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123 Nel fornire a viticoltori e tecnici le indicazioni pratiche per il contenimento delle più importanti avversità della vite, si è tenuto conto dei risultati delle sperimentazioni e delle esperienze maturate nel corso dell’attività del Servizio Fitosanitario Regionale (SFR), nonché dei contatti con le varie realtà tecniche operanti nel campo della difesa della vite. Nella stesura dei testi si sono tenuti nella massima considerazione gli aspetti legati ai più avan- zati criteri di lotta integrata, alla vasta disponibilità di prodotti fitosanitari e ai disciplinari di produzione che vincolano il viticoltore nella scelta ed utilizzo delle sostanze attive. Dove possibile, si è indicata la correlazione tra “fase fenologica” della vite e posizionamento dei prodotti fitosa- nitari, che è sembrata la più rispondente per risolvere le diverse problematiche delle realtà viticole del Veneto. L’utilizzo strategico dei diversi formulati in corrispondenza delle fasi fenologiche consente di sfruttare al meglio le caratteristiche intrinseche delle sostanze attive (fungicida, insetticida, ecc.) nel migliore rispetto dell’ambiente e del consumatore, evitando così il rischio di residui sulle uve e nei vini. Le informazioni fornite in questo capitolo dovranno comunque essere adattate alle diverse aree viticole del Veneto e alle situazioni delle singole aziende, senza dimenticare l’importanza delle puntuali indicazioni fornite dai vari servizi tecnici operanti in Regione.

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Nel fornire a viticoltori e tecnici le indicazioni pratiche per il contenimento delle più importanti avversità dellavite, si è tenuto conto dei risultati delle sperimentazioni e delle esperienze maturate nel corso dell’attività delServizio Fitosanitario Regionale (SFR), nonché dei contatti con le varie realtà tecniche operanti nel campo delladifesa della vite. Nella stesura dei testi si sono tenuti nella massima considerazione gli aspetti legati ai più avan-zati criteri di lotta integrata, alla vasta disponibilità di prodotti fitosanitari e ai disciplinari di produzione chevincolano il viticoltore nella scelta ed utilizzo delle sostanze attive.Dove possibile, si è indicata la correlazione tra “fase fenologica” della vite e posizionamento dei prodotti fitosa-nitari, che è sembrata la più rispondente per risolvere le diverse problematiche delle realtà viticole del Veneto.L’utilizzo strategico dei diversi formulati in corrispondenza delle fasi fenologiche consente di sfruttare al megliole caratteristiche intrinseche delle sostanze attive (fungicida, insetticida, ecc.) nel migliore rispetto dell’ambientee del consumatore, evitando così il rischio di residui sulle uve e nei vini.Le informazioni fornite in questo capitolo dovranno comunque essere adattate alle diverse aree viticole delVeneto e alle situazioni delle singole aziende, senza dimenticare l’importanza delle puntuali indicazioni fornitedai vari servizi tecnici operanti in Regione.

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Il continuo evolversi dei mezzi chela scienza e la tecnica mettono adisposizione della viticoltura peruna sempre migliore difesa dell’uvadagli attacchi dei parassiti animali evegetali richiede un aggiornamentocostante da parte di tutti gli inte-ressati per utilizzare al massimo lenuove conoscenze e conquiste dellafitoiatria.Nel campo delle applicazioni antipa-rassitarie, le innumerevoli situazionida affrontare esigono spesso sceltecomplesse che possono mettere indifficoltà anche i più esperti e con-sumati tecnici. È facile commettereerrori, specie se le decisioni nonsono sorrette da una buona cono-scenza dell'ambiente in cui si opera,maturata da una lunga e soffertaesperienza.Avendo ben presente questa realtà,si è cercato di fornire le adeguateinformazioni sulle principali ampe-lopatie alla generalità degli ipoteti-ci utenti di questa guida per il viti-coltore.

La coltura della vite è stata quellache per prima ha beneficiato di vali-di interventi antiparassitari genera-lizzati e sistematici, praticamentetenendo a battesimo il primo grossosuccesso della fitoiatria. Propriol'oidio e la peronospora sono stati iresponsabili di queste realizzazioni,rese urgenti dal loro arrivo in Europanel XIX° secolo.Questi due parassiti fungini costi-tuiscono ancora oggi un serio peri-colo per le nostre vigne. Ad essi si èpoi aggiunta la botrite, assurta aprotagonista come conseguenza dierrate cure colturali alla vite. Neltesto si sono poi prese in esamediverse altre ampelopatie di naturafungina, batterica e virale ritenute,potenzialmente, le più pericolosenell’attuale panorama regionale.Per quanto riguarda i parassiti ani-mali della vite, prescindendo dallafillossera, in linea di massima hannoun’importanza limitata rispetto aquelli vegetali già citati. La loromaggiore o minore presenza è lega-ta all’ambiente e l'incidenza deidanni provocati non sempre giustifi-ca gli interventi chimici di lotta. Sisono trattati, anche in questo caso,i fitofagi ritenuti in grado di arreca-re i maggiori danni alla vite nelnostro ambiente.Per quanto riguarda i prodotti fitosa-nitari, la cui lista varia annualmentein funzione dei protocolli di revisio-ne ai quali sono sottoposti, percause di inquinamento ambientale odi effetti secondari nocivi per lasalute umana o degli animali, si sonoindicati come sostanza attiva, vistala numerosità e variabilità dei nomicommerciali e dosaggi d’impiego.Essi sono in piena evoluzione ancheper la commercializzazione di nume-rose nuove sostanze attive, chehanno talvolta una durata effimera a

causa di fenomeni di resistenza,osservati a pochi anni di distanzadalla loro introduzione sul mercato.Le indicazioni fornite sono frutto diun’esperienza pluriennale e rappre-sentano le migliori strategie diintervento contro i nemici vegetalied animali della vite senza recaredanno, o limitandolo al massimo,agli equilibri biologici, con il minorrischio per gli operatori ed i consu-matori di uva e vino.

PROTEZIONE DELLA VITE DALLE AVVERSITÀ

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PERONOSPORA Plasmopara viticola (Berk. & Curt.) Berl. & de Toni

Importata dall’America settentriona-le in Francia nel 1878, nell’annoseguente ha raggiunto l’Italia, ed èrapidamente diventata uno dei piùtemibili nemici della vite nella mag-gior parte delle regioni europee. Acausa della notevole suscettibilitàdi Vitis vinifera L. nei confronti diPlasmopara viticola, la malattia èestremamente pericolosa ed inannate particolarmente favorevoli alpatogeno i viticoltori subisconoancora la perdita totale della produ-zione. Gli anni 1995 e 2002 testi-moniano le difficoltà di controllodella peronospora nonostante lenumerose e diversificate sostanzeattive a disposizione per la lotta.

SintomiTutti gli organi verdi possono essereinfettati dal patogeno. I primi sin-tomi fogliari sono costituiti dacaratteristiche decolorazioni gialla-stre circolari, le macchie d’olio. Contempo caldo e umido si forma, sullapagina inferiore delle foglie attacca-te, un feltro bianco costituito dallefruttificazioni del fungo. Le fogliefortemente colpite imbruniscono ecadono prematuramente. Le infiore-scenze sono particolarmente sensi-bili alla peronospora; se colpite dalfungo prima o durante la fioritura,ingialliscono, si incurvano, imbruni-scono e seccano. A partire dallo sta-dio di “piccolo pisello”, quando lostesso perde le caratteristiche difoglia e vengono meno gli stomi, lapresenza del fungo non è più accer-tabile all’esterno (peronospora lar-vata). In condizioni favorevoli alfungo, gli attacchi tardivi a caricodelle foglie (peronospora a mosaico)possono compromettere la buonamaturazione dell’uva.

Organismo responsabileFino a poco tempo fa, Plasmoparaviticola, patogeno obbligato su vite,era inserito tra i funghi nella classedegli Oomiceti. Un accurato studioeffettuato negli ultimi anni ha por-tato alla separazione degli Oomicetidagli Eumiceti, classificandoli alnuovo regno degli Straminipila, checomprende oltre agli Oomiceti, lealghe brune e alcuni protisti mariniche sembrano condividere un ante-nato comune.Vi sono, tuttavia, ragioni sufficientiperché si possa continuare a chia-marli funghi, avendo però ben pre-sente le loro particolarità, che natu-ralmente hanno importanti ripercus-sioni sulla loro attività patogenetica.

Biologia, epidemiologiaLe oospore sono pronte a produrreuno sporangio (macro-zoosporan-gio).Questo, trasportato dalle particelledi terra proiettate da forti piogge,raggiunge gli organi della vite dovelibera le zoospore.Le zoospore si spostano attivamentenell’acqua e raggiungono gli stomidella foglia, attraverso i quali il fun-go penetra nei tessuti dell’ospite(infezione primaria).Le infezioni primarie si possonoverificare da maggio a luglio, masolo le prime assumono un’impor-tanza epidemiologica. In effetti, daquando si manifestano le infezionisecondarie, il potenziale infettivodelle zoospore diventa trascurabilein rapporto al numero considerevoledi spore prodotte nel periodo estivo.

Macchia d’olio sulla pagina superiore.

Macchie sulla pagina inferiore già sporulate.

Acini colpiti da cui emerge il fungo.

ricordaLa peronospora è una malattiapoliciclica il cui ottimo di tempera-tura si colloca intorno a 25 °C.L’importanza e la precocità deifocolai d’infezione primaria sonodeterminanti.La pioggia gioca un ruolo mag-giore nello sviluppo della perono-spora.

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Le oospore di P. viticola non sono ingrado di germinare immediatamentedopo la loro formazione, ma solodopo il completamento di un pro-cesso che viene denominato matura-zione.Recenti ricerche hanno evidenziatoche il periodo di maturazione delleoospore di P. viticola si può conside-rare concluso alla fine di novembre -prima metà di dicembre; a tale datainfatti le oospore presentano unastruttura definitiva. In pratica, apartire da questo periodo, se le con-dizioni ambientali sono adeguate,l’oospora può germinare formando ilmacrosporangio.In merito al ruolo delle piogge in-vernali sulla capacità germinativadelle oospore e, quindi, sulla gravi-tà delle epidemie di peronospora, siriteneva che inverni siccitosi prelu-dessero a primavere caratterizzateda scarse infezioni primarie, mentreabbondanti piogge invernali fosseroda correlare con la comparsa, all’ini-zio della nuova stagione vegetativa,di numerosi focolai primari, ben di-stribuiti nel vigneto.Nella pratica abbondanti precipita-zioni invernali sono sempre correla-te ad elevate percentuali di germi-nazione delle oospore di peronospo-ra, che vengono a volte riscontratein presenza di piogge contenute. Dall’esame dei dati raccolti, graziead una ricerca svolta anche nellanostra Regione, in varie località edin anni diversi, è emerso che ladinamica di germinazione delleoospore di P. viticola è influenzatanon solo dai parametri ambientali,ma anche da una serie di fattoriendogeni di difficile individuazione.

Incubazione e sporulazioneUna volta che il fungo è penetratonell’ospite, invade a poco a poco itessuti circostanti (periodo di incu-bazione).Il periodo d’incubazione corrispondeal tempo necessario tra l’inizio del-l’infezione e la comparsa dei nuovisporangi sulla pagina inferiore dellefoglie (feltro bianco).Il trasporto degli sporangi sullapagina inferiore delle foglie avviene,anche in questo caso, grazie allapioggia e al vento.Quando uno sporangio arriva su unafoglia sana e questa è bagnata, libe-ra le zoospore che penetrano neitessuti attraverso gli stomi.I fattori determinanti per lo svilup-po delle infezioni secondarie sono:la durata della bagnatura dellefoglie e la temperatura dell’aria.Nelle nostre condizioni climatiche(piogge frequenti e rugiada) la dura-ta di bagnatura delle foglie è rara-mente un fattore limitante per leinfezioni secondarie.

Previsione delle infezioniLe lacune concernenti la biologiadella peronospora, in particolaredello svernamento e della matura-zione delle oospore, fanno sì chedelle situazioni particolari di infe-zione restino ancora inspiegabili.

Vediamo ora alcuni aspetti biologicidi Plasmopara viticola in relazionealle strategie di difesa, alla luce direcenti studi.

SvernamentoLe oospore, risultato della riprodu-zione sessuata di P. viticola, rappre-sentano nei nostri climi l’unicastruttura svernante del patogenoche ne assicura la sopravvivenza. Èdalla germinazione delle oosporeche, nella stagione vegetativa suc-cessiva, hanno avvio le infezioniprimarie.

Particolare di rami conidiofori.

Infezioni primarieCome è noto, le infezioni primariecostituiscono l’inizio dell’epidemia edi conseguenza il loro verificarsi dàl’avvio ai programmi di difesa. Leinfezioni primarie vengono stabilitesulla base della regola dei tre dieci(temperatura minima media stabil-mente al di sopra di 10 °C, almeno10 mm di poggia nelle 24 - 48 ore,lunghezza dei germogli superiore ai10 cm).Tale regola è stata molto criticata inquanto considerata imprecisa e, inmolti casi, troppo prudenziale, manei nostri ambienti è da considerar-si ancora insostituibile.

Grappolo colpito da peronospora palese.

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Infezioni secondariee progressione epidemicaCome già precisato, dopo la compar-sa in campo dei primi focolai diinfezione, la progressione dell’epi-demia è dovuta al verificarsi di con-dizioni favorevoli alla sporulazionedel fungo ed alla successiva disper-sione dell’inoculo.Come dimostrato da sperimentazionidi campo, la durata del periodo diincubazione a seguito di inoculazio-ni sperimentali effettuate su foglie egrappoli nei diversi stadi di sviluppoha permesso di accertare una note-vole rispondenza tra ciò che si verifi-ca in natura e quanto rilevato basan-dosi sulle tabelle messe a punto daGoidanich e collaboratori per quantoriguarda i tessuti fogliari.Sul grappolo, al contrario, la duratadel periodo di incubazione tende adallungarsi specialmente negli stadifenologici più avanzati. Il grappolo,infine, rimane recettivo all’infezionefino al momento in cui si verificanoi primi mutamenti di colore dellabacca (invaiatura).L’acqua è indispensabile non soloper la dispersione dell’inoculo, maanche per la liberazione delle zoo-spore. Queste ultime, grazie ai fla-gelli di cui dispongono, si muovononel film d’acqua presente alla super-ficie dell’ospite, arrivando in prossi-mità degli stomi. Dopo la fase mobi-le vi è l’incistamento, la germinazio-ne e la successiva penetrazioneattraverso gli stomi all’interno deitessuti della vite.

Bottoni fiorali invasi da peronospora.

ricordaLe cadenze dei trattamenti devo-no essere adattate in funzionedei prodotti e del clima.La regola dei “tre dieci” e l’utiliz-zo di modelli previsionali permet-tono un lotta efficace contro laperonospora.

Gli studi epidemiologici relativi a P.viticola hanno messo in rilievo chenon vi è nessuna correlazione tra lagravità dei danni causati dal patoge-no in anni successivi. Infatti, adannate durante le quali la malattia èstata raramente osservata in vigneto,possono seguire annate caratterizza-te dalla completa distruzione dellaproduzione ad opera della peronospo-ra; di contro non è detto che graviepidemie preludano nell’anno succes-sivo ad attacchi di notevole entità.

LottaLa disponibilità di fungicidi per ladifesa dalla peronospora è ampia ediversificata, sia sul piano tecnico,che economico.Gli antiperonosporici possono essereschematicamente divisi in due cate-gorie: - prodotti di copertura;- prodotti endoterapici.Al primo gruppo appartengono icomposti inorganici rameici (polti-glia bordolese, ossicloruro di rame,idrossido di rame) e i composti disintesi, introdotti a partire daglianni ’50 (i ditiocarbammati manco-zeb e metiram, le ftalimidi, folpet etolilfluanide). Tali prodotti fitosani-tari sono caratterizzati dalla pro-prietà di permanere (aderire) allasuperficie degli organi trattati eser-citando un’azione preventiva, graziealla loro attività antigerminativa neiconfronti delle spore.Il limite di questi prodotti di coper-tura è rappresentato dalla brevedurata della protezione, da un latoper l’accrescimento vegetativo e,dall’altro, per il possibile dilavamen-to da parte della pioggia. Di conse-guenza, in condizioni di rischioinfettivo e notevole sviluppo vege-tativo, le cadenze applicative nonpotranno essere superiori ai 6-7giorni. Sono impiegati in combina-zione con le sostanze attive moder-ne, ma anche per applicazioni singo-

le, nelle fasi vegetative iniziali (or-ganici) e tardive (rameici).Il secondo gruppo è rappresentatodai prodotti endoterapici, commer-cializzati a partire dagli anni ’80,appartenenti a varie famiglie chimi-che, caratterizzati dalla capacità dipenetrare nei tessuti vegetali edotati anche di una più o meno spic-cata attività curativa. Essi sono rap-presentati dalle seguenti sostanzeattive:- cimoxanil, citotropico, caratteriz-

zato da una breve persistenza;- benalaxil e metalaxil, sistemici

acropeti, dotati di buona persi-stenza;

Peronospora larvata su grappolo.

