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1. Immagine moderna del reticolo insediativo della destra del Cellina. Elaborato dalla Carta Tecnica Regionale in scala 1:5.000 (1997). Introduzione Con questo contributo intendo recupe- rare con attenzione alcune tracce per la ricerca territoriale già segnalate in un prece- dente saggio 1 . Il sanquirinese è un territorio esemplare per lo studio insediativo, sia per le sue particolari caratteristiche geomorfolo- giche, sia per i caratteri culturali che hanno determinato il modo di vivere di queste popolazioni. Soprattutto il capoluogo comunale possiede una incredibile e precisa fonte di informazioni sull’uso del suolo e sui caratteri delle coltivazioni del passato che ci permette di definirlo un caso unico per una ricerca ancora tutta da fare sull’as- setto dell’insediamento medievale in Friuli. I cabrei rintracciati nel 1991 da Begotti 2 sono una fonte di omogenea let- tura dell’attività umana in un territorio dato e monitorato, per motivi fiscali, per diversi secoli. I cabrei, infatti, non solo citano con precisione le forme dell’asset- to territoriale antico, ma danno anche conto delle modifiche di volta in volta intervenute nella forma fisica dei luoghi e nella struttura sociale del villaggio. Raccontare la storia insediativa di San Quirino contribuisce a costruire un modello della geografia del villaggio medievale friulano fotografato dai docu- menti in età moderna, e quindi in una fase avanzata di “invecchiamento”. Così come accade con la fotografia di un volto trasformato dagli anni, anche nei documenti fiscali dei cabrei giovanni- ti riconosciamo i connotati originari del territorio sanquirinese intuendo quello che era il soggetto, o l’oggetto, in età gio- vanile. Riconosceremo così una certa stabili- tà dell’insediamento e delle forme del paesaggio antropizzato in quelle aree che fino all’800 erano di proprietà privata. Per contro, avremo modo di notare come soprattutto nei settori periferici ai villag- gi, quelli delle terre magre comunali, siano riscontrabili le trasformazioni pae- saggistiche più rilevanti. 151 LE FORME DELLINSEDIAMENTO IN ETÀ MODERNA Moreno Baccichet

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1. Immagine moderna del reticoloinsediativo della destra del Cellina.Elaborato dalla Carta TecnicaRegionale in scala 1:5.000 (1997).

Introduzione

Con questo contributo intendo recupe-rare con attenzione alcune tracce per laricerca territoriale già segnalate in un prece-dente saggio1. Il sanquirinese è un territorioesemplare per lo studio insediativo, sia perle sue particolari caratteristiche geomorfolo-giche, sia per i caratteri culturali che hannodeterminato il modo di vivere di questepopolazioni. Soprattutto il capoluogocomunale possiede una incredibile e precisafonte di informazioni sull’uso del suolo esui caratteri delle coltivazioni del passatoche ci permette di definirlo un caso unicoper una ricerca ancora tutta da fare sull’as-setto dell’insediamento medievale in Friuli.

I cabrei rintracciati nel 1991 daBegotti2 sono una fonte di omogenea let-tura dell’attività umana in un territoriodato e monitorato, per motivi fiscali, perdiversi secoli. I cabrei, infatti, non solocitano con precisione le forme dell’asset-to territoriale antico, ma danno ancheconto delle modifiche di volta in voltaintervenute nella forma fisica dei luoghie nella struttura sociale del villaggio.

Raccontare la storia insediativa di SanQuirino contribuisce a costruire unmodello della geografia del villaggiomedievale friulano fotografato dai docu-menti in età moderna, e quindi in unafase avanzata di “invecchiamento”.

Così come accade con la fotografia diun volto trasformato dagli anni, anchenei documenti fiscali dei cabrei giovanni-ti riconosciamo i connotati originari delterritorio sanquirinese intuendo quelloche era il soggetto, o l’oggetto, in età gio-vanile.

Riconosceremo così una certa stabili-

tà dell’insediamento e delle forme delpaesaggio antropizzato in quelle aree chefino all’800 erano di proprietà privata.Per contro, avremo modo di notare comesoprattutto nei settori periferici ai villag-gi, quelli delle terre magre comunali,siano riscontrabili le trasformazioni pae-saggistiche più rilevanti.

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LE FORME DELL’ INSEDIAMENTOIN ETÀ MODERNA

Moreno Baccichet

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2. Modello tridimensionale dell’al-ta pianura pordenonese e dei primirilievi alpini con l’individuazionedegli attuali confini comunale diSan Quirino (Walter Coletto)

L’Età medievale

Ritengo che l’insediamento in areasanquirinese si possa definire come unsistema contraddittorio e molteplice diesperienze abitative. Il primo “quadro”che propongo per la ricostruzione dellediverse forme dell’abitare e del produrreche si succedettero in quest’area delconoide del Cellina e del Meduna è quel-lo relativo a un territorio privo di acqua,cioè precedente alla costruzione dellerogge artificiali. Un territorio caratteriz-zato da insediamenti sparsi e modesti,simili a quelli di età classica emersi dascavi e ritrovamenti archeologici, dove lasopravvivenza di uomini, animali e dipochissime colture era legata alla capaci-tà di intercettare e conservare l’acqua pio-vana.

Si trattava di un insediamento rado,centrato sull’attività pastorale e quindi susuperfici territoriali molto vaste. Pensaredi organizzare l’abitare attraverso leforme avanzate dei grandi villaggi dellabassa pianura era assolutamente impossi-bile e ingovernabile. Probabilmente que-sta antica forma di colonizzazione con-servatasi fino all’età medievale è laresponsabile delle grandi trasformazionipaesaggistiche dell’area del conoide.Trasformazioni che hanno condotto allascomparsa delle foreste ben prima chequesto fenomeno accadesse nelle areeumide della bassa pianura friulana. Glielementi del bosco, o le componentivegetazionali del paesaggio, emergononella toponomastica ma, di fatto, i docu-menti più antichi sembrano registrare ter-ritori privi delle foreste sacrificate peraprire vie di transumanza e spazi prativi.Le sedi umane presenti in quest’areadurante le prime fasi del Medioevo van-tavano generi di vita completamentediversi da quelli registrati in molti altriambiti della pianura padana e l’applica-zione di modelli comportamentali edeconomici rintracciabili a sud delle risor-give sembra non essere valida per questosettore del Friuli.

L’insediamento sparso era compostoda case isolate e da ampie praterie conter-mini che permettevano di organizzare

l’attività pastorale lungo percorsi giorna-lieri, che garantivano il rientro degli ani-mali alla sera presso la famiglia e i recintiprotetti.

In età bassomedievale a queste sediumane se ne affiancarono altre, quelledei villaggi. I villaggi, in origine compostida pochissime famiglie, erano il frutto diuna politica di ripopolamento che prove-niva dall’alto e che mirava a introdurrenell’area del conoide forme di conduzio-ne agraria tipiche del resto del territoriofriulano.

Su questo programma di popolamen-to si è fino a oggi discusso in modomolto superficiale. Mi sembra evidenteche le politiche di espansione demografi-ca e di ripresa economica abbiano con-dotto, come in ogni epoca, alla formula-zione di nuove strategie insediative con-siderate dei modelli; altra cosa è che lestesse siano state in grado di sopravviverealle difficoltà di un territorio geografica-mente difficile. Nel mio saggio del 1997avevo sollevato alcuni problemi relativialla “cultura” dei fondatori o dei signoriche gestivano e promuovevano la ripresademografica e insediativa dei loro territo-ri e il problema tecnico lasciato agli ese-cutori che dovevano progettare un nuovomodo di abitare in un dato luogo.Assodato che quest’area era segnata dauna presenza umana rarefatta, lo svilup-po dei villaggi non poteva avere seguitosenza due requisiti fondamentali: unpopolamento frutto di immigrazioni pro-gettate su larga scala e la garanzia di unarisorsa idrica capace di soddisfare le esi-genze di un numero crescente di abitantie di animali.

L’insediamento con villaggi nel setto-re dell’alta pianura compreso tra ilCellina e la pedemontana avianese nonfu possibile fin tanto che non furonopatrimonio comune le tecniche che per-mettevano di estrarre rogge dai fiumi perfarle poi correre in sospensione su areearide. La gestione dell’acqua e dei dirittia questa connessi in età medievale erapatrimonio signorile. Solo il signorepoteva deviare corsi d’acqua permetten-do la costruzione di opifici o l’irrigazionedi lande deserte. Solo un programmato e

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signorile progetto infrastrutturale potevarisolvere un handicap tale.

Del resto operazioni simili a quellache avvenne in questo settore del Friulierano all’ordine del giorno anche nellealtre aree di espansione dell’insediamen-to europeo: quella spagnola, quella dellaPolonia e quella dell’attuale Romania.

Probabilmente la trama dei villaggi dinuova fondazione era molto più fitto diquello che oggi possiamo vedere. Non hasenso che alcune aree, ancora in etàmoderna, si presentino prive di agglome-rati (per esempio a nord di San Leonardoe San Martino o a nord di Rorai Grandee di Cordenons). Non è da escludere chepochi decenni dopo la fondazione alcunivillaggi siano scomparsi o si siano ridottia essere composti da pochissime case.

L’effetto di una crisi insediativa succe-duta a una precedente attività di fonda-zioni potrebbe fare chiarezza su Villotta,il villaggio scomparso che probabilmentesi trovava lungo la roggia artificiale chegarantiva i rifornimenti idrici a Rove-redo.

La roggia partiva da San Foca, rag-giungeva la cortina di San Quirino e daqui, divisa in due rami, raggiungevaRoveredo e i settori settentrionali diCordenons. La sua portata veniva divisain tre parti a San Quirino grazie all’uso diun semplice strumento idraulico: unapietra che tagliava il flusso d’acqua indue. Un terzo scendeva a Cordenons,mentre la quota più importante venivadiretta verso Roveredo attraverso leVillotte: a Villa S.ti Advocati acqua ipsalabit.r ad Villam S.ti Querini ubi apud corti-nam Ecclesie S.ti Quirini acquam dedictamdividi debeat in tribus partibus3.

Certo è che il livello di efficienza delmanufatto idraulico (roggia) permise dimettere a coltura vasti territori costruen-do un paesaggio di campi arati all’internodi grandi praterie.

A San Quirino abbiamo avuto mododi individuare nel settore centrale dell’a-bitato l’elemento della cortina che credia-mo fosse il nucleo originale del primovillaggio, circondato dalle acque dellaroggia. Da qui l’acqua si divideva in duerivoli, uno diretto verso il territorio di

Cordenons (c’era qualche nuova borgatada dissetare?) e l’altro verso Roveredoattraversava la prateria di Villotta untempo abitata.

Il successo insediativo di San Quirinoè facilmente leggibile nell’espansionedell’abitato all’esterno della cortina. Ilborgo di sopra, quello di mezzo e quellodi sotto si svilupperanno prevalentemen-te lungo le direttrici meridionali che dal-l’abitato portavano ai campi più fertili,tenendo in grande considerazione l’ac-cesso all’acqua. Un terzo nucleo dell’in-sediamento è quello discosto dellaMason templare. Concordo con l’opi-nione espressa da Begotti all’interno diquesto volume che vorrebbe la costru-zione della magione templare preceden-te all’investitura feudale di San Quirinoricevuta dall’Ordine sul finire del XIIsecolo. La Mason era più vecchia e cen-trale a un sistema di proprietà private,poste lungo la roggia e la strada e in findei conti modeste. La conferma di que-ste terre gestite in proprio dalla com-menda sta anche nei cabrei dell’ordine,che comunque individuano anche alcu-ne antiche proprietà allodiali a SanQuirino, tra queste la più importante eraquella del molino.

La giurisdizione feudale, spiegaBegotti, arriverà diversi anni dopo lacostruzione dell’ospizio templare. Villag-gio e sede monastica non dialogaronomai e anche l’acquisizione dei diritti feu-dali su tutto il territorio sottoposto allacomunità sanquirinese lasciò inalteratoun assetto insediativo precedente. Questaosservazione ci verrà molto utile in segui-to perché cercheremo di dimostrare comesia possibile ricostruire la forma e l’orga-nizzazione dell’intero abitato in epocapretemplare proprio studiando i docu-menti fiscali di età moderna che monito-ravano le proprietà private dei villici.

Non diversa è la condizione diSedrano e San Foca. In entrambi i casi,come a San Quirino, le forme aperte divillaggi privi di piazza rimandano aforme dell’abitare bassomedievali, privedi una volontà formale nell’aggregazionedei lotti. Come a San Quirino l’organiz-zazione dell’abitato per masi nucleati in

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3. Ortofoto dove sono eviden-ziati i confini delle originariecomunità rurali di San Foca,Sedrano e San Quirino (1999).

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un borgo e dotati di terre nelle diverseregioni agrarie del territorio sembra poterdefinire un carattere comune. Nellasostanza studiare i modi e le forme dell’a-bitare a San Quirino, ricco di testimo-nianze archivistiche, equivale a fare chia-rezza sull’insediamento bassomedievaledi un settore molto ampio del conoidedel Cellina e del Meduna.

Confini e conflitti

Le tre comunità che oggi compongo-no il comune di San Quirino erano untempo indipendenti e amministrate, perle questioni locali, da tre diversi consiglipopolari o vicinie. Ai tre villaggi corri-spondevano territori autonomi, segnatiperò da confini resi incerti dall’omoge-neità dei segni della geografia fisica deiluoghi e riconosciuti, per contro, attra-verso diverse pratiche di gestione del ter-ritorio.

I confini in quest’area avevano unsignificato territoriale ancora più ampio,perché in questo settore dell’alta pianurafriulana si incontravano diverse giurisdi-zioni feudali. San Quirino e Sedranoerano giurisdizione pordenonese e quin-di asburgica, San Foca era sottoposta aSesto, poi a Millstatt e infine ai signori diPorcia, mentre a ovest era registrabile lagiurisdizione patriarcale di Aviano.Lungo questo confine transitava poi unaimportante strada, l’Ongaresca o StradaMaestra che, appunto, era diretta all’im-portante guado di San Foca, e tutte lestrade “nuove” che collegavano il guadostesso con il porto costruito sul Noncellotra XII e XIII sec4.

Il confine tra la giurisdizione porde-nonese e quella avianese era stato segna-to costruendo cumuli di terra e ghiaiachiamati colli o colliselli e nel 1219 laconfinazione che i Templari fecero deiloro territori registrò in prossimità diquest’area a glara collis a parte orientis usqueinfra villam Villote hinc ad viam que curritper Villotam5. Lo stesso documento regi-strava come verso San Quirino ci fosseropoi tre masi e mezzo abitati, ma apparen-temente isolati dal villaggio e come, con-

tinuando a percorrere il perimetro dellaproprietà si pervenisse ad culisellos Villoteusque ad collem Zunchi.

Quest’ultimo era il luogo più impor-tante della serie dei segni confinari distri-buiti lungo la strada maestra e chiamaticolliselli. Era un importante punto diriferimento nel paesaggio piatto dellepraterie magredili e quando nel 1454 irappresentanti dei villaggi di Sedrano,capitanati da Biachino di Porcia, e quellidi San Quirino, rappresentati dal capita-no di Pordenone, si dovettero incontrareper discutere sull’esatta definizione deiloro confini, si ritrovarono in quel luogo:in Campanea super Colle Zunchi inter VillasS.i Martini, et Villotta6.

In questo luogo furono raccolte alcu-ne dichiarazioni da parte di persone cheerano in grado di descrivere gli usiimpressi a quei luoghi dalle diverse comu-nità: illi de Sedrano cum suis Animalibuspasculabant usque ad Viale Aviani, et simili-ter usque ad stratam magnam7.

Nonostante il villaggio di Villottafosse ormai scomparso, rimanevanolungo il confine ancora molti terreni col-tivati che segnavano la prateria magredilecon la presenza e le attività tipiche dell’a-gricoltura. Per esempio, Enrico Floriodichiarò che suo padre aveva, per anni,coltivato uno Campo Ecclesie S.ti Georgij dePurcilis sito penes viam Carlisana8, ei diceba-tur quod a dicto Campo infra erat deJurisdictione Ducatus9. Il campo coltivatoera quindi in territorio sanquirinese, pocooltre l’ideale confine segnato dalla stradae dai colli.

Io credo che le strade siano state presecome originario segno confinario, poirinforzato con la costruzione dei tumuli.I tracciati delle piste che attraversano lepraterie e i boschi del conoide in anticoerano stati tra i pochi segni presenti perl’orientamento dell’uomo. AntonioManolini nel definire i confini traSedrano, Aviano e San Quirino ricordavaancora nel ’400, che quod via Collium eratconfinis inter Villam Sedrani, et Villam S.tiQuirini, et vidisse a sua bona memoria citra,quod illi de Sedrano, et de S.to Quirino insimul pasculaverunt cum eorum Animalibusinter Viam Collium et Viale Aviani10.

