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La gestione di un'emergenza nucleare: ruolo ed esperienze dei laboratori delle rete nazionale di monitoraggio della radioattività ambientale Mauro Magnoni ARPA Piemonte – Dipartimento Tematico Radiazioni Via Jervis, 30, 10015 Ivrea (TO) 48° Corso delle Scuola Superiore di Radioprotezione “Carlo Polvani” ENEA – Centro Ricerche Casaccia, Roma, 5-7 novembre 2012

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La gestione di un'emergenza nucleare: ruolo ed esperienze dei laboratori delle

rete nazionale di monitoraggio della radioattività ambientale

Mauro Magnoni

ARPA Piemonte – Dipartimento Tematico RadiazioniVia Jervis, 30, 10015 Ivrea (TO)

48° Corso delle Scuola Superiore di Radioprotezione “Carlo Polvani”ENEA – Centro Ricerche Casaccia, Roma, 5-7 novembre 2012

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Sommario

1) Cenni sulla pianificazione nazionale di emergenza nucleare

a) Emergenze “globali”b) Emergenze “locali

2) Modalità di intervento, tecniche di misura e potenzialità della rete dei laboratori regionali

3) Conclusioni

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La pianificazione nazionale diemergenza nucleare

La gestione delle emergenze nucleari e radiologiche nel nostro Paese è articolata, dal punto di vista legislativo, su vari livelli

Possiamo distinguere:- un livello “nazionale” (Stato) a cui si può

immaginare che competano tutti quegli eventi che hanno una caratteristica “globale”

- un livello “periferico” (Prefetture e Regioni) a cui competono gli eventi “locali”

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La pianificazione nazionale diemergenza nucleare

In realtà le corrispondenza non sono necessariamente così semplici e biunivoche.

Se infatti è quasi sempre vero che un evento “globale” non può che avere, al nostro interno, che una dimensione “nazionale” èaltrettanto vero che possono esservi eventi “periferici” che possono assurgere a una portata “nazionale”

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La pianificazione nazionale diemergenza nucleare

In questa sede, tuttavia, non ci interessa tanto approfondire questi aspetti, per così dire “giuridici” e ordinamentali (pur importanti, anche dal punto di vista operativo), ma considereremo i termini “globale” e “locale” nel senso dell'estensione geografica dell'evento. Questo aspetto è d'altra parte di massima importanza per la definzione degli interventi

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• La pianificazione nazionale di emergenza nucleare èprevista dall’art. 121 del Decreto Legislativo 230/1995

• In tale articolo, al comma 1, si stabilisce infatti che “La Presidenza del Consiglio dei Ministri, d’intesa con il Ministero dell’Interno,….., predispone un piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche su tutto il territorio”

• Recentemente, con l’emanazione del DPCM del 19 marzo 2010, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale una revisione al suddetto piano, che era stato emanato per la prima volta nel 1997

La pianificazione nazionale diemergenza nucleare

Eventi “globali”

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• Rispetto alla precedente versione, in quella nuovauna delle maggiori differenze è il mutamentodell’impostazione relativamente al cosiddetto“incidente di riferimento”

• L’” incidente di riferimento” è quell’eventocatastrofico che si prende appunto come riferimento per ipotizzare le conseguenzeradiologiche e sanitarie sulla popolazione

• Nel vecchio piano l’”incidente di riferimento”corrispondeva a un incidente a una centralenucleare estera con conseguente emissionenell’ambiente di 1015 Bq di 131I equivalente(livello 6 della scala INES)

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Nuova Scala INES- IAEA 1 ottobre 2008

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• Nel nuovo piano si ipotizza come “incidentedi riferimento”, un incidente grave a unacentrale nucleare estera che comporti un rilascio molto più consistente

• In particolare sono individuate come impianti di riferimento le centrali di:

Krško (Slovenia)St. Alban (Francia)

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Il rischio nucleare transfrontaliero(in blu le centrali a distanza < 200 km dal confine italiano)

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• Lo scenario di riferimento è dunquecaratterizzato da elevata gravità (grado 7 della scala INES, il massimo) e prevede ilseguente “termine di sorgente”

Frazioni di rilascioGas nobili (133Xe, 88Kr)1Alogeni (131I)0,075Metalli Alcalini (137Cs, 134Cs)0,075Gruppo del Tellurio (132Te)0,0305Bario, Stronzio (89Sr, 90Sr,

140Ba)0,012Metalli Nobili (103Ru, 106Ru)0,0005Gruppo del Cerio (144Ce)0,00055Lantanoidi (140La)0,00052

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• Partendo da questi presupposti sono state effettuate simulazioni al computer dell’evoluzione della nube, considerando le reali condizioni atmosferiche (nell’arco dicirca 1 anno)

• Ciò è stato effettuato impiegando un software, sviluppato presso ISPRA, chesimula il movimento delle masse d’ariamediante un modello lagrangiano

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Codice APOLLO del sistema ARIES di ISPRAGrave incidente alla centrale di St. Alban

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Simulazione per incidente a Krško

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Impatto dosimetrico in Italia

Come si vede, in entrambi i casi la “nube”interesserebbe principalmente il Nord Italia rilasciando alla popolazione valori di dose efficacedell'ordine di varie decine di mSv (irradiazione + inalazione)

Una valutazione a parte va fatta per lo 131I ….

