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“Per andare dove dobbiamo andare…” Racconto a due voci di un progetto di segnaletica e immagine coordinata realizzato nella Biblioteca comunale di Opera (MI) 31 Biblioteche pubbliche Biblioteche oggi ottobre 2011 “Tanto la gente i cartelli non li legge…” Quante volte, anche in ma- niera inespressa, si formula questo pensiero, magari nell’atto di attac- care un avviso alla porta di ingres- so, oppure una locandina per il pros- simo incontro con l’autore? Questo dialogo tra un biblioteca- rio, Marco Fantoni (MF), e un vi- sual designer, Filippo Partesotti (FP), prende le mosse da un pro- getto di segnaletica e immagine co- ordinata che, nel mettere in discus- sione l’assunto iniziale, ha perse- guito l’obiettivo di migliorare la co- municazione dei servizi di una biblioteca da poco inaugurata. Tutto sembrava a posto: struttura, libri, macchine… tuttavia capitava che alcuni studenti non individuasse- ro al primo colpo l’ubicazione del- la sala studio, oppure che qualche nuovo visitatore affrontasse l’im- barazzo di chiedere dove fossero i servizi igienici. Per raggiungere un risultato apprez- zabile sarebbe stato necessario da- re la giusta importanza a ogni fase dell’intervento: questioni prelimina- ri, riflessione teorica, progettazio- ne, realizzazione pratica… È stato pertanto deciso di ricondurre que- ste azioni all’interno di un proget- to organico di implementazione dei servizi, che ha ricevuto un co-fi- nanziamento dalla Regione Lom- bardia (L.R. 35/1996) ed è stato realizzato tra la seconda metà del 2009 e i primi mesi del 2010. Da cosa si inizia (quando finalmente si inizia)? MF Poiché “nessuno nasce impa- rato”, come diceva Antonio De Cur- tis, per documentarmi avevo ini- ziato da uno specifico manuale di Ivana Pelliccioli, non recentissimo ma largamente diffuso nelle biblio- teche di pubblica lettura. 1 È stato un approccio doppiamente utile, in primo luogo per la chiarezza con cui sono esposti alcuni principi gui- da della comunicazione in biblio- teca, ma ancor di più, senza che ciò appaia paradossale, per riflettere su alcune questioni collegate all’e- voluzione degli spazi adibiti a bi- blioteche pubbliche, a partire dai modelli presi a riferimento in Italia e all’estero. 2 All’inizio degli anni No- vanta, su un manuale per l’allesti- mento della segnaletica di una bi- blioteca, poteva considerarsi esau- stiva una trattazione condotta sui concetti di “informazione” e di “istru- zione dell’utenza”. E oggi? La no- stra nuova biblioteca si propone di far sentire chi la frequenta il più possibile a proprio agio, quasi co- me quando si soggiorna nella stanza preferita di casa. Tra i suoi obietti- vi ha quello di favorire le relazioni tra persone, oltre che tra strumenti informativi e persone, di popolare uno spazio pubblico condiviso, di promuovere i consumi culturali. Quanto in questo può essere d’aiuto il segno, il colore? Nel mese di marzo 2006 “Bibliote- che oggi” ha dedicato un articolo al rinnovamento della Biblioteca “An- tonio Delfini” di Modena: a te, ar- chitetto e visual designer, era stata riservata una pagina in cui illustra- vi gli interventi condotti sull’imma- gine e sulla segnaletica della biblio- Marco Fantoni Biblioteca comunale di Opera (MI) [email protected] Filippo Partesotti Studio Partesotti, Modena [email protected] Dal vecchio al nuovo logo della bi- blioteca: logo degli anni Novanta, ten- tativo di rivisitazione, nuovo logo

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“Per andare dove dobbiamo andare…”Racconto a due voci di un progetto di segnaletica e immagine coordinata realizzato nella Biblioteca comunale di Opera (MI)

