351ª Fiera di Lendinara Il saluto del Sindaco · 3 351ª Fiera di Lendinara mandato ringrazio in...

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1 351ª Fiera di Lendinara In copertina Giardino romantico di Ca’ Dolfin, l’Isola della Poesia foto Max Art di Massimo Cuoghi. Stampa Tipografia Lendinarese. Città di Lendinara Regione del Veneto Pro Loco di Lendinara 351ª Fiera di Lendinara 2 - 11 settembre 2016 C ari Cittadini, Cortesi Ospiti, come da tradizione consolidata, con la fine dell’estate prendono avvio le manifestazioni del Set- tembre Lendinarese, giunto alla sua 351ªedizione. Anche quest’anno l’evento assume una rilevanza che va ben oltre i confini comunali, grazie ad un pro- gramma di iniziative assai interessante ed articolato e alla partecipazioni di numerosi espositori. Ritengo, quindi, doveroso ringraziare, a nome mio personale e dell’Amministrazione comunale che rappresento, le tante persone che, con impegno e ge- nerosità, hanno dato il loro contributo per l’organiz- zazione dell’edizione 2016 della Fiera di Lendinara. Colgo anche l’occasione per condividere con Voi una brevissima considerazione. Il successo ottenuto negli anni dal “Settembre Lendinarese” dimostra quanto sia importante credere nel proprio territorio e lavorare, con passione, per la sua crescita e della comunità che in esso vive ed opera. Il mio invito, rivolto a tutti, è pertanto quello di “amare” la propria Città, di averne cura e di valoriz- zarne le tante ricchezze e potenzialità, con la consa- pevolezza che solo con il contributo di tutti, piccolo o grande che sia, si possono raggiungere importanti obiettivi. Infatti, senza questa attenzione nei confronti della Città, ogni sforzo di rilancio rischia di risultare vano. Un grazie particolare, quindi, a tutti coloro che si sentono protagonisti di questa impegnativa ma af- fascinante sfida e che assieme a noi intendono im- pegnarsi per costruire, ogni giorno, una Lendinara migliore. Buon Settembre Lendinarese a tutti. Luigi Viaro Il saluto del Sindaco

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351ª Fiera di Lendinara

In copertina Giardino romantico di Ca’ Dolfin, l’Isola della Poesiafoto Max Art di Massimo Cuoghi.Stampa Tipografia Lendinarese.

Cittàdi Lendinara

Regionedel Veneto

Pro Locodi Lendinara

351ª Fiera di Lendinara2 - 11 settembre 2016

Cari Cittadini, Cortesi Ospiti,come da tradizione consolidata, con la fine

dell’estate prendono avvio le manifestazioni del Set-tembre Lendinarese, giunto alla sua 351ªedizione.Anche quest’anno l’evento assume una rilevanza

che va ben oltre i confini comunali, grazie ad un pro-gramma di iniziative assai interessante ed articolato e alla partecipazioni di numerosi espositori.Ritengo, quindi, doveroso ringraziare, a nome mio

personale e dell’Amministrazione comunale che rappresento, le tante persone che, con impegno e ge-nerosità, hanno dato il loro contributo per l’organiz-zazione dell’edizione 2016 della Fiera di Lendinara.Colgo anche l’occasione per condividere con Voi

una brevissima considerazione. Il successo ottenuto negli anni dal “Settembre Lendinarese” dimostra quanto sia importante credere nel proprio territorio e lavorare, con passione, per la sua crescita e della comunità che in esso vive ed opera. Il mio invito, rivolto a tutti, è pertanto quello di

“amare” la propria Città, di averne cura e di valoriz-zarne le tante ricchezze e potenzialità, con la consa-pevolezza che solo con il contributo di tutti, piccolo o grande che sia, si possono raggiungere importanti obiettivi. Infatti, senza questa attenzione nei confronti della

Città, ogni sforzo di rilancio rischia di risultare vano. Un grazie particolare, quindi, a tutti coloro che si

sentono protagonisti di questa impegnativa ma af-fascinante sfida e che assieme a noi intendono im-pegnarsi per costruire, ogni giorno, una Lendinara migliore. Buon Settembre Lendinarese a tutti.

Luigi Viaro

Il saluto del Sindaco

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351ª Fiera di Lendinara

C’è modo e modo di vivere o far vivere una Pro Loco.

Essendo un’Associazione di vo-lontariato, gli iscritti potrebbero ritenere corretto o sentirsi suffi-centemente gratificati, nel presta-re il proprio servizio e la propria creatività in qualche singolo av-venimento ritenuto importante

per la propria città. Non è così per la Pro Loco di Lendinara almeno da otto anni.Quando sono stata eletta Presidente nel il mio pri-mo mandato, la Pro Loco lendinarese stava vivendo un momento piuttosto critico. I rapporti con le al-tre Associazioni di volontariato e sportive si erano lentamente deteriorati pur avendo vissuto momenti importanti dal punto di vista di alcune attività. Non

è stato né facile, né immediato dipanare vecchie dia-tribe che avevano di fatto portato a tale status quo. Con il tempo, spirito di sacrificio, di umiltà, di vo-lontà e con il lavoro costante di due ottime squadre che si sono succedute nei due mandati, crediamo di esserci riusciti. Attività di musica, di teatro, di dan-za, di prosa e poesia, di pittura… conferenze su te-matiche politiche, filosofiche, psicologiche o scien-tifiche, iniziative sportive, culinarie o comunque di varie forme d’intrattenimento e divertimento, si sono succedute con ritmi frenetici, soprattutto dal 2013 in poi a volte portate avanti in collaborazione con altre Associazioni di volontariato, a volte porta-te avanti da soli.Colgo l’occasione a tale proposito per ringraziare tut-ti quanti hanno lavorato con me sia nel primo che nel secondo mandato. Per quanto riguarda il primo

Il saluto del Presidente della Pro Loco

Presentazione

L’apertura del Numero Unico di quest'anno è

dedicata, con due articoli del nostro concittadino esperto di storia risorgimentale Gior-gio Baccaglini, alla ricorrenza del 150° anniversario dell'an-nessione del Veneto, e di Lendinara, all'Italia, avvenu-ta nel 1866, al termine della terza guerra di indipendenza.

Questi articoli assumono maggior rilievo in consi-derazione della prossima apertura di un Museo del Risorgimento a Lendinara, che al Risorgimento ha partecipato con i suoi uomini migliori.In questi anni si ricordano anche gli anniversari del-la grande guerra del 15/18, e questo Numero Unico li celebra ricordando la vita e le gesta di Teobaldo Vantini che in quel conflitto si coprì di gloria, con-quistando quattro medaglie d'argento e tre di bronzo.Tra i fatti di attualità sono stati ritenuti degni di menzione l'apertura della Porta della misericordia presso il Santuario della Madonna del Pilastrello, in occasione del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, e il 'viaggio' a Londra della tela del Mancini conservata presso il Duomo di Santa Sofia. Si è colta invece l'occasione dei lavori di restauro effettuati o programmati rispettivamente alla torre

dell'orologio e alle due passerelle sull'Adigetto per fare un po' di storia dei manufatti interessati.Anche quest'anno abbiamo voluto dare risalto ad al-cuni lendinaresi che hanno fatto carriera in diversi campi e ai neolaureati, valorizzando i talenti locali e gli obiettivi raggiunti da tanti giovani. Seguono vari articoli di storie antiche e recenti di Lendinara che riguardano le sue chiese, i suoi personaggi, le sue attività e alcune sue caratteristiche particolari. Ringrazio coloro che hanno collaborato a questa pubblicazione, il già citato Giorgio Baccaglini, Re-nato Scarpi, Milo Vason, le giornaliste Samantha Martello, Manuela Marchina e Ilaria Bellucco, Fran-co Fioravanti, Elena Fioravanti, Giovanni Ferracin e la sua miniera di documenti inediti, e infine il depositario della storia del calcio lendinarese Paolo Fasiol.Ringrazio anche coloro che hanno contribuito con le loro testimonianze a ricostruire fatti recenti, come Alvise Bassi, Franco Gasparetto e Renato Scaranaro per la storia di Radio Lendinara, Arnaldo Gherardi-ni, Paolo Pasello, Paolo Coeli, Paolo Bellini, Giu-seppe Renesto e Giancarlo Resente per la storia dei gruppi musicali a Lendinara negli anni '60.

Ennio BelluccoCuratore del Numero Unico

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mandato ringrazio in particolar modo Adriano Spi-golon, Renato Cotta, Danilo Donegà, Aurelio Ca-melini, Mirella Cogo, Sandra Valerini e Barbara Dau che non faceva parte del direttivo ma è stata una presenza determinante in piu occasioni. Un pensie-ro affettuoso rivolgo a Claudio Celeghin e Roberto Brandolese che non sono più con noi.Per il secondo mandato invece, la mia calda ricono-scenza va rivolta a Luisa Baccaro, Antonio Boldo e Maurizio Toso, Silvana Ramazzina ed Ennio Belluc-co. Chi in un settore, chi in un altro sono stati validi supporti in questi quattro anni. Ci sono persone che non hanno avuto nessuna carica né nel primo, né nel secondo mandato ma che mi sono sempre state vicine portando la loro esperienza,la loro dinamicità e il loro valido aiuto in moltissime occasioni: Franco Ferrari e Mariella Ghinatti.Una costante di entrambi i mandati è stata anche la buona collaborazione con l’Amministrazione Co-munale che ha dato luogo ad un interscambio basato sul rispetto ed equilibrio. Anche noi della Pro Loco pensiamo che Lendinara deve essere viva e propo-sitiva per fiorire ed instillare nei suoi cittadini un senso di amore,fiducia e orgogliosa appartenenza. Determinante in questo momento, è capire le poten-

zialità del paese per promuovere quel turismo minore che sembra essere anche la carta vincente per smuo-vere un po’ l’economia. Dobbiamo solo crederci noi lendinaresi per primi. È in quest’ottica che vanno visti gli sforzi fatti da Amministrazione Comunale e varie Associazioni, Pro Loco compresa, per promuo-vere una stagione teatrale che per la prima volta lo scorso anno ha chiuso in positivo; è in quest’ottica che è stata intensificata l’attività della nostra bellis-sima e fornitissima biblioteca; è in quest’ottica che verrà creato il Museo del Risorgimento (periodo im-portantissimo nella storia di Lendinara e nazionale) al piano superiore di Palazzo Boldrin .Lendinara possiede i presupposti per poter occupare un posto di ragguardevole importanza in quella rete di turismo minore che in tutta Italia si sta lentamen-te muovendo. Sta all’avvedutezza e lungimiranza degli amministratori, alla sensibilità e intelligenza delle Pro Loco (che sono per definizione stessa le più vicine al territorio) all’intuizione di commercianti e operatori del settore economico, cogliere l’opportu-nità di cambiar le cose.Lendinara può. Prendiamone atto.

Alda Marchetto

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351ª Fiera di Lendinara

Arrivano gli Italiani Giorgio Baccaglini

La notizia era nell’aria già da qualche giorno, ma la conferma ufficiale piombò su Lendinara mer-

coledì 25 aprile 1866, giorno della Fiera di S. Marco. Il Ministero della Guerra di Vienna aveva ordinato la mobilitazione generale: tutti i permessanti, cioè i giovani con obblighi di leva, dovevano, sotto mi-naccia di gravissime sanzioni, presentarsi al reparto militare cui erano stati assegnati. Non sappiamo di preciso quanti ragazzi lendinaresi siano stati richia-mati in quell’occasione ma il loro numero deve, sta-tisticamente, aggirarsi intorno ai cinquanta. Alla metà di maggio i tremila uomini del 38° fanteria, reggimento formato esclusivamente con coscritti polesani e della Bassa Padovana, erano schierati sul confine boemo attorno alla città di Munchengratz. Non appena la guerra fosse scoppiata, loro sarebbero stati i primi ad affrontare i Prussiani. Non era un segreto per nessuno, infatti, che en-

tro l’estate il Regno d’Italia, da sud e la Prussia, da nord, avrebbero attaccato simultaneamente l’Impe-ro d’Austria. Molti lendinaresi, nelle settimane pre-cedenti quel 25 aprile, avevano attraversato il Po, confine tra il Veneto austriaco e l’Italia: alcuni per sfuggire alla chiamata alle armi da parte di Vienna, altri per andarsi ad arruolare con Garibaldi.Il Generale, anche questa volta, aveva infatti mo-

bilitato le sue camicie rosse, per dare manforte al Regio Esercito nella campagna per la conquista del Veneto. Nel suo Corpo Volontari Italiani c’erano, oltre al capitano Alberto Mario, cinquanta lendina-resi: il più vecchio, Antonio Raisaro, aveva 39 anni, il più giovane, Giovanni Ponzetti, non aveva ancora compiuti 18.A Lendinara, intanto, anche le poche famiglie che

non avevano un figlio sotto le armi, da una parte o dall’altra, guardavano con preoccupazione crescente ai preparativi per la guerra. Era divenuto uno spet-tacolo quotidiano veder passare lunghe colonne di

soldati, provenienti dai quattro angoli dell’Impero, ungheresi, cechi, serbi, dirette verso il Po o in dire-zione di Verona. Tutti i ponti sull’Adigetto e sul Ca-nal Bianco erano stati minati e chiunque possedesse un’arma da fuoco, fosse anche un fucile da caccia, era stato costretto a consegnarla alle autorità di po-lizia. Falliti tutti i tentativi di mediazione tra Italia, Prus-

sia e Austria, la guerra iniziò alla mezzanotte del 22 giugno 1866. Lendinara era completamente indifesa, perché perfino i cinque gendarmi, che fino al giorno prima avevano garantito l’ordine pubblico, avevano abbandonato in fretta e furia la loro caserma di via Adigetto e si erano ritirati a Rovigo. La prima notte di guerra di Lendinara fu rischiarata dalle esplosio-ni dei ponti di Canda e Castelguglielmo fatti saltare dagli Austriaci in ritirata.Per due settimane l’intero Polesine occidentale fu,

Cologna: quartier generale del 6º Reggimento e sede del generale Garibaldi (1)

Centocinquanta anni fa il Veneto diventava italiano. Nello scorso mese di giugno la sala “Brunetto Boldrin” di palazzo Conti ha ospitato una mostra documentaria dal titolo “Lendinara 1866 - L’ingresso nel Regno d’Italia dalle carte dell’Archivio Storico Comunale”. La mostra, di cui chi scrive è stato il curatore insieme a Nicola Gasparetto, aveva come obiettivo quello di illustrare gli avvenimenti dell’anno dell’an-nessione da un punto di vista assolutamente particolare e inedito: quello lendinarese.Sarebbe difficile elencare in poche righe le numerose vicende susseguitesi in quell’anno davvero straor-dinario per la nostra città.Qui mi limito raccontare ai lettori del Numero Unico 2016 la storia del giorno, a mio avviso più importante del 1866, l’11 luglio, il giorno in cui….

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di fatto, terra di nessuno: mentre duemila soldati au-striaci erano asserragliati all’interno della piazzaforte di Rovigo, difesa da quattro forti e centotrenta can-noni, gli Italiani non avanzavano. Finalmente nella notte tra l’8 e il 9 luglio, grazie

a tre ponti di barche gettati sul Po tra Castelnovo Bariano e Calto, più di centomila soldati sabaudi en-trarono in territorio polesano.La mattina del 11 luglio 1866 le avanguardie della

14ª Divisione di Fanteria del Regio Esercito Italia-no, comandata dal generale Emanuele Chiabrera, raggiunsero Lendinara, senza aver incontrato alcuna resistenza.Il tenente Temistocle Mariotti nel suo diario (oggi

conservato al Museo del Risorgimento di Treviso) così descrive quel giorno: “Alle ore 9 si giunge a Len-

dinara presso cui si forma l’accampamento. In prossimi-tà del paese ci riceve la banda cittadina. Grande entusia-smo. Questa popolazione è veramente entusiasmata per l’arrivo della nostra Divisione. Il sig. Minchio Franco vuole condurmi a casa sua. Alla sera grande luminaria e passeggio ed evviva. Insomma a Lendinara provammo delle dolci emozioni”.La guerra, in Polesine, era finita. Lendinara diven-

tava italiana, ma i problemi che la nuova Giunta Municipale Provvisoria, appena insediatasi, si trova-va a dover affrontare, erano immensi.Forse a qualcuno, in quei tragici momenti, ritor-

narono alla mente le profetiche parole di Massimo D’Azeglio: “Abbiamo fatto l’Italia, ora si tratta di fare gli Italiani”.

Condino, dove era acquartierato il 6° reggimento (1)

Chiesa di Condino(1)

1) Le illustrazioni riprodotte in questo articolo sono documenti eccezionali: sono disegni fatti dal lendinarese Giuseppe Marchiori, durante l’acquartieramento delle truppe garibaldine a Condino, dove si sarebbe svolta la battaglia del 16 luglio 1866. La battaglia fu combattuta dal 6° reggimento, il più lendinarese delle camicie rosse: i nostri concittadini in quel reggimento erano ben 23, tra cui tre dei quattro fratelli Marchiori che si erano arruolati con Garibaldi.Giuseppe Marchiori sarebbe diventato il primo direttore della Banca d’Italia, che a quei tempi era la massima carica dell’ente; la figura del governatore fu creata durante il ventennio. Si ringrazia Germana Bragiato per aver fornito il materiale e averne concesso la pubblicazione.

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1866: Il Plebiscito “femminile” Giorgio Baccaglini

Uno dei documenti a mio avviso più si-gnificativi esposti nella mostra “Il 1866

a Lendinara”, ospitata nella sala “Brunetto Boldrin” della Biblioteca Comunale duran-te lo scorso mese di giugno, era un foglietto manoscritto di venti centimetri per trenta, ingiallito dal tempo e macchiato dall’umi-dità. Si trattava di una lettera indirizzata nientemeno che al Re Vittorio Emanuele II: questa è la sua storia.Alla metà di ottobre del 1866, il Comune

di Lendinara fece affiggere in giro per la città dei manifesti nei quali si informava la po-polazione che, in base ad un Regio Decreto, il 21 ottobre successivo tutti gli abitanti del Veneto sarebbero stati chiamati ad esprime-re il loro voto sull’annessione al Regno d’I-talia. Chiunque quel giorno avrebbe potuto presentarsi in Municipio per scrivere un sì o un no su di una scheda che riportava la formula “Dichiariamo la nostra unione sotto il Regno d’Italia sotto il Governo monarchico costituzionale del re Vittorio Emanuele II e de’ suoi successori”. Trattandosi di un Plebisci-to, cioè di quello che noi oggi chiamiamo Referendum, per esercitare il diritto di voto erano richieste tre sole condizioni: avere più di 21 anni, essere residenti nel Comune ed essere maschi.Molte donne furono amareggiate da questa

decisione perché ancora una volta la Storia sarebbe stata scritta senza di loro.Fu così che alcune lendinaresi presero una decisione

clamorosa: avrebbero scritto al re in persona per riba-dire che, se fosse stato concesso loro di votare, anche loro si sarebbero espresse per il sì all’annessione.Il gruppo era molto variegato: due di loro, la nobil-

donna Maria Arquà Milani e la sarta Beatrice Vol-tolini Fenzi, erano madri di famiglia, un’altra, Tullia Battizocco, aveva da poco sposato il fratello di Al-berto Mario, le ultime tre, Giovanna Marchiori, An-gela Danieli e Angela Rigobello, erano nubili. L’età variava dai 47 anni dell’Arquà ai 25 della Marchiori.La lettera al re, scritta con una bellissima grafia dal-

la “segretaria” del gruppo Angela Rigobello, diceva:

Sire,sono vent’anni che noi continuamente votammo per

l’indipendenza ed unità del nostro Paese e votammo coi fatti.