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Tutti gli antiperonosporici moderniappena citati sono più costosirispetto a quelli tradizionali, maassicurano una superiore potenzia-lità protettiva, vista la loro capaci-tà di ridistribuirsi nella vegetazionetrattata e la loro maggiore persi-stenza. Tali caratteristiche permet-tono di allungare le cadenze diintervento fino a 10-12 giorni (adeccezione del cimoxanil, poco per-sistente). Motivi di ordine tecnicoed economico ne consigliano l’im-piego nelle fasi di maggior rischio,con particolare riguardo al periododella fioritura. Inoltre, per ottimiz-zare la loro attività protettiva e perridurre i rischi di resistenza daparte della peronospora, tali pro-dotti fitosanitari vengono formulatied impiegati in miscele di variacomposizione, ma sempre conte-nenti una sostanza attiva di coper-tura.

L’impiego delle strobilurinee QoI in genere

Azoxistrobin, famoxate e fena-midone sono sostanze attive cheappartengono al gruppo QoI (ini-bitori della respirazione mitocon-driale) che agiscono in modospecifico e con attività monositonei confronti del patogeno. Èstata osservata una resistenzaincrociata positiva tra questi fun-gicidi, ciò significa che la loroalternanza non permette di pre-venire la selezione di ceppi resi-stenti. Per tale motivo il loro uti-lizzo deve essere di natura pre-ventiva e numericamente limita-to, come indicato dalle stessecase produttrici, e inserito in uncalendario progressivo che preve-de da due ad un massimo di treinterventi seguiti da altresostanze attive con meccanismod’azione diverso.

ricordaPer ritardare o impedire la com-parsa di fenomeni di resistenza,si raccomanda di alternare i pro-dotti fitosanitari e di limitare ilnumero di trattamenti per ognifamiglia di sostanze attive.

Un’irrorazione di qualità, faccia afaccia, su tutti i filari ed il cor-retto impiego del formulato com-merciale rispettando il dosaggioindicato in etichetta (per ettaro oper ettolitro) sono fondamentaliper proteggere la vite dalla pero-nospora.

Strategie d’interventoDiversi sono i fattori che vanno adinfluire sull’intensità di attacco delpatogeno:- distribuzione geografica dei vi-

gneti;- andamento climatico, cioè tempe-

ratura, mm di pioggia, ore di ba-gnatura della vegetazione;

- fenologia della vite;- sensibilità del vitigno;- sesto d’impianto e forma d’alleva-

mento;- prodotti fitosanitari e loro modali-

tà d’impiego (attrezzature per l’ir-rorazione).

Nella pratica i prodotti fitosanitarisono l’ultimo anello della catena, suiquali il più delle volte ricadono glistrali dei viticoltori che attribuisconoloro tutti gli insuccessi della difesa.In realtà nessuno dei punti presi inconsiderazione nel precedente elen-co può essere trascurato per la cor-retta impostazione dei programmi dilotta.

L’ampia disponibilità di scelta fra gliantiperonosporici consente di pro-grammare la strategia di interventopiù idonea alle diverse esigenze tec-niche ed economiche del viticoltore.Le complesse e variabili situazionipedoclimatiche della viticolturaveneta rendono difficile schematiz-zare le più idonee strategie di dife-sa, per questo motivo si definisconole seguenti linee guida.Va premesso che non è necessariotrattare fino a quando la vegetazio-ne non ha raggiunto lo stadio disensibilità alla peronospora (10 cmdi lunghezza dei germogli), ma lastrategia di intervento può esserelegata ad altre considerazioni. Nellezone a maggior rischio epidemico,anche in mancanza di piogge signi-ficative, il 1° trattamento va ese-guito, in via cautelativa, a “grappo-lini visibili”.

- fosetil Al, sistemico acropeto ebasipeto, con buona persistenza;

- dimetomorf, locosistemico e do-tato di buona persistenza;

- azoxistrobin, attivo anche controoidio, è in grado di penetrare neitessuti (sia per citotropismo sia persistemicità), ma anche di permanerein superficie, dove svolge un’azionepreventiva, con buona persistenza.

Tra le molecole di recentissima in-troduzione, si segnalano:- famoxate, dotato di azione preven-

tiva di contatto;- fenamidone, caratterizzato da atti-

vità preventiva con azione citotro-pica, traslaminare e locosistemica,è dotato di buona persistenza;

- iprovalicarb, sistemico acropeto,agisce in modo preventivo e cura-tivo;

- tolilfluanide, nuovo fungicida dicopertura ad azione preventiva.

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In aree come quelle in cui si trovaad operare il viticoltore veneto,deve essere considerato innanzi-tutto il rischio epidemico posizio-nando il primo trattamento nonoltre la fase fenologica di grappo-lino visibile. Per i trattamenti suc-cessivi vanno privilegiati interven-ti preventivi in base all’andamentoclimatico, mentre è da evitare ilricorso sistematico a trattamenticurativi e tanto meno a quelli era-dicanti.La distribuzione dei prodotti fito-sanitari deve essere fatta con lamassima tempestività, nel rispettoscrupoloso delle cadenze previste,

L’intervento può essere effettuatoalla fine del periodo di incubazionedel fungo con antiperonosporici diqualsiasi tipo, compresi i prodotti dicopertura, con preferenza per quelliorganici (i composti rameici sono daimpiegare in post-allegagione).Nel caso in cui si tema un’infezioneprimaria di elevata intensità, che sidesidera arrestare, si farà ricorso adun’irrorazione curativa nei giornisuccessivi alla pioggia (inizio incu-bazione) con prodotti contenentiuna sostanza attiva endoterapica.In presenza delle infiorescenze (inparticolare alla fioritura), le even-tuali infezioni primarie sarebberomolto dannose e per questo vannoprevisti trattamenti cautelativi,posizionati con maggiore precisionein base alle caratteristiche tecnichedel prodotto fitosanitario e con rife-rimento alle previsioni meteorologi-che, allo scopo di poter intervenireprima di eventuali piogge e ottene-re il massimo grado di azione pre-ventiva.In pratica, in tale periodo, nellearee viticole più favorevoli allaperonospora e nelle annate umide epiovose, conviene garantire una pro-tezione costante della vegetazionesino alla fase della formazione degliacini, anche in assenza di sintomimanifesti di peronospora. Questadifesa è realizzabile, più facilmente,grazie ai moderni antiperonosporiciche sono in grado, se correttamenteutilizzati, di fornire un valido e pre-zioso contributo alla lotta, soprat-tutto in termini di allungamentodegli intervalli tra un trattamento el’altro.Nei casi in cui, nonostante gli inter-venti di difesa, si manifestasserofocolai di peronospora, va prestatamolta attenzione per impedire chela malattia raggiunga la fase epide-mica, che è difficilmente arrestabileanche con i moderni prodotti endo-terapici.

In questa situazione esiste la possi-bilità che il patogeno colpisca diret-tamente il grappolo. In tal caso,non è più controllabile dai piùmoderni prodotti fitosanitari. Per-ciò, devono essere attuate tutte lepossibilità di difesa per prevenireulteriori infezioni sui grappoli anco-ra indenni.A tale proposito è bene tener pre-sente, nei programmi misti basati sudiversi tipi di prodotti fitosanitari,che nel passaggio da quelli endote-rapici a quelli di copertura è neces-sario ridurre l’intervallo di temponormalmente seguito per i primi.Per quanto riguarda la seconda partedella stagione, la difesa è subordi-nata alla manifestazione o menodella malattia. In assenza di sintomisi procederà, come nella fase inizia-le, senza rinunciare completamentealla protezione preventiva. In pre-

senza di sintomi evidenti è indi-spensabile un’attenta gestione deitrattamenti, in particolare nei perio-di umidi e/o piovosi, durante i qualiè necessario mantenere una prote-zione costante della vegetazione,per impedire l’attacco ai grappoli ela diffusione epidemica della pero-nospora.Questo obiettivo può essere rag-giunto posizionando i trattamenti inbase alle potenzialità dei fungicididisponibili e all’andamento climati-co (grazie alle previsioni meteorolo-giche che consentono di sfruttarel’azione preventiva e curativa deiprodotti). Nella scelta delle sostan-ze attive saranno da privilegiare icomposti rameici tal quali in situa-zioni “tranquille” o in combinazionecon prodotti penetranti in presenzadi rischio infettivo.

secondo la tipologia e le caratteri-stiche del formulato commercialeutilizzato.In condizioni particolarmentefavorevoli alla malattia, è necessa-rio ridurre gli intervalli tra un trat-tamento e l’altro, visto il dilava-mento a cui i prodotti fitosanitaripossono essere sottoposti.È buona norma alternare sostanzeattive con diverso meccanismo d’a-zione, per evitare la formazione diceppi resistenti ed assicurarsi sem-pre che ci sia un’adeguata bagna-tura della vegetazione affinché ilprodotto irrorato raggiunga effica-cemente il bersaglio.

Alcune raccomandazioni

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OIDIO O MAL BIANCO Uncinula necator Schw. Burr.

L’oidio è una malattia crittogamicadovuta ad un fungo microscopicoche si sviluppa sulla superficie degliorgani verdi della vite. Originariodell’America del Nord, fu introdottodapprima in Gran Bretagna nel1845, da dove la malattia si è este-sa ai vigneti europei nello spazio diqualche anno.

SintomiL’oidio colpisce tutti gli organi verdidella vite: foglie, germogli e grap-poli. Sulle foglie, le prime manifestazionidel fungo si caratterizzano perun’increspatura del lembo, in parti-colare su quelle più giovani, che sideforma. I primi sintomi fogliarisono spesso difficili da osservare.Sulla pagina superiore compaionodelle leggere decolorazioni che pos-sono essere confuse con le “macchied’olio” della peronospora. Sulla fac-cia inferiore, in corrispondenza diqueste macchie, sotto il micelio delfungo, si può osservare una decolo-razione brunastra corrispondentealle cellule infettate. In seguito, lenecrosi diventano ben visibili nelledue pagine fogliari e si caratterizza-no per la presenza di un feltro bian-co grigiastro, che produce una granquantità di conidi. Un odore carat-teristico di pesce marcio accompa-gna i focolai infetti. Alla fine dell’e-state compaiono, in modo irregolaresu tutti gli organi colpiti, dei picco-li corpi globosi dapprima giallastri,appena visibili ad occhio nudo, poibruno nerastri. Sono i cleistoteci,organi della fase sessuata. Sui germogli infetti si notano picco-le macchie bianche che poi s’ingran-discono con l’estensione del micelioe confluiscono formando larghezone brunastre e ramificate. Nel

periodo invernale queste macchie siritrovano sui tralci maturi e assumo-no un colore bruno-rossastro, indi-cando così l’entità delle infezionipresenti nel precedente ciclo vege-tativo. Le infezioni primarie posso-no essersi originate da frammenti dimicelio che hanno svernato nellegemme. In questo caso, l’intero ger-moglio appare imbiancato e prendel’aspetto di una bandiera a mezz’a-sta quando le cacciate hanno rag-giunto i 30-50 cm di lunghezza. Le infiorescenze possono essereinfettate prima o poco dopo la fiori-tura; esse si ricoprono di una lanu-gine grigiastra, la loro crescita è ini-bita, abortiscono e cadono. Le infio-rescenze e i giovani acini sono par-ticolarmente sensibili all’oidio.L’infezione degli acini è possibilefino al momento in cui essi conten-gono circa l’8% di zucchero, che cor-risponde, secondo i vitigni, più omeno all’invaiatura. Le cellule del-l’epidermide degli acini infettatisono distrutte dal patogeno e nonpossono accompagnare l’accresci-mento in volume della polpa sotto-stante. Gli acini pertanto si fendo-no, seccano o possono essere infet-tati successivamente dalla muffagrigia. Le infezioni tardive si mani-festano con la presenza di macchiereticolate, di colore grigio bruna-stro, che circondano completamentel’acino.

Biologia, epidemiologiaL’oidio sverna sotto forma di micelionelle gemme dormienti e/o sottoforma di cleistoteci, alla superficiedegli organi colpiti, in particolarenel ritidoma dei ceppi. In primavera,le infezioni primarie possono prove-nire dalle gemme che ospitano le ifedel fungo, le quali possono infetta-

Sintomi su foglia.

Forte attacco in prossimità dell’invaiatura.

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re interi germogli che, per il tipicoaspetto, sono denominati “bandie-re”. Al contrario, se le infezioni pri-marie sono originate da ascospore, ifocolai infettivi si riscontranosoprattutto sulle foglie più vicine alritidoma. Per i conidi, la temperatu-ra sembra essere il fattore determi-nante la sporulazione e l’infezione(ottimo: 20-27 °C); le condizionirichieste per lo sviluppo delle asco-spore non sono ancora note. I clei-stoteci possono essere osservatianche nelle nostre condizioni clima-tiche, ma il ruolo epidemiologicodelle ascospore come fonte primariad’infezione resta da dimostrare. Iconidi dell’oidio non hanno bisognod’acqua per svilupparsi e costitui-scono pertanto un’eccezione nel-l’ambito dei funghi. La germinazionedei conidi è possibile anche in con-dizioni di umidità relativa inferioreal 20%. Invece, una forte umiditàrelativa dell’aria favorisce la sporu-lazione. L’esperienza dimostra che leinfezioni sono in generale precoci.Quando i primi sintomi sono visibili,è ormai molto difficile rimediareall’oidio.

LottaLo zolfo è la sostanza attiva più uti-lizzata contro l’oidio, sia sottoforma di polvere bagnabile o colloi-dale, che in polvere. L’efficacia dellozolfo è legata alla sua fase di vapo-re, perciò il fattore limitante ècostituito dalla temperatura (otti-mo: 25-30 °C; limite di efficacia:maggiore di 18 °C; rischio di fito-tossicità: oltre i 30 °C). L’umiditàrelativa elevata diminuisce l’effica-cia dello zolfo. La polvere agiscedirettamente sul fungo grazie al suoeffetto vapore, lo zolfo bagnabileagisce unicamente per contatto inmodo preventivo. La lotta deve ini-ziare molto presto, con circa 5 cm divegetazione (fasi fenologiche E-F),per seguire poi le cadenze determi-

Forte attacco su grappoli.

Spaccatura degli acini.

nate dai trattamenti contro la pero-nospora. Per una buona protezionedelle infiorescenze e dei germogli, siconsiglia il seguente schema diinterventi: utilizzo di zolfo bagnabi-le fino all’ultimo trattamento pre-fiorale; seguono un massimo di tretrattamenti con prodotti IBS(Inibitori della Biosintesi degliSteroli) da somministrare concadenze di circa dieci giorni a parti-re dalla pre-fioritura (in combina-zione con la lotta alla peronospora).Per i trattamenti post-fiorali, il qui-noxifen, le strobilurine e lo zolfocostituiscono delle alternativeall’impiego degli IBS ed un’ottimastrategia per evitare la formazionedi ceppi resistenti. L’utilizzo di pro-dotti cuprici contro la peronosporadopo la fioritura ha un effetto fre-nante anche contro l’oidio.La lotta contro l’oidio è di tipo pre-ventivo. Quando i sintomi sonoormai visibili, solo il dinocap alter-nato allo zolfo in polvere può debel-lare la malattia. In queste condizio-ni, tutti gli altri prodotti sono inef-ficaci e ne è assolutamente sconsi-gliato l’impiego per evitare la sele-zione di ceppi resistenti. Le applica-zioni devono essere effettuate contempo caldo e secco e ripetute dopole precipitazioni.Lo zolfo colloidale attivo a bassetemperature non deve essere impie-gato nei periodi con temperatureelevate per evitare problemi di fito-tossicità sulla vite.

ricordaNell’eventuale uso di strobilurine(gruppo QoI) si dovrà tener contodelle strategie adottate per lalotta alla peronospora al fine dievitare il rischio di selezione diceppi resistenti.

