6 Donna #9

24
Società Quando il potere è donna Moda I classici cambiano look Ambienti Nuova filosofia d’arredo viaggi L'altra faccia dell'Iran Inchiesta: L’Alzheimer corre contro il tempo

description

Inchiesta: viaggi Società Quando il potere è donna I classici cambiano look Nuova filosofia d’arredo L'altra faccia dell'Iran

Transcript of 6 Donna #9

Page 1: 6 Donna #9

SocietàQuando il potere è donna

ModaI classici cambiano look

AmbientiNuova filosofia d’arredo

viaggiL'altra faccia dell'Iran

Inchiesta:

L’Alzheimer corre contro il tempo

Page 2: 6 Donna #9

4 Personaggio del mese• Stefania Creatura giornalista autrice

di un docu-film sul premier

5 Attualità• Violenza su donne e bambini

2 o t t o b r eduemiladieci

ditoriale

di ANNA RUSSO

Mi piacerebbe, ogni tanto,scrivere un editoriale che parlisolo di donne che hannorealizzato i propri sogni. Donne le

cui aspirazioni, legittime, sisono concretizzate in un lavorosoddisfacente, donne chetrovano riparo e conforto infamiglie, degne di essere

definite tali, donne su cui siriversano le aspettative di tantiuomini ed altrettante donne.Vorrei poter raccontaresempre, così come accade inquesto numero nella rubrica“Ad personam” di Micky DeFinis, di donne giunte ai

vertici della carriera comeè accaduto per Emma

Marcegaglia e come staaccadendo a Susanna Camusso,

che a novembre, scaduto ilmandato di Guglielmo Epifani,

sarà eletta nuovo SegretarioGenerale della CGIL. Una verarivoluzione nel mondo del lavoro incui, per la prima volta nella storia,

due donne si ritroveranno asedere al tavolo più importante

delle trattative, una di fronteall’altra, a difendere interessi

contrastanti quali possono esserequelli degli industriali e deilavoratori.

Confindustria contro il“Sindacato” per antonomasia, laCGIL, primo sindacato libero natocome frutto della Resistenza e dellaLiberazione dopo la parentesifascista, durante la quale erano statesciolte le associazioni operaieprecedenti. Un braccio di ferrofortemente sentito negli ultimi mesi,segnati da una crisi economica cheha, gioco forza, inasprito i rapportitra operai e “padroni”(permettetemi la crudezza deltermine). Uno scontro alla pari tradue donne chiamate arappresentare due folte schierecostituite, e qui l’interessanteparadosso, soprattutto da uomini.

Vorrei parlare solo di questo,dicevo, ma, come tante altre volte,non è possibile. Non lo è perchél’attualità cede il passo alla cronacache si tinge di nero. E la famiglia, dariparo sicuro, diventa l’altare delsacrificio riparatore. Perché èquesto che sembrano essere stati gliomicidi di Sarah Scazzi e LeaGarofalo: vite stroncate per punireun’onta subita. Nel primo caso (manaturalmente è ancora tutto dadimostrare) la punizione arriva perimpedire che una molestia sessualeavvenuta in ambito familiare diventipubblica, nel secondo colpisce unacollaboratrice di giustizia che hainfranto il patto per la vita di chi èlegato alla ‘ndrangheta. E come neirituali più macabri, non c’è altromodo per lavare l’onta, se non con ilsangue di chi ha peccato. Sarahstrangolata e gettata in un pozzo,Lea rapita e uccisa dal suo excompagno. Per lo stato didecomposizione del giovane corpo,alla madre di Sarah è statosconsigliato di vederne il cadavere.Per i familiari di Lea questopotrebbe neppure essere motivo didiscussione: il suo corpo è statosciolto nell’acido. Non c’è più.

sommario

6 Inchiesta• Tutti i volti della demenza

8 Società• “Ad Personam”

di Micky de Finis

10 Bellezza• Belle per sempre

11 Moda• I classici cambiano look

12 Mondo Bimbi• Liberi di Creare

14 Arte• Arteterapia per esprimere fuori

il proprio “sentire dentro”

15 Architetto• Open Door

vuoto e libertà senza confini

16 Cucina• Verza, un ortaggio di stagione

dalle tante virtù benefiche

17 Rubriche

21 Piante• I fiori dell’autunno

22 Viaggi• L’altra faccia dell’Iran

23Salute• Prevenzione è vita

Page 3: 6 Donna #9

3o t t o b r eduemiladieci

Page 4: 6 Donna #9

4 o t t o b r eduemiladieci

Giovane e di grandiaspettative, Stefania Crea-tura è una giornalista fog-giana che ha realizzato lavideo-inchiesta “Le dame eil cavaliere”, coordinata daFranco Frasassi insieme adAndrea Annessi Mecci,Andrea Petrosino e LuisaSgarra. Si tratta di un do-cu-film, prodotto dalla Te-lemaco, che racconta me-diante testimonianzeinedite, intercettazioni eregistrazioni ambientali, levicende pubbliche e priva-te del Presidente del Con-siglio Silvio Berlusconi,dalle feste a Palazzo Gra-zioli agli scontri con la exmoglie Veronica Lario,scandali e sexy-gate con-densati in 110 minuti.

Il docu-film raccontaquello che accade dentro e fuori le “stanzedel potere”. Vicende di cui si è parlato am-piamente, sia in tv che sulla carta stampata.Cosa c’è di nuovo nel vostro lavoro?

Noi facciamo il punto su una situazione al-la quale - ahimé - ci siamo assuefatti anzichéindignarci. Dimostriamo come l’attenzioneverso giovani donne piacenti (alle quali siconcedono favori di ogni genere, dal ruolo inuna fiction alle nomine in politica) possa gra-vare sul nostro Paese. La novità della nostrainchiesta sta nella forma e nella sostanza: è unfilm vero e proprio, con una colonna sonora,una sceneggiatura dinamica, un montaggioincalzante e pillole di ironia. Amara però.Inoltre, non credo si sia parlato ampiamentedi tutte le vicende raccontate nel film. Pensoall’intervista rilasciata da Antonello Zappadu,il fotoreporter dello scandalo di villa Certo-sa, oppure ai “trappoloni” tesi a chi volevaindagare sul rapporto tra il premier e la gio-vanissima Noemi Letizia. Attraverso “Le da-me e il Cavaliere” chiediamo al pubblico di ri-flettere su come sia stato possibile arrivare atale degrado.

Come seistata coinvoltain questo lavo-ro?

Ho iniziatoa lavorare conFranco Fracas-si grazie ad unmaster in gior-nalismo che hoconseguito aRoma. Per megiornalisti sinasce, significaavere una de-terminata for-ma mentis e sa-per filtrarecriticamente larealtà, prescin-dendo dallec o n v i n z i o n ipersonali. Hoiniziato questo

cammino a 20 anni, anche se è una “missio-ne” che sentivo già da bambina, da quandoa 7 anni chiesi ai miei genitori una MeanoBlanca, la mia prima macchina da scrivereelettronica.

Quali sono state le difficoltà incontratenella preparazione del vostro lavoro?

Sono state tante, a livello pratico e psico-logico. Terminato il docu-film abbiamo capi-to che superare le barricate tra noi giornalistiindipendenti e i grandi nomi del circuito me-diatico non sarebbe stato semplice. Il film va-le ed è di interesse pubblico, eppure nessunoha il coraggio di allegare “Le dame e il Ca-valiere” al proprio giornale, nonostante siastato ritenuto inattaccabile da 4 diversi uffi-ci legali. Così abbiamo deciso di stampare lecopie del film autofinanziando il tutto, e ab-biamo iniziato a pubblicizzarci tramite la no-stra pagina Facebook che, ad oggi, conta ol-tre 18.000 sostenitori.

Se dovesse passare la cosiddetta “leggeBavaglio”, però, il vostro docu-film verreb-be messo al bando…

Si, ma noi non smetteremo di difendere la

libertà d’informazione e il nostro film. An-che la stampa estera ne ha parlato, primitra tutti El Paìs e il Sunday Times, prece-duti da L’Unità, il Manifesto e poi L’Espres-so e Repubblica. Siamo diventati un pic-colo caso editoriale e chi ci sta aiutando,acquistando e promuovendo il film, stadando una mano alla democrazia e allalibera informazione.

Alla fine del film sono riportati i no-mi di chi, per paura o per reticenza, nonha voluto rilasciare dichiarazioni sul-l’argomento. Quanto può essere peri-coloso il silenzio?

Il silenzio e l’apatia sono colpevoli quan-to coloro che appoggiano questo sistema. Lalista di nomi che compare alla fine del filmha un duplice scopo: innanzitutto quello del-la trasparenza dell’informazione. Era giustorendere pubblico l’elenco tutti quelli che - didestra o di sinistra - sono stati interpellati perquesta inchiesta. In secondo luogo dimostra

come il nostro lavoro non sia né fazioso néprivo di contraddittorio.

Maria Grazia Frisaldi

STEFANIA CREATURA GIORNALISTA AUTRICE DI UN DOCU-FILM SUL PREMIER

“Le dame e il Cavaliere” come sesso e potere

condizionano la politica italianaCARTA D’IDENTITÁ

Nome StefaniaCognome CreaturaNata a Foggia Il 26/07/1983Residente a RomaProfessione GiornalistaHobby LeggereLibro Scritti Corsaridi Pier Paolo PasoliniFilm Quarto poteredi Orson Welles

personaggio

“Le dame e il Cavaliere”è reperibile a Foggia alla libreria Ubik,

al costo di 10 euro.

110 minuti per una riflessione sulla storia contemporanea

Page 5: 6 Donna #9

Costruire una rete dei serviziterritoriali e realizzare il Piano di In-terventi Locale per la prevenzionee il contrasto del fenomeno dellaviolenza di genere e contro i mino-ri, previsto dal Programma trienna-le approvato a fine 2008 dalla Re-gione Puglia. E’ l’obiettivo del ciclodi incontri “No alla vio-l e n z ac o n t r odonne ebambini”organizzatidall’assesso-re regionaleal Welfarepresso le 6province pu-gliesi. Durantequesti incontri,a cui hanno par-tecipato gli as-sessori provin-ciali allepolitiche sociali,gli operatori dellaRegione Puglia coinvolti sulla te-matica, gli Ambiti territoriali di zo-na della provincia di riferimento egli organismi locali di parità, l’as-

sessore al ramo Elena Gentile haannunciato che per l’attuazione deiPiani di Interventi Locali, la Regio-ne mette a disposizione2.300.000,00 euro da destinare alpotenziamento dei servizi pubblicie alla costruzione della rete, attra-

verso protocollioperativi, con tuttigli operatori pub-blici e privati. Loscorso 13 ottobreè stata la volta diFoggia. Il proget-to nasce dallaconstatazioneche, per contri-buire alla tuteladelle donnecontro ogniforma di vio-

lenza, perprevenirlae dareuna rispo-

sta a violenza av-venuta, occorre dare sostegno allevittime e ai gruppi a rischio, ma an-che monitorare gli interventi rea-lizzati. E’ essenziale che gli entipubblici a tutti i livelli, ma anche la

popolazione, siano a conoscenzadella portata e delle caratteristichedel fenomeno e delle strutture e iservizi a loro disposizione, in modoche possa essere attivata una vastarete di supporto in caso di bisogno.Per tale ragione la Regione Puglia,attraverso il programma “Daphne”ha censito le strutture attualmenteesistenti nelle varie province. Dalcensimento risultano attivi a Fog-gia: un centro antiviolenza (ne esi-

Per essere

affrontata,

la violenza contro

le donne non deve

essere vista come

un’emergenza

ma come un

problema sociale

5o t t o b r eduemiladieciattualità

Chi era Pietro Giannone?FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA...

Children’s house è il nuo-vo centro linguistico che sor-ge in via Miranda, alle spalledel centro commerciale Mon-golfiera. La sede accogliebambini a partire dai tre annid’età. Il metodo offerto nellascuola parte dal presuppostoche i bambini, specie in età in-fantile, possiedono una“mente assorbente”, riesco-no ad apprendere una linguastraniera in modo del tutto au-tentico, secondo il medesimo processo in cui imparano la lingua ita-liana. Nella Children’s house le attività si svolgono interamente inlingua inglese ed hanno alla base un approccio ludico e multisenso-riale, applicato a contesti pratici basati sul gioco. Quest’ultimo noncome parte della lezione, ma la lezione continuamente informata dalgioco e trasformata appunto in un contesto ludico di apprendimento:nel circolo virtuoso tra gioco e lingua, le regole si apprendono attra-verso la lingua, e la lingua si perfeziona attraverso il gioco. La sede èdotata di due ambienti, il primo multimediale è dedicato ai ragazzidelle scuole medie superiori, il secondo è a “misura di bambino” contavolini, sedie, librerie, carrelli porta riviste e porta pitture, materia-le multisensoriale per l’apprendimento della lingua inglese. Il per-sonale è altamente qualificato in metodologie dei processi di acqui-sizione delle lingue straniere, pedagogia ed è naturalmentemadrelingua inglese.

L’obiettivo della Children’s house è formare bambini bilingue.La loro straordinaria capacità di acquisizione di una o più lingue stra-niere si configura come momento educativo che mira a valorizzare ilfanciullo, formando una personalità decentrata che coglie ogni di-versità come momento di arricchimento.

La Children’s House è a disposizione per ogni informazione o piùsemplicemente per una visita alla sede in Via Miranda,8 (alle spalledel centro commerciale mongolfiera) Tel. 3285539508.

Una scuola d’inglesededicata ai bambini

CHILDREN’S HOUSE

Alla figura di PietroGiannone la città diFoggia ha intitolato, ol-tre che un istituto discuola superiore, uncorso ed un cortile. Ilcorso si sviluppa dapiazza Cavour a piaz-za Maria Grazia Baro-ne, il cortile è delimita-to da via Tenente Iorio,via Rosati, via Pepe edallo stesso corsoGiannone. Ma chi eraPietro Giannone? Di-scendente da una fa-miglia di avvocati (an-che se il padre era unospeziale), fu un filosofo apprezzato del XVIIIsecolo. Nato ad Ischitella (cittadina garganica)nel 1676, compì gli studi di Giurisprudenza aNapoli interessandosi fin da subito alla filoso-fia, in particolare al pensiero di Cartesio. Per-seguito a causa delle sue idee in materia reli-giosa, visse prima a Vienna, poi a Ginevra, dovesi convertì al calvinismo. Attirato con ingannoin Italia, venne arrestato. Morì in carcere a To-rino nel 1748. Giannone deve la sua fama al-l’Istoria civile del Regno di Napoli, tradotta ininglese, francese e tedesco, e ammirata da in-tellettuali come Voltaire, Gibbon e Monte-squieu. Proprio nell’Istoria civile il filosofo as-sunse una posizione critica nei confronti dellareligione a causa della quale fu sottoposto astretti controlli spionistici. Fu la sua visione an-ticlericale a costargli l’esilio. Il tema fonda-mentale dell’ Istoria civile è costituito dalla lot-ta fra lo Stato e la Chiesa, ossia fra il Regno di

Napolie la Cu-ria ro-m a n a .Secon-d oG i a n -n o n e

l’unico a promuovere la civiltà ed il progressoè lo Stato, mentre la Chiesa coincide con il Ma-le assoluto, ed è sempre causa di involuzioneed oscurantismo. Occorre quindi, è categoricoil filosofo, liberare l’autorità laica da ogni in-debita ingerenza da parte della Chiesa. Sul pia-no filosofico, la sua opera più importante è in-vece il Triregno.

A Pietro Giannone sono intitolati vari isti-tuti scolastici anche fuori dal territorio puglie-se, tra cui lo storico Liceo classico Pietro Gian-none di Benevento e quello di Caserta.