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Max Dose efficaceda inalazione di 131I(mSv)

Max Dose equivalentealla tiroideda 131I(mSv)

KrškoAdulti0,8Bambini1,5 Lattanti1,0

Adulti16Bambini27 Lattanti20

St. AlbanAdulti2,0Bambini3,5 Lattanti 2,5

Adulti40Bambini70 Lattanti50

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• I valori massimi delle dosi risultano dello stesso ordine di grandezza per i due scenari. Nel caso di St. Alban dovrebbero essere interessate aree più ampie

• Su ampie aree delle regioni del Nord e del Centro-Nord d'Italia piùprossime all'impianto interessato dall'ipotetico evento incidentale, le dosi efficaci da inalazione risultano pari ad alcune unità di mSv e la dose equivalente alla tiroide risulta pari ad alcune decine di mSv

• La deposizione al suolo di radionuclidi, che in alcuni casi potrebbe raggiungere valori di 106 Bq/m2, è tale da richiedere il controllo radiometrico delle matrici ambientali ed alimentari su estese superfici del territorio nazionale

• I risultati delle stime di dose effettuate fanno ritenere che l'eventuale adozione di misure protettive di riparo al chiuso e di somministrazione di iodio stabile permetterebbe di evitare alcune unità di dose efficace ed alcune decine di mSv di dose equivalente alla tiroide.

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Livelli di riferimento per la pianificazione degli interventi

TIPO DI INTERVENTO INTERVALLO DI DOSE (mSv)

corpo intero tiroide, polmone ed altri organi

Riparo al chiuso 5 - 25 50 - 250

Somministrazione di iodio stabile

50 - 250

Evacuazione 100 - 500 300 - 1500

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Altri eventi “globali”

• Incidenti a impianti e depositi nucleari in Italia

• Caduta di satelliti con sistemi nucleari a bordo

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Impianti nucleari in ItaliaImpianto Rete esercente Rete locale/ARPA

Centrale del Garigliano SI NO

Centrale di Latina SI NOCentrale di Trino SI SICentrale di Caorso SI SIReattore AGN 201 “Costanza” - Università Palermo NO NOImpianto ITREC - C.R. Trisaia ENEA SI NOCentro ENEA Casaccia:

Reattore TRIGA RC-1Reattore RSV TAPIRO SI NOImpianto Plutonio

Reattore RTS 1 – CISAM - SIImpianto FN – Bosco Marengo SI SIImpianto EUREX - C.R. Saluggia ENEA SI SIReattore TRIGA MARK II - L.E.N.A. Università Pavia SI NOReattore ESSOR –C.C.R. Ispra SI NODeposito Avogadro –FIAT AVIO SI SI

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Caduta di satelliti con sistemi nucleari a bordo

• Il territorio italiano è sorvolato da quasi tutti i satelliti ex-sovietici

• Vi possono essere rischi in seguito a problemi di lancio (Baikonour) o per un rientro accidentale

• Vi sono satelliti sia russi che americani equipaggiati con apparati nucleari

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Caduta di satelliti con sistemi nucleari a bordo

• Vi sono due tipi di apparecchi:a) generatori termoelettrici a radioisotopi

(RTG), che impiegano Pu-238, Po-210b) reattori nucleari veri e propri (NR)• Attualmente si trovano in orbite comprese

tra 700 e 1500 km, 8 satelliti RTG e 34 reattori nucleari

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Caduta di satelliti con sistemi nucleari a bordo

• Un elenco (incompleto) dei principali rientri accidentali “radioattivi”:

1) aprile 1964 TRANSIT 5BN3 (USA), RTG Pu-2382) maggio 1968 NIMBUS B3 (USA), RTG Pu-2383) aprile 1971 APOLLO 13/AQUARIUS, RTG Pu-

2384) gennaio 1978 COSMOS (URSS), NR U-2355) febbraio 1983 COSMOS (URSS), NR U-235

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Un esempio storico: il rientro accidentale sul Canada del Cosmos 954 nel 1978

• Satellite spia sovietico equipaggiato, con un reattore nucleare precipitò sui Territori del Nord-Ovest del Canada nel gennaio 1978• Inventario radiologico: 3 TBq 90Sr; 0.2 TBq 131I; 3 TBq 137Cs. Si stima che il 75% del materiale sia stato vaporizzato nell’alta atmosfera contribuendo al fallout globale

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Vi sono stati molti altri eventi dello stesso tipo, meno eclatanti e conosciuti….

• Satelliti americani equipaggiati con reattori RTG (RadioisotopeThermal Generators): lo SNAP 9A si vaporizzò nell’atmosfera nel 1964 liberando 16000 Ci di 238Pu (t1/2 = 87,7 anni)•Si è avuta notizia di altri rientri, più meno documentati: nel 1997 la sonda russa Mars si inabissò nel Pacifico al largo del Cile. Era equipaggiata con un RTG contenente 238Pu(solo 200 g ??)•Moltissimi satelliti (sia americani che russi) continuano ad essere equipaggiati con dispositivi RTG o similari per la produzione di elettricità•Possibilità non remota che vi siano stati (?) e si abbiano in futuro altri rientri e/o incidenti di lancio

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Caduta di satelliti con sistemi nucleari a bordo

Le possibili conseguenze per il territorio italiano:

• Dalle esperienze passate, l’area interessata alla caduta di frammenti dovrebbe essere un rettangolo 20x600 km!

