4. il naturalismo rinascimentale 4

download 4. il naturalismo rinascimentale 4

If you can't read please download the document

Transcript of 4. il naturalismo rinascimentale 4

Consiglio di strategia

Il naturalismo rinascimentale

A cura di Stefano Ulliana

Panoramica

1. L'interesse per la natura.

2. Magia e scienze occulte.

3. Telesio.

4. Bruno.

5. Campanella.

Il rogo di Giordano Bruno

1. L'interesse per la natura.

Due sono gli atteggiamenti che l'uomo rinascimentale tenne nei confronti del mondo che lo circondava, del mondo naturale: il primo rimase ben radicato in quel riflesso ed immagine del rapporto verticale di potenza sussistente fra Dio e l'uomo, che si espresse con la volont di signoraggio sul mondo, con la volont di dominio su di esso; il secondo che invece si apr verso nuove dimensioni naturali e razionali, rivoluzionando l'immagine della mente e delle proprie capacit di rappresentazione. Il primo atteggiamento trapass facilmente come condizione fondamentale ed ideale della nuova conoscenza scientifica (cfr. Francesco Bacone); il secondo mor apparentemente con il rogo di Giordano Bruno. Mentre il primo atteggiamento rivendic come parte preponderante del proprio nuovo programma l'asservimento ad una nuova razionalit determinante, il secondo ne svel il principio creativo e inter-dialettico.

Umanisti e rinascimentali adottarono il primo atteggiamento, quando resuscitarono la tradizione degli studi alchemici e magici, per scoprire ed utilizzare i migliori strumenti per l'isolamento, l'emersione, il controllo ed il dominio e la direzione delle forze naturali. In questo caso la materia della natura viene vista come posseduta da un'animazione simile a quella presente nell'uomo, il quale pu quindi utilizzare particolari atteggiamenti propri e speciali verbalizzazioni vincolanti (formule, incantesimi, procedimenti miracolosi), per orientarne gli scopi e le finalit a proprio esclusivo vantaggio. Ponendosi in sintonia con le forze e le energie intrinseche alla natura il mago rinascimentale forza la natura stessa ad obbedirgli, come ad un divino artefice. Il filosofo naturalista, invece, si distoglie da questo proposito di dominio e di signoraggio, e considera la natura nella sua propria autonomia e libert (Telesio e Giordano Bruno).

2. Magia e scienze occulte.

Cornelio Agrippa di Nettesheim (1486 1535 d.C.) considera esistenti tre mondi: il mondo degli elementi, il mondo superiore celeste e quello sovrannaturale ed intellegibile (De occulta philosophia). Come in uno specchio capovolto il primo viene influenzato dal secondo, il quale a sua volta viene messo in movimento dal primo. In questa concezione aristotelica e materiale l'uomo funge da asse sintetico (microcosmo), in quanto parte dell'anima del mondo. L'uomo ed in modo speciale il mago pu asservire alla propria potenza immagine di quella divina le forze spirituali che abitano il mondo degli elementi, grazie ad una particolare conoscenza degli influssi del mondo superiore su quello inferiore. La sua conoscenza quindi insieme astrologica e alchemica: naturale, celeste e soprattutto religiosa (a muovere angeli e demoni).

Teofrasto Paracelso (1493 1541 d.C.) inserisce l'azione di ricerca dell'uomo un connubio di scienza ed esperienza all'interno di un orizzonte imitativo della miracolosa potenza e volont divine. Ad immagine e somiglianza della sua potenza creativa e benefica la scienza e l'esperienza umana devono riformare la disciplina pi alta, la medicina, per assicurarle la capacit di conservare la salute dell'uomo. Per fare questo la teologia, la filosofia, l'astrologia e l'alchimia devono ognuna riferirsi a quella parte dello scibile umano che di sua competenza gli influssi divini, quelli astrali, quelli provenienti dalle diverse potenze naturali per trovare e connettere fra di loro in maniera organica tutte quelle sollecitazioni, che poi il mago utilizzer per restituire alla salute il corpo e l'anima dell'uomo. Il mago, con la sua fede e la sua immaginazione, diviene in tal modo capace di esercitare un intervento ed un'influenza sullo spirito in generale della natura e dell'uomo stesso, suscitando potenze nascoste e misteriose, e giungendo in tal modo ad operare azioni miracolose ed apparentemente impossibili.

