&5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl...

7
CRISTO TRIONFANTE In epoca medioevale si diffuse l’arte di rappresentare la crocifissione di Cristo dipingendola direttamente su legno. La tradizione nella produzione di questo tipo di croci ebbe origine nella chiesa orientale (arte bizantina) e fu diffusa in Umbria dai monaci serbi. Un esempio tipico di quel periodo è il Cristo Triumphas di San Damiano, visibile ancora oggi nella chiesa di Santa Chiara ad Assisi. Furono le Suore clarisse a trasportarlo, durante il loro trasloco nel 1257, dalla Basilica di San Damiano, all’attuale sede. Si racconta che il crocifisso di San Damiano sia l’immagine dinanzi alla quale San Francesco D’Assisi, pregando, ricevette la richiesta dal Signore di riparare la sua casa. I frati francescani, ancora oggi, hanno assunto questa croce come emblema della missione affidatagli da Dio. Il nome dell’artista è sconosciuto, ma gli esperti affermano che possa essere datata intorno all’anno 1100. Lo scopo di una croce icona era quello di insegnare il significato dell’evento raffigurato, rafforzando così la fede delle persone. Gesù viene rappresentato in posizione frontale, con la testa eretta e gli occhi aperti, vivo sulla croce, con un atteggiamento risoluto, ritratto come trionfatore sulla morte. Il colore luminoso del suo corpo, in contrasto con il rosso scuro e nero attorno, accentua ancor di più l’importanza di Gesù. Mentre il Cristo è rappresentato nella sua piena statura, tutte le altre figure sono state raffigurate in dimensioni minori. Veniamo ora ad una descrizione dei particolari del crocifisso: o L’ascensione di Cristo verso la mano del Padre che lo accoglie in cielo è una scena tutta in movimento che simboleggia la vita e la vittoria sulla morte.

Transcript of &5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl...

Page 1: &5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl gliixvh o·duwh gl udssuhvhqwduh od furflilvvlrqh gl &ulvwr glslqjhqgrod gluhwwdphqwh

CRISTO TRIONFANTE In epoca medioevale si diffuse l’arte di rappresentare la crocifissione di Cristo dipingendola direttamente su legno. La tradizione nella produzione di questo tipo di

croci ebbe origine nella chiesa orientale (arte bizantina) e fu diffusa in Umbria dai monaci serbi. Un esempio tipico di quel periodo è il Cristo Triumphas di San Damiano, visibile ancora oggi nella chiesa di Santa Chiara ad Assisi. Furono le Suore clarisse a trasportarlo, durante il loro trasloco nel 1257, dalla Basilica di San Damiano, all’attuale sede. Si racconta che il crocifisso di San Damiano sia l’immagine dinanzi alla quale San Francesco D’Assisi, pregando, ricevette la richiesta dal Signore di riparare la sua casa. I frati francescani, ancora oggi, hanno assunto questa croce come emblema della missione affidatagli

da Dio. Il nome dell’artista è sconosciuto, ma gli esperti affermano che possa essere datata intorno all’anno 1100. Lo scopo di una croce icona era quello di insegnare il significato dell’evento raffigurato, rafforzando così la fede delle persone. Gesù viene rappresentato in posizione frontale, con la testa eretta e gli occhi aperti, vivo sulla croce, con un atteggiamento risoluto, ritratto come trionfatore sulla morte. Il colore luminoso del suo corpo, in contrasto con il rosso scuro e nero attorno, accentua ancor di più l’importanza di Gesù. Mentre il Cristo è rappresentato nella sua piena statura, tutte le altre figure sono state raffigurate in dimensioni minori. Veniamo ora ad una descrizione dei particolari del crocifisso:

o L’ascensione di Cristo verso la mano del Padre che lo accoglie in cielo è una scena tutta in movimento che simboleggia la vita e la vittoria sulla morte.

