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SILVÆ - Anno VI n. 14 - 33 Le sistemazioni idraulico-forestali per la conservazione e l’incremento della biodiversità LE SISTEMAZIONI IDRAULICO- FORESTALI PER LA CONSERVAZIONE E L’INCREMENTO DELLA BIODIVERSITÀ di Salvatore Puglisi* I cambiamenti climatici possono minacciare le forme viventi racchiuse nei parchi e nelle riserve. Onde consentirne la migrazione, per adeguarsi alle modi- fiche ambientali, come avvenuto durante le epoche glaciali, occorrono reti eco- logiche idonee. Tale ruolo possono svolgerlo al meglio le sistemazioni idraulico- forestali, come dimostrano esempi di conservazione e incremento della biodi- versità da esse resi possibili, osservati in Portogallo, Francia e Italia. Climate changes can threaten the living forms which are confined in nature parks and reserves. Suitable ecological networks are necessary in order to allow their migra- tion and their adaptation to environmental changes, as it happened during glacial periods. Torrent control works can play that role to the best, as shown by several exemples of biodiversity conservation and increase due to them and observed in Por- tugal, France, Italy. L ’anno 2010 che da alcuni mesi ci siamo lasciati alle spalle, è stato dichiarato Anno internazionale della biodiversità, durante il quale le Nazioni Unite hanno invitato il mondo a salvaguardare sulla Terra la diversità delle forme viventi gene- ticamente diverse. Il ruolo delle sistemazioni idraulico-forestali non è soltanto quel- lo della manutenzione del territorio (Puglisi, 1985) - secondo il concetto introdotto dal prof. Livio Zoli nel 1959 - ma può essere anche quello di conservare e di incrementare la biodiversità nel modo che esporrò in questo articolo. Chi si è occupato in maniera non sporadica di sistemazioni idraulico-forestali, per cui oltre a farle ha studiato l’effetto delle opere eseguite, ha potuto constatare che non è possibile vegeta- lizzare una pendice in preda a dissesto idrogeologico se l’inter- vento non è preceduto o accompagnato dall’esecuzione di opere costruttive che creino le condizioni di fermezza del suolo indi- spensabili all’affermazione della vegetazione. Le briglie e le altre * Già professore ordinario di sistemazioni idrauliche e forestali presso l’Università di Bari.

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    Le sistemazioni idraulico-forestaliper la conservazione e lincremento della biodiversit

    LE SISTEMAZIONI IDRAULICO-FORESTALI PER LA CONSERVAZIONEE LINCREMENTO DELLA BIODIVERSITdi Salvatore Puglisi*

    I cambiamenti climatici possono minacciare le forme viventi racchiuse neiparchi e nelle riserve. Onde consentirne la migrazione, per adeguarsi alle modi-fiche ambientali, come avvenuto durante le epoche glaciali, occorrono reti eco-logiche idonee. Tale ruolo possono svolgerlo al meglio le sistemazioni idraulico-forestali, come dimostrano esempi di conservazione e incremento della biodi-versit da esse resi possibili, osservati in Portogallo, Francia e Italia.

    Climate changes can threaten the living forms which are confined in nature parksand reserves. Suitable ecological networks are necessary in order to allow their migra-tion and their adaptation to environmental changes, as it happened during glacialperiods. Torrent control works can play that role to the best, as shown by severalexemples of biodiversity conservation and increase due to them and observed in Por-tugal, France, Italy.

