settore agricolo ha conosciutoun cambiamento radicale, sia per quanto riguarda la proprietà dei fondiagricoli (di proprietà statale durante gli anni del regime, ma poi restitui-ti ai legittimi proprietari dopo la caduta del comunismo), sia dal puntodi vista della struttura produttiva. Sono state gradualmente eliminate(seppur non totalmente) le tradizionali misure di supporto ai prezzi dialcuni prodotti alimentari; inoltre, il mercato interno e il commercioestero di prodotti agricoli sono stati liberalizzati.

Tali misure hanno portato a una sensibile riduzione della pro-duzione agricola e a una parallela diminuzione del numero di individuioperanti in tale settore. L'agricoltura, oggi quasi completamente privatiz-zata, sconta tuttavia un notevole ritardo tecnologico che si traduce inuna bassa competitività delle produzioni locali rispetto ai beni importati.

Anche l’allevamento bovino (cui è collegata una significativaindustria lattiero casearia) e suino ha sofferto una forte crisi: il numerodei capi di allevamento si è quasi dimezzato tra il 1990 e il 1998, a cau-sa della contrazione della domanda interna, in precedenza supportatadai sussidi statali.

L’attuale politica agricola ceca è concentrata sull’obiettivo diaccrescere la competitività del settore, allo scopo di adeguarsi agli stan-dard dei Paesi dell’Unione europea, e più in generale, per essereconcorrenziale sul mercato mondiale. Il governo ceco sta pensando diintrodurre un sistema di supporto ai prezzi simile a quello previsto inambito europeo dalla PAC (Politica Agricola Comune), accompagnato daun sistema di produzione agricola a quote e da ulteriori sussidi all’agri-coltura.

. 45.44

2. Struttura dell’economia

L’economia della Repubblica Ceca, Paese che può vantare anti-che tradizioni industriali, ha conosciuto a partire dal 1948, anno in cui ilpartito comunista ha conquistato il potere, un processo di progressivastatalizzazione. Di pari passo, attraverso l’elaborazione dei piani e lacollettivizzazione dell’agricoltura, si è assistito a una modifica dellastruttura industriale prebellica, basata sulla meccanica leggera e sul-l’esportazione di beni di consumo, accordando priorità all’industria pe-sante. La crisi di questo modello di sviluppo si è manifestata in manierachiara già nel corso degli anni ’70, ed è stata caratterizzata da una pro-gressiva perdita di competitività, soprattutto nel settore dell’industriamanifatturiera.

Il processo di privatizzazione, avviato a partire dal gennaio1991, ha interessato una parte molto consistente dell’economia ceca: ri-sultano infatti privatizzate l’80% delle aziende statali, mentre il settoreprivato contribuisce per il 77% alla formazione del PIL. Le modalità concui la privatizzazione è avvenuta hanno però determinato l’insorgere diproblemi che hanno contribuito ad alimentare la lunga recessione che ilPaese ha subito negli anni 1997-1999 e che solo in tempi recenti le au-torità di governo sembrano affrontare con determinazione. Il sistema deivoucher, che si proponeva di creare un ampio azionariato popolare, hainfatti mancato l’obiettivo. I voucher sono finiti nelle mani dei fondi diinvestimento, controllati dalle principali banche, che hanno quindi finitoper assumere indirettamente il controllo di pezzi importanti del sistemaproduttivo. Ciò ha creato distorsioni nel sistema di erogazione dei credi-ti, le cui conseguenze sono state particolarmente pesanti sia per leaziende, che avendo facile accesso al credito non hanno avviato i ne-cessari processi di ristrutturazione, sia per le banche, che si sonotrovate gravate di crediti inesigibili stimati ad un 1/3 del totale.

Agricoltura

Il settore primario, che occupa ormai soltanto il 5% della po-polazione attiva, riveste un ruolo sempre più modesto nell'economia delPaese: dall'8% del 1990, l'incidenza dell'agricoltura sul PIL è scesa fino

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Negli ultimi anni, la Repubblica Ceca ha provveduto ad accele-rare il processo di ristrutturazione e diversificazione della produzionemanifatturiera, tanto che in questo ambito, accanto alla tradizionale la-vorazione dei metalli, ci sono nuovi settori che stanno attirandol’attenzione, e capitali stranieri, in primis l’industria automobilistica, cheha conosciuto un’espansione impressionante, grazie alle acquisizioni(soprattutto tedesche) di industrie automobilistiche ceche. Altri nuovisettori di sviluppo sono l’elettronica, l’ingegneria, la lavorazione dellematerie plastiche, le tecnologie e le produzioni collegate alla protezioneambientale, sostenuti in molti casi, dagli investimenti esteri che han-no fatto da motore per la ripresa. Ad esempio, la crescita del settore deimezzi di trasporto è indubbiamente legata all’acquisizione da parte del-la Volkswagen del produttore automobilistico Skoda. Tale investimentoha peraltro favorito il sorgere di un significativo indotto di aziende localisubfornitrici e l’interesse di altri produttori di autoveicoli ad investire innuovi impianti.

. 47.46

Industria

Nel 1989 l’industria rappresentava il settore che maggiormentecontribuiva alla formazione del PIL, con una quota superiore al 40%.Nel 2002 è stato invece il terziario a detenere il primato (54,3%), ben-ché l'industria abbia conservato un peso relativo del 42,3%,progressivamente aumentato dal Novanta in avanti.

All’inizio della transizione la produzione industriale ha cono-sciuto un sensibile declino in quasi tutti i settori, con la sola eccezionedi quelli maggiormente protetti dalla competizione internazionale. Parti-colarmente colpiti sono stati alcuni settori tradizionali, come l'estrattivo,il chimico, il tessile e il conciario. Diversa la situazione in altri settori,nei quali invece, a partire dal 1995, si è potuta osservare una discretaripresa. Tassi di crescita elevati hanno interessato il settore dei mezzi ditrasporto, il comparto plastico e dei prodotti in gomma, le macchineutensili, gli apparecchi elettrici e il settore della cellulosa e della carta.

L’espansione dei mercati comunitari e l’aumentata efficienzadelle aziende europee, con cui la Repubblica Ceca si trova ad interagiresempre più di frequente, impongono un veloce adeguamento dell’appa-rato produttivo-industriale di questo Paese agli standard occidentali; leindustrie ceche, in effetti, non possono ancora considerarsi sufficiente-mente competitive, tanto da poter affrontare la "sfida europea".Ciononostante, la Repubblica Ceca, caratterizzata da una forte tradizioneindustriale nella lavorazione dell’acciaio e della meccanica di precisione,si presenta ancora come la localizzazione ottimale per quanti voglianocrearsi uno sbocco produttivo a basso costo per la produzione di com-ponenti ad alta intensità di lavoro.

L’industria ceca è caratterizzata prevalentemente da imprese dipiccole e medie dimensioni, che si presentano generalmente nella formadi società a responsabilità limitata. L’altissimo turnover delle aziendeche si affacciano sullo scenario economico ceco dimostra che il Paese èin continuo fermento e che ancora molte sono le possibilità d'inseri-mento di nuove attività commerciali in loco.

SETTORE 1999 2000 2001 2002

AGRICOLTURA 3,7 5,2 3,8 3,4

INDUSTRIA 34,3 36,6 30,2 29,5

COSTRUZIONI 7,5 4,7 6,6 6,1

TRASPORTI E TELECOMUNICAZIONI 9,7 8,8 7,5 8,3

COMMERCIO 14,4 16,5 13,6 13,7

ALTRI SERVIZI 30,3 27,7 30,3 31,7

FONTE: EIU, ECONOMIST INTELLIGENCE UNIT: COUNTRY REPORT; SETTEMBRE 2003.

CONTRIBUTO DEI DIVERSI SETTORI ALLA FORMAZIONE DEL PIL (COMPOSIZIONE %)

Servizi

In linea con quanto avvenuto nelle più moderne economie eu-ropee, il terziario ha conosciuto un notevolissimo sviluppo anche nellaRepubblica Ceca: se nel 1990 esso contribuiva alla formazione del PILper il 25%, tale incidenza nel 2002 è dell’ordine del 54,3%. Nei servizirisulta impiegato il 55,4% della forza lavoro totale. Tale risultato è sin-

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tomo di una profonda trasformazione in atto: l’economia ceca sembrarisentire degli effetti della globalizzazione e dei più stretti legami econo-mico-commerciali con i paesi occidentali (soprattutto dell’area Ue).

Nel settore dei servizi, Czechinvest, l’agenzia ceca per la promo-zione degli investimenti, ha affermato che il rapido sviluppo delletelecomunicazioni, in parte agevolato dalla rapida espansione della reteinfrastruttrale collegata a questo settore, sta aprendo nuove occasioni diinvestimento in Repubblica Ceca. Ciò è stato particolarmente evidente peril settore della telefonia cellulare, che ha subito una crescita vertiginosanell’ultimo anno. L’emanazione di una nuova legge sulle telecomunicazio-ni, entrata in vigore il primo luglio 2000, ha aperto poi il mercato a nuovioperatori: tale legge, giudicata non pienamente conforme agli standardeuropei, perché allungherebbe i tempi necessari per una completa libera-lizzazione del settore, ha comunque favorito l’insediamento di un certonumero di operatori, soprattutto stranieri, in territorio ceco.

La diffusione delle tecnologie informatiche e dell’uso di Inter-net hanno permesso di sviluppare in tempi brevi anche altre attività diservizi: l’e-commerce, l’home-banking e tutti i servizi infrastrutturali adessi correlati.

Risorse naturali

Dal punto di vista delle risorse naturali, la Repubblica Ceca di-pende fortemente dagli altri Paesi.

Le sue materie prime sono piuttosto scarse e si limitano ad al-cuni bacini carboniferi localizzati concentrati nella Moravia del Nord(regione di Ostrava) e nella Boemia del Nord. All’attuale ritmo di estrazio-ne si prevede che le riserve ceche di antracite siano destinate ad esaurirsientro il 2010, mentre quelle di lignite dureranno per circa 25 anni.

Le materie prime energetiche (petrolio e gas) vengono impor-tate. Il gas proviene prevalentemente dalla Federazione Russa, sebbenerecentemente, allo scopo di diversificare le fonti di approvvigionamento,siano stati conclusi importanti contratti di fornitura con la Norvegia.

. 49.48

Il petrolio viene anch’esso importato, in parte dalla Russia, inparte dal Medio Oriente, attraverso l’oleodotto che dal porto di Triesteraggiunge Ingolstadt, in Germania, e da qui la Repubblica Ceca.

Più importanti per l’economia ceca sono le risorse forestali. Losfruttamento delle abbondanti riserve di legname - che ricoprono più diun terzo del territorio - ha permesso al Paese di sviluppare una fiorenteindustria per la lavorazione del legno, settore in cui la Repubblica Cecapuò vantare una lunga tradizione ed esperienza. I prodotti derivanti dal-la lavorazione del legno sono utilizzati praticamente in ogni settoredell’economia: in molti comparti industriali ma soprattutto nell’industriaper la produzione di mobili e articoli per l’arredamento e nel settoredelle costruzioni.

Infrastrutture

Il sistema delle infrastrutture della Repubblica Ceca può essereconsiderato sostanzialmente buono rispetto agli altri Paesi in transizio-ne dell’area, anche se al di sotto degli standard dell’Europa occidentale.Le infrastrutture sono particolarmente buone nella regione intorno aPraga e nel distretto della Boemia Occidentale.

La rete stradale è pari a 55.567 chilometri, dei quali 506 sonocostituiti da autostrade. Il principale asse viario è rappresentato dall’au-tostrada che collega Praga a Brno e da qui prosegue fino al confineslovacco in direzione di Bratislava. Praga inoltre è collegata con il confi-ne tedesco attraverso l’autostrada (punto di confine di Rozvadov).

Meno buoni i collegamenti stradali con la Moravia del nord(area di Ostrava). La rete autostradale rimane comunque nel suo com-plesso insufficiente (risultato degli scarsi investimenti in opere dimanutenzione) e il governo sta cercando di contrastare il deterioramen-to delle strade con una serie di progetti di intervento. Queste opere,che richiederebbero un tempo di realizzazione stimato in 12 anni, dote-rebbero il Paese di 987 Km di nuove autostrade che permetterebbero dicollegare la Repubblica Ceca alle maggiori arterie europee. Si aumente-rebbe, altresì, la capacità di transito di mezzi di trasporto pesante,

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collegando i maggiori centri cechi tramite una rete stradale capillare epiù efficiente.

La rete ferroviaria è lunga 9.430 chilometri, di cui però solo1.940 km sono a doppio binario e costituiscono il principale mezzo ditrasporto delle merci. Tra Praga e le capitali dei Paesi limitrofi sono infunzione treni a standard europeo. Sono attualmente in corso di realiz-zazione anche alcuni progetti di ammodernamento della rete ferroviaria,i cui tempi, tuttavia, per la scarsità dei finanziamenti, sono piuttostolunghi.

Il miglioramento delle infrastrutture nazionali - soprattutto neisettori dei trasporti e delle telecomunicazioni - rimane una questionedelicata, poiché la penuria di capitali ha spesso ritardato l’avvio dei la-vori di ampliamento e ristrutturazione. L'attuazione dei progetti, relativiall’industria dei trasporti e delle telecomunicazioni, prevede l’interventodella BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo), della BEI(Banca europea per gli investimenti), nonché di grandi gruppi bancarilocali o stranieri, sotto forma di prestiti a tassi agevolati.Per quanto riguarda il trasporto aereo, negli ultimi anni si è registratoun sensibile aumento del numero di passeggeri, dovuto anche all’aper-tura, nel 1997, di un nuovo terminal del principale aeroporto del Paese,quello di Ruzyne a Praga, ora in fase di ulteriore ampliamento; è previ-sta inoltre la privatizzazione e la ristrutturazione dell’aeroporto di Moz-nov a Ostrava.

Sviluppo tecnologico

Dopo la caduta del regime comunista nel 1989, l’appa-rato produttivo ceco si trovava, dal punto di vista tecno-logico, in condizioni di sostanziale obsolescenza.

La progressiva modernizzazione del settore industriale è potu-ta avvenire, da un lato, attraverso le importazioni, dall’altro attraverso ilflusso di investimenti dall’estero. Proprio nei settori in cui sono stati ef-fettuati importanti investimenti esteri, quello automobilistico e quelloelettronico ad esempio, la produzione locale ha raggiunto un buon livel-

. 51.50

lo tecnologico, ottenendo di affermarsi sui mercati internazionali. L’ulteriore sviluppo in questo campo è peraltro legato alla crescita degliinvestimenti in ricerca e sviluppo. Per quanto riguarda i settori industria-li, quelli dove maggiori sono stati gli investimenti in R & S sono i mezzidi trasporto e i macchinari industriali. In crescita il comparto delle at-trezzature per telecomunicazioni.

3. Relazioni Economiche Internazionali

Per quanto riguarda l’interscambio con l’estero, i dati fornitidall’Ufficio statistico ceco sull’andamento nel 2003, mettono in evidenzanumerose differenze rispetto all’anno precedente: il volume totale degliscambi è cresciuto del 9,1% rispetto al 2002: 2.814 miliardi di coronecontro i 2.580 miliardi dell’anno precedente, quando addirittura si eraregistrata una caduta del 2,9%. Le esportazioni sono cresciute più delleimportazioni, anche se con una differenza di solo 0,5 punti percentuali,contribuendo a diminuire il deficit commerciale solo nel primo semestre,riprendendo poi ad aggravarlo fino a fine anno.

Le cause di tali cambiamenti vengono individuate in alcuni fat-tori, interni e esterni al Paese; anzitutto le fluttuazioni dei prezzi sulmercato mondiale: nel periodo gennaio-novembre 2003, i prezzi all’ex-port sono cresciuti dell’0,8% mentre quelli alle importazioni sonodiminuiti dell’0,3%. Ciò è dovuto anche all’andamento dei tassi di cam-bio corona/euro e corona/dollaro: rispetto al 2002, la corona si èdeprezzata del 3,2% nei confronti dell’euro e apprezzata del 16% rispet-to al dollaro.Inoltre una forte domanda interna, spinta poi dalla crescita dei salari intermini reali e dal più facile accesso al credito al consumo, ha stimolatol’incremento delle importazioni di manufatti e prodotti alimentari. Oltrea ciò, una debole domanda di investimenti, frenata dalla scarsa disponi-bilità di risorse finanziarie da parte delle imprese nazionali, non ha ulte-riormente spinto gli acquisti dall’estero.L’ingente flusso di IDE, implementando la capacità produttiva del Paese,ha consentito un aumento delle esportazioni, favorendo però anchemaggiori importazioni di macchinari e attrezzature per le imprese di pro-prietà estera.

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3.1 Import/Export

Lo scioglimento della federazione cecoslovacca nel ’93 haspinto la Repubblica Ceca ad un rapido cambio di orientamento dei pro-pri flussi commerciali verso i paesi dell’Unione europea, in particolareverso la Germania. Inizialmente la struttura delle esportazioni ceche di-rette ai nuovi partner si componeva in prevalenza di materie prime, dibeni intermedi come i prodotti chimici di base, l’acciaio, o altri metalli,e di manufatti a basso valore aggiunto. La crescita in questa direzione èstata tuttavia limitata dalle misure anti-dumping intraprese contro l’ex-port ceco, nel settore dell’acciaio, da parte di alcuni paesi dell’Unioneeuropea che vedevano minacciati i produttori nazionali. In seguito, apartire dalla metà degli anni Novanta, l’impatto degli investimenti direttiesteri nell’industria automobilistica ha notevolmente contribuito a modi-ficare la struttura delle esportazioni ceche, che si è nuovamenteorientata verso i macchinari e i mezzi di trasporto.

Nel quadriennio 1999-2002 le esportazioni ceche sono aumen-tate a un tasso medio annuale abbastanza sostenuto (8%), che ne haportato il valore dai 26,8 miliardi di dollari del 1999 ai 38,2 del 2002. Auna flessione nel 1999 (-5,7%) ha fatto seguito una buona ripresa l’an-no successivo (+8,2%), accentuatasi notevolmente nel biennio2001-2002 (+30% complessivamente).

Dal punto di vista della struttura merceologica dell’export, nelquadriennio si riscontra una nettissima variazione per quanto riguardal’elettromeccanica, che nel 1999 era al secondo posto, e nel 2002 è sta-ta il comparto con maggiori esportazioni, grazie a un incremento delproprio peso relativo pari al 53%, mentre la crescita relativa del settoreautomobilistico si è rivelata assai più blanda (+6,9%). E’ invece in caloil peso percentuale del comparto metallo e prodotti in metallo (-7,2%) edei prodotti chimici (-17,8%), la cui incidenza sull’export ceco sembrainesorabilmente in declino; stabile è invece la meccanica.