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BOTRITE O MUFFA GRIGIA DELLA VITE Botrytis cinerea Pers.

La muffa grigia è una malattia conun’epidemiologia estremamente com-plessa e la cui manifestazione risul-ta dall’interazione di numerosi fat-tori agronomici e climatici.

Ciclo biologicoA partire dall’autunno e sino adinverno inoltrato, il fungo forma ingran quantità, sui tralci dell’anno,gli sclerozi, piccoli corpiccioli nera-stri, duri, visibili ad occhio nudo,aderenti al substrato o posti inter-namente ai tessuti corticali. Assieme al micelio, annidato nellospessore del ritidoma, gli sclerozicostituiscono le forme svernanti delparassita. In primavera, gli sclerozirimasti sui tralci dopo la potatura opresenti sui sarmenti caduti a terrasviluppano una leggera muffa grigia(forma conidica). I conidi vengonodiffusi dal vento e dalla pioggia; lamassima produzione si ha verso lafine di maggio-prima decade di giu-gno (a cavallo della fioritura) e inautunno in prossimità della vendem-mia (vi è una stretta correlazione trapiogge e produzione di conidi). Sipossono avere infezioni a partireanche da 4 °C, ma le condizioni piùfavorevoli si presentano quando latemperatura è di 16-25 °C. Il fungonecessita di umidità relativa moltoelevata (ottimale 90%). Nelle condi-zioni medie della nostra Regione, lemaggiori infezioni si verificano apartire dall’invaiatura e raggiungonoil massimo in prossimità della ven-demmia, in particolare per le varietàmedio-tardive.Sui vitigni precoci quali Tocai, Pinotbianco, Pinot grigio, Chardonnay,Riesling, ecc., si possono avere infe-zioni importanti anche in post-fiori-tura, quando l’attacco del fungo sisviluppa sulle ferite lasciate dallacaduta delle caliptre fiorali.

Strategia globale di lotta controla muffa grigiaSi elencano le misure preventive daadottare in tutti i vigneti. Bisognacercare di ridurre la vigoria dei ceppie, quindi, la sensibilità della vitealla botrite, attraverso delle tecni-che e dei percorsi colturali miratiallo scopo.Lo schema sotto riportato illustra,in sintesi, le riduzioni massime diattacco che si possono praticamentee legittimamente sperare di ottene-re. Questi dati sono di natura e diorigine diversa (prove sperimentali,parcelle di confronto, esperienzapratica ed inchieste) e non possonoessere comparati con grande rigorescientifico. Essi permettono, co-munque, di fissare degli ordini digrandezza e di mettere in rilievol’importanza relativa dei fattori col-turali e della lotta chimica. Attacco su foglia.

Incidenza del genotipo e di vari fattori colturalinell’espressione della botrite

Scelta del portinnesto:

Riduzione della fertilizzazioneazotata:

Sfogliatura precoce e moderatadella zona dei grappoli:

Trattamento contro le tignoledell’uva:

Scelta del clone:

Inerbimento permanentecontrollato:

Trattamenti fungicididi copertura:

Trattamento specificocontro la botrite:

- 50%

- 50%

- 40%

- 50%

- 60%

- 50%

- 10%

- 70%

Sclerozi di botrite su tralcio.

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Lotta chimica contro la botriteLa muffa grigia entra prevalente-mente attraverso microferite dovuteal distacco di parti fiorali e all’in-grossamento repentino della buccia,oppure a seguito di cause esternequali grandine ed insetti. Essa ècomunque in grado di penetrareattivamente all’interno della vite,anche tramite la disgregazione dellemembrane, provocando la distruzio-ne dei tessuti stessi.La lotta chimica specifica è racco-mandata unicamente per le varietàgiudicate sensibili alla botrite, que-sto per evitare la comparsa o l’au-mento di ceppi resistenti, suscetti-bili di compromettere l’efficacia deifungicidi antibotritici.

nota beneLa lotta chimica va riservata pre-valentemente ai vitigni sensibilied agli appezzamenti a rischio.

La strategia di lotta è basata sullarealizzazione di 4 trattamenti speci-fici alla fine della fioritura A, primadella chiusura del grappolo B (per ivitigni a vendemmia precoce), all’i-nizio dell’invaiatura C e in pre-ven-demmia D.Il trattamento di pre-fioritura A conantiperonosporici come il folpet, adattività secondaria antibotritica,controlla efficacemente gli attacchiprecoci su vitigni sensibili quali Pi-not bianco, grigio e nero, Carméne-re, Riesling, Sauvignon, Tocai, Ver-duzzo friulano, ecc. È stata recente-mente registrata una nuova moleco-la antiperonosporica, la tolilfluani-de, che ha un’attività secondariaantibotritica analoga al folpet.Alla fioritura, i residui fiorali - stamie caliptre (cappucci fogliari) - offro-no un buon substrato di crescita alfungo. Lo sviluppo della malattia su

ricordaL'obiettivo del trattamento A è dilimitare al massimo le contamina-zioni precoci.

L'obiettivo del trattamento B èquello di distruggere i conidiprima che il grappolo si chiudatotalmente.

L'obiettivo del trattamento C è dilimitare l'importanza delle conta-minazioni tardive e di prolungarele difese naturali della pianta.

L'obiettivo del trattamento D è dicontenere i danni su uve cherimangono esposte agli eventiatmosferici molto a lungo o chesono destinate a produrre vini diparticolare pregio (passiti).

Attacco su grappolo.

questi tessuti rende possibile, poi,la penetrazione del fungo nelle gio-vani bacche allegate all’internodelle quali rimane latente.Tra la fine della fioritura e l’iniziodell’invaiatura B (nella fase di pre-chiusura del grappolo), le spore delfungo (conidi) possono depositarsisulle uve.All’invaiatura C, il metabolismo ge-nerale delle bacche si riduce pro-gressivamente fino alla maturazionea causa dei fenomeni di senescenzacomuni a tutti i frutti; questo feno-meno comporta una riduzione deimeccanismi di resistenza naturale. Ilfungo, prima latente, può riprende-re, così, la sua crescita.Il trattamento prima della vendem-mia (D) è consigliato solo per levarietà a raccolta tardiva, oppureper quelle destinate al riposo infruttaio per l’appassimento. Esso in-fatti contribuirebbe solamente aselezionare ulteriormente i ceppiresistenti ed ad aumentare i rischidi residui nei vini.Il trattamento in A va fatto esclusi-vamente su varietà a vendemmiaprecoce. Il trattamento di prechiu-sura del grappolo B è da considerar-si fondamentale, mentre i tratta-menti C e D o C fluttuante in D, ven-gono gestiti in funzione dell’anda-mento climatico e della più probabi-le data di raccolta.

Attacco precoce di botrite.

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Il rischio residui degli antibotritici

Per evitare la presenza di residui nelle uve e nei vini rispettare gli stadi diapplicazione consigliati (A, B, C e D) ed i tempi di carenza dei diversi pro-dotti fitosanitari impiegati.Va curata la nebulizzazione in quanto una cattiva protezione dei grappolipuò seriamente penalizzare l’efficacia dei trattamenti.Gli antibotritici, come è noto, sono rilevati sistematicamente nei vini. Ilrispetto dei momenti di applicazione consigliati è indispensabile affinché leconcentrazioni ritrovate nelle uve siano inferiori ai limiti massimi di residuiimposti dalla regolamentazione (LMR).A questo proposito, si raccomanda di verificare la regolamentazione in vigo-re nei Paesi importatori, nel caso in cui i vini originati da uve provenientida vigneti trattati con i diversi antibotritici siano destinati all’esportazione.

Particolare di attacco su vitigno a bacca nera. Particolare di attacco su vitigno a baccabianca.

Sostanze attive disponibiliper la lotta alla botriteSi è già fatto cenno alla possibilitàdi utilizzare il folpet e la tolilflua-nide che hanno azione preventivanei confronti del fungo. Come anti-botritici specifici sono attualmenteutilizzabili: l’iprodione, il procimi-done, il ciprodinil + fludioxonil, lafenexamide, il mepanipirim e il piri-metanil.

Gestione delle resistenze:una famiglia chimicaper vigneto e per annoNell’ambito di un corretto utilizzo diqueste sostanze, al fine di evitare laselezione di ceppi resistenti, comeviene indicato anche dalle stessesocietà produttrici degli antibotriti-ci, se ne consiglia l’uso non più diuna volta all’anno, alternando i pro-dotti fitosanitari di famiglie chimi-che diverse in caso di trattamentiripetuti.È comunque determinante, per unabuona riuscita della difesa, che pri-ma del trattamento vengano messein atto tutte le scelte e tecnicheagronomiche come indicato nelloschema di pag. 132. In particolare,la gestione della chioma dovrà esse-re accurata in coincidenza con l’epo-ca del trattamento per favorire lapenetrazione e quindi la qualità del-l’irrorazione.

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MARCIUME ACIDO DEL GRAPPOLO D’UVA Acetobacter e Kloekera apiculata

malati, il marciume acido potrebbeconfondersi con attacchi di botrite(che però attacca anche le foglie enon emana alcun odore), ovvero dicarie bianca, che avvengono peròsolo dopo grandinate quando la buc-cia si ricopre di piccole protuberan-ze biancastre che talora si ritrovanoperfino sulla superficie dei vinaccio-li. Indubbiamente, anche le tignoledell’uva, l’oidio, le piogge battenti,le operazioni colturali eseguite dal-l’uomo ecc., possono provocare pic-cole ferite della buccia e del pedi-cello dell’acino attraverso cui pene-trano gli agenti patogeni.Interessante ancora sottolineareche, qualora uno stesso grappolorisulti colpito contemporaneamenteda botrite e da marciume acido, ilprimo patogeno viene ostacolato acausa dell’acido acetico prodotto dailieviti e batteri acetigeni. Sui vinisi notano facilmente intorbidamentie odori cattivi, nonché una diminu-zione del grado alcolico, mentreaumenta l’acidità volatile.

Prevenzione e lottaTutt’oggi non si conoscono le tecni-che e tanto meno i prodotti per laprevenzione e la lotta contro il mar-ciume acido dell’uva. Tuttavia sipossono suggerire alcune normeagronomiche e chimiche di naturapreventiva e precisamente:- impedire la formazione di ferite

sugli acini, lottando razionalmentele tignole, l’oidio, la botrite ecc.,cioè le avversità che favorisconolo sviluppo del marciume acido;

- evitare le forme di allevamentotroppo espanse e le concimazioniazotate che favoriscono il rigogliovegetativo ed il conseguente inde-bolimento dei tessuti dell’acino;

- non intraprendere alcuna lotta chi-

In molte zone viticole della peniso-la (Lombardia, Veneto, Toscana,Piemonte, Emilia-Romagna) vengo-no segnalati da qualche anno e sudiversi vitigni (Barbera, Chardonnay,Merlot, Sangiovese, Trebbiano, Mos-cato, Pinot bianco, Pinot grigio,Riesling, ecc.) dei danni ai grappolidovuti al cosiddetto “Marciumeacido” dell’uva causato da una serienumerosa di ceppi di saccaromiceti(almeno 15 compaiono ogni anno,es. Kloekera apiculata e Saccha-romicopsis vini), insieme a batteriacetigeni (6-7 ceppi di Acetobacter,sempre presenti).

SintomiI primi sintomi di marciume acido siosservano in corrispondenza dell’ini-zio dell’invaiatura dell’uva. Gli acinimalati vengono assaliti da Drosofilafasciata e Drosofila melanogaster(moscerini dell’aceto) le cui larve sinutrono della polpa dell’acino, men-tre le bucce assumono un aspettonocciola (uve bianche) o roseo (uverosse). Talvolta gli acini mantengo-no tutto il loro turgore, ma più fre-quentemente, a seguito della rottu-ra della buccia, si ha una fuoriusci-ta del succo zuccherino (almeno con10-12 °Babo), per cui i grappoliassumono un caratteristico aspettotraslucido ed emanano un forteodore acetico. In coincidenza di talefenomeno si nota la massima quan-tità di Drosofila fasciata e Drosofilamelanogaster che diffondono i fer-menti, lieviti e batteri, responsabilidella grave alterazione. All’internodell’acino spaccato e semivuotocompare una sostanza di aspettomucillaginoso costituita da coloniedei due gruppi di microrganismi(funghi e batteri). All’inizio dellafase di viraggio di colore degli acini

Attacco su vitigno a bacca nera.

mica in quanto i prodotti fitosani-tari attivi nei confronti dei lievitiacetigeni risulterebbero estrema-mente pericolosi nei riguardi deisaccaromiceti utili, e ciò con intui-bili ripercussioni negative sullafermentazione del mosto. Altret-tanto dicasi per ciò che concerne ilcontrollo dei batteri acetigeni chenon si possono assolutamentecombattere con l’impiego di anti-biotici, vietati in agricoltura per-ché pericolosi per l’uomo sotto unprofilo igienico-sanitario.

Sembra che le applicazioni tardivedi prodotti rameici contro la pero-nospora riducano le infezioni dimarciume acido, in quanto contri-buiscono all’ispessimento della buc-cia dell’acino.

Attacco su vitigno a bacca bianca.

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ESCORIOSI Phomopsis viticola (Redd.) Goid.

L’escoriosi della vite o necrosi corti-cale è una malattia crittogamica chesi manifesta essenzialmente sui tral-ci e i cui danni sono conosciuti intutte le Province del Veneto. Il fun-go responsabile, Phomopsis viticola,per anni era stato confuso conun’altra patologia della vite e giànegli anni ’50 erano state fattesegnalazioni in Veneto ed individua-to come Guignardia baccae. In Italiasi è diffuso prima nel centro-sud epoi, attraverso il materiale di propa-gazione, a tutte le aree viticoledella nostra penisola. L’escoriosi èpiù dannosa nelle aree climatichefresche, caratterizzate inoltre daforti piogge primaverili.

SintomiAll’inizio dell’estate, i giovani ger-mogli, i rachidi e i piccioli presenta-no tacche clorotiche scure al centro,che si allargano nel corso della sta-gione per formare necrosi allungatenerastre. Sulle viti gravemente col-pite, i giovani germogli sono rachi-tici, gli internodi sono corti, leescoriazioni interessano in partico-lare la base del tralcio, le gemmebasali non germogliano, rendendocosì difficile la formazione di spero-ni di riserva per l’anno seguente. Leinfiorescenze colpite non sono cor-rettamente alimentate e abortisconorapidamente. In primavera, in segui-to a frequenti e successive piogge,si può osservare il progredire deisintomi. Le infezioni sulle fogliesono frequenti. Esse determinanosulla base del lembo e sulle nervatu-re delle tacche circolari gialle allaperiferia e nere al centro. In presen-za di un attacco molto grave, lefoglie colpite iniziano a disseccareassai presto, partendo dall’attacca-tura del picciolo, successivamente

cadono, mentre i piccioli rimangonoancora per qualche tempo sul tral-cio; contemporaneamente, gli acinie il rachide tendono ad appassire.Nello specifico, gli acini colpitiprendono una tinta blu-violaceadopo l’invaiatura. L’epidermide siricopre di punti scuri disposti in cer-chi concentrici, che costituisconogli organi di fruttificazione delfungo, i picnidi. Le piante sonoindebolite, il raccolto è ridotto inquantità e qualità, ed anche la pota-tura dell’anno seguente è resa diffi-cile. A lunga scadenza, delle parti oceppi interi possono morire. La presenza dell’escoriosi può essereosservata durante la potatura inver-nale. I tralci colpiti sono scoloriti,l’epidermide assume un aspetto gri-gio biancastro ed ospita un elevatonumero di picnidi neri che emergonodalla corteccia. La base dei tralcipresenta delle tacche nerastre isola-te o confluenti di 0,2-5 cm di lun-ghezza, prevalentemente nella zonadell’internodo.Sui tralci erbacei colpiti, in prossi-mità dell’inserzione con quelli didue anni, si notano delle fenditureallungate, disposte longitudinal-mente.Intorno alle gemme si notano degliimbrunimenti anche molto pronun-ciati che si estendono fino agliinternodi; su questi, in seguito,appaiono delle piccole protuberanzedi colore scuro che sono i picnidi delfungo.Le stesse manifestazioni, in partico-lare le ulcerazioni e gli imbrunimen-ti, si possono trovare anche sui pic-cioli delle foglie e sul rachide.In questa fase appaiono i picnidianche sul rachide e raramente sugliacini.