    Lanno 2010 che da alcuni mesi ci siamo lasciati alle spalle, stato dichiarato Anno internazionale della biodiversit,durante il quale le Nazioni Unite hanno invitato il mondoa salvaguardare sulla Terra la diversit delle forme viventi gene-ticamente diverse.Il ruolo delle sistemazioni idraulico-forestali non soltanto quel-lo della manutenzione del territorio (Puglisi, 1985) - secondo ilconcetto introdotto dal prof. Livio Zoli nel 1959 - ma pu essereanche quello di conservare e di incrementare la biodiversit nelmodo che esporr in questo articolo.Chi si occupato in maniera non sporadica di sistemazioniidraulico-forestali, per cui oltre a farle ha studiato leffetto delleopere eseguite, ha potuto constatare che non possibile vegeta-lizzare una pendice in preda a dissesto idrogeologico se linter-vento non preceduto o accompagnato dallesecuzione di operecostruttive che creino le condizioni di fermezza del suolo indi-spensabili allaffermazione della vegetazione. Le briglie e le altre

    * Gi professore ordinario di sistemazioni idrauliche e forestali presso lUniversit di Bari.

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    opere idrauliche sono da considerarsi delle prtesi che sostengo-no il processo di cicatrizzazione delle ferite della montagna edella collina, tanto vero che dette opere da sole favoriscono lin-sediamento spontaneo della vegetazione, come insegna lespe-rienza e pu rilevare chiunque osservi le foto aeree di torrentisistemati, nelle quali le opere costruttive sono invisibili perchoccultate dalla vegetazione dalle medesime indotta. Con glialberi e gli arbusti che vengono a monte delle briglie ritornaanche la fauna. Da questo fenomeno deriva lincremento dellabiodiversit di cui mi occuper avanti, attraverso esempi osser-vati in Portogallo, Francia, Italia. Lincremento della biodiver-sit, tuttavia, per dimensioni areali meno rilevante rispetto aquello della conservazione della biodiversit.

    Conservazione della biodiversit

    Oltre che dalla frammentazione degli ecosistemi per cause antro-piche (territorio artificializzato e/o intersecato da infrastruttu-re), la biodiversit minacciata dai grandi cambiamenti climati-ci che investono la Terra (Buiatti, 2007). Gli effetti dei cambia-menti climatici che nel passato hanno provocato massicci spo-stamenti altitudinali e longitudinali dei consorzi vegetali - e conessi della fauna - per le epoche glaciali sono stati studiati attra-verso la statistica pollinica dei depositi palustri, lacustri e di tor-biera. Lanalisi pollinica si basa sul fatto ben noto che il polline,prodotto in grande quantit dalle piante anemofile e diffuso nel-laria dalle correnti aeree, cade infine al suolo come una pioggiauniforme di pulviscolo: soltanto una parte insignificante arrivasugli stimmi dei fiori per operare la fecondazione, la pi granparte infine si deposita ad ogni stagione come un velo sottile sul-lacqua delle torbiere, delle paludi, degli stagni e dei laghi, rapi-damente cade sul fondo dove lossigeno deficiente ed il mezzo acido; pu cos essere conservato indefinitamente insieme aidetriti organici e minerali che ogni anno si accumulano sulfondo, grazie alla resistenza chimica che in tale ambiente lamembrana pollinica possiede di fronte agli agenti distruttivi.Applicando tale tecnica dindagine si scopr che la terza acmedella glaciazione wrmiana aveva portato i consorzi subalpini e

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    montani di Pino silvestre, Pino mugo, Abete bianco, Abete rosso,al livello del mare nelle pianure costiere dove lasciarono traccenella torbiera di Massaciuccoli (Chiarugi, 1950).Queste grandi migrazioni si sono verificate perch quandoavvennero la vegetazione poteva spostarsi, senza incontrareostacoli, dalle montagne verso i litorali per rifugiarvisi durantela glaciazione, e da questi poi tornare verso i luoghi alti di pro-venienza nel post-glaciale. I richiami di archeologia forestale brevemente tratteggiati servo-no per avvertirci che la biodiversit conservata nei parchi e nelleriserve, circondati come sono da aree artificializzate e non attra-versabili, non la pone al riparo dai cambiamenti climatici cheavvengono sulla Terra. Affinch la conservazione della biodiver-sit sia assicurata anche alla scala plurimillenaria dei tempioccorrono delle uscite di sicurezza adeguate alla bisogna.Alla frammentazione dellambiente naturale sono stati contrap-posti i corridoi ecologici di connessione (Malcevschi et al., 1996)ma essi sono stati pensati principalmente per consentire gli spo-stamenti della fauna selvatica. Le sistemazioni idraulico-foresta-li, al contrario, se correttamente realizzate, e rese maggiormenteidonee dal punto di vista funzionale a svolgere anche il ruolo direti ecologiche, possono contribuire a risolvere il problema delquale ci stiamo occupando.