• Necessità di disporre di numerosi mezzi aerei per un’efficace recupero dei frammenti contaminati

• In Canada, con 13 mezzi aerei adibiti alla ricerca, ci volle circa 1 anno

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Eventi “locali”• Sono, in generale, “eventi minori”• Ritrovamento di sorgenti radioattive o di

oggetti e manufatti contaminati• Incidenti nel corso di trasporti radioattivi• Incidenti a installazioni e/o depositi minori

(impieghi di categoria A diversi delle istallazioni nucleari o di categoria B: impianti per i quali non è previsto un piano di emergenza esterno)

• Attentati con materiale radioattivo

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Pianificazione nazionale e pianificazione locale

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Il ruolo dei laboratori regionali• Quelli che qui chiamiamo “laboratori regionali”

sono sostanzialmente dei laboratori delle ARPA/APPA specializzati nella misura della radioattività ambientale

• Sono gli “eredi” dei CRR, istituiti nel 1987 dal Ministero della Sanità

• Sono coordinati ai sensi dell'art. 104 del D. Lgs230/95 da ISPRA

• In caso di emergenza in flusso dei dati prodotto èindirizzato verso il CEVaD (organo tecnico della Protezione Civile, insediato presso ISPRA)

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Intervento dei laboratori regionali in caso di “Evento globale”

• Lo scenario ipotizzato è dunque la dispersione in atmosfera di sostanze radioattive su una vasta porzione del territorio nazionale

• In queste condizioni ai laboratori sono richiesti degli interventi immediati per caratterizzare l'evento. Il riferimento per questi tipi di interventi è il manuale CEVaD

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• Per l’individuazione dei dati radiometrici e delle modalità operative, si considerano due fasi di sviluppo della situazione di emergenza:

a) I Fase, relativa al periodo temporale immediatamente successivo all’incidente, caratterizzata dal momento diffusivo della nube e tipicamente della durata di qualche giorno

b) II Fase, relativa ad un periodo temporale che inizia al termine della I Fase e che può durare alcune settimane, durante la quale si è esaurita la fase più acuta dell’emergenza, ma rimane la necessità di approfondire il quadro radiometrico

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Fase 1 – Misure e matrici• INTENSITÀ DI DOSE GAMMA DA

IRRADIAZIONE ESTERNA• PARTICOLATO ATMOSFERICO• DEPOSIZIONE UMIDA E SECCA AL

SUOLO:

MISURA DIRETTA DEL PARTICOLATO DEPOSITATO (FALLOUT)SPETTROMETRIA GAMMA IN SITUMISURE DI BIOACCUMULATORI (BRIOFITE)MISURE DI CAMPIONI SUPERFICIALI DISUOLO

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• PRELIEVO DI MATRICI ALIMENTARI:

Latte vaccino (di centrale e di fattoria)Vegetali eduli a foglia largaForaggio frescoFrutta di stagioneAcqua potabile (di acquedotto, campionata opportunamente, in relazione alla vulnerabilità rispetto ai meccanismi di deposizione)

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Fase 2 – Prelievo Matrici• MATRICI ALIMENTARI:

latte ovino e caprinolatte in polvere (alimentazione umana)derivati del latte (formaggi freschi)carne: bovina (muscolo), suina (muscolo), ovo-caprina (produzione locale), pollame, coniglipescialtri vegetali/ortaggi di stagionecerealioliovinouova

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• ACQUE SUPERFICIALI INTERNE E ACQUE MARINE

• DETRITO MINERALE ORGANICO SEDIMENTABILE (DMOS)

• SEDIMENTI

• BIOACCUMULATORI E INDICATORI DI PRESENZA DICONTAMINAZIONE, NON RILEVANTI PER LA DIETA:mielefunghicacciagionemolluschi e crostaceierbe aromatiche, ecc..

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Tipologia di misure sulle matrici campionate

• Su tutte le matrici campionate dovrà essere effettuata una spettrometria γ con rivelatori HPGe

• Su alcune (soprattutto matrici ambientali), potranno essere richieste misure di Plutonio, Sr-90, α e β totale

• Problema aperto: organizzazione del flusso dei campioni ai laboratori in grado di eseguire misure radiochimiche

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Intensità di dose γ da irradiazione esterna

• Si tratta di una tipologia di misura che, di solito, è integrata in una rete di stazioni fisse

• ISPRA incoraggia le Agenzie che gestiscono reti di questi tipo a integrarle nella rete nazionale (trasmettendo i dati ad ISPRA e tramite ISPRA ad EURDEP)

• In caso di emergenze viene comunque richiesto, anche per le Agenzie prive di reti, di effettuare questo tipo di misure

• Nel Manuale CEVaD vengono date indicazioni sulle regole di buona tecnica che è bene seguire per l'effettuazione di questo tipo di misure

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• Regole di buona tecnica:

1. lo strumento deve essere posizionato in campo aperto, lontano da tettoie, edifici, muri, etc.;

2. la superficie deve essere pianeggiante;3. lo strumento deve essere ad un’altezza di 1 metro

dalla superficie del terreno;4. occorre conoscere l’altitudine sul livello del

mare del punto in cui si sta effettuando la misura;

5. occorre registrare e/o annotare le condizioni meteorologiche, il tipo di terreno.