Sintomi su tralcio erbaceo.

Particolare di sintomi su tralcio.

Picnidi e cirri del fungo emergenti.

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EpidemiologiaIl fungo sverna sotto forma di picni-di nella corteccia oppure comemicelio nelle gemme della base deitralci. Lo sviluppo epidemiologico diP. viticola è condizionato da periodipiovosi prolungati e da temperaturefresche. Fin dal germogliamento,quando l’umidità relativa è suffi-cientemente elevata, i picnidi emer-gono dall’epidermide e liberano lespore che sono trasportate dall’ac-qua verso i giovani germogli. Lasensibilità dei tessuti dell’ospite èmassima quando i germogli misura-no da 3 a 10 cm di lunghezza.L’attività del fungo diminuisce inestate, benché infezioni siano pos-sibili durante tutto il periodo vege-tativo. L’escoriosi è una malattiacaratterizzata da focolai d’infezionecon tendenza all’espansione, perciòl’importanza delle epidemie dipendedall’inoculo dell’anno precedente. Ladisseminazione naturale delle sporeè molto limitata. La pratica dell’in-nesto rappresenta la principale viadi diffusione della malattia da unazona all’altra. Con le marze ottenuteda sarmenti infetti, il patogeno ètrasmesso alle barbatelle in vivaio equindi può diffondersi nei nuovivigneti.

LottaMisure profilatticheAl momento dell’impianto, convieneutilizzare solamente materiale esen-te da P. viticola. In caso di dubbio,si può ricorrere al semplice metododi diagnosi descritto precedente-mente. Nei vivai, gli abituali tratta-menti preventivi contro Botrytiscinerea con folpet sono efficacianche contro le infezioni latenti diPhomopsis.Tutti i vitigni coltivati sono attacca-bili dall’escoriosi, ma si è rilevatauna spiccata sensibilità varietale(ad es., nello stesso ambiente, laRondinella è molto sensibile, mentre

la Corvina non manifesta sintomievidenti).È indispensabile potare energica-mente le viti ammalate, eliminandoil più possibile il legno colpito, alloscopo di recuperare gradualmente iceppi malati.I ceppi fortemente colpiti devonoessere sostituiti o ricostituiti utiliz-zando i ricacci.Il legno di potatura va tolto dalvigneto e bruciato ed è buona nor-ma, dove ci sono le viti infette, evi-tare la pratica della trinciatura edell’interramento dei sarmenti.

Lotta direttaSi raccomandano due trattamenticon prodotti di copertura, il primoallo stadio di gemma cotonosa -punte verdi (B-C), il secondo allostadio di circa 5 cm di vegetazione(D-E). Quando la primavera è parti-colarmente piovosa o in caso di fortiattacchi, può essere prospettato unterzo intervento che può coinciderecon il primo trattamento antipero-nosporico. Gli interventi chimici,per quanto possibile, dovrebberoprecedere le piogge, che inducono lasporulazione del fungo. Le sostanzeattive più note, quali folpet e ditio-carbammati (mancozeb e metiram),sono efficaci nei confronti dell’esco-riosi. Alcuni autori indicano anchelo zolfo bagnabile ad alti dosaggi(800/1.000 g/hl); andranno sceltiperciò formulati che in etichettadanno queste possibilità d’impiego.Si possono impiegare mancozeb,metiram o folpet alle dosi indicateper l’escoriosi. In assenza di talispecifiche indicazioni si farà riferi-mento a quelle per la peronosporamaggiorate di 1/3 che, secondo lanuova normativa sui prodotti fitosa-nitari, devono essere riportate pun-tualmente in etichetta.

ricordaGli interventi chimici dannobuoni risultati se effettuati primadell’inizio della campagna antipe-ronosporica e precisamente:- il 1° trattamento a gemma co-

tonosa/punte verdi;- il 2° trattamento con circa cin-

que centimetri di vegetazione;- il 3° trattamento coincide, di

norma, con il primo contro laperonospora.

Attacco su vite in fioritura.

Lesioni e spaccature su tralcio invernale.

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BLACK-ROT O MARCIUME NERO Guignardia bidwellii (Ell.) Viala e Ravaz

I giovani germogli, molto sensibiliall’infezione, possono presentare lestesse tacche brune, allungate, chesi trasformano rapidamente in cancribruni infetti.I grappoli, che possono essere infet-tati dal fungo dalla fioritura all’in-vaiatura, sono più sensibili agliattacchi a partire dallo stadio dipiena fioritura fino a quello in cuigli acini raggiungono un diametro diun centimetro circa. La prima mani-festazione del black-rot sugli acinicompare come un piccolo puntobiancastro di circa 1 mm di diame-tro. Qualche ora dopo si sviluppa,attorno a questo, una zona circolarebrunastra che si estende rapidamen-te all’intero acino. Dopo qualchegiorno, gli acini colpiti diventanoviola, raggrinziscono, disseccano emummificano ricoprendosi di picco-le pustole. Il grappolo intero puòessere infettato.In vigneto è necessario non confon-dere i sintomi determinati dal black-rot sui grappoli disseccati con quellidella peronospora. Un controllo rapi-do di un acino malato permette confacilità, grazie ad una lente contafi-li, di distinguere le fruttificazioni diGuignardia bidwellii: la superficiedegli acini colpiti dalla peronospora,infatti, non presenta queste piccoleprotuberanze (picnidi).Anche i sintomi fogliari da marciumenero possono essere confusi confenomeni di fitotossicità. Tuttavia,anche in questo caso, la presenza dipicnidi sulle macchie conferma chesi tratta di un attacco di black-rot.

Epidemiologia Il parassita sverna sugli acini mum-mificati, caduti a terra o rimasti suigrappoli che non sono stati vendem-miati, e nei cancri da esso prodottisui tralci. In primavera, poco dopo ilgermogliamento e fino alla metà diluglio, gli aschi contenuti nei peri-teci giunti a maturità si aprono gra-zie alle piogge e liberano le asco-spore. Queste, trasportate dal vento,vanno a contaminare foglie, fiori e

Evoluzione delle macchie su foglia.

Macchia con picnidi.

ricordaGli attacchi sulle foglie sono pocodannosi ma costituiscono unafonte di inoculo per le contami-nazioni secondarie.Gli attacchi sulle bacche, di contro,sono gravi sia da un punto di vistaquantitativo che qualitativo.

Il black-rot è una malattia specificadella vite dovuta al fungo Gui-gnardia bidwellii, originario dell’-America del Nord, introdotto inEuropa (Francia) verso il 1885 conl’importazione di portinnesti resi-stenti alla fillossera.È attualmente presente in Veneto(in particolare nella zona orientale)dove può provocare danni sensibili.

SintomiIl fungo attacca tutti gli organidella vite in fase di crescita attiva.Sulle foglie i sintomi sono caratteri-stici, con macchie di forma abba-stanza regolare, nettamente delimi-tate da un alone bruno. L’internodella macchia, che dissecca, prendeun colore rosso mattone e si copredi piccole pustole nere e brillantidisposte in cerchi concentrici.

Primi sintomi su foglia.

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giovani frutti (contaminazioni pri-marie). L’acqua è necessaria per lagerminazione delle ascospore.I picnidi, dopo una pioggia conta-minante, liberano un gran numero diconidi che provocano infezionisecondarie per tutta la stagione.Le foglie vecchie e i grappoli matu-ri non sono più infettabili. Pochissimi acini e foglie diventanofonte di inoculo dopo la fine diluglio. Dalla fine d’agosto, le infe-zioni non sono più possibili.

Circostanze favorevoliLo sviluppo di questo fungo può ini-ziare quando le temperature rag-giungono i 9-10 °C; per questo sonoimportanti i trattamenti precoci. Lepiogge permettono la germinazionedegli organi di fruttificazione, cosìcome la disseminazione dei germiche assicurano la diffusione dellamalattia.

La lottaPossiamo distinguere due momenti:profilassi e terapia.Le misure di profilassi mirano adiminuire le fonti di inoculo prima-rio:- i vigneti abbandonati devono es-

sere estirpati e i ceppi bruciati, inquanto costituiscono delle perico-lose fonti di inoculo per i vignetivicini;

- durante l’inverno, nei vigneti col-piti, bisogna eliminare i tralci chepresentano lesioni provocate dalfungo e i grappoli che abbiano del-le bacche mummificate (in parti-colare nei vigneti ove si effettua lavendemmia meccanica) e bruciarli.Andranno eliminati anche i viticciche restano agganciati al filo diferro e che presentano delle lesio-ni;

- nel caso di vigneti non inerbiti, larincalzatura primaverile dovràessere fatta dopo il primo tratta-mento contro il black-rot, in quan-to essa rischia di riportare insuperficie gli acini mummificatiinterrati con i lavori autunnali.

Tranne la prevenzione, che mira aridurre l’inoculo primario attraversodelle misure profilattiche adatte(vedi elenco puntato), contro ilblack-rot generalmente non vieneeffettuata una terapia (lotta) speci-fica; infatti, al germogliamento ècomune con l’escoriosi, e più tardipuò coincidere con la lotta allaperonospora e all’oidio, purché lesostanze attive utilizzate siano effi-caci contro entrambi i patogeni.

Attacco su grappolo.

Picnidi su acino.

ricordaI periodi piovosi lunghi e fre-quenti favoriscono lo sviluppo delblack-rot.

ricordaLa lotta contro il black-rot è comu-ne con altre malattie: con l’esco-riosi se l’attacco è precoce, e, piùtardi, con la peronospora e l’oidio.

Tipica colorazione “caffelatte” per attacco inpre-invaiatura.

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Vitigni più o meno sensibili

sensibili mediamente sensibili poco sensibili

Sauvignon Cabernet Sauvignon Merlot Trebbiano Toscano Malbech Chardonnay

ricordaLa protezione fitosanitaria prima-verile deve tener conto della sto-ria pregressa dello specificovigneto.Il periodo di grande sensibilità sicolloca tra la fioritura e la chiu-sura del grappolo.

I prodotti fitosanitariLe specialità commerciali autorizza-te per la lotta al black-rot apparten-gono alle famiglie dei ditiocarbam-mati, delle strobilurine e degli IBS.Per quanto riguarda i ditiocarbam-mati (mancozeb e metiram), biso-gna tener conto che queste sostan-ze sono dilavabili, perciò, a seguitodi consistenti bagnature, la copertu-ra deve essere ripristinata.Per quanto riguarda gli IBS, è indi-spensabile verificare che le associa-zioni antioidiche o antiperonospori-che siano omologate contro il black-rot e controllare le dosi di impiego,che possono essere diverse da quel-le raccomandate contro l’oidio e laperonospora. L’utilizzo degli IBS edelle strobilurine è limitato ad unmassimo di tre interventi all’anno.L’elevato grado di efficacia preventi-va e curativa su black-rot rende illoro impiego particolarmente inte-ressante per la protezione dei grap-poli a partire dall’allegagione.

Particolare di grappolo attaccato.

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CARIE BIANCA Coniothyrium diplodiella (Speg.) Sacc.

Questa malattia, descritta per laprima volta nel 1878 in Italia, èattribuita al fungo Coniothyriumdiplodiella (Speg.) Sacc., sinonimoConiella diplodiella (Speg.) Petrak eSydow. È detta anche “malattia dellagrandine”, in quanto si manifestageneralmente dopo le grandinate,ma anche dopo temporali estiviassociati ad alte temperature.

SintomiLa malattia colpisce il grappolo, sal-tuariamente i tralci e le foglie.Gli acini presentano una colorazionegiallastra, che in seguito vira al vio-letto; successivamente si affloscia-no e si coprono densamente dipustole (picnidi) bruno-viola che amaturità diventano bianchi, da cui ilnome di carie bianca (white rot).L’attacco a danno dei pedicelliavviene solitamente sui grappolispargoli. In questo caso la malattiasi presenta sotto forma di piccoledepressioni allungate di colorebruno chiaro. Se il fungo colpisce ilrachide, la porzione sottostante lazona di attacco dissecca.I tralci verdi colpiti presentanochiazze prima clorotiche poi brune.A livello dei nodi la corteccia necro-tizza e si sfibra lasciando intravede-re un callo di cicatrizzazione.

CicloIl fungo si conserva nel terreno epuò infettare l’uva quando le parti-celle di terra contenenti i picnidivengono proiettate sugli acini dovepossono penetrare solo se sono pre-senti ferite (in particolare quelleprovocate dalla grandine). In parti-colari condizioni, anche in assenzadi pioggia o grandine, si può avereugualmente la penetrazione delfungo sui pedicelli e nel rachide. Lagerminazione ottimale del fungo siha con temperature intorno ai 25 °C.

PrevenzioneIl fungo può completare il ciclo solose viene a contatto dei grappoli.Sistemi di allevamento della vite piùalti rispetto al terreno riducono lapossibilità di attacco del patogeno.

LottaHa successo solo se si intervienetempestivamente entro le 12-18 oredalla grandinata, mentre dopo 24ore i trattamenti risultano pressochéinutili.Tra i fungicidi rimasti in commercioil più efficace è il folpet, che peròpuò essere impiegato solo fino a 40giorni dalla raccolta dell’uva per lenote conseguenze negative che puòavere sulla fermentazione dei mosti.In aziende che aderiscono ai pro-grammi agroambientali, il suo even-tuale utilizzo deve essere autorizza-to dal SFR con apposita deroga.

Sintomi in pre-invaiatura.

Picnidi su acino.

Quadro sintomatologico su grappolo.

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MALATTIE DEL LEGNO

Eutipiosi ed EscaL’eutipiosi e l’esca sono due malattieprovocate da funghi che degradano itessuti legnosi.Esse si manifestano, in generale, sualcuni ceppi disseminati nel vigne-to, provocando il progressivo depe-rimento della vite fino alla morte.Questi funghi si conservano sullegno morto, che rappresenta dellesorgenti attive di inoculo per parec-chi anni.Se l’eutipiosi è sempre marginale inVeneto, l’esca sembra invece inestensione e sta diventando preoc-cupante. La lotta contro questemalattie si basa prima di tutto sudelle misure profilattiche. L’eutipaviene spesso confusa con altri sinto-mi (virosi).Studi recenti ipotizzano che le duepatologie siano tra loro dipendenti.Inizialmente compare l’eutipa, con-siderato fungo precursore e, succes-sivamente, subentrano i funghi deldeperimento completo Stereum eFomes, più comunemente conosciuticome esca.

EUTIPIOSI

SintomiSul fogliame, i sintomi sono visibilifino allo stadio di 9/10 foglie, oltreil quale sono mascherati dalla vege-tazione. Si manifestano sotto formadi rachitismi che colpiscono i giova-ni germogli generati dalle brancheinfette.Per confermare la diagnosi, bisognarealizzare dei tagli trasversali dellebranche colpite scendendo progres-sivamente verso il ceppo finché siosservano delle necrosi settorialimolto delimitate, di colore bruno edi consistenza dura.I sintomi su un ceppo malato non si

manifestano ogni anno.La presenza e la gravità dei sintomisono legate alle condizioni climati-che della primavera: condizioni pio-vose che provocano ristagni di umi-dità nel terreno e gelate primaveriliche indeboliscono i ceppi, sonocitate spesso come fattori che favo-riscono l’espressione della malattia.

Mezzi di lottaNessun trattamento chimico specifi-co è raccomandato. La lotta è rigo-rosamente preventiva e deve esseremessa in opera per evitare l’esten-sione della malattia:- segnare i ceppi malati in primavera;- estirpare e distruggere immediata-

mente, in autunno, i ceppi malati;- limitare il numero e l’entità delle

ferite di potatura che costituisco-no delle porte di entrata per ilparassita;

- ricorrere, se possibile, a potaturetardive dopo il pianto, che limitanole possibilità di contaminazione;

- il legno di due anni e più deveessere eliminato e bruciato, so-prattutto nei vigneti dove la pre-senza della malattia è stata dia-gnosticata. Il legno dell’anno chenon ospita il parassita può esserelasciato al suolo e trinciato.

Rachitismo dei germogli.

Sintomi primaverili.

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Germoglio colpito da eutipiosi.

Sezione di tronco con sintomi caratteristicidi eutipiosi.

Sintomi estivi di esca.

Sintomi su foglia.

nota benePer l’eutipa la diagnosi è primave-rile, per l’esca la diagnosi è estiva.