    Levoluzione funzionale delle sistemazioni idraulico-forestali

    Nella legislazione italiana la locuzione Sistemazioni idraulico-forestali compare la prima volta nellart.19 del R.D. 26 marzo1905 n.173 (Regolamento per la esecuzione della legge 31 marzo1904 n. 140 - nota come legge Zanardelli - recante provvedimen-ti a favore della provincia di Basilicata), ma il vero atto di nasci-ta si ebbe con il Testo unico delle disposizioni di legge per lasistemazione idraulico-forestale dei bacini montani approvatocon R.D. 21 marzo 1912 n. 442. Lart.21 del T.U. dispose che unacommissione tecnica centrale consultiva redigesse le norme perla preparazione dei progetti di sistemazione idraulico-forestali.Sulla base di tale parere fu emanato il D.M. 20 agosto 1912 colquale furono approvate e rese esecutive tali norme di cui, ai fini

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    della presente esposizione riassuntiva, si riportano i seguentipunti: Ogni proposta deve essere inspirata a grande economia,

    modestia e semplicit, escludendo qualunque opera di lusso,ricordando che non si tratta di elevar monumenti od operedarte grandiose e che devonsi evitare dispendiosi lavori dimuratura.

    Sono da impiegare i materiali rustici del sito, pietre, legnami,chiedendo alla forza di vegetazione i materiali viventi pelconsolidamento dei terreni, ricorrendo anche a opere miste dilegname e sasso. Nelle frane, sono da evitare le costruzionimurali, adottando invece piccole palizzate, graticciate o fasci-nate basse, inerbamenti e semine o piantagioni di alberi dipronto accrescimento.

    In questo periodo che, grosso modo, durer sino alla secondaguerra mondiale, accanto alle suddette opere rustiche si ese-guivano anche, nella correzione dei torrenti, opere murarie, maqueste erano di competenza quasi esclusiva del Genio civile.Nella legge forestale (R.D. 30 dicembre 1923 n.3267), infatti, leopere di sistemazione dei bacini montani erano state distinte indue categorie: Opere di sistemazione idraulico-forestale, consistenti in rim-

    boschimenti, rinsaldamenti e opere costruttive immediata-mente connesse;

    Altre opere idrauliche eventualmente occorrenti.Le prime sono di competenza del Ministero delleconomianazionale che vi provvede con lopera del corpo Reale delleforeste, le seconde sono di competenza del Ministero dei lavo-ri pubblici che vi provvede con lopera del corpo Reale delGenio civile.

    Questa divisione delle competenze cesser di fatto negli anniCinquanta, allorch con la Cassa per il Mezzogiorno (legge 10agosto 1950 n.646), i provvedimenti a favore delle aree depresse(legge 10 agosto 1950 n.647), la legge della montagna, i provve-dimenti straordinari per la Calabria (legge 26 novembre 1955n.1177), il CFS realizzer, senza limitazione di competenze, vastiinterventi sistematori in tutto il Paese, ad eccezione del Trentino-Alto Adige dove provvederanno le amministrazioni provinciali

