44 MONTISMOdownload.repubblica.it/pdf/diario/2012/04102012.pdf · Federico Rampini) Laterza 2008...

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44 GIOVEDI 4 OTTOBRE 2012 la Repubblica DI A R I O DI REPUBBLICA tica sia affare serio, che deve es- sere gestito da persone serie, autorevoli, che incutono perfi- no un po’ di soggezione per il lo- ro sapere e per la loro superio- rità fondata sulla competenza e sulla saggezza; un’idea elitaria, certo, ma antidemocratica solo se per democrazia si intende la politica che asseconda o pro- voca la sguaiataggine e la deva- stazione del costume e del di- S e da vivi, mentre si go- de ottima salute, e do- po un’ancor breve esperienza di potere, dal proprio cognome nasce una corrente di pensiero, o una tendenza politica — un “ismo” — significa che si è en- trati nella storia. Non si parla di leninismo o di stalinismo, evi- dentemente, e neppure di an- dreottismo — per dare vita al quale Andreotti ha però speso quasi tutta una carriera — , ma dell’assai meno inquietante “montismo”: l’ultimo contri- buto italiano alla storia del pen- siero politico — dopo il ma- chiavellismo, il futurismo, il gramscismo, il fascismo — . Di per sé, il montismo vuol essere la trasformazione del- l’eccezione in normalità, e qua- si in destino (non solo Monti- bis, ma Monti for ever); è la pro- secuzione di Monti — dello sti- le di Monti, delle finalità di Monti — con altri mezzi o addi- rittura con lo stesso mezzo: con Monti stesso, cioè; il quale do- po le elezioni dovrebbe essere a capo, o ricoprirvi una posizio- ne dominante, di un governo non più tecnico ma politico (un esecutivo di larghe intese, op- pure di maggioranza più limi- tata). Montismo si dice in molti modi. Esiste un montismo maggioritario, di massa, che si fonda sull’idea che non deve andare perduta la disconti- nuità che esso marca rispetto al berlusconismo. Una disconti- nuità di stili e di tipi umani: da una parte l’industriale brianzo- lo divenuto tycoon — conser- vando i tratti plebei del parve- nue — ; dall’altra il rappresen- tante quasi idealtipico della borghesia lombarda dei buoni studi, dei solidi matrimoni, del- le vacanze signorili e poco ap- pariscenti, delle professioni li- berali, della cultura come habi- tus. Una discontinuità che è stata accolta in patria e all’este- ro con stupore e favore, che è di- venuta simbolo positivo di un’altra Italia, credibile e non più pittoresca; lontana dalla prima come il burlesque da un concerto per pianoforte e archi, come la buona educazione dal- la cafonaggine, come il loden dalle paillettes. Una disconti- nuità fra élites e populismo; non solo fra due stili, quindi, ma fra idee etico-estetiche del- la politica e della società. Alla radice di questa discon- tinuità agisce però una conti- nuità; l’archetipo della politica come autorità, non come mero potere. L’idea, cioè, che la poli- “quello che mette le cose a po- sto”, del leader severo che rove- scia il mondo rovesciato. E’ in- somma la sobrietà che (col rela- tivo mal di testa) succede al- l’ebbrezza e ai suoi disastri; la medicina propinata, con piglio professorale, all’Italia, il “mala- to d’Europa”, perché guarisca senza tanti capricci. Montismo è quindi la rivolu- zionaria restaurazione di un’immagine della politica da tempo perduta; dell’idea che è bene essere governati da uno migliore di noi che non da uno come noi o peggiore di