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Questa seconda arteria viaria proveni-va da San Martino di Campagna e incro-ciava la Strada Maestra che collegavaPordenone a San Foca.

I segni si sovrapponevano ai segni eall’epoca della conquista del Friuli daparte delle truppe veneziane gli austriaciavevano riaffermato il loro potere fino allimite di quel confine piantando sul colleZunchi una pietra con scolpito lo stem-ma austriaco11.

Rivendicazioni simili venivano mosseanche dalle limitrofe comunità. A ColleZonchio, per esempio, gli avianesi usava-no allestire il tribunale affermando chedal quel punto di vista la giurisdizioneera attribuita ai reggenti di quella comu-nità: «il capitano faceva giustitia sopraesso, e credo che sia stato dismesso di farpiù giustitia sopra quello per amor deicampi che sono circonvicini»12. Non acaso il principale rilievo della fila ditumoli «s’ha chiamato anche colle dellaGiustitia».

Il tumolo aveva però anche altri nomiche richiamavano gli usi e i paesaggi del-l’area. Per Antonio de Valle di SanMartino di Campagna era «il Colle dellatezzuta» e ricordava la presenza di inse-diamenti temporanei legati alla presenzainvernale delle greggi di pecore scesedalla montagna.

In tutti i casi quei luoghi avevano unaforza di valori altissima, nei pressi delcolle transitavano tre strade: quella dellaTrinità13, quella del Molino e quella delVial d’Aviano.

Quest’ultima, riferiva un testimone,«è pubblica voce e fama che prima chefosse condotta la Roja per la contrada diAviano, essi di Aviano si servivano d’an-dar al Molin di S. Querino (…) la qualpassa per appresso la Villotta, et li Collipiccoli di S. Martino»14, mentre per con-tro veniva confermata la tradizione chevoleva che «antiquamente vi è stata pub-blica voce e fama che il Colle chiamatoZonchino, et Colle della Giustitia siastato posto per confine di S. Martin,Sedran, et Pordenon»15.

Nella piatta brughiera ricavata conincendi e disboscamenti la strada erastata il primo segno di confine, poi reso

più immanente con la costruzione delcolle nel punto in cui si toccavano le tregiurisdizioni e in seguito rinforzato conla costruzione «di sotto la straddaOngaresca [di] masiere de sassi, così con-fusamente disposte»16.

Colle Zonchio era il luogo più adattoper ostentare il proprio potere giurisdi-zionale, ma era anche un luogo sul qualele popolazioni vigilavano. Le comunitàlocali durante le rogazioni visitavanoquesti luoghi: «andavano per questa stra-da con la Crose passando al tempo che siva alle proccesioni con la Crose»17 .

In età moderna non abbiamo testimo-nianze di un villaggio chiamato Villotta.Con questo toponimo veniva invecericonosciuta una grande prateria tra lecomunità di San Quirino, Roveredo eCordenons.

I confini dei colliselli non bastavano aimpedire continue trasgressioni agli usitanto che nel 1634 si dovette pervenire auno speciale proclama congiunto delcomune di San Quirino e di quello diCordenons per impedire che nessuno«ardisca, ne presumi andar a pascolar conanimali per far strade, ne trozi insoliti, nefar alcun altro danno nella campagnadella Villotta ne meno a terrar, ne scavez-zar li fossi in pena di d.ti 25 di giorno, etdi notte di cinquanta, et contro quelli diRoveredo di ducati dusento» . È evidentel’odio nei confronti degli abitanti diRoveredo che rischiavano pene pari aotto volte quelle degli altri trasgressori.Questo era il segno evidente della vitalitàdi quest’ultima comunità che si trovavamolto vicina ai pascoli ormai non piùpresidiati da un villaggio permanente.L’antico e dimenticato tentativo di fon-dare un insediamento sanquirinese aVillotta potrebbe essere letto come il ten-tativo fallito di conservare le risorsepastorali locali nei confronti di comunitàpiù aggressive19.

La serie di liti mosse sulle questioni con-finarie in quest’area è davvero consistente etestimonia la difficoltà di rintracciare segniinconfutabili come quelli geografici.

I grandi tumoli prima e le pietre con-finarie poi potevano essere spostate daivicini con relativa facilità costringendo

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continuamente le comunità a produrresopralluoghi pubblici, raccogliere testi-monianze e a ripristinare i segni confina-ri. In tal senso è significativa la confina-zione eseguita dal podestà FrancescoQuirinuzzo (1738), che si recò sui luoghi«con tutto il suo Conseglio et incaminatisopra li Confini del Nostro territorioconfinante con il Comun di Sedrano (…)arivati al confin della strada dellaSantissima Trinità di Polcenigo giustoalla sentenza come sopra, et ivi aver tro-vato il confin cavato dalla terra che peravanti vi era impiantato» raccolsero sulposto alcune testimonianze.

Da queste emergeva che molti passantidichiaravano di «aver veduto il detto con-fin in piedi, et attacato in terra altre volteaver passato per deta strada, et ora si vedeRotto, et Cavato, et Butatto in un fossopoco distante» e che lo stesso doveva esse-re ricollocato nel suo luogo originario20.

Ormai la strada Ongaresca era in com-pleta crisi. Il più antico asse viario dellazona aveva ceduto il passo alla StradaMaestra diretta al capoluogo friulano.

In Friuli le strade ungaresche sonoconsiderate antichissime e dense di signi-ficati legati alle distruzioni che gli Ungaririuscirono a infliggere alle popolazionilocali durante le loro incursioni in Italia.

Una memoria del 1599 ricordava che«questa stradda che scavezza questadell’Aqua21, vien da San Avocato, et và aSacille, et per la qual lei è venuta aSedran, et si chiama via Ongaresca, overovia grande et Maestra (….) e per questapassano quasi tutte le Merci e personeche vengono da Alemagna»22.

Da questa si staccava la «strada dellaVillotta fino alli Coleselli di essa»23.Questa veniva definita come un “trozo”ormai in disuso nel ’500, che transitava«per li Pradi come si vede non stradacomune ma è trozo che entra nei Pradi deVillota qual era trozo anticamente, mahora par che sia stata fatta dalli ClarissimiSignori Giustiniani per suoi servitij, e dipoi che ho stato a servitio detti signoril’ho fatta che può esser di circa sedese, etvi vanno con che animali li pare, eCarozze che alcuno non ardisse d’impe-gnarli, ma ben andando altre persone

con carri, se quelli da San Martin li tro-vano l’impegnano»24. La lunga citazioneci è utile per comprendere alcuni caratte-ri dell’uso della viabilità storica nell’areadel conoide. Il transito lungo l’Ongarescae le strade antiche di questo settore eraassolutamente libero, mentre pastori emercanti non potevano attraversare ipascoli comunali. L’identificazione dellastrada stessa non era facile perché trattan-dosi di una via usata anche dalla transu-manza era una sorta di fascio di percorsi.Non a caso chi cercò di usarla per definir-la come confine tra le diverse comunitàtrovò «molte cavezzade, quali puonnometter dubio qual sia la più vera stradaOngaresca». Si pervenne così nel XVIIsecolo a segnare la strada con pietre con-finarie, prescrivendo che «non posino liquirinesi passar oltre la strada Ongarescane andar a pascolar il Pra Grande, ne inquello segar, ma resti solamente delle rag-gioni delli Huomini e comun diSedran»25 né viceversa. L’ordine dellemagistrature veneziane era chiaro: «chenelli sassi over collone affisse nelli confi-ni sudetti qualli siano per onestà alti daterra siano scolpite lettere con un SanMarco che dicano confini di Sedran dauna et da l’altra confini di San Quirinocol millesimo per maggior chiarezza dellaConfini divisori». L’antica stradaOngaresca, quindi, divideva anche in etàmoderna i territori di San Quirino daquelli di San Martino e di Sedrano.

Il Sanquirinese nella cartografia storica

L’area che corrisponde all’attualecomune di San Quirino viene trascuratadalle più antiche cartografie che raffigura-no il Friuli e la sua geografia. Nellamappa del Ligorio (1563)26, nella pianuraarida della «Campagna di Aviano», oltreall’omonima “villa”, cioè villaggio, com-pare, in posizione errata «S. Avogia», cona sud-est Rorai Grande e Cordenons. Intutta l’area che va dalla destra delMeduna alla sinistra del Livenza le sediumane sembrano rarefarsi moltissimorispetto a quelle dell’alta pianura udinesedove l’attenzione del cartografo sembra il

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frutto di una maggiore quantità di infor-mazioni acquisite sull’area. Per restare alSanquirinese, manca il capoluogo eSedrano, ma anche San Leonardo, SanMartino, Roveredo, eccetera. La grandepianura arida costruita dal Cellina era peril cartografo un grande vuoto sul quale tro-neggiava la sola sede di San Foca evidente-mente considerata geograficamente impor-tante in relazione al guado del Cellina.

Nella carta del Vavassori27 (1553) la rile-vazione delle sedi umane minori dell’altapianura era stata trattata allo stesso modoper la destra e la sinistra Tagliamento sem-plificando l’immagine insediativa con iltermine generico di «VILAZI».

Gli elementi prioritari dell’interessedel cartografo erano l’assetto idrograficoe orografico della Patria e gli insediamen-ti urbani o castellani di primaria impor-tanza. Il territorio sanquirinese sembraquindi deformato e ridotto fino quasi ascomparire, cosa che rintracceremoanche nella ricca produzione di carte chesi rifaranno a quella del Vavassori.

Restano mute per l’area sanquirineseanche la «nova descriptione del Friuli» del1561, quella di Paolo Forlani del 1564, laFori Iulii accurata descriptio dell’Ortelio(1573) e quella del Magini del 1596.

Nella carta del Friuli del Mercatore(1589) ricompare la trascrizione di «S.Vogada», ma il cartografo la colloca insinistra al Cellina. Per il resto il territoriodella Campagna di Aviano è annullatonella sua componente insediativa a favo-re delle più note sedi umane di Torre,Sacile e Polcenigo.

La carta della Patria del Friuli diGiovanni Antonio Magini del 1620 sem-bra rispondere con maggiore fedeltà allageografia della destra del Meduna, anchese ancora una volta vi troviamo raffigura-to il solo villaggio di «S. Avogia»28. Nellacarta chiamata Forum Iuly et Trivigliano,contenuta nella Nova et accurata ItaliaeHodiernae descriptio29, nonostante la scaladi scarso dettaglio, «S. Avogia» vienedisegnata nei pressi di «Vivar» per orien-tare quel tragitto che dopo il passo diDignano e Spilimbergo, portava, attraver-so il sanquirinese, a Pordenone. Le cartesuccessive non aggiungono molto, solo

vediamo comparire a corona della«Campagna d’Aviano» i toponimi diVilladolt, Tesis, eccetera.

Dovremo attendere la carta tardo sei-centesca del Coronelli per veder compa-rire nella cartografia ufficiale Sedrano eSan Quirino. La carta presenta comunque

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5. Andrea Vavassori: La veradescritione del Friuli, 1553.

6. Mercatore: Carta del Friuli,dell’Istria e delle regioni vicine,1589.

4. Pirro Ligorio: La nova descrit-tione di tutta la Patria del Friuli,1563.

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alcune imprecisioni: San Martino diCampagna è posto poco a monte diSedrano, mentre Dardago sembra aversubito l’effetto di una deriva che lo hafatto approdare alle ghiaie vicine a SanQuirino. Il solco deciso del Cellina sepa-rava la riva destra della pianura ghiaiosa

da una località misteriosa al qualeCoronelli sembra prestare molta atten-zione collocandola a sud di Maniago:«Cellina. Luogo antichi.mo sec. Plin.hora distrutto»30. Il mito della città prero-mana descritta da Plinio aveva colpito ilcartografo che l’aveva collocata in quel-l’ambiente lunare e detritico che sembra-va l’effetto di un grande evento calamito-so capace di sommergere, in un mare dighiaia, una città e i suoi abitanti.

La carta non mostra però la strada delguado di San Foca, mentre evidenzia leprincipali strade postali che attraversava-no il Friuli collegando i territori austriacicon il Veneto e decretando la crisi in etàmoderna di questo asse viario.

Nella carta di Giovanni GiacomoSpinelli (1688)31, se si esclude l’imprecisalocalizzazione di San Martino, la destradel Cellina viene rappresentata con buonaaffidabilità. «Sidrano», «S. Foca» e «S.Querini» sembrano delimitare l’effettiva«campagna d’Aviano». Nella carta delSalomon32 (1753), invece, i tre villaggi e lascorretta localizzazione di Ovoledo sem-brano delimitare a sud un’area priva di sediumane permanenti, un vuoto insediativo.

Rimangono una costante nella carto-grafia settecentesca la Strada Maestra, laconfluenza devastata di Cellina, Colverae Meduna e gli insediamenti di Sedrano,San Foca e San Quirino allineati lungo ilCellina33. L’incisione nel terrazzo fluvialeviene ulterioramente drammatizzata nel-le carte di Tiberio Majeroni e GiovanniAntonio Capellaris (1778), dove «S.Avoca» e San Quirino sembrano precipi-tare nel letto dell’amplissimo Cellina34.

Dovremo aspettare le carte del vonZach35 (1804) per poter apprezzare inmodo realistico la geografia della destraCellina esaltata dalla maglia del reticoloviario inserito nelle tessiture dell’insedia-mento agrario.

La carta topografica scala 1:28.000 di Antonvon Zach36 del 1804

La prima carta topografica austriaca,anche per la scala di grande dettaglio ter-ritoriale, ha una grande capacità di descri-vere la geografia e l’uso del territorio allafine del XVIII secolo.

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10. Giovanni GiacomoSpinelli: Parte della Patria delFriuli, 1688.

9. Vincenzo Maria Coronelli:La Patria del Friuli, XVIII sec.

8. Giovanni Antonio Magini:Patria del Friuli olim Forum Iulii,1620.

7. Carta topografica di Anton vonZach in scala 1:28.000 (1804).

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Tutti i villaggi, compresi San Martinoe San Leonardo, sono rappresentati comecircondati dalle terre coltivate fuorché sudi un lato. In pratica tutti i villaggi eranoin collegamento con la regione dei pasco-li e quella dei prati attraverso strade chevengono chiamate “armentarezze”. A SanQuirino l’armentarezza parte dalla chiesadi San Rocco e si muove perfettamente aest verso i prati magri del Cellina; a SanFoca accade più o meno la stessa cosa,mentre a Sedrano l’itinerario del pascologiornaliero era rivolto verso nord-ovest.Altri squarci di prati stabili in mezzo aicoltivi sono individuabili a nord-ovest diSan Quirino, dove il toponimo Pradi-sello individua l’area delle contese tra la

comunità e quelli di Sedrano descrittepoco avanti. Un’altra grande area deputataal pascolo era quella della Villotta, che eratagliata in due dalla fila di tumoli che fini-va a «Col Magior». La carta registrava poile forme irregolari, solo in apparenza, dellamaglia viaria che innervava i campi. Vanotato come i campi fossero in realtà ordi-ti secondo l’inclinazione del conoide.Il Cellina è pensile e correva nel suo lettoprincipale nonostante il cartografo austri-aco rilevasse due imponenti deviazioni cheavevano rotto gli argini naturali e riversatouna grande quantità di acque e detritiverso Cordenons. San Foca e San Quirinoerano posti nel punto più alto delle terrecoltivate. L’acqua che passava per il paese

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11. Carta topografica del Lombar-do-Veneto in scala 1:86.400(1833).

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veniva poi gestita per l’irrigazione.Tra i segni più rilevanti del contesto ter-

ritoriale va invece rilevata quella grandearteria acquea, legata alla fluitazione dellegname, costituita dalla Brentella e il siste-ma delle risorgive a nord-est di Cordenons.

Carta topografica austriaca in scala1:86.400 del 1833

La prima carta ufficiale a stampa chedescrive i luoghi oggetto nel nostro stu-dio con un sufficiente dettaglio è quellaaustriaca (1833) nella scala 1 : 86.000. Leindicazioni sulla geografia delle terre col-tivate sembra desunta dalla carta del vonZach, mentre, coerentemente con gliscopi del cartografo, la viabilità principa-le emerge definendo le principali vie dicomunicazione. Ancora una volta emer-gono il vecchio guado di San Foca e ledue strade meridionali al villaggio, quelladiretta a Cordenons e quella diretta aPordenone.

Il cartografo rende poi giustizia aldesolato ambiente magredile del conoidecercando di rappresentare con forza leforme del fiume e quelle dei depositi.