Monitoraggio e ampliamento di servizi e strutture

stono 3 a Bari, 2 a Brindisi enella B.A.T., 1 a Lecce e Ta-ranto), 3 case-rifugio specifi-che per le vittime di tratta, 1consultorio ospedaliero, 3equipes multidisciplinari, 1servizio telefonico. Con i suoi9 servizi complessivi, la pro-vincia di Foggia si colloca alsecondo posto, dopo Bari, trale sei province pugliesi.

Tutta la documentazionesul fenomeno è reperibile sulsito www.stopviolence.it, fi-nanziato grazie alla parteci-pazione al progetto europeonell’ambito del programmaDAPHNE.”

Violenza su donne e bambini

La rete delle donne di Foggia per SakinehDIRITTI UMANI VIOLATI

Dalla Regione Puglia un progetto per comprenderecome il territorio tutela le vittime di abusi

”Quasi 140 mila firmatari, tra cui sette Premi No-

bel e due ministri della Cultura. Continua ad allun-garsi l'appello di Repubblica per la scarcerazione diSakineh Mohammadi Ashtiani, la quarantatreenneiraniana condannata alla lapidazione per adulterio econcorso in omicidio. Sembrerebbe quindi inutile ag-giungersi al coro già ragguardevole e autorevole chesi è creato intorno al suo caso. Eppure noi vogliamofarlo perché pensiamo che nessuna voce è piccola oinutile, tanto più quella delle donne da sempre abi-tuate più ad essere dette da altri che a dirsi.

Per noi donne chiedere la liberazione di Sakineh

vuol dire sottolineare e ribadire il desiderio di libertàche attraversa la nostra esperienza personale; vuol di-re rompere con la violenza, quella della forza e dellasopraffazione compulsa di corpi contro altri corpi; vuoldire smascherare il malinteso senso della virilità che cor-re come un filo rosso-sangue e attraversa società edepoche, persone e linguaggi. Perché Sakineh Mo-hammadi Ashtiani? Forse perché ci rappresenta mol-to più di quello che consapevolmente crediamo. Ognivolta che vogliamo sottrarci, che abbiamo paura delsegno della pietra sulla faccia, stiamo colludendo estiamo tradendo il desiderio profondo di libertà.

M. Manuela Dota Titolare Children’s House

Page 6: 6 Donna #9

6 o t t o b r eduemiladieci inchiesta

L’Alzheimer è una patologianeurodegenerativa progressiva perla quale, nonostante le prometten-ti scoperte mediche degli ultimi an-ni, attualmente non esistono tera-pie risolutive. La non curabilità diquesta malattia induce spesso i fa-miliari ad assumere, nel momentostesso in cui la diagnosi viene con-fermata, un atteggiamento di pre-matura rassegnazione, che porta aconsiderare il congiunto come unpaziente da accudire, controllare o,il più delle volte, “sopportare”, a di-scapito delle sue facoltà residueche, non stimolate, decadono velo-cemente.

Le ricerche più recenti, seppu-re con risultati controversi, dimo-strano che proprio nelle fasi inizia-li della malattia è possibile agire sulsuo decorso, rallentando l’evolu-zione della disabilità sia a livello co-

gnitivo che funzionale. Esiste, dun-que, uno “spazio di curabilità” che,associando la giusta terapia farma-cologica a stimolazione ed eserciziripetuti, permette di ritardare il de-clino delle diverse funzioni colpite,migliorando quindi la condizionedell’anziano e, di riflesso, il benes-sere dei familiari e di quanti si oc-cupano di lui.

Gli interventi riabilitativi at-tualmente utilizzati sono moltepli-ci e comprendono tutte le possibilimanifestazioni cliniche delle de-menze, dai deficit cognitivi (me-moria, linguaggio, attenzione) e af-fettivi (depressione, ansia), alledisabilità nelle attività di vita quo-tidiana, fino ai disturbi sensoriali emotori.

Per l’Alzheimer, gli interventicognitivi più utilizzati si basano sul-la stimolazione della Memoria e

dell’Orientamento, funzioni mag-giormente intaccate da questo tipodi demenza. La Terapia di Riorien-tamento nella realtà (ROT), adesempio, cerca di orientare il pa-ziente confuso rispetto alla propriastoria personale, al tempo e all’am-biente, stimolandolo continua-mente con informazioni riguardantiqueste tre aree. Tra gli interventispecifici per la memoria troviamoil Memory Training, che permettedi rafforzare i diversi tipi di memo-ria attraverso l’associazione del da-to da ricordare a persone o oggettiche hanno un significato affettivoper l’anziano e le varie Mnemote-chiche, che costituiscono un ottimoesercizio anche in assenza di pato-logia. Esistono poi diversi tipi di in-tervento che si concentrano sui di-sturbi emotivi e comportamentali,principali fonti di stress per il care-

giver del malato di Alzheimer. Ac-canto alle tradizionali tecniche diRilassamento e alla Terapia Com-portamentale, fanno parte di que-sto gruppo la Terapia Occupazio-nale, la Validation Therapy, laTerapia di Reminiscenza e le ormaidi moda Musicoterapia e Pet The-rapy. Ciò che accomuna questi ap-procci, oltre a un’indiscussa utilitàsul piano cognitivo e funzionale, èl’obiettivo generale di migliorare lacondizione dell’anziano e di chi sene occupa, riducendo i comporta-menti disfunzionali e migliorandoil tono dell’umore, la socializzazio-ne e l’autostima attraverso il coin-volgimento del soggetto nelle atti-vità più diverse, da quelledomestiche, espressive o artistiche(Terapia occupazionale), alla mu-sica e alla cura degli animali, finoad una vera e propria terapia basa-

ta sul ricordo di esperienze piace-voli della propria vita (Remini-scenza).

Questa breve e non esaurientepanoramica è solo un accenno allenumerose possibilità che le cono-scenze attuali offrono nella lottacontro l’Alzheimer. In attesa che iprogressi medici e scientifici per-mettano di sconfiggere definitiva-mente questo male, è confortantesapere che, nel nostro piccolo, qual-cosa è già possibile.

Aurora Martina MeneoPsicologa

RALLENTARE L’EVOLUZIONE DELLA MALATTIA È POSSIBILE

Fondamentale è stimolare memoria e orientamentoL’importanza della riabilitazione

Non ti scordar di meE’ come un interruttore impazzito, che non risponde più ai comandi e

che, pian piano, spegne le luci delle stanze del nostro cervello. Ad una ad una,fino a lasciare il buio. Una mano inesorabile che prende i nostri ricordi e,come dadi, li agita in un gioco perverso e li lancia a caso sul tavolo della vi-ta. L’ Alzheimer confonde le menti, le trasforma e quello che era ieri giure-resti che è oggi, quello che è oggi, semplicemente, non c’è più. Resta la sof-ferenza dei parenti, resta “Una sconfinata giovinezza”, come quella che dàil titolo all’ultimo film di Pupi Avati in cui la struggente storia d’amore tra i protagonisti è, agli occhi del regista, “come unafavola per bambini: Chicca e Lino si amano tanto, ma non sono riusciti ad avere figli: finché Lino non torna bambino, e Chic-ca si trova ad accudire il figlio che non ha mai avuto”. Anna Russo

Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri in“Una sconfinata giovinezza”

Alzheimer: il tunnel dove la memoria si perde. Risuona solo l’eco di ricordi lontani

Quando il presente diventa estraneo

e il passato è l’unico compagno di vita

Da un’analisi della popolazione con piùdi 65 anni, in Puglia, dati ISTAT alla mano,ci sono 45.732 persone affette da demenzadi cui 31.441 malate di Alzheimer. In pro-vincia di Foggia, dei 7.679 casi, 5.279 sonoricollegabili all’Alzheimer. Complice del-l’aumento delle malattie croniche invali-danti, tra cui proprio le demenze, c’è il pro-gressivo invecchiamento della popolazionemondiale. Ma quali sono le cause di tali pa-tologie ed esistono cure appropriate? Lo ab-biamo chiesto al dott. Luigi Ariano, geria-tra degli Ospedali Riuniti di Foggia.

L’Alzheimer è una forma di demenza.Cosa si intende con questo termine?

La demenza è una malattia del cervel-lo che comporta la compromissione pro-gressiva delle funzioni cognitive (quali lamemoria, il ragionamento, il linguaggio, lacapacità di orientarsi, di svolgere compitimotori complessi) tale da pregiudicare lapossibilità di una vita autonoma. Tra i sin-tomi più caratteristici ci sono quelli psichi-ci (ansia, depressione, ideazione delirante,allucinazioni), irritabilità o vera aggressi-vità (più spesso verbale, raramente fisica),insonnia, apatia, tendenza a comporta-menti ripetitivi e senza uno scopo appa-rente, riduzione dell’appetito e modifica-zioni del comportamento sessuale. Allealterazioni delle capacità mentali si asso-

cia una progressiva compromissione dellecapacità di vita autonoma. Nelle fasi inizialisi assiste al deterioramento delle funzionicomplesse quali saper usare il denaro, uti-lizzare i mezzi di trasporto e di comunica-zione, gestire la casa ed assumere corretta-mente i farmaci. Con la progressione dellamalattia vengono compromesse anche leattività quotidiane di base (igiene persona-le, abbigliamento, mobilità, continenza).Nelle fasi avanzate compaiono complican-ze quali cadute, malnutrizione ed infezio-ni che possono essere fatali per il paziente.La forma più diffusa di demenza è la ma-lattia di Alzheimer.

E’ difficile diagnosticarla?Non è facile riconoscere i primi segni

della malattia anche perché è diffusa l’opi-nione che l’invecchiamento si accompagniinesorabilmente alla perdita di memoria equindi la diagnosi spesso viene fatta quan-do la malattia è avanzata. Alla comparsadei primi sintomi è importante rivolgersi aCentri esperti come le Unità di Valutazio-ne Alzheimer.

Esiste una cura per l’Alzheimer?Purtroppo, ad oggi, non esiste una te-

rapia in grado di guarire la demenza. Alcu-ni farmaci possono rallentare il decorso emigliorare i disturbi del comportamento,ma è importante che la terapia farmacolo-

gica sia associata ad un trattamento di tiporiabilitativo cognitivo e comportamentaleper meglio controllare i sintomi e rallenta-re il decorso della malattia. La strada piùbattuta dalla ricerca è quella dei vaccini.Essendo l’Alzheimer un accumulo di unasostanza tossica, l’amiloide, che distruggei neuroni, si sta tentando di creare un vaccinocapace di ripulire da questa sostanza. E’ an-cora però in fase sperimentale.

Ed una predisposizione genetica allamalattia?

Spesso, quando in famiglia esistono ca-si di Alzheimer, si ricorre alla mappa gene-tica per verificare la presenza di eventualimutazioni genetiche. E’ probabile che il fi-glio di un genitore affetto da Alzheimer pos-sa avere le stesse mutazioni genetiche, maquesto non significa che avrà la stessa ma-lattia del padre. Non è dimostrato che chiabbia mutazioni genetiche si ammali diconseguenza.

Quindi non si può prevedere?Assolutamente no. Attualmente non si

conosce neppure la causa vera della ma-lattia. Oggi si conoscono solo i fattori di ri-schio come l’ipertensione, il diabete, il co-lesterolo, ma ripeto, non esiste un nessopreciso di causa-effetto. Altri fattori sono lemutazioni genetiche, i trauma cranici e lascolarità. Sembra infatti che chi allena il cer-vello di più di altri attiva più neuroni e neha a disposizione un numero maggiore se

aggredito dalla malattia, ma si tratta di ipo-tesi non confermate.

A che età si manifesta?Di solito intorno ai 50 anni.Si muore di Alzheimer o di compli-

canze?Si muore di Alzheimer che a sua volta

crea complicanze come disfagia, polmini-te, piaghe da decubito. Di solito la malattiasi protrae per 10 – 12 anni, ma esistono for-me, soprattutto nelle persone più giovani,molto aggressive che portano al decesso an-che in 4-5 anni.

Quanto è importante l’assistenza?E’ fondamentale nella gestione sia del-

la patologia che delle sue complicanze. Perquesto il familiare coinvolto in prima per-sona nella cura, deve avere adeguate co-noscenze sulle manifestazioni della malat-tia e sul loro trattamento. Al tempo stesso èperò essenziale che, in caso di bisogno, pos-sa avere un supporto sanitario e socio-eco-nomico da parte dei servizi presenti sul ter-ritorio.

A chi è possibile rivolgersi?A Foggia esistono tre U.V.A. (Unità di

Valutazione Alzheimer), due ai Riuniti eduno all’istituto Don Uva (quest’ultimo è piùspecializzato in tema di Riabilitazione): sitratta di centri in grado di fare una diagno-si precoce e corretta e di assegnar un trat-tamento adeguato.

a.r.

Il parere del geriatraTutti i volti della demenzaDiagnosi e cura. Il punto sulla ricerca

Page 7: 6 Donna #9

Quando si scopre di avere unfamiliare o un amico malato di Al-zheimer, prima ancora di metabo-lizzare dolore e dispiacere, si piom-ba nella disperazione enell’impotenza. Come interveniree come comportarsi di fronte a que-sta malattia neurodegenerativa dicui molto c’è da sapere e di cui an-cora si ha paura di parlare? E’ que-sta una delle domande poste conpiù frequenza al Punto d’ascoltodell’associazione Alzheimer “San-ta Rita” di Foggia, nata dieci annifa con l’intento di offrire aiuto, con-forto e sostegno (morale, materia-le, legale e psicologico) ai malati ealle loro famiglie. Il centro è attivonel capoluogo dauno con due spor-telli presenti in via Lucera, 110 e invia Urbano, 33.

“Oggi per mancanza di risorsee di capacità politica – spiega Vin-cenzo Cipriani, presidente dell’as-sociazione “Santa Rita” - migliaiadi famiglie colpite dall’Alzheimersono letteralmente abbandonatedalle istituzioni, che non sono ingrado di dare risposte adeguate edhanno come unico conforto solo

l’attività delle associazioni Alzhei-mer che, nel loro piccolo, informa-no, sostengono e accompagnano lefamiglie nel difficile e lungo per-

corso della malattia. L’Alzheimer –continua Cipriani - conta 1 milionedi malati in Italia e 5mila solo nellanostra Provincia, eppure, al mo-mento, in termini di assistenza c’ègrande confusione, a causa del gra-ve vuoto in materia, da parte dellapolitica e delle istituzioni”.

La mission dell’associazione“Santa Rita” è quella di colmare,

nei limiti del possibile, tale vuotooffrendo aiuto e supporto ai malati,alle loro famiglie o a chi li assiste,in maniera diretta o attraverso unalinea telefonica (0881.748824) atti-va 24 ore su 24.

L’associazione, quindi, si ponecome anello di congiunzione tra lefamiglie e le strutture di riferimen-to, creando una impalcatura di so-stegno necessaria per affrontare illungo corso (in media dieci anni)della malattia, offrendo tutte le in-formazioni necessarie per salva-guardare sia il malato che la fami-glia stessa dall’isolamento sociale.

I volontari dell’associazione,che riunisce professionisti in campomedico, legale e psicologico, offro-no consulenze gratuite di vario ge-nere per preparare la famiglia a co-noscere e affrontare, conconsapevolezza e coscienza, il ca-rico dell’assistenza al malato di Al-zheimer. Il principale problema ri-scontrato dalle famiglie, infatti, è lamancanza di assistenza domicilia-re integrata, che oggi grava perl’80% sulle famiglie, sia in terminipsicologici che economici, per una

spesa media di circa 30.000 euro al-l’anno.