noi. E quindi il montismo esprime anche il desiderio diffuso di un vero e credibile “uomo del fa- re”, dopo che colui che si era presentato come tale si è rivela- to invece l’uomo dell’apparire e dell’affabulare. Ma c’è anche un altro monti- smo, questa volta d’élite. Per la destra Monti è di sinistra, men- tre al contrario si tratta del ri- torno della borghesia modera- ta — da tempo assente dalla po- litica in senso stretto, perché l’aveva appaltata all’homo no- vus, a Berlusconi, rivelatosi fal- limentare — , che ora vuole ri- prendersi il controllo dei pro- cessi economici, delle spese e delle entrate, dei debiti e dei crediti. E lo fa attraverso un suo esponente — un professore d’economia, grand commis eu- ropeo — che sa parlare (anche scorso pubblico, che per aderi- re al “popolo” fa dell’incapacità ad articolare un argomento la propria cifra. Il montismo è la politica co- me distanza, come autorevo- lezza — il contrario del potere populista e carismatico, che si propone come “uguale” alla “gente”, che ne esprime le pul- sioni più profonde — ; ed è la soddisfazione per l’arrivo di LUIGI ZINGALES Manifesto capitalista Rizzoli 2012 GIULIO SAPELLI L’inverno di Monti Il bisogno della politica Guerini e Asscociati 2012 PAUL KRUGMAN Fuori da questa crisi, adesso! Garzanti 2012 GUSTAVO ZAGREBELSKY I simboli del potere Einaudi 2012 LUCIA ANNUNZIATA Il potere in Italia Marsilio 2011 MARIO ISNANGHI Dieci lezioni sull’Italia contemporanea Donzelli 2011 MARIO MONTI Intervista sull’IItalia in Europa (a cura di Federico Rampini) Laterza 2008 CARLO CARBONI (a cura di) Elite e classi dirigenti in Italia Laterza 2007 ALESSANDRO CASICCIA Il trionfo dell’elite manageriale Bollati Boringhieri 2004 LIBRI I l Montismo mi sembra anzitutto una sorta di “aristocrazia democratica”. “Democratica”, perché dotata di consenso popolare e, co- munque, sostenuta dal voto del Parlamento. Perché, inoltre, è temporanea e non ambisce a “riprodursi”, come ripete spesso il suo artefice. Tuttavia, si tratta indubbiamente di Aristocra- zia. Perché la legittimazione di Monti e dei suoi ministri dipende da ragioni esterne al Parla- mento e alla politica. Deriva dalle loro compe- tenze “personali”, adatte ad affrontare l’emer- genza economica. Dalla credibilità loro ricono- sciuta presso le istituzioni economiche e mone- tarie internazionali. Presso gli altri governi. De- riva, al tempo stesso, dalla loro “diversità” – e al- terità – rispetto ai partiti e ai politici “democraticamente” eletti. SILLABARIO MONTISMO ILVO DIAMANTI La proposta di una “lista Monti” per il 2013, a prescindere dalla sua candidatura, rivela la tendenza italiana a trasformare un’eccezione in normalità C’è un’idea diffusa, di massa, secondo cui non deve andare perduta la discontinuità che questa esperienza ha marcato rispetto al berlusconismo La discontinuità E c’è invece un’idea di élite che l’appoggia. Ed è il sospetto verso la politica dei poteri forti, che fa pensare come sia meglio lasciare al comando chi ha le “competenze” Il sospetto CARLO GALLI LE IMMAGINI Sopra, il dipinto di Tintoretto “Ritratti dei quattro censori”, realizzato nel XVII secolo. Sotto, una litografia di Honoré Daumier che rappresenta una “Conferenza di ministri” In alto a sinistra, il ministro delle finanze Quintino Sella in un’immagine del 1880 © RIPRODUZIONE RISERVATA Se il governo dei tecnici diventa un’ideologia MONTISMO