Nel 2003 le esportazioni ceche di merci, considerate in terminidi valore, si sono principalmente orientate verso i seguenti compartimerceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale):• macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (21,6%); • autoveicoli (16,6%);

. 53

Nella composizione merceologica dell’interscambio, rispetto al2003, si nota una crescita superiore alla media degli scambi di macchi-nari e attrezzature per il trasporto, un rallentamento della dinamica deiprodotti manifatturieri, un forte sviluppo negli acquisti di prodotti chimi-ci e derivati e di combustibili minerali e un forte aumento delleimportazioni e esportazioni di prodotti agricoli e alimentari, con unaleggera riduzione del deficit per questo comparto.Nel decennio tra il 1993 e il 2003, la Repubblica Ceca ha registrato inve-stimenti diretti esteri per oltre 38 miliardi di euro, confermandosi comel’economia dell’Est Europa con la maggior capacità di attrazione di IDE.Nel 2003, la CNB (Banca Centrale) ha contato investimenti esteri per2.289 milioni di euro. Al primo posto fra i paesi investitori si confermala Germania, con il 32%, seguita da Austria (24%), Francia (20%), GranBretagna (11%), Svizzera e Giappone, entrambi con il 10%.

. 52

1999 2000 2001 2003 2002

-50000

0

1000000

1500000

2000000

2500000

3000000

IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI INTERSCAMBIO SALDO

L’ANDAMENTO DEL COMMERCIO ESTERO DELLA REPUBBLICA CECA - MILIONI DI CZK

FONTE: EUROSTAT

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Secondo i dati di fonte ONU-Comtrade, nel periodo 1999-2002le importazioni ceche hanno avuto un andamento crescente, fatta ecce-zione per una flessione nel 1999 (-6,8%). L’incremento medioquadriennale è stato pari al 7,3%, con un picco nel 2001 (+13,1%) cheha innalzato il valore degli acquisti cechi dall’estero dai 28,8 miliardi didollari del 1999 a 40,5 miliardi nel 2002.

Un confronto tra il 1999 e il 2002 rivela che la composizionemerceologica dell’import ceco, per quel che riguarda le categorie princi-pali, si è dimostrata relativamente stabile: le variazioni più sensibilihanno interessato i due maggiori comparti, ossia macchine e apparec-chiature elettriche e di precisione, il cui peso percentuale sul totaledelle importazioni ceche è cresciuto del 20,7%, e autoveicoli (+12,3%),mentre si è ridotta l’incidenza di macchine e apparecchi meccanici (-6,2%) e di prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (-7,3%). Quasiidentico è restato invece il peso di metallo e prodotti in metallo(+1,4%).

Nel 2002 le importazioni ceche di merci, considerate in terminidi valore, si sono principalmente orientate verso i seguenti compartimerceologici (tra parentesi il peso percentuale sul totale):

. 55.54

• macchine e apparecchi meccanici (11,8%); • metallo e prodotti in metallo (11,7%).

Le esportazioni sono così cresciute nel 2003 del 9,3% rispettoall’anno precedente, raggiungendo un valore pari a 1.371 miliardi di co-rone. Eccezion fatta per i paesi in via di sviluppo, sono aumentate leesportazioni, anche se a tassi di crescita diversi. La crescita dell’exportverso i paesi dell’Unione è stata trainata non solo dalla Germania (le cuiimportazioni di prodotti cechi sono aumentate di oltre 50 miliardi di co-rone), ma anche da Austria, Italia, Olanda, Spagna e Francia. Si è inveceverificata una caduta delle esportazioni verso la Russia, che ha pesante-mente influito sul dato che riguarda i paesi in via di transizione e gliStati dell’ex-Urss, limitandone la crescita solo a un +10%. Per quanto riguarda gli “altri Paesi” (Cina, Nord Corea, Cuba, Vietnam,Mongolia), pur con un incremento del 39,5%, il volume degli scambi ri-mane comunque limitato e la proporzione sul totale degli scambi deci-samente insignificante.

PAESE 2002 2003 INDICE % DEL VALORE TOTALEMLN DI CZK MLN DI CZK 2002=100 2002 2003

GERMANIA 457.020 507.086 111.0 36.4 37.0

SLOVACCHIA 96.651 109.155 112.9 7.7 8.0

AUSTRIA 69.424 85.643 123.4 5.5 6.2

REGNO UNITO 72.791 73.914 101.5 5.8 5.4

POLONIA 59.208 65.703 111.0 4.7 4.8

FRANCIA 58.443 64.870 111.0 4.7 4.7

ITALIA 50.774 60.826 119.8 4.0 4.4

OLANDA 48.986 56.708 115.8 3.9 4.1

USA 35.744 33.406 93.5 2.8 2.4

UNGHERIA 31.123 31.195 100.2 2.5 2.3

FONTE: ELABORAZIONE ICE SU DATI DELL’ISTITUTO DI STATISTICA DELLA REPUBBLICA CECA

EXPORT - PRIMI DIECI PAESI DI DESTINAZIONE (2002-2003)

Germania

Rep. CecaAustria

Polonia

Francia

Italia

OlandaUSA

Ungheria

Altri

Regno Unito

ESPORTAZIONI 2003

FONTE: ELABORAZIONE ICE SU DATI DELL’ISTITUTO DI STATISTICA DELLA REPUBBLICA CECA

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3.2 I partner commerciali

La Germania si conferma principale partner commerciale dellaRepubblica Ceca, sia per le importazioni che per le esportazioni, raggiun-gendo per questa voce la quota del 36,5% nel 2003. Per quantoriguarda l’import, la Germania (32,6%) è seguita dall’Italia (5,3%), checonquista posizioni a scapito della Russia (4,6%), e che viene precedutada Slovacchia (5,2%), Cina (5,2%) e Francia (4,9%).Per quanto riguarda le esportazioni, dopo la Germania (37%) che occupail primo posto nella graduatoria dei Paesi clienti, troviamo la Slovacchia(8%), l’Austria (6,2%) e la Gran Bretagna (5,4%) il cui peso relativo, fer-mo a quota 3,4% nel 1999, ha sfiorato il 6% nel 2002 grazie ad esporta-zioni più che raddoppiate: da 905 milioni a 2,2 miliardi di dollari.Gran parte di questa notevolissima crescita si è concentrata nei com-

parti elettromeccanico (+653 milioni) e automobilistico (+307 milioni):nel primo caso, hanno avuto un ruolo trainante l’hardware, specie partie accessori, e i componenti elettronici come i condensatori; nel secon-do, protagonisti della notevole crescita sono stati gli autoveicoli pro-priamente detti, e più precisamente gli autoveicoli da turismo, checostituiscono la quasi totalità delle importazioni britanniche dalla Re-pubblica Ceca nel settore. L’Italia si attesta al settimo posto, già occupa-to nel 2002, con il 4,1%.

. 57.56

• macchine e apparecchiature elettriche e di precisione (22,4%); • macchine e apparecchi meccanici (11,6%); • metallo e prodotti in metallo (10,9%); • prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (10,4%).

Le importazioni sono cresciute dell’8,8%, raggiungendo un va-lore pari a 1.442 miliardi di corone. Su questo incremento hannonotevolmente influito le importazioni dagli altri Paesi (in particolar mo-do dalla Cina), da quelli in via di sviluppo e dai Paesi in via ditransizione come la ex-URSS. Inferiore è stata la crescita delle importa-zioni dai Paesi sviluppati, in particolar modo dall’Unione europea, in cuigli acquisti della Repubblica Ceca sono stati minori di quelli effettuatinei Paesi EFTA e nelle altre economie di mercato. Malgrado ciò, l’Unionecontinua a pesare per il 48% sul totale dell’aumento delle importazioniceche.

PAESE 2002 2003 INDICE % DEL VALORE TOTALEMLN DI CZK MLN DI CZK 2002=100 2002 2003

GERMANIA 430.510 469.650 119.1 32.5 32.6

ITALIA 71.604 76.542 116.9 5.4 5.3

SLOVACCHIA 69.324 74.712 107.8 5.2 5.2

FRANCIA 63.544 70.968 111.7 4.8 4.9

CINA 61.356 75.296 122.7 4.6 5.2

FEDERAZIONE RUSSA 59.988 65.662 109.5 4.5 4.6

AUSTRIA 57.540 61.802 107.4 4.3 4.3

POLONIA 53.176 59.728 112.3 4.0 4.1

USA 43.271 44.932 103.8 3.8 3.1

REGNO UNITO 41.606 39.186 94.2 23.1 2.7

FONTE: ELABORAZIONE ICE SU DATI DELL’ISTITUTO DI STATISTICA DELLA REPUBBLICA CECA

IMPORT - PRIMI DIECI MERCATI DI APPROVVIGIONAMENTO (2002-2003)

Germania

Italia

SlovacchiaAustriaPolonia

Fed. Russa FranciaCina

Stati Uniti

Altri

Regno Unito

IMPORTAZIONI 2003

FONTE: ELABORAZIONE ICE SU DATI DELL’ISTITUTO DI STATISTICA DELLA REPUBBLICA CECA

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1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2003 2002

10 100 000

10 150 000

10 200 000

10 250 000

10 300 000

10 350 000

ANDAMENTO DEMOGRAFICO

FONTE: UFFICIO STATISTICO DELLA REPUBBLICA CECA, 2003

. 59.58

Compare per la prima volta in questa classifica la Cina, che ri-sulta essere la testa di ponte di diversi altri Paesi del Sud Est asiatico,la cui capacità di offrire produzioni concorrenziali rispetto alle nostre, inmolti settori sia dei beni di consumo che di macchinari e impianti au-menta di anno in anno.

L’aumento della quota di mercato cinese va certamente impu-tato al comparto macchine e apparecchi elettrici e di precisione, che hafatto registrare, nel giro di quattro anni, un incremento delle esportazio-ni di oltre un miliardo di dollari pari ad una quota di mercato del 4,6%.

1. Popolazione, forza lavoro, occupazione

Secondo le più recenti stime dell’Ufficio Statistico della Repub-blica Ceca, la popolazione del Paese, che alla fine del 2002 era compo-sta da circa 10.203.300 unità, non conosce andamenti favorevoli intermini di crescita e si stima che ancora nel 2015 si attesterà intorno aquello stesso ammontare. In effetti il tasso di natalità della Repubblica Ceca è uno dei più bassi almondo: nel 2002 sono nati soltanto 92.800 bambini rispetto, per esem-pio, ai 131.000 del 1990. In aumento la natalità “al di fuori del matrimo-nio” - circa l’8,6% del totale dei bambini nel 1990 - nonostante in questostesso periodo il matrimonio fosse ancora considerato come una praticapiuttosto corrente (90.900 casi) rispetto al declino che si sarebbe regi-strato negli anni successivi (nel 2002, 52.700 contrazioni matrimoniali).

3. Mercato del lavoro

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1990 1991 1993 1992 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2003 2002

0,00

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

TOTALE PERMESSO DI RESIDENZA DEFINITIVO VISTO PER OLTRE 90 GIORNI

QUOTE DI STRANIERI NELLA POPOLAZIONE (%)

FONTE: MINISTERO DEGLI INTERNI DELLA REPUBBLICA CECA, DIREZIONE POLIZIA DI FRONTIERA

Considerando le dimensioni della popolazione nel suo complesso, lapercentuale degli stranieri appare piuttosto trascurabile e poco rilevan-te. Tuttavia essa ha conosciuto un aumento graduale a partire dal 1989quando molte persone provenienti dai Paesi post comunisti si sono ri-versate a Praga e nelle altre grandi città.

Vi è da rilevare peraltro che negli anni Novanta la popolazioneurbana continua a decrescere nonostante l’affluenza straniera, facendoregistrare concentrazioni di una parte considerevole di abitanti neglispazi rurali e limitrofi ai centri cittadini. Nel prossimo futuro i contestiterritoriali più interessati da tali dinamiche saranno, prevedibilmente, lecittà “satelliti” di Praga, a motivo dell’importanza che in queste areevanno assumendo gli investimenti esteri.Dalle ricerche dell’Ufficio di Statistica sulla forza lavoro della RepubblicaCeca, emerge che dal 1994 al 2000 la popolazione attiva è diminuita e,nello stesso periodo, il relativo tasso è passato dal 61,6% al 60,4%.

. 61.60

Tra il 1991 e il 2002, l’aspettativa di vita è passata da 68,2 anni a 72,07per gli uomini, e da 75,7 a 78,54 per le donne: in media, dunque, essasi aggira sui 75,3 anni, rispetto ai 78 della media europea.

Le dinamiche demografiche segnalano un progressivo aumentodell’età media della popolazione, il quale modifica il rapporto tra citta-dini ultrasessantenni e quelli in età lavorativa (tra i venti e i sessantaanni). Attualmente tale rapporto è pari a circa il 30% ma, verosimilmen-te, raggiungerà il 60% entro il 2030.Secondo le stime fornite dall’Ufficio centrale di Statistica, nel 1990 i gio-vani compresi tra i 15 e i 24 anni erano circa 1.555.897, per scendere a1.535.466 nel 2000, e diminuire ulteriormente del 20% secondo le pre-visioni fino al 2010.Dall’ultimo censimento (marzo 2001) si evince che il 94% degli abitantidel Paese è di nazionalità ceca, morava e silesiana. Gli Slovacchi resta-no, comunque, la minoranza più numerosa, seguiti dai Polacchi, dai Te-deschi e dai Rom. Ufficialmente quest’ultimi sono circa 12.000 (0,1 %della popolazione complessiva) ma l’ammontare reale, e difficilmente ri-levabile, è ben più considerevole. A differenza di quanto generalmenteaccade presso gli altri Paesi europei, nella Repubblica Ceca i Rom vivo-no in città e questo aumenta in maniera pressoché esponenziale le lorodifficoltà personali di inserimento e i casi di disagio sociale.

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2003 2002

58,0

58,5

59,0

59,5

60,5

61,0

61,5

62,0

VARIAZIONE DEL TASSO DI ATTIVITÀ DELLA POPOLAZIONE (%)

FONTE: MERCATO DEL LAVORO IN REPUBBLICA CECA, 1993-2002, UFFICIO CENTRALE DI STATISTICA, PRAGA 2003 OCCUPAZIO-NE E DISOCCUPAZIONE IN REPUBBLICA CECA - LABOUR FORCE SURVEY.

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Per quanto riguarda i tassi occupazionali, nonostante la dimi-nuzione registratasi tra il 1993 e il 2002 - con il passaggio, rispettiva-mente, dal 69% al 65% - essi si mantengono in linea con la mediaeuropea (64,3% EU15). Interessante l’aumento che si registra a partiredal 2002, in forza del quale il tasso di occupazione complessivo diventadel 74,2% per gli uomini (72,8% EU15) e del 57,1% per le donne(55,6% EU15). Soprattutto rispetto alle stime del 2001, la crescita puòdirsi particolarmente significativa per le fasce d’età comprese tra i 55 e i64 anni il cui tasso è del 40,8% rispetto al 40,1% EU15.

Tendenzialmente gli stranieri costituiscono più del 3%della forza lavoro e questa quota sembra destinata acrescere al punto da rendere la repubblica Ceca, neiprossimi anni, una delle destinazioni più ricorrenti per iflussi migratori.

Secondo il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, nel 2030si registrerà la necessità di ben 422.000 persone in età da lavoro, e lamigrazione regolare prevista sembra essere molto lontana dalla capacità

. 63.62

Tradizionalmente il tasso di attività maschile è più alto diquello femminile e ciò risulta confermato anche dai dati relativi al 2002in cui si registrano tassi, rispettivamente, del 69,4% e del 51,0%. Il tas-so più alto è stato comunque raggiunto nel 2002 dalle fasce d’etàcomprese tra i 30 e i 44 anni, mentre la flessione più significativa ri-guarda i giovani al di sotto dei 20 anni - dal 35% nel 1994 si è passatial 15 % nel 2000 - anche come effetto della lunga permanenza nella fa-se scolastica e in generale nel periodo dedicato all’istruzione.

GENERE FASCIA D’ETÀ

TOTALE 15-29 30-44 45-59 60+

TOTALE 59.9 55.5 90.5 80.1 8.4

UOMINI 69.4 69.4 64.0 96.9 13.6

DONNE 51.0 46.6 83.9 72.1 4.8

FONTE: UFFICIO DI STATISTICA DELLA REPUBBLICA CECA.

TASSI DI ATTIVITÀ PER ETÀ E GENERE NEL 2002 (%)

di soddisfare tali stime. Con l’apertura delle frontiere del territorio ceco ela massiccia emigrazione dai paesi della vecchia Unione Sovietica, si èregistrato, tuttavia, anche un aumento dell’occupazione illegale straniera.

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2003 2002

0,00

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

3,00

3,50

4,00

STRANIERI REGISTRATI COME ATTIVI SULLA FORZA LAVORO (%)

NOTA: VALORI 2003 REGISTRATI AL 30 GIUGNO

FONTE: MINISTERO DEL LAVORO E DEGLI AFFARI SOCIALI, SERVIZIO AMMINISTRAZIONE OCCUPAZIONE FLUSSI MIGRATORI INTERNA-ZIONALI NEL MERCATO DEL LAVORO NELLA REPUBBLICA CECA, RILSA, PRAGA 2003.

Le trasformazioni economiche, soprattutto quelle legate ai pro-cessi di privatizzazione, influiscono ormai da anni sulla distribuzioneoccupazionale per settori. Per quanto l’occupazione nell’industria - comed’altra parte anche nell’agricoltura - diminuisca ormai da tempo rispettoagli altri Paesi europei, la proporzione di lavoratori nel settore industria-le rimane alta. In generale si può dire che tra il 1990 e il 2002l’occupazione sia diminuita passando dal 12,4% al 4,8% nel settore pri-mario, dal 45,1% al 39,6% in quello secondario, aumentando invece,dal 42,5% al 55,6% nel terziario.Le PMI, che costituiscono circa il 40,4% del PIL, coprono una quota oc-cupazionale considerevole (59,5%). Tali cambiamenti sono perfettamen-te in sintonia con il nuovo scenario della globalizzazione ma presentanolegami molto stretti anche con le dinamiche economico-commerciali deivicini Paesi dell’Unione europea.

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. 65.64

D’altra parte, l’arretramento dell’industria come anche la crescita delsettore dei servizi, costituiscono le dinamiche in grado di spiegare mag-giormente i lievi squilibri regionali in termini di occupazione. Praga, peresempio, gode di una situazione socio-economica migliore del resto delPaese, con un tasso di disoccupazione molto basso (circa il 3%) e unpotere d’acquisto sensibilmente più elevato. Le motivazioni risiedononon tanto nella forza del bacino industriale che la stessa si trova adospitare, quanto nell’importanza dei flussi turistici che l’attraversano eche danno un impulso determinante al settore dei servizi. Di contro,aree come la Moravia del nord e la Boemia del nord, presentano, a cau-sa della crisi che interessa i comparti industriali estrattivi e siderurgici,tassi di disoccupazione piuttosto alti e, in determinati comuni, persinosuperiori al 15%.

2. Disoccupazione: andamento e caratteristiche

Nel corso degli ultimi anni, la disoccupazione della RepubblicaCeca ha conosciuto fluttuazioni piuttosto considerevoli e circoscrivibiliall’interno di periodi storici ben determinati: semplificando si può infattidire che essa è aumentata a partire dal 1997 e fin verso la fine del 1999- quando si attestava intorno al 9,4% - per diminuire nel corso del 2000(8,8%) e del 2001 (8,5%), e raggiungere di nuovo livelli più alti l’annosuccessivo (9,2%).

In particolare nel corso del 2002, la disoccupazione haseguito un andamento per così dire “stagionale”, nelsenso che ha conosciuto delle fluttuazioni mensili - co-me, per esempio, a gennaio, giugno, luglio e dicembre -quando anche i più giovani hanno ingrossato le fila deidisoccupati, sia pure alla ricerca di impieghi temporanei.