ESCA

SintomiI sintomi sulla vegetazione si mani-festano in estate sotto forma dialterazioni del fogliame con dellescolorazioni gialle (vitigni bianchi)o rosse (vitigni neri) lungo le ner-vature, associate alle necrosi inter-nervali. La diagnosi è confermatadai tagli trasversali da realizzaresulle branche e sul tronco del ceppocolpito, che permettono di osserva-re una zona centrale, talvolta setto-riale, di colore chiaro e di consi-stenza molle di tipo “esca”. La mani-festazione dei sintomi fluttua da unanno all’altro. Una produzione ele-vata o condizioni climatiche parti-colari (siccità) possono contribuirealla manifestazione ed esaltazionedei sintomi.

Conoscenza della malattiaL’esca è una malattia complessa chevede intervenire funghi pionieriassociati a funghi secondari chedegradano in modo complementareil legno fino all’aspetto caratteristi-co di “esca”. I funghi responsabilisono disseminati dalle spore checontaminano in particolare le feritedi potatura. Le spore possono esse-re trasportate dal vento per parecchichilometri. La biologia di questifunghi è poco conosciuta. I consiglidi lotta contro l’esca sono indicatisulla base delle conoscenze attualiche sono in continua evoluzione.

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Sezione di tronco con sintomi caratteristicidi esca.

Disinfezione dei tagli, fondamentale per la difesa dalle malattie del legno.

Mezzi di lottaSulla base delle attuali conoscenzenon si è in grado di consigliarealcun mezzo di lotta chimico.Le misure preventive da seguiresono:- segnare i ceppi malati durante l’e-

state; - in autunno estirpare e bruciare

immediatamente i ceppi malati; - evitare i grossi tagli di potatura e

le ferite che costituiscono delleporte di entrata per le spore dellamaggioranza dei funghi responsa-bili della malattia;

- potare dopo il pianto, per limitarela penetrazione delle spore, e ciòper la mancanza di una efficacelotta chimica;

- il legno di due anni e più deveessere eliminato e bruciato, parti-colarmente nei vigneti dove la pre-senza della malattia è già statadiagnosticata. Spacco del ceppo utilizzato, secondo tradi-

zione, pe rallentare il decorso della malattia.

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GIALLUMI DA FITOPLASMI

I giallumi della vite sono malattieprovocate da fitoplasmi, microrgani-smi che si sviluppano nei vasi con-duttori delle piante. Le viti contami-nate sono condannate a morte in unperiodo più o meno lungo. Sebbeneil Legno nero (BN, Bois noire deifrancesi) e la Flavescenza dorata(FD) presentino dei sintomi identici,gli agenti infettivi sono differenti.Le caratteristiche della trasmissionedel BN ne fanno una malattia menoepidemica della FD.

DiagnosiLa diagnosi visiva è insufficientepoiché i sintomi di FD e di BN sonoidentici. Deve essere confermata daun’analisi biomolecolare di laborato-rio (PCR); a tal scopo può esserecontattato il Servizio FitosanitarioRegionale (SFR).

Sintomi per FD e BNI sintomi sono visibili a partire dal-l’invaiatura:- non agostamento totale o parziale

del legno, che si manifesta con unportamento ricadente dei tralci;

- foglie accartocciate e colorate inrosso o giallo secondo il vitigno, lecolorazioni seguono talvolta lenervature principali;

- essiccamento dei fiori, del rachidee appassimento delle bacche.

LEGNO NERO DELLA VITE

Modo di trasmissioneSe la trasmissione della FD avvienegrazie all’azione di un vettore obbli-gato su vite come Scaphoideus tita-nus, la presenza di BN può esserecausata da un omottero cixiide qualè Hyalesthes obsoletus. Questoinsetto polifago ha per principalipiante ospiti il convolvolo, l’erbamorella, l’ortica. Non vive sulla vite,

ma l’adulto, alato, può pungere ac-cidentalmente la vite per tentare dialimentarsi ed è allora che trasmet-te il fitoplasma, se ne è infetto.Dall’indagine conclusasi nel 2003 sista evidenziando, a seguito degliadempimenti relativi alla lottaobbligatoria, il regresso di FD intutte le aree e ancora presenze spo-radiche di BN in tutti gli areali.

Lotta La lotta chimica contro l’insetto vet-tore è inutile a causa della sua pre-senza fortuita sulla vite.Le misure da prendere sono unica-mente di carattere profilattico:- distruzione dei ceppi contaminati;- distruzione delle infestanti intor-

no e nei vigneti infetti; - controllo continuo del materiale di

moltiplicazione della vite.Per limitare le infestazioni è neces-sario:- sorvegliare le parcelle tradizional-

mente attaccate;- stimare l’ampiezza dei danni sul-

l’insieme della parcella;- intervenire velocemente dopo l’os-

servazione effettiva dei danni.

ricorda- la trasmissione avviene attra-

verso vettore occasionale noncaratteristico della vite, per cuinon è ipotizzabile una lottaspecifica.

- l’epidemia di BN non sarà deva-stante come FD.

- l’unico modo per distinguere ilvettore è l’analisi di laboratorio.

Hyalesthes obsoletus adulto.

Sintomi su foglia di vitigno a bacca bianca.

Sintomi su vitigno a bacca nera.

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FLAVESCENZA DORATA DELLA VITE

È una malattia epidemica segnalataper la prima volta in Francia neglianni ’50. Nel Veneto è comparsanegli anni ’80 e attualmente è diffu-sa in tutti gli areali viticoli dellaregione. L’agente causale è un fito-plasma.

SintomiI primi sintomi si verificano gene-ralmente in luglio, ma in annateparticolarmente calde e siccitose sievidenziano già a metà giugno epossono interessare grappoli, fogliee tralci.Nelle manifestazioni precoci le in-fiorescenze o i grappolini dissecca-no e poi cadono. Nelle manifestazio-ni tardive i grappoli raggrinzisconoprogressivamente fino a disseccarein modo parziale o totale.Nel caso di comparsa precoce deisintomi, i tralci infetti appaiono diconsistenza gommosa e tendono aripiegarsi verso il basso, conferendoalla pianta un aspetto prostrato. Lalignificazione non avviene o avvienesolo parzialmente. Su alcune culti-

var i tralci si ricoprono alla base dipiccole pustole scure dall’aspettooleoso. Nel caso invece di manife-stazioni tardive (settembre-ottobre)possono essere completamentelignificati e le foglie presentare itipici accartocciamenti.Le foglie assumono colorazione gial-lo-dorata nei vitigni ad uva bianca erosso-vinosa in quelli ad uva nera.Le decolorazioni possono esserelimitate ad un settore della foglia oestendersi a tutta la lamina, com-prese le nervature. La lamina foglia-re risulta ispessita, bollosa, di con-sistenza cartacea, con i bordi arro-tolati verso il basso, fino ad assu-mere una forma a triangolo. In alcu-ne varietà come Trebbiano eProsecco, non si notano accartoc-ciamenti fogliari ed i sintomi vengo-no confusi, talvolta, con staticarenziali. In varietà quali Garga-nega, quando la malattia si manife-sta precocemente con sintomi evi-denti sui grappolini, le foglie pre-sentano qualche ingiallimento manon l’accartocciamento tipico checomparirà qualche tempo dopo.

S. titanus, vettore della FD.

Uova di S. titanus sotto il ritidoma.

Portamento ricadente dei tralci di vite colpita da BN o FD.

Pustole di FD su tralcio.

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Attacco precoce di flavescenza su grappolo.

Disposizioni per i vivaisti

I vivaisti devono rispettare le seguenti disposizioni impartite dal ServizioFitosanitario Regionale.Eseguire almeno tre interventi insetticidi specifici all’anno:- uno sulle forme larvali a fine giugno;- uno su eventuali adulti nel mese di luglio;- uno su eventuali reimmigrazioni di adulti nel mese di agosto.Estirpare qualsiasi pianta con sintomi di giallumi.I vivaisti viticoli vengono controllati, annualmente, dagli ispettori del SFR.

Stadio finale di FD su grappolo di vitigno abacca bianca.

Stadio finale di FD su grappolo di vitigno abacca nera.

Modalità di trasmissionedella malattiaIl fitoplasma agente causale di FDpuò essere trasmesso in campo daun insetto vettore obbligato su vite,il cicadellide Scaphoideus titanus(Ball.), o attraverso la propagazionedi materiale vegetale infetto.

Ciclo e lotta all’insetto vettoreLo Scaphoideus titanus presenta unasola generazione all’anno. Svernacome uovo sotto il ritidoma dei tral-ci di due o più anni. Verso la metàdi maggio compaiono le prime nea-nidi e la chiusura delle uova si pro-trae scalarmente sino a tutto il mesedi luglio, con un massimo attornoalla prima decade di giugno. I primiadulti iniziano a comparire verso lafine di giugno e si possono trovarefino a tutto settembre. Per acquisirel’agente patogeno, l’insetto devealimentarsi per circa una settimanasu una pianta infetta; segue unperiodo di latenza di due-tre setti-mane, nel quale il fitopasma si mol-tiplica, passando dall’intestino all’e-molinfa e poi alle ghiandole saliva-ri. È richiesta un’ulteriore settimanaperché si compia il processo di ino-culazione della vite: la cicalinaquindi non può trasmettere lamalattia prima di 25-30 giorni daquando ha iniziato ad alimentarsi suuna pianta infetta. L’insetto rimanepoi infettivo per tutta la vita e puòtrasmettere il fitoplasma ad unnumero indefinito di piante.Per quanto concerne la lotta, i nor-mali insetticidi contro le tignoledella vite controllano anche il vetto-re di FD. Qualora questi interventinon si effettuassero, o le popolazio-ni dello Scaphoideus titanus risul-tassero elevate, viene consigliato untrattamento specifico attorno allametà di giugno rivolto alle formegiovanili, prima che queste possanotrasmettere la malattia. Un successi-vo intervento (coincidente con quel-

lo contro la seconda generazionedelle tignole) viene consigliatodopo circa 15-20 giorni, con l’inten-to di colpire le cicaline nate succes-sivamente. Le sostanze attive consi-gliate sono: buprofezine, clorpirifosetile, etofenprox, fenitrotion, flufe-noxuron, indoxacarb.

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Attacco di flavescenza dorata su foglia di diversi vitigni.

Prevenzione e controllodella malattiaCome misura preventiva è da evitarel’introduzione di materiale vivaisticoinfetto. Con il D.M. 31/05/2000 èstata disposta la lotta obbligatoriaper contenere la Flavescenza doratain Italia. In attuazione al decreto, iServizi Fitosanitari stabilisconoannualmente le misure d’intervento,a cui devono attenersi i viticoltori ei vivaisti, secondo il seguente sche-ma:- zone focolaio: aree in cui è stata

accertata la presenza di FD e delsuo vettore ma si può ritenereancora possibile l’eradicazione. Inqueste aree è obbligatorio l’estirpoimmediato delle piante sintomati-che, l’esecuzione dei trattamentiinsetticidi e il divieto di svolgereattività vivaistica;

- zone insediamento: aree in cui èstata accertata la presenza di FD edel suo vettore e non si ritieneancora possibile l’eradicazionedella stessa. In queste aree lemodalità di lotta al vettore vengo-no annualmente impartite dal SFRcon proprio decreto;

- zone indenni: non ne esistono inVeneto.

Stadi progressivi nel disseccamento del grappolo.

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VIROSI DELLA VITE

COMPLESSO DELL’ARRICCIAMENTO

SintomiL’arricciamento della vite, come altritipi di degenerazione infettiva, ap-pare in piccole aree all’interno delvigneto, estendendosi poi, progressi-vamente, dal centro alla periferiadelle zone contaminate. I sintomisono molteplici, ma caratteristici,come, ad esempio, malformazionifogliari (prezzemolatura, foglie asim-metriche ecc.) e degli organi assili(internodi raccorciati e/o di lun-ghezza irregolare, fasciazioni ecc.).

Viticoltura di antico insediamento e virosi

L’ampiezza dello sviluppo della malattia è correlata, in modo significativo,con l’attività viticola, intesa come epoca remota di insediamento e anticatradizione della coltura della vite, nelle differenti aree.Le conseguenze di questa virosi quali: colatura, acinellatura, deperimentoe conseguente eliminazione dei ceppi infetti, sono identificabili in unabbassamento quantitativo e qualitativo della produzione che costringeall’estirpazione dei vigneti colpiti.Il progressivo indebolimento e deperimento dei ceppi può condurre anchealla morte e ha conseguenze sull’età media del vigneto, quindi, sulla qua-lità della produzione, che può così essere abbassata.

TrasmissioneL’arricciamento è un’infezione di ori-gine virale. I virus responsabili dellamalattia sono il GFLV e l’ArMV.Questi due entità virali possonoessere differenziate attraverso testsierologici (Elisa). Essi produconogli stessi sintomi e sono trasmessi:- attraverso il materiale vegetale

(innesto su del materiale contami-nato);

- dai nematodi del suolo.I nematodi vettori, Xiphinema indexper il GFLV e Xiphinema diversicau-datum per l’ArMV, sono degli organi-smi di piccole dimensioni (2,5-3mm) che vivono nel suolo, nellostato esplorato dalle radici.Per nutrirsi, pungono le radici dellavite con il loro stiletto boccale.Pungendo successivamente dueceppi adiacenti le cui radici sonovicine, essi inoculano così il virusdal ceppo malato a quello sano.Questo spiega la propagazione amacchie della malattia.

Arricciamento su vitigno a bacca bianca.

Foglie con seno peziolare aperto e dentaturadel margine accentuata ed irregolare.

Tralcio erbaceo con biforcazione, internodiirregolari e grappoli con evidente colatura.

Confronto tra tralcio sano (in alto) e tralcioinfetto (in basso): gli internodi sono piùcorti e la dentatura del margine fogliare piùaccentuata.

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Lotta preventivaLa contaminazione delle parcelle avigneto può verificarsi in diversimodi:- con l’introduzione di materiale

vegetale virosato;- grazie a popolazioni di nematodi

portatori di virus che sussistononel suolo dopo l’estirpazione di unvigneto già colpito. Essi si nutro-no delle radici e radichette noneliminate che costituiscono unafonte di inoculo.

I bordi degli appezzamenti vicini adun vigneto infetto possono esserecontaminati o attraverso le acque disgrondo o con lo spostamento diterreno contaminato dai nematodi,oppure con gli apporti di terra eso-gena contaminata dai nematodi por-tatori del virus.I nematodi vettori di virus sonoritrovati spesso nei suoli, anche apiù di un metro di profondità. A talelivello, l’estrazione meccanica delleradici è impossibile e la diffusionedella virosi è potenzialmente possi-bile.Si raccomanda di:- realizzare i nuovi vigneti esclusi-

vamente con barbatelle garantite(indenni da virosi gravi). In ognicaso va utilizzato, solo materialecertificato (etichetta blu) che ri-sponde a questa esigenza;

- estrarre meccanicamente il piùgrande numero di radici dopo l’e-stirpazione;

- rispettare una durata minima diriposo del suolo di 12 mesi traestirpo e reimpianto per approfit-tare della mortalità naturale deinematodi. Il riposo del suolo perun periodo più lungo, da 5 a 7anni, è la migliore soluzione percombattere l’arricciamento.Nelle aree viticole molto colpite edi ridotte dimensioni parcellari, èutile concordare l’eventuale riposocon i proprietari dei vigneti vicini,in quanto le popolazioni di nema-

todi possono sopravvivere perparecchi anni dopo l’estirpo.

Devitalizzare i ceppiprima dell’estirpoL’obiettivo è di devitalizzare e didistruggere chimicamente il sistemaradicale della vite. Una valida tecni-ca è rappresentata dall’impiego diglifosate a basso dosaggio.

Precauzioni di impiegoCurare la nebulizzazione evitandoogni deriva sulle parcelle vicine.

Come procedere?Irrorare sul fogliame della vite lapoltiglia contenente un diserbantesistemico, tipo glifosate. L’applica-zione deve essere realizzata imme-diatamente dopo l’ultima vendem-mia sul fogliame ancora in attività.

RaccomandazioniIl migliore periodo per l’estirpo è inaprile o maggio dell’anno seguenteal trattamento di devitalizzazione.