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Biblioteche pubbliche

Biblioteche oggi – ottobre 2011

“Tanto la gente i cartelli non lilegge…” Quante volte, anche in ma-niera inespressa, si formula questopensiero, magari nell’atto di attac-care un avviso alla porta di ingres-so, oppure una locandina per il pros-simo incontro con l’autore? Questo dialogo tra un biblioteca-rio, Marco Fantoni (MF), e un vi-sual designer, Filippo Partesotti(FP), prende le mosse da un pro-getto di segnaletica e immagine co-ordinata che, nel mettere in discus-sione l’assunto iniziale, ha perse-guito l’obiettivo di migliorare la co-municazione dei servizi di unabiblioteca da poco inaugurata. Tuttosembrava a posto: struttura, libri,macchine… tuttavia capitava chealcuni studenti non individuasse-ro al primo colpo l’ubicazione del-la sala studio, oppure che qualchenuovo visitatore affrontasse l’im-barazzo di chiedere dove fossero iservizi igienici.Per raggiungere un risultato apprez-zabile sarebbe stato necessario da-re la giusta importanza a ogni fasedell’intervento: questioni prelimina-ri, riflessione teorica, progettazio-ne, realizzazione pratica… È statopertanto deciso di ricondurre que-ste azioni all’interno di un proget-to organico di implementazione deiservizi, che ha ricevuto un co-fi-nanziamento dalla Regione Lom-bardia (L.R. 35/1996) ed è statorealizzato tra la seconda metà del2009 e i primi mesi del 2010.

Da cosa si inizia (quando finalmente si inizia)?

MF Poiché “nessuno nasce impa-rato”, come diceva Antonio De Cur-tis, per documentarmi avevo ini-ziato da uno specifico manuale di

Ivana Pelliccioli, non recentissimoma largamente diffuso nelle biblio-teche di pubblica lettura.1 È statoun approccio doppiamente utile, inprimo luogo per la chiarezza concui sono esposti alcuni principi gui-da della comunicazione in biblio-teca, ma ancor di più, senza che ciòappaia paradossale, per rifletteresu alcune questioni collegate all’e-voluzione degli spazi adibiti a bi-blioteche pubbliche, a partire daimodelli presi a riferimento in Italiae all’estero.2 All’inizio degli anni No-vanta, su un manuale per l’allesti-mento della segnaletica di una bi-blioteca, poteva considerarsi esau-stiva una trattazione condotta suiconcetti di “informazione” e di “istru-zione dell’utenza”. E oggi? La no-stra nuova biblioteca si propone difar sentire chi la frequenta il piùpossibile a proprio agio, quasi co-me quando si soggiorna nella stanzapreferita di casa. Tra i suoi obietti-vi ha quello di favorire le relazionitra persone, oltre che tra strumentiinformativi e persone, di popolareuno spazio pubblico condiviso, dipromuovere i consumi culturali.Quanto in questo può essere d’aiutoil segno, il colore?Nel mese di marzo 2006 “Bibliote-che oggi” ha dedicato un articolo alrinnovamento della Biblioteca “An-tonio Delfini” di Modena: a te, ar-chitetto e visual designer, era statariservata una pagina in cui illustra-vi gli interventi condotti sull’imma-gine e sulla segnaletica della biblio-

Marco FantoniBiblioteca comunale di Opera (MI)

[email protected]

Filippo PartesottiStudio Partesotti, Modena

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Dal vecchio al nuovo logo della bi-blioteca: logo degli anni Novanta, ten-tativo di rivisitazione, nuovo logo

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teca.3 Pur espresse sinteticamente,le parole-chiave che ispiravano l’in-tervento erano “complessità”, “su-peramento delle barriere e dei vin-coli”, “sistemi urbani”. Questi ter-mini erano vicini alle problematicheche dovevamo affrontare, come nondistante, sul tuo sito internet,4 hopercepito l’accostamento tra lavoricondotti per istituzioni culturali pub-bliche e quelli richiesti da alcuniprotagonisti dello spettacolo (AldoGiovanni e Giacomo, Paolo Ros-si…). La via seguita dalla Bibliote-ca di Modena era senza dubbiomolto interessante.