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• Caratteristiche tecniche

1. In caso di emergenza i tempo di integrazione deve essere sufficientemente breve, per poter seguire l’evoluzione temporale dell’evento (èsufficiente 1/2 ora)

2. Il risultato delle misure deve essere espresso in μSv/h

3. La sensibilità di misura richiesta per sensori impiegati in questi contesti deve essere tale da consentire di apprezzare fluttuazioni dell’ordine dei 10-20 nSv/h

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Reti di allarme delle ARPA/APPA integrate con ISPRA

RETE ISPRA

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Particolato atmosferico

• E’ la matrice più importante in caso di emergenza• L’analisi completa di esso permette di valutare

complessivamente l’entità del fenomeno in atto e di stimarne le conseguenze a medio-lungo termine (è un fondamentale dato di input per i modelli)

• Consente la scoperta e l’identificazione di eventi che altrimenti non potrebbero essere rivelati con le reti automatiche normalmente in uso

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• Esempio: contaminazione uniforme dell’atmosfera con 1 Bq/m3 di 137Cs

Infatti, dal calcolo del rateo di dose in aria al livello del suolo:

si ottiene un rateo di dose γ insignificante: ~ 0,065 nGy/h (1,6 nSv nelle 24 ore)

ma, l’evento che può aver determinato questa situazione può essere tutt’altro che irrilevante !!

Γρaria∫V

c�e− μρ�d

d 2 dV

c Bq /m3

Γ del 137 Csμρ

assorbimento massico

V volumeρaria densità ariad dis tan za

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Particolato atmosferico

• Caratteristiche dei punti di campionamento:

1. la stazione di prelievo deve essere situata ad una altezza dal suolo di almeno due metri;

2. non deve essere ubicata a ridosso di edifici e sono da preferire spazi liberi, aperti (ad esempio tetti a terrazza, giardini, etc.);

3. vanno evitate, per quanto possibile, aree di grande traffico e di elevata polverosità;

4. il sistema di aspirazione va protetto dagli agenti atmosferici.

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• Caratteristiche linea di campionamento:

1. un porta filtro2. un filtro3. una pompa aspirante con regolatore costante di

portata4. un contatore volumetrico

Il filtro può essere in fibra di vetro, carta, acetato o nitrato di cellulosa, con un diametro di circa 50 mm (il diametro effettivo di aspirazione, quando il filtro èmontato sul portafiltro risulta inferiore, di circa 45-47 mm). I filtri impiegati devono essere tali da trattenere con efficienza prossima al 100 % (tipicamente 99,9 %) le particelle in sospensione nell’aria con diametro dell’ordine di 0,5-0,8 μm

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• Pretrattamento e analisi (protocollo standard):

Misura (spettrometria γ con HPGe) sul filtro talquale: attesa di circa 1 ora (non strettamente necessaria, in caso di emergenza), per il decadimento del Pb-214 e Bi-214

Misura α e β totale: con contatori proporzionali a flusso di gas o plastici o GM a finestra sottile; analisi da effettuarsi dopo 120 ore dal prelievo

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• Sensibilità (MAR) richieste:

1. 137Cs : 0,1 Bq/m3 (spettrometria γ)2. α totale: 0,05 Bq/m3

3. β totale : 0,5 Bq/m3

Alcuni commenti generali sul criterio con cui sono state scelte le MAR richieste (valgono per tutte le matrici)

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• Le MAR non sono dei limiti derivati con un preciso significato dosimetrico, come ad esempio i livelli derivati presenti nelle tabelle 21, 31 e 32 del Manuale CEVaD

• Sono state quindi scelte sulla base di considerazioni (opinabili, ma non arbitrarie) che hanno tenuto conto di aspetti operativi (semplicitàe velocità di esecuzione delle misure, disponibilitàstrumentazione) e radioprotezionistici, questi ultimi intesi in senso largamente conservativo (principio ALARA) e preventivo (è utile conoscere in anticipo anche piccole fluttuazioni del fondo, soprattutto se riguardano una matrice come il particolato atmosferico)

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Quadro riassuntivo misureMATRICE TIPO MISURA FASE EMERGENZA FREQUENZA

CAMPIONAMENTOMAR

Particolato atmosferico Spettrometria γ 1 e 2 almeno bigiornaliera (fase 1), poi giornaliera

0,1 Bq/m3(Cs-137)

Particolato atmosferico α e β totale 1 e 2 giornaliera (ritardata) 0,05 Bq/m3 (α tot)0,5 Bq/m3 (β tot)

Deposizione umida e secca(fallout)

Spettrometria γ e Sr-90

1 e 2 Immediatamente dopo la segnalazione dell’emergenza; successivamente, seguire le indicazioni CEVaD

0,5 Bq/m2 (Cs-137)0,3 Bq/m2 (Sr-90)

Foraggio Spettrometria γ 1 e 2 Immediatamente dopo la segnalazione dell’emergenza; successivamente, seguire le indicazioni CEVaD

1 Bq/kg (Cs-137)

Latte, vegetali a foglia larga, frutta di stagione

Spettrometria γ 1 e 2 giornaliera (fase 1);indicazioni CEVaD (fase 2)

1 Bq/kg (Cs-137)

Latte e vegetali a foglia larga Sr-90 1 e 2 seguire indicazioni CEVaD 1 Bq/kg (Sr-90)