Diagnosi delle virosiL’analisi generalmente utilizzata perscoprire il virus nella pianta è il testElisa (tecnica sierologica basata sul-l’impiego di anticorpi specifici).Questo metodo è operativo per ivirus dell’arricciamento (GFLV, ArMV)e per le altre principali entità viralicome, ad esempio, l’accartoccia-mento fogliare (GLRaV-I, GLRaV-3).È possibile sottoporre del materialeviticolo al test Elisa rivolgendosi ailaboratori del Servizio Fitosanitariodella Regione Veneto o presso labo-ratori ufficialmente riconosciuti. Leinformazioni relative ai metodi diprelevamento, di conservazione, diidentificazione e di spedizione deicampioni sono disponibili contat-tando il laboratorio di riferimento.Il controllo sulla presenza dei virusnel materiale destinato al vivaismoviticolo per la propagazione (piante

madri marze PMM e piante madriportinnesti PMP) è affidato, dallalegislazione vigente, all’IstitutoSperimentale per la Viticoltura diConegliano (TV).

Impianti vivaisticiPrima dell’impianto di PMM e PMP ènecessario effettuare un’analisi ne-matologica di controllo sul terreno;questa è di competenza degli ispet-tori del SFR.

Altri impiantiI prelievi di materiale vegetale peranalisi virologiche o di altro tipopossono essere effettuati su foglie,radici o legno, a seconda del pato-geno da diagnosticare.Per il corretto prelievo del materialeda sottoporre ad analisi, contattareil personale tecnico del SFR.Le epoche ottimali di prelievo sonospecifiche e variabili.Foglie: in primavera; evitare i perio-di caldi, indicativamente non prele-vare quando la temperatura massimaè superiore ai 30 °C.Radici e tralci: in inverno.

Condizioni di raccolta dei campio-niLe foglie vanno conservate in unsacchetto di carta; non bagnare maiil materiale prelevato. Se il prelievoviene effettuato con presenza dirugiada sulla vegetazione è opportu-no asciugare il materiale tamponan-dolo con della carta assorbente.Il legno e le radici sono imballatinei sacchetti di plastica.

Identificazione degli esemplarie spedizioneLa scheda di spedizione va richiestaal laboratorio, deve essere compila-ta in modo completo e accompagna-re il campione. La spedizione deveessere veloce e vanno evitate levigilie di feste, i fine settimana ed igiorni festivi.

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ACCARTOCCIAMENTO FOGLIARE

L’accartocciamento è una malattiavirale della vite che può provocareun ritardo nella maturazione dell’uvae, in certi casi, una diminuzione diproduzione.

SintomiAccartocciamento verso il basso deibordi delle foglie dei ceppi colpiti.Antocianosi internervale su vitigni abacca nera e ingiallimento, più omeno marcato, sui vitigni a baccabianca.Nell’autunno, le foglie dei ceppi piùcolpiti diventano bronzate, necro-tizzano e cadono precocemente.

TrasmissioneLa malattia si diffonde attraverso ilmateriale vegetale di propagazionedella vite. La trasmissione del viruspuò avvenire anche attraverso coc-ciniglie.

LottaNon esiste un metodo di lotta cura-tiva dopo l’infezione del ceppo.La strategia di lotta contro l’accar-tocciamento si basa esclusivamentesull’utilizzo di materiale vegetaleindenne da virosi. il materiale certi-ficato è in grado di soddisfare que-sta esigenza.Sono in corso degli studi per preci-sare le condizioni di sviluppo dellamalattia a livello della parcella ed ilruolo delle cocciniglie quale vettore.L’acquisizione di questi conoscenzecomplementari sono una premessaindispensabile prima di proporre,eventualmente, una nuova strategiadi lotta contro le cocciniglie nell’ot-tica di contrastare l’estensione del-l’accartocciamento della vite.

L’accartocciamento fogliare non vaconfuso con FD e LN anche se i sin-tomi sulla foglia possono trarre ininganno. In presenza di fitoplasmo-si, infatti, il legno rimane verde enon c’è rigidità dei tralci; nel caso

Tipico accartocciamento del lembo fogliarecon nervature che rimangono verdi.

Sintomi su vitigno a bacca nera.

dell’accartocciamento la maturazio-ne dei tralci (agostamento) avvieneregolarmente. In presenza di giallu-mi da fitoplasmi vi è una cadutaritardata delle foglie (filloptosi).

Confronto tra foglia sana (sx) e foglia malata (dx).

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TRIPIDE Drepanothrips reuteri Uzel

La vite può ospitare, occasional-mente, una dozzina di specie diTisanotteri (tripidi), ma una sola èin grado, nel nostro ambiente, dicausare danni importanti; si trattadi Drepanothrips reuteri Uzel, il tripi-de della vite.Gli adulti sono di colore giallo-bruno, di dimensioni 0,7-0,8 mm,mentre gli stadi giovanili sono gial-lastri.

SintomiLe punture di nutrizione degli adul-ti e dei giovani uccidono le celluledella foglia colpite e quelle vicine.In seguito a queste ferite, compaio-no delle necrosi brune, visibili sulledue pagine della foglia. A mano amano che la foglia si sviluppa, sipossono formare delle lacerazionidel lembo nella fase di distensionedei tessuti. Le giovani foglie siincrespano e presentano talvolta unleggero accartocciamento. Sugli al-tri tessuti della pianta (germogli,piccioli, rachidi), le punture provo-cano la comparsa di danni che pre-sentano l’aspetto di zone chiarestriate trasversalmente da bandebrunastre. I germogli fortementeattaccati possono presentare deiritardi di crescita e deformazioni(germogli a zig-zag). Questo tipo didanno è più marcato quando il climaè sfavorevole a una rapida crescitadella vite.

Ciclo e comportamentoSverna come femmina fecondata suiceppi (principalmente alla base deitralci di un anno); in primavera rag-giunge i giovani germogli della viteper nutrirsi. Immediatamente se-guono le prime ovideposizioni; leuova sono deposte nelle nervature oinfisse, grazie all’ovopositore, nel-

l’epidermide delle foglie. I giovani,una volta nati, occupano la paginainferiore delle foglie, in prossimitàdelle nervature. Alla prima genera-zione, che si completa ai primi digiugno, ne seguono altre (fino aquattro, l’ultima non sempre presen-te in funzione delle condizioniatmosferiche) nel corso dell’estate;le ovideposizioni si concentranosulle foglie apicali e sulle femminel-le. Gli adulti sono molto mobili emigrano verso i giovani germogli;per tale motivo si osservano rara-mente sulle foglie, quando i sintomied i danni sono diventati evidenti.

Controllo e soglieGli adulti e i giovani sono facilmen-te osservabili sulla pagina inferioredelle foglie, grazie al loro colore. Èpiù difficile notare i primi stadi gio-vanili. I controlli visivi con l’aiuto diuna lente contafili sono possibili apartire dalla fase fenologica D-E delBaggiolini, quando si possono os-servare le femmine che hanno pas-sato l’inverno scostando delicata-mente le foglie dei giovani germo-gli. I controlli più tardivi (in giugnoo in estate) sono più difficili acausa dell’aumento della massafogliare. Una valutazione approssi-mativa del livello delle popolazionipuò essere ottenuta scuotendo igermogli su un foglio di colore neroo argentato, che permette l’osserva-zione degli adulti e dei giovani. Lesoglie di tolleranza non sono ancoraben definite, anche a causa delladifficoltà di distinguere le diversespecie, pure predatrici, presentisulla vite.

Adulto di Drepanothrips reuteri.

Sintomi legati all’attività trofica del tripide.

Danni da tripidi sulla pagina inferiore dellafoglia.

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LottaIl tripide della vite è predato princi-palmente da Antocoridi, Tisanotteri(Haplothrips e Aelothryps interme-dius) e da acari fitoseidi. La presen-za di fitoseidi consente, infatti, undiscreto controllo del tripide dellavite. In caso di forti attacchi, lasoglia indicativa di intervento è di2-4 individui per foglia, può essereeffettuato un trattamento alla fasefenologica D-E del Baggiolini con uninsetticida appropriato (esteri fosfo-rici e spinosad). Questo interventoha lo scopo di eliminare le femmineche hanno svernato prima chedepongano le uova, limitando lo svi-luppo delle popolazioni estive. Nelmese di giugno può essere necessa-rio, in pre-fioritura, un interventoquando il livello delle popolazioni èelevato e si temono danni sui grap-poli; in questa situazione la sogliad’intervento è di una decina di indi-vidui sulle foglie apicali. Dopo taleperiodo vegetativo non è più neces-sario intervenire, in quanto i tripidisi spostano sui ricacci e sui grappo-li delle femminelle. Le operazioni dipotatura verde, inoltre, limitanomolto lo sviluppo di elevate popola-zioni estive. In settembre è inutiletrattare poiché le femmine inizianoa spostarsi verso i luoghi di sverna-mento.

Forte attacco su apice vegetativo. Sintomi su tralcio maturo dovuti alle puntu-re dell’insetto.

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COCCINIGLIE DELLA VITE Planococcus ficus (Signoret), Parthenolecanium corni (Bouché),

Neopulvinaria innumerabilis (Rathvon), Pulvinaria vitis L.

Si tratta di piccoli insetti, apparte-nenti all’Ordine degli Omotteri, chesi attaccano alle foglie e, soprattut-to, ai tralci della vite. In caso diforti pullulazioni possono provocaredanni non trascurabili.Nel vigneto si possono riscontrare lequattro specie sopraelencate.

COCCINIGLIA FARINOSA

La cocciniglia più importante e dan-nosa è il Planococcus ficus (coccini-glia farinosa), in fase di recrude-scenza negli ultimi anni.Le femmine mature sono di coloregrigio rosato con sfumature brune,ricoperte da una pruina cerosa bian-castra e filamentosa. Le femmineadulte, di forma allungata, hannodimensioni di circa 4-6 mm, mentrei maschi sono molto più piccoli(circa 1 mm).

Ciclo e comportamentoLe femmine mature svernano sotto ilritidoma. A fine aprile ha inizio ladeposizione dei caratteristici ovi-sacchi cerosi contenenti fino adalcune centinaia di uova giallastre.Un mese più tardi i giovani si porta-no sui germogli in accrescimento.Una seconda generazione ha luogonel mese di luglio con una consi-stente migrazione lungo i germogli eall’interno dei grappoli. Verso la finedi agosto ha inizio la terza genera-zione che si sviluppa soprattuttoall’interno dei grappoli, ed è legataai danni più rilevanti.Particolarmente colpite sono levarietà a grappolo compatto (Char-donnay, Pinot Grigio, Raboso) cheoffrono migliori condizioni microcli-matiche al fitofago.

DanniI danni diretti dovuti alle punture,con sottrazione di linfa, risultanomolto più limitati di quelli indiretti,causati da un’abbondante emissionedi melata, sostanza zuccherinaescreta dalle cocciniglie su cui sisviluppano estese formazioni fungi-ne, le cosiddette “fumaggini”. Taliincrostazioni nerastre riducono lacapacità fotosintetica delle fogliecausandone la caduta precoce; suigrappoli la concomitanza di melata,muffe e cocciniglie ostacola la ma-turazione dell’uva. Il ceppo colpitosi indebolisce rapidamente e la frut-tificazione diventa scarsa. Le cocciniglie, spesso localizzate susingole viti, risultano meno danno-se in annate con abbondanti preci-pitazioni che dilavano le forme gio-vanili; un’analoga azione è svoltadall’irrigazione a pioggia. La speciesembra favorita dalla fitta vegeta-zione e dall’eccesso di concimazioniazotate.

Condizioni favorevoliIl vento al momento della schiusuradelle uova facilita la dispersionedelle larve. Un autunno mite favori-sce la migrazione sui ceppi; di con-tro, un periodo freddo può distrug-gere fino al 50% delle larve.Numerose piante ospiti permettonola conservazione delle specie e diconseguenza la ricontaminazionedella vite.

Nemici naturaliLe pullulazioni delle cocciniglie fari-nose sono seguite da anni di bassepopolazioni e possono regredirespontaneamente grazie all’attivitàdi antagonisti naturali, sia predato-ri (Coccinellidi), sia parassiti (Ime-notteri Calcidoidei), sia funghi en-tomoparassiti. L’equilibrio biologico,anche in vigneti poco trattati, siinstaura spesso in tempi troppo lun-ghi, per cui talvolta è necessariotrattare.

ControlloLa lotta chimica con oli mineraliattivati nella fase di ingrossamentodelle gemme è inefficace se nonviene effettuato lo scortecciamentodelle piante. Al contrario, è efficaceun trattamento, eventualmente ri-petuto, con insetticidi persistenti(come il clorpirifos-etile attivatocon 300 g/hl di olio bianco estivo)prima della chiusura del grappolo.In molti casi questo avviene in coin-cidenza con un eventuale interventocontro le tignole dell’uva di secondagenerazione. Importante è colpire igrappoli con un getto a forte pres-sione (lancia), limitandosi alle areeeffettivamente attaccate. Quale so-glia indicativa può essere adottatoil 3-5% di grappoli attaccati.

Adulto di cocciniglia farinosa.

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COCCINIGLIA DEL CORNIOLOE PULVINARIE

Parthenolecanium corni (coccinigliadel corniolo) e le Pulvinarie hannouna biologia simile: svernano sottoforma larvale (larve di secondo sta-dio) e l’adulto appare nel mese diaprile. La deposizione si verifica trala fine di maggio e luglio, poi lafemmina muore; le uova schiudonodopo 15-30 giorni e le larve sonotrasportabili dal vento; in autunno,dopo la prima muta, le larve migra-no verso il ceppo.Visto il comportamento di questespecie, è meglio intervenire controle larve a fine primavera - inizioestate. In caso di forti infestazioni,è efficace la lotta chimica con oliminerali attivati nella fase di ingros-samento delle gemme.

Cocciniglia del corniolo (Parthenolecaniumcorni).

Cocciniglia cotonosa (Pulivinaria vitis).

Larva di cocciniglia del corniolo.

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CICALINA VERDE Empoasca vitis (Goethe)

È un insetto, dell’ordine degli Omot-teri, caratterizzato dalle ali anteriorimenbranose e traslucide (emittero)e dotato di un apparato boccalepungente succhiatore. Fino agli anni‘70 questo fitofago della vite nonera considerato temibile e spesso idanni che provocava venivano attri-buiti, erroneamente, ad altre cause:siccità, carenze minerali, fitotossici-tà, ustioni.

DanniL’insetto punge le nervature, sullequali si notano piccoli imbrunimenti;in conseguenza della sua attività dinutrizione si arresta il deflusso dellalinfa elaborata. I sintomi, che com-paiono in ritardo rispetto all’attacco,sono rappresentati da alterazionicromatiche del lembo fogliare, a par-tire dai bordi. Sui vitigni a baccabianca le decolorazioni sono rappre-sentate da ingiallimenti, mentre suivitigni a bacca nera da arrossamenti,che si sviluppano tra le nervaturedelle foglie ricordando un mosaico.Le foglie attaccate hanno i bordiripiegati verso il basso; con il passa-re del tempo, le aree private dellaclorofilla disseccano. Nei casi piùgravi le foglie possono cadere antici-patamente a partire da quelle allabase dei tralci. I sintomi descrittipossono risultare associati o confusicon altri, provocati da virus (accar-tocciamento fogliare), malattie dellegno (esca), carenze di elementinutritivi (potassio, magnesio).Le forme mobili occupano la paginainferiore della foglia, ove si possonoosservare neanidi, ninfe e adulti dicolore verde chiaro, quest’ultimi dicirca 3 mm. Gli stadi giovanili, sedisturbati, si spostano camminandodi traverso. Sulla pagina inferioredella foglia permangono numeroseesuvie, residuo delle mute. La com-

parsa dei danni dipende dal numerodi cicaline per foglia, dal momento edalla durata dell’attacco, dallo statodella pianta e dalle condizioniatmosferiche.

Biologia ed ecologiaLa cicalina verde sverna allo stadiodi femmina fecondata sulle piantesempreverdi (conifere, rovi, edera).Alla ripresa vegetativa, le femminemigrano sulla vite dove comincianoa deporre le uova nelle nervaturedelle foglie. I primi giovani com-paiono a fine maggio-inizio giugno.Lo sviluppo dell’insetto, che impie-ga 3-4 settimane per arrivare allostadio adulto, comprende 5 stadi (2di neanidi e 3 di ninfe). Le formeimmature pungono le giovani nerva-ture secondarie per nutrirsi. Le ninfequasi mature e gli adulti preferisco-no il centro del lembo, qualche voltail picciolo o i germogli. Le formeimmature della seconda generazionesi possono osservare a partire dallaprima quindicina di luglio, mentregli adulti compaiono a fine luglio edin agosto. Una terza generazioneparziale è rara nei climi settentrio-nali, ma abituale nei climi meridio-nali ed anche in Veneto. Le cicalineabbandonano la vite in settembre-ottobre per ritornare nei siti di sver-namento.