La struttura creativa e doppiamente dialettica messa in campo da Paracelso sul lato pratico e soggettivo trova poi un corrispettivo sul piano oggettivo. Nella materia originaria, creata dall'atto divino, si trova un rispecchiamento della Trinit nelle tre potenze speculari del solfo, del sale e del mercurio, le sostanze alchemiche primordiali ed essenziali. All'interno della loro triangolazione inferiore si costituiscono prima i quattro elementi e poi, di questi, tutti gli altri corpi naturali. Le relazioni ed i movimenti di scambio e trasformazione sono poi assicurati dallo spirito primordiale animatore (Archeus), che agisce a livello istintivo ed inconsapevole (forze arcane). La combinazione dei tre principi produce una dominanza, che pu essere estratta e separata, a rappresentarne la quintessenza. La quintessenza sintetizza le forze arcane provenienti dai minerali, dalle pietre preziose e dalle piante.

Altre figure di maghi e scienziati furono quelle di Gerolamo Fracastoro (1478 1553 d.C.) e di Gerolamo Cardano (1501 1576 d.C.).

Immagini alchemiche

3. Telesio.

Bernardino Telesio (1509 1588 d.C.) apre la serie dei filosofi naturalisti. Nel suo De rerum natura iuxta propria principia egli considera, valuta ed analizza la natura nella sua propria autonomia. Per fare questo ripristina e riapre l'impostazione speculativa degli antichi filosofi presocratici, creativa e dialettica, assegnandola alla radice della sensibilit, alla sensibilit di ci che vivo ed interagente.

L'interazione della natura nel suo complesso con l'uomo e la sua sensibilit rimane centrale nel pensiero di Telesio, che assume come criterio di verit l'auto-manifestazione della stessa, per il tramite della sensibilit umana, sia esterna che interna.

L'espressione creativa e variabilissima della natura trova limite e composizione nella dialettica verticale che si instaura fra due elementi e principi energetici: il calore, che ha sede prima e privilegiata nel Sole, e che ha come effetto la rarefazione ed il movimento delle materie apparentemente inerti, ed il freddo, che ha sede privilegiata nella Terra, e che tende ad appesantire, condensandole, tutte le materie inerti, facendole rimanere immobili. Soggetta all'azione combinata di questi due principi di movimento e di costituzione la materia apparentemente inerte, passiva.

Rotazione-rivoluzione e caduta verso il basso rendono quindi subito la spazializzazione dinamica dei movimenti e delle qualit relative dei corpi, che possono essere assegnati tramite l'applicazione di questi due principi, che risultano quindi collegati ed interagenti fra loro, mutamente e mutualmente sensibili.

Nella dialettica creativa di Telesio ognuno dei due principi sente l'altro e gli si oppone: stabilisce per se stesso la propria egemonia (i propri luoghi privilegiati), rispetto a quella dell'altro, e nello stesso tempo vi si insinua, per contemperarne l'azione. I due principi, infatti isolati, sarebbero totalmente distruttivi; intrecciati, invece, compongono la vita e l'azione della materia apparentemente inerte. Ogni principio, quindi sente se stesso ed avverte l'azione dell'altro, a lui opposto. Per immagine e riflesso ogni corpo naturale che risulta dalla combinazione dell'azione dei due principi fondamentali sente, giudica, valuta ed interagisce immediatamente con ogni altro corpo naturale (simpatia universale).

All'interno della relazione dialettica verticale fra fuoco e terra, gli altri due elementi aria ed acqua risultano come elementi derivati, per progressiva condensazione ed opposta rarefazione.

Nel quadro costituito da questa dinamica oppositiva naturale di tipo qualitativo ed aristotelizzante, Telesio inserisce la necessit di una ricerca quantitativa, che investighi le condizioni ed il limiti entro i quali le singole e relative potenze naturali possano essere conosciute, controllate ed orientate. Tanto aristotelizzante nella dimensione naturale, quanto anti-aristotelico in quella fisica e metafisica, Telesio intreccia fortemente la realt divina nel fondamento materiale e sensibile della natura, come principio della creazione e conservazione degli enti naturali: Dio, quindi, non motore immobile separato, ma al contrario motore ed ordinatore inseparato dall'intero corpo vivente e sensibile naturale. Egli agisce per il tramite dei principi che ha posto nel creato.