Tali irregolarità sono, inoltre, ricollegabili anche alla periodicitàdei lavori di pubblica utilità e a servizi specifici nel campo dell’agricoltu-ra, delle costruzioni e del commercio, oltre che alle contrattualizzazionia tempo determinato.Al di là del dato, il fenomeno della disoccupazione in Repubblica Cecaappare comunque in linea con la media europea (7,4% nel 2001), e per

DISOCCUPATI SUL TOTALE DELLA POPOLAZIONE ATTIVA - CONFRONTO TRA PAESI

FONTE: EUROSTAT

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. 67.66

quanto nettamente superiore ai livelli di altri Paesi come il Lussemburgo(2,0%) o l’Austria (3,6%), la sua situazione può dirsi visibilmente mi-gliore rispetto a quella di altre economie di transizione, come nel casodella Bulgaria (il cui tasso di disoccupazione è del 19,9%), della Polonia(18,4%) e della vicina Slovacchia (19,4%).

Fenomeno strettamente connesso alla disoccupazione e che nerappresenta una delle cause, è costituito dalla progressiva diminuzionedella domanda di lavoro da parte delle imprese. Generalmente, più altaè la domanda, più alte sono le opportunità di crescita dell’economia.Così, mentre dal 2000 al 2001 si è registrato un aumento - da 52.060 a52.084 posti di lavoro disponibili - alla fine del 2002 si è registrata unadiminuzione di ben 1.400 unità che ha inciso, inevitabilmente, anchesulla media mensile di questo stesso anno (48.600 posti nel 2002 ri-spetto ai 58.200 nel 2001).

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2003 2002

0

20000

40000

60000

80000

100000

120000

DOMANDA DI LAVORO

NOTA: VALORI 2003 REGISTRATI AL 30 GIUGNO

FONTE: EUROPEAN TRAINING FOUNDATION

Per quanto riguarda le differenze di genere, rispetto al totaledei disoccupati le donne nel 2001 costituivano il 43,4% e il 43,3% nel2002. In questo stesso anno, il relativo tasso di disoccupazione si atte-stava sull’11,2%, risultando in questo modo sensibilmente più alto diquello maschile (8,7%).Ma sono i più giovani (fino ai 25 anni) ad essere stati maggiormentecolpiti dai più alti tassi di disoccupazione con il 21,1% alla fine del2002, vale a dire più del doppio dei tassi di disoccupazione delle altrecategorie di persone.Con l’estensione della scuola dell’obbligo nel 1996, la componente de-gli abbandoni scolastici ha pesato progressivamente meno sulla disoc-cupazione del Paese, per quanto essa rappresenti circa il 12,4 % dicoloro che negli ultimi anni sono in cerca di lavoro.

Nel mercato del lavoro ceco, i gruppi svantaggiati costituisco-no una categoria particolarmente ampia ed eterogenea che include i mi-nori (11,6% alla fine del 2002), le persone con disabilità (13, 0%), gliultracinquantenni (19,4%) ed infine i membri della comunità Rom.Rispetto alle altre categorie menzionate, i disabili restano comunque ilgruppo maggiormente in difficoltà dal punto di vista del potenziale in-serimento nel mercato del lavoro, non solo perché il loro numero conti-nua a crescere ogni anno (si è passati da circa 20.000 unità della finedel 1993 a 66.000 nel 2002), ma anche perché mancano strutture ade-guate alle loro esigenze.

Il 1999 segna la data a partire dalla quale i disoccupati di lun-go periodo (oltre i 12 mesi) sono cresciuti considerevolmente di nume-ro, e l’accelerazione appare ancora più evidente se si considera, lagradualità della crescita degli anni immediatamente precedenti. Per ave-re un’idea al riguardo si consideri che mentre la quota complessiva del-le persone in cerca di lavoro aumentava in questo anno del 26%,quella dei disoccupati di lungo periodo si attestava sul 67%, aggiun-gendo almeno 144.700 disoccupati in più. I dati del 2000 e del 2001sono comunque più incoraggianti, costituendo questa categoria, rispet-tivamente, il 38,4% e il 37,1% della disoccupazione complessiva. I piùcolpiti da questo tipo di esclusione dal mercato del lavoro sono, oltreai disabili, anche i lavoratori scarsamente qualificati, i minori, le giovanimadri, le persone che provengono da periodi di detenzione carceraria e,

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in termini di nazionalità, la comunità dei Rom. Analogamente a quantoaccade in termini di disoccupazione generale, anche se si considera lacomponente di lungo periodo, a risentirne di più in assoluto, sono sem-pre i giovani fino a 25 anni di età che costituiscono circa il 25% del to-tale dei disoccupati permanenti.Confrontando questa situazione con quella degli altri Paesi europei, sipuò dire che, nonostante i momenti di crescita, la disoccupazione dilungo periodo della Repubblica Ceca si sia mantenuta al di sotto dellamedia europea almeno fino al 1999. Differenze significative si registra-no, invece, se consideriamo le altre economie di transizione, come nelcaso della Bulgaria, della Slovacchia e della Romania dove i relativi tas-si sono tendenzialmente più alti.

. 69.68

UNIONE EUROPEA 1994 1996 1997 1998 1999 2000 2001

FORZA LAVORO (MIGLIAIA) 167.108 168.418 169.294 170.325 171.262 178.887 180.518

PROPORZIONE DI 5.3 5.3 5.2 4.7 4.1 3.6 3.3DISOCCUPATI DI LUNGADURATA NELLA FORZALAVORO (%)

TASSO DI DISOCCUPAZIONE (%) 11.1 10.8 10.6 9.9 9.1 8.2 7.4

REPUBBLICA CECA

FORZA LAVORO (MIGLIAIA) 5.148 5.174 5.185 5.201 5.218 5.186 5.171

PROPORZIONE DI 0.9 1.1 1.3 1.9 3.1 4.1 4.2DISOCCUPATI DI LUNGADURATA NELLA FORZALAVORO (%)

TASSO DI DISOCCUPAZIONE (%) 4.3 3.9 4.8 6.5 8.7 8.8 8.1

FONTE: UFFICIO DI STATISTICA DELLA REPUBBLICA CECA.

DISOCCUPAZIONE DI LUNGA DURATA IN EU E NELLA REPUBBLICA CECA

Come in parte già anticipato, per quanto riguarda i tassi di di-soccupazione, non esistono differenze considerevoli tra le diverse regio-ni, tranne aree particolari (come Most 21,7%, Kavinà 19,6%, Louny 18,6%,Teplice 18,2%, Chomutov 17,7%, Ostrava-City 17,2%) in cui vi è maggioreconcentrazione di forza lavoro non occupata. Tali aree sono anche quellein cui si registrano tassi più alti di disoccupazione di lungo periodo.

3. Regole e assetto del mercato del lavoro

3.1 Contratti, salari e sistema contributivo

Nella Repubblica Ceca il periodo della transizione ha costituitouno spartiacque rispetto all’andamento dei salari negli anni precedentie alla loro distribuzione nei diversi settori economici. A partire da que-sto momento essi hanno incominciato a sperimentare un leggero decli-no, probabilmente a causa dei costi della liberalizzazione, per iniziare arisalire lievemente a partire dal 1992 e fino al 1996. Tuttavia, per buonaparte di questo periodo, le retribuzioni sono comunque cresciuti più ve-locemente della produttività del lavoro e questo ne ha comportato unrigonfiamento e un’inevitabile esplosione (dovuta alla svalutazione dellamoneta corrente). Parte dello squilibrio tra salari e produttività permanetuttora anche se è stato riassorbito considerevolmente. Nel 1997 il go-verno ha adottato misure particolarmente incisive, consistenti per lo piùnel “congelare” i salari nel settore pubblico e nella maggior parte dellecompagnie sotto il controllo dello Stato, e tendenti a imprimere dellerestrizioni di politica monetaria. L’effetto combinato di queste limitazioniha inciso fortemente sulle retribuzioni, oltre che sul livello di occupazio-ne, e la sua influenza è stata massima nel 1998 quando i salari reali so-no caduti in maniera significativamente più veloce della produttività.

Ma forse i dati più significativi riguardano la differenza tra lavo-ri manuali e lavori intellettuali, e le possibilità di livelli di retribuzionemolto diversi fra queste due categorie. L’economia socialista si basavasul lavoro manuale e sul deliberato mantenimento di una differenza mi-nima fra i vari livelli retributivi; con la liberalizzazione degli anni Novan-ta, e soprattutto nel periodo della transizione, le occupazioni intellettualisono cresciute di importanza, e, di pari passo, è aumentato il divario trala remunerazione degli occupati in questa categoria e quella di coloroche sono ancora impiegati in attività manuali. Quanto alla crescita deisalari nei diversi settori produttivi, appare evidente che il loro aumentonel settore dell’agricoltura è stato soltanto relativo, mentre ben più con-siderevole si è dimostrato negli altri settori e in particolar modo in quel-lo finanziario. Restano particolarmente bassi i salari nel settoredell’istruzione e della salute i quali, non a caso, costituiscono uno deiprincipali problemi del sistema retributivo degli ultimi anni.

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OCCUPATI DATORE TOTALEDI LAVORO

SICUREZZA SOCIALE (A+B+C) 8.0 26.0 34.0

A - PENSIONE 6.5 19.5 26.0

B - ASSICURAZIONE SANITARIA 1.1 3.3 4.4

C - DISOCCUPAZIONE 0.4 3.2 3.6

ASSISTENZA SANITARIA 4.5 9.0 13.5

TOTALE SICUREZZA SOCIALE E ASSISTENZA SANITARIA 12.5 35.0 47.5

FONTE: EUROPEAN TRAINING FOUNDATION

RIPARTIZIONE DEI VERSAMENTI AL SISTEMA PREVIDENZIALE E SANITARIO NAZIONALE (%)

.71.70

SETTORI 1990 1994 1995 1996 1997 4 TRIM/ 1998

AGRICOLTURA 3.603 5.865 6.878 7.808 8.503 9.365

INDUSTRIA 3.410 6.888 8.148 9.587 10.733 13.181

SERVIZI 3.026 7.285 8.554 10.151 11.184 12.173

PRIVATO - - 8.130 9.556 10.717 10.995

PUBBLICO - - 8.216 9.836 10.655 11.168

FONTE: EUROPEAN TRAINING FOUNDATION

CRESCITA DEI SALARI PER SETTORI (CZK)

Il sistema previdenziale e assistenziale presenta livelli di con-tribuzione (le trattenute) molto alti. Secondo L’OCSE, nel 1998 essopoteva dirsi nove volte più alto degli altri Paesi membri di questo orga-nismo. Dei versamenti effettuati al sistema previdenziale, il 26% è acarico del datore di lavoro mentre il lavoratore versa circa l’8%.

Contributi così elevati, sia in termini assoluti che in relazioneal grado di sviluppo economico del Paese, non possono non inciderenegativamente sulla richiesta di lavoro e costituiscono degli incentivi al-l’evasione fiscale, sia per le imprese che per i lavoratori, perchérendono il costo del lavoro particolarmente alto.In questo senso, comevedremo, il sistema previdenziale e assistenziale può essere considera-

to come una delle aree che più direttamente hanno a che fare con il fe-nomeno dell’economia sommersa e del lavoro nero che interessa lepiccole imprese.

L’impiego di lavoro flessibile (part-time, contratti a tempodeterminato, telelavoro) non ha conosciuto in questo Paese uno svi-luppo particolarmente degno di nota.Si pensi che il lavoro part-time nel 1993 interessava appena il 6%

dei lavoratori, scesi addirittura al 4,8% nel 2002 (rispetto al 18,1%EU). Le donne vi ricorrono senz’altro con maggiore frequenza degliuomini, ma il relativo tasso (8%) resta comunque di gran lunga piùbasso di quello europeo (33,5%).La ragione della scarsa frequenza di lavoro part-time, come in generedelle altre formule di occupazione flessibile, è da ricercare nei bassilivelli di remunerazione previsti. La conseguenza ultima non diventa,però, un maggiore ricorso al full time, quanto un rafforzamento dellecondizioni di rigidità del mercato del lavoro che riesce ad armonizza-re soltanto in parte le esigenze di flessibilità degli orari con legaranzie retributive.

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. 73.72

3.2 Organizzazione del sistema formativo

Il sistema formativo della Repubblica Ceca, al di là delle sin-gole peculiarità, presenta una struttura analoga a quella generalmenteriscontrabile presso tutti i Paesi europei.

Dopo una formazione obbligatoria di 9 anni (dai 6 ai 15 an-ni di età), possono seguire 3 diversi tipi di orientamento:

• generale (secondary general education), che rimane il corso di stu-di più prestigioso tra quelli delle scuole secondarie, come sembra-no suggerire gli aumenti delle iscrizioni (dal 15% del 1996 si èpassati, nel 2000/2001 al 18,5%);

• tecnico (secondary technical schools), che dura 4 anni e che si pre-occupa di preparare gli studenti a lavori operativi nei settori del-l’educazione e della salute come dell’amministrazione, delle arti e

SCHEMA ESEMPLIFICATIVO DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE IN REPUBBLICA CECA

della musica (etc.), registrando nel 2000/2001 un tasso di iscrizionedel 36,4%;

• professionale (secondary vocational schools), che fornisce un certi-ficato di “apprendistato” al termine di tre anni con il quale si puòsvolgere un’attività per lo più manifatturiera. Nel 2000/2001 ben il45,2% dei giovani ha optato per questo orientamento formativo.

Come conseguenza della riorganizzazione della rete scola-stica realizzata nel corso degli anni Novanta, gli istituti superiori han-no ampliato la propria offerta, trasformandosi, in alcuni casi, nellecosiddette scuole secondarie integrate le quali, come si evince dallafigura sopra riportata, possono garantire al tempo stesso un comple-tamento di studi con e senza “maturità”.Al di là di questo aspetto specifico, la riorganizzazione ha riguardatoper lo più l’aumento della spesa pubblica destinata all’istruzione, so-prattutto nel periodo 1990-1995 e con aumenti significativi in rappor-to al PIL previsti nel corso dei prossimi anni.

Da uno sguardo d’insieme, questo sistema scolastico appa-re qualitativamente ben organizzato - non solo rispetto a quelli del-l’ex blocco sovietico ma anche nei confronti di sistemi di paesieuropei occidentali - e al passo con le esigenze di modernizzazioneche la società in rapida evoluzione richiede. I disagi e le lacune nonmancano, ma l’analfabetismo è praticamente assente e la percentua-le di abbandoni, per quanto trasversale ai diversi livelli di formazio-ne e non circoscrivibile soltanto a quelli più alti, risulta piuttostobassa (circa il 4%). L’entità del problema diventa comunque maggio-re se si considera che, spesso, i giovani non lasciano soltanto lascuola ma abbandonano completamente ogni percorso formativo.

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. 75.74

Positivo anche il confronto tra i giovani cechi e i loro “colleghi”stranieri, rispetto ai quali i primi mostrano livelli culturali più alti, perquanto gli stessi successi non si registrino anche per quanto riguarda la“capacità di utilizzazione” delle conoscenze in loro possesso. Agli stranieri presenti nel Paese sono riconosciute le stesse condizioni diaccesso al sistema formativo previste per i cittadini cechi, mentre a coloroche cercano asilo vengono fornite gratuitamente anche lezioni di linguaCeca. Per le persone disabili esistono scuole specifiche e questo segna una tra-dizione importante nell’ambito della Repubblica Ceca, volta a riservareun’attenzione particolare alle esigenze delle fasce più svantaggiate. Tutta-via l’inevitabile separazione che ne è derivata dal resto della società, haspinto il Paese a cercare soluzioni strutturali e fisiche più inclusive, chepermettano l’inserimento dei disabili nelle principali scuole nazionali.

M F TOTALE M F TOTALE

SCUOLA MEDIA SCUOLA SUPERIORE

1995 - - - - - -

1996 2.1 1.8 1.9 2.4 1.4 1.8

1998 1.9 1.6 1.7 3.8 3.2 3.5

1999 1.0 1.4 1.3 4.8 3.4 4.0

SUOLA SUPERIORE CON QUALIFICA TOTALE SCUOLA SUPERIORE

1995 - - - 7.4 10.4 8.7

1996 7.5 9.2 6.9 4.9 3.7 4.4

1998 4.9 5.5 5.1 4.9 3.7 4.4

1999 5.9 7.3 6.4 5.4 4.7 5.1

UNIVERSITÀ

1995 - - -

1996 21.5 13.5 16.2

1998 21.8 15.1 17.2

1999 24.2 13.5 16.9

FONTE: ISTITUTO DI INFORMAZIONE SULLA FORMAZIONE

ABBANDONI SCOLASTICI PER TIPI DI SCUOLA (%) Problemi di inserimento scolastico permangono invece per i giovani incondizioni sociali ed economiche svantaggiate. Il circolo vizioso che uni-sce una bassa condizione sociale a una situazione di disoccupazioneviene ulteriormente aggravato da livelli di istruzione assolutamente ina-deguati e tende a trasmettersi spesso di generazione in generazione.Ciò riguarda soprattutto la minoranza Rom che, non a caso, è divenutala preoccupazione principale degli esperti che nel gennaio del 2000hanno emendato l’Atto sull’Istruzione.

Assolutamente inadeguato il sistema di connessione alla reteInternet, sia dal punto di vista quantitativo - soltanto un terzo dellescuole medie e tre quarti di quelle elementari possiedono un accessointerattivo - che qualitativo. Per facilitare l’utilizzo delle moderne tecno-logie informatiche, nel 1999 è stato redatto un documento, il NationalInformation Policy che traccia le linee da seguire per adeguare il paesealla media europea quanto al livello di “informatizzazione” della popo-lazione e nel 2001 la Repubblica Ceca ha sottoscritto gli obiettivi di “e-inclusion” dell’Unione europea adottati con l’Action Plan eEurope.

Studi recenti dell’Istituto per la Informazione sull’Istruzione fo-tografano il rapporto tra sistema formativo e mercato del lavoro, soprat-tutto per quanto riguarda le professionalità maggiormente richieste daquest’ultimo attraverso le dichiarazioni dei datori di lavoro, degli Ufficiper l’impiego e delle diverse agenzie, oltre che dai cambiamenti struttu-rali e congiunturali dell’economia.