AusiliariIl nemico naturale più importantedella cicalina verde è l’imenotteroAnagrus atomus L., parassitoide del-le uova. Questo antagonista si svi-luppa anche a spese di altre cicalineche si trovano sui rovi, sulle rosecanine, sui noccioli e altri arbustidelle siepi. Queste cicaline hannoun ruolo importante per lo sverna-mento del parassitoide. Un altroimenottero, Stethynium triclavatumEnock, può parassitizzare le uova diE. vitis.

Valutazione degli attacchie previsione del rischioLa cicalina è un insetto che neinostri vigneti arreca danni relativi;non comporta, di regola, una lottachimica. L’insetto, infatti, non è unvettore di virus e l’attacco si verifi-ca soprattutto sulle foglie centralidella parte bassa dei ceppi, nellezone d’ombra. I danni sulla partealta della vegetazione, quando siverificano, appaiono relativamentetardi. Le foglie attaccate, a partiredalla zona dei grappoli (in agosto),non sono che parzialmente coinvol-te nei processi di assimilazione.Inoltre, queste foglie sono spessoeliminate in occasione della potatu-ra verde. Valutazioni dell’attivitàfotosintetica hanno mostrato che laE. vitis ninfa.

E. vitis adulto.

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capacità di assimilazione dellefoglie principali, danneggiate dallacicalina, diminuisce in funzione delgrado di attacco. Visto che le fogliedei germogli secondari hanno unacapacità di assimilazione che puòarrivare fino al doppio di quelladelle foglie principali con o senzasintomi, si può contare su un feno-meno di compensazione qualora ilavori di cimatura non siano tropposeveri. Nelle regioni particolarmentesoggette agli attacchi delle cicaline,la soglia di tolleranza è di unaforma giovanile per foglia presenteai primi di luglio. Basandosi su valu-tazioni sperimentali del danno, lesoglie d’intervento consigliate su vi-gneti non irrigui sono di una formagiovanile/foglia; per i vitigni piùcoltivati del nostro territorio va da1,5 a 2 forme mobili per foglia. Invigneti non soggetti a stress idrici lasoglia d’intervento può essere eleva-ta di 0,5 giovani per foglia.

LottaCome pratica agronomica le cimatu-re alte, che conservano una maggio-re superficie fogliare, possono com-pensare i danni delle cicaline. Lalotta chimica si applica al supera-mento della soglia, soprattutto inseconda generazione, nel mese diluglio. Un trattamento combinatocontro le tignole dell’uva e la cicali-na è consigliato per la prima eseconda generazione impiegandoesteri fosforici che hanno attivitàsui due fitofagi. In questi casi deveessere impiegato un insetticida chesia efficace su ambedue le specie diinsetti. Tale intervento è da consi-derarsi efficace anche per la con-temporanea lotta allo Scaphoideustitanus, la nota cicalina vettoredella flavescenza dorata.Nel caso di interventi specifici con-tro E. vitis, si può ricorrere all’impie-go del chitinoinibitore flufenoxurono del fenossiderivato etofenprox.

Sintomi su foglia di vitigno a bacca nera.

Forte attacco su vitigno a bacca bianca.

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TIGNOLE DELL’UVA Eupoecilia ambiguella Hb., Lobesia botrana (Den. e Schiff)

Si tratta di due specie di lepidotteriche allo stadio adulto misurano 11-14 mm; in entrambi i casi le larvesono di colore bruno-verdastro,inferiori ad un centimetro e mezzo.La Lobesia, essendo leggermente piùpiccola della Eupoecilia, viene anchechiamata tignoletta dell’uva.Le due specie si alternano negli annied in talune aree coesistono. Sver-nano come crisalidi sotto le cortecce.

LA TIGNOLA (Eupoecilia ambiguella)

Ciclo e comportamentoHa le ali anteriori di color giallopaglierino con una larga fascia nera-stra al centro, le ali posteriori sonogrigio scuro. Le giovani larve sonodi color grigiastro, mentre quelle piùmature assumono una tonalità rosa-viola o verde olivastro con il caponero.Gli adulti volano solo di notte, sfarfal-lano scalarmente e depongono le uovada fine aprile, fissandole prevalente-mente sui bottoni fiorali, ma anchesul rachide del grappolo (1a gene-razione). Le larve rodono sia i bottoniancora chiusi che quelli già apertiavvolgendoli con fili di seta, forman-do vistosi “glomeruli” entro i quali siinsediano e spesso incrisalidano.I nuovi adulti compaiono a partiredalla seconda metà di giugno, rag-giungendo generalmente le densitàpiù elevate nel mese di luglio; lefemmine depongono un solo uovoper acino dentro cui penetrano lenuove larve (2a generazione) provo-cando un foro vicino al pedicello,oppure dove due acini, delle dimen-sioni di un pisello, si toccano. Gliacini colpiti si svuotano e raggrinzi-scono. L’incrisalidamento può avve-nire all’interno del grappolo o sottoil ritidoma.

LA TIGNOLETTA (Lobesia botrana)

Ciclo e comportamentoNel Veneto la Tignoletta ha tregenerazioni all’anno e si presenta,allo stato adulto, con le ali anterio-ri brune con sfumature grigio-bruna-stre ed ali posteriori grigie. Le larvesono di color bruno-oliva con capogiallo-bruno. L’insetto, che ha abi-tudini crepuscolari, sfarfalla in apri-le-maggio (1a generazione), in giu-gno-luglio (2a generazione) ed inagosto-primi di settembre (3a gene-razione). Il ciclo di sviluppo, comegià precisato, si interseca con quel- Larva di tignoletta di 1a generazione.

Larva di tignola.

Adulto di tignola.

lo della tignola, ma per la tignolet-ta segue una terza generazione piùo meno abbondante a seconda del-l’andamento climatico, con ovidepo-sizioni su acini di vitigni a matura-zione tardiva. Le larve di terza gene-razione possono penetrare all’inter-no degli acini, ma spesso provocanoerosioni superficiali; non di rado talilarve vengono riscontrate all’internodi grumi di acini attaccati dalla pre-cedente generazione.

DanniVa premesso che i danni procuratiall’uva dalle due tignole sono deltutto simili, per cui non è possibiledistinguerli se non dopo il reperi-mento delle rispettive larve o adulti.Nella maggior parte dei vigneti idanni della prima generazione, an-che se evidenti, non comportanouna diminuzione della produzione;la perdita di alcuni fiori viene com-pensata, infatti, da uno sviluppomaggiore degli acini circostanti.In prima generazione, per salvaguar-dare la produzione non è necessariotrattare al di sotto del 80% di grap-poli attaccati. Su varietà caratteriz-zate da scarsa allegagione ed in

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aree particolarmente infestate, po-trebbe risultare conveniente inter-venire a livelli del 50% di grappoliattaccati.Le larve della seconda generazione,che attaccano i giovani acini, pos-sono causare danni considerevoli.Con il procedere della maturazionele bacche colpite vengono invase damarciumi, si disidratano, rinsecchi-scono e a volte cadono. Gli acini cir-costanti, non attaccati, possonomarcire a causa del contatto conquelli infettati, espandendo cosìl’infezione; una singola larva, quin-di, può distruggere un numerodiverso di acini a seconda dell’anda-mento climatico, che influisce sul-l’espansione dei marciumi, e dell’e-poca di vendemmia.

Nemici naturaliIl ruolo svolto dai nemici naturalinella limitazione delle tignole, inbase alle attuali conoscenze, nonsembra determinante. La presenza el’attività degli antagonisti naturali è

Danno su acino.

Danno su grappolo.

nota beneI marciumi che si instauranoattorno agli acini erosi, su uveprossime alla vendemmia, posso-no essere legati alla muffa grigiao al marciume acido, con possibi-li conseguenze sulla qualità delvino.

rilevabile soprattutto in vigneticondotti secondo criteri di lottaintegrata, mentre è trascurabile inquelli sottoposti a intensi program-mi insetticidi.

ControlloNella maggior parte dei vigneti lalotta contro la prima generazione,che non è in rapporto diretto conl’intensità di quelle successive, nonè generalmente necessaria. In casodi superamento della soglia, si con-siglia di trattare con Bacillus thurin-giensis per non danneggiare la faunautile, in particolare le api che visi-tano i vigneti durante la fioritura.Il controllo della seconda generazio-ne va diretto contro le larve primache penetrino negli acini. La com-parsa degli adulti delle diversegenerazioni può essere valutatamediante trappole a feromoni. Se sicatturano solo pochi esemplari sipuò evitare il trattamento.Su uve da vino si interverrà, adalmeno una settimana dal primoconsiderevole “picco” di catturedella seconda generazione, coninsetticidi dotati di una certa persi-stenza; un unico trattamento dàbuoni risultati. Un buon controllodelle tignole si ottiene impiegandoesteri fosforici di vecchia concezio-ne (metil-paration, azinfos-metile)caratterizzati da un costo limitatoma da un’elevata tossicità per l’uo-mo. Va data, quindi, preferenza adaltre sostanze attive (clorpirifos-metile, clorpirifos-etile, fenitrotion)altrettanto efficaci e meno tossiche.Potranno essere utilizzati anche iregolatori di crescita (IGR), flufeno-xuron, lufenuron, tebufenozide. Èimpiegabile anche l’indoxacarb ap-partenente alla nuova famiglia chi-mica delle oxadiazine. Recente-men-te è stato inoltre registrato un in-setticida di origine biologica, deno-minato spinosad.Con gli insetticidi IGR, indoxacarb e

Esemplare adulto di tignoletta.

spinosad, per ottenere la massimaefficacia è importante rispettarescrupolosamente le indicazioni e idosaggi riportati in etichetta.Si ottengono ottimi risultati inter-venendo a due settimane dal “picco”(e circa tre dall’inizio delle catture)quando sono visibili le prime pene-trazioni larvali, impiegando sostan-ze attive dotate di spiccata attivitàcitotropica (clorpirifos-metile, clor-pirifos-etile, fenitrotion) in grado dicolpire le larve già penetrate. Lapossibilità di intervenire efficace-mente a 15 giorni dal “picco” con-sente di adottare soglie di interven-to basate sulle prime penetrazioni

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larvali (numero di larve su 100 grap-poli). Per le varietà più sensibili(Pinot bianco, Pinot nero, Pinot gri-gio, Chardonnay, ecc.), si consigliadi intervenire se sono presenti piùdi 3-5 giovani larve su 100 grappoli(per produzioni di circa 100 quinta-li per ettaro). Per varietà meno sog-gette a marciumi, la soglia puòessere elevata a 5-8 larve su 100grappoli.Per contro, tale strategia di inter-vento in annate piovose espone igrappoli colpiti al rischio di succes-sivi attacchi di botrite.Per le varietà tardive (Raboso,Garganega, Rondinella, Corvina) èspesso necessario un trattamentocontro la terza generazione; in taleoccasione si farà ricorso agli esterifosforici ricordati in precedenza.L’impiego del Bacillus thuringiensisha dato buoni risultati: i preparativanno utilizzati, nella dose di 1 kgper ettaro, una prima volta circa 10giorni dopo l’inizio delle catturedella seconda generazione (fine giu-gno - primi di luglio) e una secondavolta 8-10 giorni dopo.

Acini attacati da tignole.

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ACARI DELLA VITE

Da oltre un trentennio gli acari fito-fagi della vite hanno assunto note-vole importanza poiché possonoprovocare ingenti danni. Questisono la conseguenza sia degli attac-chi precoci sui nuovi germogli dipochi centimetri di lunghezza che,in seguito alle punture, possonoanche disseccare insieme alla tenerefoglie, sia di quelli estivi sulle fogliesviluppate. Queste ultime assumo-no, specialmente nel periodo estivo,se colpite dal ragno rosso, una colo-razione bronzea uniforme, mentre,nel caso del ragnetto giallo, assu-mono una colorazione gialla, soprat-tutto intorno alla base delle nerva-ture principali, su vitigni bianchi, orosso vinosa su vitigni rossi. Legravi infestazioni di acari si sonoverificate, dalla fine degli anni 50 inpoi, con l’introduzione di nuoviinsetticidi per combattere le tigno-le, e di nuovi anticrittogamici con-tro la peronospora (ditiocarbamma-ti) e l’oidio (dinocap). Negli ultimianni, con l’applicazione delle strate-gie di protezione integrata, le infe-stazioni di acari sulla vite sonomolto diminuite. Le principali specieche attaccano la vite sono gliEriofidi e i Tetranichidi.

ERIOFIDI

Eriofide della viteColomerus (=Eriophyes) vitis (Pagen-stecher)

Ciclo e comportamentoSi tratta di un acaro di minuscoledimensioni (le femmine misuranocirca 0,2 mm) di forma allungata ecolore bianco-giallastro. È l’agentedell’”Erinosi della vite”. Gli adultisvernano all’interno delle gemme. Algermogliamento si portano sulle

giovani foglie provocando con lepunture di nutrizione le caratteristi-che bollosità sulla pagina superiore,cui corrisponde la presenza di unfeltro biancastro su quella inferiore.Protetti dal feltro, originatosi dall’a-normale accrescimento dei peli dellafoglia, gli Eriofidi completano il lorociclo biologico in tempi molto brevi(10-20 giorni). In un’annata si sus-seguono da 5 a 7 generazioni.

DanniSi segnalano, talvolta, danni allegemme che comportano un anorma-le sviluppo dei germogli. Le bollosi-tà provocate dall’acaro possonoassumere colorazioni e sfumaturediverse (clorotiche o rossastre aseconda del vitigno), specialmentenelle primavere fredde e piovose, edinteressare tutta la superficie foglia-re provocando accartocciamento ecaduta precoce delle foglie. Con ilpassare dei giorni il feltro da biancoassume gradualmente una colorazio-ne rossiccia-marrone. Occorre porre attenzione per nonconfondere tale sintomo con le mac-chie causate da peronospora.Gli attacchi sui grappoli sono rarima possono causare aborti fiorali.Nell’estate l’infestazione si localizzasull’apice del germoglio.L’Erinosi è più frequente in primave-ra, mentre sono meno diffusi gliattacchi estivi. In generale i dannisono essenzialmente “estetici”.Negli ultimi anni, tuttavia, si osser-vano sempre più frequentementepullulazioni estive, legate probabil-mente a popolazioni resistenti allozolfo, o all’impiego ripetuto diantioidici sistemici.

Nemici naturaliL’eriofide è predato soprattutto daAcari Fitoseidi e Stigmeidi; l’azionedi quest’ultimi risulta importante afine inverno e in primavera. Nelperiodo estivo possono svolgere uncerto ruolo Antocoridi e Tisanotteri.

Bollosità sulla pagina fogliare superiore (dx)e feltro (cotonosità) sulla pagina fogliareinferiore (sx).

Particolare della bollosità sulla pagina supe-riore.

Particolare del feltro sulla pagina inferiore.

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ControlloGli Eriofidi sono considerati sensibi-li a numerosi antiperonosporici (di-tiocarbammati) ed antioidici (zolfoe dinocap). Per questo motivo pro-vocano danni alla vegetazione nellefasi di minor impiego di fungicidi (algermogliamento e in post-allegagio-ne). Un massiccio impiego di talifungicidi, tuttavia, non risolve iproblemi nel caso di elevate infesta-zioni. È consigliato l’impiego di fun-gicidi ed insetticidi poco tossici peri predatori.

Acariosi della viteCalepitrimerus vitis (Nalepa)

Ciclo e comportamentoSono acari di minuscole dimensioni(0,15-0,2 mm) non visibili anche conl’aiuto di una lente contafili, agentidell’”acariosi della vite”. Le femmine,di colore castano chiaro, svernanosotto le cortecce e all’inserzione deitralci di un anno; al germogliamentosi aggregano attorno alle gemmebasali dei germogli, entro le qualipossono penetrare. In seguito si dis-perdono sulle foglie, concentrandosipoi sull’apice vegetativo. Durante lastagione vegetativa possono compie-re 4-5 generazioni.