Altri alimenti Spettrometria γ 2 settimanale per tutte le componenti della dieta(rappresentatività regionale) o secondo indicazioni CEVaD

1 Bq/kg (Cs-137)

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Approfondimenti tecnici su alcuni metodi di misura, fondamentali

in caso di emergenza

- particolato atmosferico (spettrometria γ )- spettrometria γ in campo

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Si può facilmente dimostrare che con misuredi spettrometria γ su particolato atmosferico, eseguita su campioni prelevati anche con sistemi di aspirazione dalle prestazionimodeste, si è in grado di rivelare facilmenteanche piccole anomalie radiometriche

Si ipotizza uno scenario alla Chernobyl:contaminazione atmosferica con una nuberadioattiva avente composizione analoga a quella che raggiunse il nostro Paese tra il 30 aprile e il 1 maggio 1986

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Una nube tipo ChernobylRadionuclide Abbondanza relativa (137Cs=1)

99Mo 0.83

95Zr 0.064

95Nb 0.064

103Ru 1.65

106Ru 0.41

110mAg 0.011

125Sb 0.048

131I 7.9

132Te 7.8

132I 6.4

134Cs 0.52

137C 1

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• Si possono allora calcolare le varie MAR per l’insieme di radioisotopi che abbiamo sceltocome riferimento, nell’ipotesi di disporre diun rivelatore HPGe avente efficienzarelativa 30% tipo p e di effettuare le misurein un tempo tc (tempo di conteggio) ragionevole (qualche ora) e su un volume diaria V adeguato

• Il tempo necessario al prelievo del volume V, dipenderà ovviamente dal sistema diaspirazione che si ha a disposizione

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La valutazione della MAR(con la vecchia formula di Currie...)

MAR= 4 . 66�σFε�rγ�V�tC

ε efficienza fotoelettricaV Volume campionatorγ resa γ dell'emissioneσF scarto tipo del fondotc tempo di conteggio4 . 66 fattore statistico

la MAR dipende essenzialmenteda 2 parametrinon controllabili dall'operatore :

rγ resa γ dell'emissioneε efficienza fotoelettrica

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• Tenendo conto che l’espressione che fornisce la MAR può essere rielaborata in modo da esplicitare la dipendenza dai parametri operativi (tempo di aspirazione ta, tempo di conteggio tc e portata pompa p), si ottiene:

si possono quindi calcolare le MAR nelle varie situazioni operative concrete in cui ognuno di noi si trova

MAR= kp�ta�√tc

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• Sulla base di questi risultati si possono fare le seguenti considerazioni:

1. I sistemi in uso presso i laboratori consentono di raggiungere MAR molto basse (e comunque del tutto adeguate alle esigenze di radioprotezione in caso di emergenza)

2. Una MAR riferita al Cs-137 di 0,1 Bq/m3

può essere considerata adeguata per i nostri scopi

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• Si può vedere subito che il livello di radioprotezione ottenibile in queste condizione sperimentali è ottimo

• Ipotizzando infatti come scenario la solita nube alla Chernobyl e tenendo conto della tipica curva di efficienza degli spettrometri, si può calcolare la MAR per ogni radioisotopo e quindi stimare la corrispondente Minima Dose Rivelabile (da inalazione), calcolata ipotizzando un’esposizione nelle 24 ore

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Curva dell’ efficienza fotoelettrica ε(E)

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Radionuclide MAR (mBq/m3) Dose da Inalazione (nSv)

99Mo 22 7

95Zr 179 206

95Nb 99 37

103Ru 73 45

106Ru 810 10100

110mAg 90 199

125Sb 193 195

131I 60 207

132Te 35 37

132I 87 4

134Cs 8.0 270

137Cs 100 531

140Ba 293 408

140La 146 6.2

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• Il valore di circa 12 μSv è infatti assolutamente adeguato, se si tiene presente che i livelli di riferimento per l’adozione di misure di protezione della popolazione (riparo al chiuso) sono dell’ordine del mSv

• Seguendo il protocollo suggerito, molti laboratori saranno in grado anzi di fornire dati con sensibilità ben maggiore

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Ottimizzazione delle MAR

• Ci si può chiedere ora quale approccio seguire se si vuole ottimizzare la sensibilità del sistema spettrometrico, date delle condizioni sperimentali fissate a priori:

- Lo spettrometro (caratterizzato dalla sua efficienza parametro ε)

- Un sistema di aspirazione che lavora con una certa portata costante p

- L’insieme dei radionuclidi da considerare

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• Gli unici parametri sperimentali “liberi”sembrerebbero dunque il volume campionatoV e il tempo di conteggio tC

• In realtà, poiché la pompa impiegata per il prelievo funziona con portata costante p, il volume V richiesto determinerà il tempo di aspirazione (campionamento): ta = V/φ

• I 2 parametri da scegliere, cioè tC e tadetermineranno dunque il tempo necessario a produrre il dato sperimentale t = tC + ta

MAR= 4 . 66�σFε�rγ�V�tC

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• Dal momento che, come abbiamo visto, la MAR dipende da tC e ta , poiché il conteggio deve ovviamente seguire il campionamento, la loro somma, cioè t = tC + ta costituisce un vincolo sperimentale fondamentale che influenza le MAR stesse

• Questo parametro è in realtà “il tempo di risposta” o la “risoluzione temporale” del sistema di monitoraggio