3.3 Mobilità dei lavoratori all’interno del Paese e nell’Unione europea

Considerando che la libera circolazione delle persone costitui-sce una delle precondizioni fondamentali per l’integrazione degli esclusidal mercato del lavoro e dalla società in generale, dal 2003 è statoadottato un programma di sviluppo denominato Mobilità nazionale pertutti, che si pone come obiettivo prioritario quello di facilitare la mobili-tà delle persone all’interno di tutto il territorio Ceco, rimuovendo ognitipo di ostacolo soprattutto di tipo infrastrutturale. Esso si concentrasoprattutto sulle persone con ridotte capacità motorie e disabilità fisi-che - oltre che sui giovani sulle donne, sui bambini in età prescolare,

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. 77.76

di voto, il riconoscimento delle qualifiche professionali, l’accesso al si-stema sociale nell’accezione più ampia del termine (previdenza, assi-stenza sociale, indennità di disoccupazione, ecc…).Inoltre, la loro validità viene man mano revocata con il progressivo inse-rimento della Repubblica Ceca nell’Unione europea fino a decadere defi-nitivamente con la rimozione dei provvedimenti stessi da parte degliStati che già facevano parte dell’Ue anteriormente al primo maggio2004 alle scadenze previste.Per due anni dall’ingresso nell’Unione europea, l’accesso al mercato dellavoro nei “vecchi 15” Stati membri e quindi la posizione dei lavoratoriCechi sarà regolata da misure nazionali che ognuno di questi 15 Statisarà libero di adottare o da accordi bilaterali.A partire dal primo maggio 2006 la situazione potrà essere rivista inquanto ognuno dei “vecchi 15” Stati dovrà comunicare alla Commissio-ne europea se intenda continuare ad applicare le misure restrittive neiconfronti dei lavoratori Cechi oppure lasciare loro libero accesso al mer-cato del lavoro. Esistono possibilità di proroghe che estendono i terminidi scadenza fino al primo maggio 2011, quando si presume che la liberacircolazione dei lavoratori non subirà più alcun tipo di restrizione in tut-ti i Paesi europei.

4. Economia sommersa e lavoro nero

4.1 Dimensioni e cause del fenomeno

Il legame tra lavoro nero ed economia sommersa è molto fortenella Repubblica Ceca e l’uno può dirsi causa dell’altro risultando anchetrasversale ai diversi settori dell’economia.Più del 40% del lavoro nero viene svolto nella vendita all’ingrosso e aldettaglio che per questo rappresenta la voce principale nella classificaper settori dell’economia sommersa, seguita da vicino dal settore alber-ghiero e da quello della ristorazione che, anch’essi fanno molto ricorsoal lavoro nero. Si stima inoltre - e comunque nei limiti di dati sempredifficilmente rilevabili - che nel mondo delle imprese siano soprattuttoquelle di piccola taglia ad evadere le tasse attraverso l’utilizzo di lavoronon regolare. Comunque i più interessati dal fenomeno restano i lavora-tori stranieri.

sulle persone con limitazioni temporanee di diverso tipo - ed è volto aevitare che questi impedimenti diventino anche “alterazioni delle capaci-tà di lavoro”. Sulla base di questo orientamento, la qualità delle infra-strutture e la mobilità della forza lavoro già risultano notevolmenteaccresciute.

Inoltre si fa strada la convinzione che la mobilità dipenda mol-to dalla capacità di armonizzazione degli squilibri territoriali emersi apartire dagli anni Novanta. Prima di questa data, le diverse Regioni delPaese non conoscevano considerevoli differenze dal punto di vista dellosviluppo economico e delle relative capacità occupazionali, quali sonoandate invece emergendo successivamente. Ciò significa che il problemadella mobilità dei lavoratori, dal punto di vista territoriale, può essereconsiderato come relativamente recente e tanto più forte quanto piùcresce lo squilibrio tra le diverse aree, come per esempio tra l’arretra-tezza del Nord-Ovest o della Regione della Moravia e della Slesia, dauna parte, e lo sviluppo del resto del Paese, dall’altra. In questo sensola mobilità dei lavoratori nella Repubblica Ceca presenta un alto gradodi dipendenza dai Programmi di sviluppo regionale e, come vedremopiù avanti, dalle politiche attive per l’occupazione.

Completamente diverso si presenta lo scenario parlando dimobilità in ambito internazionale e più precisamente all’interno del-l’Unione europea. Anche la Repubblica Ceca, al pari degli altri Statimembri, considera la libera circolazione dei lavoratori come uno dei pi-lastri fondamentali dell’integrazione europea.

Rispetto alla decisione di alcuni Stati membri di introdur-re dei provvedimenti transitori di restrizione all’accessonel proprio mercato del lavoro dei lavoratori provenientidalla Repubblica Ceca, questo Paese ha introdotto un re-gime, per così dire, di reciprocità, riservandosi la possi-bilità di assumere un orientamento analogo.

E’ bene precisare che tali provvedimenti si riferiscono solo edunicamente ai movimenti di lavoratori e non riguardano la libera circola-zione delle persone. Non hanno, in altre parole, nessun effetto sul siste-ma sociale nel suo complesso nel senso che restano garantiti il diritto

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. 79.78

Ciononostante, le dimensioni del fenomeno continuano a cre-scere e secondo la più grande Banca del Paese (Komercini) tra il 1994 eil 1998 la quota che l’economia sommersa rappresenterebbe rispetto al-l’economia reale sarebbe passata dal 10 al 15%. Le ragioni sono variema possono essere rintracciate principalmente nell’incapacità dello Stato

Nel complesso si ritiene che il lavoro nero nel Paese in-teressi solo il 3% della forza lavoro, anche se con moltaprobabilità questo valore è sottostimato.

SETTORI SALARI OCCUPATIMILIARDI DI CZK QUOTA (%) INDIVIDUI QUOTA (%)

AGRICOLTURA, CACCIA E 11.6 12.5 13.000 9.5SERVIZI CORRELATI

PESCA ED ATTIVITÀ CORRELATE 0.1 0.1 - -

TOTALE INDUSTRIA 29.3 31.5 - -

· •ATTIVITÀ MINERARIA -0.2 -0.2 - -

· •MANIFATTURIERA 20.0 21.5 16.000 11.7

· •ELETTRICITÀ, GAS ED ACQUA -0.1 -0.1 - -

· •EDILIZIA 9.6 10.3 15.200 11.1

COMMERCIO ALL’INGROSSO E AL 27.6 29.7 56.200 41.0DETTAGLIO, RIPARAZIONI MOTOVEICOLI, PRODOTTI PER USO PERSONALE E CASALINGHI

ALBERGHI E RISTORANTI 8.1 8.7 39.900 29.1

TRASPORTI, STOCCAGGIO E COMUNICAZIONI 2.7 2.9 6.800 5.0

INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA 1.0 1.1 - -

IMMOBILIARE 6.6 7.1 15.700 11.5

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E DIFESA; 0.6 0.6 - -SICUREZZA SOCIALE OBBLIGATORIA

FORMAZIONE 0.3 0.3 - -

SALUTE E LAVORI SOCIALMENTE UTILI 1.6 1.7 - -

ALTRE COMUNITÀ, ATTIVITÀ DI SERVIZI SOCIALI 3.4 3.7 5.400 3.9E PERSONALI

TOTALE 92.9 100.0 137.000 100.0

FONTE: EUROPEAN TRAINING FOUNDATION

DISTRIBUZIONE DEGLI OCCUPATI PER SETTORI ad adottare provvedimenti legislativi efficaci e a migliorare il sistema ditassazione, nella crescita del numero dei lavoratori stranieri non regola-rizzati, il tutto accentuato dal periodo di recessione dell’economia ceca.Si consideri che dal 1994 al 1998 il numero degli stranieri con regolarepermesso di soggiorno di lungo periodo si è triplicato, mentre si è sol-tanto duplicato quello dei lavoratori regolarmente registrati.

In questo senso si può certamente affermare che nell’ambitodell’economia sommersa, ha un peso importante il lavoro illegale stra-niero. Si stima che esso sia paragonabile, per entità, a quello regolare,l’unico peraltro del quale si abbiano dati certi.Per analogia con quest’ultimo, è presumibile che il lavoro irregolare de-

gli stranieri si concentri per lo più nelle aree urbane e che riguardi inparticolare persone provenienti dall’ex Unione sovietica e dalla Slovac-chia. Le dimensioni del fenomeno del lavoro straniero, in entrambe leforme (regolare e non), suggeriscono tendenze contraddittorie ma inte-ressanti del mercato del lavoro. Infatti, da un lato il lavoro stranierorappresenta per i Cechi un’oggettiva fonte di produttività, dal momentoche nella maggior parte dei casi si tratta di attività che loro stessi nonsono disposti a svolgere; dall’altro, ciò crea situazioni di competizionenella forza lavoro. L’imposizione di limiti legali al lavoro straniero, se daun lato può restituire spazio ai Cechi nell’ambito dei diversi segmentidel mercato del lavoro, dall’altro può anche portare, come contropartita,la crescita ulteriore di situazioni di illegalità e di lavoro nero.

4.2 Iniziative della Commissione europea sull’emersione del lavo-ro nero

Il 20 aprile del 2004 la Commissione europea per l’Occupazio-ne e gli Affari Sociali ha presentato a Bruxelles i risultati dell’indaginesvolta sullo stato di realizzazione della Risoluzione del Consiglio Ue re-lativa alla trasformazione del lavoro nero in lavoro regolare.In base alle direttive contenute in tale risoluzione, deliberata il 20 otto-

bre 2003, tutti gli Stati membri hanno assunto l’onere di contrastare ilfenomeno sia con azioni preventive sia con misure sanzionatorie. Con-temporaneamente ciascun Paese si è impegnato a investire risorse al fi-ne di controllare il fenomeno cercando di definirne le dimensioni e

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. 81.80

verificare i progressi compiuti nell’opera di sostegno all’emersione. Inparticolare, per migliorare il grado di conoscenza dell’economia som-mersa, il Consiglio ha invitato tutti gli Stati membri a seguire una seriedi procedure comuni:

1. rilevare l’entità del fenomeno sempre più accuratamente, per stimarela portata dell’economia sommersa e del lavoro nero sulla base deidati resi disponibili dalle Istituzioni Sociali di Sicurezza e PrevidenzaSociale, dalle Autorità fiscali, dai ministeri e dagli Istituti di statistica;

2. perfezionare la metodologia e le tecniche di rilevazione del lavoro som-merso per valutare i progressi effettuati verso il raggiungimento del-l’obiettivo ultimo di trasformare il lavoro non dichiarato in regolare;

3. ricercare la cooperazione tra gli Istituti nazionali di statistica sullametodologia da adottare e attivare uno scambio di esperienze eknow-how sull’argomento.

Per facilitare il compito, la Direzione Generale Occupazione eAffari Sociali della Commissione europea ha predisposto e inviato unquestionario agli Stati membri affinchè riferissero sullo stato di realizza-zione della Risoluzione del Consiglio e, nello specifico, circa gli sforzieffettuati da ciascuno Stato per stimare l’entità del lavoro sommerso e irisultati ottenuti nell’azione di contrasto.

Il Progetto IES – Iniziative per l’Emersione del Sommer-so, realizzato da Italia Lavoro per conto del Ministero delLavoro e delle Politiche Sociali - ha ritenuto utile tradur-re e organizzare i contributi inviati dagli Stati membri peracquisire i dati relativi alla diffusione del fenomeno dellavoro sommerso verificando quali misure sono stateadottate a livello locale per contrastarlo.

Qui di seguito il testo in italiano del questionario inviato dallaCommissione Europea per l’Occupazione e gli Affari Sociali e le rispostefornite dalla Repubblica Ceca.

Quali azioni sono state intraprese dal vostro paese per incrementare la conoscenza

dell’entità del lavoro sommerso, per stimare la portata dell’economia irregolare e

del lavoro nero a livello nazionale, sulla base dei dati offerti dagli Istituti nazionali

di Statistica , Autorità fiscali, Ministeri?

Dettaglio n.1 Durata delle azioni

Dettaglio n.2 Metodologia utilizzata

Dettaglio n.3 Indicatori usati

Dettaglio n.4 Risultati delle azioni, in termini di stima dell’economia sommersa / la-

voro

non dichiarato

Se nessuna azione è stata intrapresa, esporre cosa è stato pianificato per il futuro.

Siete a conoscenza delle azioni intraprese da altri organi operanti nella stessa na-

zione?

Quali azioni sono state compiute dal vostro Paese per contribuire allo sviluppo del-

la misurazione del lavoro non dichiarato per raggiungere l’obiettivo della trasfor-

mazione del lavoro non dichiarato in lavoro non regolare?

Quale tipo di cooperazione può essere ricercata tra Istituti nazionali di statistica per

quanto concerne la metodologia utilizzata? Come può essere promosso lo scambio

di esperienze e know-how sull’economia sommersa/lavoro non dichiarato? Si vuole

e si può contribuire a questo? Come?

Risposta unica

Nella Repubblica Ceca non esistono dati statistici concernenti il lavoro nero o non

dichiarato. Esistono dei valori stimati che vengono gestiti dall’Ufficio Statistico Ceco

in cooperazione con il Ministero delle Finanze e che si basano sugli indicatori di

performance dei Conti Pubblici. In ogni caso i risultati delle stime non sono pubbli-

cati.

L’Istituto di Ricerca del Lavoro e degli Affari Sociali e l’impresa Markent s.r.o. (su in-

carico del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali) hanno affrontato, nell’ambito

del progetto “I problemi del mercato del lavoro e delle politiche per l’occupazione”

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. 83.82

lo studio sulle “Questioni relative all’occupazione: problemi principali nell’attuale

legislazione sull’occupazione e il lavoro”. Parte dello studio è dedicata alle diverse

forme d’impiego attraverso le quali i datori di lavoro eludono gli obblighi derivanti

dai contratti di lavoro che stipulano con i lavoratori relativamente al pagamento

dei contributi e di altri oneri correlati al rapporto di lavoro stesso.

Infatti spesso i datori di lavoro utilizzano forme contrattuali previste dal Codice di

Commercio e dal Codice Civile sfruttando dei “surrogati” ai contratti tipici quali il

mandato, l’intermediazione, la rappresentanza commerciale, la procura ecc… In

questo caso non c’è assunzione in quanto il lavoratore è lui stesso un imprendito-

re che fattura la propria prestazione al datore di lavoro.

Ma il vero il lavoro nero è quello che interessa coloro che non rientrano nelle cate-

gorie sopra citate e che non sono iscritti alla previdenza sociale né pagano le tas-

se: è questo il caso dei lavoratori nel settore dell’edilizia.

Da notare che anche un gran numero di lavoratori stranieri rientra in questa cate-

goria come ha messo in evidenza lo studio condotto nel 1997 sempre dall’Istituto

di Ricerca del Lavoro e degli Affari Sociali con il sostegno dell’Organizzazione Inter-

nazionale del Lavoro “Il lavoro illegale e l’impresa illegale degli stranieri nel merca-

to del lavoro ceco.

Il mercato del lavoro ceco è in rapida evoluzione e necessita di una migliore e più

moderna regolamentazione dei contratti di lavoro. I datori di lavoro sostengono

che attualmente la legislazione in materia non è flessibile nel senso che non rie-

scono ad adattare i contratti di lavoro alle proprie esigenze che sono poi dettate

dal mercato del lavoro stesso che si evolve. D’altro canto molti datori di lavoro

non conoscono effettivamente la normativa del lavoro e di conseguenza non rie-

scono a soddisfare convenientemente le loro esigenze di personale. Il Codice del

lavoro offre ora la possibilità di sottoscrivere contratti di lavoro flessibili a seconda

delle diverse esigenze del datore di lavoro e del lavoratore. In questo senso la

normativa sul lavoro e sull’occupazione è stata armonizzata con la legislazione co-

munitaria.

La Repubblica Ceca continuerà ad impegnarsi nella lotta al lavoro sommerso; il no-

do è l’efficacia del sistema di controllo utilizzato dagli uffici del lavoro e dalle altre

istituzioni dello Stato, ma anche l’attività delle organizzazioni non governative a fa-

vore delle fasce deboli (tossicodipendenti, senza fissa dimora, ex carcerati, le mi-

noranze etniche, ecc…).

L’attenzione dovrà essere volta non solo al controllo e alla vigilanza sulle attività in

nero ma anche contemporaneamente all’aiuto dei lavoratori vittime del fenomeno.

Vi è anche l’intenzione di sviluppare una misura atta a prevenire il fenomeno che,

utilizzando l’informazione come strumento di conoscenza del mercato del lavoro,

offrirà una maggior conoscenza delle possibilità di lavoro legale e una maggior

consapevolezza dei pericoli legati all’attività illegale. Questo provvedimento sarà ri-

volto non solo ai cittadini cechi ma anche ai lavoratori stranieri che, come abbia-

mo visto, in questo paese, sono in grande numero. Contemporaneamente verrà

implementato il sistema di controllo e di vigilanza da parte degli uffici del lavoro .

E’ in discussione in Parlamento anche il tema legato alla prostituzione nel suo

aspetto fiscale in quanto oggi in Repubblica Ceca le prostitute non sono considera-

te come soggetto contribuente.

Si potrebbero aggiungere molte pagine a questo questionario poiché il tema è

complesso e bisognerebbe affrontare i vari aspetti che lo compongono: dalla coo-

perazione delle organizzazioni di stato, ai ministeri e via via toccando tutti gli atto-

ri coinvolti in questo delicato problema. Desideriamo peraltro sottolineare il

bisogno di cooperazione a livello comunitario per quanto riguarda la metodologia

da utilizzare per combattere il fenomeno e l’importanza della disseminazione delle

buone pratiche in materia (in particolare le modifiche apportate alle leggi, gli

scambi di esperienze sull’attività di controllo, ecc.). E’ importante ribadire l’impor-

tanza della partecipazione delle organizzazioni non governative impegnate nel so-

ciale a tutti questi confronti.

Questo rapporto è stato redatto sulla base delle informazioni fornite al Ministero

del Lavoro e degli Affari Sociali dall’Amministrazione dei servizi per l’impiego, e da-

gli studi realizzati dall’Istituto di Ricerca del Lavoro e degli Affari Sociali. Se verrà

ritenuto necessario sarà nostra cura metterci in contatto con altre organizzazioni e

istituzioni per ottenere dati più precisi.

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. 85.84

5. Servizi per l’impiego

Ogni cittadino Ceco ha diritto al lavoro e questo, secondo laCostituzione, significa che ogni persona in cerca occupazione ha dirittoa ricevere assistenza, formazione o indennità in caso di disoccupazione.Stando alle disposizioni normative, gli uffici per il lavoro sono dei “me-diatori di opportunità” che forniscono servizi informativi e di assistenza,gestiscono le possibilità di formazione continua, amministrano la listadei disoccupati e dei posti a disposizione così come la lista dei percet-tori di sussidi e/o indennità e dei relativi diritti di fruizione. Inoltre, ri-spetto alle attività di base, essi possono anche tracciare percorsi più omeno individualizzati di carriera e di qualificazione professionale. I loroservizi si rivolgono indistintamente tanto ai singoli lavoratori come alleimprese.Le norme vigenti definiscono come “mediazione” un’attività rivolta spe-cificatamente a coloro che sono in cerca di un lavoro adatto alle propriecapacità. Allo stesso tempo, essa si riferisce anche ai datori di lavoro ein questo senso è definibile come un servizio per garantire loro i profiliprofessionali più idonei allo svolgimento di una determinata funzione.Riferimenti normativi importanti sono l’atto n. 72/2000 sugli “incentivial lavoro” e il n. 118/2000 sulla “protezione degli occupati in caso di in-solvenza dei datori di lavoro”.Compito dell’Amministrazione servizi per l’impiego del Ministero del La-

voro e degli Affari Sociali è quello di emanare le direttive utili a creareuniformità di indirizzi e di metodologie, con particolare riguardo alle po-litiche attive per il lavoro.

L’Amministrazione dei servizi per l’impiego è una divisione delMinistero del Lavoro e degli Affari Sociali e si avvale di una rete di ufficimolto ampia direttamente subordinata al ministero che ne controlla tut-te le operazioni. Tra il 1991 e il 2000 l’organico dell’organizzazione deiServizi per l’impiego è cresciuto passando da 2.688 a 4.900 unità.