“Mentre esiste già la possibili-tà di una ospedalizzazione tempo-ranea (Centro di Riabilitazione) econtinua (lungodegenza nelle Re-sidenze Sanitarie Assistite), utili ri-spettivamente nella fase iniziale e fi-nale della malattia – continuaCipriani - manca un centro diurno incittà dove poter accogliere quoti-dianamente i malati di Alzheimer,rispondendo concretamente a duediverse necessità: da una parte al-leviare parzialmente le famiglie dalcarico dell’assistenza continua, edall’altra rallentare il percorso de-generativo della malattia, attraver-so una serie di attività programma-

te, dalla musicoterapia alla conser-vazione della propria biografia, dal-l’orticultura ai semplici beneficiscaturiti dall’esercitare una vita so-ciale controllata”. Per Cipriani, ènecessario risvegliare in tutti il sen-so della dignità della persona e del-la solidarietà. Per questo, l’associa-zione “Santa Rita” ha sottoscrittoun Patto d’Aiuto con la FIMMG(Federazione Italiana Medici diMedicina Generale) e le Acli che,sulla base delle specifiche e rispet-tive linee programmatiche e diazione, hanno deciso di dar vitanella provincia di Foggia ad unainiziativa di rete e di prossimità coni soggetti affetti dalla malattia.

Maria Grazia Frisaldi

7o t t o b r eduemiladieciinchiesta

LA STORIA DI TERESA: “MIO PADRE AFFETTO DA ALHEIMER

Il dramma di non essere riconosciuti e ledifficoltà nel gestire la vita quotidiana

Da dieci anni a Foggia, l’associazione “Santa Rita” è un interlocutore prezioso per migliaia di famiglie

Il presidente Vincenzo Cipriani: “C’è confusione, le istituzioni non riescono a dare risposte concrete”

“Il malato diventa un’altra perso-na. Ad un certo punto della vita nonconosce più il coniuge, i figli, i ni-poti, vive in un mondo tutto suo, im-magina cose che in realtà non esi-stono e a noi parenti non è datosapere come si vive in quel mon-do”. E’ il racconto di Teresa che conl’Alzheimer ha imparato a fare iconti quando il padre, Giuseppe, siammalò della terribile, silente ma-lattia del non ritorno. “Mio padreera anziano ed aveva altre proble-matiche per cui il suo calvario è du-rato circa cinque anni, ma ci sonopazienti che convivono con la ma-lattia per oltre quindici anni”. Laprima persona che Giuseppe ha di-menticato è stata sua moglie. “Ungiorno ha chiesto a mia madre chifosse. Lei inizialmente pensava chescherzasse. ‘Ma come, non ti ricor-

di?’ gli diceva e gli mostrava le fotodi loro due insieme. Lui sembravaconvincersi, ma poi ricominciava araccontare che la moglie lo avevalasciato, che era andata via di casa.Semplicemente rifiutava di vederenella donna che gli stava accantola stessa che tanti anni prima avevasposato”. Il padre di Teresa era in-fatti ossessionato dalla foto che li ri-traeva nel giorno del matrimonio.“Voleva mia madre così come l’ave-va sposata. Poi ha dimenticato ca-sa sua. Non ricordava di essere vis-suto lì negli ultimi cinquant’anni.Voleva tornare nella casa dove eranato e cresciuto. Stava regredendoa quella che era la sua vita di tantotempo fa”. All’esordio della malat-tia Teresa lo seguiva in auto per ti-more che perdesse l’orientamentoe non riuscisse più a rientrare. Poi gli

ha impedito di uscire da solo. Ementre il padre diventava giornodopo giorno una persona diversada come l’aveva conosciuta lei, so-no nati i problemi di gestione dellavita quotidiana. “Il fatto è che il ma-lato non controlla più gliistinti, diventa aggressivo,non distingue più il giornodalla notte. Può aprire laporta, correre per le scale,urlare di notte. Gestirequei momenti è difficilissi-mo. Mia madre si spaven-tava. E’ una malattia lun-ga, subdola e quando lascopri, comincia per tuttiun grande calvario. Il malato di Al-zheimer è una persona che ha bi-sogno di aiuto per mangiare e faretutte le cose quotidiane. Devi ge-stire materialmente la sua vita quo-

tidiana senza dimenticare i tuoi do-veri con gli altri membri della fa-miglia. In queste situazioni il temponon basta mai. Devi pensare a mil-le cose. L’unico lusso che mi sonopresa in quegli anni è stata la bota-

nica. Riuscivo a rilassarmi e a nonpensare solo quando ero sul terraz-zo e mi prendevo cura delle miepiante”. Teresa ha perso suo padreun anno e mezzo fa. Aveva 79 anni

ed è morto per complicanze pol-monari. Di lui ha un insieme di ri-cordi, ma quello che non riesce a di-menticare è la sofferenza degliultimi giorni. “Ho sempre l’imma-gine di lui steso nel letto di ospeda-le. Non riesco e non voglio dimen-ticarlo. Non è vero che passa iltempo e dimentichi. Ti manca sem-pre. E’ difficile andare nella casadove lo hai sempre visto e non tro-varlo più. Tante volte ho pregatoche mio padre morisse perché lo ve-devo soffrire ma poi mi rendevoconto che lo amavo ancora di più,proprio nella sua fragilità”. Rima-ne il timore che la malattia possaessere trasmessa geneticamente.“La sorella di mio padre ha la stes-sa patologia. C’è sempre l’incuboche un giorno possa toccare a meammalarmi”.

Malattia del non ritorno

E’ il volontariato l’impalcatura di sostegno per famiglie e malati

Page 8: 6 Donna #9

AD PERSONAM di Micky de Finis

Sindacalista di trentennale esperienza e velista dicomprovata abilità, Susanna Camusso (milanese, clas-se 1955) dal prossimo novembre sarà alla guida di unatra le associazioni maschili per definizione, il più gran-de ed antico sindacato italiano, la GCIL. Per la primavolta nella storia del sindacato ci sarà una donna a ri-coprire il ruolo di segretario generale - succedendo aGuglielmo Epifani, in carica dal 2002 – e ad attender-la ci saranno 6 milioni di iscritti, 8 anni di duro lavoroed una congiuntura economica pesantissima, aspettiche la Camusso dovrebbe essere in grado di fronteg-giare considerando che il suo impegno come sinda-calista è iniziato prestissimo, a vent’anni, durante glistudi per la laurea – non conseguita – in archeologia;e così sono seguiti trentacinque anni di militanza, finoa quando Sergio Cofferati l’ha portata alla segreterialombarda e poi Guglielmo Epifani a quella confederalenel 2008, facendola già studiare da leader. Un percor-so di tutto rispetto per colei che viene già consideratala risposta operaia alla Confindustria di Emma Mar-cegaglia, altra rara donna ai vertici.

Laurea con lode in Economia Aziendale alla Boc-coni nel 1989, un MBA (Master in Business Admini-stration) presso la New York University negli USA, in-gresso nella confederazione degli industriali all’età di21 anni e consigliere e amministratore delegato in-sieme al fratello nell’azienda di famiglia, la Marcega-glia s.p.a., colosso della lavorazione dell’acciaio. An-che nel caso di Emma Marcegaglia, nominata aPresidente di Confindustria per il quadriennio 2008-2012, si è trattato della prima donna a ricoprire tale in-carico in 98 anni di storia dell’associazione.

“Finalmente” diranno in molte, due donne ai ver-tici una del sindacato, l’altra di Confindustria, non èuna “coincidenza” che capita spesso in Italia, Paesedove notoriamente l’occupazione e la leadership fem-minili non decollano. A lavorare è solo il 46% delledonne e la loro partecipazione ai CdA delle societànon arriva neanche al 4% contro una media europeadell’ 11%. Dati alla mano, verrebbe dunque da mera-vigliarsi delle posizioni di rilievo raggiunte dalla Ca-musso e dalla Marcegaglia dalle quali, in qualità dimosche bianche nel panorama italiano, molte donne

si aspettano grandi cose, grande intesa e grandi col-laborazioni, in altre parole, un qualche segnale percontinuare quella rivoluzione delle pari opportunitàche sembra essersi un po’ incartata.

Purtroppo, da noi invece accade – a differenza de-gli altri Paesi - che sono le italiane stesse a non esserein grado di fare sistema, di mettersi d’accordo, nep-pure quando hanno raggiunto posti di potere; mancauna coalizione pro donne nella classe dirigente che siimpegni concretamente per creare pari opportunitànel mondo del lavoro, un’èlite capace di promuovereazioni mirate e di fare pressione sulle decisioni politi-che. Quindi, la questione va ben oltre superficiali con-siderazioni sulla parità uomo-donna o sulle quote ro-sa.

Il punto è piuttosto: ci conviene escludere la forzalavoro femminile dai posti di comando della politica,dell’economia, dell’informazione, della magistratura,della società e dell’informazione del nostro Paese? Tra-lasciando aspetti ideologici e convinzioni femministesui quali ormai tutto è stato detto, quanto ci costa que-sta “emarginazione” in termini economici? Siamo l’ul-timo Paese in Europa – con l’eccezione di Malta – infatto di partecipazione delle donne al mondo del la-voro dal un punto di vista quantitativo; ciò significache l’obiettivo posto dalla Strategia di Lisbona (pro-gramma di riforme approvato dalla UE nel 2000) cheimpone il raggiungimento di un tasso di occupazionefemminile del 60% entro il 2010, in Italia verrà disat-teso con pesanti ripercussioni sotto svariati punti divista.

Recenti studi della Goldman Sachs hanno addirit-tura dimostrato che se si superasse il divario uomo-donna nel panorama economico italiano, il PIL nazio-nale aumenterebbe al 22%, diventando il più alto ditutt’Europa; basti pensare al collegamento logico se-condo il quale più donne lavorano, più cresce la ri-chiesta di servizi, l’aumento della domanda rende-rebbe necessari ulteriori posti di lavoro che a loro voltaridurrebbero il rischio di ristrettezze economiche perle famiglie; ciò permetterebbe alle coppie di mettereal mondo più figli andando a attenuare altresì il pro-blema dell’invecchiamento della società. Questo a di-mostrazione del fatto che l’incremento dell’occupa-zione femminile non solo fa crescere le aziende maanche la società e le economie dei Paesi che puntanosu tale risorsa.

Nella maggior parte dei casi, in Italia l’ostacolo piùgrande all’occupazione femminile è rappresentatodalla maternità. Il 27% delle donne italiane abbando-na il lavoro dopo il primo figlio, colpa di un welfareinesistente che tutela solo in parte le mamme che sitrovano a barcamenarsi tra famiglia e lavoro al qualesottraggono del tempo, con rinunce che i loro colleghimaschi non sono obbligati a fare. A tal proposito RogerAbravanel nel suo libro “Meritocrazia” avvalora taletesi sostenendo che “famiglia e stato sono i responsa-bili della condizione della donna. La famiglia la as-sorbe totalmente e la colpevolizza quando vuole rea-lizzarsi, oltre che come madre e come moglie, anche nellavoro. Lo stato la penalizza con un welfare che pro-tegge i capi famiglia e non incentiva le donne a pren-

dere rischi: la tutelacon congedi di ma-ternità molto più lun-ghi rispetto ad altriPaesi, ma non creagli asili nido e la fles-sibilità sul lavoro.”

E’ con grandisperanze quindi chefacciamo allora unsincero in bocca allupo a Susanna Ca-musso, leader e ma-dre, sindacalista efemminista convintadalla quale aspettia-mo qualche segnaleche qualcosa puòcambiare, che nonservirà più il lanter-nino per cercaremamme-manager eche l’Italia, si spera,possa finalmentescrollarsi di dossoquella reputazionedi fanalino di coda infatto di pari opportu-nità – nel senso piùampio e corretto deltermine – e puntaresu una concreta Va-lorizzazione delleDifferenze, quelledifferenze che han-no sempre rappre-sentato il nostro prin-cipale fattore divantaggio competiti-vo e che da semprepermettono a noi ita-liani di distinguerciai quattro angoli delglobo.

Quando il potere è donna

Susanna Camusso alla segreteria generale della CGILE’ la risposta operaia alla Confindustria di Emma Marcegaglia

8 o t t o b r eduemiladieci società

EditorePublicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.

Direttore ResponsabileAnna Russo

CaporedattoreAngela Dalicco

Hanno collaboratoMicky de FinisRosa CotugnoMaria Grazia FrisaldiMariangela MarianiSimona GuerreraFrancesca Cascioli

Rubrichearch. Antonietta Ciavarelladott.ssa Cristina Belmontedott.ssa Alessandra D’Apolitodott.ssa Maria Grazia Bellantuonodott.ssa Marilena Tomaiuolodott.ssa Tonia Cafazzodott.ssa Stefania Fariello

Luigia De Vito

RedazioneFoggiaVia Tressanti, I trav. (vill. Artig.)Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19

[email protected]

Impaginazione e stampaPublicentro Graphic

Mensile di attualità e informazione.Registrazione presso il Tribunale di Foggia

n° 2/2002 del 26/09/2002

La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.

Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia

Mi era stato chiesto dall’Editore di pensare a voce alta sul po-tere delle donne. Argomento di grande attualità, molto controver-so, perchè spesso recupera oziose discussioni su vecchi spartiti. In-vero, sono sempre stato convinto dell’assoluta parità tra i sessi, aprescindere dalle valutazioni genetiche che spesso lanciano logi-che di lettura in cui non mi avventurerei, per difetto di competen-za. E giusto per non correre il minimo del rischio, ho preferito gi-rare il tema ad una giovane donna, di grande avvenire e di sicuro

prossimo successo. E’ Francesca Cascioli, foggiana ma ormai ro-mana d’adozione, un bel cervello al femminile di cui presto si par-lerà. E ne sono felice perchè la conosco da bambina. Ora è una don-na che vuol contare. A Francesca lascio dunque il compito di parlareper “6Donna” di Emma Marcegaglia e Susanna Camusso, prossimaguida nazionale della CGIL. Meglio chiedere ad una donna cosasuccede quando il potere è donna. Alla prossima e buona lettura.

Micky de Finis.

DI FRANCESCA CASCIOLISusanna Camussofonte: CGIL.it / Valeria Collina

Emma Marcegaglia

Page 9: 6 Donna #9

9o t t o b r eduemiladiecimoda

Page 10: 6 Donna #9

Indolore e versatile, si presta ad un utilizzovariegato in diversi campi della medicinaTante donne, e anche uomini, al gior-

no d’oggi ricorrono sempre più spessoalla chirurgia estetica nel nome delladea Giovinezza. All’insorgere dei primisegni del tempo, in molti, infatti, intra-prendono una battaglia per eliminare lastanchezza dal viso a suon di bisturi ecliniche private. Esiste però un’alterna-tiva valida e sicuramente meno rischio-sa della chirurgia estetica. La offre l‘aci-do ialuronico. Questa sostanza è unacomponente fondamentale dei tessuticonnettivi dell’uomo e degli altri mam-miferi. Conferisce alla pelle quelle sueparticolari proprietà di resi-stenza e manteni-mento della for-ma. Una suamancanza de-termina uni n d e b o l i -mento del-la pellep r o m u o -vendo laformazionedi rughe edinestetismi. Lasua concentrazio-ne nei tessuti del cor-po tende a diminuire conl’avanzare dell’età.

L’acido ialuronico, infatti, noto per

le sue proprietà idratanti ed anti-age, èuno dei componenti fondamentali deltessuto connettivo ed ha la funzione diconferire alla pelle elasticità. La suamancanza può determinare un indebo-limento ed una ridotta compattezza, conil conseguente formarsi precoce delle

rughe. Ed è in que-sto frangenteche l’acido ia-luronico inter-v i e n ecome”compo-nente cemen-tante”, utileper prevenirel ’ i m p o v e r i -mento del-l’epidermide.