• E’ quindi evidente che, aumentando tale risoluzione, peggiorano conseguentemente le MAR, cioè la sensibilità sistema

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• Che risoluzione temporale scegliere? E’ difficile dare a priori un’indicazione valida in senso generale

• Le esigenze del momento possono condurre a privilegiare una scelta (la “risoluzione temporale”) piuttosto che l’altra (diminuire le MAR)

• In linea generale si può dire che gli strumenti a disposizione consentono di raggiungere MAR abbastanza soddisfacenti anche lavorando su tempi ristretti

• Per una scelta ottimale si può suggerire il seguente approccio:

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1. Scelta a priori della risoluzione temporale(cioèdel tempo massimo consentito per fornire il datoradiometrico, definito dal gestore della rete diemergenza, in questo caso il CEVaD): t = ta + tC

2. Ottimizzazione delle MAR, tramite opportunascelta di ta e tC

3. Confronto tra le MAR così ottenute con quelleritenute necessarie

4. Se le MAR così ottenute non risultanosoddisfacenti i criteri che ci si è dati, si aumentail valore di t fino a che tali criteri risultanosoddisfatti

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• Dei 4 punti enunciati, merita una discussione un po’ più approfondita il solo punto 2. , cioè:

Ottimizzazione delle MAR, tramite opportunascelta di tS e tC

• A questo proposito, per semplificare i calcoli siricorre all’assunzione che lo scarto tipo del fondo σF segua la statistica di Poisson:σF = √(RF⋅tC) (dove RF è il rateo di conteggio del fondo)

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• Tendendo conto inoltre che ta = t - tC , il volume aspirato V può essere espresso come V =p⋅(t- tC) e sostituendo queste espressioni nella formula fondamentale:

• Si giunge all’espressione:

dove stavolta è stata posta in evidenza la dipendenzadall’unico parametro libero rimasto, tC

MAR= 4 . 66�σFε�rγ�V�tC

MAR= kp�(t− tC )�√tC

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• A questo punto la migliore MAR ottenibile èsemplicemente calcolata trovando il minimo dellafunzione rispetto a tC, cioè risolvendo:

da cui si ottiene l’equazione algebrica:

che risolta dà:

∂MAR∂ tc = 0

1( t− tc)2�√tc

− 12�(t− tc)�( tc)3/2

= 0

tc= t3

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• Si dimostra così che, dato un tempo t fissato (risoluzione temporale), la miglioreMAR si ottiene dividendo l’intervallo ditempo a disposizione in due sottointervallidefiniti nel seguente modo:

1. tempo di campionamento ta = (2/3)⋅t2. tempo di conteggio tC = (1/3)⋅t

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• Per ottenere una tale sensibilità, impiegando una pompa avente bassa portata è sufficiente campionare per almeno 1 ora, eseguendo poi un conteggio della durata di circa mezz’ora.

• In tal modo, supponendo che le operazioni di emergenza incomincino alle ore 9:00 della mattina e terminino entro le ore 16:00, sarebbe teoricamente possibile produrre ed inviare in questo arco di tempo 6 dati di spettrometria γ se si aspira per un ora, 3 se si aspira per 2 ore.

• Le MAR raggiungibili sono molto simili tra loro (0,1039 Bq/m3 e 0,087 Bq/m3 rispettivamente).

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L'esperienza di Fukushima

L'incidente di Fukushima non ha costituito, evidentemente, una emergenza nucleare per l'Italia

Tuttavia è stato l'occasione per testare l'efficacia (e l'efficienza) del sistema di monitoraggio nazionale della radioattività ambientale in condizioni “difficili”:

- livelli molto bassi di concentrazione- “stress ambientale sulle strutture”: i laboratori

hanno spesso lavorato sotto una forte pressione istituzionale dovuta all'eco mediatico dell'evento

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L'esperienza di Fukushima

Vennero infatti coinvolti attivamente nella raccolta dati (inviati poi ad ISPRA) praticamente tutti i laboratori regionali

In particolare vennero eseguite:- spettrometria γ sul particolato atmosferico- spettrometria γ sul falloutFu così possibile dare una descrizione molto

accurata del “passaggio” della nube in Italia

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Alcuni cenni alle misure α e β totale

• So che non sono molto amate: necessitano di un certo impegno per gli operatori e forniscono dati giudicati troppo “grezzi”

• Occorre attendere circa 120 ore per far decadere la radioattività naturale

• Per questo motivi molti laboratori le hanno abbandonate

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• Credo che sia un errore trascurare del tutto questo tipo di misure, soprattutto in vista di una eventuale emergenza: ciò vale, in particolare, per le misure α

• Cercherò brevemente di spiegare perché

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• Disponendo infatti di una pompa che aspiri (in un giorno) circa 100 m3

• Di un rivelatore anche di modesta efficienza (può bastare anche un Geiger a finestra sottile, con efficienza α del 15% e β del 25%)

• Impiegando un tempo di conteggio adeguato (8000 – 10000 secondi) e calcolando:

MAR= 4 . 66�√σfondoε�V�t

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• Si possono ottenere MAR dell’ordine di 4·10-4

Bq/m3 e si è quindi in grado di rivelare un’introduzione annua di Plutonio (o di ogni altro emettitore α), corrispondente a un’inalazione di 3.5 Bq, poco più del 20% del limite di legge per la popolazione (1 mSv)