Anche in questo Paese va assumendo consistenza l’orienta-mento verso la decentralizzazione delle funzioni al fine di creare rappor-ti più diretti tra le Regioni e per facilitare la cooperazione tra i differentiattori all’interno di ogni singola area (per lo più regionale). Tuttavia ilprocesso di decentramento non può dirsi ancora concluso e spesso non

SPESA PUBBLICA COME % DEL PIL % DELLA FORZA LAVORO

CATEGORIE DI PROGRAMMI 1997 1998 1999 2000 1997 1998 1999 2000

1 SERVIZI PER L’IMPIEGO 0.08 0.08 0.08

2 FORMAZIONE MERCATO DEL 0.01 0.01 0.01 0.02 0.22 0.32 0.44 0.64LAVORO

· •FORMAZIONE PER 0.01 0.01 0.01 0.02 0.22 0.33 0.44 0.64CITTADINI E ADULTI EFASCE A RISCHIO

· •FORMAZIONE PER ADULTI - - - - - - - -OCCUPATI

3 MISURE PER I GIOVANI 0.01 0.01 0.02 0.02 0.07 0.18 0.21 0.22

· •MISURE PER I GIOVANI UE 0.01 0.01 0.02 0.02 0.07 0.18 0.21 0.22E PER CATEGORIESVANTAGGIATE

· •INCENTIVI PER TIROCINI - - - - - - - -ED ALTRI TIPI DIFORMAZIONE PERI GIOVANI

4 SOSTEGNO ALL’OCCUPAZIONE 0.02 0.03 0.05 0.09 0.30 0.39 0.60 0.91

· •SOSTEGNO ALL’OCCUPAZIONE - 0.01 0.02 0.04 0.05 0.13 0.24 0.41REGOLARE NEL SETTOREPRIVATO

· •SOSTEGNO AI DISOCCUPATI - - 0.01 0.01 - - 0.06 0.11CHE AVVIANO ATTIVITÀIMPRENDITORIALI

· •CREAZIONE DIRETTA DI 0.01 0.02 0.03 0.04 0.23 0.23 0.31 0.39POSTI DI LAVORO(PUBBLICO O NO-PROFIT)

5 MISURE PER DISABILI - 0.01 0.01 0.01 - - - -

· •RIABILITAZIONE ALLA - - - - - - - -PROFESSIONE

· •LAVORO PER DISABILI - 0.01 0.01 0.01 - - - -

6 INDENNITÀ DI 0.20 0.23 0.31 0.30 - - - -DISOCCUPAZIONE

7 PRE-PENSIONAMENTO - - - - - - - -

TOTALE 0.32 0.36 0.50 0.52 - - - -

MISURE ATTIVE (1 A 5) 0.11 0.13 0.19 0.22 0.59 0.90 1.27 1.77

MISURE PASSIVE (6 E 7) 0.20 0.23 0.31 0.30 - - - -

1.680 1.829 1.833 1.911 5.185 5.201 5.218 5.186

NOTA: PIL A PREZZI CORRENTI (MILIARDI DI CZK). FORZA LAVORO IN MIGLIAIA.FONTE: EUROPEAN TRAINING FOUNDATION

SPESA PUBBLICA PER MISURE ATTIVE E PASSIVE PER L’OCCUPAZIONE

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. 87.86

appare chiara l’attribuzione dei compiti e delle responsabilità.Secondo l’OCSE, nel 2000, la spesa destinata ai servizi pubblici perl’impiego era pari allo 0,08% del PIL (44 milioni di euro), rispetto allo0,17% della Francia, 0,23% della Germania e allo 0,11% della Danimarca.Interessante anche il confronto, negli anni, tra la spesa per i Servizi Perl’Impiego (SPI) e per le altre categorie di programmi.

Tutte le attività connesse ai servizi subiscono un controllo, perquanto la banca dati contenga solo informazioni quantitative e non in-cluda quelle sulla qualità dei servizi erogati, come per esempio, su unpercorso di carriera o sul miglioramento del livello di formazione. Perovviare a questa carenza si cerca di registrare ogni esperienza di nuovaformazione della persona in cerca di occupazione. Due volte l’anno gliuffici distrettuali predispongono un rapporto sui progressi compiuti. At-tualmente si sta sperimentando un programma statistico di analisi deidati e la speranza è che esso possa permettere anche l’incrocio dei daticon quelli delle agenzie al fine di ottimizzare gli sforzi ed avere miglioririsultati.In particolare, per quanto riguarda la cooperazione tra agenzie pubbli-che e private, non esiste un rapporto formalizzato. I legami sono, per ilmomento, per lo più informali e variano da distretto a distretto. Tuttavianon sono infrequenti i casi di “assistenza” ad hoc, su basi contrattuali,da parte delle agenzie private nei confronti di quelle pubbliche, al finedi: realizzare ricerche sul mercato del lavoro, definire corsi di formazio-ne, fornire nuovi servizi. All’inizio del 2001 è stato inaugurato un proget-to pilota per connettere via Internet le banche dati di 5 centri perl’impiego pubblici ad altrettante agenzie private. Il riscontro è statomolto positivo, a tal punto che la data del 30 aprile 2001 stabilita per iltermine del progetto, è stata posticipata. Stimolato dal successo del-l’iniziativa, il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali intende incorpo-rare il progetto all’interno della propria strategia di lungo periodo sulletecnologie informatiche.In questo quadro, i centri per l’impiego svolgono molte funzioni, le unediverse dalle altre, e spesso la molteplicità dei compiti, soprattutto seaffiancata dalla scarsità delle risorse, non consente di soddisfare le sin-gole necessità individuali.

Una delle funzioni più importanti è quella relativa all’organiz-zazione del sistema delle indennità di disoccupazione. Queste riguarda-no un terzo dei disoccupati registrati purché non si trovino nellacondizione di aver già rifiutato degli impieghi o dei periodi di formazio-ne. L’indennità dura 6 mesi e viene calcolata in percentuale dell’ultimostipendio, nella quota del 50% per i primi 3 mesi e del 40% per i rima-nenti.Per quanto, tra il 1991 e il 2000, coloro che hanno usufruito dell’inden-nità siano cresciuti più lentamente degli esclusi, esiste la consapevolez-za che tale sistema di sicurezza sociale possa scoraggiare ilreinserimento lavorativo del beneficiario del sussidio.

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000

NUMERO DI 139351 141718 138581 160098 143984 144065 202562 289537 435005 451396PERSONE IN

CERCA DI LAVORO

CON INDENNITÀ DI 86877 68470 62616 72197 62536 63900 96758 131878 181412 157794DISOCCUPAZIONE

SENZA INDENN. DI 52474 73248 75965 87901 81448 80075 105804 157659 253593 293602DISOCCUPAZIONE

% INDENNITÀ DI 62.3 78.3 45.2 45.1 43.4 44.4 47.8 45.5 41.7 35.0DISOCCUPAZIONE

FONTE: OCSE, POLITICHE DEL MERCATO DEL LAVORO E SERVIZI PUBBLICI PER L’IMPIEGO. CONFERENZA DI PRAGA, LUGLIO 2000

INDIVIDUI IN CERCA DI LAVORO CON E SENZA INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE

Oltre a questa importante funzione, l’attività di intermediazio-ne costituisce senza dubbio il compito principale dei centri per l’impie-go. Ciascun disoccupato riceve assistenza nella sua attività di ricerca diun’occupazione mentre ogni datore di lavoro ha il dovere di comunicarei posti vacanti all’interno della propria organizzazione o impresa. Gior-nali informativi specifici e siti web consentono l’inserimento dei dati,previa autorizzazione degli interessati, e favoriscono l’incontro della do-manda e dell’offerta di lavoro.

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. 89

1. La strategia europea per l’occupazione…

Le priorità assolute della politica europea per l’occupazione edella politica sociale che tutti i Paesi membri devono tenere presentinell’aggiornamento e nella modernizzazione della propria legislazione inmateria di mercato del lavoro sono fondamentalmente tre: più lavoro,migliori condizioni e pari opportunità. Questo per raggiungere l’obiettivo delineato durante il Consiglio euro-peo di Lisbona del marzo 2000, che auspica che l’Unione europea di-venti l’economia fondata sulla conoscenza più competitiva e dinamicadel mondo. Tale ambizioso obiettivo deve essere raggiunto senza che nessuno degliattuali 25 membri rimanga indietro rispetto agli altri e per questol’Agenda per la politica sociale mira a collegare tra loro le politiche eco-nomiche, occupazionali e sociali. Saranno necessari ancora ingenti inve-stimenti in risorse umane, al fine di accrescere il numero di persone inpossesso delle competenze professionali di cui l’economia ha bisogno,migliorare la qualità della formazione e la capacità delle persone diadattarsi ai cambiamenti. Una forza lavoro ben addestrata, qualificata eadattabile svolge infatti un ruolo importante nella crescita economica ecostituisce al tempo stesso una risposta a tre grandi problematiche chel’Ue deve affrontare: disoccupazione, povertà ed inclusione sociale.

La Strategia europea per l’Occupazione (SEO) introdotta con ilsummit di Lussemburgo del 1997, ha come obiettivo quello di metterel’Unione nelle condizioni di trovare la piena occupazione rafforzando,entro il 2010, la coesione sociale. Traducendo questo in cifre, le misureche i singoli Stati membri adotteranno, dovranno portare, entro taledata, il tasso di occupazione dell’Unione dall’attuale 64% al 70%, men-tre più recentemente (Consiglio europeo di Stoccolma del marzo 2001)sono stati fissati gli obiettivi intermedi per l’anno 2005, del 67% glo-

4. Politiche del lavoro

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2. …e le misure adottate dal governo ceco

Il primo NAP della Repubblica Ceca si riferisce al periodo2004-2006 ed è stato approvato dal governo il 14 luglio 2004 con riso-luzione n. 696. Suo principale obiettivo è supportare la crescita econo-mica e l’occupazione stimolandone la produttività. A tal fine acquista un’importanza centrale il rafforzamento del controllosullo sviluppo delle finanze pubbliche. In relazione al tema specificodell’occupazione, la Repubblica Ceca intende raggiungere i più alti livellidi crescita attraverso una strategia di miglioramento della cultura d’im-presa, il miglioramento della qualità dell’ambiente naturale e sociale el’implementazione di misure atte a rendere più dinamico e competitivoil mercato del lavoro. In quest’ultimo caso ci si riferisce soprattutto allaristrutturazione del sistema di sussidi, alla riforma dell’istruzione, allapromozione della formazione come condizione permanente dell’attivitàprofessionale.

I limiti del mercato del lavoro ceco - quali la scarsa mobilità eil basso livello di flessibilità - assorbono la maggior parte degli sforzivolti al superamento degli ostacoli alla crescita del Paese.

Si tratta, in particolare, di rafforzare il grado di adattabi-lità delle condizioni di lavoro al mutare delle dinamicheeconomiche, congiunturali e strutturali, senza per que-sto sacrificare la dimensione più propriamente umana esociale dello sviluppo.

Tali cambiamenti saranno necessari non solo nella sfera istituzionale enormativa, ma anche nell’ambito delle infrastrutture e dei trasporti, co-me in generale del mercato interno. L’obiettivo è dunque quello dell’eli-minazione di tutte le barriere esistenti: fisiche, economiche eprofessionali. D’altra parte l’aumento della flessibilità del mercato dellavoro è stato oggetto dell’emendamento al Codice del Lavoro e del-l’adozione di un nuovo Atto sull’occupazione in vigore effettivamentedal primo ottobre 2004. Tale legislazione crea le condizioni per un pro-fittevole funzionamento del lavoro temporaneo e costituisce una base diriferimento per le politiche attive.

. 91.90

bale e del 57% per le donne. Raggiungere questo traguardo significacreare, sempre entro il 2010, 20 milioni di posti di lavoro nell’Ue dei 25(tra il 1999 e il 2003 nell’Ue dei 15 ne sono stati creati sei milioni). Al dilà delle linee di orientamento generale, gli sforzi dell’ UE puntano al raf-forzamento dei seguenti punti:

• la strategia coordinata per l’occupazione;• la qualità del lavoro;• il ruolo del FSE;• la formazione e l’apprendimento per tutto l’arco della vita;• la mobilità;• il rapporto tra politica di immigrazione e occupazione;• il coinvolgimento maggiore dei lavoratori nella gestione dei cambia-

menti;• la salute e la sicurezza sul lavoro;• l’ambiente di lavoro e i rapporti di lavoro;• la responsabilità sociale delle imprese.

Con le decisioni prese nel Consiglio di Barcellona del 2002 siconferma l’obiettivo fondamentale della piena occupazione e si racco-manda il rafforzamento della SEO come strumento della strategia di Li-sbona, nell’Unione allargata. Sulla base di tali direttive ogni anno ilConsiglio europeo definisce le priorità comuni e gli obiettivi individualidelle politiche occupazionali degli Stati membri. Le strategie perseguitehanno come finalità la creazione di posti di lavoro, la loro qualità, unmigliore equilibrio tra le esigenze dell’attività professionale e quelle del-la vita privata, un invecchiamento attivo, nonché di garantire che l’origi-ne etnica, il genere o le disabilità non limitino le possibilità di trovareun impiego.

Ciascun governo dell’Unione europea elabora così ogni anno ilproprio Piano d’Azione Nazionale (NAP) che precisa le modalità di taliorientamenti. Nel NAP ogni paese descrive in quali misure le linee diret-trici della SEO vengono adottate a livello nazionale. Inoltre descrivono iprogressi realizzati negli ultimi 12 mesi e le misure previste per i 12 suc-cessivi risultando così al contempo documenti di monitoraggio e pianifi-cazione di politiche per l’occupazione.

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• la mobilità, soprattutto a livello locale e regionale, in ordine all’elimi-nazione, o quanto meno riduzione, delle barriere legate alla penuria diabitazioni, alle infrastrutture e al sistema formativo;

• il sistema pensionistico, al fine di incoraggiare l’occupazione a tutte leetà permettendo alle persone di rimanere più a lungo nel mercato dellavoro, come auspicato nella strategia europea per l’occupazione.

Si fa esplicito riferimento all’opportunità che le politiche per illavoro stimolino la crescita delle capacità specifiche degli individui, oc-cupati o senza lavoro, varando misure che li rendano più “occupabili”,favorendo in questo modo l’adattabilità del loro profilo alle esigenzedelle imprese.

La maggior parte di questi orientamenti e delle relative misu-re, sono contenuti nel cosiddetto NEP (National Employment Plan), undocumento a medio termine approvato dal governo il 5 maggio 1999.Esso lega le misure delle politiche del lavoro ai quattro pilastri dellastrategia europea e definisce l’entità della spesa ad esse destinata.Questa è stata relativamente alta all’inizio della transizione (1991-1992),per diminuire negli anni successivi e attestarsi su livelli di gran lunga in-feriori rispetto alla media europea.Attualmente le risorse destinate alle politiche sembrano di nuovo in au-mento, per quanto la difficile situazione fiscale del 1999 non sia statafavorevole. Tuttavia è certo che le politiche per il lavoro giocano un ruo-lo crescente nella Repubblica Ceca e che le autorità preposte pongonola massima attenzione alla quantità delle risorse ad esse destinate e al-l’efficacia delle misure finanziate.

2.1 Politiche passive per l’occupazione

L’entità delle indennità di disoccupazione non è diversa a se-conda della Regioni. Le quote, del 50% (rispetto all’ultimo stipendio ri-cevuto) per i primi tre mesi e del 40% per i successivi sono moltobasse rispetto alla media europea. Originariamente esse erano più altedel 10% ma l’instabilità finanziaria del 1997 ha reso inevitabili dei tagli.

. 93.92

Inoltre si ritiene decisivo garantire non solo l’aumento dellapopolazione attiva - che, in realtà, sta già avvenendo in linea con quan-to accade nei principali Paesi europei - quanto una diminuzione dei pro-blemi strutturali che portano alla disoccupazione, soprattutto di lungoperiodo. In questo senso ci si affida soltanto in parte alla crescita eco-nomica e si nutre la consapevolezza che neanche i suoi livelli più altipotrebbero mai consentire uno sviluppo del mercato del lavoro qualoranon si affrontassero, contemporaneamente, anche gli ostacoli strutturaliche lo immobilizzano. La crescita economica non è, dunque, di per ségaranzia di superamento degli ostacoli strutturali del mercato del lavo-ro. Particolare attenzione viene posta sul tema delle differenze regionalie sull’alto rischio di esclusione occupazionale - e più in generale “socia-le” - di fasce svantaggiate, soprattutto giovani e anziani. Questi proble-mi vengono anche considerati congiuntamente attraverso lo strumentodella creazione di nuove opportunità di lavoro nelle Regioni con un piùalto tasso di disoccupazione. Decisivo, a tal fine, il programma di quat-tro anni volto ad eliminare gli squilibri tra le regioni nell’ambito dellaformazione, programma che nel NAP viene associato soprattutto al cam-po delle nuove tecnologie informatiche.

Nella fase cosiddetta di pre-adesione, periodo durante il qualei Paesi candidati si preparavano a recepire in misura massima l’acquiscomunitario, ognuno di essi ha dovuto redigere il cosiddetto Joint As-sessment of Employment Policies Priorities (JAEPP). Questo documentoè stato redatto congiuntamente alla DG Occupazione e Affari Sociali del-l’Ue per presentare lo “stato dell’arte” riguardo al mercato del lavoro edalla situazione occupazionale nel Paese.

Nel documento vengono individuati i principali nodi da scio-gliere nel mercato del lavoro:

• il sistema di tassazione, considerato troppo pesante anche rispetto allaproduttività del lavoro. Per questo motivo si ritiene prioritaria una suaarmonizzazione, stabilita d’intesa con le parti sociali e che non prescin-da dal considerare il livello di scarsità, oltre che di effettiva produttivi-tà, del lavoro;

• le indennità di disoccupazione, e i diversi incentivi volti a garantire lepersone non occupate e a migliorarne, al tempo stesso, la condizionedi occupabilità;

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gramma è anche conosciuto con il nome di “lavori socialmente utili”che vengono sostenuti anche nella forma del lavoro autonomo. Talesupporto, concesso con la condizione della durata di almeno due anni,aiuta la creazione di lavori stabili ed è inserito all’interno del più gene-rale programma dei “lavori di pubblica utilità”.I programmi di riqualificazione professionale costituiscono la secondagrande area di utilizzo delle risorse (17%). Si tratta, in realtà, di livellimolto bassi se misurati secondo gli standard europei e rispetto alle ne-cessità del mercato del lavoro. La riqualificazione è prevista soltantoper disoccupati che siano stati selezionati e scelti attraverso concorsipubblici.Le misure per i disabili costituiscono un ulteriore voce di politiche attiverivolte a gruppi svantaggiati e con particolari difficoltà a muoversi all’in-terno del mercato del lavoro. In questo caso si tratta fondamentalmentedi incoraggiare la loro assunzione attraverso un contributo concesso aidatori di lavoro. Altre misure si rivolgono ai più giovani e alle minoranze. Per esempio, sitende a riconoscere dei sussidi a coloro che, datori di lavoro o impren-ditori, assumano persone che abbiano appena terminato gli studi. Ilprogramma “Chance” si rivolge espressamente a coloro che, per diversimotivi, abbiano abbandonato le scuole. Più che alla formazione “inclasse”, la preferenza viene accordata a quella “sul posto di lavoro”,cercando di realizzare utili sinergie tra il piano delle conoscenze teori-che e quello delle applicazioni pratiche.Specificatamente rivolto ai Rom è, invece, il programma “Romstart” vol-to a superare, attraverso l’inserimento occupazionale, le diverse formedi esclusione sociale che interessano tale minoranza.Rientrano tra le misure attive per il lavoro tutte le attività svolte daiCentri per l’orientamento alla carriera esistenti a livello distrettuale e ri-volti a tutti coloro che siano interessati a scegliere un percorso lavorati-vo o che vogliano cambiare e migliorare la propria professione (studentie disoccupati come persone già occupate). Questi uffici sono in contattopermanente con le istituzioni scolastiche della Regione dove un’atten-zione particolare viene riservata a coloro che frequentano gli ultimi annidell’istruzione superiore.