Nella carta dell’Istituto GeograficoMilitare del 1899 in scala 1:100.000 l’in-teresse dei topografi è quasi esclusiva-mente dedicato al sistema stradale e aicollegamenti tra i diversi villaggi, mentrela geografia fisica dei luoghi viene mini-mizzata.

Il «Cabreo generale de’ Beni Censiti allaReverendissima Commenda di S. Gio-vanni del Tempio presso Sacile»37

Nel terzo volume del Cabreo vengo-no registrati i beni attribuiti alla com-menda sacilese e ricadenti nelle «Ville neldistretto di Pordenone, cioè Rorai gran-de, S. Querin, Sedran e Cordenons». Perquanto riguarda l’area oggetto del nostro

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12. Carta topografica in scala1:100.000 dell’Istituto GeograficoMilitare (1899).

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studio due erano i diritti vantati dai cava-lieri di Malta: quelli ereditati dai Templaria San Quirino e due masi relativi aSedrano e che potrebbero essere arrivatialla commenda anche attraverso diverse eoggi non identificate concessioni.

Da un lato i diritti della commendariguardavano l’intero villaggio e tutte lesue terre, dall’altro solo due aziende agri-cole di antica matrice, appunto due masi.

Osvaldo Biscontin, notaio di Polcenigo,arrivò a San Quirino il 12 aprile del 1791,

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13. Frontespizio del Cabreoconfezionato dal notaio Bi-scontin per il commendatoregiovannita Ugolino Cambi(1792).

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accompagnato dal collega AngeloCurioni. Completavano la spedizionevoluta dal commendatore malteseUgolino Cambi due topografi, FrancescoCaverzan e Francesco Albeo. In paeseincontrarono il meriga Osvaldo deMattio, che il 29 marzo aveva tenuto unaspecifica vicinia di villaggio per spiegareche su ordine del provveditore diPordenone era giunta la richiesta di pre-stare la massima assistenza alle operazio-ni di riconoscimento dei diritti dei gio-vanniti sulle terre sanquirinesi. Da quel-l’assemblea uscì il proposito di affiancareai rilevatori il meriga e tre delegati indica-ti in Marcolin de Biasio, Antoniod’Olivo e Antonio Palma considerati datutti ottimi conoscitori del territorio.

In realtà l’opera alla quale si accingevala pattuglia di tecnici era in fin dei contisemplice. Con scadenze molto lunghe enon fisse la commenda dei cavalieri diMalta aveva più volte rilevato gli stessibeni e in questa occasione si chiedeva aiperiti di riconoscere i beni elencati inprecedenti cabrei38, affinché i quattro san-quirinesi confermassero che nulla eracambiato rispetto alle più antiche riconfi-nazioni e che quelli rilevati erano «linuovi, e giusti confini delle terre, Masi,Cortivi, e fabbriche, che di cadauna sortevi fossero di ragione, ed aspettanti a dettaR.ma Comenda; con la denominazionedelle Casade, e Possessori». Dall’altrocanto la presenza e l’opera del notaio ser-viva a ricordare alla comunità locale, daun lato l’ufficialità e la bontà delle richie-ste avanzate dai monaci ogni anno e dal-l’altro permetteva di tenere aggiornatol’elenco di chi, di fatto, doveva fornire ilcenso alla commenda.

La geografia dei censi

Il valore straordinario del Cabreo deiGiovanniti sta nella struttura stessa del-l’inventario descrittivo dei beni e pro-prietà soggetti al versamento di un cano-ne alla commenda. Anziché scegliere didescrivere i beni con la consueta descri-zione dei masi originari, cosa che saràfatta per i due masi di Sedrano e per i due

di Cordenons, i topografi decisero didescrivere l’ambiente costruito del villag-gio dividendolo in settori che ai loroocchi dovevano presentare valori di omo-geneità che oggi a noi possono sfuggire.La descrizione assunse un valore geogra-fico che vedeva riconoscere nel territorioagricolo diciassette quartieri o, come lidefinisce il Cabreo, sestieri39. A questi sisommavano tre settori di pascolo, i «PràMestici sopra la Roja», quelli «sotto laRoja» e i «Pradi al Bosco». Anche il setto-re abitato veniva riconosciuto come com-posto da tre diverse strutture che rispec-chiavano tre diverse formazioni, i «corti-vi in S. Querin», quelli «alla Mason» e i«Cortivi in Cortina». La scarsa ediliziaisolata veniva registrata all’interno del-l’inventario del sestiere corrispondente,mentre il «molino della Commenda»veniva considerato un’entità autonoma.

Tra le terre pordenonesi sottoposte alcenso della Commenda maltese chiude-vano il terzo tomo del Cabreo le ricogni-zioni di due masi a Sedrano, quello deidel Zotto e quello dei Marchetti, e due aCordenons, quello dei Viviani e quellodei Rizzardo.

Ma perché, nell’organizzazione diquesto efficiente strumento di rappresen-tazione fiscale, le terre coltivate, esclusequelle pubbliche, venivano registratedivise per “sestieri”?

Se sul fronte dell’indagine condottadal notaio Biscontin sul costruito la tri-partizione dell’edilizia segue una logicadi costruzione dei tessuti edilizi cheabbiamo in questo e nel precedente sag-gio marcatamente fatto notare, qualemotivo concreto poteva avere il catastica-tore per dividere in un modo tanto origi-nale il territorio produttivo di SanQuirino?

Sono convinto che la divisione geo-grafica delle terre poste attorno ai “corti-vi” segue alcune logiche di progettazionedello spazio agricolo medievale che per-mettono di far luce su molte questionilegate alle pratiche di costruzione del ter-ritorio e del suo particellato.

In modo particolare i cabrei sanquiri-nesi pongono l’accento sull’omogeneitàdi alcuni settori della corona di campi che

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circondava l’abitato confermando le ipo-tesi di Cammarosano sulla divisione deglispazi colturali40. Rispetto allo schema pro-posto dallo storico mi sembra che il casodi San Quirino proponga un quadro soloper certe cose diverso. Per cominciare isettori della specializzazione agricolasembrano essere molti di più sommandoal frumento e al miglio altri prodotti, masoprattutto sembrano localizzarsi, aseconda delle diverse vocazioni del suoloe al bisogno di una maggiore quantità diirrigazione, in modo molto frazionato edisomogeneo per superfici. Si trattava diun’organizzazione del suolo gestita alivello comunitario e influenzata dalletecniche agricole tipiche dell’età bassomedievale. A leggere il Cabreo sanquiri-nese sembrano emergere tutti i “caratteri”e i modelli delle pratiche agricole descrit-te da Marc Bloch41 e uno studio più atten-to di questo documento potrebbe riserva-re nuove ed esaltanti scoperte.

Ma che vantaggio c’era a definire alcu-ni distretti o regioni agricole e con qualecriterio questo poteva essere stato fatto?

Cominciamo eliminando una delleipotesi che non condividiamo, quella chevorrebbe il territorio diviso in settori perrenderne funzionale il calcolo delleentrate. Infatti, i sestieri non sono omo-genei né per dimensione della regione, néper fitto, né per numero di affittuari odimensione del lotto. Per contro, sembra

che l’elemento distintivo del documentocontabile sia proprio quello di definirespecifici fitti in natura per ogni sestiere.Per meglio dire, sembra che a ogni sestie-re corrisponda un’entrata e una sola(miglio, avena, vino, eccetera), come sein origine in quell’ambito si coltivasse unsolo prodotto. La contabilità delle entra-te poteva poi seguire la traccia segnatadalle originarie possessioni masali. Anchea San Quirino ogni massaro possedevaun certo numero di terreni distribuitiall’interno dei diversi settori agricoli e sipoteva procedere a un rilevamento deibeni simile a quello condotto a Sedranoe a Cordenons. Vero è che anche nellealtre due località il frazionamento fun-zionale alla produttività del maso erastato compromesso da alienazioni e ven-dite per cui era sempre più difficile com-prendere l’evolversi dei frazionamentidel bene originario e alcune particellerischiavano di sfuggire all’attività diriscossione delle rendite. Lo strumentoapprontato a San Quirino permetteva,vista l’unitarietà dei diritti, di controllarein modo uniforme tutto il suolo del vil-laggio. All’interno di ogni settore si pote-vano scorgere meglio i fenomeni di divi-sione o di accorpamento dei possedimen-ti e, per dividere il villaggio in settori, checosa c’era di più semplice se non rifarsi aidiversi settori agrari e alle corrispondentidiverse pratiche d’uso del territorio?

Se ciò è vero, e io credo lo sia, ci tro-viamo di fronte a un caso unico di con-servazione di un antichissimo progetto dipianificazione agraria.

Lo studio del Cabreo testimonierà lavolontà di definire un “piano” insediati-vo precedente all’arrivo dei Cavalieri delTempio e cristallizzatosi nei secoli all’in-terno delle pratiche censuarie della con-gregazione.

Piano che comunque faceva conviveregli elementi più antichi e quelli piùrecenti del territorio. Tra i più antichi varegistrato, appunto, il sistema funzionaledi residenze agricole, orti e cortili, campiarati, prati da sfalcio, mentre tra gli ele-menti di novità vanno registrati i nuovifenomeni insediativi come la Mason e gliepisodi della costruzione del palazzo dei

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14. Schema dell’insediamento san-quirinese. In alto la cortina, inbasso la Mason, mentre i punti-ni individuano i cortivi.

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momento da Filippo Brescuglia.La casa adibita a loggia aveva due

diversi possessori: il comune che proba-bilmente occupava il piano terra e iCattaneo che ne detenevano una porzio-ne. Entrambi erano esenti dal pagamentodi un censo, cosa che per contro nonaccadeva con il sedime della nuova piaz-za per il quale il comune doveva comun-que corrispondere un’entrata di novesoldi al capitolo della commenda. Anchele altre entrate dei beni posti in cortinavenivano pretese in danaro.

I cortivi di San Quirino

La località Cao Villa (o Capovilla), ilsettore più occidentale del paese, eracomposto da quattordici originari cortiviche con l’andare del tempo avevano subi-to ristrutturazioni e trasformazioni. Ilprimo, per esempio, era stato diviso indue parti uguali ed era ormai abitato dadue famiglie diverse subentrate agli origi-

nari proprietari Galeotti. Due erano gliaccessi dalla strada, due i cortili e lerispettive abitazioni, una del resto piùmodesta dell’altra, e due gli spazi destina-ti a orti. Altri cortivi, come quelloseguente, presentavano i segni di recentidivisioni famigliari, non sempre raziona-li, che hanno la capacità di ricordarci ilfenomeno di disgregazione della vecchiaunità masale. Per esempio, la casa deiQuerinuz al numero 2 continuava a man-tenere rispetto alla strada l’originarioaccesso al cortile, mentre all’interno i duerami famigliari si erano appena divisi aseguito della morte di Zamaria.

Per lo più gli edifici sembrano avereorientamento verso sud e verso ovest, inmodo indifferente al fatto che si trattassedi abitazioni o di annessi rustici. Allostesso modo la presenza o meno di unorto all’interno dell’abitazione del massa-ro sembra essere dovuta soprattutto allanecessità più o meno sentita di aumenta-re la densità edilizia sul lotto. Per esempio,nel quarto cortivo l’intasamento edilizio

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15. Mappa del territorio si SanQuirino e San Foca allegata ai pro-cessi per i confini.Pordenone, Archivio CuriaVescovile, Archivio parrocchia-le di Sedrano, Processo 1454-1741, 184r.

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Cattaneo e di quello dei Gregoris, oppu-re la nuova braida dei Correr.

Per meglio scorgere le differenze tra idiversi beni registrati nel Cabreo, e permeglio cogliere le pratiche connesse aquesta contabilità, seguiremo in modopedissequo il lavoro del perito che visitòi diversi settori del paese limitandociperò alla parte abitata.

Durante le fasi della registrazionedelle entrate all’ordine dei maltesi, perquanto riguarda i settori edificati delpaese, si procedette a riconoscerne treparti ben distinte. La prima corrisponde-va all’originaria cortina difensiva dotataal suo interno di chiesa e cimitero che,non rappresentate e censite, erano esclu-se dal pagamento di decime. Era, per cosìdire, il centro storico dell’abitato, dotatodi case costruite su piccoli lotti e prive diqualsiasi annesso agricolo e orto. Era ilnucleo fondativo del paese e anche la suadifesa. All’esterno del recinto protettodalla roggia troviamo invece edificato ilfrutto del popolamento basso medievale.Quest’ultimo era diviso in tre diversi bor-ghi: quello di sopra, quello di mezzo equello di sotto.

I lotti erano prevalentemente ampi,dotati di una o due abitazioni che acco-glievano nuclei famigliari complessi edotati di consistenti annessi.

Il terzo nucleo insediativo era datodalla sede stessa dei cavalieri, ossia la“mason”, la “casa” dell’ordine. Un luogoin origine parzialmente fortificato com-posto dalla chiesa di San Giovanni, daalcuni edifici residenziali, o con funzionilegate all’ospitalità, e da una serie dicampi e strutture agricole.

La cortina

Il nucleo dell’antico recinto difensivodella cortina sul finire del Settecento eracompletamente in crisi. Le mura eranopraticamente scomparse e in parte assor-bite dai fabbricati. Un intero settore delrecinto era stato demolito con il fine dicostruire una sorta di piazza sul fiancodella chiesa. Questa operazione avevacomportato la distruzione di almeno due

case dei Cattaneo, una dei Craliotto edella storica loggia comunale. La demoli-zione dei modesti edifici, del muro dicinta e della porta d’ingresso al recintopermetteva di aprire uno spazio pubblicorappresentativo e attraversato dall’anticaroggia. La sede del Comune era stata tra-sferita presso un’altra defilata abitazionee ora la chiesa e il campanile potevanoemergere rispetto al resto del villaggiodiventando, con la facciata del palazzodei Cattaneo, la nuova rappresentazionedel villaggio riformato e moderno.

La scelta di questo speciale registrourbanistico mi fa credere che la costruzio-ne della nuova piazza sia stata concorda-ta tra i Cattaneo, il Comune e il parroco.

La descrizione del suolo pubblico (lapiazza) ottenuta dalle demolizioni ci for-nisce alcuni dati importanti rispetto allaviabilità interna all’antica struttura difen-siva. Tutto il settore sud dell’abitato eracircondato da una stradina che venivachiamata «la strada de cortina». La stessaentrava nel recinto nei pressi della nuovaloggia comunale, raggiungeva la chiesapercorrendo il fianco sud e scendevanuovamente verso il muro del recinto,costeggiando la residenza dei Cattaneo.

Quest’ultima, come abbiamo giàavuto modo di dire42, era stata costruitaunendo ben quattro lotti o edifici dellacortina «ed incorporati tutti in uno, eridotti nel suo palazzo». Il Cabreo regi-stra con attenzione le diverse provenien-ze delle particelle fondiarie ricordandocome la famiglia pordenonese avevaacquisito i diritti sui lotti: «n° 5 è inluoco Malossi, il n° 6 è in luoco dellaVeneranda Chiesa, il n° 7 è in luoco diD.a Maria de Doni, ed il n° 8 è in luocodell’Orto dell’Capellano».

Altri edifici rappresentativi per ilpaese si trovavano ancora sul finire delSettecento all’interno della cortinamedievale. Innanzitutto la casetta e l’or-to del cappellano che aveva dovutoabbandonare il settore orientale dellacortina per dar modo ai Cattaneo diavere un lotto più esteso per potercostruire il palazzo, poi la canonica delparroco e per finire la «specieria» ovverola farmacia del paese retta in quel

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16. Individuazione dei cortivi diSan Quirino corrispondenti allanumerazione del Cabreo Biscontin.I lotti siglati con la lettera c cor-rispondono alla cortina.

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aveva cancellato completamente la memo-ria dell’orto e ormai tre famiglie diverse(Romanin, Meiorin e Querinuz) abitavanouno spazio scarsamente differenziato.

Completamente diverso è invece ildiscorso da fare a proposito del lottoposto a oriente (n. 5, 6 e 7) e che untempo apparteneva alla borghese famigliadei Malossi di Pordenone.

Probabilmente a più riprese, proprio iMalossi avevano acquisito alcune pro-prietà che appartenevano a diverse fami-glie accorpando in una singola casa-azienda almeno tre lotti originari. Questaoperazione di accorpamento aveva poipermesso la realizzazione di un orto divi-so dal vasto cortile con un recinto.