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GIOVEDI 4 OTTOBRE 2012

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DIARIODI REPUBBLICA

tica sia affare serio, che deve es-sere gestito da persone serie,autorevoli, che incutono perfi-no un po’ di soggezione per il lo-ro sapere e per la loro superio-rità fondata sulla competenza esulla saggezza; un’idea elitaria,certo, ma antidemocratica solose per democrazia si intende lapolitica che asseconda o pro-voca la sguaiataggine e la deva-stazione del costume e del di-

Se da vivi, mentre si go-de ottima salute, e do-po un’ancor breveesperienza di potere,dal proprio cognome

nasce una corrente di pensiero,o una tendenza politica — un“ismo” — significa che si è en-trati nella storia. Non si parla dileninismo o di stalinismo, evi-dentemente, e neppure di an-dreottismo — per dare vita alquale Andreotti ha però spesoquasi tutta una carriera — , madell’assai meno inquietante“montismo”: l’ultimo contri-buto italiano alla storia del pen-siero politico — dopo il ma-chiavellismo, il futurismo, ilgramscismo, il fascismo — .

Di per sé, il montismo vuolessere la trasformazione del-l’eccezione in normalità, e qua-si in destino (non solo Monti-bis, ma Monti for ever); è la pro-secuzione di Monti — dello sti-le di Monti, delle finalità diMonti — con altri mezzi o addi-rittura con lo stesso mezzo: conMonti stesso, cioè; il quale do-po le elezioni dovrebbe essere acapo, o ricoprirvi una posizio-ne dominante, di un governonon più tecnico ma politico (unesecutivo di larghe intese, op-pure di maggioranza più limi-tata).

Montismo si dice in moltimodi. Esiste un montismomaggioritario, di massa, che sifonda sull’idea che non deveandare perduta la disconti-nuità che esso marca rispetto alberlusconismo. Una disconti-nuità di stili e di tipi umani: dauna parte l’industriale brianzo-lo divenuto tycoon — conser-vando i tratti plebei del parve-nue — ; dall’altra il rappresen-tante quasi idealtipico dellaborghesia lombarda dei buonistudi, dei solidi matrimoni, del-le vacanze signorili e poco ap-pariscenti, delle professioni li-berali, della cultura come habi-tus. Una discontinuità che èstata accolta in patria e all’este-ro con stupore e favore, che è di-venuta simbolo positivo diun’altra Italia, credibile e nonpiù pittoresca; lontana dallaprima come il burlesque da unconcerto per pianoforte e archi,come la buona educazione dal-la cafonaggine, come il lodendalle paillettes. Una disconti-nuità fra élites e populismo;non solo fra due stili, quindi,ma fra idee etico-estetiche del-la politica e della società.

Alla radice di questa discon-tinuità agisce però una conti-nuità; l’archetipo della politicacome autorità, non come meropotere. L’idea, cioè, che la poli-

“quello che mette le cose a po-sto”, del leadersevero che rove-scia il mondo rovesciato. E’ in-somma la sobrietà che (col rela-tivo mal di testa) succede al-l’ebbrezza e ai suoi disastri; lamedicina propinata, con piglioprofessorale, all’Italia, il “mala-to d’Europa”, perché guariscasenza tanti capricci.

Montismo è quindi la rivolu-zionaria restaurazione diun’immagine della politica datempo perduta; dell’idea che èbene essere governati da unomigliore di noi che non da unocome noi o peggiore di noi. Equindi il montismo esprimeanche il desiderio diffuso di unvero e credibile “uomo del fa-re”, dopo che colui che si erapresentato come tale si è rivela-to invece l’uomo dell’appariree dell’affabulare.

Ma c’è anche un altro monti-smo, questa volta d’élite. Per ladestra Monti è di sinistra, men-tre al contrario si tratta del ri-torno della borghesia modera-ta — da tempo assente dalla po-litica in senso stretto, perchél’aveva appaltata all’homo no-vus, a Berlusconi, rivelatosi fal-limentare — , che ora vuole ri-prendersi il controllo dei pro-cessi economici, delle spese edelle entrate, dei debiti e deicrediti. E lo fa attraverso un suoesponente — un professored’economia, grand commiseu-ropeo — che sa parlare (anche

scorso pubblico, che per aderi-re al “popolo” fa dell’incapacitàad articolare un argomento lapropria cifra.

Il montismo è la politica co-me distanza, come autorevo-lezza — il contrario del poterepopulista e carismatico, che sipropone come “uguale” alla“gente”, che ne esprime le pul-sioni più profonde — ; ed è lasoddisfazione per l’arrivo di