Abbiamo educato i nostri figli all’amore d’Italia e per essa si allontanarono dal nostro cuore;piangemmo sui nostri mariti o li abbiamo confortati nei

dolori del campo;abbiamo sconosciuti i nostri amanti, se non pugnarono

per la Patria;molcemmo le lagrime di rabbia impotente de’ nostri ge-

nitori, colla speranza di quel voto che oggi si compie.Ah, Sire !E la formula di questo voto noi non potremmo valida-

mente ripeterla?E se la profferiamo l’urna non l’accetterà?Ebbene, o Sire, allora la deporremo nel vostro cuore, e

noi donne di Lendinara dichiariamo la nostra unione al Regno d’Italia sotto il Governo Monarchico-Costituzio-nale del Re Vittorio Emanuele II e de’ suoi successori.

SireQuando si accettano i fatti, non si possono rifiutare le

parole che li esprimono.

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Le sei coraggiose promotrici dell’iniziativa dice-vano il vero: erano tutte mamme, mogli, sorelle o cugine di qualcuno che, dal 1848 in poi, aveva rischiato la vita per la causa italiana.Con Garibaldi, per esempio, avevano combat-

tuto ben quattro dei fratelli di Giovanna Mar-chiori, mentre l’unico fratello di Angela Rigobel-lo, il sedicenne Ugo, era fuggito in Piemonte per arruolarsi nella cavalleria sabauda.Quando, il 22 ottobre 1866, la lettera fu final-

mente spedita a Firenze, allora capitale d’Italia, in calce ad essa non c’erano solo le firme delle sei promotrici, ma anche quelle di altre 469 donne di Lendinara.Se si considera che il Comune aveva all’epoca

circa 5300 abitanti, molti dei quali analfabeti, si comprende quale enorme valore, non solo per la storia del Risorgimento, ma anche per quella dell’emancipazione femminile, ha questo prezio-so documento conservato nell’Archivio Storico Comunale.Sei donne di età, condizione e, probabilmente,

orientamento politico diverso erano riuscite a raccogliere le firme di gran parte di quelle loro concittadine che sapevano scrivere.Il plebiscito ufficiale si svolse in modo regolare:

nel III Distretto del Polesine (Lendinara, Ramo-dipalo, Saguedo, Lusia, S. Bellino, Fratta, Villa-nova e Castelguglielmo) i votanti, tutti maschi ovviamente, furono 4830 e solo uno si espresse per il no all’annessione: il Veneto diventava così, anche formalmente, italiano.Le donne, invece, ottennero il diritto di voto solo nel 1946.

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Teobaldo Vantini: pluridecorato della I Guerra Mondiale Ennio Bellucco

Negli anni del centenario della prima guerra mondiale ricordiamo la figura del pluridecora-

to Teobaldo Vantini, nato a Lendinara il 25 febbraio 1894 da Luigi ed Eloisa Toffanello.Completati gli studi e diplomato geometra nel 1912,

svolge il servizio militare alla scuola allievi ufficiali e ne esce col grado di sottotenente. Allo scoppio della prima guerra mondiale Vantini parte per il fronte dove prende parte a tante battaglie come sot-tufficiale del battaglione d’assalto Col Moschin. Termina la guerra col grado di capitano, e decorato con quattro medaglie d’argento, tre di bronzo e due croci al valor militare. Dopo la guerra presta servi-

zio nell’esercito sia al distretto di Trieste, dove, durante alcuni moti di insurrezione, intervie-ne efficacemente ottenendo una croce al valore civile, sia al di-stretto di Padova.Lascia l’esercito nel 1936 col

grado di Maggiore.Come geometra accetta un in-

carico in una società che aveva diversi cantieri edili e stradali in Etiopia e si trasferisce quindi ad Addis Abeba. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruola vo-lontario con le truppe italiane: viene catturato dal-le truppe inglesi e rifiutandosi di collaborare viene internato in un campo di concentramento. Riesce a fuggire e vive alla macchia per circa un anno. Ri-

entra in Italia nella primavera del 45. Vive per circa due anni a Lendinara dove dimorano la moglie Ma-ria Laurenti, sposata nel 26, e i figli Eloisa e Fabio. Verso la fine degli anni 40 assume un incarico per conto della De Agostini di Novara e si trasferisce prima a Favale Ligure per dei rilievi cartografici e quindi a Cervo Ligure dove trasferisce sulla carta il

lavoro di mappatura affidatogli dalla De Agostini.Rientra a Lendinara a fine

maggio del 1984 ormai malato e muore il 16 giugno. È sepolto nel locale cimitero nella tomba della famiglia Laurenti.

Si riportano di seguito le moti-vazioni dei principali riconosci-menti ottenuti durante la prima guerra mondiale:

Medaglia d’argento al valor militare“Spontaneamente con pochi uo-

mini si portò due volte sotto una trincea occupata di sorpresa dal nemico, riportando utili informa-zioni. Durante il contrattacco, caduti gli ufficiali, riordinava i

reparti, e, sotto il vivo fuoco delle bombarde e delle mi-tragliatrici avversarie, li guidava alla conquista della trin-cea, sempre primo dinanzi al pericolo; continuo esempio di coraggio ai propri dipendenti”.

Santa Caterina, 9-11 febbraio 1917

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Teobaldo Vantini con Amedeo di SavoiaDuca d’Aosta

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Medaglia d’argento al valor militare“Aiutante maggiore in 2.a, pieno di fede ed animato da

alto senso del dovere, trovandosi ricoverato in un ospe-dale per forte distorsione al piede, e ancora sofferente, saputo della partenza del suo battaglione per la prima linea, otteneva di raggiungere il proprio reparto. Offer-tosi volontariamente di guidare una compagnia su di una contrastata posizione avanzata, sostituiva il comandante del reparto, ferito, e, rimanendo fermo e sereno sotto il violento fuoco dell’avversario, riusciva ad infrangere i suoi numerosi attacchi. Contuso fortemente ad una gamba per lo scoppio di una granata, rifiutava di recarsi al posto di medicazione, restando sulla posizione finché il reparto non ebbe il cambio”.

Grazinga, 24 maggio 1917

Medaglia d’argento al valor militare“Aiutante maggiore in prima, in tre giorni di aspri com-

battimenti per il mantenimento di posizioni fortemente contese dall’avversario, era intelligente ed attivo coadiu-vatore del suo comandante del Reggimento. Instancabile e sprezzante del pericolo, per mantenere il collegamento tra i reparti e per recapitare ordini, attraversava più vol-te zone furiosamente battute dal fuoco nemico di ogni calibro. Di propria iniziativa, assumeva il comando di nuclei di alpini e di fanteria rimasti senza ufficiali, rior-ganizzandoli e trascinandoli all’attacco. Visto il proprio colonnello morire alla testa di una compagnia di alpini, si slanciava avanti a tutti, raggiungendo fra i primi la linea di osservazione nemica”.

Col della Berretta, 11-13 dicembre 1917

Medaglia d’argento al valor militare“Già segnalatosi per valore e sprezzo del pericolo in

precedenti azioni di guerra, con mirabile slancio riuscì ad impossessarsi di una importante e fortemente contesa posizione, e con fiera tenacia vi si mantenne, nonostante violenti contrattacchi. Ferito da una pallottola di mitra-gliatrice, che gli trapassò una gamba, quando la pressione di nuovi rinforzi nemici si faceva più forte e minacciosa, caduti molti dei suoi, volle e seppe dirigere serenamente il ripiegamento dei propri arditi, contendendo palmo a pal-mo il terreno con furiosi ritorni offensivi, finché non rag-giunse la trincea di partenza, dove rimase saldamente”.

Monte Asolone (quota 1428), 25 ottobre 1918

Medaglia di bronzo al valor militare“Già noto per lo slancio, il valore, lo sprezzo del pe-

ricolo in precedenti azioni, confermò le sue belle virtù militari in altre aspre e sanguinose giornate”

Bainsizza, 20-27 agosto 1917

Promozione in S.P.E. per merito di guerra“Ufficiale di eccezionale coraggio, in numerosissimi

combattimenti esempio ai suoi uomini di arditezza e coraggio. Comandante la compagnia di testa durante l’attacco ad una importantissima e contrastatissima posi-zione nemica, la trascinava all’assalto con impeto travol-gente, raggiungeva tra i primi la trincea nemica. Ferito gravemente in una lotta corpo a corpo, continuò ad ani-mare i suoi uomini con parole di fuoco e non abbandonò il combattimento se non quando cedette regolarmente il comando all’ufficiale più anziano”.

Col Fenilon - Col Moschin, 15-16 giugno 1918

Le onorificenze conseguite da Teobaldo Vattini

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351ª Fiera di Lendinara

Santuario: aperta La Porta della Misericordia Samantha Martello

Basilica abbaziale, tempio Mariano, scrigno della Madonna Nera e dal 20 dicembre 2015 anche

Chiesa giubilare. È stato un freddo pomeriggio di dicembre a fare da cornice all’apertura della Porta Santa della Misericordia al Santuario del Pilastrello di Lendinara, scelto insieme alla Cattedrale di Adria ed alla Concattedrale duomo di Rovigo per essere vessillo in Polesine del Giubileo straordinario del-la Misericordia, aperto da Papa Francesco lo scorso 8 dicembre nella Basilica di San Pietro a Roma.Un pomeriggio di

grande devozione e fede, quello che ha po-tuto vivere la comunità di Lendinara, che ha partecipato prima al momento di riflessione e preghiera accolto nel duomo di Santa Sofia e poi ha intrapreso il sentiero del pellegrino, itinerario simbolico che, ricordando le opere di misericordia corporale, ha condotto i fedeli fino sull’uscio della Porta Santa.Il solenne rito dell’apertura, in un Santuario inso-

litamente deserto ed illuminato nella suggestiva pe-nombra, è stato compiuto da mons. Lucio Soravito De Franceschi, a dicembre 2015 ancora Pastore del-la diocesi di Adria Rovigo. Un momento dal grande valore spirituale, questo. I

battenti della porta che si spalancano, la luce e l’aria fredda di dicembre che si fanno strada tra le navate, mentre l’organo e la Corale intonano l’antifona Io

sono la porta, che ha accolto i sacerdoti, le autorità civili e militari, e i tanti fedeli. Dall’altare, nell’omelia di mons. Soravito, l’invito

a riflettere e a compiere le opere di misericordia cor-porali e spirituali, a non cedere il passo all’indiffe-renza che minaccia la quotidianità e a celebrare il sacramento della riconciliazione. L’anno del Giubileo della Misericordia, apertosi lo

scorso dicembre, prose-guirà sino al prossimo 13 novembre. Fino a quella data, dunque, i fedeli potranno riceve-re, varcando la soglia della Porta Santa e con le dovute disposizioni, l’indulgenza plenaria giubilare.L’entrata scelta come

Porta Santa è nei fatti la più antica del Santuario del Pilastrello, la cui sim-bologia degli ornamenti richiama il significato del Giubileo della Misericordia. Sull’architrave della Porta Santa, infatti, spicca

l’immagine di Maria, che al Pilastrello si offre ai pellegrini come Madre della misericordia. Poi c’è il Padre, raffigurato come il Padre misericordioso, che attende con verità e amore il ritorno a casa del figlio. Lo stipite destro ricorda i segni della passione, in-

vito per l’uomo ad affidare il suo carico di sofferenza fisica e morale a Cristo. Lo stipite sinistro, invece, richiama alla mente l’identità di pellegrino di chi, con le proprie insicurezze, paure ed esperienze, varca la soglia di quella Porta Santa.

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351ª Fiera di Lendinara

La “Madonna con Bambino e angelo musicante” di Domenico Mancini, opera cinquecentesca custo-

dita nel duomo di Santa Sofia, è stata esposta a Lon-dra in una prestigiosa mostra sull’ar-te veneziana dei primi anni del Cinquecento. L’importante pezzo del patrimonio artistico lendinarese è stato prestato dalla parrocchia di Santa Sofia per essere esposto nel-la mostra della Royal Academy of Arts di Londra “In the age of Gior-gione”, che si è tenuta nella capita-le britannica dal 12 marzo al 5 giu-gno 2016. Il dipinto su tavola, che sembra essere l’unica opera firmata di Domenico Mancini, in origine si trovava nella chiesa lendinarese di San Francesco, poi distrutta, ed era la parte centrale di un trittico smembrato già nel Settecento, se-colo in cui viene collocato nella chiesa di Santa Sofia. La richiesta della Royal Academy of Arts è sta-ta esaminata dall’Ufficio Beni cul-turali della Curia di Rovigo e dalla Soprintendenza ai Beni artistici, e quest’ultima aveva rilevato che il dipinto non era tra-sportabile. Quindi su indicazione dell’ente di tutela la “Madonna con bambino e angelo musicante” è stata sottoposta a un intervento di manutenzione eseguito dallo studio di restauro padovano Akribeia e pagato dalla Royal Academy. Così il dipinto lendinarese del Mancini ha potuto volare fino a Londra e nell’ambito della mostra, che si concentrava sul contesto artisti-

co del primo decennio del XVI secolo a Venezia, è stato esposto nella sezione dedicata alla produzione sacra in ambito giorgionesco, affiancato a una tavola

attribuita allo stesso pittore che fa parte di una collezione privata a Roma. “L’opera risulta molto im-portante per mettere in evidenza il ruolo ricoperto da Domenico Mancini nel genere della pittu-ra sacra - ha affermato la direzio-ne artistica della Royal Academy of Arts nella lettera con cui ha richiesto in prestito il dipinto - L’obiettivo è quello di mettere in evidenza un importante ma poco conosciuto protagonista della pit-tura veneziana, in bilico tra Gio-vanni Bellini, Giorgione e il gio-vane Tiziano”. Monsignor Vittorio De Stefani, parroco di Santa Sofia, non nasconde che la richiesta del-la prestigiosa istituzione artistica per l’esposizione dedicata al Rina-scimento veneziano ha suscitato un certo orgoglio nella comunità parrocchiale. “Nel 2006 la Ma-

donna del Mancini è stata esposta a palazzo Roverel-la, nella mostra dedicata alle meraviglie della pittura tra Venezia e Ferrara - dice il parroco - Ma è la prima volta che l'opera ci viene richiesta per un'esposizione all'estero”. L’orgoglio per il dipinto, che a giugno è tornato nella piccola camera asettica del duomo, cer-tamente non è limitato alla parrocchia ma è di tutta la comunità.

La tela del Mancini richiesta a Londra Ilaria Bellucco

Lendinara - Piazza Risorgimento

l’edicoladi Francesco Strano

Lendinara by Davide Castagna

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351ª Fiera di Lendinara

Il Castello Estense di Lendinara Renato Scarpi

Il recente restauro della Torre dell’Orologio di Len-dinara costituisce lo spunto per portarci nel cuore

della cittadina, nella piazza denominata Risorgi-mento, dove sono tuttora presenti i resti di ciò che un tempo veniva chiamato “Castello”. La suddetta piazza appare oggi al visitatore con più stratificazioni storiche di edifici di varie epoche: medioevali, rina-scimentali e contemporanei. Per cogliere l’aspetto urbano storicamente di rilie-

vo ci rifacciamo a quanto scritto da Marin Sanudo, cronista veneziano che nel 1484 compì un viaggio in terraferma. Il Castello così appariva:“Intradi in quel palazzo (poria esser castello. Ha fosse large un poco, atorno logie) antiguo e ben proporcionado. Visto olim era bello. Ha una torre maistra et granda, arente la por-ta principa”. La costruzione del Castello risale alla fine del Tre-

cento, su fondamenta di un precedente manufatto, per opera di Alberto d’Este. Il quale intese fortificare le difese del Polesine di Rovigo, e quindi anche di Lendinara, erigendone attorno una struttura difen-siva formata da terrapieni e palizzate, circondate da fossato. Ricorda il Sanudo: “serrati da palancole con agude ficàde, fatto fortissimamente con gran spesa, cosa bella, e fosse atorno; e molti torrioni forti, a guardia delle fosse…; e questo castello non ha mura, ma solo palifi-cate, over steccate, e suoi torresini di terra e fosse non piccole”. L’intera fortificazione, continua il Sanudo, aveva tre porte di accesso: la porta di sopra o di S. Rocco1, la porta di S. Biagio, (detta più tardi Torre di Mastro Luca)2 e la porta di Roverese o di Piazza. Sopra

ogni porta stava una torre, ed ognuna era dotata di un ponte levatoio da-vanti alla fossa. Il Cappellini, storico lendinarese,

riporta l’esistenza di n. 4 porte di ac-cesso al castello, aggiungendo quin-di a quelle sopra menzionate, anche l’attuale arco ad ogiva e ruderi di muraglia, visibili tutt’oggi nei pressi del ponte della stazione. Una porta secondaria inoltre, denominata Por-tello, situata a nord della Piazza, per-metteva il passaggio di soli pedoni.

Il Palazzo Pretorio. Il Castello, costruito inizialmente al solo scopo difensivo, col passare degli anni di-venne sede civile, militare e abita-zione del Podestà. Da allora venne

chiamato Palazzo Pretorio e al suo interno vi si te-nevano le adunanze del Consiglio cittadino. Il corpo di fabbrica, come ricorda il Cappellini, aveva una forma quadrata e, una torre su ogni lato più un’altra di maggiore altezza, che sorgeva al centro. Rigobello, storico lendinarese del XX sec., riporta

che “sui due angoli meridionali furono incorporate due torri: la Torre Maistra, nuova, alta 26 metri, che unendo le due ali del Palazzo fronteggiava la piazza e un’altra Torre detta della Campana, pure alta che doveva essere antica per il suo stile diverso, apparte-nendo forse al vecchio castello”. Il prospetto princi-pale, oggi scomparso, guardava a ponente, dotato di logge, terrazze e di un cortile porticato, circondato da mura, crollate nel 1630. Col passare degli anni la porzione di fabbrica principale cadde in deperimen-to e fu necessario abbatterla. Nel 1801 si deliberò la sua ricostruzione ma i lavori iniziati furono quasi subito interrotti e mai più portati a termine. Dell’antico Palazzo Pretorio oggi rimangono tre

corpi: una torre alta più di 25 metri, ovvero la Torre Maistra sul lato Nord della Piazza (che fin dai tem-pi della dominazione veneta fu usata come carcere); una porzione del Palazzo adiacente che si sviluppa su diverse altezze; la Torre dell’Orologio, situata all’an-golo Sud-Est della piazza. Le altre tre Torri minori, in grave stato di conservazione, furono demolite. Va ricordato che nel complesso difensivo della città sor-geva anche la Rocca, costruita oltre l’Adigetto, sulla terra di S. Biagio. Dice il Sanudo “è quadrata, mu-rata di muro, con casematte per bombardar per lài e

Pianta del Marini 1782, particolare

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351ª Fiera di Lendinara

fosse atorno; all’in-terno sono ripari di terra, con in mezzo una Torre, assai alta e grossa, oltre le mura vi sono i bastioni, con spalti e terreno conte-nente piazze per le bombarde, due ca-sematte, quelle che guardano a mattino e a sera sporgendo

dal muro di cinta della Rocca, sono fatte di muro”.