L’abitazione n. 8 è invece un tipo par-

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2, 3 e 4 - Un pezzo di fondo ad uso comunale così in presente ridotto oveesistevano case di ragione del n. s. Co: Cattaneo, la Loggia del Comune eduna casa fu di Gio: Batta Cralliotto, ora demolite e ridotto il fondo comesopra

Proprietà Quantità FittoAd uso comunale C - : - : 101 L. - : 9

1 - Una casa di presente ove viene occupata ad uso di loggia pubblica

Proprietà Quantità FittoA Il comune di S. Quirino C - : - : 18

B Fam. Cattaneo

9 - Una casa di muri coperta di coppi

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittata a Pietro C - : - : 63 L. - : 3Cadelli e a Zuanne q.m Battista

5, 6, 7 e 8 - Il palazzo del nob. s.r co: Cattaneo

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo C - : - : 194 L. 1 : -

Di seguito pubblicheremo idisegni dei cortivi di SanQuirino registrati da Biscontincorredandoli delle informazio-ni più importanti per i giovan-niti: il nome del proprietario edell'affittuario tassato, ladimensione del lotto espressain campi di terra e l'imposta dariscuotere in danaro o in pro-dotti agricoli.

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ticolare di casa a corte. Il fabbricato che siappoggiava alla strada era stato costruitocon grande cura e dotato di un porticoagricolo passante, sufficientementeampio per far transitare i carri agricoli alrientro dai campi. Sull’altro lato dellastrada, il particolare soleggiamento avevastimolato la costruzione di una cortina diedifici quasi continuamente forata da sot-toportici. In alcuni casi (lotto n. 11 e 12)si era giunti a costruire un secondo corpodi fabbrica in direzione est-ovest, intasan-do quasi del tutto il lotto. Va notato inol-tre che il lotto 12, frutto di un probabileaccorpamento di diverse proprietà, finìper essere attrezzato con un doppio fron-te di accesso, uno sulla strada di Cao Villae l’altro sulla strada della roggia.

Era senza dubbio di impianto piùrecente il lotto 17 che, posto tra due stra-de a nord del villaggio, prevedeva l’in-gresso al cortile attraverso un edificiocostruito in aderenza all’incrocio strada-le. In questo caso la forma del lotto,dichiara in modo evidente che l’impiantonon va attribuito alle lottizzazionimedievali sviluppatesi fuori cortina.Forse questo edificio fu voluto propriodai Cattaneo che nel 1791 risultavanoessere i possessori del luogo. Va notatainoltre un’altra anomalia lungo questo

settore della strada di Claponedo: infattiil molino superiore non compare nelCabreo giovannita ponendoci il proble-ma relativo alla fondazione di questofabbricato, non omogeneo rispetto alresto del tessuto insediativo.

Veniamo ora alla parte del borgo disopra posto tra la strada Claponedo equella del molino. In questo settore leunità abitative sembra fossero moltodiversificate. Tra la strada di Claponedo equella dei Campagnari rintracciamoun’edilizia modesta e minore costruita sulotti relativamente piccoli e a loro voltafrazionati, mentre il settore che si estendeverso la chiesa presentava edifici di piùconsistente valore. Nel primo settore pre-valevano i tetti in paglia, mentre nelsecondo le forme del costruito eranosenza dubbio più importanti e tipologi-camente articolate. Nel primo settore ilotti già piccoli risultavano essere statidivisi a loro volta in porzioni ancora piùpiccole dotate di accesso autonomo dellastrada, oppure, come nel caso del lotto23, dotate di un complesso sistema di ser-vitù d’accesso. In questo caso, infatti, suun lotto di poco più di 200 tavole rintrac-ciamo ben quattro proprietà tra le qualiun orto. Per contro, il “cortivo” numero24 risulta essere vuoto da edifici, proba-

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11 - Una casa con specieria

Proprietà Quantità FittoFilippo Brescuglia C - : - : 31 L. - : 3

10 - Una casetta ove abita il r.mo s.r capellano

Proprietà Quantità FittoMansioneria Colautti C - : - : 16 L. - : 1

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bilmente già crollati nel passato. Tutto illotto era cinto da un muro in sassi alto eattraversato da un portale che permetteval’accesso dal “trozo” del molino, a nord-est, ed era coltivato a vigna.

In occasione di divisioni interne allotto, i disegni del Cabreo fanno emerge-re tecniche costruttive diverse. Se i peri-metri dei lotti sono realizzati prevalente-mente in muratura le divisioni internesono eseguite per lo più con recinzionivive o morte in legno.

Ben diversa era la consistenza dellacasa del mugnaio, all’epoca GiuseppeAndrigo, che contava su consistenti volu-mi edilizi, posti attorno a un cortile.

Il molino, posto sull’altro lato dellastrada, nel punto in cui la roggia di SanQuirino si divideva in due parti per aggi-rare la cortina, aveva forme modeste lega-te esclusivamente alla funzione produtti-va. Quello che rimane di un “cortivo”destinato a essere una sorta di aziendaagricola plurifamigliare è rilevabile nellotto 61, proprietà dei della Zotta. Qui,sull’incrocio del borgo di Sopra con ilborgo di Mezzo e la cortina, possiamoriconoscere almeno cinque abitazioniche dovevano servire a un aggregatofamigliare molto ampio, oppure, vistoche le tre case poste sull’incrocio nonavevano relazione con il vasto cortileagricolo, non è da escludere che venisse-ro affittate ad artigiani o bottegai.

Veniamo ora al borgo di Mezzo dovesull’incrocio costruito dalla strada che vaa San Foca e da quella di Capo Villa sitrovava un’abitazione dei Romanin, dimodeste dimensioni e intasata da edificipiccoli e frazionati tra i tre diversi nucleifamigliari. Lo stesso si può dire del corti-le posto a sud, sempre possesso deiRomanin, che abitavano un lungo edifi-cio sulla strada coperto in paglia, a esclu-sione di Pietro che abitava una minusco-la casetta, segnata con la lettera A, com-posta da due stanze distribuite su duepiani. Sempre scendendo verso sud siincontrava la casa dei Cornacchini, cheera ben esposta ma che emergeva dal con-testo del costruito per essere alta trepiani, cosa alquanto insolita nel panora-ma del villaggio.

In questo settore c’erano poi anchedei campi che entravano all’interno deltessuto abitativo, occupando forse luoghiun tempo insediati con un numero mag-giore di strutture edilizie (lotto 37).Anche nei “cortivi” successivi il tema del-l’unità delle proprietà e quello della suc-cessiva parcellizzazione è evidente equasi sempre il numero degli “ortali” èrivelatore di quanti aggregati famigliariabitavano l’originaria proprietà.

Nello sfrangiarsi del nucleo abitatoverso la campagna aperta rintracciamo lacasa dei Buna caratterizzata da una parti-colarissima «torretta» che aveva la funzio-ne di essere una colombaia, posta ai mar-gini del villaggio, a contatto con i campiarati. In corrispondenza dei lotti 42 e 43registriamo ancora una volta gli effetti diuna crisi abitativa che aveva fatto scom-parire un «cortivetto con fabbriche damuro coperte di paglia», che risultavaessere stato ancora presente durante leconfinazioni del 1702 e del 1755. Il terre-no lungo la strada Claponeit era statoliberato dai resti dell’edificio e riconverti-to ad arativo. Il nuovo proprietario era,ancora una volta il ricco Cattaneo men-tre, anche in questo caso, il doppio recin-to di sassi venne concesso alla famigliaBuna come un qualsiasi terreno arativo.

Una situazione non molto diversa èquella che riscontriamo con la casa deidel Bosco detti Lora posta al n. 44 tra laStrada Claponat e quella del borgo diMezzo. Le dimensioni del lotto sonosenza dubbio fuori dalla norma e denun-ciano l’unione di due distinti lotti che siaffacciavano sulle due strade di urbaniz-zazione, ma l’unione doveva essere pre-cedente alla formazione dei cabrei sette-centeschi perché il notaio non ricordòl’occasione della fusione. Con il tempol’edificato su via Claponat era statoabbandonato e riconvertito a campoarato protetto da quei muri in sasso chedi solito attorniavano orti e cortili.

In modo non molto diverso può esse-re giustificata la forma e l’unione degliappezzamenti 45 e 46 ormai in mano aiCadel detti None, ma che diversi decenniprima appartenevano alla Scuola dellaCintura e ai Romanin. In questa immagine

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è poi ben raffigurato il rapporto che esiste-va tra il cortile e l’orto, che doveva esseredifeso anche dagli animali della famigliache circolavano liberamente per il cortile.

Risalendo con il perito agrimensore lastrada del borgo di Mezzo riscontriamouna situazione del tutto diversa. I lotti edi-ficati diventano più piccoli e l’edilizia liintasa lasciando poco spazio agli orti einvitandoci a credere che i settori più anti-chi e centrali dell’abitato avessero un par-ticellare più contenuto. Gli edifici sonospesso (lotto 47) molto frazionati e di scar-sissimo valore tipologico. Sul lato occi-dentale della strada del borgo di Mezzosembra essere impossibile rintracciare unordine, una volontà insediativa. Anche lecase (vedi il lotto 50) subiscono profondetrasformazioni, con addizioni incoerenti ecomplesse servitù di passaggio chedovranno essere risolte qualche decenniodopo costruendo la strada consortiva deiMiot. In alcuni casi (lotto 52) il peritoregistrava il cattivo stato degli edificimostrando i tetti crollati, la costruzioneapprossimativa di coperture in coppi alposto di quelle pericolosissime in paglia.

Sull’incrocio tra le strade del borgo diSopra con quella del borgo di Mezzo l’e-dilizia riprende un carattere strutturalepiù definito e “ricco”.

Le case sono quasi esclusivamentecoperte da coppi e distribuite su duepiani più il granaio. La presenza di stallee fienili dimostra che i residenti svolgeva-no comunque le attività agricole normalianche se, come nel caso dei Moras allotto 53, potevano tenere un forno pub-blico e alcuni locali «ad uso d’osteria».

Lotti di grande dimensione, struttura-ti con edifici utili a ogni attività e funzio-ne dell’abitare, si alternano con residenzeminori spesso dotate solo di due stanzed’abitazione e di una stalletta. Ancorauna volta possiamo scorgere nella distri-buzione e organizzazione dell’abitato lospecchio di una struttura sociale ormaimolto diversificata all’interno del paese.Fianco a fianco abitano contadini pove-rissimi e grandi proprietari. I secondi ave-vano acquistato più lotti dell’originarioparticellato medievale per costruirvi resi-denze consone al nuovo status sociale. I

primi invece vivevano in case che aveva-no ancora l’aspetto di quelle medievali,segnate da un sistema distributivo esternoe da annessi per lo più a un piano e coper-ti di paglia. Nelle case dei nuovi borghesidel paese erano banditi i ballatoi, chedistribuivano le stanze del primo piano, ele scale erano ormai ospitate all’internodel corpo di fabbrica che, di norma, vede-va raddoppiata la sua profondità distri-buendo una camera sulla strada e unaverso la corte interna (vedi il lotto 57).

Sono ancora diverse le unità abitativeposte sotto il controllo dei ricchi edemergenti Cattaneo. Il lotto 63 si presen-ta come un settore che aveva subitorecentemente una forte riorganizzazioneper scopi non detti.

Probabilmente lungo la strada delborgo di Mezzo c’erano in origine unnumero maggiore di lotti che confinava-no a oriente con la preziosa acqua dellaroggia, mentre invece l’agrimensore nel1791 rintracciò in quest’area un grandebrolo affittato al parroco di SanQuirino. Il resto della proprietà, invece,si configurava come una normale resi-denza agricola affittata a Pietro deMarco. La costruzione di un brolo adanno di un tessuto edilizio preesistentesembra significare la volontà da partedei Cattaneo di realizzare in questo set-tore del villaggio una impresa particola-re. Se consideriamo che in quest’areatutti i terreni limitrofi al brolo erano diproprietà della famiglia ci viene facilecredere che in un primo momento iCattaneo avessero pensato di costruire illoro palazzo di campagna lontano dalcentro, nei pressi della roggia, in unambiente più consono al tema della villadi villeggiatura. Per contro, il cambio diprogramma che li invitò a recuperare laresidenza dei Malossi nei pressi dellachiesa renderà inutile la costruzione delbrolo, e da qui la necessità di affittarlo achi poteva trarre vantaggio da un frutte-to: uno dei pochi abitanti del villaggionon impegnati nella produzione,appunto il parroco.

Risalendo il borgo di Mezzo, andandoverso la cortina, si incontravano blocchiedilizi di diverso valore. Se nel lotto n. 64

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2 - Un cortivo con case di muri coperte parte da coppi e parte da pagliaed orto

Proprietà Quantità FittoA Santo q.m Zamaria Querinuz C - : - : 204 - : - : - : 4,75B Giuseppe q.m Zamaria Querinuz C - : - : 243 - : - : - : 4,75

1 - Un cortivo con casale ora ridotto in due

Proprietà Quantità FittoA) Antonio q.m Sebastian Mejorin C - : - : 265 - : - : - : 4,5B) Antonio q. Pietro Meneguzzo C - : - : 265 - : - : - : 4,5

4 - Un cortivo con case da muri coperte parte da coppi e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoA Pietro q.m Zuanne Romanin C - : - : 103 - : - : - : 2,25detto BroccaB Maria Meiorin C - : - : 36 - : - : - : 0,75C Adamo q.m Pietro Querinuz C - : - : 104 - : - : - : 2,25

5-6-7 - Un cortivo con case da muri coperte parte da coppi e parte da pagliaed orto

Proprietà Quantità FittoQuerin q.m Giacomo d’Odorigo C - : 1 : 297 - : - : 2 : 2,25detto Fagnon

3 - Un cortivo con case di muri coperte da coppi ed orto

Proprietà Quantità FittoPietro q.m Domenico Meiorin C - : 1 : 108 - : - : 1 : 4

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9-10 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoA) Antonio q.m Valentin Querinuzzo C - : - : 165 - : - : - : 3,75B) Osvaldo q.m Giacomo C - : - : 201 - : - : 1 : -q.m Valentin Querinuz

8 - Un cortivo con case da muri copperte da coppi parte e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoDomenico q.m Andrea Nadin C - : 1 : 4 - : - : 1 : 2

12 - Un cortivo con case di muri coperte parte da coppi, e parte da paglia,ed orto

Proprietà Quantità FittoA e F) Domenico q.m Osvaldo Querinuzzo C - : - : 147 - : - : - : 3,50B e D) Zamaria q.m Battista Querinuzzo C - : - : 121 - : - : - : 3,50C) Eredi di Francesco Querinuzzo C - : - : 84 - : - : - : 2E) Osvaldo q.m Antonio Querinuzzo C - : - : 218 : - : 1 : 1La cucina a tramontana è di C - : - : 10 - : - : - : 0,25Santo q.m Zamaria Querinuzzo

13 - Un cortivo con case di muri coperte parte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoA) Zamaria q.m Battista Querinuz C - : - : 5 - : - : - : 0,5B) Marco q.m Giacomo de Biasio C - : - : 198 - : - : - : 4,25C) Domenico q.m Osvaldo Querinuz C - : - : 46 - : - : - : 1,25

11 - Un cortivo con case da muri coperte parte da coppi, e parte da paglia,ed orto

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Sebastian Meiorin C - : - : 241 - : - : 1 : -

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15-16 - Due cortivi ora ridotti in un solo con case di muri coperte da pagliaed orto

Proprietà Quantità FittoGiacomo q.m Pietro Meneguz C - : - : 267 - : - : 1 : 0,5

14 - Un cortivo con case di muri coperte parte di coppi e parte di paglia,ed orto annesso

Proprietà Quantità FittoA) Andrea q.m Querin Meiorin C - : 1 : 54 - : - : 1 : 4,25B) Zamaria q.m Querin Meiorin C - : - : 274 - : - : - : 4,75

18 - Un cortivo ed orto con case copperte parte da coppi, e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoA) Giacomo q.m Vicenzo C - : - : 101 - : - : - : 2,25della Mason detto MacabelB) Giacomo Bortolo C - : - : 101 - : - : - : 2,25

19 - Un cortivo, ed orto con case di muri coperte parte da coppi e parteda paglia

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Antonio Romanin C - : - : 124 - : - : - : 2,75

17 - Un cortivo con case di muri copperte da coppi, stalla, forno ed orti

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo abitato C - : 3 : 15 - : 1 : - : 0,5dagli Zuccoli e dai Cantoni

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21 - Un cortivo ed orto con case di muri copperte di coppi

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Osvaldo de Lorenzo C - : - : 236 - : - : - : 0,5

20 - Un cortivo con case di muri copperte parte da coppi, e parte da paglia, edorto

Proprietà Quantità FittoA) fam. Buna C - : - : 80 - : - : - : 1,75B) Giacomo q.m Rocco Ceccut C - : - : 90 - : - : - : 1,75

23 - Un cortivo, ed ora con case di muri coperte parte da coppi e parte dapaglia

Proprietà Quantità FittoA) Lorenzo q.m Battista Vallar C - : - : 41 - : - : - : 1,25B) Giuseppe e Girolamo C - : - : 84 - : - : - : 2q.m Domenico MeneguzziC) Zuanne q.m Antonio Vallar C - : - : 43 - : - : - : 1D) Zuanne q.m Antonio Vallar C - : - : 53 - : - : - : 1,75