LUIGIZINGALESManifestocapitalistaRizzoli 2012

GIULIOSAPELLIL’inverno di Monti Il bisogno dellapoliticaGuerini e Asscociati2012

PAULKRUGMANFuori da questacrisi, adesso!Garzanti 2012

GUSTAVOZAGREBELSKYI simboli del potereEinaudi 2012

LUCIAANNUNZIATAIl potere in Italia Marsilio 2011

MARIOISNANGHIDieci lezionisull’ItaliacontemporaneaDonzelli 2011

MARIOMONTIIntervistasull’IItaliain Europa (a cura diFedericoRampini)Laterza 2008

CARLOCARBONI(a cura di)Elite e classidirigenti in ItaliaLaterza 2007

ALESSANDROCASICCIAIl trionfodell’elitemanagerialeBollatiBoringhieri2004

LIBRI

Il Montismo mi sembra anzitutto una sorta di“aristocrazia democratica”. “Democratica”,perché dotata di consenso popolare e, co-

munque, sostenuta dal voto del Parlamento.Perché, inoltre, è temporanea e non ambisce a“riprodursi”, come ripete spesso il suo artefice.Tuttavia, si tratta indubbiamente di Aristocra-zia. Perché la legittimazione di Monti e dei suoiministri dipende da ragioni esterne al Parla-mento e alla politica. Deriva dalle loro compe-tenze “personali”, adatte ad affrontare l’emer-genza economica. Dalla credibilità loro ricono-sciuta presso le istituzioni economiche e mone-tarie internazionali. Presso gli altri governi. De-riva, al tempo stesso, dalla loro “diversità” – e al-terità – rispetto ai partiti e ai politici“democraticamente” eletti.

SILLABARIOMONTISMO

ILVO DIAMANTI

Lapropostadi una “lista Monti” per il 2013,a prescindere dalla sua candidatura, rivela la tendenzaitaliana a trasformare un’eccezione in normalità

C’è un’idea diffusa, di massa,secondo cui non deve andareperduta la discontinuità chequesta esperienza ha marcatorispetto al berlusconismo

La discontinuità

E c’è invece un’idea di élite chel’appoggia. Ed è il sospetto versola politica dei poteri forti, che fapensare come sia meglio lasciareal comando chi ha le “competenze”

Il sospetto

CARLO GALLI

LE IMMAGINISopra, il dipinto di Tintoretto “Ritrattidei quattro censori”, realizzatonel XVII secolo. Sotto, una litografiadi Honoré Daumier che rappresentauna “Conferenza di ministri”In alto a sinistra, il ministro delle finanzeQuintino Sella in un’immagine del 1880

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Se il governo dei tecnicidiventa un’ideologia

MONTISMO

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IL TROLLEYNel novem-bre 2011Mario Montiarriva a Roma daBruxelles da solo etrascinando un piccolotrolley

Il montismo è un approcciofreddo, tecnico, razionalee cortese a una carica“la Repubblica”, 28 marzo 2012

John Lloyd

Mario Monti, il “tecnocrate”che guida l’Italia, ha detto cheil suo modello è Luigi Einaudi“Financial Times”, 27 settembre 2012

Samuel Brittan

Per essere un governotecnico-politico quello di Montis’è allargato oltre misura“il manifesto”, 13 luglio 2012

Alberto Asor Rosa

Le tappe

Gli autori

IL TESTO del Sillabario di Ilvo Dia-manti è tratto da un articolo uscito suRepubblica lo scorso 2 aprile. CarloGalli insegna Storia delle dottrine poli-tiche all’università di Bologna, ha scrit-to, tra gli altri, Abbiccì della politica (ilMulino) e I riluttanti (Laterza). Tra gli ul-timi libri di Filippo Ceccarelli La su-burra, pubblicato da Feltrinelli.

I Diari on line

TUTTI i numeri del “Diario” di Repub-blica, comprensivi delle fotografie e deitesti completi, sono consultabili su In-ternet in formato pdf all´indirizzo webwww. repubblica. it. I lettori potrannoaccedervi direttamente dalla homepa-ge del sito, cliccando sul menu “Sup-plementi”.

LE VACANZEAd agosto Monti sceglieil paese montano di Silvaplana, nell’AltaEngadina, per qualchegiorno di relax

IL TRENOMonti si muove traRoma e Milano intreno ed è stato piùvolte fotografato tra lafolla della stazione

IL LODENCon Monti torna in augeil loden, blu o verde,diventando il simbolodell’eleganza classica e sobria meneghina