L'intelligenza intrinseca alle operazione naturali implicher poi la fede nella sussistenza di un'anima universale, che vivifichi l'orientamento e le finalit di esistenza e di movimento di tutti gli esseri creati.

L'anima sensibile ed intellettuale dell'uomo si intreccia e partecipa con l'anima sensibile ed intelligente della natura universale. Il prospetto ed il movimento verso il bene che caratterizza le interazioni reciproche generali della natura viene riconosciuto immediatamente dalla simpatia delle radici profonde della sensibilit umana, che polarizza in se stessa l'azione dei due principi, come radice profonda ed alto ideale: da un lato la sensibilit che sembra sempre procedere dall'esterno, dall'altro la percezione interna e l'emergere della coscienza (intelligenza). L'intelligenza estende e cos universalizza gli apporti desunti dalla sensibilit, procedendo alla generalizzazione ed astrazione dei rapporti particolari, vissuti a livello dell'esperienza. In questo rapporto fra basso ed alto l'uomo riscopre le proprie virt morali, che si riassumono nel riconoscimento, nell'adeguazione e nel perseguimento di quel prospetto e di quel movimento verso il bene, garantito dallo spirito vitale del mondo. L'unico principio etico dell'uomo sar allora conservare lo spirito vitale nel mondo.

L'uomo pu quindi riconoscere in se stesso e in ogni altro essere naturale la presenza e l'azione dello spirito vitale, che fa s che ogni ente creato voglia conservare il proprio essere. Questo criterio diventa quindi l'atto di prospetto, di finalizzazione ed eventuale limitazione (in ci consiste la virt) dei piaceri e dei dolori esperibili dal e nel mondo dal singolo soggetto o dalla comunit dei cittadini nella plis costituita.

Di fronte alla finalit eminentemente naturale delle azioni umane, sta la possibilit di rivolgersi con un'anima ulteriore, aggiunta da Dio, al bene sovrannaturale. Cos di fronte alle scelte naturali e razionali, l'uomo conserver una libert di confronto superiore, concessa da Dio.

4. Giordano Bruno.

Giordano Bruno (1548 1600 d.C.) procede lungo la strada aperta da Bernardino Telesio, facendo valere il suo principio creativo e dialettico, ma inserendolo in una specialissima riapertura dell'orizzonte neoplatonico, capace di combinare insieme il pensiero dell'Uno infinito e della materia vivente ed egualmente infinita. Qui la speculazione filosofica occidentale tocca le sue pi alte vette e le sue profondit pi abissali. Di formazione domenicana, Filippo (poi Giordano) Bruno viene subito influenzato dal principio di fraternit della fede erasmiana. Cos entra immediatamente in urto con l'istituzione ecclesiastica che lo accusa di larvato anti-trinitarismo e di malcelato protestantesimo (per il suo disprezzo delle immagini dei santi) e deve cominciare la sua peregrinazione, prima risalendo la penisola italica ed attraversando la pianura padana, poi rifugiandosi a Ginevra, Tolosa e Parigi.

Qui compone le sue prime opere filosofiche in latino: De umbris idearum, Cantus Circaeus, la commedia filosofica Candelaio. Diventa importante alla corte del re francese Enrico III per la sua arte della memoria, che combina con la sua formazione neoplatonica e che contamina progressivamente con il nuovo pensiero della sostanza infinita. Trasferitosi a Londra, compone i famosi Dialoghi Italiani: Cena de le Ceneri; De la Causa, Principio e Uno; De l'Infinito, Universo e mondi; Spaccio de la Bestia trionfante; Cabala del Cavallo pegaseo; De gli Eroici furori. Qui egli d completezza al principio creativo e doppiamente dialettico attraverso il pensiero e la realt (naturale, razionale e morale) dell'infinito. Rientra a Parigi, per dirigersi successivamente in Germania ed a Praga. In terra tedesca compone i suoi poemi filosofici in latino: De minimo; De monade; De immenso et innumerabilibus. Rientrato in Italia, viene incarcerato prima dall'Inquisizione veneziana e poi da quella romana. Viene arso vivo sul rogo, come eretico ostinato e pertinace, il 17 febbraio 1600 (anno giubilare), a Roma in Campo de' fiori.