L’efficienza complessiva delle politiche attive è difficile da sti-mare anche se il Ministero del Lavoro avrebbe affermato che ci sarebbe

. 95.94

Oggi quelle difficoltà non esistono più e non a caso l’orienta-mento del governo sembra quello di un ristabilimento delle quote origi-narie che arrivano al 70% nei casi di disoccupati che seguano anche deipercorsi di riqualificazione professionale. I disoccupati il cui reddito(compresa l’indennità di disoccupazione) sia al di sotto della soglia mini-ma prevista, possono chiedere che venga loro corrisposta la differenza.La gestione delle indennità di disoccupazione costituisce la principaleresponsabilità degli Uffici del lavoro di livello distrettuale - per quantola quota di coloro che ricevono l’indennità si attesti da anni più o menosugli stessi livelli e ciò garantisca una certa regolarità, cresce il numerocomplessivo dei disoccupati che il personale degli uffici deve seguire.

2.2 Politiche attive per l’occupazione

Dopo i bassi livelli toccati nel 1997, la spesa in favore dellepolitiche attive è cresciuta - aumentando addirittura del 50% nel 1999rispetto ai livelli del 1998 - e ha mantenuto un andamento in salita ne-gli anni successivi, sia pure frenato dalla pressione fiscale. Ciononostan-te gli effetti delle misure, soprattutto in termini di efficienza, tardano amostrarsi con particolare evidenza.

Tra i diversi interventi in favore dell’occupazione, va menziona-to quello volto a supportare i datori di lavoro attraverso il “rimborso” diuna parte del salario dei lavoratori meno qualificati, programma nelquale si sono destinate la maggior parte delle risorse (il 55%). Il pro-

ANNO 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998

TOTALE DISOCCUPATI 134.662 185.216 166.480 153.041 186.339 268.902 386.918REGISTRATI

NUMERO DI DISOCCUPATI 62.588 93.560 78.331 67.623 93.430 138.107 190.396PERCETTORI DI INDENNITÀ

IN % 46.5 50.5 47.1 44.2 50.1 51.4 49.2

VALORE MEDIO 1.404 1.654 1.832 2.056 2.306 2.567 2.335DELL’INDENNITÀ (CZK)

FONTE: EUROPEAN TRAINING FOUNDATION, STUDIO SU OCCUPAZIONE E MERCATO DEL LAVORO IN REPUBBLICA CECA, 1999

BENEFICIARI DI INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE

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. 97.96

stato fino ad oggi un buon ritorno degli investimenti effettuati. Dal pun-to di vista degli impatti occupazionali, mancano studi che possano darerisposte soddisfacenti. I centri per l’impiego forniscono stime sul nume-ro di beneficiari delle misure attive, ma il dato non è di per sé sufficien-te a garantire una visione d’insieme. Un progetto pilota lanciato dallaBanca Mondiale nel 1998 fornisce un’analisi rigorosa dei beneficiari deiprogrammi anche attraverso comparazioni fra gruppi di lavoratori. Laconclusione a cui giunge non è positiva dal momento che non si ravvi-sano nelle politiche avviate grandi possibilità di successo in termini dimiglioramento dell’occupazione e di trattamento pensionistico. Soltantoi sussidi per i lavoratori autonomi (i lavori socialmente utili) sembranoavere un certo effetto sia in termini di aumento dell’occupazione che diminori “trattenute fiscali”. Al tempo stesso, i lavori di pubblica utilità,creando lavoro solamente per due anni, hanno un effetto di migliora-mento della situazione occupazionale soltanto in termini relativi.

1. Relazioni politiche ed economiche

I rapporti storici che legano l’Italia ai Balcani sono profondi estratificati. Sin dal 1870 l’Italia ha giocato un ruolo rilevante nella com-plessa strategia delle maggiori potenze nel mosaico balcanico. In veritàtale ruolo non è stato sempre coerente e, anzi, ha risentito in manieravistosa delle alleanze che si sono succedute nelle scelte geopolitichedell’Italia Crispina e, successivamente, durante il regime fascista e nel-l’Italia Repubblicana. Il nostro Paese, nel ruolo di potenza regionale, haintessuto rapporti molto stretti con i rappresentanti delle classi dirigentibalcaniche.

In particolare nel 1988, dopo il fallimento della Primavera diPraga e mentre l'Europa era ancora divisa in due blocchi contrapposti,l'Università di Bologna riuscì a far uscire Dubcek per la prima volta dal-l’allora Cecoslovacchia. Soltanto un anno dopo Dubcek poté presentarsia Praga di fronte a una folla immensa come uno dei leader di un paeserestituito alla libertà. Ancora oggi in Repubblica Ceca l'iniziativa dell'Uni-versità di Bologna viene considerata uno dei segnali più significativi diciò che stava per avvenire.

A quel tempo Dubcek non poteva immaginare che avrebbe vi-sto il suo Paese entrare a far parte dell’Unione europea: l'Europa cheDubcek auspicava è ancora l'Europa che vorremmo costruire e che icontrasti fra i diversi Paesi impediscono di realizzare compiutamente.L'Europa di Dubcek, per utilizzare le sue parole, “è una realtà politica incui i confini fra gli Stati non vengono visti come divisioni ma come cer-niere per creare un soggetto politico forte e autorevole che lotti per lapace e lo sviluppo”.

5. Rapporti bilaterali Italia - Repubblica Ceca

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che tale da rendere il Paese attrattivo anche per le PMI. Secondo i datidella CNB (Banca nazionale ceca), nel periodo compreso tra il 1998 e il2003, il volume complessivo degli investimenti diretti italiani ha rag-giunto il valore di 302 milioni di euro, vale a dire solo lo 0,9% del tota-le degli investimenti esteri nel Paese.Nel 2003 il totale degli investimenti diretti dalla nostra Penisola è statopari a 62,1 milioni di euro, valore che ci colloca al settimo posto tra iPaesi europei.Si deve tuttavia tener presente che spesso gli investimenti italiani sonosottovalutati perché sono avvenuti tramite consociate estere, e quindi ilflusso é stato registrato come proveniente da altri paesi. Il fenomeno éstato rilevato da indagini effettuate tramite banche locali e rilevazioni di-rette presso gli investitori italiani presenti in loco. CzechInvest, agenzia governativa per la promozione della Repubblica Ce-ca all’estero, riporta l’elenco delle principali aziende italiane investitrici.

Al primo posto merita di essere menzionato l’investimento su-periore a 80 milioni di euro che la società italiana di telefonia mobile Ti-scali ha effettuato, installando più di 2000 km. di fibre ottiche lungo ibinari ferroviari attraverso l’intero Paese, consentendo l’accesso a inter-net ad oltre 600.000 sottoscrittori. A seguire abbiamo, in base all’impor-tanza dell’investimento effettuato, le seguenti aziende

• CANDY Elettrodomestici, 50 milioni di dollari • HAYEZ LAMMERZ, 26 milioni di dollari• FIAMM, 20 milioni di dollari• SIAD Spa, 20 milioni di dollari • TAJMAC-MTM, 12 milioni di dollari• COLBACHINI IVG, 10 milioni di dollari • MEYSTER Spa, 9 milioni di dollari.• TRAFILIX Srl, 5 milioni di dollari.• BEGHELLI SpA, 4,3 milioni di dollari

Inoltre, la GIO’ STYLE Spa ha creato a Plzen la GIO’ STYLE PAPa.s. per la produzione di materiale da imballaggio.La MARCONI Spa opera a Praga con la TTC Telekomunikace sro nel set-tore dell’elettronica per le telecomunicazioni.

. 99.98

Ma, al di là dei rapporti politico-diplomatici fra il nostro Paesee la Slovacchia, esiste un consolidato interscambio commerciale che, apartire dal 2003 registra una netta inversione di tendenza rispetto al-l’anno precedente, con un aumento del volume degli scambi per un va-lore di 15 miliardi di corone. Rispetto infatti all’anno 2002, il totaledell’interscambio Italia - Repubblica Ceca passa da 122 miliardi a oltre137 miliardi di corone, con un incremento del 12,2%.Il nostro Paese consolida dunque la propria posizione fra i principalipartner commerciali della Repubblica Ceca, sia sul fronte delle importa-zioni che delle esportazioni. Le prime ammontano a 76,5 miliardi di corone, il 6,8% in più rispetto al2002, mentre l’export verso l’Italia, pari a 60,8 miliardi di corone, è cre-sciuto addirittura del 19,9%, consentendo così al deficit di ridursi ulte-riormente rispetto all’anno precedente, passando da 20,8 a 15,7 miliardidi corone. In realtà la quota italiana delle importazioni risulta anche su-periore a quella indicata, perché molti prodotti italiani vengono importa-ti nel paese da rappresentanze di nostre aziende situate in Austria oSvizzera e pertanto vengono classificate come esportazioni provenientida quegli Stati.Nella graduatoria dei Paesi fornitori, l’Italia si assesta in seconda posi-zione dopo la Germania e prima della Slovacchia, malgrado questo Sta-to abbia siglato, dopo la separazione, un accordo commercialepreferenziale con la Repubblica Ceca. Dal lato delle esportazioni ceche,invece, il Belpaese resta al settimo posto nella graduatoria dei paesi de-stinatari, posizionandosi tra la Francia e l’Olanda.Nella struttura delle importazioni le voci più significative sono state“macchine e mezzi di trasporto” che hanno contato per il 41% sul tota-le, seguite da “beni lavorati intermedi” (23%) e “prodotti chimici” (11%).La composizione delle esportazioni ha ricalcato, almeno per le primedue voci, quella delle importazioni: oltre il 50% infatti delle esportazioniceche in Italia ha riguardato “macchine e mezzi di trasporto”, seguite da“beni lavorati intermedi” (26%) e “manufatti vari” (9%).

Per quanto riguarda gli investimenti diretti, l’Italia registra una perfor-mance positiva, ma non brillante. Tale risultato è spiegabile prendendoin considerazione due fattori: la mancanza, sino alla metà del 2003, diistituti creditizi italiani operanti nella Repubblica Ceca e la non predi-sposizione di un efficace sistema di incentivi da parte dalle autorità ce-

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2. Import/export

2.1 Importazioni di prodotti italiani nella Repubblica Ceca

Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel quadriennio 1999 – 2002,l’interscambio italo-ceco è notevolmente cresciuto, raggiungendo alla fi-ne del periodo di riferimento il valore di 3,7 miliardi di euro rispetto ai2,2 miliardi che erano stati registrati nel 1999. Tale espansione, va det-to, si è in realtà concentrata nel biennio 2000 - 2001, con aumenti su-periori al 25% ogni anno, mentre sia il 1999 (+1,4%) che il 2002(+4,6%) sono stati periodi di crescita senza una rilevante vitalità.Le importazioni ceche dall’Italia, che nel 1999 ammontavano a 1,34 mi-liardi di euro, hanno conosciuto un periodo di forte espansione nei dueanni successivi (+26,3% e +26,7%), per poi bruscamente ristagnare nel2002 (+1%), raggiungendo infine il valore di 2,16 miliardi.

Osservando la struttura merceologica dell’export italiano versola Repubblica Ceca tra il 1999 e il 2002 si notano variazioni, in alcuni ca-si molto evidenti, nei principali comparti interessati. In particolare, spiccala crescita molto forte del peso rivestito da macchine e apparecchiatureelettriche e di precisione (+74,8%), salito fino al 15% rispetto all’8,6%d’inizio periodo. Per contro, il comparto che ha inciso di più sull’exportitaliano nel 2002, così come nel 1999, ossia macchine e apparecchi mec-canici, ha conosciuto una flessione della propria importanza relativa, ri-ducendo la sua quota dal 27,1% al 24,4% (-10%). E’ invece aumentato ilpeso di metallo e prodotti in metallo (+9,8%), mentre è rimasto sostan-zialmente immutato quello dei prodotti chimici e farmaceutici (+2,5%).D’altro canto è caduta l’incidenza degli autoveicoli (-24,1%), scesi nel2002 al quinto posto (7,4%), quando nel 1999 (9,8%) erano il secondoarticolo d’esportazione (compresi parti e accessori).

2.2 Esportazioni di prodotti Cechi in Italia

Dopo un 1999 di stasi (-0,3%), il valore delle esportazioni ce-che verso l’Italia ha conosciuto un triennio di forte crescita, passandoda 888 milioni di euro d’inizio periodo a 1,54 miliardi nel 2002, anno incui l’incremento è stato sensibile (+10,1%) ma non tale da eguagliare il

. 101. 100

Altre tre società italiane operanti nel settore degli elettrodomestici,MERLONI, ARDO e DE LONGHI, sviluppano da tempo un consistente vo-lume d’affari attraverso la commercializzazione dei propri prodotti sulmercato locale. Nel settore alimentare, la IMBE (Società MATTONI - Acque minerali) diproprietà italiana, benché operante attraverso una filiale olandese, rap-presenta uno più ingenti impegni finanziari italiani nella Repubblica Ce-ca. Realtà produttiva di grande interesse è rappresentata dalla ORRERO,joint venture italo ceca con partecipazione di capitale della ALPILAT,operante nel campo lattiero caseario.Importante anche la presenza della FERRERO che nel Paese è concentra-ta su attività di distribuzione. FIAT AUTO e IVECO operano nella Repub-blica Ceca con una filiale commerciale e un ufficio di rappresentanza.Un nuovo stabilimento di produzione è stato costruito anche dalle so-cietá AMETEK ITALIA S.p.A. (produzione elettromotori per aspirapolveri).Si ricordano anche le costituzioni di joint ventures nel settore del vetro:tra FIDENZA VETROARREDO S.p.A. e VITRABLOK, l’unico produttore loca-le di mattoni di vetro, e tra BAROVIER & TOSO S.r.l. Vetrerie artisticheriunite di Murano e la B.A.G. S.r.l. per la produzione dei vetri artistici. Rilevante investimento é stato quello della BEGHELLI S.p.A. che ha com-prato il 90% delle azioni del produttore di apparecchi di illuminazioneELPLAST, con un investimento superiore a 4 mil. di dollari.

Dal febbraio 2003, l’UniCredit ha completato l’acquisizione del-la Zivnostenská banka, una della principali banche commerciali locali,dalla tedesca Bankgesellschaft Berlin AG. Sempre nel settore bancarioopera da tempo Banca Intesa BCI, attraverso la Vseobecná Úverová Ban-ka (Banca Slovacca acquisita nel 2000). Il Gruppo San Paolo IMI è inve-ce presente con un ufficio di rappresentanza attivo nella concessione difinanziamenti di grossa entità.Si segnala, infine, la presentazione da parte di “Grandi Stazioni”, delprogetto architettonico per la ristrutturazione della Stazione Centrale diPraga, affidata alla società italiana in virtù di un contratto firmato loscorso dicembre 2004 con il Ministero dei Trasporti ceco.

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Su tale questione il nostro Paese si è allineato alle decisionidella maggior parte dei Paesi membri, i quali usufruiranno di un periododi transizione durante il quale sarà anche possibile verificare l’effettivaportata del fenomeno migratorio dai nuovi entranti verso il “Club dellavecchia Europa”.Rimangono quindi solitarie le scelte di Irlanda e Gran Bretagna, che nonadottano la moratoria, anche se il governo Blair ha precisato che per iprimi due anni gli immigrati non usufruiranno dell’assistenza pubblicaper evitare ripercussioni sul sistema del welfare.

Gli Stati che hanno scelto di applicare il principio di libera cir-colazione dei lavoratori sin dal primo maggio 2004 e dunque di non ap-plicare la moratoria sono: Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Olanda eSvezia. La scelta è motivata principalmente dalla consapevolezza delfatto che i lavoratori dei Paesi dell’Est sono lavoratori in genere piùqualificati e meglio integrabili degli immigrati di altri Paesi del mondodai quali normalmente giunge una quota considerevole di individui.Altri Stati, quali Germania, Francia, Finlandia, Belgio, Lussemburgo, Gre-cia e Spagna, dove il tasso di immigrazione è più forte, hanno invecedeciso di posticipare il libero ingresso dei lavoratori, neocittadini Ue,adottando la moratoria.

Accanto a queste soluzioni divergenti ed estreme, la politicadel nostro Paese si pone, come già accennato, nel mezzo. In Italia, in-fatti, il mercato del lavoro non è completamente chiuso ai cittadini deinuovi Stati membri, ma vengono inserite delle quote d’ingresso annuali.Per l’anno 2005, è stato registrato il 24 gennaio alla Corte dei Conti, ildecreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 dicembre 2004,recante la programmazione dei flussi di ingresso dei lavoratori cittadinidei nuovi Stati membri della Ue nel territorio dello Stato italiano. IlDPCM stabilisce una quota di 79.500 ingressi nel territorio dello Statoper lavoro subordinato, sia stagionale che non, di lavoratori cittadini deinuovi Stati membri della Ue, fra i quali quelli appartenenti alla Repub-blica Ceca.

A fronte di tali provvedimenti, quest’ultima si è riservata il di-ritto di applicare un regime di reciprocità, nel senso che, laddove lo rite-nesse opportuno, potrebbe far valere le stesse misure di protezione del

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risultato particolarmente positivo del 2000 e 2001 (+50% complessiva-mente).

Il peso percentuale dei principali comparti sull’export totale hasubito variazioni molto significative, soprattutto nel caso di macchine eapparecchi elettrici e di precisione, la cui incidenza percentuale è aumen-tata drasticamente, passando dal 7% del 1999 al 17,1% nel 2002(+144%). In negativo, il ridimensionamento maggiore ha riguardato iprodotti chimici e farmaceutici (-24,8%), il cui peso si è ridotto all’8,8%a causa di un valore delle esportazioni tornato quasi agli stessi livellidel 1995; minore è stato il calo relativo di metalli e prodotti in metallo (-16,3). Per quanto riguarda il settore autoveicoli, che si conferma il com-parto di maggior peso, ha rafforzato la sua quota di mercato (+9,2%),mentre macchine e apparecchi meccanici hanno mantenuto l’identico pe-so di quattro anni prima.