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    con risultati di eccellenza. In questo periodo le tipologie costrut-tive non si discosteranno da quelle tradizionali. Prevarranno leopere in muratura anche perch esse si eseguivano mediantecottimi fiduciari, mentre i lavori propriamente forestali si face-vano in amministrazione diretta.Per molti decenni i tronchi vallivi degli alvei torrentizi sono statirettificati e ingabbiati tra le difese spondali, inserendovi soglie otraverse per compensare laumento di pendenza del percorsorettilineo (Puglisi, 2006). Nella figura 1, tratta da una pubblica-zione giapponese, se ne coglie la sintesi.Questo criterio sistematorio stato definito sindrome di Chezy(Di Silvio, 1997) con riferimento alla formula del moto uniformecon la quale fissata la velocit della corrente (generalmente 3m/sec per evitare sia corrosioni che depositi) si desume la pen-denza da dare allalveo, inserendovi a tale scopo opere trasver-sali. La rettificazione dellalveo torrentizio consente di ricavare[aree] spazi golenali per lagricoltura (fig.2).Verso la fine degli anni Sessanta ebbe inizio levoluzione delletipologie costruttive (Puglisi, 1967,1968) che oltre alla selezionedei materiali fluitati, senza intercettare quelli fini, utili per ilripascimento dei litorali, ha prodotto, quanto meno in Basilicata,linnesco di processi dinamici evolutivi spontanei della vegeta-zione naturale (Gentile et al., 2006). A met degli anni Ottanta si afferma il concetto che le tipologiecostruttive debbono adeguarsi agli scopi della sistemazione(Kettl, 1989). Accanto alle funzioni tradizionali [] quali risul-tati delle originarie tipologie costruttive applicate a delle cono-scenze statiche, si andarono ad aggiungere i complessi gruppifunzionali [] che consentono di intervenire meglio sulle speci-fiche individualit di ogni torrente. Kettl si riferiva principal-mente alle briglie frangicolate, che da allora hanno avuto grandesviluppo in Europa, ma la teoria della catena funzionale si pre-sta anche al ruolo della connettivit per la conservazione dellabiodiversit. In questa direzione, una ventina di anni fa, al vec-chio criterio della sindrome di Chezy si sostitu quello dellarinaturazione dei corsi dacqua, demolendo addirittura le vec-chie sistemazioni ad andamento lineare e rifacendole secondoun percorso naturale tortuoso (Gldi, 1995) che favorisce linse-

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    diamento della vegetazione e non impedisce i flussi migratoridella fauna ittica (fig.3).Parchi e riserve in Italia si trovano per lo pi nei rilievi montanie collinari e sono drenati da corsi dacqua sistemati o da siste-mare, facenti parte della rete idrografica che dalle cime montuo-se giunge al mare, per la quale gi da tempo si postula la neces-sit della riqualificazione ambientale. Le opere idrauliche vannoadeguate a tale compito aggiuntivo di costituire reti ecologichedi estensione tale da consentire spostamenti massicci, altitudina-li e longitudinali, delle forme viventi geneticamente diverse.Nelle figure 4 e 5 si forniscono nuovi esempi di tali modifiche,ma il concetto di catena funzionale pu generare nuove tipolo-gie sistematorie, ricorrendo se necessario anche alle tecnichedell ingegneria naturalistica.Per rafforzare questo ruolo delle sistemazioni come uscite disicurezza dei luoghi dov assediata la biodiversit, per consen-tirne la conservazione durante i probabili cambiamenti climatici,bisognerebbe sapere, per, dove si trovano le sistemazioni damantenere e modificare per renderle atte a questo nuovo ruolo.Tranne che nelle Province autonome di Bolzano e di Trento, e inqualche Regione, manca in Italia il catasto delle opere di siste-mazione idraulico-forestale. Bisognerebbe cominciare da l perselezionare quelle adatte ad assumere questo nuovo ruolo.