FP Nel caso particolare della Bi-blioteca “Delfini” devo ammettereche sono partito da un posizione divantaggio: sono un utente di quel-la biblioteca (attraverso le varie mu-tazioni che ha attraversato: Biblio-teca “circolante”, Biblioteca di Quar-tiere, Biblioteca Civica) da quandoavevo 7 anni, ora ne ho 56. Attra-verso questa biblioteca, e i suoi bi-

bliotecari,5 ho imparato ad amare ilibri. Mi sono quindi trovato nellacondizione ottimale di provare a da-re risposte a problemi che cono-scevo molto bene, in prima perso-na, come utente.Nel 2005 la Biblioteca civica “An-tonio Delfini” di Modena si è tra-sferita in un edificio storico struttu-ralmente molto complesso, un exmonastero, e l’esigenza era quelladi riuscire a rendere gli utenti il piùpossibile autonomi nell’individua-re e raggiungere le varie zone del-la biblioteca… Era quindi evidentela necessità di realizzare un siste-ma di segnaletica efficace.Il riferimento base è stato la tipolo-gia della segnaletica stradale, dovel’uso di codici visivi estremamentesemplici permette di comunicare in-formazioni non verbalmente, e digestire flussi – anche imponenti –di pubblico in movimento.Un altro problema affrontato è sta-to quello di favorire la fidelizzazio-ne della biblioteca da parte degli

utenti, facendo leva sul fatto che lebiblioteche sono tra le poche isti-tuzioni che ancora oggi riescono acomunicare la disponibilità di unservizio pubblico in forma amiche-vole. Per raggiungere questo obiet-tivo è quindi fondamentale riuscirea conferire all’istituzione un’identitàfacilmente riconoscibile da parte delpubblico. Questo si può ottenereattraverso l’elaborazione di una im-magine coordinata forte, e spessobuona parte del compito viene as-solto dalla scelta di un buon mar-chio (che oramai tutti chiamiamo“logo”).6

Quando dico “buon” marchio vor-rei citare l’esempio del logo dellaBiblioteca di Opera.I precedenti loghi volevano sugge-rire l’idea di un libro aperto, ma intutte le varianti adottate il risultatonon era raggiunto, anzi, nell’ultimaversione ricordavano una “palmet-ta”, come mi sono permesso di de-finirla in sede di restyling… Un lo-go non è detto che debba esseredescrittivo e didascalico: deve so-prattutto essere immediato, rico-noscibile e memorizzabile.La proposta elaborata per Opera sicollega direttamente al nome dellacittà: sulle mappe turistiche Operaè sempre indicata con l’iniziale ac-centata, per favorire la pronunciagiusta (Ópera). Questa “Ó”, non im-piegata nell’italiano scritto, avevainvece tutte le caratteristiche perdiventare un segno di facile rico-noscibilità e memorizzazione. Si èpertanto scelto un carattere tipo-grafico forte (Arial Black) associan-dolo ai colori dello stemma comu-nale, giallo e blu.

MF Credo si sia già evidenziata unadelle principali finalità del progetto,quella di chiedere al segno, intesocome strumento costituito dalla com-binazione di immagini-grafie-colo-ri, qualcosa in più rispetto alla suafunzione basilare di indicazione edi istruzione sui servizi. Due realiz-zazioni in questo senso sono le no-

Biblioteche pubbliche

Biblioteche oggi – ottobre 2011

La tenda fatta di libri stampati, dietro al banco prestito, ripresa in occasionedi una mostra di libri illustrati