Validi aiuti perun’attività idratante edanti-age sono i prepa-rati all’acido ialuronicoin crema, sieri e sottoforma di integratori.

La particolare strut-tura chimica dona all’aci-

do ialuronico numerosissi-me proprietà che lo rendono

particolarmente utile sia in campomedico che estetico. La sua capacità di

legare acqua ed altre sostanze dà infat-ti origine a gel protettivi, particolar-

mente utiliper la cutee le artico-l a z i o n i .Applica-zioni topi-che e inie-z i o n iperiodichedi questasostanzafavorisco-no il rim-p o l p a -mento deigrassi del-

la pelle che con il tempo perde elastici-tà consentendo, nell’immediato, un vi-sibile miglioramento dell’aspetto este-riore. Gel e creme sono utilizzate per

ricreare volume nelle zone del viso dove,a causa dell’età, si è verificato una sortadi svuotamento o per ridonare armoniaa zigomi e labbra. Le parti trattate recu-perano in breve plasticità e rotondità conun piacevole effetto lifting che elimina ilreticolo delle rughe superficiali. Con ilpassare del tempo ed abitudini di vitasbagliate come alimentazione scorret-ta, fumo e alcool, l’acido ialuronico di-minuisce di concentrazione e nascono iprimi disturbi. Pertanto è usato anchecome integratore in capsule o in busti-ne monodose idrosolubili, da prendere acicli di due o tre volte l’anno. Creato fa-cilmente in laboratorio, non provocaipersensibilità o effetti collaterali.

Simona Felicita Guerrera

10 o t t o b r eduemiladieci bellezza

Acido ialuronico: un valido aiuto contro i segni dell’invecchiamento

Belle per sempre

I mille usi dell’acido ialuronico

Oltre ad essere utilizzato come alleato per la propria bellezza,l’acido ialuronico può avere tante altre proprietà benefiche in di-versi campi:chirurgia otologica l’acido ialuronico viene utilizzato come rige-nerante di membrane timpaniche forate;chirurgia oftalmica per la produzione di lacrime artificiali e in-terventi sul corpo vitreo dell’occhio;artrologia come lubrificante antiflogistico e preservante del li-quido sinoviale delle articolazioni.

Page 11: 6 Donna #9

11o t t o b r eduemiladiecimoda

Beate le quaran-tenni e oltre, perché il

regno della moda apre leporte alla donna moderna edinamica con qualche an-no in più. L’over fa ten-denza. Mentre la rivolu-zione del Plus SizeFashion conquista le pas-serelle, replica provoca-toria ed anticonformistaalla moda grissino, ladonna over 40 finiscesotto i riflettori e diventa

oggetto del desiderio del-le case di moda. La collezione autunno-in-verno 2010/2011 veste conpiacere le ‘over’ con un gu-

sto aristochic. Nelle bouti-que Liolà ad una donna non

si chiede l’età, perché anchemolti anni dopo gli ‘anta’ potràessere moderna e modaiola,senza problemi di taglia. Il

lusso etico 100% Made in Italydal filo al prodotto finito è il co-

mune deno-minatoredi unacollezioneche reinventail classico peruna sophisticated la-dy. I filati in maglia sono indi-scussi protagonisti delle pros-sime due stagioni insieme allenuove tecnologie di stampa a24 colori, che consentono di di-sporre di una infinita gamma dicombinazioni. Il tailleur, completamente rivi-sitato, è frutto di insoliti abbi-namenti, proposti direttamentenelle boutique: il vecchio con-cetto del tailleur due pezzi giàconfezionato è ormai superato.Dallo sport chic all’eleganza dacerimonia, la donna sofisticatae dinamica indossa un panta-lone o una gonna plissettata, eha un cardigan per ogni occa-sione.

Mariangela Mariani

PANTALONI, UN MUSTLinee morbide dalla vita in giù per la donna con i pantaloni, ilcapo a cui non potrà rinunciare per tutto l’inverno. Abbando-

nato il modello a sigaretta, costato fatica a quante hannovisto lievitare i fianchi per l’effetto slim, viene riproposto

il taglio anni ’60, che sfuma la zampa tornata in augequalche anno fa. Comodo, è una garanzia per ogni

donna, perché la sua linea veste bene e copreogni imperfezione. L’alternativa è la gonna

plissè: in maglia, finemente lavorata, e ri-gorosamente fino al ginocchio.

BEIGE, IL COLORE DELL’ANNOIl beige, nelle sue varianti, dal fango al

toffee, è indiscutibilmente il colore pri-mario delle prossime collezioni, ma aveva

fatto la sua comparsa sulle passerelle giànella primavera/estate. Nelle tonalità più

tenui è l’ideale per la maglieria, dal mattinoalla sera. Non poteva mancare il viola, ormai titolare

da più di una stagione, ed il maculato continua ad insinuarsi rivendican-do il suo ruolo di coraggioso alleato della donna più audace. Ma la veranovità è l’ingresso prepotente del rosso, in una calda e accattivante nuan-ce che va alla ricerca del grigio.

IL TRIONFO DEL CARDIGAN Il capo più gettonato è il maglioncinoaperto avanti, indossato come una giacca informale, comodo in ogni occa-sione. La linea Tricot impreziosisce ogni cardigan con inedite applicazio-ni, come le rose lavorate con raffinati tessuti. L’alternativa è la giacca de-strutturata, modello anni ’60 in lana cotta o nell’elegantissimo black andwhite. Sotto la giacca un golfino, semplice per la donna easy chic, o lavorato per la sera.

TEMPO DI PARKA È la ricerca dei particolari a rendere prezioso il parka, irresistibile con gliinserti in pelliccia. Ogni temperatura ha il suo cappotto, dalla versione più leggera fino a quellaper i grandi freddi. Insieme alla mantella, scalderà il prossimo inverno.

BOTTO, SOFISTICATA E CREATIVA Stampe eleganti e uniche, per la donna sofisticata ecreativa della linea Botto. Le stampe floreali, in una gamma di colori più ricca grazie alle nuovetecnologie, rendono unica la maglieria ed i raffinati tailleur. Il jersey o i filati in maglia sono latrama di una tela per un dipinto d’autore, che non passa inosservato.

Tornano i pantaloni larghi

e trionfa il cardigan

La collezione autunno-inverno veste le over 40 con un gusto aristochic

I classici cambiano look

Page 12: 6 Donna #9

12 o t t o b r eduemiladieci mondo bimbi

Lunedì tennis, martedì nuoto, mercoledìinglese, giovedì catechismo e venerdì… crea-tività! Il genitore del bambino perfetto, quel-lo che già viene immaginato come il managerdel futuro, non si accontenta più di crescereun piccolo poliglotta informatizzato e sporti-vissimo. Adesso per essere à la page, un figliodeve anche coltivare talenti artistici: sapersuonare uno strumento musicale o almenocantare, danzare, dipingere.

Questa spinta all’espressione artistica èun fenomeno di moda in continuo aumento,come dimostra il fiorire di scuole di ogni tipo,dal corso di danza del ventre per bambini, al-le più disparate accademie di recitazione, la-vori in cartapesta e chi più ne ha più ne met-ta.

Ma è davvero questo il modo giusto perstimolare la fantasia dei più piccoli?

CREATIVITA’ FA RIMA CON REALTA’

Bisogna innanzitutto capire che cos’è que-sta anelata creatività. Per definirla come fa-rebbe uno psicologo, si può dire che si tratta diuna modalità di relazione con la realtà e con ilproprio mondo interno. In pratica, il bambinoarriva a conoscere la realtà per mezzo del con-fronto fra il suo mondo interiore e il contesto incui si trova. Questo processo creativo per ibambini è innato e deve essere lasciato libe-ro di fluire e svilupparsi liberamente.

Per il bambino fino a due, tre anni, la crea-tività non è un’attività artistica, ma piuttostoqualcosa di vitale che si esprime attraversol’azione. In questa fase, la funzione del geni-tore deve essere di assoluto rispetto dei modie dei tempi di crescita del bambino.

Tenendo conto anche della sua esigenzadi avere momenti di riposo, di solitudine, disilenzio per rielaborare le informazioni e leemozioni ricevute. Il bambino, fin da piccolo,deve essere messo in condizioni di abituarsi a

stare da solo, a bastare a se stesso.Nei negozi di giocattoli si può trovare

un’infinità di oggetti studiati per stimolare lacreatività. E’ sempre meglio preferire i gio-cattoli poco strutturati, coma la plastilina o lecostruzioni.

Anche dedicare un cassetto della came-retta per mettere a disposizione vestiti vec-chi, travestimenti dei carnevali passati, fou-lard o scampoli di stoffa: sarà una risorsaimportante quando i bambini vogliono ci-mentarsi con i giochi di ruolo. Una scatola conpennarelli, gessetti, tempere, carta da pacchiusata, forbici e colla è un’inesauribile fonte diidee da tenere a portata di mano.

MA E’ SOLO UN GIOCOUn errore che il genitore apprensivo ri-

schia di fare è aspettarsi risultati eclatanti daogni attività che impegna il proprio figlio. Ilpericolo è quello di trasmettere ansia al bam-bino, che non sentirà di potersi esprimere li-beramente e si concentrerà troppo sul risul-tato. Per tranquillizzarlo, qualsiasi prodottova accolto con lodi e con entusiasmo.

Anche il disegno più astruso, la canzon-cina più stonata, sono espressioni della suacreatività e delle sue emozioni. Una cattivainterpretazione del concetto di creatività (ilclassico “lavoretto ben fatto da mostrare ainonni”), spinge i bambini verso l’imitazionestereotipata, l’ adattarsi a un concetto di “bel-lo” che sia condiviso dai compagni, dai mae-stri e dai genitori.

E’ importante invece saper incoraggiarel’originalità, la modalità di espressione, unicae personale, di ciascuno.

Attenzione poi a non confondere la crea-tività con il talento artistico. Se la prima è pro-pria di ogni bambino, il secondo è una carat-teristica non comune e non espressa da tuttinello stesso modo. Il genitore deve saper os-servare, ascoltare e accogliere il desiderio delfiglio, se ne ha. E’ insensato imporre la danzaclassica a una ragazza che preferisce la pal-lavolo solo “perché dona grazia e flessuosi-tà”.

Questo non vuole dire rinunciare del tut-to ad arricchire il mondo dei propri figli, an-zi. E’ giusto esporli a quanto il loro ambienteoffre, incoraggiandoli alla riflessione, ma sen-za opprimerli. Una passeggiata in un boscooffre molti stimoli alla creatività, ma ancheimparare una lingua diversa, la visione di unfilm o cartone animato, la lettura di un bel li-bro o l’ascolto di musica piacevole quando sia-mo a casa.

Angela Dalicco

LiberidiCREARE

La creatività dei bambini come uno sfogo che non va veicolato

E’ importante saper incoraggiare l’originalità, lamodalità di espressione, unicae personale

Page 13: 6 Donna #9

13o t t o b r eduemiladieci

Page 14: 6 Donna #9

14 o t t o b r eduemiladieci arte

Gli artisti più grandi sono coloroche riescono a trasformare in pittu-ra, scrittura, composizione musicaleil loro mondo emotivo, tanto da farlodiventare caratterizzante della loroproduzione artistica. La cinemato-grafia, forma d’arte di immediatafruibilità, ha rivelato a tutti la nostal-gia per il passato del mitico Fellini,la inconfondibile sottile malinconia diTroisi, la nevrotica ansia di WoodyAllen, la gioia di vivere di Benigni;emozioni che diventano un vero eproprio fil rouge che pervade e con-traddistingue il loro lavoro. L’arte èquindi depositaria di emozioni, maanche motore di salvezza.

Alda Merini ha trascorso partedella sua vita in un ospedale psi-chiatrico. Le liriche più belle sembraessere proprio quelle scritte in quelperiodo. La poesia è stato uno stru-mento valido per mantenere i con-

tatti con il mondo reale, per allegge-rire il peso di un ricovero ospedalie-ro mai accettato. L’arte, dunque, perguarire, per meglio affrontare glieventi della vita, evidenziandonegioie e dolori. La prima forma artisti-ca terapeutica a cui tutti possiamoaccedere è il diario; fino a qualchegenerazione fa da tenere rigorosa-mente segreto, ora da poter even-tualmente condividere con l’univer-so intero, sotto forma di blog. Il diario,o blog su internet, è la nostra operad’arte salvifica. Scrivere poche righeal giorno può diventare una terapiada seguire: al pari della assunzione diun farmaco, dovrebbe essere pre-scritto dal medico di famiglia. Il tran-sito del livello emotivo che avvienedal pensiero alla carta, opera su va-ri fronti un’azione di benessere. Imeccanismi di difesa che si innalza-no a fronteggiare le asperità della vi-

ta quotidiana, trovano uno sponta-neo abbassamento durante la scrit-tura di una pagina di diario.

Il consegnare il nostro “ sentiredentro” alle pagine bianche di unquaderno equivale al riequilibriodelle tensioni, dovute all’emozioneprovata nel particolare momento.

Altre forme di consegna posso-no rivelarsi benefiche per il corpo eper la mente. Suonare il pianoforte,dipingere una tela, manipolare pa-sta di sale, fotografare, inventare unpasso di danza diventano il veicolodel mondo interiore per uscire alloscoperto. Il prodotto finale è il risul-tato della sensibilità di cui tutti ci av-valiamo; molto spesso, le grandi ope-

re d’arte nascono perché il loro crea-tore ha consegnato all’esterno ogniminimo particolare della propria in-teriorità, senza risparmiarsi e senzatrascurare la più piccola sensazione.

La trasmissione della consegna,infine, può essere talmente profondache arriva a coloro che ne usufrui-scono in maniera devastante.

La sindrome di Stendhal è unmalessere che colpisce coloro chevengono rapiti dalla immensa bel-lezza di un quadro; provoca tachi-cardia, stato confusionale, vertigini.Provoca, quindi, ancora emozioni,talmente forti da coinvolgere fisiolo-gicamente l’osservatore.

L’energia trasmessa attraverso

le manifestazioni artistiche può e de-ve, a sua volta, non venire dispersa,ma essere utilizzata ed incanalataper dare vita ad altri prodotti artisti-ci. Alla fine della visione di un film,dopo aver visitato un museo, sentitouna canzone, aver assistito ad unatrasmissione televisiva, incameria-mo le nuove emozioni e rendiamo-ne partecipi gli altri, attraverso leespressioni che meglio si attengonoalla nostra personalità. Il beneficioche ne trarremo sarà individuale, co-me in ogni forma di terapia, ma avràl’immediatezza dell’effetto comeconnotazione particolare.

dott.ssa Anita D’AtriPsicologa

Dipinti, diari, musica come veicoli delmondo interiore per uscire allo scoperto

ARTETERAPIAper esprimere fuori il

proprio “sentire dentro”Attraverso l’espressione artistica è possibile comunicare, ma anche

affrontare meglio gli eventi della vita

Page 15: 6 Donna #9

15o t t o b r eduemiladieciarchitetto

DI ANTONIETTA CIAVARELLA

Per i vostri quesiti:[email protected]

Tel. 0881.563324

Si possono identificare tante ti-pologie di casa, quanti sono gli stili divita esistenti. Luci, colori, tessuti,mobili, tutto ciò che entra in scenanel palcoscenico di casa diventa at-tore della rappresentazione dome-stica in ogni sua parte.

Negli ultimi anni lo stile mini-malista è considerato un movimen-to alla moda e di notevole influenzaanche per l’arredo delle nostre abi-tazioni.