• Una diffusione sistematica di questo tipo di misure può dunque contribuire a completare il quadro radiologico nazionale (in condizioni normali) e essere di grande utilità in caso di emergenza vasta, quando è necessario caratterizzare la nube valutando la presenza di transuranici

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• L’operatività dei laboratori nazionali in grado di eseguire misure di Plutonio (e Sr-90) è infatti limitata e, in caso di emergenza, verrebbe rapidamente saturata

• In un contesto del genere, anche delle misure eseguite dopo 120 ore possono dare informazioni molto utili per caratterizzare il territorio nazionale e, eventualmente, indirizzare le poche “risorse radiochimiche”disponibili, nelle aree di maggior interesse

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• Tuttavia, affinché questo tipo di misure possano avere significato è necessario caratterizzare il fondo di ciascun sito di campionamento

• In particolare la MAR andrebbe calcolata valutando sperimentalmente lae fluttuazione del fondo in funzione delle varie condizioni sperimentali (meteo e stagionali), utilizzando cioè una σsperimentale invece di una stima poissoniana di σfondo

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0 500 1000 1500 20000

20

40

60

80

100

120

140

attività alfa totale - crescita del Po-210sub-titlesub-titlesub-title

giorni

mic

roBq

/m3 ATTENZIONE AL

FONDO α !!!

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Deposizione al suolo umida e secca

• La valutazione della ricaduta radioattiva al suolo è evidentemente una delle informazioni più importanti in caso di emergenza

• La misura diretta della deposizione, laddove possibile, è senz’altro l’approccio migliore

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MISURA DIRETTA DEL PARTICOLATO DEPOSITATO (FALLOUT)

1. Campionamento

Scelta dei punti di campionamento: I criteri di scelta dei punti di campionamento sono i seguenti:- i recipienti di raccolta vanno sistemati in modo che la loro bocca si trovi ad una altezza dal suolo di almeno 2 metri, in spazi liberi e aperti (ad es. tetti, terrazze, giardini, ecc.) e lontani da edifici;- vanno evitate zone particolarmente polverose e di traffico intenso;- per quanto possibile la raccolta deve essere effettuata in prossimità del sistema di aspirazione dell'aria

• Modalità di campionamento: la raccolta va effettuata in recipienti di plastica bianca nonporosa (polipropilene) oppure, preferibilmente, in acciaio inox. Il loro numero dovràessere tale da avere a disposizione una superficie di raccolta preferibilmente di 2 m2.

• Può essere utile prevedere una rete di protezione (di maglie di nylon di circa 1 cm) sulla bocca dei recipienti per evitare l'ingresso di materiali estranei (foglie, carta, piume ecc.).

• Nell'interno dei recipienti dovrà essere posta acqua distillata addizionata con HCl (fino a pH=1) ed eventualmente con opportuni "carrier" a concentrazione nota.

• Il quantitativo di acqua distillata da aggiungere è legato alle situazioni meteorologiche locali. Non si dovranno avere travasi in seguito a pioggia e nello stesso tempo dovranno essere effettuati controlli ed eventuali rabbocchi per mantenere il fondo del recipienti costantemente umido.

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• 2. Pretrattamento

• Modalità di pretrattamento: alla fine del periodo di campionamento l'acqua va raccolta accuratamente ed i recipienti lavati con acqua deionizzata o con soluzione acida (pH=1) preparata con acqua deionizzata, per asportare, anche con azione meccanica, il materiale depositato.

• Tutto il materiale raccolto va fatto evaporare fino ad ottenere un volume di circa 1-2 litri, che viene poi posto in una capsula a pareti alte e portato a secco molto lentamente a temperature non superiori a 100 °C. Il residuo solido ottenuto deve essere raccolto accuratamente raschiando il recipiente con una spatola metallica e successivamente in presenza di alcool etilico con una bacchetta di vetro con tassello di gomma. Il campione va poi essiccato, macinato finemente, pesato accuratamente e diviso in due aliquote di peso costante.

• Questa procedura può apparire eccessivamente complessa e lunga da eseguire, soprattutto nella fase I dell’emergenza. A questo riguardo si può dire che, operando con minore accuratezza, è talvolta possibile eseguire la misura della deposizione umida e secca sul “tal quale”

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• 3. Analisi

• Tipo di analisi: Spettrometria gamma ed eventualmente, su indicazioni CEVaD, determinazione dello 90Sr e del Plutonio

• La spettrometria gamma va eseguita su una aliquota prefissata (costante in peso) del campione essiccato, utilizzando un contenitore opportunamente calibrato

• L'attività depositata si calcola tenendo conto della superficie di raccolta e della percentuale rispetto al totale del materiale analizzato. Il risultato deve tenere conto della correzione per il decadimento radioattivo. La data di riferimento per la correzione va posta alla metàdel periodo di campionamento

• MAR:137Cs : 0,5 Bq/m2

90Sr : 0,3 Bq/m2

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Spettrometria γ in situ• La tecnica della spettrometria gamma in campo in situ può essere

molto efficace e utile in caso di emergenza• Le sue caratteristiche di rapidità e immediatezza consentono

infatti a un squadra limitata di operatori ben addestrata (2 o 3 persone) di raccogliere, nell’arco di una giornata, una grossaquantità di dati quali-quantitativi sull’emergenza nucleare in atto