Page 2: &5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl gliixvh o·duwh gl udssuhvhqwduh od furflilvvlrqh gl &ulvwr glslqjhqgrod gluhwwdphqwh

o All'estremità superiore della croce, racchiusa in un semicerchio, appare la mano benedicente del Padre. Dieci angeli che sono in cima alla croce fanno da corona all'ascensione, muovendosi con gioiosa agitazione.

o Il corpo di Cristo, come detto, è rigido, vincente sulla morte e sulla croce. Il volto ha un'espressione pacata: sofferente e seria, ma composta e serena. I capelli ben ordinati circondano tutto il viso dando a Gesù un atteggiamento di pacata bellezza e nobiltà. L'aureola è d'oro, indicando un Crocifisso Glorioso.

o Gli angeli, sia quelli a destra che quelli a sinistra, sono i messaggeri di Dio, i suoi adoratori e suoi servi fedeli. Indicano con le mani il corpo del Crocifisso, ammirando le stimmate con visi addolorati ma sereni.

o Sotto la Croce di Gesù, Maria sta alla destra del Figlio in luogo privilegiato ed in posto d'onore poiché è colei che è piena di grazia e benedetta fra tutte le donne. Le sue vesti ci parlano della sua grandezza grazie all'ampio velo ed al mantello. La tunica viola evoca la composta nobiltà della Regina. Accanto a lei Giovanni, il discepolo che Gesù amava, che rappresenta tutti noi. In dimensioni minori, sotto la Madonna, con le vesti militari, si nota un soldato romano con in mano la lancia con la quale squarcia il costato di Cristo. Viene indicato con il nome di Longino scritto sotto i suoi piedi. Egli rappresenta il popolo pagano.

o Alla sinistra di Gesù vi è Maria Maddalena. E' una donna importante nel Vangelo perché, oltre che la peccatrice convertita da Gesù, è tra le donne che lo seguono nella Dolorosa Passione ed è colei che al mattino di Pasqua sarà la prima a vedere il Signore Risorto. Nel suo volto si evidenziano il suo stupore e la sua ammirazione per i privilegi avuti. Accanto a lei si trova Maria, madre di Giacomo il Minore, che resterà sempre vicino a Gesù ed infine c’è il centurione, a cui Gesù aveva guarito il figlio. Alle sue spalle appare il fisico giovanile del ragazzo miracolato.

Inoltre si può notare un ragazzo con la barba che indossa una tunica corta secondo il costume degli ebrei: la tradizione riconosce in lui un certo Stefano, un aiutante di Longino, che rappresenta il popolo ebreo . o Gli occhi del Cristo Triumphans sono aperti. Il viso non è un viso sofferente ed

il suo corpo è vivo e vincente.

Con l’avvento del Francescanesimo, però, Cristo non verrà più dipinto alla maniera bizantina, distaccato, regale e trionfante, ma come un uomo sofferente, morente, vittima di un destino comune ad altri comuni mortali. È stato proprio il Francescanesimo a far assumere a questa tipologia di croce il valore di immagine universale della spiritualità cristiana. Simbolo ed immagine tangibile di questo cambiamento fu Cimabue, che interpretò al meglio, attraverso la sua arte, l’inizio della rivoluzione artistica.

Page 3: &5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl gliixvh o·duwh gl udssuhvhqwduh od furflilvvlrqh gl &ulvwr glslqjhqgrod gluhwwdphqwh

IL CRISTO SOFFERENTE DI CIMABUE Nel pieno dell’epoca medievale, si diffuse un’iconografia dalla forte valenza religiosa e simbolica, ossia quella della crocefissione del Cristo. Venne così prodotta una grande quantità di croci dipinte che proponevano il tema in questione. Il Cristo sofferente è un’opera attribuita a Cimabue (1260-1270 ca.) e rappresenta al centro Cristo crocifisso, rappresentato con occhi chiusi, testa inclinata sulla spalla, volto sofferente, corpo inclinato e piedi inchiodati separatamente alla pedana. Questo tipo di iconografia appartiene alla categoria dei Christus Patients (“Cristo