La Torre Maistra.Tornando al Palazzo Pretorio, da un attento esame delle mappe cartografiche dell’an-tica città di Lendinara e precisamente quella del Mazzante e quella del Marini, si nota che la Torre Maistra esibiva una merlatura, come ancora si può vedere sulla porzione di fabbricato adiacente, mentre ai giorni nostri si presenta con semplice copertura a quattro spioventi. Vari interventi di ristrutturazione e manutenzione sopravvennero nei secoli ed alcune lapidi ne rimangono a testimonianza.

Il palazzo adiacente. Al terzo piano, segnalo una Cappella dedicata alla Vergine Maria e al Duca Al-fonso d’Este, di cui oggi rimane solo un affresco raffi-gurante la Madonna e Santi. Il Cappellini, nell’otto-bre del 1938, scrisse al Podestà di Lendinara di aver identificato l’autore dell’affresco in Alfonso Aldiver-ti di Rovigo, in quanto nel 1617 fu chiamato a Len-dinara a decorare alcune stanze del Palazzo Pretorio. Negli anni successivi l’opera è stata attribuita in via definitiva a Boccaccio Boccacino, il cui intervento lendinarese risale al 1509 su iniziativa del commissa-rio ducale estense Ludovico Marcello. Degna di nota inoltre è l’effigie marmorea chia-

mata dai Lendinaresi “La Puazza”, infissa sul muro di cinta a mezzogiorno, ritrovata nel 1640 a qualche profondità alla Braglia nei pressi della demolita chie-sa di S. Francesco.

La Torre dell’Orologio. La seconda torre, che è sta-ta oggetto del recente intervento di restauro e conso-lidamento, un tempo era detta Torre della Campana e successivamente Torre dell’Orologio. Risulta nella mappa del Mazzante del 1640 priva di merlatura ed è costituita da un’imponente struttura quadrangolare,

con copertura a quattro spioventi. Essendo una delle porte di accesso alla piazza principale, metteva in comunicazione il centro della città con la piazzetta di S. Marco e i sobborghi di Lendinara caratterizzati dalle chiese di S. Sofia, del Santuario del Pilastrello.Solo con l’esame della cartografia del Marini del

1782, si nota l’aggiunta di una merlatura e l’innal-zamento della stessa Torre, trasformazione avvenuta probabilmente dopo il crollo dell’antica Torre della Campana, nel 1689. L’aggiunta degli ultimi due settori, bugnati agli an-

goli, ha reso possibile nel 1764 la collocazione entro la cella campanaria, aperta su ogni lato da arco bi-nato, di una nuova imponente campana di 772 kg., uscita dalla fonderia del bresciano Alberto Solati. Oggi la torre, nel prospetto ovest, presenta a piano

terra una porta ad arco a sesto acuto sormontata da una porta-finestra con arco a tutto sesto, nel settore mezzano ospita un grande orologio e all’ultimo piano si sviluppa la cella campanaria sormontata da merla-ture ghibelline.Il prospetto est ripropone gli stessi elementi ma la

porta esibisce un arco a tutto sesto e sopra la porta-finestra viene aggiunta una piccola monofora. Su en-trambi i lati, al di sopra delle porte-finestre, trovasi l’antico stemma di Lendinara. Infine, tre evidenti cornici marcapiano, che corrono sui quattro lati, di-stinguono visivamente i tre settori ed interrompono la verticalità della struttura.

(1) Demolita ai primi dell'800(2) Demolita nel 1737

Bibliografia- A. Cappellini, “Lendinara compendio storico”. Tipografia Scatolificio Genovese 1953.- A. Cappellini, “Memorie Antiche di Lendinara”. Tipogra-fia Litografia Lendinarese 1960.- B. Rigobello, “Lendinara Estense”. Tipografia Litografia Lendinarese 1976- B. Rigobello, “Lendinara Veneta”. Tipografia Litografia Lendinarse 1977.- AA.VV., “Volti di Lendinara” Tipografia Lendinarese Edi-trice 2002.- AA.VV., “Lendinara notizie ed immagini per una storia dei beni artistici e librari”. Grafiche Zoppelli S.r.l. Dosson Treviso, 1992.- Archivio Antico Comune di Lendinara, busta 41.- Archivio Antico Comune di Lendinara, busta 22 fasc. 2-3.

Foto di Davide Castagna

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351ª Fiera di Lendinara

Le passerelle di Lendinara Manuela Marchina

Le due passerelle di via Perolari e di San Rocco, chiamate affettuosamente “pontesèe” dai lendi-

naresi, non sono solo un comodo attraversamento pedonale sull’Adigetto ma anche un collegamento storico tra il passato e il presente della città, ripor-tate agli onori della cronaca dagli imminenti lavori di ristrutturazione pre-visti nei prossimi mesi dall’attuale ammini-strazione comunale.La passerella di via

Perolari fu costruita nel 1924 per volere della nobildonna Ele-na Perolari Malmigna-ti, che donò al Comu-ne dodicimila lire per la realizzazione di un passaggio che facili-tasse gli spostamenti tra il centro storico, il palazzo Perolari Malmignati dove ella risiedeva e l’ospedale civico, unendo interesse pubblico e privato.La costruzione presenta linee semplici e funzionali,

con alcuni dettagli di pregio come i bassorilievi flo-reali e i gradini in pietra d’Istria, testimonianza delle opere di rinnovamento urbano che hanno caratte-rizzato Lendinara negli anni Venti del secolo scorso. Di recente la passerella è stata romanticamente

“presa d’assalto” da numerose coppie di innamorati, che per giurarsi amore eterno hanno agganciato alle ringhiere in ferro decine di lucchetti chiusi a chiave.La seconda passerella anch’essa prossima al restauro

è quella situata nei pressi della chiesa di San Rocco, la cui esistenza testimonia l’intensa attività industriale avviata a Lendinara durante la fine dell’Ottocento e i primi vent’anni del Novecento, prima con l’aper-

tura dello zuccherificio, poi con la fabbrica dei con-cimi nel 1904, dello iutificio nel 1907 e del canapi-ficio nel 1920. Il collegamento fu fortemente voluto proprio dalle società private per facilitare l’accesso dei lavoratori allo iutificio e alla fabbrica di conci-mi, che si trovavano rispettivamente in via Porte di Sopra e in via Oslavia. Le stesse società provvidero alla realizzazione dell’opera nel 1929. I lavori furono materialmente eseguiti dalla ditta Ferratello Luigi & Figli. L’anno successivo il comune pagò a tale Natale Gramegna le spese per l’acquisizione del terreno per consentire l’accesso dalla parte di via Porte di So-pra, l’attuale via Giosuè Borsi. La passerella di San Rocco, che presenta condizioni di maggiore degrado rispetto a quella di via Perolari, è un’opera semplice e lineare costruita in pietra, mattoni e ringhiera in ferro, con gradinate a ventaglio. Le due passerelle torneranno presto agli antichi splendori anche se in un contesto decisamente mutato: quella in via Pe-rolari non sarà più a servizio dell’Ospedale cittadi-

no ma risulterà comunque comoda per raggiungere il Punto sanità e gli impianti sportivi, mentre la passe-rella prossima a San Rocco acquisterà una valenza turi-stico-culturale, agevolando l’accesso alla chiesa di San Rocco, sede del sacrario mi-litare della Grande Guerra, al Parco delle Rimembranze e al suggestivo “Alboron” di San Rocco.

Passerella dell’Ospedale

Progetto della passerella di San Rocco

Foto di Chiara Marchina

Passerella di San Rocco

Foto di Chiara Marchina

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351ª Fiera di Lendinara

Federico BaireLaurea in “Ingegneriainformaticaed elettronica” Università di Ferrara

Francesca CallegariLaurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione.Università di Padova

Gianluca CanovaLaurea triennale in Diritto dell’Economia.Università di Padova

Giacomo CappelliniLaurea in Economia Università di Ferrara

Valentina CorsoLaurea in Infermieristica Università di Padova

Corrado Di BlasioLaurea in Ingegneria dell’Informazione.Università di Padova

Giovanni FasiolLaurea in Ingegneria AerospazialeUniversità di Padova

Giulia FerrariLaurea in Scienze eTecnologie della NaturaUniversità di Padova

Patrik MagonLaurea in Ingegneria dell’Informazione Università di Padova

Mattia MantovaniLaurea in IngegneriaElettronica e InformaticaUniversità di Padova

Giacomo ManzoliLaurea in Informatica Università di Padova

Mariano MaragnoLaurea Economia e Commercio.Università Ca’ Foscaridi Venezia.

Lendinara domani ….i nuovi laureati lendinaresi Pubblichiamo i volti dei neolaureati nell'Anno Accademico 2015-2016 a cura di Ennio Bellucco

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Serena PreviatiLaurea in Scienzedell’Educazione eFormazioneUniversità di Padova

Anna SicchieroLaurea in LettereClassicheUniversità Alma Materdi Bologna

Valentina TasinatoLaurea in Interpretariato.Università di Trento

Cristina TimacoLaurea in ScienzeMotorieUniversità di Ferrara

Dario TrivellatoLaurea EconomiaUniversità di Ferrara

Lorenzo ValentiniLaurea in Matematica, Università di Padova

Alberto ZennaroLaurea in EconomiaUniversità di Ferrara

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351ª Fiera di Lendinara

Laurea MagistraleValentina BarbettaLaurea in Marketing,Consumi e Comunicazione.Libera Università di lingue e Comunicazione IULMdi Milano

Anna MagonLaurea in Ingegneria Edile-ArchitetturaUniversità di Padova

Christian BaireLaurea in Amministrazione,Finanza e ControlloUniversità Ca’ Foscaridi Venezia

Samantha MartelloLaurea in Progettazione e Gestione degli Eventi e dei percorsi culturali Università di Ferrara

Giulia BenatiLaurea in Ingegneria Civile pressoUniversità di Ferrara

Andrea MenardoLaurea in Ingegneria AerospazialeUniversità di Padova

Francesca FasiolLaurea in Architettura Università di Ferrara

Mattia MunegatoLaurea in LettereClassiche e StoriaAnticaUniversità di Padova

Elena FioravantiLaurea in LettereClassiche e Storia AnticaUniversità di Padova

Francesco SmolariLaurea in Economia InternazionaleUniversità di Padova

Silvia LongoLaurea in Sociologia e Servizio SocialeUniversità di Bologna

Mirko StevaninLaurea in Economia delle Amministrazioni Pubbliche e Istituzioni InternazionaliUniversità di Ferrara

Giulia ValleriniLaurea in GiurisprudenzaUniversità di Ferrara

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351ª Fiera di Lendinara

Lendinaresi eccellentia cura di Ennio Bellucco

In queste pagine si mettono in evidenza quei lendinaresi giovani e meno giovani, che si sono distinti nella loro professione in Italia e all’Estero. Non si vuole fare un elenco esaustivo, né si vuol stilare una

qualsivoglia graduatoria, né mettere sullo stesso piano esperienze profondamente diverse.L’elemento che accomuna questi lendinaresi è l’aver saputo raggiungere traguardi prestigiosi e impor-

tanti nelle rispettive professioni. In alcuni casi è piuttosto semplice sintetizzare le carriere, in altri casi è particolarmente difficile, per cui si sottolinea che gli spazi dedicati non sono proporzionali alla maggiore o minore importanza dei risultati raggiunti.

Vittorio PengoDiplomato al Paleocapa di Rovigo, ha conseguito la laurea in medicina e chirurgia

all’università di Padova nel 1974, la specialistica in medicina interna nel 1980, la specialistica in cardiologia nel 1985.Professore di cardiologia alla Clinica Cardiologica dell’Università di Padova, è re-

sponsabile del Centro Trombosi del Dipartimento di Scienze Cardiache, Toraciche, Vascolari. Insegna Cardiologia nel corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia dell’U-

niversità di Padova; insegna Cardiologia nelle Scuole di Specializzazione in Cardio-logia, Anestesia e Rianimazione, Medicina del Lavoro.

Ha conseguito vari premi, riconoscimenti e borse di studio, tra cui il Premio di eccellenza nella ricerca scientifica negli anni 1996-2000 conferito dalla Commissione Scientifica di Ateneo.Ha ricoperto numerosi incarichi in società scientifiche, associazioni e commissioni, tra cui: Fondatore

dell’Associazione Italiana Pazienti Anticoagulati (AIPA), presidente del Comitato Scientifico Nazionale Feder-Aipa, presidente della Federazione dei Centri Sorveglianza Anticoagulati, componente del gruppo di lavoro del Ministero della Sanità per l’emanazione di linee guida sulla terapia con anticoagulanti orali, chairman del Scientific Standardisation Committee sugli anticorpi antifosfolipidi. È revisore di lavori scientifici per le maggiori riviste internazionali di medicina, fra cui: New England

Journal of Medicine, Circulation, Lancet, Blood; Journal of Thrombosis and Haemostasis (di cui è anche componente dell’Editorial Board); American Journal of Cardiology.Ha al suo attivo 347 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali per un totale di 11.674 citazioni.È stato calciatore della US LENDINARESE dal 1966 al 1974.

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351ª Fiera di Lendinara

Alessandro FracassettiConsegue la maturità al Conti di Lendinara. Si trasferisce in Inghilterra, studia e

lavora e dopo tre anni viene ammesso all’università del Sussex a Brighton. Nel 1992, mentre sta studiando la storia della seconda guerra mondiale e dei campi di concentra-mento, viene colpito dal ripetersi di fatti simili in Bosnia, e inizia a seguire da vicino i fatti della Yugoslavia. Nell’anno Erasmus (93-94) è a Strasburgo e si occupa di questio-ni di politica estera legate soprattutto alla guerra nella ex Yugoslavia, ed è assistente di Alexander Langer, famoso uomo politico altoatesino. Nel 95 si laurea in Relazioni Internazionali con una tesi sulla politica estera della Serbia, e il ministero dell’Educa-zione britannico lo seleziona tra i 15 studenti ammessi al Collegio d’Europa di Bruges.

Qui, tra l’altro, coordina il Bruges Forum che porta in quella città rappresentanti dell’ UE, della Nato e del Parlamento europeo a discutere le questioni più attuali.Al conseguimento del master Fracassetti viene inviato a Sarajevo dal Ministero degli affari esteri italiano

come osservatore dell’OSCE (Organization for security and co-operation in Europe) prima come coordina-tore regionale della supervisione internazionale alle varie elezioni, e poi come consigliere politico del capo missione OSCE, l’ambasciatore americano Robert Barry. In questo periodo si distingue come co-negoziatore, con il suo team, nella positiva conclusione degli accordi di Srebrenica, (teatro del massacro di 8000 bosniaci musulmani) e nelle altre città della zona teatro di guerra. Nel 2000 Alessandro è nominato portavoce dell’O-SCE con un mandato al monitoraggio del rispetto dei diritti umani. A Zagabria lavora a stretto contatto col governo croato, con le associazioni giornalistiche internazionali e con il Consiglio d’Europa.Nel 2004 vince un concorso internazionale ONU (UNPD) e va a ricoprire ruoli dirigenziali prima a

Minsk in Bielorussia, poi come vice-direttore negli uffici di rappresentanza in Croazia, Macedonia e Azer-baijan, con il compito di portare avanti il programma ONU per lo sviluppo di quei paesi. Interloquisce con i governi, le giunte regionali, l’UE, la Banca Mondiale, il FMI, e le altre agenzie dell’ONU.Sposato, ha due figli e la famiglia lo segue in tutti gli spostamenti. Oltre l’italiano conosce inglese, francese, serbo-croato e sta imparando il russo

Nicola ScaranaroSi è laureato in architettura allo IUAV di Venezia nel 2005.Da oltre dieci anni lavora presso lo studio Foster + Partners di Londra, uno degli

studi di progettazione architettonica integrata più innovativi al mondo, i cui progetti spaziano dal nuovo campus della Apple al restauro del British Museum, dallo stadio di Wembley al prototipo delle abitazioni lunari sviluppato con l’Agenzia Spaziale Eu-ropea. Nicola svolge il ruolo di Partner associato e guida un team di architetti, inge-gneri, programmatori, artisti visivi, scienziati cognitivi, botanici, urbanisti, grafici e ricercatori. La sua esperienza di progettista comprende edifici che sono considerati pionieri nel promuovere la progettazione sostenibile spesso combinando tecnologie d’avanguardia con tecniche derivate dalla tradizione vernacolare. I suoi progetti na-

scono da un approccio sensibile al contesto e mirano a creare ambiziosi spazi pubblici, luoghi di aggregazione per le comunità e catalizzatori di idee al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini, sono pensati come ambienti interattivi che aiutano l’individuo a realizzare il suo potenziale. Ha seguito progetti a Londra, Philadelphia, Vancouver, Madrid, Pechino, Panama City, Città del Messico, Riyadh, Astana, Istanbul, Seul e New York vincendo numerosi premi; inoltre collabora regolarmente con università inglesi e internazionali.La passione per la progettazione, per le tecniche artigiane e per la qualità dei materiali combinata con i

processi di manifattura moderni è nata in lui sin dalla più tenera età nell’osservare il lavoro presso il labo-ratorio artigianale dei nonni materni che si trovava a Lendinara, in via Santa Sofia, lo storico Mobilificio Brandolese.Nicola mantiene ancora stretti i contatti con la sua Lendinara dove vivono i genitori e molti cari amici.

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351ª Fiera di Lendinara

Scrittori lendinaresiEnnio Bellucco

Sono nove i libri scritti da lendinaresi che han-no visto la luce da settembre dell’anno scorso ad oggi:

Chiara Incao, H.I.F. Von Biber e le sonate del Rosario, nobile compositore e violinista virtuoso del XVII secolo che con la tecnica della scorda-tura guadagna un posto d’onore nella prassi ese-cutiva violinistica. Sergio Magon, Il profumo del Battesimo, Il profumo è fratello del respiro, il soffio vitale che alimenta ogni essere umano, ogni creatura vi-vente “.Nicholas Naliato: Racconti di confine, Riflessio-ne filosofica per immagini che mediante diver-si racconti prende in esame alcuni “essenziali” dell’essere umano esprimendo il caos dell’uomo contemporaneo.

Nicholas Naliato: Tra uomini e dei, riflessione sul senso profondo dell’amore partendo da una storia di prostituzione.

Nicholas Naliato, Non muoia la speranza, riflessio-ne filosofico-sociale sul senso della morte.Nicholas Naliato, Bellezza, riflessione teologica sul concetto di Bellezza e le sue conseguenze sulla vita dell’uomo.Fernanda Romani, Endora, Un medioevo di fanta-sia, dove le donne governano e gli uomini cercano la libertà.Ramis Tenan, Sguazo su l’erba, poesie tra la nostal-gia del tempo perduto e la speranza nel futuro.Carlo Tintore, Memo-rie in soffitta, carrellata di ricordi di un ottan-tenne.