• Ciò è di particolare importanza laddove risulta necessario stimarela deposizione al suolo di un evento su una vasta area

• In queste circostanze infatti, la spettrometria gamma in situconsente di ottenere una affidabile stima della deposizione al suolo (Bq/m2) soprattutto delle aree pianeggianti, dal momentoche il fallout “recente” può ritenersi, con buonaapprossimazione, distribuito uniformemente sulla superficiesecondo la geometria del “piano infinito”

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• In queste circostanze, la spettrometria gamma in situ puòvantare un ulteriore vantaggio rispetto a tecniche alternative divalutazione della deposizione, quali ad esempio la misura in laboratorio di campioni di suolo, in quanto lo spettro gamma raccolto in situ media di fatto la deposizione su un’area moltogrande (dell’ordine dei 300-400 m2), riducendo gli effetti dieventuali piccole disomogeneità locali.

• Bisogna però tenere presente che l’impiego dellaspettrometria gamma in situ necessita di un’accuratapreparazione degli operatori e di un’altrettanto precisacalibrazione dello strumento.

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Taratura spettrometro• La taratura di uno spettrometro γ destinato alle

misure in campo è complicata, rispetto al caso diuno spettrometro “da laboratorio” dal fatto chenon è nota a priori la geometria della sorgente diirradiazione

• Vi sono in commercio sostanzialmente 2 approcci differenti per la taratura:sistema Canberra (metodo Monte Carlo)sistema Ametek (calibrazione con sorgentipuntiformi)

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• L’efficienza di uno spettrometro γ portatile dipende dalla geometria della sorgente, cioè dalla distribuzione dei radionuclidi nel terreno, non nota a priori. Nel caso dei radionuclidi presenti nel suolo si fanno di solito le seguenti ipotesi:

- distribuzione uniforme (radionuclidi naturali)- disco infinito (fallout recente)- distribuzione esponenziale (fallout “vecchio”)

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Misure di concentrazione di radionuclidi con la spettrometria γ in campo: il calcolo

dell’efficienzaNf /A= (N0/Φ)⋅ (Nf /N0)⋅ (Φ/A)

0 500 1000 1500 20000

0.001

0.002

0.003

0.004

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• Efficienza dello spettrometro γ portatile:i) N0 /Φ, componente sperimentaleii) Φ/A, da calcolareiii) Nf / N0 ≈ 1

0 500 1000 1500 20000

2

4

6

8

10

0 500 1000 1500 20000

0.001

0.002

N0 /Φ, calcolato sperimentalmente

• Φ/A, nel suolo, secondo varie ipotesi di distribuzioni

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Impiego della spettrometria in campo in un

“Evento locale”

- Ritrovamento di sorgente incognita- Analisi anomalie radiometriche durante i

controlli sui rottami metallici, ecc.

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Spettrometria γ in campo con sorgentipuntiformi

• Anche senza disporre di alcun software commerciale si può calcolare facilmente l’attivitàdi una sorgente puntiforme

• Si può impiegare infatti la seguente formula:

A= N�S(N0/Φ )�f (h,R )�t�r

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dove N sono i conteggi netti del picco, S è la superficie del rivelatore “vista” dalla sorgente, r èla resa gamma e f(h,R) è un fattore geometrico che dipende dal raggio del rivelatore R e dalla distanza h sorgente-rivelatore, dato da:

Interessante confrontare i risultati con questo metodo e quello della costante Γ

f (h,R )= 12�(1−

1

√1+R2

h2

)

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MISURE DI BIOACCUMULATORI (BRIOFITE)

• Le briofite, comunemente indicate con il nome di muschi, sono degli organismi bioaccumulatori che possono essere utilmente impiegati per la valutazione della contaminazione superficiale e/o della deposizione al suolo

• Il loro impiego in caso di emergenza può sembrare una forzatura• Si è tuttavia deciso di ricomprendere anche questa matrice poiché, in

passato, è stato svolto un grosso lavoro da parte di molti laboratori della rete nazionale che hanno incluso le briofite nei propri programmi di monitoraggio

• Il presupposto dell’impiego delle briofite per la valutazione della deposizione radioattiva in caso di emergenza è evidentemente quello di disporre di un “valore di punto zero” aggiornato in stazioni di prelievo ben identificate: diversamente il risultato fornito rischia di non essere completamente attendibile.

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MISURE DI CAMPIONI SUPERFICIALI DI SUOLO

• Il campionamento del suolo consente di ottenere una misura diretta della deposizione. Ha tuttavia alcuni inconvenienti:i) è assai onerosa in termini di tempo e faticaii) i risultati dipendono troppo dal punto specifico di campionamento

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• Nell’allegato 4 sono comunque presentate e discusse in dettaglio le modalità di campionamento e misura

• Le trivelle

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• La trincea

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Conclusioni

Nonostante le difficoltà attuali, e la mancanza di una formalizzazione istituzionale del ruolo dei laboratori del sistema delle Agenzie (sempre auspicabile...) il livello di radioprotezione che la rete dei laboratori regionali, coordinati da ISPRA, si può considerare nel suo complesso soddisfacente

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Permangono alcune criticità, oltre a quelle istituzionali già ricordate, tra cui:

- gestione misure radiochimiche a livello nazionale

- disomogeneità territoriale ancora eccessiva