La speculazione filosofica di Giordano Bruno inizia con l'adesione ad una forma speciale di neoplatonismo: un neoplatonismo che salvaguarda sia il principio cusaniano dell'unit degli opposti, sia la trasformazione progressiva dell'orizzonte razionale con l'introduzione dell'immagine creativa e doppiamente dialettica dell'infinito. Immagine in senso sensibile, sentimentale e razionale. In questo modo il piccolo mondo telesiano viene espanso e proiettato senza alcuna limitazione: nei Dialoghi Italiani l'apertura dell'infinito viene vissuta come innumerabilit dei mondi Soli e Terre (in rapporto di reciproco sostentamento) nell'infinitezza dell'Universo, quale immagine viva e razionale dell'infinitezza di Dio (Padre come infinita Libert, Figlio come infinita Eguaglianza, Spirito come infinito ed universale Amore).

Rivoluzionata in questo modo la concezione teologica, Bruno rivoluziona la concezione cosmologica e la concezione morale e politica. L'infinito della potenza l'infinito della volont, l'infinito della sapienza l'infinito dell'amore: tutto ci che desidera essere e, per farlo, entra in composizione creativa e dialettica con gli enti esistenti a lui pi vicini (sia dal punto di vista degli astri solari e dei pianeti terrestri, che dal punto di vista dei soggetti umani). Questa unit l'unit della materia, l'unit dell'anima e l'unit dell'intelletto: infine la coincidenza con l'unit infinita di Dio.

La potenza e la volont di vita della natura nell'universo infinito infinita: continuamente nuove forme profluiscono dal seno della materia animata, mettendosi poi in relazione secondo un punto di vista che sempre teologico, politico e naturale, ma che di volta in volta assume le figure materiali dei corpi celesti (grandi animali intellettuali), della loro composizione relativa e reciproca (Soli e Terre), dei loro movimenti relativi, in un universo infinito ed animato esso stesso.

Oppure dei corpi umani, alla ricerca della migliore costituzione con la quale sopravvivere, attuare i propri progressi nella civilt ed offrire l'uno all'altro quell'amore reciproco, che prova e segno dell'infinito d'amore che regge l'universo stesso. Cos la speculazione bruniana cassa la distinzione, la separazione e la contrapposizione religiosa di natura e sopranatura, in nome dell'unit gi indicata. Bruno rimette sui propri piedi natura e ragione, riunendole in uno scopo di giustizia ideale ed infinito.

in nome di quest'unit ancora che Giordano Bruno, come critica ferocemente le astruserie irrazionali della religiosit tradizionale (accusata di superstizione), cos pure condanna il fanatismo e la moltiplicazione delle sette della Riforma protestante, in tutte quelle sue partizioni che maggiormente annichilavano ogni libera virt delle opere e dell'impegno civile e fraterno. Conscio della possibilit di restituire al mondo un'antica ed originaria sapienza religiosa, razionale e naturalistica, che attraversa l'ermetismo, il cabalismo, le speculazioni dei presocratici, il pitagorismo, il platonismo e lo stesso cristianesimo, il filosofo di Nola combatte la crisi ed il rovesciamento del mondo con un suo speciale ri-rovesciamento: la riapertura dell'orizzonte naturale e razionale dell'infinito, contro la concezione dell'universo chiuso, delimitato e predeterminato da una sorta di giudizio di Dio, immagine dietro la quale vige il fantasma proteiforme del potere e dell'alienazione umana.

Il principio creativo ed il rapporto doppiamente dialettico orizzontale e cosmologico, verticale e teologico-politico - che l'infinito intesse con la natura e la razionalit in generale e con quella umana in particolare fa s che la mente possa essere intesa sia come immagine viva ed intelligente del reale (mens insita omnibus), sia come realt stessa dell'orizzonte che lo comprende (mens super omnia). In entrambi i casi la mente una manifestazione di Dio: del Divino che si fa Minimo (immanenza) e di quello che si rende Massimo (trascendenza).