3. Le migrazioni dall’Est e la regolamentazione europea

Abbiamo già accennato al delicato problema dei flussi migra-tori in ambito Ue in questo stesso volume nella parte dedicata alla mo-bilità dei lavoratori dopo il primo maggio 2004. La “minaccia” portata ai mercati del lavoro dei “vecchi 15” dalla mano-dopera a basso costo proveniente dai nuovi Paesi membri – e quindianche dalla Repubblica Ceca - è un problema che è stato regolamentatoa livello comunitario attraverso l’introduzione di un periodo transitoriodi in cui i singoli Stati possono decidere individualmente se consentireo meno l’accesso immediato al loro mercato del lavoro ai lavoratori pro-venienti dai 10 Paesi neo-comuntari, oppure se applicare delle restrizio-ni. I Trattati di Adesione firmati ad Atene nell’aprile del 2003 istituisconoinfatti una fase transitoria, di una durata massima di 7 anni, entro laquale il principio della libera circolazione dei lavoratori (enunciato neltrattato di Schengen) dei Paesi di nuova adesione, potrà non trovareuna completa applicazione con la sola esclusione da tale regime di Ci-pro e Malta.

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zione in uscita per poi tornare a conoscere, come già detto, a partiredal 2001, un livello di emigrazione in grado di controbilanciare, sia purparzialmente, il numero di stranieri in entrata.

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proprio mercato, applicandole ad ognuno dei “vecchi 15” che le avesseadottate nei suoi confronti.Inoltre, la Repubblica Ceca non ha escluso la possibilità di estendere iprovvedimenti restrittivi anche ai Paesi che, il primo maggio 2004, so-no entrati insieme ad essa a far parte dell’Ue: se infatti le autoritàpreposte al controllo del mercato del lavoro dovessero ritenere chel’entrata dei nuovi residenti dovesse in qualche modo minacciarel’equilibrio del locale mercato del lavoro, potrebbero riservarsi di vara-re misure atte a proteggere i lavoratori cechi dall’arrivo di concorrenzaa basso costo. E’ importante ribadire che tali provvedimenti, come già detto prece-dentemente si riferiscono solo ed unicamente ai movimenti di lavora-tori e non riguardano la libera circolazione delle persone. Non hanno,in altre parole, nessun effetto sul sistema sociale nel suo complessonel senso che restano garantiti il diritto di voto, il riconoscimento del-le qualifiche professionali, l’accesso al sistema sociale nell’accezionepiù ampia del termine (previdenza, assistenza sociale, indennità di di-soccupazione, ecc…).

Vale la pena in questa sede evidenziare un aspetto peculiarerelativo alle migrazioni provenienti non solamente dalla Repubblica Cecama dall’est più in generale, consistente nel fatto che i lavoratori polac-chi, lituani, ungheresi etc. che vengono nel nostro paese non sono spin-ti da un’esigenza di primaria sopravvivenza, come avviene per moltilavoratori, per esempio filippini o pakistani, che vediamo arrivare in Ita-lia in numero sempre maggiore. Gran parte dei lavoratori dell’Est hannoinfatti un buon livello d’istruzione e possono ambire a professioni di uncerto livello laddove venga superato il problema del riconoscimento deltitolo di studio.

3.1 L’immigrazione nella Repubblica Ceca …

Nei primi anni Novanta e negli anni 2001/2002/2003 in manie-ra meno evidente, i flussi migratori in entrata e in uscita dalla Repubbli-ca Ceca si controbilanciavano presentando un saldo in leggerovantaggio per la popolazione immigrata. A partire dal 1994, il Paese ve-de una prevalenza schiacciante delle immigrazioni sui flussi di popola-

1990 1991 1993 1992 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2003 2002

0,00

30000

25000

20000

15000

10000

5000

35000

40000

45000

50000

FLUSSI IN ENTRATA FLUSSI IN USCITA

FLUSSI MIGRATORI

FONTE: FLUSSI MIGRATORI E LORO INFLUENZA SUL MERCATO DEL LAVORO IN REPUBBLICA CECA. MILADA HORÁKOVÁ RESEARCH IN-STITUTE FOR LABOUR AND SOCIAL AFFAIRS - ORAGA, OTTOBRE 2003.

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Non emergono scambi significativi con l’Italia, la cui incidenzasull’immigrazione ceca può essere considerata nella tabella sotto la vo-ce “altri paesi”.Non mancano tuttavia italiani in possesso del permesso di soggiorno ela loro presenza può essere considerata di entità media rispetto a quel-la di altri Paesi europei, come la Germania, l’Austria e il Regno Unito dauna parte, o la Francia e la Spagna dall’altra.

. 107. 106

I Paesi di provenienza dell’immigrazione sono per lo più laSlovacchia (30%), l’Ucraina (24%) e il Vietnam (13%), per quanto fortesia anche la tendenza dei Cechi - come vedremo - ad emigrare a lorovolta verso questi stessi Paesi.

PAESE IMMIGRATI IMMIGRATI EMIGRATI EMIGRATI SALDO IMMIGRAZIONEDAL PAESE VERSO IL + EMIGRAZIONE

IN % PAESE IN %

SLOVACCHIA 13326 29.83 14455 44.63 -1129 27781

UCRAINA 10742 24.04 5778 17.84 4964 16520

VIETNAM 5691 12.74 1273 3.93 4418 6964

RUSSIA 2456 5.50 1912 5.90 544 4368

POLONIA 1679 3.76 1117 3.45 562 2796

GERMANIA 987 2.21 1087 3.36 -100 2074

MOLDAVIA 848 1.90 421 1.30 427 1269

USA 836 1.87 536 1.65 300 1372

BULGARIA 729 1.63 470 1.45 259 1199

BIELORUSSIA 590 1.32 408 1.26 182 998

ALTRI PAESI 6795 15.21 4932 15.23 1863 11727

TOTALE 44679 100.00 32389 100.00 12290 77068

FONTE: : FLUSSI MIGRATORI E LORO INFLUENZA SUL MERCATO DEL LAVORO IN REPUBBLICA CECA. MILADA HORÁKOVÁ RESEARCH

INSTITUTE FOR LABOUR AND SOCIAL AFFAIRS - PRAGA, OTTOBRE 2003.

FLUSSI MIGRATORI IN REPUBBLICA CECA - 2002

Germania 38%Olanda 6%Portogallo 0%

Austria 14%

Grecia 5%

Regno Unito 12%

Spagna 1%Svezia 2%

Lussemburgo 0%

Italia 9%

Irlanda 1%Francia 8%

Finlandia 1%

Belgio 2%Danimarca 1%

PRESENZA DEGLI IMMIGRATI IN REPUBBLICA CECA - %

FONTE: FLUSSI MIGRATORI E LORO INFLUENZA SUL MERCATO DEL LAVORO IN REPUBBLICA CECA. MILADA HORÁKOVÁ RESEARCH IN-STITUTE FOR LABOUR AND SOCIAL AFFAIRS - ORAGA, OTTOBRE 2003.

3.2 …e in Italia

Secondo quanto risulta dal censimento del 2001, il numero deicittadini stranieri residenti in Italia supera il milione di individui(1.334.889). Il continente più rappresentato è sicuramente l’Europa (piùdi 586.000 individui residenti censiti), soprattutto per la parte centro-orientale (più di 396.000 individui, pari al 29,7% del totale degli stra-nieri). Ciò fa sì che il nostro Paese si trovi al secondo posto, dopo laGermania, per numero di immigrati provenienti da quest’area. Sicuramente rumeni e albanesi sono la maggior parte ma, tra i gruppi diimmigrati europei provenienti dai nuovi Stati membri, i Cechi occupanouno spazio piuttosto rilevante. Infatti, su più di 50 mila soggiornanti,circa 4.000 provengono dalla Repubblica Ceca.

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L’Italia non è certamente tra i Paesi verso cui maggiormente sidirige l’emigrazione ceca, come è invece nel caso della Slovacchia(45%), dell’Ucraina (18%) e della Russia (6%). Cospicui anche i flussi diemigrazione verso la Germania, il Regno Unito e l’Austria. La meta del-l’Italia viene comunque preferita a molti altri grandi Paesi europei, comela Francia e la Spagna, mentre tra le diverse città italiane la preferenzaceca si concentra quasi esclusivamente su Roma.

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STATO MEMBRO POP. SOGGIORNANTI STATO MEMBRO POP. SOGGIORNANTI

UE 15 380,8 154.076 SLOVENIA 2,0 3.802

CIPRO 0,7 179 UNGHERIA 10,1 4.075

ESTONIA 1,4 362 MALTA 0,4 836

LETTONIA 2,3 658 TOT. 10 NUOVI MEMBRI 74,1 53.543

LITUANIA 3,4 858 UE 25* 454,9 207.619

POLONIA 38,2 35.077 TOT. ITALIA 57,5 1.512.324

REP. CECA 10,2 4.052 INCIDENZA % UE 25 - 13,7%

REP. SLOVACCA 5,4 3.644 INCIDENZA % UE 15 - 10,2%

* I SOGGIORNANTI PROVENIENTI DA NUOVI 8 STATI MEMBRI DELL’EST EUROPA SONO 52.528FONTE: DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE CARITAS/MIGRANTES. ELABORAZIONI SU DATI MINISTERO INTERNO

PRESENZA DEGLI IMMIGRATI DELL’UNIONE EUROPEA A 25 (31.12.2002)

ANNO BULGARIA REP. CECA ESTONIA LETTONIA LITUANIA POLONIA

AUSTRIA 2001 - 7.313 - - - 21.841BELGIO 2001 1.044 554 72 110 134 6.928DANIMARCA 2002 460 279 534 909 1.616 5.689FINLANDIA 2002 326 187 12.428 300 288 768FRANCIA 1999 3.360 1.964 224 336 593 33.758GRECIA 1998 7.043 712 39 71 112 5.246GERMANIA 2002 42.419 28.429 4.019 8.866 12.635 317.603IRLANDA N.A. - - - - - -ITALIA 2002 8.552 4.052 362 658 858 35.077LUSSEMBURGO 2000 113 97 19 8 14 666PAESI BASSI 2002 1.360 1.434 165 244 487 6.912PORTOGALLO 2002 554 119 15 17 22 284SPAGNA 2001 9.953 1.351 52 108 1.813 11.342SVEZIA 2002 796 527 1.768 858 343 13.878REGNO UNITO 2000 3.000 13.000 - - - 23.000

TOTALE 78.980 60.018 19.697 12.485 18.915 482.992

% -7,2 5,5 1,8 1,1 1,7 43,9

ANNO ROMANIA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA PECO

AUSTRIA 2001 17.470 7.739 6.893 12.729 73.985BELGIO 2001 2.391 412 213 1.244 13.102DANIMARCA 2002 1.270 140 50 447 11.394FINLANDIA 2002 547 82 11 687 15.624FRANCIA 1999 10.510 1.159 786 2.961 55.651GRECIA 1998 6.078 361 29 609 20.300GERMANIA 2002 88.675 18.327 20.550 55.953 597.480IRLANDA N.A. - - - - -ITALIA 2002 95.834 3.644 3.802 4.075 156.914LUSSEMBURGO 2000 335 74 508 143 1.997PAESI BASSI 2002 2.360 940 225 1.832 15.959PORTOGALLO 2002 611 15 17 161 1.815SPAGNA 2001 24.856 873 87 651 51.086SVEZIA 2002 2.327 400 539 2.463 23.899REGNO UNITO 2000 4.000 - - 7.000 50.000

TOTALE 257.288 34.166 33.710 90.955 1.101.004

% 23,4 3,1 3,1 8,3 100,0

FONTE: ELABORAZIONI CARITAS/DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE SU DATI DEL CONSIGLIO D’EUROPA, OCSE E ALTRE FONTI NAZIONALI

IMMIGRAZIONE DEI PAESI DELL’EST IN CONFRONTO ALL’UE (2002)

La distribuzione per area geografica sembra suggerire i motividel trasferimento in Italia. L’immigrazione Ceca nel nostro Paese seguela tendenza allo spostamento propria di tutti gli stranieri provenienti daiPaesi dell’Unione europea, e cioè il fatto che siano spinti, più che da ra-gioni di studio, da motivi familiari (31,8%) e di lavoro (30,1%). Nel 2001 i nuclei familiari con almeno un componente straniero eranocirca 439.578 e risultavano costituiti prevalentemente da coppie miste

Page 56: 60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

. 111

con uno dei due partner di cittadinanza italiana (45,1% del totale), maanche da coppie di cittadini stranieri della stessa nazionalità (42,8%).Per quanto la tendenza italiana a sposarsi con persone straniere possa,dunque, dirsi sempre più spiccata, la Repubblica Ceca non figura tra iprimi 10 Paesi di unione delle nazionalità. Tuttavia i casi di acquisizionedi cittadinanza per matrimonio non mancano.

. 110

PAESE X MATRIM. X RESIDENZA TOT. CASI PAESE X MATRIM. X RESIDENZA TOT. CASI

ALBANIA 668 34 702 LETTONIA 8 0 8

BIELORUSSIA 34 0 34 LITUANIA 14 0 14

BOSNIA-ERZ. 103 11 114 MACEDONIA 30 3 33

BULGARIA 134 7 114 MOLDAVIA 69 0 69

CROAZIA 209 25 234 POLONIA 491 25 516

ESTONIA 8 0 8 REP.CECA 44 0 44

RUSSIA 435 4 439 ROMANIA 942 25 967

YUGOSLAVIA 165 19 184 SLOVACCHIA 71 0 71

FONTE: DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE CARITAS/MIGRANTES. ELABORAZIONI SU DATI MINISTERO INTERNO

ACQUISIZIONE DI CITTADINANZA DELL’EST EUROPA (2002)

Nel corso degli ultimi dieci anni si è raddoppiato il numero didonne immigrate in Italia. Alla fine del 2002 circa il 30% di esse prove-niva dall’Europa dell’Est, e ciò è comprensibile se si considera l’inciden-za della caduta del muro di Berlino, il processo di occidentalizzazioneche ne è seguito e la crisi politico-istituzionale della maggior parte diquesti Paesi. Delle “europee dell’est”, alla fine del 2002, circa il 40,5%proveniva dall’Europa centro-orientale e le donne ceche erano più di tre-mila. La loro regolarizzazione per lavoro in famiglia non raggiunge glistessi livelli registratisi per altre nazionalità e questo, oltre ad impedirecalcoli più precisi della loro presenza effettiva, suggerisce il riferimentoad ambiti di attività lavorativa diversi.

PAESE SOGGIORNANTI DONNE REGOLARIZZAZIONI INCIDENZA % DELAL 31 DIC 2002 PER LAVORO IN LAVORO IN FAMIGLIA

FAMIGLIA NEL 2002 SUL TOTALE DELLEREGOLARIZZAZIONIPER NAZIONALITÀ

ALBANIA 69.022 11.344 20,7

ROMANIA 51.282 63.573 44,9

POLONIA 25.048 25.002 75,8

JUGOSLAVIA 16.979 993 14,8

UCRAINA 11.186 89.029 77,6

RUSSIA 10.135 5.194 77,7

MACEDONIA 9.176 517 8,9

BULGARIA 4.991 4.275 47,5

MOLDAVIA 4.932 22.501 73,4

REP. CECA 3.200 331 43,7

FONTE: DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE CARITAS/MIGRANTES. ELABORAZIONI SU DATI MINISTERO INTERNO - D.C. IMMIGRAZIONE

PRIME 10 NAZIONALITÀ DI DONNE DELL’EST EUROPA REGOLARMENTE SOGGIORNANTI

Page 57: 60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

. 113

Appendice

INDIRIZZI UTILI IN REPUBBLICA CECA

ACCADEMIA DELLE SCIENZE

Národní 3

117 20 Praga 1

Tel 420 221 403 111 / Fax 420 224 240 512

[email protected]

www.cas.cz/index.html.en

AGENZIA DI CREDITO DELLA REPUBBLICA CECA

Národní 3

110 00 Praga 1

Tel 420 221 403 111, 224 240 588

Fax 420 224 240 598

[email protected]

www.gacr.cz/gacr/menueng.htm

AMBASCIATA DELLA REPUBBLICA D’ITALIA

Nerudova 20

118 00 Praga 1

Tel 420 233 080 111 / Fax 420 257 531 522

AMMINISTRAZIONE DEI SERVIZI PER L’IMPIEGO (MOLSA)

Karlovo nám. 1

128 01 Praga 2

Tel 420 221 921 111/ Fax 420 224 918 391

[email protected]

www.mpsv.cz

AMMINISTRAZIONE DELLE RISERVE MATERIALI STATALI

Seríkova 616/1

150 85 Praga 5

Tel 420 222 806 111 / Fax 420 251 510 314

[email protected]

www.sshr.cz/

ASSOCIAZIONE DI FORMATORI E CONSULENTI IN

GESTIONE D’IMPRESA ATKM

Údolní 5

602 00 Brno

Tel / Fax: 420 542 217 483

[email protected]

www.atkm.cz

ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI

Mikulandská 7

110 00 Praga 1

Tel 420 224 915 679, 420 224 919 311

[email protected]

www.spcr.cz

. 112

Tuttavia, in termini percentuali, il lavoro in famiglia incide sulle regola-rizzazioni delle donne per ben il 43,7%. Nel complesso le domande diregolarizzazione di uomini e donne cechi non sono numerose, tanto piùse paragonate a quelle dei Rumeni, dei Polacchi e dei Bulgari; inoltrel’incidenza del lavoro subordinato e in qualità di colf e badanti resta si-gnificativa almeno quanto la naturalizzazione per matrimonio.