Adolf Loos, con il suo testo pro-vocatorio Ornamento e Delitto, pub-blicato nel 1908 sottolineava l’utili-tà della produzione di oggetti diforma semplice e funzionale e l’eli-minazione di tutto ciò che è consi-derato superfluo. Le geometrie so-no pure e le linee squadrate. Lacombinazione dei colori è precisa:bianco, nero e grigio perla combi-nati al massimo con beige naturale omarrone. L’arcobaleno dei colori sirestringe dunque a poche tonalità,mai più di tre mescolate tra di loro.Quadrati, rettangoli, triangoli, cer-chi o ellissi, queste le forme privile-giate. Geometrie che vivono la ca-sa, oggetti funzionali dal designcompatto e lineare. Una filosofia divita che evita il surplus in ogni am-biente domestico. Le forme, le linee

e le strutture, sono decise senza al-cuna intenzione di rappresentarenessun altro oggetto o arredo chenon sia quello pensato. La rinuncia

agli orpelli e alle cose inutili è pre-dominante: tutto è ridotto agli ele-menti basilari, il surplus è vietato.Vivere in un ambiente minimalistaè una scelta verso il minimo indi-spensabile. Per i soggiorni, le po-tenzialità spaziali vengono suggel-late dalla riduzione in numero deglielementi d’arredo e vengono prefe-riti gli open space che contribuisco-no alla sensazione di vuoto. Un nuo-vo modo di abitare che nel tempo siè trasformato da necessità a feno-meno di moda.

In questo tipo di abitazione, ognielemento d’arredo diventa protago-nista dello spazio in cui è collocato.

Dopo l’esuberanza degli Anni‘80, il minimalismo degli Anni ’90 eil mix di generi e stili che ha segna-to la fine del millennio, si prefigura-no case, ma anche ambienti pubbli-ci, intesi come luoghi “aperti” e“fluidi”, specchi dei bisogni e deidesideri dei fruitori.

Negli ultimi anni è cresciuto,inoltre, il desiderio di recuperare ilcontatto con il verde e gli spazi out-door, con l’aria e il sole e di riqualifi-care gli spazi dedicati al tempo libe-ro, soprattutto se all’aperto. La domanda è sempre più compe-tente e le scelte di acquisto avven-gono alla luce di consapevoli anali-si degli articoli e delle informazionimesse a disposizione dai fabbrican-ti; per contro, l’offerta fa a gara perproporre soluzioni sempre più ricer-cate ed evolute da un punto di vistatecnologico, tecnico ed estetico. Inun mercato immobiliare in continuacrescita, almeno per quanto riguar-da i prezzi, le soluzioni abitative piùdiffuse sono spazi ridotti, bi-triloca-li, in cui il terrazzo, se opportuna-mente risolto, può diventare un lo-cale in più anche grazie alle nuovetecnologie di riscaldamento peresterni e alle sempre più funzionalicoperture e pavimentazioni.

Parallelamente è cresciuta l’at-tenzione per la casa come luogo pri-vilegiato dove ricercare funzionali-tà, comfort e qualità, ma anche comespazio sociale.

Oggi si dovrebbe parlare di“open door”, a testimoniare un con-tinuum spazio-temporale tra l’inter-no e l’esterno, che coinvolge tantola progettazione quanto le tendenzeabitative, in una sorta di nuova filo-sofia del vivere, alla riscoperta deivalori della vita all’aria aperta e delcontatto con la natura, magari cre-ando un giardino d’inverno nel sog-giorno.

Non esistono confini per il set-tore dell’outdoor, il contributo deldesign è, anche in questo settore,sempre più importante e determi-nante.

Ma il vero segreto è che l’outdo-

Minimalismo nuova filosofia d’arredo

Open Door, vuoto e libertà senza confiniGiardini in soggiorno per celebrare la vita all’aria aperta e il contatto con la natura

or design si è fatto flessibile. Flessi-bile perché facile da interpretare,semplice da abbinare.

Flessibile perché ricco di varian-ti cromatiche, di materiali, di forme.Flessibile perché capace di rispon-dere concretamente alle esigenze,con soluzioni efficaci e prezzi ade-guati, con format che non si impon-gono, ma che al contrario seguono letendenze e i desideri del pubblico.Su linee e forme non c’è un trend pre-valente. Dai più sobri stili classici conaccenni retrò che impiegano mate-riali e lavorazioni più tradizionali, laresina sta acquisendo charme e la siritrova in oggetti che spaziano dai va-si e dagli accessori per giardino aicomplementi d’arredo, dalle struttu-re portanti di gazebo, fioriere e spal-liere a divani, tavoli e sedie, fino ai

pouf e alle poltrone, accompa-gnandosi a legni pregiati, mate-riali naturali e metalli lavorati.

La filosofia del brand Serra-lunga, azienda italiana fondatanel 1825, nasce proprio da questanecessità: creare un ambienteesterno che ci rispecchi, arredan-dolo con componenti di designche siano belli e funzionali allostesso tempo. Idee intelligenti per

ricreare un ambiente che abbia lestesse funzioni del suo corrispettivointerno, ma con il fascino dell’aria diprimavera o d’estate, con la luce deltramonto o con la favola del buio not-turno a fare da sfondo.

Page 16: 6 Donna #9

16 o t t o b r eduemiladieci cucina

Per chi soffre di gastrite, l’alternativa aifarmaci e ai piccoli pasti frequenti è il succodi verza. Sembrerà strano consigliare un or-taggio difficile da digerire per un problemadi stomaco: eppure funziona. Lo sapevanobene gli antichi che, già ai tempi dei Roma-ni, la utilizzavano per curare l’ulcera: unadegenerazione della gastrite che provocaveri e propri “buchi” nello stomaco.

La sostanza responsabile di questi stra-ordinari miglioramenti è il gefarnato (aci-do grasso) che protegge le pareti dello sto-maco dall’azione dei succhi gastrici.

Chi soffre di gastrite sa che all’inizio il di-sturbo si manifesta con bruciori di stoma-co e acidità. Poi, quando il problema si cro-nicizza, la digestione diventa lentissima.Così il cibo finisce per rimanere molte orenello stomaco causando pesantezza.

In questo caso si rivelano utilissimi gliisotiocianati contenuti nella verza. Sonosostanze dette “stomachici” proprio per-ché favoriscono la digestione, agevolandolo svuotamento dello stomaco. Inoltre, gra-zie al loro contenuto di zolfo (responsabiledel cattivo odore che si sprigiona dalla ver-za quando la si cucina) agiscono come di-sinfettanti. Curare la gastrite è facile: bastabere due bicchieri di succo fresco la matti-na, a digiuno, per tre settimane. Per pre-parare due bicchieri di succo occorronodue cespi (circa 500 grammi) di verza.

UNA TRIBU’ NUMEROSAAlla famiglia delle brassicacee (dette

anche crucifere) appartengono più di due-mila varietà. Le più utilizzate in cucina so-no: broccoli, cavolini di Bruxelles, cavolicappucci, cavoli neri e cavolfiori.

Le proprietà curative sono comuni atutti. Il cavolfiore, però, sembra possede-re alcune caratteristiche aggiuntive: re-centi studi dimostrano che aiuta a com-battere il tumore al seno inibendone lacrescita. L’affinità fra seno e cavolfiore siritrova anche nella tradizione popolare,che consigliava alle neo mamme di mette-re una foglia di cavolfiore sul seno, dopo ilparto, per favorire la montata lattea.

Angela Dalicco

Bruciore di stomaco, acidità, pesantezza

Dalla natura una cura per la gastrite INVOLTINI DI VERZA VEGETARIANIIngredienti

8 grandi foglie di verza - 3 patate medie 2 dl di latte - 30 g di burro o di olio evo500 g di funghi champignon - 1 spic-chio d'aglio - 1 mazzetto di prezzemo-lo - 3 cucchiaio di olio evo - sale - pepe

PreparazioneLessare le patate in acqua bollen-

te; pelarle e passarle allo schiacciapa-tate, raccogliendo il passato in unacasseruola.

Aggiungere il latte e l'olio; salare,pepare e fare addensare su fiammabassa mescolando continuamente.Una volta pronto salare e pepare.

Lavare le foglie di verza e scottar-le in acqua bollente salata; adagiarleben distese su un piatto.

Mondare e pulire i funghi; tagliar-li a fettine e saltarli in padella con un fi-lo d'olio e l'aglio.

A cottura ultimata salare e spolve-rizzare con il prezzemolo tritato.

Mescolare il purè con metà deifunghi e distribuire il composto sullefoglie di verza; arrotolare formandodegli involtini.

Foderare una teglia con carta fornoe disporvi gli involtini.

Cospargere con un filo d'olio e cuo-cere a 180° per 15 minuti.

Togliere gli involtini dal forno e di-stribuire nei piatti accompagnandocon i restanti funghi trifolati.

Prevenzione con la dietaRicca di vitamine è un ingrediente essenziale nell’alimentazione

L’ortaggio è ricco di cumarine e fenoli, antiossidanti molto efficaci, che lo ren-dono ottimo per curare l’astenia (l’eccessiva spossatezza), l’afonia (la man-canza di voce), per disintossicare e per depurare. Inoltre, ha un elevato con-tenuto di vitamine e minerali: ferro, calcio, fosforo, potassio, magnesio esilicio.

Le virtù terapeutiche della verza hanno altri due impieghi specifici:PREVENIRE L’ANEMIA: la carenza di ferro viene riequilibrata dalla clo-rofilla. Se si è anemiche è consigliabile mangiare ogni giorno almeno dueetti di verza cruda in insalata, condita con limone, che aggiunge vitaminaC e rende meglio assorbile il ferro.GUARIRE LE BRONCHITI ed eliminare il catarro grazie agli isotiociana-ti, che funzionano da antimicrobici e fluidificano il muco e alle mucillagini,che svolgono un’azione emolliente. Si prepara un decotto con tre-quattro fo-glie di verza e 50 gr. di porro in un litro d’acqua, lasciando bollire. Quindi sifiltra e si aggiungono, a questo sciroppo, due cucchiaini di miele.

Alleata della bellezza

Non lo si immaginerebbe mai, perché favenire in mente rustici minestroni fu-manti, ma la verza è una valida alleatadella bellezza, ancora grazie agli isotio-cianati e al loro contenuto di zolfo, dalleproprietà depurative, disinfettanti e ri-vitalizzanti.

RIGENERA LA PELLEE’ sufficiente mezzo bicchiere dicentrifugato di verza: si beve la mat-tina a digiuno.

ELIMINA L’ACNEVa stesa sul viso sotto forma di pap-pina, ottenuta sminuzzando alcunefoglie di verza.

RINFORZA I CAPELLILa medesima preparazione usataper l’acne può essere utilizzata sullacapigliatura. In questo caso lo zolfomigliora l’irrorazione sanguigna delbulbo, svolgendo un’azione rivita-lizzante.

Verza, un ortaggio di stagione dalle tante virtù benefiche

Page 17: 6 Donna #9

17o t t o b r eduemiladieci

Pro e contro

Il ricorso al parto cesareoin Italia è cresciuto dall’11%del 1980 al 38% del 2008, benal di sopra dei valori riscon-trati negli altri Paesi europei,con punte massime registrateal sud (Campania in testa conil 62%). Il taglio cesareo è di-ventato, negli ultimi decenni,grazie al miglioramento del-le tecniche chirurgiche edanestesiologiche, un inter-vento sempre più sicuro intermini di mortalità e morbo-sità materne e quindi semprepiù ampiamente praticato.

Sono molteplici le valuta-zioni che inducono una donnae l’equipe medica ad optarealternativamente per un par-to cesareo o vaginale.

Il taglio cesareo vienepreferito perché abbrevia ladurata del travaglio, in talmodo l’ansia della partorien-te si riduce e si alleviano an-che i timori dei familiari per-ché considerano il TC piùsicuro ai fini del benesserematerno e fetale, soprattuttodopo un pregresso TC. Lemutate condizioni sociali e dicostume hanno contribuito,inoltre, ad aumentare il ricor-so al TC in virtù del diritto ri-conosciuto dalla legge alladonna di disporre del propriocorpo come meglio crede; diqui la legittimità ad aderirealla richiesta di TC da partedi una gestante anche senzaindicazione medica. Per nonparlare del ricorso al TC daparte del personale sanitarionell’ottica della “medicina di-fensiva” per evitare il rischiodi essere incolpati per negli-genza, imperizia o inosser-vanza della legge. Infatti si èdiffusa tanto l’idea che even-tuali esiti avversi siano sem-pre collegati alla non effet-tuazione di un TCcontribuendo conseguente-mente ad aumentare la prati-ca del parto per via addomi-nale.

Ma proprio chi si sottopo-ne a cesareo è più a rischio diincorrere in problemi legatial parto che, in alcuni casi,possono portare alla morte.L’indice di mortalità maternain Italia si attesta a 11,9 ognicentomila nati vivi, come harilevato lo stesso ISS in unrapporto del 2010 in cui vie-ne sottolineato come il datoufficiale, basato solo sui cer-tificati di morte, sia “sottosti-mato del 75%”. Anche perquesto dato, c’é una differen-za tra il Nord e il Sud del Pae-se, con i valori più bassi regi-strati al Nord e in Toscana (8morti per 100.000 nati vivi) equelli più elevati nel Lazio (13morti per 100.000 nati vivi) ein Sicilia (22 morti per100.000 nati vivi).

a.d’a.

DI ALESSANDRA D’APOLITO

Per i vostri quesiti: [email protected]

Tel. 0881.563326

in pocheparoleGINECOLOGA

DI MARILENA TOMAIUOLO

Per i vostri quesiti: [email protected]

Tel. 0881.563326

L’OTORINO

Nel momento più intenso della vita di una donna

Parto cesareo o naturale?

Dopo i recenti casi di cronaca ea fronte di una percentuale di par-ti chirurgici, il 38%, che supera deldoppio la soglia fissata dall’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità(15%), il ministero della Salutepunta ad accelerare le raccoman-dazioni che sta mettendo a puntol’Istituto Superiore di Sanità (ISS).Raccomandazioni cliniche, spiega-no all’Istituto, che seguono quellegià pubblicate in merito alla comu-nicazione tra le donne e gli operatorisanitari, con l’obiettivo di favorirescelte consapevoli e condivise sulparto e anche quello di far dimi-nuire un numero di cesarei che lo

stesso ISS definisce “allarmante”.Il secondo documento potrebbe es-sere pronto per il prossimo febbra-io, e riguarderà le indicazioni clini-che per il parto cesareo, siaprogrammato che in emergenza.

Le linee guida, però, dovreb-bero essere accompagnate da“strumenti di verifica e percorsi diimplementazione delle buone pra-tiche” per essere davvero efficaci.Nei Paesi industrializzati le più co-muni indicazioni al taglio cesareosono: precedente taglio cesareo(30%), distocia (30%), presentazio-ne podalica (11%) e distress fetale(10%); la restante percentuale è co-

stituita da una serie diindicazioni più o me-no assolute e/o relati-ve (età materna, ge-mellarità, fattorisociali, culturali edeconomici).

I vantaggi di unparto spontaneo ri-spetto al TC sono: • un minor rischio diinfezioni;• meno cicatrici uteri-

ne (che espone al rischio in unasuccessiva gravidanza di placen-ta accreta che a sua volta esponea rischio di emorragia post-par-tum grave);

• minor dolore, immobilità e de-genza in ospedale;

• minori costi.La nascita naturale è forse

l’esperienza emozionale e fisica piùintensa della femminilità, che raf-forza l’identità femminile e pro-muove il legame madre-bambino.