Come mente insita nelle cose Dio vale come anima del mondo (o dell'universo): essa la vita intelligente che opera secondo i propri fini per la conservazione del tutto e di ciascuno degli enti creati (astri e organismi in essi viventi). Questa operazione interna alla materia universale (intelletto come motore de l'universo e artefice interno), che viene sviluppata e svolta (esplicata) secondo i piani della divina provvidenza.

Tutto ci che esiste, vive e si muove come un unico ed immenso organismo, dotato di un'unica forma ed un'unica materia - all'interno dell'orizzonte infinito Universo. Esso quindi uno, infinito ed immobile, ovverosia intrasformabile in altro. In questo modo Giordano Bruno distrugge il procedimento separativo, astrattivo e contrappositivo caro ad un certo platonismo con valenze aristotelizzanti, che deponevano in capo al mondo un Dio egemone e governante, di fronte ad una natura soggetta e dipendente, schiava ai suoi voleri. Il procedimento successivamente qualificato come la fonte dell'alienazione della potenza naturale e razionale.

In questo modo la materia non pu e non deve essere disgiunta dalla fonte creativa e dall'orizzonte ideale degli enti creati, n tanto meno deve a questi venire contrapposta, come un isolato ed isolabile prope nihil, un quasi nulla, luogo inerte dell'esercizio di un potere sovrano ed assoluto.

La materia al contrario potenza e volont, desiderio ed immaginazione: essa vale come apertura che sale e diviene superiore, per la sovra-imposizione delle forme dell'intelletto, quindi ha una valenza divina (cfr. David di Dinant).

Il principio creativo ed il rapporto doppiamente dialettico al quale d origine, movimento e forma l'infinito bruniano e la nuova considerazione della materia permettono alla sua speculazione di addivenire ad un primo risultato, sul piano cosmologico, affermando la moltiplicazione innumerabile ed esplosiva dei mondi: l'infinito ha per immagine e copia di se stesso, della propria inesauribile produttivit e creativit, l'innumerabilit degli astri celesti, siano essi astri solari (dominati nella loro costituzione dal principio del fuoco e del calore) o pianeti di tipo terrestre (dominati nella loro costituzione dal principio acqueo).

Dal punto di vista acquisito la speculazione cosmologica bruniana con i suoi principi dell'unit della materia, della sua vita intelligente interiore e della sua autonomia e libert razionale - fa piazza pulita, dunque, non solo della sistemazione aristotelico-tolemaica del mondo, accentuando in senso qualitativo la dimensione quantitativa dell'illimitato cosmo occamista, ma supera anche la ristrettezza di visione della concezione copernicana, ridotta ad un criterio matematizzante ed ancora chiuso e limitato (predeterminato) dell'universo stesso.

Ma la stessa struttura offre la possibilit a Bruno di affermare, dal punto di vista dei soggetti naturali e razionali umani, la sussistenza di un'etica religiosa e civile, fondata sul reciproco riconoscimento e sulla reciproca fraternit.

Qui entra il nuovo concetto di Spirito, che viene fatto valere dalla speculazione bruniana. Il desiderio che muove l'essere va al Padre, la libert, ma andando al Padre fa si che questi diventi e si protenda, si trasformi come Figlio, eguaglianza (eguaglianza di se stesso). Allora l'infinito della libert, scopo dell'infinito del desiderio e dello Spirito, diviene apparentemente capovolgendosi (mito di Atteone in versione teologica) infinito dell'eguaglianza, termine e scopo finale dell'umano consesso. quindi il concetto dell'infinit ed universalit dello Spirito come desiderio ed amore con un richiamo della tensione neoplatonica ad innervare la riscoperta etica e religiosa, civile e politica, dell'apertura doppia d'infinito (ecco di nuovo l'immagine alchemica della X) e della sua unit: il furioso tale, perch coglie questa doppia apertura e la sua unit (De gli eroici furori).