    Esempi di incremento della biodiversit

    Come primo esempio di incremento della biodiversit determi-nato da una sistemazione idraulico-forestale, riporto quanto hoavuto modo di osservare in Portogallo nel 1967 su incarico dellaDirezione generale dellEconomia montana e delle Foreste. Trat-tasi di un caso di dissesto idrogeologico a carico dei torrenti dadisfacimento che solcano le colline plioceniche di Leiria nel baci-no del Rio Lis. Queste formazioni sabbiose, ricoperte da estesepinete di Pinus pinaster, malgrado lelevato coefficiente di bosco-sit, allepoca della visita erano in preda a processi di erosionerimontante - innescata dalla quota di recapito nel collettore - laquale essendo regolata dai bassi valori della pendenza di equili-brio che di solito si stabiliscono nelle rocce tenere e nei terreni

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    incoerenti, aveva prodotto incisioni molto profonde. I solchi ini-ziali, divenuti incisioni imponenti, asportavano ogni anno lar-ghe porzioni areali di colline boscate. In queste condizioni lin-gegnere Santos Gallo progett nel 1941 delle strutture prefabbri-cate sopraelevabili sino al piano di campagna, allo scopo di sta-bilizzare i solchi che lerosione rimontante faceva arretrare ognianno di alcune decine di metri. Per realizzare tali opere in zoneprive di strade lAutore ide una specie di muratura cellulare,utilizzando il materiale da costruzione disponibile sul posto,cio la sabbia, da confezionare con cemento e tondini di ferroportati a spalla dalle maestranze. Le lastre assemblate come nellafigura 6, formavano una briglia che veniva innalzata per assisesuccessive, man mano che ogni fila di lastre si colmava a monte.La continuit dellintervento, di costruzione e di manutenzione,costituiva la ragione della durata indefinita del cantiere. Infatti,al momento della visita, 25 anni dopo linizio dei lavori, questierano ancora in corso, con vantaggi anche di natura sociale eoccupazionale. In questo lasso di tempo gli elementi, prefabbri-cati in cantiere, erano stati pi volte perfezionati e modificati.Quel che pi conta, la stabilit indotta da queste opere ha deter-minato il rimboschimento spontaneo delle incisioni come si vedenella figura 6.Il secondo esempio riguarda la sistemazione di un anfiteatro diburronamento (cirque de ravinement) osservata in Francia. Tratta-si di fenomeni complessi dovuti a ribaltamenti di roccia (Carra-ra et al., 1983), come nella figura 7, ed evolventi a colata.Il rimedio adottato dal servizio R.T.M. (Restauration TerrainsMontagne) che in Francia opera dal 1882, consistito nellacostruzione di briglie filtranti tirantate a monte che hanno deter-minato condizioni di stabilit tali da far insediare un ontanetospontaneo ai lati del canale di scarico delle colate (fig. 8).Il terzo caso riguarda uno studio compiuto dalla Sezione di Siste-mazioni idraulico-forestali del Dipartimento Pro.Ge.Sa. dellUni-versit di Bari, per conto della Regione Puglia, nel Sub-Appenni-no Dauno. Lindagine ha riguardato il censimento delle oltre 400briglie realizzate negli anni Cinquanta e Sessanta dallIspettoratoRipartimentale delle Foreste di Foggia nei bacini dei torrenti Cer-varo, Carapelle e Celone. il caso di evidenziare - dice lo studio

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    - anche i diversi effetti ottenuti con le opere trasversali in alveo econ lintegrazione delle opere costruttive mediante piantagione dispecie forestali. In questultimo caso sono state osservate rapideevoluzioni vegetazionali verso compagini floristiche pi comples-se, con linserimento, nel piano dominato, di latifoglie nobili, effet-to che, senza lazione di riforestazione con specie pioniere, avreb-be richiesto tempi sicuramente pi lunghi. interessante notarecome la forestazione indotta si identifichi con la vegetazionepotenziale dellarea esaminata (Tomaselli et al., 1973). I rilievi ese-guiti evidenziano, infatti, come si assista progressivamente allin-gresso di specie proprie dellarea delle latifoglie eliofile del pianobasale (frassini, querce decidue, ed aceri), rilevate con frequenzaconsiderevole (20-30%). Pertanto si pu considerare la forestazio-ne indotta dalle briglie come significativa sia da un punto di vistaquantitativo (prevalenza di densit alta) che qualitativo, in quan-to il mosaico floristico ripariale si arricchisce progressivamentedelle componenti proprie della vegetazione potenziale indigena(Gentile et al., 2008).

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