Il dolore del travaglio di partoè sicuramente l’aspetto più rile-vante per una donna. La valenzadel dolore dipende molto dall’am-biente culturale, socio-economico,dall’interpretazione socio-cultura-le e da filosofia e stile della vita.L’informazione completa sui van-taggi e gli svantaggi di ogni proce-dura sarebbe auspicabile prima deltravaglio o, meglio ancora, primadella gravidanza, così che la don-na possa decidere in tutta tranquil-lità per una procedura o l’altra. Nelmomento del dolore il desiderio diuscirne è predominante e si accet-ta qualsiasi cosa. Ma non è una

scelta libera. E’ molto importantequindi per una donna seguire i cor-si di preparazione al parto che nonspiegano solo “come si partorisce”ma soprattutto descrivono gli aspet-ti fisiologici del parto e l’utilità deldolore come elemento essenzialedel travaglio fisiologico che stimo-la il cervello a rilasciare gli ormoniindispensabili allo svolgimento ar-monioso del travaglio.Una buonapreparazione alla “motivazione aldolore” e alle sue funzioni dovreb-be entrare in tutti i corsi, insieme aun lavoro corporeo che offra stru-menti di contenimento del dolore.

“Il parto naturale è difficile, pe-rò il corpo della donna è predispostoper questa funzione. Quando unadonna partorisce senza farmaci, sen-za anestesia, senza interventi medi-ci, strumentali, apprende di essereforte e potente. Apprende la fiduciain sé. Apprende a fidarsi di sé stes-sa. Una volta che realizza la propriaforza e il proprio potere, avrà un’at-titudine diversa verso il dolore, lemalattie, il disagio, la fatica, le situa-zioni difficili, per il resto della sua vi-ta” (Paulina Perez “Special Women”).

Le ghiandole salivari maggio-ri: parotidi, sottomandibolari e sot-tolinguali possono essere colpite dauna patologia particolarmente fa-stidiosa come la scialolitiasi, cioèla formazione di calcoli salivari al-l’interno dei dotti escretori o, più ra-ramente, intraghiandolari.

La scialolitiasi, già nota ai tem-pi di Ippocrate(400 a.C.), colpiscecirca l’1% delle ghiandole salivarinell’uomo, è localizzata più fre-quentemente nelle ghiandole sot-tomandibolari (80% dei casi) e nel-le parotidi (30-40%). I calcoli sonocomposti da un insieme di sostan-ze: organiche come glicoproteine emucopolisaccaridi, inorganiche co-me carbonato e fosfato di calcio. Ta-li calcoli possono essere unici omultipli e variano molto nella for-ma, crescendo di dimensioni neglianni. Tale crescita determina spes-so una dilatazione dei dotti ghian-dolari che crea ristagno salivare edinfezioni batteriche.

Tale affezione è caratterizzatadalla comparsa di dolore alla ma-sticazione, ridotta produzione di sa-liva (iposcialia), e infiammazioni o

veri e propri ascessi ghiandolari. Lamanifestazione più frequente notacome “colica salivare”, a caratterericorrente, ci orienta verso l’eziolo-gia calcolotica della malattia.

I mezzi diagnostici a nostra di-sposizione, oltre all’ecografiaghiandolare utile per evidenziarele formazioni litiasiche, sono rap-presentati da metodi radiograficicome la scialografia, utile per stu-diare la morfologia dei dotti, ma avolte poco agevole per l’incannu-lamento difficoltoso, la RM e la TC

e la più precisa scialo-RC, che studia la ra-mificazione dei dottisenza esporre il pa-ziente alle radiazioni,usate nella semplicescialografia.

Oggi, grazie alperfezionamento del-le tecniche endosco-piche, abbiamo a di-sposizione anche unaltro mezzo diagnosti-co che è la scialoen-doscopia, che consen-te l’esplorazionediretta e più completa

del sistema duttale delle ghiandolesalivari.

Qualora non vadano incontroad espulsione spontanea, si rendenecessaria la rimozione dei calcolisalivari, che può avvenire secondodiverse modalità più o meno inva-sive.

La litotrissia extracorporea co-me per i calcoli renali, rappresentaun approccio conservativo. Svilup-pata negli anni ‘90, ha una percen-tuale di successo variabile dal 50 al

70% ma richiede varie sedute e ilproblema rimane con l’espulsionedei frammenti che, se incompleta,causa litiasi ricorrenti.

La scialoendoscopia consente,essendo dotata anche di un canaleoperativo, di intervenire diretta-mente visualizzando il calcolo sot-to guida endoscopica, e di rimuo-verlo con particolari cestelli perintero o, se troppo grosso, median-te frammentazione laser.

La tecnica classica per viaesterna prevede l’apertura e la mar-supializzazione del dotto interes-sato, più valida per i calcoli prossi-mali, meno per i più profondi.

L’asportazione della ghiando-la sottomandibolare è riservata, puressendo un intervento abbastanzafrequente, alle forme inveterate coninteressamento fibrotico del tessu-to ghiandolare, ormai alterato nel-la sua funzione dai ripetuti episodiinfiammatori. La parotide invecemolto raramente è asportata per fe-nomeni infiammatori, poiché l’in-tervento è gravato da serie compli-canze come la paralisi del nervofaciale.

Coliche salivari e ascessi ghiandolari

Il nuovo approccio endoscopico per la diagnosi e la rimozione chirurgica

Scialoendoscopia contro i calcoli delle ghiandole salivari

Dubbi, incertezze, vantaggi e risultati scientifici

Page 18: 6 Donna #9

18 o t t o b r eduemiladieci

I numeridell’obesità

L’obesità risulta essere il di-sordine nutrizionale più fre-quente nei Paesi sviluppati e inparticolare l’obesità infantile ècertamente uno dei problemi piùfrequenti in età pediatrica.L’obesità infantile non rappre-senta solo un rischio per la salu-te, ma una grossa sofferenza psi-cologica per il bambino. Perquesto è necessario non sottova-lutare il problema.

Negli USA, circa il 15% deibambini (tra i 6 e gli 11 anni) e il15,5% degli adolescenti (tra i 12e i 19 anni) sono obesi. In Italia irisultati di un’indagine promos-sa dal Ministero della Salute in-dicano che all’età di 9 anni in cit-tà campione di Lombardia,Toscana, Emilia Romagna, Cam-pania, Puglia e Calabria il 23,9%dei bambini è in soprappeso edil 13,6% è obeso. Il rischio relati-vo per un bambino obeso di di-ventare un adulto obeso aumen-ta con l’età ed è direttamenteproporzionale alla gravità del-l’eccesso ponderale. Fra i bam-bini obesi in età prescolare, dal26 al 41% è obeso da adulto, e frai bambini in età scolare tale per-centuale sale al 69%. Nell’insie-

me, il rischio per i bambini obe-si di divenirlo da adulti varia tra2 e 6,5 volte rispetto ai bambininon obesi. La percentuale di ri-schio sale all’ 83% per gli adole-scenti obesi.

L’avere uno o entrambi i ge-nitori obesi è il fattore di rischiopiù importante per la comparsadell’obesità in un bambino. Lostudio dei fattori genetici del-l’obesità è stato fatto soprattuttosu modelli animali. Nell’uomo ladeterminante genetica dell’obe-sità è comprovata dalla fami-gliarità di obesità, dalla correla-zione del sovrappeso nei gemellimonoovulari, dall’esistenza digruppi etnici, come gli Indiani Pi-ma, geneticamente obesi. Il fattoche in una stessa famiglia ci siauna frequenza maggiore di obe-si rispetto alla frequenza casual-mente attesa non dimostra ne-cessariamente una trasmissioneereditaria della malattia, datoche si potrebbe imputare ad uneffetto delle abitudini di vita e dialimentazione del nucleo fami-gliare stesso. Più che tra padre efigli, la coincidenza di obesità èparticolarmente frequente tramadre e figli.

s.f.

in pocheparole DI STEFANIA FARIELLO

Per i vostri quesiti: [email protected]

Tel. 0881.563326

NUTRIZIONISTADalla fine del secondo millennio è in aumento in tutto il mondo

L’obesità può essere definitacome un eccesso di tessuto adipo-so in grado di indurre un aumento si-gnificativo di rischi per la salute(malattie cardiovascolari, pressio-ne alta, diabete, ipercolesterole-mia). La terapia dell’obesità infan-tile si propone non solo di ridurre ilsovrappeso, ma di fare in modo chequesto risultato sia durevole e con-solidato. Le recidive in questo cam-po infatti sono molto frequenti, so-prattutto se non si agisce sulleabitudini alimentari dell’intera fa-miglia. Il problema non deve esse-re né sottovalutato né medicalizza-

to, l’azione deve svolgersi contem-poraneamente sul piano della tera-pia e su quello dell’educazione ali-mentare di tutta la famiglia e sideve puntare sul graduale, ma co-stante incremento dell’attività fisi-ca, anche di quella quotidiana. E’essenziale che l’attività fisica di-venti un’abitudine regolare, il pic-colo obeso deve essere incoraggia-to ad andare a scuola a piedi o inbici, a fare le scale a piedi oppure apraticare uno sport. Gli sport con-sigliati sono quelli a sforzo costan-te, come il nuoto, il pattinaggio, ladanza, o comunque qualsiasi atti-vità piacevole per il bambino. L’at-tività fisica contribuirebbe in questomodo ad incentivare il calo ponde-rale e a mantenerlo nel tempo, im-piegando parte del tempo del bam-bino in modo salutare, divertente eimpegnandolo anche socialmente,

riducendo così il tempo dedicato alconsumo di cibo. Solitamente, in-vece, i bambini in sovrappeso oobesi evitano qualsiasi forma dicompetizione sportiva, per paura difar brutta figura o per pigrizia e pre-feriscono trascorrere molto tempodavanti alla tv o ai videogiochi emagari sgranocchiando cibi moltocalorici o cosiddetti “cibi spazzatu-ra” (es. patatine, merendine, cioc-colata, panini super farciti…). Que-sto spiega la necessità di unaterapia che sia anche comporta-mentale, che corregga cioè gli er-rori del bambino che in realtà sonoil riflesso di errori che fa la famigliastessa in primo luogo.

E’ importante anche la “filoso-fia degli incentivi”, offerti al bam-bino come premio per il risultatoraggiunto. Per ciò che riguarda ilregime dietetico, è importante for-

nire al bambino pasti soddisfacentie che producano sazietà. Innanzi-tutto è opportuno che i bambini fac-ciano una sana colazione, che inve-ce, spesso manca. Inoltre èimportante anche la merenda ascuola per il bambino in età scolare,per una esigenza nutrizionale, perarrivare a pranzo meno affamato eper non sentirsi diverso dagli altribambini. Quale la migliore meren-da? La regola d’oro è variare: unaporzione di frutta fresca, uno yogurt,un piccolo panino (magari col po-modoro o col prosciutto), una bar-retta ai cereali, qualche biscotto, unafetta di ciambella fatta in casa senzatroppi grassi, una spremuta di aran-cia…Nell’alimentazione di un bam-bino obeso l’obiettivo è ridurre pro-gressivamente l’apporto di grassi edi zuccheri semplici (caramelle,cioccolata, merendine, succhi difrutta o altre bevande zucchera-te…), aumentare il consumo di car-boidrati a lento assorbimento (ami-di della pasta e dei legumi), eabituarli a mangiare più verdura efrutta ricchi di vitamine, sali mine-rali e fibre che saziano e stimolano ladigestione. Questi principi alimen-tari, che sono la base della dieta me-diterranea, dovrebbero essere se-guiti dall’intero gruppo familiare,per evitare discriminazioni a tavolae soprattutto per evitare che il bam-bino riprenda abitudini sbagliateappena raggiunto il risultato.

Importante è modificare le abitudini alimentaridell’intera famiglia

Obesità infantile a rischio un bambino su tre

DI TONIA CAFAZZO

Per i vostri quesiti: [email protected]

Tel. 0881.563326

MEDIATORE FAMILIAREQuando il dialogo s’interrompe serve un ausilio

Aiuta i genitori a considerare i figli quali portatori di bisogni affettivi

Pensare la Mediazione FamiliareChi è il Mediatore Familiare?

Molti, al suono di questo termine,pensano ad una figura che incenti-va e incoraggia la separazione e laMediazione Familiare come qualco-sa da rifuggire perché contro il prin-cipio cristiano dell’unione familiare.Invece il percorso di mediazione èun’alternativa costruttiva alla lite le-gale e il Mediatore è il terzo neutra-le che aiuta le parti a valutare le va-rie opzioni e fa comprendere che ilmodo migliore per risolvere il con-flitto non è lo scontro frontale inun’aula giudiziaria. Il Mediatore è unoperatore di pace e mira alla salva-guardia delle relazioni umane, aiu-tando coloro che vogliono separarsia vivere questa esperienza nel mo-do più sereno possibile.

La Mediazione è un potentestrumento che consente ai genitoridi aprirsi verso l’assunzione di un at-teggiamento più attento al figlio qua-le portatore di bisogni affettivi. Aiu-ta a ripristinare la comunicazioneinterrotta dalle prese di posizione,apre alla ri-considerazione dei pro-pri bisogni ma anche a quella del-l’altro, sia esso ex-coniuge che figlio.Un contesto di mediazione diventaun luogo carico di umanità, camera didecompressione del conflitto. Qui ildisordine viene accolto, il dolore ha lapossibilità di essere ascoltato, viene

restituita a ciascuno la propria di-gnità e la possibilità di vivere pro-gettandosi.

Tra gli obiettivi del MediatoreFamiliare c’è quello di accordare i co-niugi sull’educazione dei figli e l’or-ganizzazione del tempo libero da tra-scorrere in loro compagnia.Ribadiamo che questioni familiaritanto cariche di emotività non pos-sono essere trattate e fronteggiate inmaniera adeguata in tribunale dovenon ci sono né tempo né competen-ze, e appena fuori dell’aula si rico-mincia a litigare. Il Mediatore, inve-ce, comprende le emozioni, lavoracon esse e aiuta le parti a compren-derle. I genitori separati rischianouno scollamento tra la loro divisioneed il mantenimento del ruolo geni-toriale. Possono divenire non solo se-parati tra loro, ma anche dai loro figli,privandoli del sostegno parentale.Fin dalla prima seduta il Mediatore siprefigge di rendere consapevoli i ge-nitori dei bisogni dei figli e dell’in-fluenza dei comportamenti genito-riali su di essi. Col percorso diMediazione le parti coinvolte otten-gono in breve un accordo in grado disoddisfare il più alto numero di biso-gni reciproci, e con un notevole ri-sparmio in termini economici. In me-diazione, lavorano insieme con ilMediatore per il raggiungimento di

un obiettivo concreto: l’elaborazio-ne di accordi di separazione, dura-turi nel tempo perché le risoluzionisono date dagli stessi coniugi, che sa-ranno poi presentati al giudice perottenere la ratifica ufficiale necessa-ria. Attualmente i tempi per ottene-re una separazione nel migliore deicasi vanno dai 3 mesi ad un anno eoltre. La Mediazione così poco con-siderata nella legge 54/06 sull’affidocondiviso, in altri Stati è ormai di con-suetudine e si pone come percorsopreliminare a quello giudiziario, ren-dendo fluidi i percorsi giuridici spes-so inadeguati alle risoluzioni fami-liari, ottenendo uno snellimento delle

procedure giudiziarie in tempi ac-cettabili.

Non dobbiamo trascurare cheormai le separazioni sono una realtàche non si può più ignorare.

Solo nella nostra città se ne con-tano a centinaia ogni anno e sonosempre più in aumento.

Si può, dunque, tranquillamen-te affermare che la Mediazione Fa-miliare ha come finalità quella di sal-vare il salvabile, nel rispetto delladignità umana ma soprattutto nel-l’interesse e nella salvaguardia deidiritti dei figli, specie se minori, pergarantire loro una crescita psico-emotiva più sana ed equilibrata.