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Artisti Lendinaresi

Laureato in architettura a Venezia, 35 anni, sviluppa la passione per l'arte nel settore del design, sperimentan-do tecniche polimateriche dal forte contrasto, ma dal forte significato intrinseco ed emozionale. Nell'ultimo periodo espone a Padova, Este, Venezia. Nel 2016 è inserito nell'Albo Nazionale degli artisti e consegue il premio Chagall alla Rassegna Nazionale di Padova.

Pittore, disegnatore e incisore, 65 anni, ha iniziato giovanissimo a dipingere e stampare personalmente le sue opere, ma solo dagli anni 70 è presente nella vita artistica nazionale e internazionale. Ha allestito numerosissime personali in Italia e anche all’estero (Svezia, Usa, Cina, Germania, Spagna), ha parteci-pato a collettive e ha ricevuto molteplici premi e ri-conoscimenti.

Maternità superiore

Federico Ferratello

Lauro Garbo

Pensieri erranti - cm 50x60 - olio su tela - anno 2004

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Così scriveva di lui lo storico locale Bruno Rigo-bello in un suo articolo, tratto da una pubbli-

cazione della Camera di Commercio del 1978:

È stata assegnata ad Antonio Toso, un apprezzato ar-tigiano lendinarese del ferro battuto, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica ed il premio “Fedeltà al lavoro e progresso economico”, con la medaglia d’oro della camera di Commercio di Rovigo

e la motivazione: «In 41 anni di lavoro ininterrotto sep-pe pervenire alla qualifica di Maestro d’Opera. Le opere realizzate lo fanno ascrivere come un artigiano di alte qualità interventive. Ha partecipato a numerose mostre ottenendo altissimi successi»…Toni “el Favaro” nasce a Lendinara nel 1910. I geni-

tori gestiscono, in Via XXIV Maggio, la storica oste-ria “Al Pescaore”. Fin da giovanissimo, è avviato al mestiere di fabbro. Continua Rigobello:Prima del 1936, anno in cui fu costruita la nuova stra-

da “Rodigina”, la provinciale arrivava a Lendinara lungo l’Adigetto; qui, presso il ponte dei Cappuccini all’ingres-so del paese, carri e biroccini, deviando dalla rampa, po-tevano fermare all’insegna (un fiasco e una manciata di fieno) della stalla e osteria del “Pescaore”. Nell’ampio cortile, adibito a vari usi, i fratelli maggiori di Antonio svolgevano le loro attività di fabbro e carradore...Antonio Toso era nato in quella casa il 28 maggio

1910, da Ildebrando e da Milan Maria. Compì le scuole elementari con i maestri Baccilieri, Rosati e Mazzucco (la “maestra Tecla”), ma ancora bambino cominciò a frequentare, nelle ore libere, le botteghe di artigiani lo-cali; quella di Alvise Bassi elettricista, quella di Alfonso Maffeo meccanico per automobili, di Polledri, che in Via Fossa aveva la rappresentanza in Lendinara della “Me-non”, fabbrica di motorini da 48 cc. senza frizione.Dal 1924 al ’27 circa, Toso frequentò (ci andavo

anch’io) la scuola serale di disegno diretta dal prof. Um-berto Prearo, che insegnava anche alle Tecniche o Com-plementari. Allora non c’erano “divertimenti” la sera; i giovani di buon valore si potevano raccogliere oltre che a scuola di disegno, a quella musicale (vi era una Banda importante a Lendinara) o nella Palestra della Società di Ginnastica diretta da Paolo “Inciodà”, o alla filodram-

Antonio Toso, artista del ferro Milo Vason

“Sanremo”Comm. Olindo Meneghin

Badia Polesine (RO)Via S. Giovanni, 22Tel. 0425.51042

Lendinara (RO)ViaVarliero, 47Tel. 0425.600979

Premiata Pasticceria

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matica con la guida appassionata di Antonio Rossin, Guido Pizzemano e poi Cesare Magon.“Toni” passò, verso il 1925/26, sotto i “Moretti” a

fare il fabbro, a San Giuseppe. I Moretti, di Mantova, avevano anche l’hobby del motoscafo; partendo da Villa Marchiori risalivano rombando l’Adigetto attraverso tut-ta la città, e su e giù fino a che (con l’accusa che le acque mosse rompevano le rive), fu vietato andare con barche a motore nel canale…Questo spaccato di vita paesana d’inizio secolo ci

fa capire quali furono le origini di una professione, quella di Toni “el Favaro”, che ben sposava l’imme-diatezza virtuosa dell’artigianato alla finezza espressi-va dell’arte.Dopo poco Toni passò, con il fratello Teobaldo, nella

bottega da fabbro di Gino Capodaglio, specializzata in portoni di ferro; chiusa questa azienda, Teobaldo se ne andò a Milano, alla “Falk”[...]. Contemporaneamente si iscrisse alla scuola serale della società “Umanitaria” che ancora esiste, in Via della Pace a Milano, e la fre-quentò per tre anni, dal 1928 al 1930.Il ferro battuto non è adatto per opere di scultura tra-

dizionale; trova limiti nella scarsità di forme per cui può essere usato: aste parallele sormontate da lance, greche, volute di Vitruvio, scomparti romboidali, foglie stilizzate. L’introduzione del ferro fuso (ghisa) comportò nel secolo

scorso la crisi del ferro battuto, fino a che vi fu una ri-presa, per opera di Emil Robert in Francia e di Alessan-dro Mazzucotelli in Italia. Il ferro battuto trovò spazio in nuove espressioni con impieghi legati all’architettura e all’uso di nuovi materiali, come il cemento armato, e in cancellate, portoni, ringhiere, mentre rifioriva il gu-sto per oggetti diversi, lanterne, armi, alari, portavasi, serrature, dove le sculture di ferro grezzo raggiungevano particolari effetti espressivi.Mazzucotelli, battiferro a Lodi, passò a Milano, apren-

do la sua bottega alla “Bicocca”. Infinite opere grandi e piccole e numerosi scolari, uscirono dalla sua officina. La scuola pubblica serale della “Umanitaria” da lui di-retta era, quando la frequentava Toso, assai rigorosa: bastava un’assenza ingiustificata per esserne espulso. Vi si faceva disegno, plastica, officina. Il disegno geometri-co, con riga e compassi veniva assai curato (erano guai se si sgarrava sia pure per la punta di una matita) e si dava spazio anche al disegno ornamentale a mano. Nella scuola insegnavano diversi maestri tra i quali Vercellino.Dopo i tre anni del corso, Antonio [promosso col Di-

ploma di Maestro d’Arte, nda] andò militare nel Genio a Roma [Genio Aerostatieri. Nel secondo conflitto mondiale combatté nei Balcani, nda]. Rientrato infi-ne a Lendinara, aprì la sua officina di fabbro e artigiano, istruendo numerosi giovani ed eseguendo lavori che ora ornano case, palazzi e chiese in molti luoghi…

Antonio Toso sposò nel ’44 Cecilia Lina De Tomi, dalla quale ebbe tre figli: Rita, Ildebrando e Aldo. Gli influssi artistici dei quali si servì nella sua arte,

gli vennero dagli insegnamenti giovanili di figure conosciute nel mondo del ferro battuto, ma anche dalle frequentazioni di nobili e agiati abitanti di Lendinara, quali il conte Cesare Stuffari Malmigna-ti. Bruno Rigobello ci riassume così il suo percorso artistico e professionale:Dalla scuola di Mazzucotelli erano usciti numerosi ar-

tisti, tra i più noti Carlo Rizzarda, il Gerardi, il Callega-ris, Umberto Bellotto, veneziano, e altri. Il Bellotto fu chiamato anche a Lendinara, dove si possono ammirare di lui la bella porta della chiesetta di S. Rocco diventata monumento ai Caduti, la grande corona di spine e altri lavori all’interno; alla cancellata del Parco delle Rimem-branze, unito alla chiesa, lavorò anche Antonio Toso e fu il suo primo lavoro; egli si dedicò in genere alla costruzio-ne di portoni, cancellate e ringhiere e oggetti ornamentali artistici. Sue caratteristiche principali sono la robustezza delle opere, unita alla sobrietà delle linee e alla eleganza.A Lendinara si possono ammirare suoi lavori nel Palaz-

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zo Malmignati1, nella Chiesa della Madonna (due porta candelabri dell’Altar Maggiore, la porta che dal Bagno va al Chiostro)2, in altre chiese3 o in case private4.A Rovigo, nella canonica di S.Francesco vi è un suo

bel grifone-porta lampada; lavori del Toso sono in mol-ti altri luoghi, a Fratta Polesine5, Balduina6, Verona, Milano. Una delle sue opere più suggestive si trova a Biella: un insieme di portoni, cancelli e lampade nella villa del conte Rivetta, eseguiti su disegni dell’architetto Boffa Ballaran7… Toni “el Favaro” visse tutta la vita presso la sua abitazione, in Via XXIV Maggio. Ebbe “a bottega” tanti garzoni cui insegnò il mestiere, tra i quali Gianni Bagatin e Amedeo Baccaro. Sebbene non gli sia mai mancato il lavoro, non si arricchì con la sua arte; spesso lo si sentiva ripetere: “prima lo stipendio per gli operai, poi per la famiglia”. Si spense nel 1989.Questa breve ricerca è stata possibile grazie alle in-

formazioni raccolte dai figli Rita, Ildebrando e Aldo, che tutt’oggi segue per passione le orme del padre, imprimendo sul ferro rovente la saggezza e la mae-stria da lui avuta ad insegnamento. Così ci piace ricordare Antonio Toso, esattamente

come concludeva nel suo articolo Bruno Rigobello nel ‘78: Ancor oggi Antonio Toso, più per suo diletto oramai, scende in officina e batte di martello; vive con

lui un’arte che pochi ancora abbracciano, arte che gli ha dato soddisfazioni e che nelle tante opere compiute serbe-rà il suo ricordo…

1) Il portone sud, 2 porte al piano terra lato piscina, una porta interna e le inferriate esterne, terminati a fine anni ’70.2) I candelabri e il porta-cero davanti alla statua della Madonna Nera furono lavorati nel ’35 su commissione dell’Abate Romualdo

Zilianti; nel Chiostro le cancellate e l’arco del pozzo con il simbolo olivetano furono realizzate nel 1967.3) Nel Duomo di S. Sofia: le 2 porte laterali e la porta sul lato campanile, donate nel ’74 dalla maestra Lea Prearo, le 4 inferriate della

Canonica, i 2 corrimano ai lati della facciata esterna.4) Porta del poggiolo sul lato ovest di Ca’ Dolfin, portone d’ingresso al giardino di Villa Vignaga-Petrobelli, portone d’ingresso e ringhie-

ra delle scale delle Scuole A. Mario, eseguite nel ‘36, recinzione della tomba dei Frati Cappuccini, porta d’accesso alla tomba del dott. Biagio Vigna, del Cav. Soldà e della fam. Marchiori, quest’ultime realizzate con l’aiuto del fratello Teobaldo, anch’egli fabbro. Sono a lui attribuiti anche il porta utensili da caminetto donato al dott. Biagio Vigna e il copri-radiatore del prof. Pomeri.

5) Inferriata presso Villa Avezzù.6) Recinzione della colonna che sostiene la statua della Madonna e ringhiera lavorata presso l’azienda vinicola di Mario Targa.7) Opere terminate nel ’71.

Filiale di Lendinara

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di Luigi e Fabio Montin & C snc - BADIA POLESINE (Ro)Via Roma, 249 - Tel. 0425.52083 - Fax 0425.590762E-mail: [email protected].

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351ª Fiera di LendinaraVenerdì 2 settembreore 18.00 - Inaugurazione Mostre Piazza Risorgimento e Via Varliero2-3-4 settembre “Hop Hop Street Food”inaugurazione evento di gastronomiainternazionale presente in Riviera Mazziniore 19.30 - Inaugurazione Mostra Mercato inFiera e presentazione Numero UnicoPalazzetto dello Sportore 20.30 - aperitivo e presentazione del cortometraggio “La misura dell’infinito” regia di Giancarlo Marinelli, attrici Ivana Monti e Debora Caprioglio - Teatro Comunale Ballarin

sabatO 3 settembreore 21.00 -“Voce e Musica” Concorso canoro 4ª edizione, presentato da Stefano RizziPiazza Risorgimento

dOmenica 4 settembreore 7.00 - Mercato Fieristico e mercatinodell’hobbismo e artigianato - Centro Storicoore 10.00 - Passaggio GenerazionaleSala Consiliareore 10.30 - Visita guidata: Il patrimonio librariodella Cittadella della Cultura le raffinate edizioni del Settecento: un viaggio nel fervore culturale che fece di Lendinara “L’Atene del Polesine”Biblioteca Comunale G. Baccariore 10.30 - Conosciamo la Protezione Civile enavighiamo con loro attracco Piazzetta Ballarinore 15.30 - “Sport in Piazza”a seguire premiazioni Eccellenze SportivePiazza Risorgimento fronte Palazzo Pretorioore 21.00 - Direttamente da “Radio 105”ospiti speciali Paolino e MartinPiazza Risorgimento

Lunedì 5 settembreore 18.00 - Presentazione trailer “Lendinara Atene del Polesine” prodotto da Bieffe Promo-tion, a seguire Presentazione Nuova Stagione Teatrale e del Festival di Montagnana conferenze di presentazione Biblioteca Comunale G. Baccariore 21.00 - Orchestra Dania D’Animos Band liscio su pista - Piazza Risorgimento

martedì 6 settembreore 21.30 - “Love” Sfilata di abiti da sposa esposo a cura dell’Atelier “Ritratto Sposa”Piazza Risorgimento

mercOLedì 7 settembreore 19.30 - Ritrovo del “Pellegrinaggio delleFrazioni” Convento dei Frati Cappucciniore 20.30 - Messa dei LendinaresiSantuario B.V. del Pilastrello.ore 21.30 - Concerto per i 160 anni della Banda Città di Lendinara - sagrato del Santuario B.V. del Pilastrello

GiOVedì 8 settembreore 7.00 - Mercato Fieristico e mercatino dell’hobbismo e artigianato - Centro Storicoore 20.45 - “In Compagnia di Shakespeare”Fabula Saltica - Riviera Mazzini ore 21.00 - “Lendinaresi lamentosi?!... Provocare per cambiare... discutiamone” con Emiliano Toso, Mirko Daziale, Paolo Chinaglia. Modera Stefano Rizzi - Giardino Palazzo Pretorio

Venerdì 9 settembreore 19.30 - “7º Compleanno Bar Dolce Vita”con torta e intrattenimento musicale di Marcello Mischiatti

ore 21.00 - “Saggio della Scuola di Danza di Lendinara” presenta Heidy - Masterchef - il Mondo di Ameliè - Il Volo - Caruso - Queen dagli allievi del centro studi Professionali per la danza di Simonetta Rovere, Lendinara - Piazza Risorgimento

WWW.COMUNE.LENDINARA.RO.ITComune diLendinara

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351ª Fiera di Lendinaraore 21.00 -“Suggestioni venete nel Teatro di Shakespeare” antologia di letture con intermezzi musicali, in occasione della “Notte Bianca delle biblioteche” a seguire “Il genio dei lendinaresi per il teatro... dagli allestimenti nei palazzi cittadini alla costruzione del Ballarin”conversazione a cura di Nicola Gasparetto, brindisi finale - Biblioteca Comunale G. Baccari

sabatO 10 settembreDalle ore 15.00 - Giro Panoramico in elicotteroinfo 349 5765360 - Campo Sportivo Comunaleore 21.00 - “Sfilata di moda” presentata da Stefano Rizzi - Piazza Risorgimento

dOmenica 11 settembreore 7.00 - Mercato Fieristico e mercatino dell’hobbismo e artigianato - Centro Storicoore 8.00 - mostra statica di auto nuovePiazza Risorgimentodalle ore 10.00 alle 18.00 - Giro Panoramico in elicottero info 349 5765360 Campo Sportivo Com.dalle ore 10 alle ore 18.00“Il sentiero dell’anima” Ass. Fior di Loto con operatori olistici, bancherelle tematiche e conferenze - Riviera Mazziniore 10.00 - “Aggregazione dei Comuni: opportunità e prospettive” tavola rotonda CNA Rovigo - Bibl. Com. G. Baccariore 10.30 - Conosciamo la Protezione Civile enavighiamo con loro - attracco Piazzetta Ballarinore 17.00 - “Wip Academy”inaugurazione palestra - Via Porte di Sopraore 18.00 Degustazioni e musica latino americana presso “bacareto” - Via Zilianti

ore 18.15 - “Torneo di Tennis Open Femminile 1 Trofeo Morato” finale Campo Sportivo Perolariore 18.15 - “16 Anni di Club a Lendinara” presentazione del libro/diario a seguire spettacolo a cura dell’Associazione Spazio Danza di Monselice - Riviera Mazziniore 21.00 - “Renzo e Lucia” A.P.S. “Le fiabe d’Argento” di S. Lucia di Piave a favore dell’Hospice Casa del Vento RosaTeatro Comunale Ballarinore 21.00 - Musical “Queen... are the Champions” dal vivo Queen Vision tribute band con il sosia di Freddy Mercury con la compagnia di danza “Teatro Danza Corrente” di Lendinara Regia e Coreografia di Simonetta Rovere, 20 artisti sul Palco - Piazza Risorgimento ore 23.00 - “Spettacolo Piromusicale” zona Luna Park

sabatO 17 settembreore 9.30 - Workshop sul turismo Biblioteca Com. G. Baccari

dOmenica 18 settembreore 8.00 - 17° Raduno Auto d’epocadel Club Amici Auto d’Epoca - Piazza Risorgimento ore 10.30 - Santuario della B.V. del PilastrelloS. Messa con benedizione degli autoveicolie dei conducentiore 16.00 - visita guidata: “Lendinara e il giardino di Ca’ Dolfin, spazio romantico e luogo dell’anima - Guseppe Marchiori e i suoi illustri ospiti” visita al Giardino di Ca’ Dolfin e alla sezione espositiva delle foto d’epoca seguita dall’ingresso a Palazzo Boldrin per scoprire artisti e letterati legati al critico d’arte lendinarese

ore 21.30 - OI&B Cover ufficiale di Zucchero P.zza Risorgimento - organizzata dall’Associazione Faedesfa.com ONLUS

dal 4 al 11 settembre Luna ParK

mOstre:

dal 2 all’11: mostra Fotografica “danzano i Queen”Piazza Risorgimento

dal 2 all’11 settembre - Palazzetto dello SportMostra Mercato in Fiera mostra dell’artigianato

dal 2 all’11 settembrenegozio Miniutti via Varliero“Compagni di viaggio” di Paolo Rossicaricature di personaggi lendinaresiTutti i giorni: 10.00-12.00 17.30-20.00 21.30-22.30

dal 2 al 18 settembreex ufficio Iat Piazza Risorgimento“Villa Photò Festival VISIONI”18 autori si raccontano con la fotografiaTutti i giorni: 18.00-20.00 21.00-22.30

dal 3 al 17 settembreGalleria d’Arte Signorini di Lendinara“Sotto il segno della Vergine”mostra di pittura di Anna Zaramella d’Este.Tutti i giorni su appuntamento e dal mercoledìal sabato dalle ore 16.30 alle 19.00

8 - 9 - 10 - 11 settembre: ore 20.00 8 e 11 settembre: ore 12.00 e ore 20.00

ex Pescheria

Pro Locoe Sapori

del PolesineLendinara

con le Pro Loco di:Lendinara: patatine e fritto mistoarquà Pol.: polpettine nonna Luisa con pinzin - zuppa ingleseborsea: dolci tipicicanaro: bigoli al torchio e fagioli con salsicciacanda: gnocchi dolci e salaticastelguglielmo: linguine ai frutti di mare o con le sardeFratta Polesine: risotto e panino con salsicciaLusia: risotto con la zucca e verdure pastellateVillanova del Ghebbo: baccalà con polenta

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29 Agosto - 6 SettembreNovena di preparazioneOgni sera ore 20:30 S. Rosario e S. Messapresieduta da Don Roberto Arcadu.Tema: “Con Maria, discepoli del Maestro.”