COLINCROUCHIl potere dei gigantiLaterza 2012

ELIDO FAZILa terzaguerramondiale?Fazi 2012

PAOLOFRASCANILe crisieconomichein ItaliaLaterza 2012

NADIAURBINATIDemocraziarappresen-tativaDonzelli2010

EDMONDOBERSELLIL’economiagiustaEinaudi2010

ALFREDOREICHLINIl midollo del leoneLaterza 2010

MAX WEBERLa politicacomeprofessioneMondadori2009

GUIDOTABELLINIL’Italia in gabbiaUniversitàBocconi2008

FABRIZIOGALIMBERTIEconomia e pazziaLaterza 2003

GIORGIOAGAMBENStato di eccezioneBollatiBoringhieri 2003

LIBRI

Abiti e linguaggio: i nuovi simboli del presidente del Consiglio

In principio fu il loden, capo d’abbi-gliamento di consolidata rispetta-bilità borghese dopo l’ininterrottocarnevale, e pacchiano. E poi fu il

trolley, accessorio di quotidiana utilitàche ciascuno si tira appresso da sé, sen-za servi, né altri premurosi corifei.

Venne quindi il cortese diniego di-nanzi al fasto del menu istituzionale:«No, grazie, mi basta un panino»; e ven-ne pure il modesto pranzetto tipo riso &fettina offerto ai leader dei partiti giuntia Palazzo Chigi per fare atto di buonavolontà e un po’ anche di sottomissioneall’incombente regime della invocatis-sima sobrietà.

Ministri spediti in giro per Roma conil sistema del car sharing, sacrifici, con-tenimenti e spending review. A raccon-tarla così si rischia l’apologia del «mon-tismo», fenomeno di prolungamento dicui oltretutto il presidente del Consiglioha negato addirittura l’esistenza duran-te il suo viaggio in Giappone, assicuran-do che alla fine del suo incarico «il sot-toscritto sparirà», nientemeno. Sul pro-prio destino politico, in effetti, nel corsodi questi dieci mesi Monti ha esclusoche ci sia. L’ha fatto in varie forme e mo-di, ora richiamando la sua personale fe-

licità a liberarsi dell’incarico; ora facen-dosi carico dei desideri dei partiti, cuispetta di esprimere un leader, eccetera.Là dove anche in questa conclamataprecarietà, dopo tanta vistosa perma-nenza, si poteva cogliere la ricerca diuna discontinuità.

Ma intanto, allorché l’incauto Calde-roli pensò di rinfacciare a Monti unacerta festa a palazzo, l’ultimo dell’anno,il professore scrisse di suo pugno una ri-sposta che del «montismo», per l’ap-punto, costituisce in realtà l’ideale ma-nifesto programmatico. Tutto era lìdentro indicato, quasi a sfidare qualsia-si malizioso dubbio sulle sue intenzio-ni: gli ospiti, i prezzi delle vivande, il luo-go dove erano state acquistate, chi ave-va fatto la spesa, chi cucinato. Le ultimerighe si facevano notare per il loro geli-do sarcasmo: «Dato il numero relativa-mente elevato degli ospiti, ci possanoessere stati oneri lievemente superioriper consumo di luce, acqua e gas».

La nota fa il paio con quella emanataquest’estate a proposito di una certa ca-sa di vacanza fuori Italia, che il presi-dente veramente non possiede. Comes’intuisce, il dato riguardo alla pro-prietà appare secondario. Di prima im-portanza è semmai l’atteggiamento diMonti che così conferma un’imposta-zione di estrema chiarezza, di emergen-za, la situazione è grave, anzi è gravissi-

FILIPPO CECCARELLI

ma, quindi occorrono misure di auste-rità, addirittura di «guerra», come si èspinto a dire: sotto la sua guida «l’Italiaha imboccato un percorso di guerra».

Questo costringe gli osservatori a ri-durre, almeno nei suoi confronti, le va-lutazioni di «colore». Esaurito l’interes-se sulla Bocconi, la tecnocrazia, leespressioni in inglese, i campus ameri-cani e i club d’eccellenza, con le inevita-bili ricadute cospirazioniste, conta dav-vero poco che allo stadio il presidente èchiaramente fuori luogo; che senzagiacca e cravatta sembra quasi nudo;che per suo curioso gusto ha filmato conil telefonino la carica dei carabinieri acavallo; o che prima dell’incontro con ilpremier polacco, a Villa Madama, ha in-sospettabilmente tirato fuori dalla ta-sca un pettinino per ravvivarsi i capelli.