Page 19: 6 Donna #9

19o t t o b r eduemiladieci

DI CRISTINA BELMONTE

Per i vostri quesiti: [email protected]

Tel. 0881.563326

LOGOPEDISTA

DI MARIA GRAZIA BELLANTUONO

Per i vostri quesiti: [email protected]

Tel. 0881.563326

PSICOLOGAPer eliminare il disturbo bisogna comprendere il motivo per cui è nato

Importante è far e un lavoro di s quadra, con familiari e conviventi

La voce determina e regola l’in-terazione dell’individuo con altri in-dividui e con l’ambiente esterno.

La disfonia può esprimere ladifficoltà emotiva di comunicazionein determinate situazioni. Tale dif-ficoltà viene espressa attraverso ilcomportamento vocale. In condi-zioni favorevoli, la fonazione av-viene nell’ambito di una correttaimmissione di aria da un’adeguataapertura del costato ed una equili-brata emissione del flusso espira-torio dove i muscoli addominali so-stengono il “soffio” d’aria ed ilmuscolo diaframmatico lo sospin-gerà verso la laringe dove la suapressione farà vibrare le corde vo-cali producendo il suono. Tutto ciòavviene, in natura, con modalità ri-lassata.

Quando un evento comportan-te ansia sopraggiunge, lo statod’animo di tensione passando at-traverso l’incrementata attività re-spiratoria e l’aumentata tensionemuscolare anche a livello laringeo,viene riflesso sulla voce.

Cosi la laringe ed in particolarela voce diventano l’organo deputa-to a comunicare un disagio o unconflitto emotivo, attraverso una di-sfunzione: la disfonia; o un’interdi-zione, l’afonia o il mutismo.Quando un disturbo disfonico si

presenta in forma più o meno grave,in assenza di alterazioni strutturalio di patologie laringee, viene clas-sificato comedisfonia fun-zionale.

Differentidisturbi fun-zionali dellavoce si verifi-cano in rela-zione a ragionidifferenti. Lamaggior partedelle disfoniefunzionali, in-fatti, possonoessere messein relazione acause psicolo-giche che in-terferisconocon il normalecontrollo vo-lontario dellaf o n a z i o n e . Per questa ra-gione, riferen-dosi a tali di-sfonie, viene usato il termine piùrappresentativo di “disturbo psico-geno”. Componente non di mino-re importanza nella disfonia psico-gena è la tensionemuscolo-scheletrica generalizzata

o specificamente coinvolta nella re-golazione dell’atto fonatorio da par-te dei muscoli della laringe, essi es-

s e n d opartico-larmen-te sensi-bili allos t r e s se m o t i -vo.

Il ri-sultato èuna di-sfonia dit i p oipertoni-co, laq u a l eesprimel’ansie-tà, larabbia,la de-pressio-ne di unpartico-lare mo-m e n t o

emotivo.Con questa maggior tensione

muscolare la vocalizzazione richie-derà maggiore sforzo per essere ef-ficace e la forzatura, a sua volta, ri-chiederà una tensione ancora

maggiore; arriveremo così al “cir-colo vizioso” dell’abuso vocale.

Questa situazione, se perpe-tuata nel tempo, provocherà un’in-fiammazione delle mucose ed unamodificazione della posizione del-la laringe che favorirà l’urto trau-matico del bordo libero della mu-cosa vocale provocandoun’alterazione che passerà, adesempio, da stato edematoso a no-dulo vocale. Nel disturbo disfonicoda conversione l’aggressività delsoggetto è rivolta verso se stesso,(mutismo o afonia), mentre nel-l’abuso vocale l’aggressività delsoggetto è proiettata all’esterno esi manifesta con forme disfonichepiù o meno gravi, che sfociano noninfrequentemente in patologie or-ganiche ( noduli vocali, granulomada contatto) come forme secondariedi un disturbo muscolotensivo.

La differenza nella manifesta-zione di forma del disturbo può es-sere ricercata nei tratti prevalentidella personalità quali fattori pre-disponenti. Le informazioni relati-ve alla personalità e dai fattori psi-cologici potranno essere utili nellavalutazione del procedimento te-rapeutico, consentendo l’identifi-cazione dei soggetti a rischio di re-cidiva e per spiegare il fallimentodi alcuni trattamenti.

Legata a difficoltà emotive nella comunicazione

La terapia va formulata anche in base alla personalità del soggetto

Disfonia, disturbo psicogeno

Ciò che spinge un individuo,una coppia o una famiglia ad intra-prendere un percorso di psicotera-pia è, nella maggior parte dei casi,il desiderio di modificare una si-tuazione divenuta insostenibile,che si traduce, solitamente, nella ri-chiesta di cambiare qualcosa di sestesso o dell’altro. Alla base delladomanda d’aiuto, dunque, c’è sem-pre il desiderio di risolvere un pro-blema, di curare un sintomo, di di-rimere un conflitto o, più ingenerale, di produrre un cambia-mento.

Questa condizione di malesse-re è all’origine della motivazionead intraprendere una psicoterapiama è anche, paradossalmente, ilprincipale ostacolo al raggiungi-mento degli obiettivi stabiliti.Quanto detto potrebbe sembrarebizzarro, ma spesso costituisce ilfulcro del lavoro terapeutico poi-ché, mai come in questi casi, vale ildetto che “non tutti mali vengonoper nuocere”. E si, perché quellipsicologici sono, nella maggior par-te dei casi, “mali sensati”, risposteapparentemente illogiche a situa-zioni che creano sofferenza e difronte alle quali il sintomo sembraessere l’unica difesa possibile, per

quanto primitiva.Per questo il terapeuta ha

il dovere di chiedersi a cosaserve e che significato ha il di-sturbo all’interno del conte-sto in cui si esprime, coinvol-gendo il paziente e i suoifamiliari in una ricerca di sen-so che deve essere condivisaper poter essere accolta e af-frontata all’interno del per-corso.

Spesso, infatti, il sintomoviene mantenuto al fine diconservare un “vantaggio se-condario” difficile da rimuo-vere senza la partecipazioneattiva di coloro che contribui-scono ad alimentarlo.

Così, potrà risultare estre-mamente faticoso per un pa-ziente ansioso eliminare ilsintomo, che lo mette costante-mente in guardia da una situazio-ne inconsciamente vissuta come“pericolosa”, poiché sarebbe cometogliere gli aculei ad un riccio, pri-vandolo della possibilità di difen-dersi dalle insidie dell’ambiente incui vive.

Prima di lavorare in direzionedi un cambiamento occorre verifi-care quali sono i “benefici” prodotti

dal sintomo a cui il paziente non rie-sce, legittimamente, a rinunciare.

Sono questi “vantaggi secon-dari”, infatti, che spiegano al tera-peuta le resistenze al cambiamen-to, che si traducono in espressioniapparentemente paradossali qua-li: “vorrei tanto cambiare, ma nonci riesco”, “a che serve quello chesto facendo?”, oppure “nessunopuò aiutarmi”.

I disturbi di origine psicologica

hanno, in fondo, un significatoadattivo, pertanto non si puòpretendere di eliminarli senzacomprendere il motivo per cuisono insorti e, soprattutto, le si-tuazioni ambientali in rispostaalle quali si sono strutturati.

Ciò richiede, spesso, un“lavoro di squadra”, con i fa-miliari e i conviventi oltre checon il “paziente designato”, alfine di modificare l’intero si-stema che contribuisce, sia purinvolontariamente, al mante-nimento del sintomo. Dettoquesto, è possibile che le con-seguenze del disturbo conti-nuino ad essere più vantag-giose, per il paziente, deipotenziali benefici derivanti dauna “guarigione”, pertanto, ècome se il soggetto in questio-

ne e i suoi familiari non si sentisse-ro pronti a modificare il loro equili-brio, sia pure disfunzionale.

In questi casi, il terapeuta, nelrispetto dei tempi del paziente, do-vrebbe proseguire il lavoro sulla fa-coltà e la responsabilità del cam-biamento, pur restituendo aquest’ultimo il significato adattivo e,quindi, la legittimità delle sue resi-stenze.

Vorrei essere diversa, ma non ci riesco

Bullismo?Volontariato

Si chiama “Il volontariato perla legalità e la cittadinanza so-ciale nelle scuole di Puglia” ilprogetto che, già approvato dal-la Giunta regionale pugliese loscorso anno, si pone l’obiettivodi contrastare e contenere il fe-nomeno del bullismo, riutiliz-zando il tempo dei ragazzi a cui èstata comminata una sanzioneproprio a causa di comporta-menti associati al fenomeno delbullismo.

Il progetto riguarda 30 scuo-le in tutta la regione e 40 asso-ciazioni di volontariato. Un pro-gramma che segna la differenzarispetto alle misure correttivemesse in atto dalla scuola negliultimi anni e che va nella dire-zione del coinvolgimento re-sponsabile dei ragazzi e delleistituzioni. Punto di forza, pro-prio la sinergia tra più enti istitu-zionali e non, con la finalità diriutilizzare il tempo dei ragazzia cui è stata comminata una san-zione per motivi di bullismo perfinalità sociali, affiancando le as-sociazioni di volontariato nelleloro attività ordinarie, investen-do il tempo nel potenziamentodell’intelligenza emotiva e rela-zionale dei ragazzi. Una unità divalutazione costituita ad hoc peri casi di bullismo a livello pro-vinciale, esaminerà il caso, sta-bilirà la tipologia di interventocommisurata al comportamentosanzionabile e individuerà l’as-sociazione di volontariato pres-so cui dovrà esercitare l’azione“riparatrice”. A questo punto ilragazzo sarà pronto a svolgere lasua attività di volontariato nonprima, però, di aver sottoscrittoun patto etico. Il patto tra stu-dente “sospeso” e organizzazio-ne di volontariato ha la finalità dievitare che l’allontanamentotemporaneo dalla scuola si tra-sformi in una scelta definitiva edi promuovere il contatto conesperienze di vita alternative al-la scelta di violenza, aggressivi-tà o prevaricazione, con l’obiet-tivo ulteriore di prevenirefenomeni di dispersione scola-stica che spesso seguono allesanzioni disciplinari. Così, aiconsueti giorni di sospensionecorrisponderanno mesi di attivi-tà volontaria presso organizza-zioni che si occupano di sogget-ti fragili o che tutelanol’ambiente, il patrimonio o chepromuovono cultura e benesse-re sul territorio. Una tabella alle-gata al progetto spiega nel det-taglio: ad un giorno disospensione corrisponde un me-se di attività volontaria, tre gior-ni equivalgono a tre mesi e 15giorni di sospensione corrispon-dono a sei mesi.

(Fonte genitori.it)

in pocheparole

Page 20: 6 Donna #9

20 o t t o b r eduemiladieci

A CURA DELLAFARMACIA SANTA RITA

Per i vostri quesiti: [email protected]

Tel. 0881.563326

FARMACIAParliamo di Menopausa

Una mappa per comprendere personalità, emozioni e preoccupazioni

Sintomi e terapie, ma attenzione agli esami preventivi

E’ un evento fisiologico che segnanella donna il termine dell’età fertile,cioè il venir meno dell’attività ovarica,in cui le ovaie non producono più fol-licoli e non producono più gli estroge-ni, cioè gli ormoni femminili principa-li, e la cui conseguenza più evidente èla scomparsa del ciclo mestruale. Lamenopausa si presenta tra i 45 ed i 53anni, ma può essere precoce se com-pare prima dei 40 anni, o segue al-l’asportazione dell’utero. Non è unamalattia, ma rappresenta un momen-to fisiologico, quindi assolutamentenormale; tuttavia, determinando nel-la donna il termine dell’età fertile, lamenopausa si identifica spesso conl’inizio della vecchiaia e comporta,quindi, dei disagi psicologici nelledonne. Inizialmente la menopausacausa sintomi fastidiosi, ma innocui,come vampate di calore, ipersudora-zione, palpitazioni, arrossamento delviso, senso di affaticamento, altera-zioni dell’umore, insonnia, secchezzadella mucosa vaginale, conseguentealla cessata produzione di estrogeni,e poi si instaura una tendenza ad au-mentare di peso. Tutti questi sintomi,con il tempo, tendono a diminuire fi-no a scomparire del tutto, ma le con-seguenze più importanti della caren-za ormonale si fanno sentire neiconfronti delle ossa, del cuore e dei va-si sanguigni. Clinicamente la diagno-

si di menopausa si pone quando unadonna non ha più mestruazioni da 12mesi consecutivi, talvolta essa si veri-fica bruscamente, cioè all’improvvisocessano le mestruazioni, ma più spes-so ciò è preceduto da una serie di al-terazioni della durata del ciclo. La me-nopausa viene sempre confermatadagli esami ormonali, ma è opportunorecarsi dal medico già nelle prime fa-si, per iniziare da subito le terapie ido-nee. La terapia ormonale sostitutivaviene iniziata solitamente alla com-parsa dei primi sintomi (vampate di ca-lore, sindrome depressiva, insonnia), èmolto importante ed ha carattere per-sonale, infatti viene prescritta in rap-porto alla sintomatologia individualeed al grado di accettazione da partedella donna stessa. La terapia sostitu-tiva, o tos, è tuttora molto studiata: ini-zialmente si pensava che tale tratta-mento non dovesse superare i cinqueanni dall’inizio della menopausa ed almassimo fino ai sessant’anni, oggi sipreferisce una terapia più lunga an-che fino ai settant’anni. Tale atteggia-mento è particolarmente indicato percombattere l’osteoporosi, che è la pri-ma causa d’invalidità. Prima di som-ministrare la terapia estrogena sosti-tutiva occorre sottoporsi ad unaccurato esame ginecologico, conpap-test e palpazione della mammel-la, ad un esame clinico con controllo

di peso, altezza e pressione arteriosa,seguito poi da esami ematici, focalizzatisu funzionalità epatica, assetto lipidi-co, coagulazione e quadro ematico. Icontrolli clinici saranno effettuati ogni6 mesi, gli esami ematici ogni anno, laMOC vertebrale e femorale (per la va-lutazione del depauperamento osseodel calcio) e la mammografia, ad in-tervalli di uno o due anni, secondo i ca-si. Altri esami necessari durante la te-rapia sono la biopsia endometriale conaspirazione e l’ecografia con sonda va-ginale (per la valutazione dello spes-sore dello strato endometriale). Altrifarmaci complementari, ma ugual-mente importanti, in menopausa so-no: il calcio, la vitamina D attivata, i fi-toestrogeni, e i bifosfonati, il magnesio.Il trattamento deve essere il più possi-bile personalizzato e la sua durata de-ve dipendere da diversi fattori, comel’intensità dei sintomi, la risposta alla te-rapia e gli obiettivi a lungo termine.Infatti per combattere l’osteoporosi èspesso necessario proseguire con la te-rapia fino a tarda età. Gli interlocuto-ri più importanti per la menopausa so-no il ginecologo e anche l’ortopedico,nei casi in cui sia necessario valutare lasituazione ossea, ma è bene ancheparlarne con il farmacista di fiducia,che potrà chiarire qualche dubbio econsigliarvi sul modo di seguire le te-rapie prescritte.

DI LUIGIA DE VITO

Per i vostri quesiti: [email protected]

Tel. 0881.563326

DERMOESTETISTA

ORGOGLIO ORIFLESSIONEUna sola ruga indicala predisposizione allariflessione; due se-gnalano una tendenzaalla ipercriticità e al-l'orgoglio.

2 VASI COLMIDI LACRIMEPresenti nell'adole-scenza, rivelano unasituazione passeggeradominata da un “di-sordine” nel campoalimentare e sessuale.