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stre cosiddette “tende stampate alibri” e la “mappona”.Al piano terra della biblioteca diOpera si trova la Sala Serafin,7 unospazio dove si tengono le iniziativepubbliche. In accordo con la voca-zione flessibile e multifunzionaledella biblioteca, questa sala puòcambiare aspetto molto rapidamen-te. Come parte della biblioteca ospi-ta i tavoli per la lettura dei giornali,un angolo dedicato al gioco degliscacchi, la zona delle novi-tà editoriali, una postazioneper il prestito e la riconse-gna dei documenti. Bastaspostare di poco l’arredo suruote e possiamo tenere la-boratori di espressione arti-stica riservati ai gruppi clas-se delle scuole elementari.Con l’aggiunta di sedie puòtrasformarsi in sala confe-renze/proiezioni od offrireal pubblico rappresentazio-ni musicali e/o teatrali. Al-cune coppie, addirittura, han-no scelto questa sala percelebrare il proprio matri-monio civile. Visti gli “usimolteplici”, si è consideratoutile sottolineare che que-sta sala possa cambiare d’a-bito per occasioni speciali,anche se il vestito di tutti igiorni è quello della biblio-teca!Si è cercato un segno di im-patto: su tessuto stampabileè stata realizzata una foto-composizione di libri impi-lati. Da questi tessuti sono state ri-cavate due tende che separano laSala Serafin dai ripostigli e dal ma-gazzino libri, locali non accessibilial pubblico. In questo caso il se-gno è stato utilizzato per trasmet-tere un messaggio (“anche se avolte è usata per altro, questa salafa parte della biblioteca”) e per da-re personalità allo spazio.La “mappona”, come la chiamava-mo in fase di progettazione, nonha chiaramente una sola funzione.

in biblioteca. Quelle prescrizioninon si applicano rigidamente intutti gli ambienti della biblioteca;dove si raccomanda con più forzaun determinato comportamento èstato studiato un segno specifico.Il tentativo è piuttosto quello di ini-ziare a suggerire un utilizzo consa-pevole della struttura.

FP Su mappe e cartelli vorrei ag-giungere una cosa: istituzioni cultu-

rali come le biblioteche de-vono poter dare spazio e ri-sposte a esigenze molto di-verse, e adattarsi facilmentealle modifiche e ai rinnova-menti che possono rendersinecessari anche con fre-quenza. Non di rado vengo-no spostate da una parte al-l’altra della biblioteca interesezioni documentarie, spes-so senza o con minime inter-ruzioni di funzionamento deiservizi al pubblico. Uno deirequisiti di base di una mo-derna biblioteca è quindi l’e-strema flessibilità delle strut-ture, e di conseguenza an-che del sistema informativo.A Opera sono stati utilizza-ti cartelli i cui supporti so-no fissi, ma le informazioni,stampate su plastiche adesi-ve, sono rimovibili.In conseguenza dell’estremaflessibilità che deve avere ilsistema informativo, e della(cronica) scarsità di risorseeconomiche delle istituzioni

culturali, ritengo molto importanteriuscire a mettere lo staff della bi-blioteca in condizione di intervenireautonomamente sul materiale infor-mativo (cartelli, volantini, annunciecc.). Andrebbe pertanto sempreprevisto un breve percorso formati-vo con gli operatori coinvolti, du-rante il quale insegnare semplici re-gole di carattare grafico e composi-tivo da seguire nell’elaborazione ditemplates (modelli grafici) ai qualipoter ricorrere facilmente.

Biblioteche pubbliche

Biblioteche oggi – ottobre 2011

Quella di orientare il pubblico suidue piani della biblioteca è certa-mente tenuta in considerazione(infatti il pannello è posto su unpunto di snodo della biblioteca),ma in realtà serve principalmentecome veicolo di promozione e “am-bientazione” dei servizi. Se acco-stiamo la “mappona” allo studio pre-liminare condotto sui flussi di utenzadella biblioteca, potremmo accor-gerci come lo studio bibliotecono-

mico del piano terra e del primopiano già aveva previsto percorsinaturali e intuitivi di accesso ai ser-vizi.8 Alla “mappona” è stato quin-di chiesto soprattutto di “fare pub-blicità”, cioè di evidenziare a col-po d’occhio la gamma delle poten-zialità della biblioteca, e trasmettereal visitatore un’impressione favo-revole. In fondo alla mappa sonorichiamate, attraverso l’uso di ico-ne di dimensione ridotta, alcunebasilari regole di civile convivenza