Domenica 4 SettembreApertura delle festeSS. Messe ore 7:15 - 9:00 - 10:30 -12:00 - 16:30 - 18:00 - 21:00Ore 10:30 S. Messa Solenne presieduta daS.E. Mons. Andrea-Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine

Ore 18:00 S. Messa Solenne presieduta dalPadre Abate, Rettore della Basilica

Mercoledì 7 SettembreVigilia della FestaSS. Messe ore 7:00 - 9:00 - 10:00 - 18:00Ore 20:00 Concerto delle campane della cittàOre 20:00 Ritrovo dai Padri Cappuccini,processione verso la Basilica per la S. Messaconcelebrata, presieduta daPadre Florio Tessaran, cap.Al termine sul sagrato della chiesaconcerto della Banda Cittadina

GIOVEDÌ 8 SETTEMBRESolennità della

Natività di MariaSS. Messe ore 6:15 - 7:15 - 9:00 - 10:00 - 11:00 16:00 - 17:00 - 18:00 - 19:30 - 21:00Ore 11:00 S. MESSA SOLENNE presieduta daS. E. Mons. Agostino Marchetto arcivescovo emeritoOre 18:00 S. MESSA SOLENNE presieduta daS. E. Mons. Pierantonio Pavanello Vescovo Adria - Rovigo

Basilica Abbaziale N.S. del PilastrelloLendinara (Ro)

AVVISO SACRO

Feste Patronali

2016sabato 10 settembreGiornata dell’ammalato e dell’anzianoore 15:30 Accoglienza in Santuarioore 16:00 S. Rosario e Santa Messa con funzionelourdiana, presieduta da s.e. Mons. Luigi Negri,

arcivescovo di Ferraraore 18:15 S. Messa festiva

Domenica 11 settembreSS. Messe ore 7:15 - 9:00 - 10:30 - 12:00 16:30 - 18:00 - 19:30

ore 10:30 s. Messa solenne presieduta daMons. Vittorio De stefani, arciprete del Duomo di S. Sofi a

ore 18:00 s. Messa solenne presieduta dalpadre Abate, rettore della Basilica

Domenica 18 settembreGiornata degli automobilistiSS. Messe ore 7:15 - 9:00 - 10:30 12:00 - 16:30 - 18:00

ore 10:30 s. Messa solenne presieduta daMons. Claudio Gatti Vicario Generaledella Diocesi di Adria-RovigoSeguirà sul sagrato della chiesa,con l’Immagine della Madonna,la benedizione delle macchine

Domenica 25 settembreore 10:30 s. Messa solennepresieduta daS.E. Mons. Ivan Devčic,arcivescovo di Fiume (Croazia)con tutti gli ex chierichetti, pagettie cantorine, che hanno fatto servizioin santuario

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351ª Fiera di Lendinara

Domenica 4 SETTEMBRE, ore 10.30 il paTRiMonio liBRaRio DElla CiTTaDElla DElla CulTuRaLe raffinate edizioni del Settecento: un viaggio nel fervore culturale che fece di Lendinara “L’Atene del Polesine”.Venerdì 9 SETTEMBRE, ore 21.00SuGGESTioni VEnETE nEl TEaTRo Di SHaKESpEaRE Antologia di letture con intermezzi musicali, in occasione della “Notte Bianca delle biblioteche”.ore 22.30 il GEnio DEi lEnDinaRESi pER il TEaTRo… dagli allestimenti nei palazzi cittadini alla costruzione del BallarinConversazione a cura di Nicola Gasparetto e brindisi finale.Domenica 18 SETTEMBRE, ore 16.00 lEnDinaRa E il GiaRDino Di Ca’DolFin, SpaZio RoManTiCo E luoGo DEll’aniMa - Giuseppe Marchiori e i suoi illustri ospiti*Visita al Giardino di Ca’ Dolfin e alla sezione espositiva delle foto d’epoca, seguita dall’ingresso a Palazzo Boldrin per scoprire artisti e letterati legati al critico d’arte lendinarese. Appuntamento legato alla mostra di Palazzo Roverella “I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia”.

Sabato 24 SETTEMBRE, ore 15.00 appuntamento presso il Duomo di Santa Sofiail CaMMino DEllE SETTE CHiESE Di lEnDinaRaUn itinerario lungo mille anni tra storia, arte e devozione.Domenica 2 oTToBRE, ore 10.30 il paTRiMonio liBRaRio DElla CiTTaDElla DElla CulTuRaL’archivio storico comunale: l’immagine della città attraverso antiche mappe e catastici. L’incontro introduce alla visita pomeridiana.Domenica 2 oTToBRE, ore 16.00 lEnDinaRa DiSEGnaTa E DipinTa** Dalle vedute settecentesche di Palazzo Cattaneo agli scorci naturalistici del Giardino di Ca’ Dolfin ritratti da celebri artisti.

punto di incontro degli appuntamenti (salvo dove diversamente specificato): Palazzo Boldrin – Cittadella della Cultura, via G.B. Conti 30

*Ingresso Giardino di Ca’ Dolfin-Marchiori: € 4,00 intero;€ 2,00 ridotto.**Ingresso integrato Palazzo Cattaneo e Giardino di Ca’ Dolfin: € 5,00 intero; € 3,00 ridotto.

Info e prenotazioni:tel - 0425 605667;mail - [email protected]

Lendinara tra arte, storia e devozionePRoGRaMMa di iTineRaRi GuidaTi - SeTTeMbRe e oTTobRe 2016

Sabato 3 settembre - ore 10.30Inaugurazione mostreore 11.30: buffet all’aperto presso il patio esternoDomenica 4 - ore 12.00Pranzo dell’anzianoMartedì 6 - ore 15.30Intervento di Giovanni Lugaresi“Una poesia che conquistò l’italia”Mercoledì 7 settembre - ore 15.30Presentazione del libro di Ramis Tenan“Sguazo su l’erba”

Venerdì 9 settembre - ore 9.30 - 16.30Evento speciale per la ricorrenzadel decennale dell’HospiceLaboratorio Seminarialel’accompagnamento alla trasformazionepresso la sala polivalente

Domenica 11 settembre - ore 21.00Serata benefica di raccolta fondipresso il Teatro Ballarin di Lendinaraa cura dell’Associazione Le Fiabe d’Argento

Programma Settimana dell’AnzianoCasa Albergo per Anziani

da sabato 3 settembre a domenica 11 settembre 2016

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351ª Fiera di Lendinara

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CNA E LE IMPRESEIl Polesine che sostiene il PolesineFare impresa, oggi, comporta responsabilità, impegno, tenacia e per questo CNA Rovigo è al fianco delle imprese polesane con l’obiettivo di contribuire alla ripresa economica attraverso lo sviluppo delle piccole imprese, rappresentandone le esigenze e le proposte.

CNA ROVIGO è impegnata a dare voce e rappresentanza alle esigenze e ai valori della piccola impresa, che rappresenta la struttura economica del Polesine.

CNA ROVIGO rappresenta gli interessi delle imprese polesane valorizzandone le speci-ficità dei sottori e delle categorie professionali, elaborando e attuando iniziative di promozione e formazione economica per i vari ambiti di attività.

CNA ROVIGO è vicina alle imprese perché articola la propria presenza in sedi e uffici presenti in tutto il territorio provinciale, con l’obiettivo di garantire consulenza, assistenza, affiancamento.

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NUOVA SEDE: Via G. Garibaldi, 6/a - Lendinara - Tel.0425.601181 - [email protected]

Lendinara sotterranea

Molte cose si dicono su Lendinara sotterranea. Dice la tra-dizione che un lungo tunnel dovrebbe partire dal Castello, passare sotto l’Adigetto e uscire all’altezza della località Quattro Strade, verso Canda. Un’altra galleria dovrebbe partire da quello che viene chiamato palazzo del Capita-no, in piazzetta Vittorio Veneto, e arrivare a Santa Sofia. Da qui si dice parta un’altra galleria che dovrebbe andare in direzione dell’Adige. Anche per Saguedo esiste qualche leggenda metropolita-na. La chiesa di San Barnaba era la residenza estiva dell’a-bate della Vangadizza, e si racconta che dalla Chiesa parta un tunnel che arriva direttamente a Badia Polesine.

Di vero si sa che molti palazzi storici di Lendinara che sorgono lungo l’Adigetto sono stati costruiti adot-tando il sistema di fondazioni in pietrame con solai a cupola o volta (vedi figura) per contrastare la risa-lita capillare dell’umidità, viste le vicinanze del corso d’acqua, e per armonizzare e arginare staticamente le ipotetiche spinte d’acqua che avrebbero potuto creare dissesti strutturali. Per questo spesso, nel corso di lavori di ristrutturazione di vecchi palazzi sono stati trovati spazi vuoti sotto il livello del pavimento.

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Mostra Mercato in Fiera - Lendinara-Città-Ospitale2 - 11 settembre 2016

ELENCO ESPOSITORI

antica distilleria mantovani Anna Srls, liquori e distillati, Pincara (Ro)Gt Giro Genny, commercio macchine e cialde caffè, Lendinara (Ro)Galleria l’ariete, quadri e bigiotteria, Padovathermo service di Lain M. e Finco A. & C. Snc, termoidraulica, Barbona (Pd)Voyager s.n.c. di Loforte e Girardi, contenitori e articoli Tupperware, S. Giovanni Lup. (Vr)notte e dì di Magnani M., materassi reti e cuscini, Ferrarasegreteria cediipab casa albergo, servizi per anziani, Lendinaram.P.a. di Cavallaro, tettoie, pergolati e verande, Casale di Scodosia (Pd)Falegnameria Lucchetta, serramenti, restauro e arredamento, Lendinara m.m. di Mion Morgan, connessioni internet, Trecenta (Ro)Vasche e docce, idrosanitari, RovigoZamarco Fratelli Snc, pavimenti e rivestimenti, Badia Polesine (Ro)Verona antica Srl, isolamenti termoacustici, S. Martino B.A. (Vr)Ferramenta 80 di Piovan Cristian, ferramenta, Lusia (Ro)Giatti Flavio, piccoli elettrodomestci, Badia Polesine (Ro)Foto immagine di Bertoncin Angiolina, fotografa per eventi, Badia Pol. (Ro)Piccole Perle Stefania Masin, bomboniere e bigiotteria, Badia Polesine (Ro)ritratto sposa di Bregolin Alessandra, abiti da cerimonia, Badia Pol. (Ro)sistemazione casa di Ferrari R., allarmi, video sorveglianza, Villadose (Ro)Paiato alex - Dian Fabio, serramenti, Fratta Polesine (Ro)timaco s.a.s., caminetti e stufe, LendinaraPunto 3 arredameti s.n.c., arredamento, Rovigosol system s.r.l., tende sole e serramenti, Villadose (Ro)m3G di Marchiani s.a.s., barbecue, Ariano nel Polesine (Ro)alleanza assicurazioni, agenzia di Lendinara spazio medica, trattamenti fisioterapici, Noventa Vicentina (Vi)area Foodsognando birra srl, birrificio artigianale, Oderzo (Vi) Frekt di Claudio Capodicasa, Arrosticini alla brace, Veronamama ke bon di Sturaro, piadine e panini con porchetta artig. formaggi e salsicce, S. Urbano (Pd)munerato, Piadine

orari del Mercante in Fiera

La 26° edizione della Mostra Mercato in Fiera è ospitata anche quest’anno all’interno del Palazzetto dello Sport della nostra Città, visto l’apprezzamento riscontrato l’anno scorso quando per la prima volta si è adottata questa formula. Gli espositori hanno risposto in maniera positiva e apprezzabile con oltre 45 presenze, con tipologie proposte più diversificate rispetto al passato, inerenti comunque prevalentemente alla casa oltre alla tecnologia, al food e al giardinaggio. Si è curato anche l’offerta proposta all’esterno del palazzet-to nell’ampio prato circostante, con prodotti per il giardino e offerte gastronomiche che saranno affiancate da una tendostruttura, attrezzata per accogliere i visitatori che vorranno mangiare comodamente seduti a tavola. Si è posta attenzione anche alle famiglie proponendo per tre giorni la presenza di 2 cavallini con Susi e Sara de “ I Cavalieri Volanti”, per aiutare i bimbi ad apprezzare e cono-scere da vicino questi animali. All’interno si ospiterà per due sere lo SWAP PARTY un momento di aggregazione abbinata all’utile riciclaggio degli indumenti buoni, altrimenti destinati all’eliminazione, con l’organizzazione della Commissione Pari Opportunità e Pro Loco. Per finire un momento sarà destinato alla premiazione dei neo laureati con i quali si proporrà di avviare un laboratorio di idee per la città di Lendinara.

area espositori commercialimiozzo denis, caminetti e stufe, Badia Polesine (Ro)Pegoraro, porte e garage, Villa D’Este (Pd)Food Game di Pradella Ugo, sali di massa superiore e condimenti, Castelmassa (Ro)isola casa di Corsaro A., isolamento termoacustico, Chiampo (Vi)società agricola Power srl, composti e fiori, Mirano (Ve)chinaglia rossano, vivai, Lendinarasacco legnami, arredi da giardino, Lendinara (Ro)Luna Park ricky, sculture, LendinaraHouse Garden, casette giardino, Isola della Scala (Vr)edicars di Mizzon Edi, gomme e revisioni, Masi (Pd)intrattenimentoSusi e Sara I Cavalli VolantiVolontariatoassociazione chiara stella e aidO donazione organi

Azienda Servizi Strumentali

evento realizzatoin collaborazione con

IL MERCANTE INCONTRA:

venerdì 2 ore 19,45 INAUGURAZONEcon presentazione Numero Unicosabato 3 dalle ore 16,00: passeggiate con i 2 cavallini di Susi e Sara de “I Cavalieri Volanti” domenica 4 ore 10,00: Passaggio Generazionale Sala Consiliarelunedì 5 ore 21,00: Swap Party - scambiodell’usato presso stand incontrimartedì 6 ore 21,00: Swap Party- scambiodell’usato presso stand incontrimercoledì 7 ore 20,00: passeggiate con i 2cavallini di Susi e Sara de “ I Cavalieri Volanti”sabato 10 dalle ore 16,00: passeggiate con i 2cavallini di Susi e Sara de “ I Cavalieri Volanti”domenica 11 ore 18,00: riconoscimentoai neolaureati presso stand incontriore 23 FuocHi artiFiciali

Tutti i giorni possibilità di food con piadinerie, rosticini, birra artigianale con postazione stand per sedersi ai tavoli

Provinciadi Rovigo

Regionedel Veneto

Città diLendinara

Pro Locodi Lendinara

Venerdì 2 settembre Inaugurazione ore 19:45 - 24:00sabato 3 settembre ore 16:00 - 24:00domenica 4 settembre ore 10:00 - 13:00 / ore 15:00 - 24:00Lunedì 5 settembre esercenti alimentari orario ore 19:00 - 24:00 / per gli altri 20:00 - 24:00martedì 6 settembre esercenti alimentari orario ore 19:00 - 24:00 / per gli altri 20:00 - 24:00mercoledì 7 settembre esercenti alimentari orario ore 19:00 - 24:00 / per gli altri 20:00 - 24:00Giovedì 8 settembre ore 10:00 - 13:00 / ore 15:00 - 24:00Venerdì 9 settembre esercenti alimentari orario ore 19:00 - 24:00 / per gli altri 20:00 - 24:00sabato 10 settembre ore 16:00 - 24:00domenica 11 settembre ore 10:00 - 13:00 / ore 15:00 - 24:00

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351ª Fiera di Lendinara

Il monumento si dice posto da Lelia Gioconda, li-berta di un Caio Lelio a Marco Ponzio Esorato, figlio di altro Marco Ponzio, uomo ingenuo, e vi si oppone la clausola che l’erede non deva seguire, ossia essere seppellito, nel luogo della sepoltura del testatore. Si dà anche la misura dello stesso sepolcro, lungo dieci piedi nella parte anteriore verso la via pubblica, e venti verso la campagna. Si può osservare che tanto il testatore, quanto colei che fece erigere il monu-mento sono in caso nominativo, per cui l'iscrizione risulta di due parti distinte, e la seconda delle quali si sarebbe anche potuta omettere senza alterazione della prima, tanto più, che questa Lelia Gioconda non sembra avere avuta attinenza alcuna con la gen-te Ponzia del testatore, essendo liberta di tutt’altra schiatta. Da ciò pertanto si può dedurre, che moren-do Ponzio senza eredi necessari alla propria stirpe o famiglia e forse anche senza persone di servizio, la-sciò erede del suo quella liberta, la quale poi, per-ché appartenuta in addietro ad altra famiglia, volle esclusa dal luogo della propria sepoltura. L’erede poi, per gratitudine, fece apporre nel monumento eretto dal suo benefattore oltre a quella proibizione, anche il proprio nome.

Libera riduzione da“Le antiche lapidi romane della Provincia del Polesine illustrate dal sacerdote Vincenzo Devitdell'Istituto di carità”. Venezia 1855, Tipografia Perini

All’interno del cortile della canonica di Santa So-fia, infisse sulla parete a settentrione del Duomo, si trovano due lapidi. La prima è la seguente:

SEX. APONIVS . SEX .F .OM . SEVERVS . MENS..Altezza m. 0,20 larghezza m. 0,84 trachite

Sextus Aponius sexti filiusRomulia (tribù) severus mensor

Probabilmente proveniente da Este, essendo la tribù Romulia ascritta a quella città. Questa pietra probabilmente era il coperchio del sarcofago di Se-sto Aponio Severo, misuratore di professione, come evidentemente deve essere interpretata l’ultima voce “mens.” troncata per la spezzatura della pietra. Siccome presso i Romani c’erano vari tipi di misu-ratori, è difficile dire a quale tipo egli appartenesse. C’è poi il riferimento alla gente Aponia, da Apono, ora Abano (gli abitanti di Abano si chiamano anche oggi Aponensi), che conferma la probabile prove-nienza da quelle zone della lapide, perché secondo quanto alcuni sostengono, in quell’epoca la zona di Lendinara era sotto l’influenza di Este, dove in origi-ne passava l'Adige.