SEMPRE VIGILEQuesto tratto è tipicodi chi è sempre intensione e di chi cer-ca in ogni momentodi avere la situazionesotto controllo.

ZAMPE DIGALLINALa fisiognomica leggein questi segni la vogliadi ricercare e di comu-nicare con chi è vicino,a volte con atteggia-menti seduttivi.

LA RUGA DIMERCURIOChi la sfoggia è un in-dividuo dotato di grande intuito, estre-ma versatilità, eloquenza e comuni-cativa.

UNA DIFESADAL MONDOSecondo la TradizioneCinese queste sonorughe tipiche di perso-ne ipersensibili, facilia essere ferite dalmondo circostante.

SORDO A TESTESSOSempre i Cinesi lega-no questo segno al rifiuto di ascoltare la“saggezza interiore”,nell'affrontare la vita.

DISFUNZIONIGENITALIIl significato di questaruga è legato a proble-mi all'apparato genitaleo a una sessualità in-soddisfacente o troppopassiva.

TROPPI SORRISI TIRATIQuesto segno, forse,nasce da una sorrisostampato a forza sulvolto, con cui affronta-re le relazioni sociali.

A DENTISTRETTITipica di chi va sem-pre avanti “stringendoi denti”, questa rugapuò essere l'espres-sione di una notevoleaggressività.

LA VOLONTA'BLOCCATAQuesto è da collegarsiall'impossibilità diesprimere lo spirito dadominatore che l'individuo possiede.

A TESTA BASSASpesso presenti nelledonne, queste rughepossono essere lettecome una difficoltà acamminare a “testaalta”.

VINCE ILDUBBIOSe numerose e pro-fonde, queste rughesono il segno di unasituazione psichica incui domina il dubbio.

IL SEGNODELLA SAGGEZZALe rughe orizzontali,se tre e sottili, sonocorrelate alla “sag-gezza”, a un'indolecalma e serena.

ATTITUDINEAL COMANDOUna ruga che parte trale sopracciglia e siestende verso la fronteè tradizionalmente vi-sta come segno di au-torità e potere.

E tu ... che rughe hai?SCOPRI COME SEI!DOMINA ILPENSIEROEspressione di inten-sità di pensiero e diattitudine all'attivitàintellettuale, era, per iCinesi, anche la rugadella collera.

Le rughe, si formanosolitamente in età ma-tura a causa di una cat-tiva elasticità e disidra-tazione della pelle, mapotrebbero formarsianche in età giovanile,e in questo caso la re-sponsabilità è da attri-buirsi alla mimica fac-ciale. Tali rughe vengonochiamate “Rughed'Espressione”, causa-te dalla contrazione deimuscoli facciali edesprimono: la persona-lità, le emozioni, lastanchezza, le preoc-cupazioni e lo stress diun individuo. Anche le abitudini pos-sono contribuire, pen-siamo per esempio allabocca di un fumatore.Tale schema serve aprendere consapevo-lezza della natura del-le nostre rughe. Nel prossimo numeroconsiglierò la fitness fa-ce e altri utili rimedi percombatterle e preveni-re la formazione dinuove.

Page 21: 6 Donna #9

A CURA DELLA DOTT.SSAMARIA SANTILLO

La mia infanzia, ahimè moltolontana, trascorse in una piccola co-munità rurale del SubappenninoDauno. In quegli anni la scuola ini-ziava in ottobre avanzato e noibambini ci ritrovavamo felici, dopola separazione estiva, a scorazza-re insieme, nei prati e nei boschi,sotto gli occhi vigili dei nonni. Ilprogramma giornaliero era quello discoprire anfratti misteriosi e tane dianimali, di trovare pietre dalle for-me insolite e, soprattutto, di segna-lare all’esperto di turno (di solitouna contadina attempata), la pre-senza di fiori particolari nelle vastedistese erbose: chi ne additava dipiù si fregiava, con orgoglio, del ti-tolo di “scienziato”.

La tradizione di rinsaldare ilcontatto con la natura si è ripetutapuntualmente ogni anno, in questastagione, con un lento ma inesora-bile cambiamento: non più tuffi gio-iosi nelle radure assolate o nelle zo-ne ombrose fra i ciclamini odorosi,le timide margheritine, i variopintianemoni, le svettanti spighe delle

graminacee spontanee, insidiosiparaventi per i cardi e le ortiche, matranquille visite a vivai e gardencenter per l’anteprima della pro-duzione autunno-inverno. In questoperiodo, il mio consueto raid, è sta-to gratificato dalle forme ridenti erigogliose di alcuni vegetali, parti-colarmente dagli alberelli di Sola-num, ultimi esemplari estivi, rico-perti, ancora oggi, da una miriade dibottoncini violetti, dai cespugli diLantane, punteggiati da tenerimazzolini multicolori, dalle incre-dibili nuances dei Crisanthemum,dalla nutrita presenza di Aster (leantiche margheritine), e dalla infi-nita produzione del Cyclamen per-sicum. Quest’ultimo, simbolo dimodestia e di timidezza, giunsenelle nostre terre dalla lontana Ci-na. La tata raccontava, mescolan-do realtà e fantasia, che le conso-relle più grandi, intenerite dal suoaspetto minuto e fragile, l’accolse-ro amorevolmente e, circondando-lo con le loro rassicuranti foglie, loprotessero dal freddo invernale edalla eccessiva insolazione dei me-si caldi. I discendenti di quel lonta-no colonizzatore hanno mantenu-to queste caratteristiche genetiche,infatti prediligono suoli freschi, ric-

chi di humus, parzialmente ripara-ti dalla luce, come l’umido sottobo-sco ravvivato dalle tenui pennella-te dei loro petali. Questecaratteristiche, sfrut-tate egre-g i a -

mentedagli ibrida-tori, hanno permessola produzione, in serre, di esemplaridi maggiori dimensioni, con fogliecuoriformi, variegate o verde scu-ro, da cui si innalzano grandi fiorirossi,violetti, rosa, bianchi: utiliz-zati nella composizione di bordureo contrastanti macchie di colore,sembrano squarciare il grigio murodel tempo.

L’altra famiglia, regina di que-sta stagione, è quella delle Com-

positae o Asteraceae così chiama-te perché il loro fiore è, in realtà,una paffuta infiorescenza le cui fit-te foglioline sono piccole entità, al-cune sterili, altre fertili, riunite in

un unico capolino simile aduna stellina: gli Astri,

detti anche Set-tembrini.

Nelle im-magini lonta-ne dei mieiricordi rico-p r i v a n ospontanea-

mente note-

voli estensioni in pieno sole, ora in-fiammano le zone verdi, pubblichee private con tutte le sfumature delviola, del malva, del rosa e del bian-co. La loro produzione ha inizio inagosto e si protrae nei mesi succes-sivi fino all’arrivo dei primi rigoriinvernali, quando cedono il postoai fratelli Crisantemi struttural-mente più robusti. Questi ultimi, untempo emblema solo di tristi ricor-renze, attualmente sono impiegaticome elegante e raffinata cornicedi eventi festosi, e soprattutto perilluminare aiuole, balconi, viali, or-ganizzati in colorati filari o interra-ti a formare vivaci punti focali.

La loro conoscenza e diffusio-ne in campo estetico-ornamentaleè stata favorita dagli innumerevolicultivar le cui forme fantasiose e icui colori smaglianti sono, comesempre, opera dell’uomo. Potran-no, così, queste semplici creaturecontinuare a svolgere il duplicecompito che Madre Natura asse-gnò loro nella notte dei tempi: tenervivo il ricordo di Chi è stato, ed an-che schiudere la mente al sorriso.

21o t t o b r eduemiladiecipiante

Tutte le varietà per le stagioni fredde

La rivincita del crisantemo, re di balconi e aiuole

I fiori dell’autunno

Page 22: 6 Donna #9

22 o t t o b r eduemiladieci viaggi

Spiaggia bianca, sab-bia finissima, acqua tra-sparente, barriera coralli-na. No, non siamo aiCaraibi o in qualche isoladelle Maldive, ma in Iran,più precisamente nell’iso-la di Kish. Novanta chilo-metri quadrati di paesag-gi mozzafiato, conspiagge lunghissime emare cristallino, Kish èstata denominata la “perla del Golfo Persico”.

Alberghi di lusso, che fanno concorrenzaa quelli di Dubai e Sharm el Sheikh, campi dagolf, acquari, parchi archeologici, complessi re-sidenziali: fu lo scià Reza Pahlavi, negli anniSessanta, a voler trasformare Kish nel buenretiro della ricca aristocrazia persiana, pro-muovendo la costruzione di alberghi e risto-ranti esclusivi, e valorizzando le bellezze ar-chitettoniche e paesaggistiche presentinell’isola. La sua posizione lungo importantirotte commerciali tra Asia e Arabia ha resoquest’isola uno dei crocevia più battuti del-l’antichità, e anche del mondo moderno, se sipensa che molto del petrolio greggio destina-to alle industrie dell’Occidente passa da que-sto stretto. Situata a 19 chilometri dalla co-sta iraniana, Kish è stata inserita dal NewYork Times nella lista delle dieci isole piùbelle del mondo.

Anche se non ha un vero e propriocentro, la maggior parte degli edifici diKish si trova nella zona nord-orientale; so-no in molti, partendo da qui, a pedalare,lungo i chilometri di pista ciclabile che at-traversano l’isola, fino a raggiungere l’an-golo opposto, dove si trova il misterioso re-litto di una nave greca. La “Koula F.” siarenò la notte del 25 luglio 1966 e da allo-ra nessuno l’ha più spostata, trasformandoquesta enorme carcassa arrugginita inun’attrazione turistica. Notevoli i siti archeo-logici, che risalgono all’epoca dei grandi fa-sti dell’Impero persiano. Assolutamente da vi-sitare le rovine dell’antica città di Harireh,decantata dal poeta duecentesco Sa’adi in unodei capolavori della letteratura persiana, “Ilgiardino delle rose”: le mura semidiroccatelungo la costa settentrionale attirano curiosisoprattutto al tramonto, quando le pietre del si-to archeologico e i ruderi del vicino castelloportoghese si illuminano di giallo e di aran-cio. Nella stessa zona, è possibile visitare an-che le payab, le antiche cisterne d’acqua sim-bolo dell’innata abilità persiana nel costruiresistemi idraulici: queste condotte vecchie disecoli si sviluppano nel sottosuolo dell’isolaper vari chilometri; l’acqua potabile che ga-rantivano superava il bisogno dei suoi abitanti

e così una parteveniva esporta-ta nelle isole vi-cine.

Già affer-mata come me-ta turistica inOriente, l’isoladi Kish deve pe-rò vincere le ri-trosie del turistamedio occiden-

tale, spesso perplesso nei confronti dei detta-mi della legge islamica, che deve essere ri-spettata nell’isola. L’alcool è bandito, rigorosele norme relative all’abbigliamento. Le spiag-ge, poi, sono rigorosamente separate: quella ri-servata alle donne è circondata da alte mura el’ingresso è sorvegliato dalle guardie. Le re-gole sono ferree: niente macchine fotografi-che, telefonini o videocamere; al riparo da oc-chi indiscreti sono permessi, però, bikini ebagni in libertà. Anche la difficile situazionepolitica dell’Iran desta più di una preoccupa-zione: l’ascesa al potere del presidente Ah-madinej d e le continue tensioni con la comu-nità internazionale, relative soprattutto alprogramma nucleare iraniano, non rappre-

sentano certo un volano per le attrazioni turi-stiche dell’isola.

Ma Kish ha un forte asso nella manica perattirare l’Occidente: l’isola, infatti, è un portofranco: un enorme duty-free dove si paga in-differentemente in euro, in dollari, in rial o indirham. Per entrare nell’isola non si ha bisognodi alcun visto, basta richiedere alla dogana unimmediato permesso per due settimane disoggiorno. Si vende di tutto: dall’elettronicadi ultima generazione ai cosmetici, dai letto-ri dvd ai vestiti di stilisti famosi: un vero e pro-prio paradiso per i fanatici dello shopping.Molto interessanti sono anche le politiche perfavorire gli investimenti stranieri: le impreseestere, infatti, non pagano le tasse per 15 an-ni, non esistono tasse di dogana, le infrastrut-ture sono buone e il costo dell’energia è mol-

to basso.L’obiettivo dell’isola

di Kish è quello di diven-tare un laboratorio per ilnuovo Iran, un porto fran-co economico e morale,con un alto tasso di liber-tà individuale, dove siapossibile divertirsi e pro-vare l’ebbrezza di viverenell’Iran che sarà.

Rosa Cotugno

Bellezze naturali e porto franco: la Perla del Golfo Persico fa concorrenza a Sharm e Dubai

L’isola di Kish, dove convivono modernità e legge islamica

dell’Irandell’Irandell’IranL’altra faccia

Page 23: 6 Donna #9

23o t t o b r eduemiladiecisalute

Ultimi giorni per la Campagna Nastro Rosa, ideata nel 1989 negli Stati Uniti daEvelyn Lauder e promossa in tutto il mondo con l’obiettivo di sensibilizzare un nu-mero sempre più ampio di donne sull’importanza vitale della prevenzione e delladiagnosi precoce dei tumori della mammella, informando il pubblico femminile an-che sugli stili di vita correttamente sani da adottare e sui controlli diagnostici da ef-fettuare.

In tutto il mondo occidentale, il tumore al seno è il primo tumore femminile pernumero di casi e la sua incidenza è in costante aumento, tanto da essere consideratoalla stregua di una vera e propria malattia sociale. In Italia si calcola che nel 2010 inuovi casi di tumore alla mammella saliranno a circa 42mila. Sconfiggere la malat-tia è possibile nella stragrande maggioranza dei casi, grazie soprattutto alla pre-venzione e all’anticipazione diagnostica. Per ogni donna la prevenzione deve esseresinonimo di promozione del proprio benessere, della propria salute, ma anche del-la propria bellezza. Tante le iniziative che saranno realizzate, in tutta Italia, duran-te il mese di ottobre. Ecco di seguito quali. Molte le iniziative della LILT:

Visite senologicheAncora sino a fine ottobre gli ambulatori LILT saranno a disposizione per visite

senologiche e controlli clinici strumentali.Per conoscere giorni e orari di apertura dell’ambulatorio LILT più vicino, in cui

effettuare anche esami di diagnosi precoce e controlli, si può chiamare il numero ver-de SOS LILT 800-998877 o consultare i siti www.nastrorosa.it o www.lilt.it.

Tatuaggio Nastro RosaPresso tutte le profumerie Douglas è possibile accedere alla scatoletta di rac-

colta fondi Lilt e richiedere il nastro rosa da “tatuare” sulla pelle con adesivo tra-sferibile. E’ richiesta un contributo minimo di 1 euro ad esclusivo sostegno LILT.

Sorridi in rosaL’iniziativa “Sorridi in rosa” mette a disposizione delle donne l’esperienza di

Estée Lauder e Clinique nel campo della bellezza: tutte coloro che si iscriverannoal sito www.nastrorosa.it nel mese di ottobre potranno scaricare il voucher con cuirecarsi presso molti corner Estée Lauder de “La Rinascente” d’Italia e quelli “Coin”per usufruire di una seduta di make up gratuita ad opera di visagisti professionisti,oppure scegliere tra uno dei servizi dei menù di bellezza Estée Lauder e Clinique,come analisi della pelle, scelta del fondotinta perfetto, percorso profumato.

Ultimi giorni per prenotare le visite senologiche

Prevenzione è vitaTra le iniziative anche “Sorridi in rosa”

Page 24: 6 Donna #9

24 o t t o b r eduemiladieci