24 - Un ortale Prativo v.o

Proprietà Quantità FittoGiuseppe di Osvaldo Andrigo C - : 2 : 17 - : - : 2 : 4,25

22 - Un cortivo ed orto con case di muri coperto da paglia

Proprietà Quantità FittoQuerin q.m Battista d’Odorigo detto Seren C - : - : 102 - : - : - : 2

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26 - Un cortivo con casa di muro coperta di paglia ed altre fab.e demolite,ed orto

Proprietà Quantità FittoChiesa di S. Rocco e abitata da Osvaldo C - : - : 200 - : - : - : 4,50q.m Franco de Biasio

25 - Un cortivo ed orto con due case di muri coperte da paglia

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Valentin Bortol C - : - : 100 - : - : - : 2,25

28-29 - Un poco di orto

Proprietà Quantità FittoGiovanni Battista Benaglio e C - : - : 174 - : - : - : 2Antonio q.m Valentin Bortol - : - : - : 1

30 - Un cortivo, ed orto con case da muri copperte da coppi

Proprietà Quantità FittoA) Giuseppe di Osvaldo Andrigo C - : - : 190 - : - : - : 3,5B) Giovanni Battista q.m Pietro Braga C - : - : 20 - : - : - : 0,50

27 - Un cortivo, ed orto con case di muri copperte di coppi

Proprietà Quantità FittoA) La Chiesa di S. Quirino e abitato C - : - : 77 - : - : - : 2da Lorenzo BortolB) Antonio q.m Valentin Bortol C - : - : 51 - : - : - : 1

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32 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Pietro del Bosco C - : - : 214 - : - : 1 : 2,5

31 - Un Molino cioè il di lui fondo

Proprietà Quantità FittoLa Commenda di S. Giovanni e C - : - : 21 L. 460gestito da Giuseppe di Osvaldo Andrigo Capponi n. 2

Prosciutti n. 2

34 - Un cortivo con case di muri coperte parte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoA) Lunardo q.m Pietro Romanin C - : - : 53 - : - : - : 0,75B) Antonio q.m Zuanne Romanin C - : - : 138 - : - : - : 1,75C) Maddalena vedova di Zamaria Romanin C - : - : 30 - : - : - : 0,50

35 - Un cortivo con case di muri coperte parte da coppi e parte di paglia, edorto

Proprietà Quantità FittoA) Pietro q.m Zuanne Romanin C - : - : 10 - : - : - : 0,25B) Domenico q.m Domenico Romanin C - : - : 257 - : - : 1 : -

33 - Un cortivo ed orto con case sopra coperte da coppi

Proprietà Quantità FittoRocco di Francesco Cornachini affittato C - : 1 : 18 - : - : 1 : 2,5a Valentin q.m Santo Perosa

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37 - Un pezzo d’ortale con case da muri coperte parte da coppi e parte dapaglia

Proprietà Quantità FittoA) Angelo q.m Zuanne Bissiol C - : 1 : 73 - : - : 1 : 3,5B) Antonia q.m Domenico de Anna erede C - : - : 86 - : - : - : 2di Domenico Bissiol

36 - Un cortivo con case di muri coperte parte da coppi e parte da paglia, edorto

Proprietà Quantità FittoRocco q.m Antonio Cornacchiani C - : - : 270 - : - : 1 : 2

39 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità Fittofam. Cattaneo abitato da C - : 1 : 59 -: - : 1 : 4,25Valentin q.m Biasio Marion

40 - Un cortivo, ed orto con case di muri copperte di coppi parte e parte dipaglia

Proprietà Quantità FittoVettor q.m Giacomo Venturin C - : 1 : 56 - : - : 1 : 3

38 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte di coppi parte e parte diPaglia

Proprietà Quantità FittoA) Zamaria e Santo Bissoli cugini C - : - : 280 -: - : 1 : 1,25B) Dionisio q.m Zamaria Bissol C - : - : 82 - : - : - : 2C) fam. Cattaneo un tempo dei Bissoli C - : - : 221 - : - : 1 : 0,25e ora affittato a Pietro q.m Paulo Galleotti

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41 - Un cortivo casale ed orto con case di muri copperte da coppi, stalle,colombaja, e forno

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo abitata da Valentino C - : 2 : 290 - : - : 3 : 4,75q.m Giacomo Venturin

42-43 - Un casale dove esisteva un cortivetto con fabbriche da muro coperteda paglia

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo abitato da Valentin C - : 2 : 62 - : - : 2 : 4,75q.m Pietro Buna

45-46 - Un cortivo, ed orto con case di muri coperte da coppi parte, e parteda paglia

Proprietà Quantità FittoNadal q.m Domenico Cadel C - : 1 : 100 - : - : 1 : 4,25

47 - Un cortivo ed orto con case di muri copperte di coppi parte, e parte dipaglia

Proprietà Quantità FittoA) Pietro Bassi di Pordenone C - : - : 77 - : - : - : 1,50B) Madalena vedova del C - : - : 49 - : - : - : 1,25q.m Giacomo ZanutC) Bortolo q.m Osvaldo Michielazzo C - : - : 8 - : - : - : 0,25

44 - Un cortivo con case di muri coperte da coppi ed orto

Proprietà Quantità FittoPietro q.m Antonio del Bosco detto Lora C - : 3 : 24 - : 1 : - : 1

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49 - Un cortivo con case da muri coperte parte da coppi e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoA) Zanantonio q.m Giuseppe della Zanna C - : - : 74 - : - : - : 1,50B) Giacomo q.m Domenico della Zanna C - : - : 72 - : - : - : 1,50

48 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte parte da coppi e parte daPaglia

Proprietà Quantità FittoBortolo q.m Osvaldo Michelazzo, C - : - : 89 - : - : 1 : 3,25Antonio q.m Tomio de Anna, Domenicoq.m Tomio de Anna e abitato da Orlandoq.m Antonio de Anna

51 - Un cortivo con case coperte parte da coppi e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoAngelo q.m Sebastian del Santo, Osvaldo C - : - : 195 - : - : - : 4,5q.m Antonio del Santo e Antonio q.m Zuanne del Santo

52 Un cortivo ed orto con case copperte da paglia

Proprietà Quantità FittoZuanne q.m Antonio Brocca, Maria, C - : - : 218 - : - : 1 : -moglie di Antonio dell’Olivo e Giacomoq.m Domenico della Zanna

50 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte parte di coppi, e parte diPaglia

Proprietà Quantità FittoA) Giacomo e Bastian Miotti C - : - : 86 - : - : - : 1,50B) Madalena q.m Querin Miot C - : - : 93 - : - : - : 1,75C) Anton e Lucia q.m Osvaldo Miot C - : - : 195 - : - : - : 3,75

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55 - Un cortivo con case di muri coperte parte da coppi e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo e livellato a Giulio C - : - : 55 - : - : - : 1,5q.m Francesco Colautti

53-54 - Un cortivo con case di muri coperte da coppi stalle e forno ed orto

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo e retto da Zuanne C - : - : 234 - : - : 1 : 0,25Moras ad uso d’Osteria

57-58-59-60 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoAndrea q.m Valentin Andrigo C - : - : 175 - : - : 1 : 2,75

61 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi ed orto

Proprietà Quantità FittoGiacomo della Zotta C - : 1 : 168 - : - : 2 : 4,25

56 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte da paglia

Proprietà Quantità FittoZuanne Moras C - : - : 68 - : - : - : 1,75

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62 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi ed orto

Proprietà Quantità FittoFam. Cigolotti abitato da Sebastian C - : - : 168 L. 9 al capitoloq.m Santo Miot L. 1 alla

Commenda

64 - Un cortivo, od orto con case di muri coperte parte da coppi e parte dapaglia

Proprietà Quantità FittoOsvaldo, Pietro e Santo C - : - : 264 L. 1:8q.m Antonio Teniros

65 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte da coppi

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo C - : 2 : - L. 3 : 3

63 - Un cortivo con orto, brollo, casale con fabriche di muri coperte di coppie parte di paglia

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittata la casa e l’orto a C 2 : 2 : 32 L. 10 : 10Pietro q.m Antonio de Marco, il brolo da don Pietro Fiorentina parroco

“Il sestiere de Cortivi sino al presente n° 61 paga Formento S.a 4 q.te 3 q.li – s.i 4,5”

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68 - Un cortivo con case di muri coperte parte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoA) Lucia vedova di Florian Romanin C - : - : 99 Uova n.11B) Madalena moglie di Daniel Toffolo C - : - : 77 Uova n.9

66-67 - Due cortivi con case di muri coperte da coppi ed orto

Proprietà Quantità FittoA) Fam. Cattaneo C - : - : 18 L. -:1 e uova n.1B) Lucia vedova del q.m Paolo Caiazzo C - : - : 113 L. -:5 e uova n.6e Pietro Scaiolla di VeneziaC) Domenico Coiazzi C - : - : 243 L. -:13 e uova n.10

70 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoGiuseppe q.m Mattio Meiorin, Domenico C - : - : 108 Uova n.12Caiazzo e Pietro q.m Domenico Rossin

71 - Un cortivo con case di muri coperte parte di coppi e parte di pagliaed orto

Proprietà Quantità FittoGiacomo q.m Mattio Meiorin C - : - : 108 Uova n.12

69 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte parte di coppi e parte dipaglia

Proprietà Quantità FittoLa porzione verso ovest è della fam. C - : - : 93 Uova n.10Cattaneo ed è affittata a Zuanne q.m Antonio BroccaLa porzione verso est è di Zuanne C - : - : 83 Uova n.10q.m Antonio Brocca

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73 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittato Francesco C - : - : 199 Uova n.23q. Tomio Rosin

72 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi ed orto

Proprietà Quantità FittoA) fam. Cattaneo e affittata ad C - : - : 153 Uova n.14Antonio Antonini di Maniago LiberoB) Giacomo q.m Mattio Mejorin C - : - : 14 Uova n.2

75 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoSanto q.m Angelo Rovere C - : - : 108 L. - : 12

oppurepolli n.1

76 - Un orto

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittato a Pietro Cadel C - : - : 177 Polli n.1,5

oppure L. - : 18

74 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte di coppi e forno

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittato a Giuseppe C - : 2 : 58 Alla Commen-q.m Antonio Pellegrin detto Tonon da polli n.1

Uova n.29Al Capitolopolli n.2

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78 - Un cortivo, ed orto con case di muri copperte di coppi

Proprietà Quantità FittoB) Fam. Cattaneo C - : - : 155 Polli n.1,25

oppure L. - : 15C) Pietro Cadel C - : - : 10 Polli n.0,25

oppure L. - : 3

77 - Un fondo d’una casetta coperta da coppi

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittata a Zuanne Raffin C - : - : 16 Polli n.0,25

oppure L. - : 3

85 - Un cortivo, ed orto con sopravi case di muri coperte da coppi

Proprietà Quantità FittoIl cortivo e metà dell’orto è di Santo C - : - : 294 Polli n.3q.m Antonio Galeotti oppure

L. 1 : 16L’altra metà dell’orto è di Santo C - : - : 168 Polli n.1 q.m Zamaria Querinuz oppure

L. - : 18

86 - Un cortivo con case di muri coperte parte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Battista Toffolo e Osvaldo C - : 1 : 132 Galline n.2 q.m Zamaria della Mattia oppure

L. 2 : 8

79-80-81-82-83-84 - Un cortivo con casalle con sopravi una fabbrica di muri,coperta di coppi ad uso di scuderia, e stalla, e con camerini sopra, ed altracasetta pure coperta da coppi, che pel passato era composto di n.5 cortivi,ed un orto

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo la parte segnata A era C - : 2 : 226 Polli n.11,75 abitata da Battista Toffol detto Cucagna oppure

L. 7 : 4

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88 - Un cortivo ed orto sopravi case di muri coperte da coppi e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoValentin q.m Sebastian della Mattia C - : - : 241 Polli n.2

oppureL. 1 : 4

87 - Un cortivo ed orto con sopravi case di muri coperte parte da coppi eparte da paglia

Proprietà Quantità FittoPasqua vedova di Nadal della Mattia C - : - : 126 Polli n.2detto Miut, Domenica moglie di Zuanne oppuredella Mattia e Anna moglie di Antonio L. - : 12della Zotta erede dei della Mattia

90 - Un cortivo ed orto con sopravi case di muri coperte parte da coppi eparte da paglia

Proprietà Quantità FittoValentin q.m Querin de Pellegrin, C - : 1 : 56 Polli n.3Zuanne q.m Domenico de Pellegrin oppure e Bastian q.m Nadal de Pellegrin detti de Toni L. 1 : 16

91 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte parte di coppi e parte dipaglia

Proprietà Quantità FittoOsvaldo q.m Querin Romanin, Querin C - : 1 : 15 Polli n.4q.m Pellegrin de Pellegrin e oppureAntonio Nocente da Pordenone L. 2 : 8

89 - Un cortivo ed orto con sopravi case di muri coperte parte di coppi eparte di paglia

Proprietà Quantità FittoQuerin q.m Pellegrin del Pellegrin C - : 1 : 87 Polli n.3,5detto de Toni oppure

L. 2 : 2

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93 - Un pezzo di cortivo ed orto con sopra una casa coperta di paglia

Proprietà Quantità FittoDomenico q.m Pietro Raffael C - : - : 166 Galline n.0,75

oppureL. - : 18

92 - Un cortivo con casetta sopravi di muri copperta di coppi

Proprietà Quantità FittoDomenico q.m Pietro Raffael C - : - : 15 Galline n.0,25

oppureL. - : 6

96 - Un cortivo con brollo e case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoGirolamo q.m Giacomo Gregoris C 1 : 1 : - Segalaqual serve di Domicilio per la Villa - : 1 : 3 : -

Polli n.4

94-95 - Un cortivo con case di muri coperte da coppi

Proprietà Quantità FittoA) Querin q.m Lunardo Galleot C - : - : 46 Galline n.0,25

oppureL. - : 6

B) Domenico Coiazzi C - : - : 130 Galline n.0,75oppureL. - : 18

Il rimanente a Maria vedova di C - : - : 302 Galline n.1Francesco Galeotti, Pietro e Francesco oppureq.m Paolo Galleotti, mentre una stanza e L. 1 : 4possessa da Paolo q.m Domenico Gallotti

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98 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoOsvaldo q.m Domenico della Mattia C - : - : 54 Segala - : - : - : 2

97 - Un cortivo, ed orto con tezza case e granaro

Proprietà Quantità FittoGirolamo Gregoris affittato a Domenico C - : 3 : 2 Segalaq.m Pellegrin Tonon - : 1 : 2 : -

100 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoA) Rev. Antonio q.m Pasqual della Mattia e C - : - : 193 Segala - : - : 1 : affittato a Osvaldo q.m Giacomo della Mattia 0,75B) Rev. Pellegrin q.m Giacomo della Mattia Segala - : - : 1 : -

101 - Un cortivo ed orto con sopravi case di muri coperte di coppi parte e partedi paglia

Proprietà Quantità FittoA) Antonio q.m Zuanne Palma C-:1:254 -:-:2:4,5B) Domenico q.m Zuanne Palma C-:1:24 -:-:1:2

99 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte parte di coppi e parte dipaglia

Proprietà Quantità FittoA) Zuanne q.m Odorico della Mattia C - : - : 147 Segala - : - : - : 4B) Angelo q.m Zuanne de Pellegrin C - : - : 163 Segala - : - : 1 : -

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103 - Un ortale ove pel passato fu anco cortivo

Proprietà Quantità FittoPietro q.m Antonio de Pellegrin C - : - : 292 Segala - : - : 1 :

4,75

102 - Un cortivo, ed orti con sopra case di muri coperte parte di coppi, e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoA) Osvaldo q.m Domenico De Mattio C-:1:13 -:-:1:4,25B) Antonio q.m Valentin de Mattio C-:1:13 -:-:1:4,25C) Iseppo q.m Pietro de Mattio C-:1:13 -:-:1:4,25D) Marietta vedova di Zamaria de Mattio C-:-:37 -:-:-:1,25E) Mattio q.m Battista Mariet C-:-:34 -:-:-:1,25F) Valentin q.m Giacomo Mariet C-:-:36 -:-:-:1,25G) Mattio q.m Francesco Mariet C-:-:28 -:-:-:1

105 - Un cortivo con case coperte di coppi ed orto

Proprietà Quantità FittoAntonio q. Zamaria Pellegrin, Osvaldo C - : -1 : 13 Segala - : - : 1 : q.m Francesco Galleoti erede Pellegrin 3,25e porzione della fam. Cattaneo abitata da Antonio q.m Zamaria Pellegrin