La seconda lapide è questa:

M. PONTIVS . M. F. EXORATVUS LO . SE . H . N. S.IN . F . P . X . IN . A . P. XX LAELIA . C. L. IVCVNDA . F. Alt. m. 0,50, larg. m. 0,55

Marcus Pontus Marci Filius exoratus. Locus Sepolturae Heredes Non Sequitur.In Fronte Pedes x. In Agro Pedes xx. Laelia Caji Liberta Iucunda Fecit.

Due lapidi dell'epoca romanaa cura di Ennio Bellucco

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351ª Fiera di Lendinara

Chiese scomparseEnnio Bellucco

La storia di Lendinara può essere studiata anche attraverso la storia delle sue chiese, una storia

molto ricca di eventi e di testimonianze. Alcune di queste chiese non ci sono più, di alcune c’è ancora memoria ma di altre, invece, anche il ricordo è svani-to. Restano però alcuni riferimenti topografici, come il Ponte dei Cappuccini e via Santa Maria Nuova.

La chiesa più antica di cui si hanno notizie è quella di Santa Maria Annunziata, anteriore all’anno 1000, che si trovava all’interno del castello. Da un affresco illeggi-bile rinvenuto, sarebbe stata collocata nel retro dell’attua-le farmacia Ma-stelli.A est delle

odierne scuole elementari, nel borgo delle Ca-selle, esisteva invece il con-vento di San Francesco isti-tuito nel 1218 dove si trovava una chiesa dedicata a santa Maria detta Maggiore, forse edificata sulle rovine di un tem-pio pagano. Qui il più importante gruppo religioso, quello dei Frati Minori, si insediò attorno al 1237. La famiglia Cattaneo vi eresse un convento ed ampliò

la chiesetta, a partire dal 1300 il complesso prese il nome di San Francesco. Successivamente presso la chiesa fu costruito anche un oratorio dedicato a Santa Elisabetta. Il complesso ebbe uno sviluppo notevole, perché si era creata una sorta di gara tra i benefattori che volevano comparire. Il complesso è stato ornato dai dipinti di famosi artisti come Domenico Mancini, Tintoretto, Paolo Veronese, Sebastiano Filippi, Mat-teo Gidoni e Giambattista Piazzetta. Nel convento

vissero religio-si che nel cor-so del tempo avrebbero poi ricoperto in-carichi presti-giosi: tra loro alcuni inqui-sitori, ma so-prattutto Feli-ce Peretti, che divenne papa nel 1585 col nome di Sisto V. L’ordine dei frati minori f r ance scan i conventuali fu però soppresso

nel 1769 con decreto del senato veneto e i religiosi abbandonarono il monastero, che andò presto in ro-vina e venne demolito nel 1785.

L’oratorio di Sant’Antonio Abate col vicino ospe-dale del Paracelso era sorto presso l’argine sinistro

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351ª Fiera di Lendinara

dell’Adigetto, vi-cino al ponte che oggi si chiama dei Cappuccini, ed esi-steva già prima del 1262. Era tenuto dai domenicani e accoglieva pelle-grini per soste di tre giorni al massi-mo. Nel complesso entrarono a ope-rare anche i laici della confraternita dei Battuti e della confraternita del Rosario (questi ul-timi erano di stan-za a San Giuseppe) che prestavano as-

sistenza ospedaliera. Successivamente subentrarono i Filippini, ma quando don Matteo Catti acquistò la casa attigua all’oratorio di San Filippo Neri (nell’o-dierna via Montegrappa), questi vi si trasferirono abbandonando l’oratorio di Sant’Antonio Abate or-mai fatiscente, che fu occupato e restaurato dai frati cappuccini che già erano nella vicina chiesa di San Marco.

L’oratorio di Santa Maria della Braglia era anche detto “Santa Maria nuova”, forse in contrapposizio-ne a Santa Maria Maggiore che era nel vicino borgo delle Caselle. Era sorto, con un annesso ospizio, nel borgo della Braglia che consisteva nell’appezzamen-

to di terreno a nord-ovest di Lendinara, fuori dalle mura, che andava fino al Ceresolo. L’oratorio sorse in corrispondenza degli ex cantieri Rinaldi, oggi sede dell’ufficio tecnico del Comune, ed è per questo mo-tivo che oggi il tratto della Strada regionale 88 che attraversa il centro di Lendinara si chiama via San-ta Maria Nuova. Qui si raccolse il primo nucleo di pie donne destinate alla vita monacale e nel 1304 il vescovo Bonazonta, che in quegli anni risiedeva a Lendinara, decise di dar vita a un monastero con la regola di San Benedetto. Poiché in breve tempo l’o-spizio di Santa Maria nuova non era più sufficiente, le suore si spostarono nel vicino ospedale con orato-rio pubblico dedicato a Sant’Agata (dove oggi sono i padri cappuccini), al posto dei frati Fiesolani che nel 1473 si sono portati a San Biagio. Santa Maria della Braglia restò libera e passò sotto la giurisdizione di San Biagio e dei frati fiesolani.

La chiesa di San Marco e l’annesso convento sono stati costruiti nel 1626 vicino all’oratorio di sant’An-tonio Abate. Vi si sistemarono i frati cappuccini, ordi-ne fondato nel 1552 e presente a Lendinara dal 1603. I cappuccini se ne andarono dopo la soppressione del convento voluta da Napoleone nel 1810 e solo nel 1876, dopo alterne vicende, presero definitivamente possesso degli stabili della chiesa di sant’Agata. Dopo la partenza dei cappuccini la chiesa di San Marco andò distrutta e parte del materiale fu usata per co-struire il cimitero. Tracce dell’esistenza della chiesa e del suo ruolo sono oggi presenti nel nome del ponte dei Cappuccini, costruito sull’Adigetto a metà del 1600 poco distante dal luogo religioso, e nella fiera di aprile che si celebra a Lendinara in occasione della giornata dedicata al patrono di Venezia. L’abside della chiesa è ancora oggi visibile all’interno del complesso del “magazzino delle uova”, già proprietà Marchiori.

A Valdentro sorse l’oratorio di San Zenone poiché nel 1198 i veronesi costruirono un castello di difesa al confine meridionale della loro giurisdizione, all’an-golo tra il Gaibo e l’Adigetto. Già nel 1340 la chiesa giaceva in rovina, per cui alcuni ritengono che fosse molto antica, forse costruita ancor prima dell’anno Mille. I resti dell’oratorio di San Zenone sono stati recentemente individuati, con una brillante intuizio-ne, dall’appassionato studioso di storia locale Paolo Mischiatti nel retro del bar centrale di Valdentro.

A Saguedo si parlò di “nuova chiesa” quando si ac-cennava per le prime volte al tempio intitolato a San Barnaba, cosa che fa supporre che esistesse un luogo

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351ª Fiera di Lendinara

di culto precedente. Secondo quanto tramandato, la chiesa si trovava nel “campon” della famiglia Zeggio, prospicente la “stradela del brodo”, e rimase sepolta insieme al suo campanile in seguito a un tremendo terremoto. Si racconta che per molti anni il Saba-to Santo, allo sciogliersi delle campane, si sentiva “come un fioco vagito, lontano, come sfumato...dello scampanio dell’antica torre, sepolta con la chiesetta”.Tra le chiese sparite si annoverano anche l’oratorio

di San Filippo Neri (già di San Girolamo e San Fi-lippo Neri) e l’oratorio del Santissimo Crocifisso del-la Costata, che solo in tempi relativamente recenti hanno cessato la loro funzione sacra.L’Oratorio del Santissimo Crocifisso della Costa-

ta, tuttora visibile in via Baccari, è stato edificato a partire dal 1672 dove esisteva una immagine del cro-cifisso dipinta a fresco su un muro, ritenuta miracolo-sa. Era dotato di campanile e sacrestia, nel corso degli anni ha ospitato anche l’istituto musicale e ora versa in stato di abbandono.La storia dell’oratorio di San Filippo Neri coin-

cide in pratica, con la storia dell’ospedale di Len-dinara. Questo oratorio fu costruito nel 1628 su un

terreno situato nell’attuale via Montegrappa, dona-to alla confraternita di San Girolamo che officiava nella chiesa di san Biagio. Nel 1649 Don Matteo Catti acquistò la casa e i locali adiacenti all’orato-rio per costituire l’ “ospital degli infermi”, con tan-to di campanile, che fu donato ai padri Gerolimini Fiesolani, il cui ordine però fu soppresso nel 1668, per cui subentrarono i Filippini (che in precedenza erano a Sant’Antonio Abate) che vi rimasero fino al 1807, data della soppressione voluta da Napoleone. L’amministrazione dell’oratorio e dell’ospedale passò alla commissione della carità e quindi al Comune dal 1862. La chiusura dell’ospedale e dell’oratorio è storia dei nostri tempi.

Bibliografia:Rigobello, La Signoria dei Cattaneo, Tip. Lendinarese, 1975Rigobello, Lendinara Veneta, Tip. Lendinarese, 1977AAVV., Lendinara notizie e immagini per una storia dei beni artistici e culturali, Canova, 1992AA.VV., Volti di Lendinara contributi per una storia urbani-stica della città, Tip. Lendinarese 2002Pia e Gino Braggion, Gli oratori nella diocesi di Adria, vol.II, Tip. Reg. Veneta, 1986

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351ª Fiera di Lendinara

Lo stemma anonimoFranco Fioravanti

ALendinara c’è uno stemma (in effetti

sono due uguali) visibile nella piazzetta davanti al Teatro Ballarin, ap-poggiato per terra agli angoli di uno studio commercialistico, di cui non si è mai saputo di chi fosse. Nel libro Lendinara Ve-neta di Bruno Rigobello è inserito tra gli stemmi di nobili casati lendi-naresi ma con la deno-

minazione stemma anonimo; questo sta a significare che nonostante le conoscenze e i quintali di volumi sfogliati dal pur bravo Bruno, con il nostro paesello poco c’entrava.In effetti se lo osservate, essendo rovinato dal tempo, non è facile capire cosa rappresenti, fiamme o punte di lancia, aquile…. In questi ultimi anni l’ho analizzato attentamente, ma non capendoci un tubo (non essendo il sotto-scritto né uno studioso né un competente di araldi-ca) ho fatto ricorso alle mie amicizie, Mario Segan-tini e Cesare Stufferi Malmignati nella fattispecie (quest’ultimo scomparso di recente), ed una sera ci siamo messi, conversando via facebook, a studiarlo. L’unico indizio che colpiva l’occhio erano le aquile nella parte di destra dello scudo e Cesare ha sem-plificato al massimo dicendo che era uno stemma estense.

Oramai il sasso era lanciato e non contento affatto della semplicistica conclusione del Conte Malmi-gnati mi sono messo ad osservare attentamente al computer un numero infinito di stemmi patrizi (cosa impossibile da farsi al pur bravo Bruno Rigobello quarant’anni fa).Gira che ti gira ad un certo punto mi salta agli occhi uno stemma rosso e giallo che sembra una sega, del tutto simile a quello in questione, con scritto Benti-voglio, la nobile famiglia feudale insediatasi a Bolo-gna nel XIV secolo. Ricordo immediatamente d’aver giocato anni addietro a calcio contro lo Zelo e che si chiamava Bentivoglio Zelo e quindi mi dico che è possibile che sia sulla buona strada essendo Zelo a pochi chilometri da Lendinara; leggo anche che non è né una sega né lance come avevo immaginato bensì un trinciato dentato di oro e di rosso. Non me ne importa molto ma oramai la strada è tracciata. Tirata fuori la storia dei Bentivoglio tra le tante cose che leggo è che nel 1420 Elisabetta Bentivoglio con-trae matrimonio con Romeo Pepoli, altra famiglia gentilizia bolognese,…Pepoli?... ma a Trecenta non

 

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351ª Fiera di Lendinara

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ci sono sia la Corte Pepoli che il palazzon o Palazzo Pepoli? È fatta. Fuori anche la storia dei Pepoli e sco-pro con enorme sorpresa che lo stemma dei Pepoli è l’altra metà dello stemma anonimo di Lendinara..… quadrettini bianco neri, più specificatamente scacca-to d’argento e di nero di sette file 3,2. Anche quest’ul-timo arcano è risolto.In effetti ci sono dei punti da chiarire: in primo luo-go che Romeo ed Elisabetta, rampa di lancio di que-sta mia ricerca, nulla hanno mai avuto da spartire con le nostre zone ma che i destini che hanno por-tato in Polesine e più specificatamente a Trecenta i due casati bolognesi sono della seconda metà del 500; i Pepoli per diritto ereditario sui beni del casa-to ferrarese dei Contrari, avendone il conte Sicinio Pepoli sposato l’unica erede, donna Laura Contrari e i Bentivoglio per investitura su beni feudali Estensi, ceduti in enfiteusi al marchese Cornelio come ricom-pensa per il suo servizio di luogotenente delle milizie del ducato ferrarese; in secondo luogo lo stemma dei

Bentivoglio è incrociato con l’aquila estense a segui-to del matrimonio nel 1487 tra Lucrezia d’Este, figlia del duca Ercole di Ferrara e Annibale II Bentivoglio, primogenito di Giovanni II.I Pepoli ed i Bentivoglio, rivali in politica, posero fine al secolare antagonismo nel 1673 col matrimo-nio tra il conte Ercole Pepoli e Beatrice, figlia del marchese Ippolito Bentivoglio, e lo stemma trincia-to dentato e scaccato d’argento fa riferimento a que-sto periodo.Come mai sia finito alla base di un palazzo di Len-dinara questo è tutto da chiarire, che invece sia da salvaguardare e reso più visibile a tutta la comunità con una semplice lastra di plexiglass ed una targhet-ta con il suo nome è dovere di chi ha a cuore l’Atene del Polesine.La gioia a questo punto è grande per l’aver dato un nome a qualcosa che altri ricercatori, molto più con-ti di me, non erano riusciti ad identificare.

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351ª Fiera di Lendinara

Statuti del 1321Elena Fioravanti

L’archivio di Sta-

to di Venezia conserva oggi il manoscritto originale de-gli Statuti che hanno regola-to la vita della nostra Lendi-nara per circa centovent’an-ni, dal 1321 al 1440. Il testo, infatti, fu ap-provato il 17 marzo 1321 da Rinaldo II,

membro della casata degli Estensi che qualche anno prima aveva riconquistato il territorio lendinarese, togliendolo al controllo dei Carraresi di Padova. Questa raccolta statutaria è di primaria importanza non solo per la nostra Città: in essa, infatti, sono sta-te raccolte e rielaborate le disposizioni dei marchesi d’Este, alcune delle quali risalgono fino al 1269, che la confermano la più antica raccolta di Statuti esten-si del Polesine. A questa raccolta, inoltre, sono stati ispirati anche gli statuti di Rovigo quando, nel 1429, essi furono rivisti in occasione del nuovo governo insediatosi dopo la conquista veneziana del territo-rio rodigino.Nonostante la loro grande rilevanza, però, gli Sta-

tuti di Lendinara sono stati recuperati e resi dispo-nibili agli studiosi solo recentemente: il manoscritto

che li conservava, infatti, fu portato a Venezia pro-babilmente nel 1482, quando Lendinara tornò sotto il controllo della Serenissima, e lì fu smembrato in due sezioni, riunite solo negli anni Ottanta del No-vecento. Le norme raccolte negli Statuti del 1321 non sono,

però, come potrebbe sembrare, la semplice realizza-zione della volontà Estense, ma sono il frutto della collaborazione dell’autorità dei signori d’Este con un gruppo di esperti, definiti sapienti, che hanno inte-grato norme ‘signorili’ e norme ‘locali’. Di seguito si sono trascritti, in traduzione - gli statuti, infatti, sono scritti nella lingua ufficiale dell’epoca, il latino -, alcuni passi che mostrano la grande attualità di queste norme.Dal proemio al primo libro abbiamo notizia del

giuramento che vincolava l’attività del Podestà, governante della città, alle norme contenute nello Statuto. Si leggono anche i nomi delle località sot-toposte al controllo lendinarese e che sono ben note ancora oggi. (trad. Elena Fioravanti)

Per la gloria di Dio onnipotente, e del signore nostro Gesù Cristo salvatore nostro, e della gloriosa e sempre vergine Maria sua madre, e dei beati corpi dei santi mar-tiri Biagio e Sofia protettori e padri nella terra di Lendi-nara, e del beato Gregorio martire, e anche per la gloria e la fama dei nobili signori della marca Estense, e per la perpetua amministrazione e giurisdizione delle terre di Lendinara e del suo territorio, Rasa, Cavazzana, Sa-guedo, Barbuglio, Lusia, Lusiola, Villanova, Costiola, Gaiba, Longale, Bornio, Grompo e Ramodipalo, con i propri territori; voi podestà giurerete […] di reggere e governare rettamente e legalmente tutto il comune e gli

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uomini della terra di Lendinara e il suo territorio […] e i comuni suddetti; e tutto ciò che sembrerà utile per questi comuni (giurerete) di farlo e provvedervi, e non anteporvi fatti inutili; e di osservare e far osservare tutte e ciascuna delle leggi dello statuto del comune di Lendi-nara, contenute in questo libro, in ogni loro parte […].Nel secondo libro si leggono alcune disposizioni,

ancora di grande attualità, circa la pulizia del suolo pubblico, che ciascuno è tenuto a non ‘lordare’ e a manutenzionare.V. Che nessuno lordi il suolo pubblicoNessuno deve gettare sporcizia su suolo pubblico. E chi

contravviene paghi cinque soldi. E se qualcuno insudi-cia il suolo pubblico (ndr. il verbo indica più propria-mente il ‘defecare’), uomo o donna, paghi cinque soldi, intendendo maschio o femmina che abbiano più di dieci anni.LI. Che ogni contadino pulisca annualmente la

propria parte dei fossatiIl signore della marca ha stabilito, nel 1293, sesta indi-

zione, a partire dal mese di gennaio, che chiunque lavori un appezzamento di terra propria o altrui con un aratro,

ogni anno deve scavare uno scolo attorno alla terra lavo-rata, dove gli sembri più utile. E se lavora con due aratri, ne scavi due. E chiunque decida di fare a metà del fossato e delle spese con il suo vicino sia multato per venti soldi, e tuttavia è tenuto a portare a termine l’opera suddetta.Il terzo libro testimonia la presenza di due ‘consoli’

a fianco del Podestà e del Consiglio, che rimangono in carica per un mese; la brevissima durata della ca-rica fa sì che non sia possibile programmare ‘interessi personali’.XXIIII. Che per ogni mese ci siano consoliAbbiamo stabilito che ci siano due consoli per ogni mese

che affianchino il podestà e il consiglio di Lendinara, che provvedano agli interessi comuni e registrino i provvedi-menti presi, e questi devono essere presentati al podestà. E il podestà, come ha giurato, faccia presenti al consiglio i provvedimenti proposti da questi saggi e secondo i cam-biamenti apportati dal consiglio stesso tenga conto di pro-cedere e di fare in modo che siano osservati, altrimenti gli sia detratta dal salario una multa di venticinque libbre. E questi saggi restino in carica per un mese, e all’inizio di ciascun mese se ne eleggano altri e così si continui a fare.