sofferente”). Presenta grande plasticità con l’aureola realizzata a rilievo. La luce è calcolata e modella, con il chiaroscuro, un volume realistico: i chiari colori dell’addome, girato verso l’ipotetica fonte di luce, non sono gli stessi del costato e delle spalle, sapientemente rappresentati come illuminati con un angolo di luce diverso. Le ombre, appena accennate su pieghe profonde come quelle dei gomiti, sono più scure nei solchi, tra la testa e la spalla, sul fianco e tra le gambe. Una grande rivoluzione ed innovazione fu poi l’esser riusciti a rendere il panneggio morbido e delicatamente trasparente. Dopo secoli di aspri e decisi colori pastosi, Cimabue fu quindi il primo ad usare e stendere morbide sfumature. Nei terminali della croce sono dipinte a mezzo busto due figure (a sinistra la Vergine e a destra San Giovanni Evangelista, che piangono Cristo ai piedi della croce) che si appoggiano alla mano del personaggio principale dell’opera, piegando la testa verso di lui, anche se sembrano rivolgersi verso lo spettatore in modo da coinvolgerlo nel dramma. Cimabue ha dipinto un Cristo sofferente, con la schiena arcuata di dolore ed una generale tensione delle membra. Egli ha riprodotto abilmente un tipo figurativo, un modello che i suoi contemporanei comprendevano benissimo, riuscendo ad infondere al corpo di Cristo un naturalismo nuovo per la pittura del tempo, che gli varrà la fama di maggior genio della pittura prima di Giotto. Dipinto su tavola (448x390 cm), è conservato nel Museo dell’Opera di Santa Croce a Firenze. La Chiesa ha subìto numerose alluvioni (anche perché sorge in un terreno

Page 4: &5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl gliixvh o·duwh gl udssuhvhqwduh od furflilvvlrqh gl &ulvwr glslqjhqgrod gluhwwdphqwh

paludoso), fino a quella più recente e devastante, avvenuta nel novembre del 1966, della quale il crocifisso di Cimabue divenne, suo malgrado, il simbolo. Rappresenta il quasi completo distacco dall’arte bizantina (Christus Triumphans), che però verrà completato da Giotto negli anni successivi. Cimabue, infatti, mantiene ancora una figura bidimensionale. La veste rossa, simbolo della passione, presenta ancora tracce dell’arte bizantina, come si può notare dai particolari d’oro, colore simbolo della grandezza divina.

CRISTO SOFFERENTE DI GIOTTO

La fine del XIII secolo vide l’affermazione di imponenti cambiamenti di carattere politico e sociale: Firenze e Siena iniziarono ad imporre la loro autonomia sulle altre città italiane, grazie al consolidamento della classe borghese, che permise una maggiore stabilità in ambito economico e commerciale. Questo clima di prosperità fece sì che novità di grande portata maturassero anche in campo pittorico. Cimabue tramandò le sue novità al discepolo Giotto, il quale seppe svilupparle a tal punto da cambiare il corso della storia dell’arte, riuscendo a superare in modo definitivo il Bizantinismo precedente. Di lui diceva il Boccaccio:

“Ebbe un ingegno di tanta eccellenza, che niuna cosa dà la natura […] che egli con lo stile e con la penna o col pennello non dipingesse sì simile a quella che non simile, anzi piuttosto d’essa paresse, intanto che molte volte nelle cose da lui fatte si trova che il visivo senso degli uomini vi prese errore, quello credendo esser vero che era dipinto”.

Il cambiamento di mentalità, come l’uso degli effetti chiaroscuro, rese la sua arte pittorica molto più vicina alla realtà e al mondo fisico, piuttosto che a quello ultraterreno decantato in periodo medioevale.

Page 5: &5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl gliixvh o·duwh gl udssuhvhqwduh od furflilvvlrqh gl &ulvwr glslqjhqgrod gluhwwdphqwh