E’ che i tecnici, come diceva l’altrogiorno Antonio Ricci presentando lanuova serie di Striscia la notizia, sono«poco appetibili». Ma forse proprio perquesto funzionano allo scopo. Che do-po tutto, come ha spiegato a suo tempoCarlo Freccero, è quello di dichiarare eancora di più mettere in pratica «lo sta-to di eccezione», insomma fare ciò chela sfera economica reclama nella sua in-

contrastata maestà, e di farlo senza tan-te storie. Basta buonismo, basta mam-mismo, basta furbismo: vedi la richiestaai dirigenti Rai perché non venga piùusata la parola «furbi» per indicare glievasori fiscali perché, come spiegato daMonti, «non si possono trasmettereneppure in modo subliminale disvaloriche distruggono la società italiana».

Apparire umano, sulla base di questomandato pedagogico per non dire rie-ducativo, è poco più di un optional. Co-sì come, sulla spinta della più anaffetti-va indifferenza all’elemento popolare,diventa secondaria anche l’italianità.Per cui nel calderone dell’immaginarioil «montismo» finisce per configurarsicome un inaudito ribaltamento, chepiù di ogni altro la satira aiuta a ricono-scere. «L’altro giorno ho scoperto la miaragazza a letto con Monti e mi sono ras-sicurato» si può leggere ad esempio nel-la sintomatica raccolta di Spinoza.it«Monti ha fatto pagare l'Iva a ChuckNorris» (Aliberti). Una figura chiamataa rovesciare le più assolute verità di que-sto paese: «Carosello andava a letto do-po Monti», «Monti se si gratta, vince»,«La patonza fa girare Monti». Fino alculmine dell’incredulità ribaltata: «Diocrede in Monti» - ma questo in fondosuona ancora come una specie di spe-ranza.

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in inglese) ma non sa “comuni-care”, e che non vuole “piace-re”; e che anzi col suo “fare”procura qualche robusto di-spiacere ai cittadini (senzaguardare tanto per il sottile).

Una borghesia che però allapolitica è ancora riluttante, ecerca di riprendersela, certo,ma sotto la forma della tecnica.Nel montismo quindi non c’è

solo la nostalgia per la politicaautorevole, e il plauso versouna politica fattiva: c’è anche ilsospetto verso la politica daparte dei cosiddetti “poteri for-ti”. C’è l’idea che dopo tutto siameglio lasciar governare chi ènon politico, ma ha le compe-tenze tecniche per affrontare ilproblema centrale del nostrotempo, cioè l’economia. E che

quindi sia opportuno installareai posti di comando i tecnici,che rispondono agli input del-l’economia internazionale —cose serie — , piuttosto che i po-litici che rispondono a elezionipolitiche nazionali. La politica,come Napoleone diceva del-l’intendenza, seguirà. E allora sicapisce perché il montismo siaanche la bandiera di modesteforze politiche di centro, chedei “poteri forti” (finanza, im-prese, mondo economico cat-tolico) sono l’espressione, eche appoggiando Monti si col-locano alla sua grande ombra,per trarne piccoli vantaggi.

Il montismo contiene quindisperanze e diffidenze, rischi epossibilità. Può essere un sino-nimo di buona politica, oppurepuò essere rubricato come unaforma insidiosa di tecnocraziae di plutocrazia, suscitatrice,per reazione, di un altro“ismo”: il grillismo. E può quin-di essere ascrivibile all’eccezio-ne, alla perdurante crisi politi-ca della Seconda repubblica,alle incertezze di un Paese la cuiclasse politica è ancora una vol-ta tentata di affidarsi a un uomodella provvidenza — liberale ecapace, questa volta — ; oppu-re può fungere da ostetrica nelparto doloroso ma fausto chedarà vita alla Terza repubblica,a una politica finalmente nor-male.

Le valutazioni di “colore” sul suo conto si riduconoall’essenziale, diventano, oltre l’elenco di oggetti,molto “poco appetibili”. E d’altra parte l’apparireumano, avendo un mandato rieducativo, è un optional

La pedagogia

DAL TROLLEY AL LODENI VESTITI DEL PROFESSORE