PAESI E AREE COLF/BADANTI LAVORATORI TOTALE COLF/BADANTISUBORDINATI

PECOBULGARIA 4.275 4.721 8.996 47,5REP. CECA 331 426 757 43,7ESTONIA 111 61 172 64,5LETTONIA 132 107 239 55,2LITUANIA 326 285 611 53,4POLONIA 25.002 7.980 32.982 75,8ROMANIA 63.573 78.100 141.673 44,9SLOVACCHIA 485 983 1.468 33,0SLOVENIA 111 385 496 22,4UNGHERIA 330 774 1.104 29,9SUBTOTALE 94.676 93.822 188.498 50,2

PAESI BALTICIALBANIA 11.344 43.335 54 20,7BOSNIA ERZEGOVINA 222 2.465 2.687 8,3CROAZIA 1.716 2.522 4.238 40,5JOGOSLAVIA 993 7.706 6.699 14,8MACEDONIA 517 5.304 5.521 8,9SIBTOTALE 14.792 61.332 76.124 19,4

ALTRI PAESI ESTARMENIA 22 14 36 61,1AZERBAIGIAN 18 8 26 69,2BIELORUSSIA 999 176 1.175 85,0GEORGIA 298 20 318 93,7MOLDAVIA 22.501 8.149 30.650 73,4RUSSIA 5.194 1.490 6.684 77,7UCRAINA 89.029 16.651 105.680 84,2SUBTOTALE 118.061 26.508 144.569 81,7SUBTOTALE EST EUROPA 227.529 181.662 409.191 55,6

TOTALE TUTTI I PAESI 334.284 359.965 694.249 48,2% EST EUROPA SU TOTALE 68,1% 50,4% 58,9% -

FONTE: DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE CARITAS/MIGRANTES. ELABORAZIONI SU DATI MINISTERO INTERNO

REGOLARIZZAZIONE DEL 2002: DOMANDE PRESENTATE DAGLI IMMIGRATI DELL’EST EUROPA

Page 58: 60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

. 115. 114

CENTRO STUDI SULL’INSEGNAMENTO SUPERIORE (CHES)

Helena Sebková U Luzického semináre 13

118 00 Praga 1

Tel 420 257 011 311

Fax 420 257 011 323, 420 257 011 318

[email protected]

www.csvs.cz

CENTRO PER LA RIFORMA DELL’ESAME DI “MATURITÀ”

CERMAT

Frantisek Barták, Jeruzalémská 12

110 00 Praga 1

Tel 420 224 507 111/ Fax 420 224 507 505

[email protected]

www.cermat.cz

COMMISSIONE INTERMINISTERIALE PER LA QUESTIONE

ROM

Vladislavova 4

110 00 Praga 1

Tel 420 2 96 153 511

[email protected]

wwwl.vlada.cz

COMMISSIONE GOVERNATIVA PER LE PERSONE CON

DISABILITÀ

Nábrezi Edvarda Benese 4

118 01 Praga 1

Tel 420 224 002 3l6

www.vlada.cz

COMMISSIONE VIGILANZA E SVILUPPO DEL MERCATO

DEI CAPITALI

Washingtonova 7

111 21 Praga 1

Tel 420 221 096 111, 224 212 879

Fax 420 221 096 110

[email protected]

www.sec.cz/script/web/Default.asp?Lang=EN

CONFEDERAZIONE SINDACALE DELLA MORAVIA

Nám. W. Churchilla 2

113 59 Praga 3

Tel 420 23446 1111 / Fax 420 22271 8930

[email protected]

www.cmkos.cz

CONSIGLIO PER LE MINORANZE ETNICHE

Vladislavova 4

110 00 Praga 1

Tel 420 2 96 153 355 / Fax 420 2 96 153 358

[email protected]

www.vlada.cz/eng/vybory.htm

CONSIGLIO PER LE TRASMISSIONI RADIOTELEVISIVE

Krátká 10

100 00 Praga 10

Tel 420 274 813 830 / Fax 420 274 810 885

[email protected]

www.rrtv.cz/en/

CONSIGLIO GOVERNATIVO PER LE ONG NO PROFIT

Nabrezi Edvarda Benese 4

118 01 Praga 1

Tel 420 224 002 711,224 002 513

Fax 420 224 810 231

[email protected]

www.vlada.cz

CONSIGLIO GOVERNATIVO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Nábrezi Edvarda Benese 4

118 01 Praga 1

Tel 420 224 862 309 / Fax 420 224 002 305

www.vlada.cz

ASSOCIAZIONE DEI DATORI DI LAVORO

Skrétova 6

120 00 Praga 2

Segreteria:

Rumunská 12

120 00 Praga 2

Tel 420 224 230 561 / Fax 420 224 230 570

[email protected]

www.uniezs.cz

ASSOCIAZIONE DI OPERATORI DELL’INSEGNAMENTO E LA

FORMAZIONE CAMETIN

Zeleny pruh 99

143 01 Praga 4

Tel 420 269 273 368, 420 269 273 385

[email protected]

www.volweb.cz/cametin/index.htm

AUTORITÀ PER LA SICUREZZA DELLE INFORMAZIONI

SENSIBILI

Na Popelce 2/16

150 06 Praga 5

Tel 420 257 283 111 / Fax 420 257 283 110

[email protected]

www.nbu.cz/en/index.php

AUTORITÀ PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

Ve Smeckách 29

113 52 Praga 1

Tel 420 221 924 200 / Fax 420 221 924 200

[email protected]

www.cubp.cz/area.asp?place=2&area=12

AUTORITÀ CECA ATTIVITÀ MINERARIE

Kozí 4

110 01 Praga 1

Tel 420 221 775 311 / Fax 420 221 775 363

[email protected]

www.cbusbs.cz/

BANCA NAZIONALE CECA

Na príkope 28

115 03 Praga 1

Tel 420 224 411 111 / Fax 420 224 218 522

[email protected]

www.cnb.cz/en/index.php

CAMERA DEI DEPUTATI

Snemovní 4

118 26 Praga 1

Tel 420 257 171 111 / Fax 420 257 534 469

[email protected]

www.psp.cz/cgi-bin/eng/

CAMERA DI COMMERCIO

Freyova 27

190 00 Praga 9

Tel 420 296 646 111 / Fax 420 296 646 221

[email protected]

www.komora.cz

CENTRO NAZIONALE PER LA FORMAZIONE A DISTANZA

U Luzického semináre 13

118 00 Praga 1

Tel 257 01 13 13, 257 01 13 40

Fax 257 01 13 23, 57 01 13 18

[email protected]

CENTRO RISORSE NAZIONALI PER L’ORIENTAMENTO

PROFESSIONALE

Opletalova 25, 110 00 Praga 1

Tel 420 224 500 580

[email protected]

www.nvf.cz/euroguidance

Page 59: 60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

. 117. 116

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

Loretánské nám. 5

118 00 Praga 1

Tel 420 224 181 111 / Fax 420 224 182 048

[email protected]

www.czechembassy.org/wwwo/mzv/default.a

sp?idj=2&amb=1

MINISTERO DELLA CULTURA

Maltézské nám. 471/1

118 11 Praga 1

Tel 420 257 085 111 / Fax 420 257 085 111

[email protected]

www.mkcr.cz/en/www/index.php

MINISTERO DELLA SALUTE

Palackého nám. 4

128 01 Praga 2

Tel 420 224 971 111 / Fax 420 224 972 111

[email protected]

www.mzcr.cz/

MINISTERO DI GIUSTIZIA

Vysehradská 16

128 10 Praga 2

Tel 420 221 997 111 / Fax 420 224 919 927

[email protected]

www.portal.justice.cz/ms/ms.aspx?o=23&j=33

MINISTERO DEGLI INTERNI

Nad Stolou 3

170 34 Praga 7

Tel 420 974 811 111 / Fax 420 974 833 552

[email protected]

www.mvcr.cz/english.html

MINISTERO DELL’INDUTRIA E DEL COMMERCIO

Na Frantisku 32,

110 15 Praga 1

Tel 420 224 851 111, 224 061 111

Fax 420 224 811 089, 224 221 575

[email protected]

www.mpo.cz/eng/

MINISTERO PER LO SVILUPPO REGIONALE

Staromestské nám.6

110 15 Praga 1

Tel 420 224 861 111 / Fax 420 224 861 333

[email protected]

www.mmr.cz/en/index_en.html

MINISTERO DELL’AGRICOLTURA

Tesnov 17

117 05 Praga 1

Tel 420 221 811 111 / Fax 420 224 810 478

[email protected]

www.mze.cz/eng/

MINISTERO DELLA DIFESA

Tychonova 1

160 00 Praga 6

Tel 420 973 201 111 / Fax 420 973 200 149

[email protected]

www.army.cz/scripts/detail.php?pgid=103

MINISTERO DEI TRASPORTI

Nábr. L. Svobody 12

110 15 Praga 1

Tel 420 972 211 111 / Fax 420 972 231 184

[email protected]

www.mdcr.cz/english/index.htm

DELEGAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA A PRAGA

Pod Hradbami 17, 160 00 Praha 6, P.O.Box

192, 160 41 Praha 6

Tel 420 224 312 835

Fax 420 224 312 850, 420 224 320 810

[email protected]

www.evropska-unie.cz

ISTITUTO DI INFORMAZIONE SULL’INSEGNAMENTO

“EURYDICE”

Senovázné nám. 26

P.O.Box c. 1, 110 06 Praga 1

Tel 420 224 398 353

[email protected]

www.uiv.cz

ISTITUTO DI RICERCA PEDAGOGICA

Zuzana Bukvicková, Strojírenská 386

155 21 Praga 5 -Zlicín

Tel 420 257 95 02 29

[email protected]

www.vuppraha.cz

ISTITUTO DI RICERCA SUL LAVORO E GLI AFFARI SOCIALI

Palackého námestí 4

128 01 Praga 2

Tel 420 22497 2650 / Fax 420 22497 2873

[email protected]

www.vupsv.cz

ISTITUTO PER L’INFORMAZIONE SULL’EDUCAZIONE

Senovázné nám. 26

P.O.Box c. 1

110 06 Praga 1

Tel 420 224 398 111 / Fax 420 224 237 596

[email protected]

www.uiv.cz

ISTITUTO NAZIONALE PER LA FORMAZIONE TECNICA E

PROFESSIONALE

Weilova 1271/6

102 00 Praga 10

Tel 420 274 862 251 / Fax 420 274 863 380

[email protected]

www.nuov.cz/

ISTITUTO DI RICERCA E SVILUPPO DELL’INSEGNAMENTO

Myslíkova 7

110 00 Praga 1,

Tel 420 224 933 857 / Fax 420 224 930 751

[email protected]

www.pedf.cuni.cz

ISTITUTO PER LA FORMAZIONE A DISTANZA, L’ORIENTA-

MENTO PROFESSIONALE E LA CONSULENZA PSICOLOGICA

Novoborská 372, 190 00 Praga 9

[email protected]

www.ippp.cz

FONDO NAZIONALE PER LA FORMAZIONE

Opletalova 25

110 00 Praga 1

Tel 420 224 500 512 / Fax 420 500 501

[email protected]

www.nvf.cz/

MINISTERO DELLE FINANZE

Letenská 15, 118 10 Praga 1

Tel 420 257 041 111 / Fax 420 257 042 788

[email protected]

www.mfcr.cz/index_en.php

Page 60: 60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

. 119. 118

PROGRAMMA SOCRATES

U Luzického semináre 13 - 118 01 Praga 1

Tel 420 257 01 13 44 / Fax 420 257 53 24 0

[email protected]

www.socrates.cz

PROGRAMMA GIOVANI

Na Porící 12, 115 30 Praga 1

Tel / Fax 420 224 872 280

[email protected]

www.youth.cz/

SENATO

Valdstejnské nám. 17/4

118 01 Praga 1

Tel 420 257 071 111 / Fax 420 257 534 483

[email protected]

www.senat.cz/index-eng.php

SERVIZI DI PREVENZIONE MINACCE E PERICOLI

Nározní ul. 1111/2

158 80 Praga 5

Tel 420 226 521 444, 235 521 400

Fax 420 235 521 715

[email protected]

www.bis.cz/eng/a_index.html

SOCIETÀ CECA PER LO SVILUPPO DELLE RISORSE

UMANE

Sarajevská 25

120 00 Praga 2

Tel 420 222 560 073, 420 222 562 110

Fax 420 222 562 112

[email protected]

www.csrlz.cz

SOCIETÀ CECA PER LE TELECOMUNICAZIONI

Sokolovská 219

190 00 Praga 9 Vysocany

Tel 420 224 004 111 / Fax 420 224 004 830

[email protected]

www.ctu.cz/

UFFICI DEL GOVERNO

Nábrezí Edvarda

Benese 4 110 00 Praga 1

Tel 420 224 002 417 / Fax 420 224 002 305

www.vlada.cz

UFFICIO DI STATO PER LA SICUREZZA DEL NUCLEARE

Senovázné nám. 9

110 00 Praga 1

Tel 420 221 624 111 / Fax 420 221 624 704

[email protected]

www.sujb.cz/eng/sujb.html

UFFICIO PER LA PROTEZIONE DATI PERSONALI

Pplk. Sochora 27

170 00 Praga 7

Tel 420 324 665 111 / Fax 420 234 665 444

[email protected]

www.uoou.cz/eng/index.php3

UFFICIO REGOLATORE DELL’ENERGIA

Masarykovo námestí 5

586 01 Jihlava

Tel 420 567 580 111 / Fax 420 567 580 640

[email protected]

www.eru.cz/frameset_aj.htm

MINISTERO DELL’AMBIENTE

Vrsovická 65

100 10 Praga 10

Tel 420 267 121 111 / Fax 420 267 310 308

[email protected]

www.env.cz/env.nsf/homeie?OpenFrameSet

MINISTERO DELL’INFORMATICA

Havelkova 2

130 00 Praga 3

Tel 420 221 008 111 / Fax 420 222 721 745

[email protected]

www.micr.cz/

MINISTERO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

Na Porícním právu 1

128 01 Praga 2

Tel 420 221 922 583, 221 923 727,

221 922 819

Fax 420 221 923 126

www.vlada.cz

MINISTERO PER LA RICERCA E LO SVILUPPO

Nábrezi Edvarda Benese 4

118 01 Praga 1

Tel 420 224 002 358

Fax 420 224 532 468

[email protected]

www.vlada.cz

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE E DELLO SPORT

Karmelitská 7

118 12 Praga 1

Tel 420 257 193 111

[email protected]

www.msmt.cz

MINISTERO DEL LAVORO E DEGLI AFFARI SOCIALI

Na porícním právu 1

128 00 Praga 2

Tel 420 221 921 111 / Fax 420 224 918 391

[email protected]

www.mpsv.cz/scripts/default.asp?lg=2

OSSERVATORIO NAZIONALE SULL’OCCUPAZIONE E LA

FORMAZIONE

Opletalova 25

110 00 Praga 1

Tel 420 224 500 540 / Fax 420 224 500 502

[email protected]

www.nvf.cz/observ

“PERSONNEL CLUB” DELLA REPUBBLICA CECA

Partyzánská 7, 170 05 Praga 7

Tel 420 266 753 571, 266 753 574

www.klubpersonalistu.cz

[email protected]

PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

Hrad

119 08 Praga 1

Tel 420 224 371 111 / Fax 420 224 373 300

[email protected]

www.hrad.cz

PROGRAMMA LEONARDO DA VINCI

Opletalova 25,110 00 Praga 1

Tel 420 224 500 524 / Fax 420 224 500 502

[email protected]

www.nvf.cz/leonardo/index.htm

Page 61: 60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

. 121. 120

INDIRIZZI UTILI IN ITALIA

AMBASCIATA DELLA REPUBBLICA CECA A ROMA

Via dei Gracchi 322 - 00192 Roma

Tel +39 06 3244459, 3609571

Fax +39 06 3244466

Ufficio Consolare – Tel: +39 06 36095741,

+39 06 36095739

Fax +39 06 36095740

[email protected]

www.mzv.cz/wwwo/default.asp?ido=10753&i

dj=24&amb=65

AMBASCIATA DELLA REPUBBLICA CECA PRESSO LA

SANTA SEDE

Via Crescenzio 91 – 00193 Roma

Tel +39 06 6874696-4

[email protected]

www.czechembassy.org/wwwo/default.asp?id

=18348&ido=8350&idj=24&amb=84

UFFICIO CENTRALE CERTIFICAZIONI DI BILANCIO

Jankovcova 63

170 04 Praga 7

Tel 420 233 045 111 / Fax 420 233 045 234

[email protected]

www.nku.cz/default-en.htm

UFFICIO STATISTICO CECO

Sokolovská 142

186 04 Praha 8

Tel 420 274 051 111

[email protected]

www.czso.cz/

UFFICIO CECO DI RILEVAMENTO TOPOGRAFIA E CATASTO

Pod sídlistem 9

182 11 Praga 8

Tel 420 284 041 111 / Fax 420 284 041 204

[email protected]

www.cuzk.cz

UFFICIO PROPRIETÀ INDUSTRIALI

Ul. Antonína Cermáka 2a

160 68 Praga 6 – Bubenec

Tel 420 220 383 111 / Fax 420 224 324 718

[email protected]

www.upv.cz/english/index.html

UFFICIO PER LA PROTEZIONE DELLA CONCORRENZA

Jostova 8

601 56 Brno

Tel 420 542 161 233 / Fax 420 542 210 023

[email protected]

www.compet.cz/EngVer.htm

UFFICIO DEL DIFENSORE CIVICO

Údolní 39

602 00 Brno

Tel 420 542 542 111 / Fax 420 542 542 112

[email protected]

www.ochrance.cz/

UFFICIO CECO DI STATISTICA

Josefská 6

118 00 Praga 1

Tel 420 274 052 033/ Fax 420 274 052 133

[email protected]

www.czso.cz

UNIONE INDUSTRIA DELL’AUTOMOBILE

Antonin Sipek, Director of Secretariate of AIU

Opletalova 55, 110 00 Praha 1

Tel 420 221 602 983 / Fax 420 224 239 690

[email protected], [email protected]

www.autosap.cz/

Page 62: 60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

. 123

Bibliografia

Banca Mondiale, World Development Indicators, 1999.

Czech National Bank, Annual Report, Praha 2000, 2001, 2002.

Czech Statistical Office, Statistical Yearbook of the Czech Republic, Praha,2001/ 2002.

European Training Foundation, Employment and Labour Market in theCzech Republic, European Union, National Observatory Network, 1999.(http://www.etf.eu.int/nms.nsf )

European Training Foundation, Vocational education and training systemin the Czech Republic, European Union, National Observatory Network,1999. (http://www.etf.eu.int)

Fondo Monetario Internazionale, Directory of Trade Statistics.

G. Bosco, F. Perfetti, G. Ravasi ( a cura di ), “Unione europea tra proces-so di integrazione e di allargamento” Fondazione Europea Dragan , Di-cembre 2004.

Ministero del Lavoro, degli Affari sociali e della Famiglia della Repubbli-ca Ceca, National Action Plan for Employment (period 2004-2006), Praga,Pubblicazione istituzionale, 2004.

New Europe Promotions, Czech Republic Business Guide, Praha 2000.

O. Forti, F. Pittau, A. Ricci ( a cura di), “Europa. Allargamento a Est e im-migrazione”, Roma, Caritas Italiana (con il patrocinio del Cnel), 2004.

Page 63: 60 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Republica Ceha

. 125. 124

ALTRI SITI WEB DI INTERESSE

PROGRAMMI PREPARATORI PER I FONDI STRUTTURALI

www.nvf.cz/esf/index.htm

FONDO DI SVILUPPO PER LE RISORSE UMANE

www.nvf.cz/rlzfond/index.htm

INIZIATIVA EQUAL

www.nvf.cz/equal/index.htm

GRUPPO DI LAVORO PER LA VALUTAZIONE DEI PROGRAMMI DI SVILUPPO DELLE RISORSE

UMANE

www.evaluace.cz

CENTRO INFORMAZIONI DELLE NAZIONI UNITE UNIC

www.unicprague.cz

Research Institute for Labour and Social Affairs, Milada Horáková (a curadi), Migration and its Influence on the Labour Market in the Czech Repu-blic, Prague, October 2003.

The Economist Intelligence Unit, Czech Republic- Country Profile, 2001.

Ufficio italiano di statistica, Censimento 2001, giugno 2004.

Unione europea, “Parere della Commissione sulla domanda di adesionedella Repubblica Ceca all’Unione europea”, (http://www.europa.eu.int)

Unione europea, “Report on the result of the negotiations on the acces-sion of Cyprus, Malta, Hungary, Poland, the Slovak Republic, Latria, Esto-nia, Lithuania, the Czech Republic and Slovenia to the European Union”,(http://www.europa.eu.int)

Unione europea, “Joint memorandum on social inclusion of Czech Repu-blic”, Bruxelles 2003, (http://www.europa.eu.int)

Unione europea e governo Ceco, “Joint Assessment of the EmploymentPolicies Priorities of the Czech Republic”, (http://europa.eu.int/comm/em-ployment_social/intcoop/news/prioritiescz_en.htm)

UNTACD, World Investment Report, 2000.