La “mappona”, posta qualche metro dopo l’ingresso

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Città, segni e biblioteca

MF Siamo attraversati dai segni, an-cora prima di uscire di casa.9 Strin-gendo lo sguardo su una comunitàdell’area metropolitana di Milano,possiamo cogliere alcuni tratti pe-

culiari di questi segni. La presenzadi una fitta rete stradale, di svinco-li e raccordi abitua l’occhio alle scrit-te bianche su pannelli blu, a coloripieni e decisi. La presenza di cen-tri commerciali si accompagna al-l’uso frequente di cartellonistica

sgargiante e di insegne luminose,le persone si muovono circondateda sorgenti di luce artificiale. Le strut-ture che si incontrano sono spessomodulari, composte da elementi invetro alternati a cemento e acciaio.La sfida nella progettazione dellasegnaletica e dell’immagine dellaBiblioteca di Opera, da inserire inun edificio riconvertito ma comun-que progettato per una destinazio-ne pubblica, è stata quella di nonrassegnarsi a recepire passivamen-te gli elementi sopra descritti, madi ricondurli a una promessa di fa-miliarità e di accoglienza nei con-fronti dei suoi visitatori.Prima di realizzare la segnaletica erastata posta molta attenzione al pro-getto illuminotecnico della biblio-teca, per raggiungere il miglioreequilibrio tra luce naturale e luceartificiale. Quando possibile, per iposti lettura e le zone di perma-nenza degli utenti è stata sfruttatala luce esterna, proveniente dallegrandi superfici a vetri, mentre sul-le postazioni informatiche e sullecollezioni documentarie è stato fattomaggior ricorso all’illuminazione ar-tificiale. L’obiettivo centrale restacomunque quello di mettere a pro-prio agio le persone, utilizzando icorpi illuminanti anche per “ad-dolcire” l’impatto visivo di elemen-ti architettonici strutturalmente con-nessi alla destinazione originariadell’edificio, che ospitava una pi-scina coperta.Nel caso di Opera, ma generaliz-zando il discorso potrebbe valereper ogni medio centro della cosid-detta “megalopoli padana”,10 sia l’il-luminazione che la segnaletica so-no state studiate in rapporto alleabitudini e al respiro stesso dellacittà, che chiede alle strutture pub-bliche una disponibilità a orario con-tinuato e il più possibile proiettatoverso le fasce orarie tardo-pomeri-diane e serali. Per diversi mesi al-l’anno la nostra biblioteca resta aper-ta quando il sole è già tramontato,quindi la sua luce e i suoi segni si

Biblioteche pubbliche

Biblioteche oggi – ottobre 2011

Anno 2004: l’amministrazione comunale promuove la riconversione di ungrande edificio che originariamente era una piscina coperta, da anni in abban-dono. Questa struttura ospiterà la nuova biblioteca comunale. Tra i modelli os-servati viene preso come riferimento principale la Biblioteca “San Giovanni” diPesaro. Lo studio biblioteconomico viene affidato ad Antonella Agnoli.Anno 2005: Il gruppo di progetto, singolarmente privo di un direttore unicodei lavori, si coordina sui vari interventi: studio biblioteconomico, allestimen-to e servizi bibliotecari (Antonella Agnoli, Marco Fantoni, Susanna Moggi,Marco Muscogiuri), impiantistica e interventi strutturali (Studio tecnico ing.Angelo Munari di Milano), progetto illuminotecnico e impianto (ditta Tre CiLuce di Cesate). La ditta Harmonie Project di Merano (BZ) si aggiudica la garaper il progetto esecutivo e la fornitura dell’arredamento della biblioteca.23 giugno 2006: inaugurazione della biblioteca. Nei mesi seguenti si ag-giungeranno un punto di aggregazione e ristoro (a gestione privata) e diver-si servizi comunali (centro lavoro, spazio associazioni, sportello energia,sportello giovani). Nel suo complesso la struttura assume la denominazione“Centro Polifunzionale di Opera”.Anni 2008-2010: implementazione della struttura per eventi culturali (im-piantistica audio-video), servizio internet senza fili interno e esterno all’edi-ficio, progettazione e realizzazione della segnaletica e dell’immagine coor-dinata (affidata allo Studio Filippo Partesotti di Modena). Questi interventihanno beneficiato di un contributo economico della Regione Lombardia(L.R. 35/1995).