106-107 - Un cortivo, e due orticelli con sopravi case di muri copperteparte da coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoGio Batta e Andrea q.m Paolo Pellegrin C – : 1 : 244 Segala - : - : 1 : 1

Spalla n.1,5oppure L. 2 : 5

104 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoDomenico q.m Giacomo de Pellegrin C - : - : 292 Segala - : - : 1 :

3,25

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109 - Un cortivetto con case coperte da paglia ed orto

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Bastian Portolan affittato C - : - : 102 Spalla n.0,75a Mattio q.m Battista Raffin oppure

L. - : 13,5

108 - Un cortivetto ed orto con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoA) Antonia vedova q.m Santo del Bosco C - : - : 119 Spalla n.0,5

oppureL. - : 18

B) Anna vedova q.m Mattio della Mattia C - : - : 81 Spalla n.0,25oppureL. - : 4,5

110 - Un cortivo con case di muri coperte di paglia parte e parte di coppi

Proprietà Quantità FittoChiesa di S. Quirino affittata a C - : 1 : 93 Spalla n.1,25 don Gaetano di Pietro Carminati oppure

L. 2 : 5

111 - Un cortivo, casale, ed orto con sopravi case da muri coperte parteda coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoA) Antonio q.m Valentin Romanin C - : 3 : 250 Al capitolo

Agnello n.1B) fam. Cattaneo affittata a Pasqua C - : - : 107 Alla vedova di q.m Zamaria Marion Commenda

Spalla n.1,50 oppure L. 2 : 1Spalla n.0,5 oppure L. - : 4

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113 - Un cortivo con pocco orto e case coperte da paglia

Proprietà Quantità FittoAngela q.m Osvaldo Romanin C - : - : 105 Spalla n.1,5

oppure - : 13

112 - Un cortivo con case di muri coperte da paglia

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Valentin Pasutto C - : - : 145 Spalla n.0,5

oppureL. - : 18

120 - Un cortivo con case di muri coperte da coppi e da paglia, ed orto

Proprietà Quantità FittoA) Tomio q.m Osvaldo de Pellegrin C - : - : 55 L. - : 4B) Osvaldo di Mattio Raffin e l’orto C - : - : 167 L. - : 17di Domenico CoiazzoC) Mattio q. Francesco de Mattio C - : - : 43 L. - : 4D) Elisabetta vedova di Osvaldo de Mattio C - : - : 17 L. - : 11

119 - Cortivi ed orti con case di muri coperte parte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoA) Antonio q.m Osvaldo de Pellegrin C - : - : 128 L. - : 13detto de PauleB) Chiesa di San Quirino e parte Zuanne C - : - : 89 L. - : 9di Marco CattaruzzaC) Antonio q.m Pellegrin de Pellegrin C - : - : 41 L. - : 4D) Pellegrin q.m Giacomo de Pellegrin C - : - : 88 L. - : 9detto dell’Agnol

114-115 116-117 118 - Due cortivi con orti, ortali e pocca terra arativacon sopra case di muri coperte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità Fitto114 e 115 da Pietro C - : 1 : 250 Spalla n.1,5 q.m Osvaldo della Zotta oppure L. 2 : 14116 A) dalla fam. Cattaneo e affittato C - : - : 202 Spalla n.0,5 a Tomio q.m Osvaldo de Pellegrin oppure L. - : 18116 B) Angela q.m Andrea della Zotta C - : - : 68 L. - : 4117 Tomio q.m Osvaldo de Pellegrin C - : - : 267 Spalla n.0,5 118 fam. Cristofoli affittato oppure L. - : 18a Tomio q.m Osvaldo de Pellegrin C - : - : 193 Spalla n.0,5

oppure L. - : 18

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122 - Un cortivo con case di muri coperte parte da coppi e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoValentin e Mattio de Mattio detti Marietti C - : - : 220 Spalla n.1Mattio q.m Battista de Mattio e Marietta oppureq.m Zamaria de Mattio L. - : 18

121 - Un cortivo con case sopra coverte di paglia

Proprietà Quantità FittoTomio q.m Osvaldo de Pellegrin C - : - : 110 Spalla n.1,5

oppureL. - : 13,5

124 - Un cortivo ed orto con case da muri coperte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoZuanne q.m Osvaldo de Pellegrin C - : 1 : 7 Spalla n.0,75detto de Paule oppure L. 1 : 7

125 - Un cortivo con case di muri coperte parte da coppi e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoZamaria q.m Osvaldo de Pellegrin C - : - : 288 Spalla n.0,50detto Zamariuta oppure L. 1 : 2,5

123 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi e parte di paglia

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo, Maria moglie di Osvaldo C - : - : 291 Spalla n.0,75de Venuto da S. Foca, Caterina moglie di oppure L. 1 : 7Michiel Michelin, Pasqua moglie di Santo Galeotto e Maddalena moglie di Andrea Meiorin tutte eredi di Caterina de Pellegrin, Pellegrin q.m Giacomo de Pellegrin detti dell’Agnol

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dei Toniros è evidente la predominanzadelle coperture in paglia su strutture edi-lizie relativamente povere, gli edifici deiCattaneo al n. 65 sembrano essere ordi-nati e complessi, capaci di accogliere inun unico grande cortile diverse famiglie

di braccianti, ma anche capaci di garanti-re ampi magazzini e cantine per la con-servazione delle rendite della famiglia.Proprio questo cortile sembra fosse l’ori-ginario cuore dell’azienda agricola deiCattaneo prima della costruzione del

195

127 - Un cortivo ed orti con case di muri coperte parte di coppi e partedi paglia

Proprietà Quantità FittoA Antonio q.m Pellegrin de Pellegrin C - : - : 105 - : - : 1 : 3detto d’Olivo L. - : 5B Antonio q.m Sebastian de Pellegrin C - : - : 173 - : - : - : 3detti d’Olivo e Antonio de Pellegrin L. - : 2q.m Osvaldo detto de PauleC Lucia vedova di Iseppo de Pellegrin C - : - : 113 - : - : - : 2e Giacomo q.m Valentin de Pellegrin, L. - : 1Caterina vedova q.m Battista d’Olivo

126 - Un cortivo con case da muri coperte da coppi

Proprietà Quantità FittoA Fam. Cattaneo affittato a Pietro C - : - : 80 Capponiq.m Antonio della Zotta n.0,40 oppure

L. - : 6B Pietro q.m Antonio de Pellegrin C - : - : 120 Capponi

n.0,60 oppureL. - : 9

128 - Un cortivo con case sopra coverte parte da coppi e parte da paglia

Proprietà Quantità FittoAntonio q.m Pellegrin de Pellegrin, C - : 1 : 32 CapponiDomenico q.m Battista Raffin e n.1,25 Zuanne q.m Pietro Cine oppure

L. 1 : 17,5

129 - Un cortivo con case di muri coperte parte da coppi e parte da pagliaed orto

Proprietà Quantità FittoZuanne q.m Pietro de Pellegrin detto Cine C - : - : 182 Spalla n.0,5

oppureL. - : 18

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palazzo e della barchessa nuova. Il recin-to si apriva sulla strada del borgo diMezzo grazie a un sottoportico, mentreuna piccola “fondamenta” di servizio allaroggia pubblica permetteva di aprire altriaccessi pedonali che consentivano di rag-giungere lungo la roggia il lotto 63.

Ancora una volta con i lotti 66 e 67vediamo una situazione legata alla neces-sità di accorpare due lotti che fino a pocotempo prima erano indipendenti ma cheerano ormai entrati nella sfera di interessedella famiglia Cattaneo. La pregevole edi-lizia interessava cortili piccolissimi tantoda convincere il proprietario a svilupparesu tre piani, cosa alquanto inusuale, ledue residenze familiari, pur di salvaguar-dare il prezioso orto posto sulla roggia.

L’edificio all’angolo dell’incrocio neipressi della cortina era sostanzialmentediverso dagli altri. Sull’altro lato, a setten-trione, c’era la spezieria, a occidente l’o-steria dei Moras e, di fronte, alcune bot-teghe; a sud-est, invece rintracciamo unaresidenza articolata ma popolare. Lamaggior parte dei tetti erano costruiti inpaglia, una porzione degli stessi era crol-lata e la forma di case e annessi non sem-brava presentare valori architettonici cherendessero esplicite le diverse funzioni.

Anche gli altri lotti che costituivano lacortina edilizia posta di fronte alla piaz-za, costruita demolendo parte del fortili-zio, non erano di particolare pregio.Questi erano probabilmente i lotti edifi-cabili più antichi e avevano superficiridotte, intasate e frazionate. L’ediliziaera modesta, a uno o a due piani, con uncorpo di fabbrica profondo una sola stan-za, quindi dai 4 ai 6 metri. Solo il lotto71 presentava un doppio fabbricato,parallelo alla cortina della piazza, chedivideva il cortile agricolo dall’orto.

Rilevato il borgo di Mezzo, il peritopubblico si diresse verso il settore setten-trionale del borgo di Sotto, quello cheera stato oggetto di profonde trasforma-zioni dopo la costruzione del palazzo edelle barchesse dei Cattaneo. Anche l’a-grimensore, come noi, ebbe più chealtrove il problema di ricostruire l’origi-nario particellato sconvolto dall’impresaedilizia della famiglia pordenonese.

Rispetto alla situazione attuale sappiamoche nel 1791 esisteva ancora una stradinaa monte delle barchesse, che serviva alcu-ni lotti interni del tessuto residenziale.Quelli contrassegnati con il numero 73 e74 invece si appoggiavano alla strada perSan Foca ed erano abitati da affittuari eservitori dei Cattaneo. Solo qualchemodesta famiglia non aveva seguito ipordenonesi Rossi nel vendere i loroimmobili che si trovavano nei pressi delpalazzo. Per esempio, al n. 75, alla finedella stradina consortile c’era l’abitazionedi Santo Rovere, ma abitazione e stradanon sono più visibili nel catasto austria-co solo una quarantina d’anni dopo,segno evidente che i Cattaneo eranoriusciti ad acquistare anche quella picco-la e fastidiosa porzione del vecchio tessu-to edificato. Diversamente, al numero76, rintracciamo un orto cinto da muroche in origine doveva pur essere stato lasede di una residenza, ma che acquistatopoi dagli artigiani Penzi era stato trasfor-mato in orto. Al n. 77 invece c’era unamodesta residenza affittata dai Cattaneoai Raffin. Non appena la famiglia porde-nonese poté contare su tutte le particelledel vecchio insediamento decise didemolire tutto questo settore dell’abitatoper dare maggior spazio e contesto allebarchesse e al brolo.

Si produsse così un risultato nonmolto diverso da quello che aveva prece-duto la costruzione degli annessi dellavilla. Infatti, per riuscire a costruire lebarchesse (in realtà nel 1791 era statacostruita solo la prima ala) i Cattaneoavevano unito ben sei lotti, demolendotutti gli edifici, a parte una piccola casacolonica demolita prima del rilievo delcatasto austriaco. Il Cabreo infatti ricordache l’area era stata registrata nei prece-denti documenti come proprietà dellefamiglie Romanin, Campagna, Deana,Cazzola e Galeotti.

La serie dei lotti residui posti lungo lavia di San Rocco presenta caratteri comu-ni che possiamo credere “originari”. Leresidenze erano orientate prevalentementea sud mentre gli annessi agricoli eranostati rivolti a est, anche quando l’unitàabitativa era in realtà modesta.

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Poco a poco, allontanandosi dal cen-tro del paese gli edifici si facevano piùmodesti e il sistema dell’orto-cortile cin-tato diventava sempre meno razionalenella distribuzione e antico nelle formedelle particelle.

I periti poi risalirono la strada di SanRocco per arrivare fino in fronte alpalazzo dei Cattaneo dove i Galeottivantavano il possesso di ben due lottiche erano stati uniti, ma che continuava-no a essere abitati da due nuclei famiglia-ri. Ancora una volta l’edificio principaleera posto sul fronte stradale e attraversoun portico dava accesso a una corteinterna. Molto diversa era la situazionedell’area posta a sud della casa deiGaleotti. Qui un’altra importante fami-glia pordenonese, quella dei Gregoris,aveva provveduto alla costruzione diuna cospicua e particolare residenza.Come avevano già fatto i Cattaneo, iGregoris arretrarono la loro nuova resi-denza dalla strada aprendo un ampiocancello su un cortile di rappresentanza.Edificarono un palazzo molto compatto,alto tre piani, e poi sul resto del terrenocostruirono, per il loro piacere, un vastobrolo. Senza dubbio anche in questocaso le dimensioni dei lotti e la distribu-zione dei volumi ci fa intuire che in ori-gine in questo settore del paese ci fosse-ro due o più cortivi, poi acquistati e rior-ganizzati dal ricco borghese pordenone-se. Una piccola stradina privata partivadal palazzo e raggiungeva, attraversandoil brolo, un esteso cortile agricolo, ilcuore dell’azienda dei Gregoris a SanQuirino e dintorni. Il lotto 97 si affaccia-va sulla strada del borgo di Mezzo graziea un lungo edificio forato da due grandiportici passanti. Alle spalle di questo edi-ficio di servizio c’era poi una grandecostruzione con depositi e le case per ilfattore e i braccianti. Il resto dei lottiverso l’incrocio con la strada di SanRocco era costituito da una ediliziaalquanto modesta. Il lotto 98, per esem-pio aveva rinunciato a favore deiGregoris alla maggior parte dello scoper-to e Osvaldo della Mattia ormai avevasolo gli edifici e nessun orto. Il lotto suc-cessivo invece era in fase di profonda tra-

sformazione. Infatti, due diverse famiglieabitavano quest’ambito e ormai la divi-sione tra i della Mattia e i de Pellegrinveniva registrata dal disegno del perito.

Anche il lotto 100 ci mostra unasituazione analoga succedutasi allamorte di Giacomo della Mattia. Questiaveva una casa e un annesso postolungo il filo stradale, ma la divisione delnucleo famigliare, pochi anni prima delrilievo, comportò la necessità di trasfor-mare l’uso della dipendenza per poterlatrasformare in un’abitazione. Il rilievodel notaio Biscontin ci permette dicogliere la residenza dei della Mattia nelmomento in cui si stavano costruendouna cortina di nuovi annessi sull’altrolato del cortile.

Il tessuto urbano posto tra la stradadel borgo di Sotto e la roggia versava inuna situazione molto particolare.Innanzi tutto la difficoltà di tracciarelotti regolari in occasione della curvadella strada pose diversi problemi relati-vi alla distribuzione del costruito; in piùin questo settore sembra insediarsi unapopolazione non benestante. Questocomportò una presenza di tipologie edi-lizie più semplici, per lo più coperte dipaglia e molto spesso con lotti fortemen-te frazionati. Evidentemente quest’ulti-mo fenomeno era la conseguenza diun’operazione di frantumazione degliaggregati famigliari, contrastata all’inter-no delle famiglie più ricche proprio per-ché metteva in crisi l’unità del patrimo-nio. Per contro, lungo la strada del borgodi Sotto non solo le case subisconopesanti frazionamenti, ma anche l’unitàdell’orto famigliare, elemento di grandeimportanza nell’economia di una fami-glia in età medievale, veniva messa indiscussione. Il lotto 102 che mostra lacasa dei Mariet documenta in modoesplicito la difficoltà di organizzare edi-fici e lotti all’interno della girandoladelle successioni patrimoniali.

I lotti tornano di dimensione norma-le tra la strada e la roggia in corrispon-denza delle case dei de Pellegrin. Il prin-cipio distributivo dei lotti in questo set-tore diventa più esplicito. Lungo la stra-da, sul lato orientale, viene costruito l’an-

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nesso agricolo, mentre le abitazioni, infin dei conti modeste, vengono costruiteall’interno del cortivo ed esposte a sud(104, 105, 106 e 107).

Le ultime case verso la campagnasono invece poverissime e accoglievanogli strati più umili del villaggio, quellefamiglie che difficilmente potevano ope-rare ristrutturazioni o ampliamenti deimanufatti abitativi e produttivi. La casadei del Bosco al n.108 non ha nemmenol’annesso e sembra essere composta dauna sola stanza distribuita su due piani,mentre quella dei pordenonesi Portolanaveva un aspetto ancora primordiale, acausa dell’incapacità dell’affittuarioRaffin di operare una profonda ristruttu-razione dei fabbricati. Anche la casa untempo della chiesa di San Quirino alnumero 110 doveva avere un aspettosimile, ma la residenza, rivolta a sud,aveva ora una dimensione doppia rispet-to a quella dei del Bosco. Anche l’ultimolotto della schiera posta lungo il latooccidentale della strada del borgo diSotto non presenta grandi variazioni nelmodello distributivo, se non per essere ilfrutto dell’accorpamento di due lotti. Laparte residenziale del secondo cortivo eraormai tanto compromessa che tutto ilsuolo era stato messo a coltura.