Cos sempre il furioso si muove dall'amore e dal desiderio carnale, per attraversare la bellezza e la bont dell'intero orizzonte infinito del desiderio stesso, che lo porta attraverso tutti i mondi, per ricongiungerlo al divino, all'estremo dell'eguaglianza infinita, che rende reale nel suo essere ideale, l'infinito della libert, da esso inscindibile. Per questo l'apertura d'infinito del desiderio e della libert valgono come coscienza naturale e razionale dell'uomo. Viene in questo modo spiegata la vicinanza della speculazione bruniana con le forme pi rivoluzionarie della teologia riformata (anabattisti e movimenti comunistici), che fecero valere l'estremizzazione e l'apertura radicale del principio di coscienza in Dio luterano. Qui resta spiegata, ancora, l'idiosincrasia bruniana nei confronti del predeterminismo reazionario dei puritani calvinisti e la tolleranza vissuta negli ambienti luterani tedeschi, successivamente all'allontanamento parigino.

L'orizzonte aperto della libert e del desiderio il motore dell'azione umana, che in questo modo si avvia lungo il procedere di attivit che rendano concreti gli ideali di eguaglianza perseguiti, tradizionalmente indicati dal persistere in epoca rinascimentale del mito repubblicano romano. Come l'orizzonte ed il fine desiderato danno quindi forma completa all'azione dell'opera umana, essi stabilizzano le virt morali e civili depositarie di una vita fraterna e democratica: lo sforzo e la fatica, l'abilit e l'ingegno, il lavoro ed il perseguimento della felicit generale. Al contrario la concezione separatista ed astrattiva, alienante e contrappositiva, che valeva come orizzonte ideologico dello stato nazionale e borghese in formazione che Bruno vedeva sia nel vecchio tradizionalismo cattolico, che nell'anglicanesimo anche riformato (cfr. la disputa feroce con gli accademici aristotelizzanti di Oxford), o nel predeterminismo reazionario calvinista (cfr. la disputa giovanile a Ginevra) portava alla costitu-

zione di una classe oligarchica ed egemone, garantita dall'orizzonte teologico tradizionale o riformato, e chiusa posseditrice degli strumenti culturali, economici e sociali capaci di assicurare il potere e l'eventuale consenso della nuova parte civile e politica preponderante: quella dei possessori degli strumenti di produzione del profitto (l'antica classe fondiaria, la nuova oligarchia monetaria, finanziaria e mercantile).

Il potere politico e religioso

5. Campanella.

Tommaso Campanella (1568 1639 d.C.) chiude la serie dei pensatori naturalisti rinascimentali ed italici. Come Giordano Bruno frate e teologo domenicano, Campanella esibisce come il confratello nolano una giovanile influenza del pensiero telesiano. Nella Philosophia sensibus demonstrata (1591) Campanella ricuce il rapporto con l'ideale divino del naturalismo sensibile telesiano, agganciandolo alla potenza creatrice e provvidenziale divina. Trasferitosi a Napoli, egli approfond i propri interessi neoplatonici e scientifici, approdando all'alchimia e alla magia. Contro Giovan Battista della Porta scrisse il De sensu rerum et magia (1592), dove sensibilit ed ideale divino vengono strettamente intrecciati dalla ripresa del tema dell'artificio: Dio crea e dispone le finalit e gli scopi degli enti creati nell'immagine razionale di uno spazio, che il riflesso vivente della triangolazione trinitaria Potenza, Sapienza e Amore.

All'interno di questo spazio, poi, Campanella depone la triangolazione telesiana di caldo, freddo e materia. Cos riprendendo la dialettica creativa naturale e verticale del proprio maestro, il teologo domenicano mitizz le figure del cielo e della terra, per mostrare l'origine per unit degli opposti degli enti creati. Questi vengono al mondo sotto l'influenza di un'immagine ulteriore della prima Trinit: Necessit, Fato ed Armonia stabiliscono la triangolazione all'interno della quale queste tre primalit divine intrecciano la costituzione, la determinazione e la finalit degli esseri tutti (l'Idea di s).

Potenza

Necessit

Fato

Sapienza

Amore

Armonia

La Trinit e il triangolo delle primalit

IDEA DI SE'

All'interno dell'Idea di s che il cosmo ha per se stesso e che costituisce la sua unit massima - nella sua causa, nei suoi mezzi e nel suo scopo (anima intellettuale e provvidenziale del mondo) ogni essere vivente subisce una serie ininterrotta di trasformazioni e di cambiamenti, di forma e di materia, patendo un'infinit di morti e di rinascite, sotto dimensioni e spoglie diverse. Ognuno di questi passaggi determinato dalla volont e dal desiderio di progresso. Questa processualit per combattuta dalle primalit negative del mondo finito: Impotenza, Insipienza e Odio. Che offrono la motivazione e la spiegazione di tutte le tentate negazioni, di tutti gli ostacoli alla realizzazione e di tutte le resistenze violente al compimento armonico delle finalit unitarie. La magia positiva e naturale il superamento di questa triangolazione negativa: essa ricostituisce la potenza, fluidifica il rapporto di causa ed effetto e porta a felice compimento la finalit intrinseca e naturale di ogni cosa.