Appendice agli Statuti del 1321di Giovanni Ferracin

Ercole Catti, era un letterato nato a Ferrara, vissuto anche a Lendinara che gli ha intitolato un vicolo, noto per le sue traduzioni di opere dal francese e per un’operetta polemica, "L’Apologia sopra l’Historia del Sig. Andrea Nicolio, dottor di Rovigo". Il Ni-colio aveva pubblicato la sua storia del Polesine, la prima data alle stampe, nel 1582. A parere del Catti, questi aveva esaltato Rovigo e depresso Lendinara e nel 1584 pubblica, sotto cauto pseudonimo di Zago di Santa Rentua, la sua "Apologia" nella quale scri-ve et s’egli si fosse astenuto, come salva la verità poteva anche fare, di toccare certi particolari a vilipendio e ab-bassamento della nostra Terra di Lendinara, et havria più compitamente con sua molta lode satisfatto al desiderio di tutti gli homini del Polesine. Lendinara non è, ne fu mai sottoposta in conto alcuno a Rovigo. Tra l’altro il Catti rivendica l’indipendenza da Rovigo per la stesura de-gli Statuti durante il periodo estense, che anzi i Rodi-gini volendo formare i loro Statuti, avevano manda-to cittadini a Lendinara e ottenere notizie sulla loro conduzione, il che sarebbe indizio di priorità come anche la dedizione fatta alla Repubblica di Venezia il 14 settembre 1482 precedendo in tal atto Rovigo. A sostegno della sua storia il Nicolio rispose con un al-

tro libretto, raro e introvabile, anche lui con lo stra-no pseudonimo di "Bidello dello studio di Padova".

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351ª Fiera di Lendinara

Lendinara by Monica Biancucci

Numerosi sono i fatti di cronaca nel '600 a Len-dinara dove spesso il diritto nasceva spavalda-

mente dalla prepotenza di personaggi che si faceva-no lecito girare armati anche con armi da fuoco. Un manoscritto inedito ci descrive come la notte del 4 febbraio 1647 “habino havuto tanto ardire di appogiar due scale legate insieme di fuori delle muraglie che cir-condano il Palazzo Pretorio di Lendinara et altre due scale una legata con l’altra di dentro la corte del Palaz-zo e con inaudita temerietà è entrato Menego Mellon con altri sei scellerati per hora incogniti alla giustizia. Armati di archibugi e stili si portarono all'abitazione del Cavalier Pretorio che si trovava in letto con la moglie, al quale fu detto che si fermasse, se non che era mor-to, ad ambi legate le mani facendo il simile alla madre del Cavalier che nel letto si trovava, tolsero con for-za le chiavi delle prigioni et posero in libertà Giacomo Roncale con altri otto carcerati sotto posti alla giustizia criminale di quel regimento, et rompendo con forza le saradure delle due porte della Prigione fondi di Torre ov'era Gasparo Mellon, anco quello fecero fugire e poi condoti al portone del Palazzo, rotta la seradura del Palazzo unitamente se ne fugirono; in quel mentre stando in Piazza, Vincenzo et Alessandro Malmignati con numerosa comitiva di altri come sopra tutti armati, fomentando e spalleggiando detta fuga, dopo la quale subito esso Roncale baldanzosamente si è fatto vede-re per Lendinara accompagnato con li detti Vincenzo, Alessandro et altri.” La fazione dei Conti era avversa ai Malmignati, nonostante la stretta parentela che esisteva fra le due famiglie. Il 17 ottobre 1648, Vin-cenzo Malmignati “richiamando mal animo contro la

Casa Conti per lievi cagioni e per malignità d’animo, et Paulo suo fratello, di concerto di Giovanni suo padre e di Don Agostino, monaco olivetano, altro fratello, et Alessandro Guaresco con sogezione et concerto del me-desimo Vincenzo, assalito Marin Conti nella Pubblica Piazza di Lendinara disarmato e niun mal sospicante, gli gabbino esso Paulo et Alessandro sparata una pistolla per uno alli fianchi per li colpi delli quali miseramente trafito rese poco dopo l’Anima a Dio; caminando in testa essi Vincenzo, Paulo, Alessandro e altri come è predetto tutti armati con timore et spavento di tutta Lendinara”.

Paolo Malmignati bandito dalla Repubblica di Venezia La cronaca 1647 - 1648 Giovanni Ferracin

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Paolo Malmignati venne condannato all’esilio dal Consi-glio dei Dieci. Riportiamo il bando pubblicato sulle Scale di Rialto il 2 agosto 1649. . . Il Serenissimo Prencipe fa sapere, et è per deliberatione dell’Ecc. Cons. di Xci di 30 luglio 1649 che Paolo Malmignati figliuolo di Zuanne, absente, ma legitima-mente citato sia, et s’intendi bandito da questa Città di Venetia e Dogado, e da tutte l'altre Città, Terre, e luoghi del Dominio nostro, terrestri e maritimi, navilij armati e disarmati in perpe-tuo. Rompendo il confin, essendo preso, sia condotto in questa Città, et all'hora solita fra le due colonne di San Marco1 sopra un eminente solaro gli sia tagliato la testa, sichè si separi dal busto, e muora. Con taglia alli captori, o interfettori, fatta legitima fede della interfettione de Lire Mille dei suoi beni, se ne saranno, se non dei denari della Cassa di questo Consiglio deputati alle taglie. Tutti li suoi beni presenti et futuri, et etia la legitima durante la vita del Padre, siano confiscati et applicati questa le leggi. Non possa dal presente bando liberarsi per facoltà che alcuno havesse, o fosse per havere niuno eccettuato, se non passati anni dieci, e se non haverà conseguita la pace effettiva da gl’offesi.

Benetto ArbosaniNodaro Ducale

(1) In piazza San Marco a Venezia, vi sono due alte colonne sormontate dalle statue di San Marco nel-la forma del leone e San Tòdaro, santi patroni della città. Lo spazio tra le due colonne anticamente era destinato a luogo delle esecuzioni capitali. È ciò che avrebbe rischiato il nostro concittadino Paolo Malmignati, bandito dalla Serenissima nel caso fos-se trovato all’interno del territorio veneziano.

La condanna all’esilio pena la decapitazione

Curiosità storiche

Uno scherzo di cattivo gustoCarabinieri e vigili urbani di Lendinara stanno dando la caccia a uno strano individuo che non si sa se definire maniaco o buontempone. Si tratta comunque di un pubblico disturbatore responsabile di falso. In particolare sono gli automobilisti i danneggiati. Infatti lo sconosciuto compila bigliettini di contravvenzione e li colloca sul parabrezza delle auto incustodite che egli “ritiene” in posizione non regolare in rapporto alle norme di circolazione urbana. I bigliettini sono perfettamente identici a quelli usati dai vigili urbani; non si è ancora potuto stabilire se lo sconosciuto se li sia fatti stampare appositamente, o se invece li abbia sottratti a qualche comando di vigili. Fatto sta però che lo sconosciuto si è divertito e continua a divertirsi alle spalle di numerosi automobilisti collocando sul parabrezza delle loro auto in sosta e incustodite i bigliettini di contravvenzione che, apparendo perfettamente regolari, inducono i contravventori a correre subito al comando dei vigili ur-bani per “conciliare”. Nel bigliettino infatti, oltre alle indicazioni della macchina contravvenuta, l'ora della contravvenzione e il motivo della stessa, è specificato che il pagamento della multa va effettuato entro due giorni; le multe variano da mille a diecimila lire. (Stampa Sera 4/12/64)

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Casa Albergo:consapevolezza del presente e sguardo rivolto al futuro,

attraverso un percorso fotografico che traccia il cammino della Casafin qui svolto: il passato come seme per far nascere il presente.

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Spazi esterni della Pia Casa di Ripo-so alla fine degli anni 40’: il lavoro nell’orto.

Lendinara anno 1948, facciata della Pia Casa di Riposo.

Spazi interni della Pia Casa di Riposo negli anni 50’, il dormitorio delle donne.

Spazi interni della Pia Casa di Riposo negli anni 50’, la sala da pranzo degli uomini.

La Casa Albergo per Anziani oggi: vi-sta della nuova rsa e dell’hospice-casa del vento rosa.

Spazi interni della Casa Albergo oggi: il servizio di logopedia

La Casa Albergo per Anziani oggi: il servizio di portierato.

Spazi interni della Casa Albergo oggi: il soggiorno viola.

Spazi esterni della pia casa di riposo alla fine degli anni 40’: il viale e l’orto

La Pia Casa di Riposo negli anni 50’, il cortiletto

La visione futura: il raddoppio del nucleo curepalliative dell’Hospice-Casa del Vento Rosa

Il passato

Il presente

L'ipotesi del futuro

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I Piatto, storia di una famiglia in agricolturaEnnio Bellucco

Lendinara è un paese prettamente agricolo e l’a-gricoltura, e l'industria ad essa collegata, hanno

avuto molta parte nella storia della città tra Otto-cento e Novecento. E l’evoluzione dell'agricoltura nelle nostre zone si può analizzare seguendo le vicen-de di una famiglia, la famiglia Piatto, che ha avuto un ruolo non indifferente a Lendinara specialmente negli anni del secondo dopoguerra.Giovanni Piatto verso la seconda metà dell’800 è

padre di tre figli maschi, Giovanni Battista, Tomma-so e Giacinto, e fa l’operaio agricolo a Fiesso Um-bertiano. Si trasferisce a Bornio di Lusia per lavorare come “scariolante” salariato alle dipendenze dei si-gnori Marchiori di Lendinara, che sono anche pro-prietari della casa in cui Giovanni abita. Col tempo il lavoro di tutti permette loro di acquistare l'abita-zione con 3 ettari di terreno con casa e stalla. Passa-no gli anni, i figli si sposano, le famiglie diventano numerose e decidono di separarsi. Giovanni Battista diventa fittavolo della proprietà della parrocchia di Villanova del Ghebbo, un terreno fertile con casa e stalla. Si sposa con Agata Mischiatti e mette al mon-do otto figli: Regina, Lodovico, Attilio, Dirce, Bene-detto, Emilia, Maria e Angelina. Con una famiglia così numerosa cerca di migliorare e diventa fittavolo a Lendinara dei signori Petrobelli in via Arzarello Basso. Allo scoppio della Prima Guerra mondiale tutti

i giovani maschi della famiglia sono chiamati alle armi e vanno al fronte sul Carso, perciò durante il periodo bellico spetta alle cinque sorelle il duro compito di coltivare la terra e accudire il bestiame.Dopo varie traversie vissute durante la guerra i tre

fratelli tornano a casa e si sposano, così come le so-relle. Nel 1924 Lodovico è eletto consigliere comu-

nale nelle file del Partito Popolare e per l’occasione ha l'onore di conoscere don Luigi Sturzo. Lodovico sposa Adele Palmira Sicchiero e mette al mondo otto figli: Virgilio, Otello, Matteo (che muore all’e-tà di due anni a causa della febbre spagnola), Mario, Giovanni, Walter, Bruno e Carla. I Piatto trovano libera un'azienda di 31 ettari dei signori Zaccaria e diventano fittavoli della Ca’ Rossa. Qualche tempo dopo Benedetto si trasferisce con la famiglia nella zona industriale di Bolzano, e a coltivare la Ca’ Ros-sa restano Lodovico e Attilio. Dopo sette anni l'a-zienda di famiglia si amplia ancora e i Piatto diven-tano fittavoli anche dei signori Piaggio, proprietari dello Zuccherificio.Nel 1940 la guerra chiama don Virgilio a svolgere il

ruolo di cappellano militare a Padova, mentre Otel-lo è in Libia e Mario sbarca in Albania alla conqui-sta della Grecia come carrista. Giovanni è presente allo sbarco americano inglese ad Anzio, Walter vie-ne fatto prigioniero a Trieste e portato a Mauthausen mentre Bruno, ancora giovane, viene chiamato dai tedeschi a scavare le fosse vicino ai colli Euganei. Finita la guerra tutti fanno ritorno a casa.Nel dopoguerra Lodovico è attivo tra gli agricoltori

che rifondano il sindacato dei coltivatori diretti con Paolo Bellettato, l’avvocato Giuseppe Lorenzoni, primo presidente, e altri polesani. Inoltre è candi-dato alle amministrative del comune di Lendinara del 1946 ed è eletto consigliere nelle file della De-mocrazia Cristiana come gruppo di minoranza, ma poi nel 1951 la Dc conquista il Comune. La vita continua per i figli di Lodovico: don Virgilio è no-minato parroco, mentre Otello, Mario, Giovanni e Bruno continuano a condurre l’azienda denominata Diavoli, Walter si trasferisce con la famiglia a Como dove trova lavoro e Carla si sposa. Col passare degli anni a condurre l’azienda di famiglia restano Bruno, Giovanni e Otello. I buoni rapporti con i dirigen-ti del vicino zuccherificio portano a una riduzione dell'affitto dell’azienda e le leggi emanate nel secon-do dopoguerra in tema di proprietà contadina con-sentono ai Piatto a diventare proprietari di una parte dell’azienda Diavoli di 25 ettari. Siamo in periodo di miracolo economico, il livello di benessere dei pic-coli agricoltori si eleva e consente di fare notevoli migliorie alle abitazioni e alle condizioni di vita in genere. Bruno si sposa con Antonia Migliorini Nel-da e dal matrimonio nascono quattro figli, Paola, Be-atrice, Gloria e Paolo; quest’ultimo si diploma perito agrario e sceglie di rimanere e aiutare nella condu-

Giovanni Battista Piatto e la moglie Adele Palmira Sicchiero

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zione dell’azienda. Bruno è protagonista nella vita associativa e politica come consigliere comunale per due legislature e assessore all’Agricoltura per una, è membro del consiglio provinciale della Coldiretti sotto la presidenza del senatore Antonio Cittante e la direzione di Giulio Veronese. Inoltre Bruno è onorato della nomina di cavaliere della repubblica italiana e ricopre vari altri incarichi pubblici come rappresentante della cooperazione nell’Ente Delta Padano e consigliere della Camera di Commercio. Infine è nominato componente del consiglio della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.Pur essendo cambiate ultimamente e ulteriormente

le condizioni del lavoro nell’agricoltura, e malgrado l’età avanzata, l’amore per la terra di Bruno e della moglie non è venuto a mancare, e la continuità per il futuro è assicurata dal figlio Paolo che punta a mi-gliorare l’azienda nel segno dell’innovazione per far fronte alle mutate condizioni dell'economia.Questa è la storia di una famiglia di contadini, una

storia come tante altre, iniziata con il salariato e il bracciantato, continuata con la coltivazione in affit-to e arrivata oggi alla proprietà che ha fatto diventa-re veri e propri imprenditori i protagonisti.

Un sonetto per Lendinara cittàNel 1816 Lendinara veniva innalzata al rango di città con risoluzione di S.M. l'imperatore France-sco I, grazie all'operato del prefetto Pietro Perolari Malmignati. Giovanni Maria Bertazzi, il socio di Girolamo Ballarin, dedicò al Malmignati questo sonetto:

Le famiglie Piatto: Giovanni Battista con i figli Lodovico, Attilio e Benedetto e i rispettivi figli. Bruno è il secondo da sinistra davanti a tutti

Ornamento, e splendor di questo giorno, Imago eccelsa dell'invitto Augusto,Or qui giungesti d'alti fregi onustoIl nostro a ravvivar lieto soggiorno.

Ve' con qual gioja ognun ti plaude intorno,O sommo Reggitor inclito, giusto, Tu di bel core, di pensar robusto,Tu rendi questo suol di luce adorno.

E se brillar per CESARE si vedeFra l'Itale Cittadi Lendinara,A cui d'Adige il figlio lambe il piede,

Opra è di te così distinto dono;Ed or si degni tua Bontà preclaraOffrir la nostra fede a piè del Trono.

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I 160 anni della Banda

Auguri al Corpo Bandistico Città di Lendinara, al suo Presidente Rocco Pepe e al M° Francesco Centinper i 160 anni portati magnificamente

Curiosità letterario - notarile Nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 1531 il notaio lendinarese Lattanzio Lorenzi sta ancora lavorando alla registrazione degli atti. Colto dal sonno, “inadvertenter” volge per errore due fogli contemporaneamente. Quando s'accorge dell'ac-caduto è troppo tardi: ha già trascritto il documento e nel bel mezzo, tra l'inizio e la fine, sono rimaste due facciate bianche. Per evitare equivoci decide di annullarle, componendo di getto una poesia, dedicata al naturale moto di rabbia conseguente al momento di disattenzione.

P. Griguolo, Grammatici, notai e uomini di cultura nel Polesine tra XIV e XVI secolo, Deputazione ed., Venezia, 2001

Amor, qual l'universo in ogni partetriumphando guberna, doma e regesopra d'ogni divin et human gregel'aer, la terra e il foribondo Marte,

vedendo pur che in ogni libro et cartemoderne e antique il nome suo si legesalvo che in queste mie notarial segge,dove per forza intrar volse cum arte,

cum la invisibil solita potentia,lasso dal sonno et al scriver intento,trovomi nel voltar del folgio scripto

in modo che de due sol una essentiaveder mi fece, unde di dolgia spento straciar il libro volsi pel delicto.

Ma una voce habi odito“Non far Lactantio mio, l'ira rafrenaaciò non te sia biasimo, dano e pena,

ché la virtù serenadel cieco Idio, anchor di te signoreha voluto sto folgio in suo honore

et perché tuo l'errorefu in averti di lui già smemorato,a sta fogia cum te si è vendicato”.

Dove per tal peccatomercé chiesi dicendo “O Signor Dioil folgio tuo sarà, ma l'error mio”.Finis

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Nel Numero Unico dell’anno scorso abbiamo intrapreso un viaggio nell'universo dei gruppi

musicali che da metà degli anni 60 cominciarono a fiorire a Lendinara. Erano gli anni del miracolo eco-nomico per l’Italia, degli acquisti rateali e del con-sumismo, dei figli dei fiori e degli hippies, dei Be-atles, dei Rolling Stones e di Bob Dylan, un clima che avrebbe portato al '68, alla primavera di Praga, a Woodstock. Anche la musica italiana viveva una sua stagione particolare, per le giovani band erano numerose le occasioni di esibirsi nei concorsi cano-ri, nelle sale da ballo e nelle feste dei partiti politici. E così nacquero anche a Lendinara i primi gruppi e dietro ad essi, per spirito di emulazione, molti altri di cui è difficile dare conto con precisione, perché a volte un complesso nasceva e durava poco tempo e le formazioni cambiavano rapidamente. Si facevano le prove soprattutto nelle cantine delle case, a volte nel teatro Ballarin, più spesso presso le Acli e nel ci-nema-teatro di San Biagio. Così nacquero i Gamm, i Tnt, i Croma, i Limoni Neri, i Poeti e altri, composti da protagonisti che spesso si intercambiavano da una band all’'altra come Alvise Bassi, Massimo Ballarin, Giorgio Ravazzolo, Maurizio Remondi, Leandro Ri-gobello, Beppe Renesto, Renato Mainardi e Germa-no e Massimo Mandruzzato.