Si può dire, dunque, che con Giotto si riscopre il realismo della pittura, come con Dante nella letteratura. Il primo capolavoro fiorentino di Giotto è il grande Crocifisso di Santa Maria Novella a Firenze, citato come opera giottesca in un documento del 1312 da Ricuccio di Puccio del Mugnaio ed anche dal Ghiberti, ma databile al 1290, quando l’artista aveva solamente 20 anni. Realizzato su croce sagomata con tempera ed oro su tavola, rivela una qualità raffinatissima nel dosaggio dei colori e nei passaggi chiaroscurali. L’aureola è realizzata con la tecnica della doratura, anch’essa tradizionale, ma Giotto vi ha inserito anche delle piccole tessere di vetro azzurro per accendere il contrasto con l’oro, un dettaglio che non appartiene alla tradizione italiana, ma sembra appartenere al gusto gotico francese. La Croce di Giotto è considerata un’opera fondamentale per la storia dell’arte italiana, in quanto l’artista approfondisce e rinnova l’iconografia del Christus patiens, introdotta nell’arte italiana nella prima metà del Duecento da Giunta Pisano e Cimabue. Tutto il corpo, in posa naturale, sprofonda verso il basso, come evidenziato dalle braccia che corrono oblique e non più parallele al terreno; la testa è protratta in avanti, anziché essere appoggiata sulla spalla, ed anche il busto sporge rispetto al ventre ed al bacino, in un doloroso abbandono; le ginocchia incrociate sono piegate sotto il peso del corpo e bloccate da un solo chiodo sui piedi (tecnica già usata da Nicola Pisano). Colpiscono anche i dettagli delle mani che, ormai prive di forza, hanno le dita mollemente proiettate in avanti rispetto ai palmi inchiodati alla croce, con un’illusione prospettica mai vista prima. Il Cristo di Giotto, come detto, è più tridimensionale ed occupa uno spazio più voluminoso rispetto a quelli precedenti di Cimabue. Molta attenzione è posta alla luce ed al passaggio dal colore chiaro allo scuro. I bordi del braccio longitudinale della croce sono decorati con motivi geometrici che ricordano una stoffa, mentre ai lati del braccio trasversale troviamo, come di consueto, i mezzobusti della Vergine e di Giovanni Evangelista. In basso, sulla base trapezoidale, sono dipinte le rocce in prospettiva, che vanno a formare una base naturalistica, con la chiara allusione al monte Calvario, dove fu conficcata la croce. La figura del Cristo, maggiormente allungata rispetto alle forme tradizionali, fece sì che la struttura della croce lignea, già costruita, venisse modificata.

Page 6: &5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl gliixvh o·duwh gl udssuhvhqwduh od furflilvvlrqh gl &ulvwr glslqjhqgrod gluhwwdphqwh

Senza alcun dubbio, è chiaro che l’opera di Giotto ha una forma più umana e chiaramente più popolare, in quanto priva dei soliti elementi formali di abbellimento tipici dello stile precedente. Sono queste le principali novità contenute nella sua arte, specchio di una nuova sensibilità religiosa, capace di restituire al Cristo la sua dimensione terrena . Solo l’aureola ricorda la natura divina, perché il resto dell’opera mostra le sembianze di un uomo umile, realmente sofferente, con il quale l’osservatore poteva confrontare e condividere le proprie pene. In conclusione, il passaggio di stile tra la concezione del Cristo Trionfante e quello Sofferente fu determinata dalla consapevolezza che Gesù crocifisso dovesse mostrare ed incarnare realmente la sofferenza degli uomini, in quanto uomo, e non quale ritratto di pacata bellezza e nobiltà. Il francescanesimo in questo fu determinante, in quanto era il vero rappresentante del messaggio di umiltà di Gesù Cristo. Cimabue, artisticamente parlando, ne fu il miglior interprete, mostrando nelle sue opere la cruda e viva sofferenza di Cristo in croce. Fu Giotto, suo discepolo, che ispirato dal suo maestro, meglio portò al culmine l’esatta interpretazione e incarnazione di Gesù sofferente sulla croce, rendendolo simile alla realtà, attraverso le giuste proporzioni, inclinazioni del corpo, uso accurato della luce e tridimensionalità, dando vita a quello che sarebbe divenuto il modello di ispirazione dei successivi artisti di tutta Europa.

Page 7: &5,672 75,21)$17( FURFL HEEH RULJLQH QHOOD FKLHVD ... · &5,672 75,21)$17( ,q hsrfd phglrhydoh vl gliixvh o·duwh gl udssuhvhqwduh od furflilvvlrqh gl &ulvwr glslqjhqgrod gluhwwdphqwh

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

● Marco Ciatti e Max Seidel“ La meraviglia del Cocifisso di Giotto in Santa Maria a Novella” – Firenze, Edifir 2001

● Marcello Gaeta , Giotto und die croci des trecento , Monaco di Vestfalia, Rhema, 2013

● Maurizia Tazartes – Giotto – Milano Rizzoli 2004. ● Storia delle arti in Toscana – IL TRECENTO. Edifir Edizioni. ● Crocifisso di Santa Maria Novella – OVO.com

● Avvenire.it Cimabue, il Cristo ritorna a Santa Maria Novella

● Iltermopolio.com Dal Christus Triumphans al Christus patiens