Sull’altro lato della strada i lotti aveva-no subito sviluppi molto contradditori.Alcuni cortivi avevano ancora un aspettomedievale (112 e 113), altri era andaticompletamente perduti (114, 117 e 118)ed erano stati riconvertiti all’uso agricolo,altri ancora (115) erano stati intasati dal-l’edilizia conseguente al successo dellafamiglia della Zotta.

L’ultimo settore indagato e censitodalla pattuglia del notaio Biscontin eral’isolato posto tra la strada di San Rocco,quella del borgo di Sotto e l’attuale trozoSine. Anche in quest’ambito l’ediliziamostrava i segni di un ceto di agricoltoriin fin dei conti povero. Gli stessi catasti-catori ebbero molti problemi nel definireil complesso sistema di frazionamento edi servitù che aveva disarticolato comple-tamente gli antichi cortili masali. Inmolti casi è evidente l’effetto della disgre-gazione dell’originario maso e la parcel-

lizzazione degli orti (120), quando nonlo è anche degli edifici (119). L’edilizia èsempre minore e in alcuni casi premoder-na (121 e 129), mentre il regime di pro-prietà vede l’inserimento degli investitorie prestatori all’interno di storie famigliarimolto difficili (123 e 126) e un fenome-no ancora in fase evolutiva di fraziona-menti, più o meno evidenti, degli aggre-gati (124 e 127).

Le entrate relative alle abitazioni san-quirinesi sono molto diversificate emostrano come l’intento della commen-da fosse quello di garantirsi con questicensi i prodotti per il sostentamento deiconfratelli presenti alla Mason e dei diver-si pellegrini che qui sarebbero giunti per-correndo la vecchia strada. Si trattava perlo più di beni deperibili come prosciutti,uova, polli, galline, capponi, anche unagnello, e poi frumento e segala per laproduzione del pane. Non mancava poiuna quota contributiva in danaro chesarebbe servito per le spese correnti dellacasa e delle sue proprietà personali.

I cortivi della Mason

Poco discosto dal centro abitato, malungo la strada diretta a Pordenone e neipressi della roggia, rintracciamo l’insedia-mento templare e poi giovannita pereccellenza, la Mason. Consultando l’e-lenco balza agli occhi il numero ridottodi cortivi censiti dal notaio Biscontin.

Nei pressi della commenda, censita aln.9, erano sorti semplici edifici agricoliche avevano costituito nel tempo pocopiù di un borgo ma solo il complessoposto attorno alla chiesa risulta esserestato un’antica proprietà templare.Evidentemente la commenda, posta fisi-camente all’esterno del paese, aveva rice-vuto vari beni, tra i quali il molino, postiall’interno del villaggio. Questo patrimo-nio originario è ancora facilmente identi-ficabile grazie al Cabreo perché, come laMason, risulta ancora in proprietà allacommenda. Infatti, i censi registrati nelCabreo si rifanno alle tasse che tutti iproprietari di beni, Templari compresi,dovevano pagare al conte signore della

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corte pordenonese prima che quei dirittifossero definitivamente ceduti all’ordinetra il XII e il XIII secolo.

La casa, l’ospizio e la chiesetta di SanGiovanni dobbiamo immaginarcele inun primo periodo quasi come un’isola inmezzo alla campagna. Infatti i cavalieri,non avendo proprietà terriere consistenti,non avevano la necessità di conservareingenti entrate e nemmeno avevano lanecessità di costruire un’azienda agricoladi grandi dimensioni.

Credo che il borgo della Mason si siaformato in realtà molto lentamente,sfruttando la sede templare come “con-densatore”. Ma che motivo ci potevaessere per proprietari e contadini di vive-re così lontani dal centro principale?

La Mason era dotata di un luogo diculto, la chiesa di San Giovanni, ma eramolto probabilmente anche un luogofortificato. In questo senso abbiamo chia-ri indizi. Innanzitutto la forma del lottoche ospitava la sede dei Templari erapseudo-circolare, come quella di molticastelli. Il cerchio era la figura geometricache permetteva di avere il minore circui-to di difese conservando all’interno lamaggiore superficie di terra difesa. Lastruttura si poneva poco distante dallastrada di traffico ed era raggiungibile con

una stradina; per accedere al cortile sidoveva transitare «la fossa sive recintodella Commenda». Questo recinto, nonmeglio definito dal catasticatore era quel-lo che rimaneva delle opere difensive del-l’avamposto templare e qualcuno puòaver legittimamente creduto che era con-veniente porre le proprie vite al sicuroall’interno del fortilizio del potente ordi-ne militare, piuttosto che all’interno dellasgangherata cortina popolare.

All’epoca della ricognizione delBiscontin, le proprietà contermini eranoper lo più in mano alle grandi famiglieborghesi attive nell’area: i Cattaneo, iCristofoli e i Correr, ma non è da esclude-re che la costruzione di un tessuto edilizioattorno alla Mason fosse imputabile a unnumero ristretto di famiglie popolari.

Le tipologie edilizie che si ripetonoanche in questo settore sono molto similia quelle che costituivano i tessuti di SanQuirino. Solo mancano in questo settorei lotti più piccoli e l’edilizia residenzialeminore in paglia. Evidentemente nonc’era stato nessun problema nella defini-zione dei lotti che non provenivano daappoderamenti precostituiti.

Anche qui, come a San Quirino, regi-striamo però una contrazione delle struttureedilizie tanto con il lotto 3 che con il 4

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1 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte parte da coppi e parte dapaglia

Proprietà Quantità FittoA Don Pellegrin della Mattia C - : - : 90 L. - : 18B, C, D ed E Fam. Cattaneo affittata C - : - : 204 spalla n.1a Zuanne e Giacomo Michelini oppure

L. 1 : 16

2 - Un cortivo ed orto con casa di muri copperta da paglia

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittato a Zuanne C - : - : 140 spalla n.0,75e Giacomo Michelini oppure

L. - : 13

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6 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte da coppi

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittata ad antonio C - : 1 : 81 Agnello n.1q.m Biasio de Biasio

7 - Un cortivo con case di muri coperte di coppi

Proprietà Quantità FittoFam. Cristofoli affittato a Valentin C : 1 : 152 spalla n.1,25q.m Paolo Michelin oppure L. 2 : 5

4 - Un cortivo ed orto ora ridotto in prado

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo C - : - : 134 spalla n.0,75

oppureL. - : 11

5 - Un cortivo ed orto con case di muri coperte parte di coppi e parte dipaglia

Proprietà Quantità FittoA Fam. Cattaneo C - : - : 157 L. - : 18B Mattio q.m Antonio Bortolo C - : - : 179 L. - : 18

3 - Un pezzetto di cortivo

Proprietà Quantità FittoFam. Cattaneo affittato a Zuanne e C - : - : 25 spalla n.0,25 Giacomo Michelin oppure

L. - : 4,5

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ormai ridotto a prato ma un tempo pro-prietà di Battista dell’Ammason, mentre ilcortivo era stato in origine proprietà dellafamiglia Colombera. È evidente che inquesto caso il fenomeno riguardava lariorganizzazione moderna dell’assettodelle limitrofe proprietà ormai perventutequasi esclusivamente nelle mani dellefamiglie borghesi. Un discorso a partemerita il nucleo centrale della Mason.Una casa che serviva alla commenda eraparticolarmente malandata, mentre l’altraera affittata a tale Domenico Burchion.Un cortile prativo separava i due edifici ela chiesetta di San Giovanni che nondoveva versare in ottime condizioni,mentre il riferimento al recinto del com-plesso ci fa credere che le originarie difesedei monaci cavalieri ormai assomigliasse-ro a un muro di delimitazione agricola.

L’organizzazione delle terre coltivate

Vale la pena rammentare che il siste-ma di controllo fiscale elaborato daiTemplari prima e dai Giovanniti poi siesprimeva solo sulle terre coltivate e nonsulle proprietà pubbliche. Leggere i carat-teri che emergono dal censimento opera-to dalla pattuglia del notaio Biscontinequivale a creare un quadro completodegli usi che si svolgevano sui suoli priva-ti, quadro che va integrato con le infor-mazioni desunte da altri fondi archivisti-ci che meglio descrivono tutte quelle atti-vità che venivano espletate sui suoli pub-blici e comunali, come il pascolo, lo sfal-cio comune, il taglio boschivo, eccetera.

I terreni coltivati posti a corona attor-no al villaggio erano divisi in 20 settori,dei quali 17 relativi ai terreni arati e tre

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8 - Un cortivo ed orto con case di muri copperte da paglia

Proprietà Quantità FittoOsvaldo Meneguz C - : 2 : 87 Agnello n.1

Pollo n.1

9 - La fossa sive recinto della commenda con casa di muri copperta da coppiin poco buon ordine serve di domizilio ed altra pure copperta di coppi aduso collonico, con la chiesa sotto il titolo di S.n Giovanni del Tempio, ortoe recinto prativo

Proprietà Quantità FittoCommenda e affittato a C 1 : - : 88 Polli n.6Domenico Burchion e L. - : 9

10 - Un cortivo ed orto con case di muri copperte di coppi

Proprietà Quantità FittoFam. Correr affittato a Osvaldo C - : 1 : 168 L. 2 : 3q.m Giacomo Querinuz

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17. Veduta aerea di San Quirinoda Nord Ovest. Il modello ripro-pone il particellato e la consi-stenza edilizia dei rilievi delCabreo Biscontin. Nel modellotridimensionale, elaborato daFrancesca Antoniolli, sono statiriaggregati i diversi cortivi prov-vedendo a definire anche glispazi aperti delle aree abitate.Emergono così in modo evi-dente le tessiture degli orti pri-vati e cintati in muro o conpalizzate in legno. In marronesi possono notare gli spazi dicircolazione e manovra interniagli isolati. Il verde intensoidentifica i prati molto spessoalberati, mentre il colore bru-ciato permette di individuare iterreni coltivati attraverso lapratica dell'aratura e destinatiperlopiù alla coltivazione deicereali pregiati. L'edilizia delvillaggio è stata resa con sempli-ci volumi stereometrici che per-mettono di cogliere l'altezzadegli edifici e il carattere dellaloro copertura. In colore giallosono state raffigurate le coper-ture in paglia mentre con ilcolore rosso quelle in coppi. Leprime, che avevano una pen-denza più marcata delle secon-de, caratterizzavano le residen-ze più povere e la maggior partedegli annessi agricoli del paese.

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18. Veduta aerea da Sud Ovest. Lerogge innervano l'abitato san-quirinese che allora (1792)come ora aveva per vertice l'a-rea della cortina ormai segnataprofondamente dalle più recen-ti trasformazioni: la demolizio-ne delle tre case e della cinta asud per costruire la nuova piaz-za del paese, la chiesa ampliatae riformata e la prestigiosa resi-denza dei Cattaneo.

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19. Pagina del Cabreo Biscontin(1792).

a prati stabili per lo sfalcio.I diversi settori della cintura di campi

del villaggio erano molto diversi tra loro.I settori più piccoli superavano di poco idieci campi, mentre il più grande rag-giungerà i 124 campi. Anche il diversolivello di frazionamento dei poderi èsignificativo degli usi diversi ai qualierano deputati i diversi sestieri.

In altri casi il Cabreo testimonia lafusione di particelle originarie. Per esem-pio, il dodicesimo sestiere era compostoda appezzamenti di grande dimensione,appezzamenti che erano stati acquistatiper intero dai Cattaneo. La famiglia por-

denonese aveva costruito così «una brai-da murata del Nob. Sig.r co: Cattaneod.a avanti Villa nella quale vi sono incor-porati, ed uniti tutti li n° 5 corpi descrit-ti in questo sestiere nel Cattastico 1702possessi tutti dal sud.o Nob: Sig.r Co:Cattaneo per permute fatte con liPossessori di quelle».

Tra i campi chiusi andavano poisegnalati i broli o i frutteti delle principa-li famiglie, mentre i campi arati eranospesso difesi con recinti di legno.

Le tipologie delle entrate possono per-metterci di comprendere cosa veniva col-tivato a San Quirino in età medievale.

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20. Rilievo della braida deiCattaneo (sotto) e di quella deiGregoris dal Cabreo Biscontin(1792).

È evidente che solo i beni più preziosifacevano parte del censo che doveva esse-re dato annualmente al signore, mentre icereali minori, la canapa, e altri prodottinon vengono citati. I diversi settorigarantivano alla Commenda una consi-stente entrata di avena, miglio, sorgo, fru-mento e dell’immancabile vino da com-mercializzare nei centri abitati vicini o dainviare a Sacile e poi a Venezia.

Nell’economia di questo lavorodovremo sintetizzare al massimo il risul-tato delle nostre ricerche (eventualmentetroveranno una forma compiuta in qual-che altra occasione editoriale), ma ci èsembrato utile anche qui tracciare unindirizzo per lo studio dell’enorme moledi dati contenuta nel Cabreo. A titoloesemplificativo di seguito tracceremo perqualche settore o sestiere sanquirinese unapprofondimento che vuole dimostrarecome all’interno di una struttura agrariaprogettata anche nel dettaglio ci fosse

una grande variabilità delle condizionidei suoli, della forma dei lotti e delladistribuzione delle proprietà, soprattuttoa causa delle grandi trasformazioni socia-li che avevano segnato l’età moderna.

L’indagine sui campi coltivati iniziòdal primo sestiere che fu individuatocome l’area di circa 87 campi che confi-nava «a levante parte il Magredo, e partela Roja, a mezzo di via del Preser d.taCarbonera, a ponente Strada d.ta Via diSan Zuanne, ed a tramontana stradadetta Armentarezza». Si trattava di 70appezzamenti di piccole dimensioni, avolte frazionati tra diversi possessori etutti soggetti al pagamento di un fitto innatura che doveva corrispondere all’anti-ca rendita di quei lotti. Il fatto che la ren-dita complessiva dei diritti feudali fossecomplessivamente in avena (ben 16 stara)dimostra come in origine le particellenon fossero definibili in modo genericocome arativi, ma ci si trovi all’interno

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della regione agraria un tempo destinataalla coltivazione dell’avena. Ormai i pos-sessori si erano succeduti a quelli origina-ri, ma il fitto rimaneva ancora quello esi-gibile all’origine del disegno insediativo.Su gran parte delle terre si coltivavanoormai cereali più remunerativi, garantitida abbondanti concimazioni e dallerogge presenti nel sestiere.

Alcuni terreni erano stati attrezzaticon la classica piantata vitata, ma eranosenza dubbio una minoranza e anche ipochi alberi produttivi (pioppi e gelsi)censiti dal perito tendono a confermarein questo settore un paesaggio di campiaperti, relativamente piccoli e allungati,

non intercalati da siepi ma ben servitidalla viabilità minore. Tra queste spiccal’Armentarezza diretta ai pascoli pubblicie al limitrofo magredo, ma anche i topo-nimi come «pradi», «sotto pralongo» e«talponato» testimoniano il fatto cheparte dell’area era destinata ad altre coltu-re e che solo in una fase espansiva dellademografia ci fu la necessità di mettere acoltura quella che sembrava essere unariserva di prati privati.

Questo settore, che va dal terrenon.38 a quello n.52, presenta alcune ano-malie dimensionali. Infatti, si va daappezzamenti di sei campi di terra per illotto 38 attribuito ai Cattaneo, ai tre del

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1 70 C 87 : 2 : 124 66 94% 4 6% Avena S. 16 : 1 : 3 : 0,752 49 C 75 : 1 : 309 31 82% 9 18% Avena S. 12 : - : 1 : 3,25

Miglio S. 1 : - : 2 : 33 10 C 10 : 3 : 309 8 80% 2 20% Miglio S. 1 : 3 : 2 : 24 22 C 27 : 2 : 46 18 82% 3 14% Prati 1 4% Miglio S. 5 : 1 : 1 : 2,55 5 C 13 : - : 207 4 80% 1 20% Miglio S. 2 : - : 3 : 1,256 13 C 28 : 2 : 6 9 70% 4 30% Miglio S. 4 : 3 : - : 1,257 17 C 17 : - : 68 15 89% 2 11% Miglio S. 2 : 3 : 2 : 1,258 12 C 14 : 1 : 52 12 100% Miglio S. 2 : 1 : 2 : 3,759 97 C 124 : - : 157 83 85% 14 15% Miglio S. 4 : 3 : 1 : -

Vino O.e 12: S.i 1 B.li 1 : b.e1,50

10 36 C 46 : 2 : 272 29 80% 7 20% Vino O.e 4 S.i 6B.li 4 b.e 1,75

11 60 C 88 : 3 : 196 44 74% 16 26% Vino O.e 10 S.i – b.li 5 b.e 0,75

Sorgo S. 3 : - : - : 2,512 1 C 28 : 2 : 145 Braida 100% Sorgo S. 10 : 3 : 3 : 1,5

murata13 52 C 61 : 2 : 29 48 92% 4 8% Sorgo S. 15 : 2 : 1 : 4,25

Frumento S. - : 2 : - : 214 55 C 67 : 2 : 95 50 91% 5 9% Frumento S. 5 : 3 : - : -15 27 C 28 : 1 : 91 24 89% 3 11% Frumento S. 2 : 1 : 2 : -16 35 C 53 : 2 : 122 26 75% 9 25% Frumento S. 6 : - : 1 : 0,517 26 C 33 : 2 : 30 24 92% Broli 2 8% Frumento S. 4 : 1 : 1 : 3,25

Sestiere

N° dilotti

Superficie Particellecoltivate

ad arativo

% Particellecoltivate

ad arativoprativovitato

% Altri usi % Qualitàdel fitto

Quantità

Elaborazione dei principali dati relativi ai sestrieri arativi di San Quirino

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lotto 44 dei Gregoris, fino alle piccolestrisce dei lotti 46, 47 e 48.