I FranchiUn gruppo che si distinse per qualità e durata fu quel-lo de I Franchi, che nel 1964 fu il primo a nascere, ma che pur sorgendo a Molinella era attivo soprattutto a

Villanova del Ghebbo e altri paesi fino al 1978. Con-trariamente alla maggior parte degli altri gruppi che sono nati per input dal basso, I Franchi nacquero per iniziativa di don Valentino Tonin, allora parroco di Molinella, che volle creare un gruppo diverso dagli altri. I complessi di allora infatti erano composti di chitarre, basso e batteria, ma per il suo gruppo don Valentino volle che ci fossero anche i fiati e l’organo. Convocò a Molinella un gruppo di ragazzi, prevalen-temente di Villanova del Ghebbo, e li incitò a stu-diare e a imparare a suonare uno strumento. Rispo-sero all'appello Adriano Bonafè, chitarrista di Masi, Beppe Pelà alla fisarmonica, Pierino Pavan e Sergio Munerato di Lendinara, Giacomo Malin e Giancarlo Resente. Le prove erano effettuate all'asilo di Tre-ponti, che accoglieva anche un pubblico di ragazzi che si divertivano moltissimo a partecipare e ascolta-re. Don Valentino pensava a tutto, e per l’esordio del gruppo a Cavazzana, sette mesi dopo l’inizio dell’atti-vità, si diede da fare per trovare il mezzo di trasporto e i finanziamenti necessari.

Vita musicale anni 60Ennio Bellucco

I Franchi: da sx Resente, Bonafè, Malin, Pelà, Pavan.Al centro Don Valentino Tonin

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Gli AironiUn altro gruppo che ebbe un discreto successo ver-so la fine degli anni '60 è stato quello de Gli Airo-ni. Era nato col nome Gli Amici nel 1968 ad opera dei fondatori Paolo Bellini, Beppe Renesto e Sandro Secchiero, ma cambiò presto il nome in quello defi-nitivo de Gli Aironi sulla scia di parecchi complessi famosi che in quegli anni avevano nomi di animali, come i Dik Dik, I Camaleonti, I Delfini. Le prime prove avvenivano nelle cantine del padre di Bellini, tra le botti di vino, poi furono ospitate per qualche tempo nella buca per l’orchestra del teatro Ballarin, poi ancora sopra il garage Maffeo quando il figlio del titolare, Rossano, entrò nel gruppo come cantante e chitarrista. Infine la sede delle prove quasi definitiva divenne la casa di Renesto la cui mamma, la “mitica” Maria, era la più grande sostenitrice del gruppo e accompagnava sempre i ragazzi nelle loro esibizioni. Ai primi tre, Bellini e Renesto alle chitarre e Secchiero al basso, e a Maffeo, si era nel frattempo aggiunto anche Gianluca Rovere alla batteria. Successivamente ad arricchire ancora il gruppo erano arrivate le chitarre soliste di Massimo Balla-rin e Massimo Mandruzzato. Come per molti gruppi locali gli inizi furono fatti di concerti alle feste dei partiti, in particolare alle feste dell’Unità che erano le più diffu-se. Inizialmente Gli Aironi suona-vano Battisti, Dik Dik, Nomadi e tutto il pop italiano, poi passarono a interpretare Le Orme, Led Zeppelin, Pink Floyd, Banco del Mutuo Soccorso e altri, poi, per sopravvi-

vere, dovettero ripiegare anche sul liscio. Gli Aironi parteciparono a diversi concorsi musicali e furono chiamati nelle sale da ballo del Veneto e dell’Emi-lia, hanno suonato a una festa di Capodanno al Club Maserati di Reggio Emilia, ma l’evento più impor-tante fu la loro esibizione per la tv svizzera realizzata grazie a un contatto occasionale. Più che l’esibizione in sé, a rendere memorabile l’avventura per i giovani musicisti furono la trasferta, la notte passata in tenda sulla spiaggia sassosa di Chiavari e il guasto di uno dei due mezzi di trasporto al ritorno.L’attività del gruppo durò circa sette anni, poi i cam-biamenti della vita come lavoro, studio e servizio mi-litare decretarono la sua fine. Bellini continuò a suo-nare per un certo periodo fondando il gruppo Settima Dimensione che poi divenne I Rodigini, specializzato nel liscio e tuttora in attività, ma poi dovette lasciare così come avevano fatto gli altri componenti della band.

I MandrilliBreve ma intensa fu la vita del complesso de I Man-drilli, attivo tra il 1969 e il 1972. I fondatori furo-no tre studenti che si incontravano tutti i giorni per andare a scuola a Rovigo: Renato Scaranaro detto

Bubu, Arnaldo Gherardini e Paolo Pa-sello. I primi due già possedevano una chitarra elettrica, Pasello acquistò per l’occasione una batteria, pagata natu-ralmente a rate, e così costituirono il gruppo che chiamarono I Mandrilli. A completare l’organico fu chiama-to come bassista Carlo Alberto Man-druzzato detto Tini e come voce Paolo Coeli, che già si esibiva spesso con I Fantasmi ed era buon conoscitore dei Beatles. In precedenza alcuni di loro avevano suonato la chitarra alla messa beat a San Biagio, perciò per le prove il neonato complesso poté disporre del cinema-teatro parrocchiale. Per il de-butto scelsero di organizzare un concor-so, secondo una moda molto in voga in quel periodo, nel teatro che ospitava le prove. Dell’organizzazione si interessò Gianfranco Marzana, un amico che in quel periodo si era inventato il ruolo di manager dei gruppi musicali. All’even-

to parteciparono cinque band tra cui figuravano altre due formazioni di Lendinara, ovvero i Mister Sound

Gli Aironi: da sx Maffeo, Renesto, Secchiero, Bellini

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Il Dolce Forno

di Sonia e Gianluca

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e I Poeti. Il risultato della serata andò oltre ogni più rosea previsione, con grande successo di pubblico e il terzo posto per il gruppo organizzatore, per cui i Man-drilli furono incoraggiati a proseguire e ad attrezzarsi di strumenti migliori. Da lì iniziò una lunga serie di serate e concorsi con ottimi risultati a Lendinara e nei comuni limitrofi, nelle sale da ballo e nelle feste private. Col tempo erano subentrati Germano Man-druzzato, detto Pua, e il compianto Paolo Ballarin, che era destinato ad una grande carriera come pia-nista. Ci fu anche qualche occasionale apparizione del giovane Massimo Mandruzzato. Il repertorio de I Mandrilli era composto da pochi pezzi italiani dei New Trolls e di Battisti e molta musica anglo-ame-ricana, Beatles, Creedence Clearwater Revival, Jimi Hendrix, Procol Harum, Grand Funk Railroad e Led Zeppeelin. Nel '70 furono protagonisti di un bellissi-mo spettacolo al Ballarin intitolato “Flash” accompa-gnati da un videoclip, nell’anno successivo iniziarono a suonare musica originale composta da loro. Sempre nel 1971 vinsero il concorso musicale organizzato per

la fiera di Badia e furono così chiamati ad esibirsi nel-la serata finale della fiera di Lendinara, riscuotendo un successo strepitoso.Anche per I Mandrilli gli impegni di lavoro e di stu-dio dei componenti segnarono la fine del percorso musicale.

I Mandrilli: da sx Mandruzzato (Pua), Gherardini, Coeli, Mandruz-zato (Tini), Pasello. Spettacolo Tombola 1971

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La stagione di Radio Lendinara40 anni fa nasceva l’emittente locale Ennio Bellucco

Tra il 1976 e il 1981 Lendinara conobbe anche l’esperienza di una propria radio. L’idea nacque

in un bar. In quei tempi i bar non erano ancora stati soppiantati dai siti virtuali, ed erano ancora luoghi di incontro reale di giovani e non giovani che vi passavano interi pomeriggi e intere serate. E i prota-gonisti iniziali di radio Lendinara si trovavano tutti i giorni al Bar Torre, gestito allora da Enrico Scara-naro. Il monopolio della Rai cominciava a scricchio-lare e le radio e tv private stavano nascendo un po’ dappertutto, sia pure in una giungla di frequenze e di normative. Anche a Lendinara se ne parlava, tra una chiacchiera e l’altra; un giorno i discorsi andarono sul concreto e un gruppo decise di passare all’azio-ne. Era composto tra gli altri da Renato Scaranaro, Franco Gasparetto, Alvise Bassi (che aveva studiato radiotecnica), Narciso Panella, Paolo Tavian, Dazia-le Rainerio, Sandro Ruggin. Ognuno dei promotori versò una quota, si trovarono alcuni sponsor e si riu-scì a partire, con tanto entusiasmo e tante difficoltà. La prima sede fu in via Varliero, dove si gettarono le basi; poco tempo dopo Radio Lendinara passò in Cortazza e lì cominciarono effettivamente le tra-smissioni; infine traslocò in via Garibaldi, all’angolo con vicolo Da Carrara. Nel frattempo l’attrezzatura era migliorata rispetto all’inizio e nell’ultima sede lo studio era stato sistemato con attrezzature moderne e razionali.L’iniziativa ebbe da subito un grande seguito. Al

nucleo iniziale, si unirono presto molti altri entu-siasti collaboratori: Mara Calovini era presentatrice, Narciso Panella faceva il personaggio dialettale di Coco, Vittorio Borghetti curava il programma Ciao Notte, molto seguito (si ricorda il personaggio radio-fonico di Nello Manga, o Manga Nello (al secolo Alvise Bassi), che intavolava discussioni infuocate

con il conduttore Borghetti, noto nostalgico del ventennio). Altri fan e collaboratori si aggiungeva-no al nucleo iniziale man mano che passava il tem-po. Due serate erano riservate al gruppo locale The Mister Sound, poi c’erano le serate di dediche, quelle dei quiz, sia con la radio e poi con la televisione, se-rate con i Nomadi, i New Trolls, Le Orme; e intorno all’emittente girava un folto gruppo di giovani: un successo inaspettato, il telefono squillava in conti-nuazione tanto che presto fu necessario raddoppiare la linea.Per l’impiantistica ci si rivolgeva ad Adriano

Bedon, Bassi era il tecnico e Nerino Bolognesi si prestava per i lavori in muratura; si cominciò con

un’antenna posta sul campanile di Santa Sofia da cui partiva poi il trasmettitore. Presto però furono tro-vati i mezzi per installare un ripetitore, un’antenna da 300 watt, sul monte Cero, sui colli Euganei, ove già esistevano numerosi altri ripetitori. In preceden-za erano avvenuti parecchi furti, e ne fu vittima an-che a Radio Lendinara. Ogni tanto accadevano dei guasti, e allora alle due-tre di notte si doveva partire per andare sul monte Cero a vedere quello che era successo e, se possibile, riparare. Problemi tecnici e problemi di rispetto della legge erano all’ordine del giorno. Per i primi ci si arrangiava alla buona con mezzi artigianali creati sul momento con tanta fanta-sia e tanta buona volontà. Nei primissimi momenti di attività, ad esempio, per vedere se i segnali arriva-vano, un’auto girava per Lendinara, uno al volante e l’altro che teneva l’antenna fuori dal finestrino per verificare dove e come si riceveva. C’era poi il pro-blema di continuare le trasmissioni di notte senza l’intervento umano; le trasmissioni non potevano mai essere interrotte, ogni interruzione poteva essere fatale e consentire a qualcuno di appropriarsi della frequenza.Come detto Radio Lendinara ebbe subito un buon

seguito anche fuori paese, perché anche molti re-sidenti dei paesi vicini Lusia, Fratta, Villanova fre-quentavano la sede, e portavano il simbolo dell’emittente, un picchio stilizzato, applicato sul lu-notto posteriore; le trasmissioni erano ricevute, e seguite, an-che in un territorio molto

Paolo Tavian nella sede di Radio Lendinara

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più vasto, che comprendeva una buona parte dell’Emilia sulla fre-

quenza 102,5. Le testimonianze parlano di una stagione esaltante,

Radio Lendinara era in prima linea. A livello

locale molti ambienti la richiedevano per le

feste estive, festa dell’Unità, dell’Avanti, dell’Amici-zia, serate varie, tanto che ad un certo punto si dotò di attrezzatura doppia per poter essere presente con-temporaneamente in due posti con due team distinti. A Lusia Radio Lendinara aveva lanciato ‘Festissima’, presso il locale Mister Dante, per le feste di comple-anno, e ne furono fatte tante, tutte con grande suc-cesso.Poi il desiderio di fare anche la TV nel 1980 se-

gnò destino dell’emittente. Se i protagonisti di Ra-dio Lendinara avessero seguito l’esempio di altre radio locali, Radio Lendinara avrebbe sicuramente avuto vita più lunga. L’impegno di fare anche TV si dimostrò superiore alle forze disponibili, sia finan-ziarie che di competenze. I mezzi finanziari necessari erano molto elevati, ma soprattutto era difficile met-tersi in regola con le normative, già di per sé molto confuse. Erano tempi in cui le leggi in materia era-no in continua evoluzione e sempre più restrittive. Da Radio Lendinara il nome era stato cambiato in ATR1, perché si era collegata ad ATR di Rovigo, ma fu un apparentamento quasi inutile. Erano frequen-ti i viaggi alla direzione delle Poste di Verona per cercare di capirci qualcosa, e alla fine, disamorati e

delusi, i soci decisero di cessare l’attività, cedendo gli impianti radio a ‘Radio voce del deserto’, una radio cattolica che in precedenza si era appoggiata Radio Lendinara, e gli impianti TV a Telestense di Ferrara. I protagonisti di allora ricordano comunque una

stagione intensa, piena di entusiasmi, che aveva por-tato Lendinara veramente al centro di un piccolo universo.

Vittorio Borghetti e Renato Scaranaro di Radio Lendinara intrat-tengono gli ospiti della Casa Albergo di Lendinara

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Un ricordo di Treno e FlavioEnnio Bellucco

Nel breve volgere di poco più di un mese il cicli-smo amatoriale lendinarese ha perso quest’an-

no due importanti figure: Arrigo Marchetto e Flavio Paio sono andati a correre e a organizzare gare nelle strade del paradiso. Marchetto, detto “Treno”, aveva 94 anni, vissuti

sempre in sella alla sua bicicletta, con cui ha formato fino a poco tempo fa un binomio indissolubile. Nella seconda metà degli anni 40 approdò anche al profes-sionismo partecipando come indipendente al giro di Lombardia, ai tempi in cui correvano i mostri sacri Bartali e Coppi. Come cicloamatore per due volte ha conquistato il titolo di campione veneto della cate-goria veterani, la prima nel 1964, battendo atleti del calibro di Angelo Conterno e di Giovanni Corrie-ri, il mitico gregario di Gino Bartali, la seconda nel 1975. Ha partecipato a innumerevoli gare riservate agli amatori, testimoniate dalle oltre 200 coppe con-quistate. È stato campione provinciale Udace e per ben 17 anni consecutivi ha partecipato ai campiona-

ti del mondo per cicloa-matori che si svolgono in Austria a Sankt Johann in Tirol, ottenendo sem-pre piazzamenti prestigio-si nella sua categoria. Ma anche dopo avere smesso di gareggiare “Treno” ha continuato a muoversi in ogni occasione sulla sua inseparabile bici da corsa, che solo da un paio d’an-ni è stato costretto ad ac-

cantonare.Paio, mancato all’età di 74

anni, per quasi trent’anni è stato ai vertici della società Libertas Ramodipalo Rasa, ricoprendo ininterrotta-mente la carica di presiden-te, ed è stato una impor-tante figura di riferimento per il ciclismo polesano. Era entrato nella Libertas nel 1967, e nel 1983 ne è diventato presidente, ri-manendo in carica fino al 2010, dimostrandosi un instancabile promotore del-lo sport delle due ruote.Nei suoi 27 anni di presidenza, Paio ha fatto cresce-

re la società, organizzando e promuovendo tantissi-me e gare e cicloraduni, tra cui l’importante Circui-to dell’Adige, gara agonistica riservata agli juniores. Memorabile è stato in particolare il cicloraduno del 1990 che ha concentrato a Lendinara oltre 900 ci-clisti amatoriali. Sono stati tanti i riconoscimenti ottenuti: nel 1993 ha ricevuto la Stella d’oro della FCI per l’intensa attività della società da lui rappre-sentata, e nel 2011 ha ricevuto dal Coni un rico-noscimento per aver guidato per 27 anni la Libertas Ramodipalo Rasa.Sia Paio che “Treno” sono stati premiati dalla Pro-

vincia nell’ambito dell’iniziativa “Sport Scuola di Vita” rispettivamente nel 2008 e nel 2007, in quan-to esempio per i giovani sotto il profilo sportivo ed umano.

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Sono trascorsi settanta anni da quando alcuni ap-passionati del gioco del calcio decisero di rifon-

dare una squadra a Lendinara, dopo gli sconquassi provocati dalla seconda guerra mondiale. Tante sono le vicende, i personaggi, gli aneddoti lega-ti a questo lungo periodo di storia biancorossa: i pri-mi anni pionie-ristici, i gloriosi campionati vinti alla fine degli anni cinquanta, la sca-lata dalla terza categoria fino al campionato na-zionale dilettanti degli anni novan-ta. Ma in questa occasione vorremmo ricordare le gesta di un gruppo di lendinaresi doc che, iniziando dalle categorie giovanili, diretti da quel maestro del pallone che era Aloisi Biscuola, arrivarono alla pri-ma squadra contribuendo a raggiungere il campio-nato di promozione, allora il vertice dei tornei di-lettantistici, per sei annate consecutive, affrontando compagini di tutto il Veneto, oltre ai mitici incontri di campanile con Contarina, Rovigo, Tagliolese, Ba-dia. E come non ricordare, sempre in quegli anni, la partecipazione alla Coppa Italia Nazionale con

trasferte infrasettimanali nelle Marche, in Romagna, in Friuli e in Lombardia! I protagonisti di questa stagione meravigliosa e irripetibile sono: il capita-

no Carlo Alberto Merlo, capace di occupare più ruoli, in attacco e in di-fesa, e ricordato per quel doppio passo in corsa che gli permetteva di supera-re l'avversario; il centro-campista Claudio Tur-cato, la voce in campo per dettare tempi e modi alla squadra; il terzino Claudio Rando, ancora oggi detentore del mag-gior numero di presenze in biancorosso, ben 330; l'attaccante Ennio Tar-ga, tutto finte e velocità; il difensore Luciano Tosi, una roccia inossidabile e

insuperabile; lo stopper Roberto Contato abilissimo nei colpi di testa; Francesco Boldrin sempre capace di ricucire il centrocampo biancorosso; Raffaello Si-gnorini, un terzino che sapeva spingersi in avanti; e da ricordare infine è anche il contributo di Maurizio Tavian, Uber Galvani e Franco Fioravanti. Naturalmente grande merito di aver creduto in que-sti giocatori va alla dirigenza tutta, presieduta da Antonio Zoppellaro e guidati in campo da allenatori quali Carlo Spolaore, Alvino Minardi, Lucio Poma-ro, che sono sempre nel ricordo dei tifosi biancorossi.

Da sx in piedi: Cappellini (Segr.), Zoppellaro (Pres.), Magon, Tosi, Targa, Bagatin, Zoppellaro, Contato, Biscuola (All.). In basso: Turcato, Biscuola, Signorini, Bellini, Merlo

1946 - 2016: 70 anni di calcioPaolo Fasiol

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