L'Idea di s propria, dunque, di ogni essere determinato in generale. Nell'uomo l'Idea di s vale come sensus inditus, senso interiore e profondo di se stesso, fondamento e base essenziale della conoscenza (notitia innata). Questa poi si sviluppa giungendo al grado intellettuale e razionale discorsivo, attraverso il riflesso della conoscenza esterna, sensibile (notitia illata). Cos ogni cosa sente se stessa di per s ed essenzialmente, mentre sente le altre cose accidentalmente, cio in quanto ha coscienza delle modificazioni che esse le procurano. Al culmine del processo conoscitivo troviamo Dio, che non risulta oscurato da alcuna conoscenza acquisita (Metafisica). Potenza d'essere ed agire (natura prescrittiva), conoscere ed amare formano allora come si visto quella triangolazione all'interno della quale emerge l'essere ed il divenire del soggetto, dei soggetti, anche nella loro vita comune.

In particolare nella loro vita comune i soggetti umani sono regolati dall'amore di s e dal desiderio della propria conservazione. Sono ed agiscono secondo la propria caratterizzazione naturale e personale, hanno rapporti con il mondo esterno e con gli altri soggetti, ma spesso dimenticano l'orizzonte teologico che li accomuna. questo orizzonte comune ad essere unico come unico il Dio dei cristiani ed a costituire quella forma che potrebbe predisporre ed organizzare una vita felice, fondata sul riconoscimento generale dell'amore infinito ed universale (Spirito). in questo modo che si fonda ed edifica uno stato perfetto, uno stato ideale. Esso dovrebbe avere al culmine del potere un re-sacerdote (Sole), attorniato da tre consiglieri, per la potenza (Pon), per la sapienza (Sin) e per l'amore (Mor). Questo insieme coordinato ordina ed organizza la vita quotidiana dei cittadini, nella citt del Sole.

Ogni singolo cittadino ha dunque predisposta, seguendo la propria natura, la propria vita lavorativa e di svago, mentre tutti i beni e le donne rimangono di propriet dello Stato. Credenza e fede comune la fede nello Spirito, una forma di religione naturale e razionale, universalmente riconoscibile ed accettabile (un cristianesimo purificato dagli abusi). Essa vale come religione innata, mentre le altre forme religiose svolgono la funzione di religioni acquisite, imperfette ed eventualmente persino false. La spinta religiosa innata forgia dunque la positivit propria, la costituzione di riti e di cerimonie, di forme sacramentali adeguate (Citt del Sole). Solamente grazie a questa adeguazione e riforma del cristianesimo, dunque, l'ateismo e l'eresia potranno essere debellate (Atheismus triumphatus). Gli stessi segni astrologici e le profezie indicano la necessit di questo ritorno al principio (Quod reminescentur).

Con la sua riforma del costume e della pratica del cristianesimo, che allontanasse gli abusi della credulit e della superstizione e che dissolvesse ogni giustificazione per le forme arbitrarie e corrotte del potere ecclesiastico, Campanella si propone di restituire la Chiesa lasciando immutati i suoi dogmi fondamentali e la sua struttura gerarchica alla sua semplicit ed evangelicit originarie, in modo tale da ricostituirne la forza ed energia di diffusione e proselitismo iniziali. Strumento secolare di questa riforma e di questa ricostituzione avrebbero dovuto essere nelle intenzioni di Campanella, prima la monarchia spagnola contro la quale per ordisce la congiura del 1599 e poi quella francese, presso la quale trascorre gli ultimi anni della sua vita, dopo l'allontanamento da Roma ed a conclusione di una vita travagliata dai processi inquisitoriali e dal carcere.

Tommaso Campanella