Altro elemento del paesaggio agrarioche nel 1792 risultava essere scomparsoera quello di un’acqua artificiale trasfor-mata in suolo «Comun ove coreva la ro-ja», forse una deviazione d’acqua in disu-so oppure precedente alla roggia che lam-biva alcune delle proprietà del sestiere.

L’allevamento del bestiame comporta-va la necessità di provvedere a raccoglie-re e conservare una grande quantità difieno per i periodi in cui la prateria pub-blica sarebbe stata troppo secca o inneva-ta. Per fare questo una specifica zonadelle terre private nei pressi della roggiaera stata attrezzata per lo sfalcio.

La scelta di tenere a prato queste terreaveva un valore colturale; infatti quelleterre erano buone per la coltivazionetanto che il Pra Rampin era stato «oraridotto in arativo». Nelle vicinanze rin-tracciamo anche due broli ricchi di alberida frutto goduti rispettivamente daiGregoris e dai Cattaneo. Evidentementequest’ampia area dei «prati mestici» eraancora perfettamente definita come nella“lottizzazione” medievale anche se leriserve ad arare questo settore di terreerano ormai cadute.

La maggior parte dei prati originariera frazionata tra diverse famiglie esarebbe importante verificare se questofenomeno era dovuto all’aumento in etàmoderna dei nuclei famigliari, oppure avendite e a cessioni. Certo è che nel1791 gran parte dei prati risultavano inmano ai Gregoris, ai Correr e aiCattaneo, che avevano la necessità digestire una mandria di grandi dimensio-ni, mandria che giustificava il loro inte-resse per il villaggio.

Il complesso dei prati stabili era divi-so in tre diversi settori: i «pradi mestici»di sopra la roggia, quelli sotto la roggia ela località «al bosco pradi». In questocaso i prati erano il frutto di un anticodisboscamento e la creazione di «Pradiove era bosco» era il segno evidente delcambio del regime economico dell’area.

Secondo noi è evidente che originaria-mente c’erano 17 settori di arativi coltiva-ti a rotazione biennale, due settori di

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prati privati per la scorta foraggera e unsettore conservato a bosco e gestito incomune per le esigenze di legname per lacostruzione o per il riscaldamento.

I campi infatti erano aperti e liberi dasiepi anche se il censimento rilevava lapresenza di alberi produttivi. Non siepima alberi isolati come i gelsi e i pioppi,oppure, come in località «centa negra»,organizzati in filare, e in qualche casomaritati con la vite.

Se questo assetto basso medievale,ancora perfettamente leggibile nel catasti-co di Biscontin, testimoniava l’organizza-zione dell’economia del villaggio, alcunetracce nella descrizione testimoniano unaprecedente organizzazione territoriale.

La memoria di paesaggi produttiviprecedenti all’assetto basso-medievalesembra emergere nei toponimi e nelleforme d’uso del territorio. Tutto il terzosestiere destinato alla cerealicolturaaveva infatti un toponimo legato allepraterie, il «reganazzo», mentre i lotti

erano tipici degli arativi, lunghi e stret-ti. Allo stesso modo la presenza di una“tezza” della commenda nel settimosestiere richiama alla memoria similiedifici pastorali che sopravvissero neipascoli magri dell’alta pianura pordeno-nese fino all’800. L’area vicina allaMason poi presentava il toponimo“bosco”, riferito a campi arati di formaallungata, testimonianza di disbosca-menti e dissodamenti antichi.

Si trattava di un passaggio arcaico diprati e boschi, dove la sopravvivenza deipastori era garantita solo dalla capacitàtecnica di conservare l’acqua piovanacon stagni artificiali come la «lama dellaRuttizza»; forse anche toponimi come il«malghesin», registrato in un settore diarativi, andrebbero ricondotti a quegliantichi usi del territorio.

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21. Rilievo del quinto sestiere unitoin un’unica proprietà dai Cattaneo(1792).

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Le tendenze evolutive del sistema inse-diativo oggi

Le trasformazioni che fino a oraabbiamo studiato sono in fin dei contiun elemento di storicità forte per il terri-torio dell’attuale comune di San Quirinoma di sicuro non sono destinate a durarenel tempo. Il suolo e l’insediamento sub-iscono costantemente la pressione dellegrandi trasformazioni sociali ed econo-miche. A San Quirino ormai la maggiorparte della popolazione non vive di atti-vità legate al settore primario, lo spettrosociale è molto più ampio e disomoge-neo. Nel territorio ci sono stati fenomenidi abbandono ed emigrazione ma anchedi immigrazione e di colonizzazione.

Con l’uso della cartografia storica quidi seguito cercheremo di cogliere alcunispunti per leggere alcune delle grandi tra-sformazioni che hanno segnato il XXsecolo e il suo paesaggio nella nostra areadi studio. Altri fenomeni sono in corso epotranno essere letti in tutto il loro svi-luppo solo tra molto tempo.

Note

1 - M. BACCICHET, Dal villaggio alla villa. SanQuirino e la residenza dei Cattaneo, in F. METZ,M. BACCICHET, Gens Catanea e San Quirino,San Quirino, 1997, 49-108. Rimando aquesto saggio per una bibliografia piùestesa sulle questioni insediative.2 - P. C. BEGOTTI, Templari e Giovanniti inFriuli. La Mason di S. Quirino, Fiume Veneto,1991.3 - Pordenone, Archivio Curia VescovileParrocchia di San Quirino (d’ora in poi,ACVPN, APSQ), volume con copertinamuta in pergamena, 21: 5 giugno 1480.4 - Il quadro insediativo della zona si compli-ca ulteriormente se prendiamo in considera-zione il fatto che proprio nei pressi del confi-ne con Aviano c’era un villaggio dettoVillotte poi scomparso. Episodio questo tra-scurato dalla storiografia.5 - P. C. BEGOTTI, Templari e Giovanniti, 103.6 - ACVPN, APSQ, volume con copertinamuta in pergamena, 5, 30 settembre 1454.7 - Ibidem.8 - La strada principale veniva definita con il

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San QuirinoIl capoluogo comunale dimostra una certa stabilità nel

suo assetto insediativo ereditato dalle modifiche e trasfor-mazioni occorse in età moderna. Nel 1929, corrisponde-va grossomodo, a questo rilevato da Biscontin nel 1792.

Fino al 1962 forme ed assetto territoriale non sembra-no cambiare se non per qualche modifica al sistema dellerogge, ma nelle carte tecniche e nell’ortofoto si affermanoalcune importanti trasformazioni frutto dei primi risulta-ti della pianificazione urbanistica nascente. Attorno all’a-bitato vengono realizzate nuove urbanizzazioni, dall’im-pianto anche fantasioso, mentre tutto il settore centraledel villaggio si addensa di nuove costruzioni.

1929 1932

1948 1962

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San FocaLa sequenza cartografica dimostra come l’insediamen-

to di San foca non ha subito grandi fenomeni di espan-sione, ma solo una forma di addensamento edilizio all’in-terno degli storici appoderamenti medievali dei masi.Solo alcune case sparse sembrano dilatare l’abitato chemantiene, rispetto al centro ecclesiastico, il suo tradizio-nale disassamento lungo la viabilità diretta all’importanteguado. Anche in questo caso il particellato medievale, chealterna aree a strisce allungate a poderi più compatti, èancora riconoscibile dell’ortofoto. 1929 1932

1948 1962

SedranoSedrano a differenza di San Foca ha subito delle profonde

trasformazioni nei settori del costruito. In origine il villaggio eracentrato su un tronco stradale che si muoveva lungo l’asse nord-sud. In seguito iniziarono a svilupparsi fenomeni di aggressionedelle strade di collegamento di parte di nuova edilizia residen-ziale non legata all’attività del settore primario. Lentamente l’e-spansione tentacolare di Sedrano ha creato un continuum di edi-lizia lungo tutte le strade che sono poste a est della strada pro-vinciale che conduce a San Martino. Ora però questo fenome-no sembra rallentare a favore di un completamento degli ampivuoti costituitisi tra i tessuti storici e quelli moderni.

1929 1932

1948 1962

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I magredi di San FocaL’area posta a nord dell’abitato di San Foca era storica-

mente usata per il pascolo giornaliero degli animali dellacomunità. I prati magri erano poi solcati dalla roggia cheportava l’acqua del Cellina al paese e questo paesaggioebbe la fortuna di conservarsi fino alla metà del secoloscorso. La cartografia descrive i principali percorsi all’in-terno dei prati e la costruzione dell’arginatura della destradel fiume. In seguito la spinta economica verso un’agri-coltura sempre più intensiva e meccanizzata comportò ladistruzione del pascolo e della roggia medievale per farposto a un moderno particellato agricolo esteso suentrambi i lati della struttura arginale.

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La grande area industrialeI segni di certi modelli pianificatori sviluppatesi dopo

la costruzione del Piano Urbanistico Regionale del 1978sono immediatamente visibili nell’ortofoto del 1999. SanQuirino aveva una tradizione agricola, esente da esperien-ze ed edilizia legata a un artigianato produttivo. La nuovastrada a carattere provinciale che attraversava la Cominalambendo i prati della Villota lasciava discosti i centri sto-rici del comune. Invece la prateria e i campi magri postiin prossimità di un’importante arteria di traffico divenne-ro il luogo più adatto per costruire una grande zona indu-striale che le carte più recenti colgono in una fase diampliamento.

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San GiovanniA oriente di San Quirino già all’inizio dell’800 in località San

Giovanni c’erano delle proprietà private che si inserivano nell’area deigrandi pascoli pubblici. Prima della seconda guerra mondiale alcunisettori dei prati furono messi a coltura. La carta IGM del 1962 mostraquesto fenomeno in quella fase avanzata di completamento checomportò una massiccia trasformazione dei tracciati viari e dell’orga-nizzazione delle colture. Da un paesaggio di praterie e greggi al pasco-lo quest’area si trasformò in un settore fortemente strutturato per lacoltivazione e l’allevamento moderno. Il reticolo dei percorsi fu razio-nalizzato e lungo la nuova viabilità o i nodi della stessa furonocostruite residenze e grandi capannoni per l’allevamento industrializ-zato. Un paesaggio tipico della maidicoltura degli anni ’80.1948 1962

I settori meridionaliI settori meridionali delle praterie e dei campi che con-

finavano con il territorio di Cordenons subirono per con-tro un’urbanizzazione strisciante legata all’abbondanzadell’acqua diretta a Villa d’Arco. Questo, soprattutto inepoca recente, porto alla costruzione di un numero con-sistente di nuove e residenze sparse, molto spesso giustifi-cate solo nell’ottica della grande espansione demograficadegli anni ’60 di Pordenone e del suo conurbamento. Intrasparenza nell’ortofoto è possibile notare ancora il vec-chio tracciato irregolare della roggia pubblica. 1929 1932

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toponimo Carlisana, ma in altri documentiviene descritta come stratam Ungarorum. Lastessa lambiva il campo Ongarini altre voltedescritto come centam Ungari. Possiamo quin-di affermare con certezza che questo era untratto della famosa strada ungaresca che attra-versava il Friuli. 9 - ACVPN, APSQ, volume con copertinamuta in pergamena10 - Ibidem.11 - Giovanni di San Quirino si ricordava chequod tempore guerre positum fuit signum cumArma Dominorum Ducum Austrie super ColleZonchi (ibidem, 9v: 7 ottobre 1454).12 - Ibidem, 50: 4 settembre 1585.13 - La strada era chiamata così perché con-duceva a Polcenigo e alla chiesa dellaSantissima Trinità, presso le sorgenti delLivenza.14 - Ibidem, 63. Nel 1583 quelli di Sedranoaffermavano che «oggi non potendosi maci-nar al molino di S. Martino» quegli abitantisi recavano a San Foca e non a San Quirino.(Ibidem 86: 16 marzo 1583).15 - Ibidem.

16 - Ibidem, 63.17 - Ibidem, 131v: 28 ottobre 1599.18 - Ibidem, 168: 13 maggio 1634.19 - In Val Colvera, per contrastare lo sfrutta-mento delle terre pubbliche del monte Rautda parte delle comunità di Tramonti, quelli diManiago avevano fondato un insediamentopermanente che prese il nome di Casasola.Qui la nascita del villaggio di Villotta potreb-be aver avuto le stesse motivazioni con il soloproblema che una crisi nell’adduzione del-l’acqua attraverso la roggia e le condizioniparticolari del suolo avrebbero condottoall’abbandono dei masi costruiti nei pressidel confine. 20 - Ibidem, 179: 3 febbraio 1738.21 - La strada dell’Acqua collegava SanMartino con San Quirino e le sue rogge.22 - Ibidem, 106v: 11 ottobre 1599.23 - Ibidem, 115: 11 ottobre 1599. La stradaproseguiva «poi fino a quell’evidente, e nota-bil loco chiamato Colle del Zonchio appres-so la Tezza de quelli della Cateruzza deSidran».24 - Ibidem, 131v: 28 ottobre 1599.

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Gli insediamenti giulianiLe grandi praterie magre subirono enormi trasforma-

zioni nel secondo dopoguerra allorché si rese necessariorintracciare alcuni territori vergini e pubblici nei qualireinsediare i profughi giuliani fuggiti dalla Jugoslavia.Territori privi dei segni delle attività di coltivazione furo-no appoderati e concessi ai profughi dopo un’opera dicostruzione di un tessuto agricolo che ricorda per moltiversi le centuriazioni romane. Un graticolato di stradecreò l’ordine principale di una composizione poderalebasata su particelle regolari adatte a un’agricoltura inten-siva garantita da un’abbondante irrigazione artificiale.

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25 - Ibidem, 158 v: 30 giugno 1600.26 - L. LAGO, C. ROSSIT, Theatrum Fori Iulii.La patria del Friuli ed i territori finitimi nella car-tografia antica sino a tutto il secolo XVIII, 2voll., Trieste, 1988, I, 112.27 - Ibidem, 117.28 - Ibidem, II, 14.29 - Ibidem, 37.30 - Ibidem, 63.31 - Ibidem, 93. A quella carta si rifanno anchela carta del Capellaris (1798) e quella delloZatta (1784); Ibidem, 153, 163.32 - Ibidem, 141.33 - Vedi la carta di Faustino Brascuglia del1738. Ibidem, 187.34 - Ibidem, 199. Simile è quella di AntonioZatta del 1783.35 - Ibidem, 170.36 - Topographisch-geometrische Kriegskarte vondem Herzogthums Venedig (1798-1806). 37 - Il Cabreo è datato MDCCXCII, ma irilievi condotti a San Quirino erano dell’an-no prima. D’ora in poi faremo riferimento

allo stesso descrivendolo come «Cabreo1792». Il volume è conservato in duplicecopia presso l’Archivio del Gran Priorato delSovrano Militare Ordine di Malta (da qui,Cabreo 1792).38 - Il Cabreo del 1754 era stato redatto dalnotaio Alvise Francesco Duodo nel 1754,mentre per il periodo più antico il notaioBiscontin faceva riferimento al Cabreo del«1702 e degl’estratti, e scodaroli vecchi e recenti».Cabreo 1792, 1.39 - Il termine è evidentemente mediato dal-l’ambiente lagunare. A Venezia la città è divi-sa in sei sestieri da cui deriva appunto il ter-mine, ma qui a San Quirino i settori eranomolti di più e non avevano nessuna funzionedi organizzazione amministrativa della città.40 - P. CAMMAROSANO, Strutture d’insediamen-to e società nel Friuli dell’età patriarchina,«Metodi & ricerche» I (1980), 5-22.41 - M. BLOCH, I caratteri originali della storiarurale francese, Torino, 1973.42 - M. BACCICHET, Dal villaggio alla villa.

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