DanniIn primavera si possono osservaregravi attacchi su giovani vigneti:sono colpiti soprattutto i germoglibasali al secondo anno di impianto,che si presentano deformati e con

internodi raccorciati. Sulle foglie inaccrescimento viene ostacolata ladistensione del lembo; queste sipresentano accartocciate, coriacee,di colore verde-grigiastro. Possonoverificarsi anche danni ai grappoliper aborto fiorale. Le giovani fogliedell’apice vegetativo colpite dall’a-caro presentano, una volta sviluppa-tesi, delle caratteristiche aree bian-castre, con punti necrotici bruni alcentro, diffuse sul lembo. Nel perio-do estivo possono venir infestateanche foglie già distese (non solo,quindi, le foglie in formazione), chepresentano alterazioni del coloredella pagina superiore simili alle“bronzature” provocate dal ragnettorosso, ma con sfumature più viola-cee (acariosi bronzata). L’acariosi può manifestarsi su singo-li ceppi.

Nemici naturaliSono gli stessi che controllano ilColomerus vitis. Le pullulazioni esti-ve sono legate alla ripetuta elimina-zione dei predatori naturali, qualeconseguenza dei trattamenti effet-tuati.

ControlloDitiocarbammati, dinocap e zolfosono tossici nei confronti dell’acaro;purtroppo le popolazioni che attual-mente colonizzano i vigneti sono re-sistenti ai ditiocarbammati ed allozolfo, per cui raramente i fungicidicontribuiscono a contenere efficace-mente la specie. In assenza di nemi-ci naturali è possibile intervenirecon bromopropilato, che ha ottenu-to una deroga di impiego per usi es-senziali proprio per questa avversi-tà, o con l’acaricida fenazaquin cheha la registrazione anche per questaavversità. Il controllo dell’acariosidiventa necessario nelle varietàmolto sensibili come, ad esempio, laGarganega.

Successivamente la cotonosità imbrunisce.

Attacco di acariosi su vegetazione estiva.

Attacco di acariosi su giovane vite nella fasedi allevamento.

Solo con un forte ingrandimento l’eriofiderisulta visibile nel feltro della pagina inferio-re della foglia.

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TETRANICHIDI

Ragnetto rosso della vitePanonychus ulmi (Koch)

Ciclo e comportamentoQuesto acaro è presente sulla vite,ove sverna come uovo di color rossovivo a forma di cipolla; le uova ven-gono deposte sui tralci tra le rugosi-tà della corteccia intorno ai nodi e,talvolta, anche nelle fessure dellastessa lungo gli internodi. In prima-vera le uova schiudono in modo sca-lare e le forme giovanili raggiungo-no le foglioline provocando i primidanni. Le femmine mature, di colorerosso intenso, raggiungono le di-mensioni di 0,4 mm, i maschi sonoleggermente più piccoli. Le uovaestive sono di color rosa chiaro. Nelcorso dell’anno possono svolgersi 6-9 generazioni; la loro durata variada oltre un mese, in aprile-maggio,a poco più di una settimana in pienaestate, quando spesso si accavallanotra loro.

DanniLe punture provocano la comparsadi decolorazioni sulle giovani foglienon ancora distese. In trasparenzasi osservano punteggiature bianca-stre, simili a quelle provocate dagliEriofidi, di regola senza area necro-tica centrale. La crescita del germo-glio viene rallentata e le fogliebasali danneggiate cadono precoce-mente. Le popolazioni si disperdo-no, poi, lungo il germoglio in attivacrescita. In estate, elevate popola-zioni di ragnetto rosso possono pro-vocare cambiamenti di colore nellefoglie con imbrunimenti più o menomarcati (bronzature). La comparsadelle bronzature è legata alla pre-senza di popolazioni di 10-15ragnetti per foglia per più di unasettimana o di decine di acari perpochi giorni; la manifestazione deisintomi varia, comunque, da vitigno

a vitigno. Attacchi con conseguentialterazioni del colore delle foglie(senza defogliazione), anche ripetu-ti negli anni, non sembrano implica-re una perdita di produzione o ditenore zuccherino. Attacchi prolun-gati di parecchie decine di ragnettirossi per foglia causano accartoccia-menti ed anche caduta precoce dellefoglie, con danno economico.

Uova invernali di Ragnetto rosso.

Uova invernali di Ragnetto rosso.

Blocco della vegetazione dovuto all’attacco dell’acaro.

Larva di Ragnetto rosso.

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Ragnetto giallo della viteEotetranychus carpini (Oud.) f. vitisDosse

Ciclo e comportamentoSverna allo stadio di femmina adul-ta fecondata (i maschi muoiono aiprimi freddi), spesso riunendosi incolonie, sotto le cortecce. Le fem-mine svernanti sono di colore giallointenso, mentre le femmine estivesono giallo chiaro con macchie ver-dastre sull’addome, con occhi rossiben visibili. Gli adulti misuranocirca 0,3-0,4 mm. I maschi sono piùpiccoli e slanciati.Al germogliamento gli individuisvernanti si portano sulla vegetazio-ne, localizzandosi sulla pagina infe-riore, dove depongono uova sferichedi colore giallo pallido; le neanidiche nascono da esse sono di coloregiallo verdastro pallido. Le coloniesi riscontrano frequentemente inprossimità delle nervature spessoricoperte da sottili fili sericei. Laprima generazione si svolge in circa30 giorni, le altre in tempi più brevi(15-20 giorni); nell’annata si posso-no svolgere altre 6-7 generazioni.

DanniGli attacchi nelle fasi iniziali vengo-no evidenziati da uno stentato ac-crescimento dei germogli, che pre-sentano foglie rimpicciolite e defor-mate, con diffuse areole clorotiche enecrosi. Le foglie basali del germo-glio possono rinsecchire e cadere

precocemente. La presenza dellecolonie viene evidenziata da areeclorotiche che diventano rossastresui vitigni rossi. In corrispondenza ditali aree colpite il lembo fogliare puòrinsecchire. Forti pullulazioni, noncontrollate, possono portare alladefogliazione della vite che, se pre-coce, può compromettere il contenu-to zuccherino dell’uva e l’accresci-mento degli acini. Viene ostacolata,inoltre, la lignificazione dei tralci.

Ragno giallo comuneTetranychus urticae (Koch)

Ciclo biologico e comportamentoÈ una specie tipica delle colture orti-cole e sverna come femmina feconda-ta, di forma ovale e globosa lungacirca 0,5 mm, sotto la corteccia o allabase delle piante. La forma svernanteè di colore rosso arancio, quella esti-va da giallo-verdastra, con macchiescure ai lati del dorso, a rosso-aran-ciata. I maschi sono piriformi, all’ini-zio di color giallo verdastro poi gial-lo rossastro, anch’essi con le macchielaterali scure, ma meno evidenti diquelle della femmina.Alla ripresa del ciclo vegetativo, leprime generazioni non si sviluppanoin misura consistente sulla vite macon maggiore frequenza su pianteerbacee (erbe infestanti); dal mesedi giugno le popolazioni possonomigrare dalle erbe infestanti allefoglie della vite. Nel corso dell’esta-te possono compiersi 7-8 generazio-

ni. La presenza delle colonie sullapagina inferiore delle foglie vieneevidenziata dall’abbondante produ-zione di seta, diffusa su gran partedel lembo fogliare, che assume unaspetto grigiastro.

DanniLe foglie colpite presentano areegiallastre che possono disseccare;attacchi prolungati possono provo-care la caduta anticipata delle fo-glie. La presenza di un fitto intrec-cio di fili sericei, al di sopra dellearee necrotiche, consente di distin-guere gli attacchi di T. urticae daquelli di E. carpini e di P. ulmi. InItalia settentrionale la specie è dirado dannosa alla vite.

Nemici naturali dei TetranichidiGli Acari Fitoseidi rappresentano ilpiù importante fattore di controllobiologico dei Tetranichidi e degliEriofidi, nonché, talvolta, deiTisanotteri fitofagi (il tripide dellavite, Drepanothrips reuteri). Alcunespecie di Fitoseidi sono in grado disopravvivere e di mantenere elevatepopolazioni anche se gli acari dan-nosi sono rari, poiché possono nu-trirsi di prede alternative, pollini,melate e funghi.Nei vigneti dell’Italia settentrionalesono particolarmente diffuse trespecie: Kampimodromus aberrans(Oud.), Amblyseius andersoni (Chan-t), Typhlodromus pyri Scheuten.T. urticae.

Gravi danni da Ragnetto giallo su foglia divitigno a bacca bianca.

Danni da Ragnetto giallo.

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L’A. andersoni, resistente a numerosiinsetticidi e anche ai ditiocarbam-mati, non è sempre affidabile nelcontenere le pullulazioni di Te-tranichidi. Il T. pyri è presente soloin alcune aree del Veneto.La specie più affidabile è K. aber-rans, che rimane abbondante nei vi-gneti anche se le prede sono scarsee previene, pertanto, pullulazioni diTetranichidi ed Eriofidi. La specie èsensibile ad insetticidi e ditiocar-bammati e scompare in vignetimolto trattati.I Fitoseidi possono diffondersi, co-me le loro vittime, lasciandosi tra-sportare dal vento; il trasporto atti-vo è limitato, alcune specie (A. an-dersoni), diffuse anche sulla vegeta-zione spontanea, possono migraredal terreno alla chioma o viceversa.

Controllo dei TetranichidiLe principali cause di pullulazionedegli acari sono legate alla ridottaattività predatrice dei Fitoseidi edegli altri predatori, a causa degliinterventi con prodotti fitosanitari.Alcuni fungicidi, se impiegati ripe-tutamente, possono risultare piùdistruttivi sulla fauna utile di occa-sionali trattamenti insetticidi.Anche gli anticrittogamici con azio-ne secondaria acaricida (acarofre-nante), quale il dinocap, in unprimo tempo contribuiscono a con-tenere i Tetranichidi, ma essendotossici per i Fitoseidi, provocano poipullulazione all’insorgere di popola-zioni di acari fitofagi resistenti. IFitoseidi, una volta eliminati, pos-sono impiegare anni per ricolonizza-re i vigneti; nel frattempo gli acarisono tenuti a freno prevalentementeda insetti predatori sui quali agisco-no negativamente numerosi insetti-cidi. Tra gli anticrittogamici tossiciper i Fitoseidi, vanno compresi iditiocarbammati (mancozeb, meti-ram) e il dinocap, anche se le recen-ti riformulazioni degli stessi prodot-

ti fitosanitari hanno effetti menotossici nei confronti dei fitoseidi. Lozolfo è ben tollerato dai fitoseidianche se nel periodo estivo, contemperature elevate, può risultaretalvolta molto tossico.Per quanto riguarda l’effetto degliinsetticidi sui Fitoseidi è difficilefornire indicazioni precise, data lavariabilità delle specie predatricipresenti nei vigneti, degli ambientidi coltura e dei programmi di difesafitosanitaria realizzati negli anniprecedenti.

Introduzione di FitoseidiI Fitoseidi, in particolare K. aber-rans, se non sono ostacolati, man-tengono i Tetranichidi al di sottodella soglia di intervento. Nei vigne-ti in cui risultano assenti, sia neicontrolli estivi sulla vegetazione sianei controlli invernali sulle corteccenei tralci di due o più anni, è possi-bile reintrodurli nel periodo inverna-le. La tecnica più semplice consistenel prelevare i tralci di due anni,appena potati, da vigneti nei qualisono presenti numerosi Fitoseidisvernanti e legarli sulle viti riceven-ti già potate; essi abbandonano illegno che rinsecchisce e passano sulnuovo ospite. Se i Fitoseidi nonsono ostacolati da prodotti fitosani-tari tossici, gli acari dannosi vengo-no contenuti sin dal germogliamen-to. È consigliabile introdurli già dalsecondo anno di impianto, i tralcipossono essere infissi nel terreno acontatto con le giovani viti. Nelcorso della stagione vegetativa èanche possibile utilizzare la vegeta-zione eliminata con la potaturaverde, se in presenza di numerosiFitoseidi.

Soglie di interventoe tecniche di campionamentoLa soglia di intervento che consentedi prevenire anche danni “estetici” è10 acari/foglia per P. ulmi (anche 20

al germogliamento) e 6-10 per E.carpini. In assenza di predatori sidovrà intervenire con acaricidi spe-cifici. Per decidere se trattare omeno, si procederà ad un controllonel vigneto per valutare il livellodella popolazione (media di acariper foglia), su un numero limitato dicampioni contando i Tetranichidifacilmente visibili con lente contafi-li, ovvero le “forme mobili”, presen-ti sulla foglia mediana di un germo-glio posto vicino al ceppo di vitidistanti tra loro. Il numero minimodi foglie da osservare, nell’ambito diun vigneto omogeneo per vitigno,trattamenti, pratiche colturali eforma di allevamento, è stimato in50 foglie/ha.

Controllo integrato dei TetranichidiÈ opportuno intervenire quando, inassenza di un controllo biologico, iTetranichidi hanno superato lesoglie di intervento indicate. Perrispettare i predatori è consigliabileimpiegare acaricidi selettivi qualiclofentezine, esitiazox, fenazaquin,fenpirossimate, tebufenpirad, in at-tesa di ripristinare un duraturo equi-librio biologico attraverso una razio-nalizzazione della difesa fitosanita-ria. Le soglie riportate non solo con-sentono di evitare danni economicima prevengono altresì diffuse alte-razioni cromatiche dell’apparatofogliare.

In estrema sintesi, la lotta controgli Acari della vite si esegue, fonda-mentalmente, in modo indiretto evi-tando trattamenti errati che nefavoriscono lo sviluppo. La lottadiretta va quindi eseguita solo incaso di necessità.

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15. - G. Grappoli (infiorescenze) separati.

15. - I grappoli (infiorescenze) si ingrandiscono, ibottoni fiorali sono ancora agglomerati.

16. - Otto, nove foglie distese.

17. - H. Bottoni fiorali separati.

17. - Grappoli (infiorescenze) completamente svilup-pati. I bottoni fiorali si aprono.

18. - Da 11 a 12 foglie distese.

23. - I. Piena fioritura.

19. - Inizio della fioritura. I primi cappucci fiorali(caliptre) si separano dalla base dell’ovario.

21. - Fioritura un po’ più avanzata, il 25% dei cap-pucci sono caduti.

23. - Piena fioritura, il 50% dei cappucci sono caduti.25. - Fine della fioritura, l’80% dei cappucci sono caduti.

9 giugnodata media

per il vitigno Merlot

FASI FENOLOGICHE DELLA VITE01. - A. Gemma invernale.

01. - Dormienza invernale: le gemme d’inverno passanoda puntute ad arrotondate, sono brune o brunoscure secondo il vitigno; le brattee (squame) dellegemme più o meno serrate secondo il vitigno.

02. - B. Rigonfiamento della gemma.

02. - Rigonfiamento della gemma: le gemme si svi-luppano all’interno delle brattee.

03. - Gemma cotonosa: protezione cotonosa, bruna,ben visibile.

05. - C. Punta verde.

05. - Germogliamento della gemma: giovane germo-glio verde, ben visibile.

06. - Distanziamento delle foglie.

07. - D. Prima foglia visibile, distesa.

07. - Prima foglia visibile, distesa e ben separatadall’asse del germoglio.

09. - E. Due, tre foglie distese.

09. - Due, tre foglie distese.

12. - F. Cinque, sei foglie distese. Infio-rescenze visibili.

12. - Cinque, sei foglie distese. Infiorescenze visibili.

16 Apriledata media

per il vitignoMerlot

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29. - J. Acini della dimensione di un granodi pepe.

27. - Allegagione. Le giovani bacche incomincianoad ingrossare. I residui fiorali sono caduti.

29. - Acini della dimensione di un grano di pepe. Igrappoli assumono una posizione orizzontale.

31. - K. Acini della dimensione di un piccolopisello.

31. - I grappoli pendono.

33. - L. Chiusura del grappolo.

33. - Chiusura del grappolo.

35. - M. Invaiatura.

35. - Inizio invaiatura. Le bacche diventano trasluci-de o si colorano.

36. - Metà invaiatura (il 50% delle bacche assume lecaratteristiche sopra citate).

37. - Fine invaiatura.

12 agostodata media

per il vitigno Merlot

38. - N. Maturazione.

38. - Le bacche sono pronte per la raccolta.

22 settembredata media

per il vitigno Merlot

43. - O. Inizio della caduta delle foglie.

41. - Dopo la raccolta, fine della maturazione deitralci.

43. - Inizio della caduta delle foglie.47. - Fine della caduta delle foglie.

La cifra indica la fase fenologica secondo Eichorn et Lorenz. La lettera indica la fase fenologica secondo Baggiolini.

Il dato medio indicato per il vitigno Merlot è il risultato di 30 anni di rilievi presso le collezioni ampelografiche dell’IstitutoSperimentale per la Viticoltura di Conegliano (TV).