Servizi e indicatori della nuova biblioteca (al 31.12.2010)Comune di Opera (MI): residenti n. 13.875Superficie della biblioteca: 1.000 mqPosti a sedere in biblioteca: 90 (di cui 47 in sala studio)Sala eventi: fino a 99 posti a sedere, quando allestitaPostazioni e dotazioni informatiche: 8 per servizio internet, 4 per elabora-zione e stampa documenti, 2 dedicate ai bambini, 1 attrezzata per i diversa-mente abili. Servizi Wi-Fi, fotocopie-stampa b/n e colori, scansioni digitali.Postazioni multimediali: 2 per visione/ascolto individualeDotazione documentariaMonografie: 29.866DVD, CD e altri documenti multimediali: 2.400Periodici correnti: 51 (di cui quotidiani: 5)Sezioni speciali: fumetti, guide turistiche, libri in lingua originale, manualitàartistica, sport.UtenzaServizio di prestito (utenti reali): 2.354Iscritti ai servizi internet: postazioni pc fisse 1.730, wi-fi: 622Prestiti a domicilio: 37.775

La nuova Biblioteca di Opera:i numeri e la storia

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trovano a giocare con quelli deltessuto urbano, delle strade traffi-cate, delle aree a destinazione com-merciale.Proprio dai centri commerciali so-no stati mutuati codici e soluzionidi linguaggio che hanno favorito lacomunicazione dei servizi biblio-tecari. Senza avanzare giudizi divalore, credo sia pacifico constata-re come la comunicazione commer-ciale, soprattutto a ridosso dei gran-di centri urbani, influisca in manie-ra determinante sul modo in cui lepersone sono portate a leggere isegni.A un livello elementare si possonorichiamare le soluzioni adottate persegnalare come è suddiviso il pa-trimonio documentario sugli scaf-fali. Le indicazioni ricalcano la sud-divisione per discipline propria dellaClassificazione Decimale Dewey,ma dove i nessi tra le materie o laterminologia standard risultavanopoco immediati, si è ricorso a ico-ne e lessico corrente, così comenella grande distribuzione.Un esempio ben più vistoso è co-stituito dalle grandi scritte che ac-compagnano gli utenti della Bi-blioteca di Opera dal piano terra al

primo piano, di cui, sotto, si puòvedere una foto scattata in occa-sione di un laboratorio natalizioper bambini e genitori. Prendendoa riferimento le persone in sala, cisi può fare l’idea dell’altezza dei

caratteri in forex sulla parete (25centimetri), o quale sia la circonfe-renza del logo della biblioteca (unmetro). Ha però maggiore impor-tanza constatare quanto appaia na-turale questo “vestito di scritte”,perché a livello conscio (o incon-scio, come scriveremo tra breve) lacomunicazione commerciale ci haabituato ad avere a che fare conscritte grandi. È possibile tentareun gioco di osservazione:11 imma-giniamo di intervenire sulla foto conun potente software di fotoritocco,facciamo sparire le scritte e il logo,e già che ci siamo sostituiamo latenda stampata a libri con un fon-do di colore uniforme. Il pubblicocertamente continuerebbe a con-centrarsi su Babbo Natale, ma l’am-biente resterebbe anonimo. Le per-sone in sala sarebbero consape-voli di trovarsi dentro la nostrabiblioteca, ma la loro percezionerisulterebbe senz’altro diminuita.Andrà anche notato come l’occhiodel visitatore, guidato dalle scritteal piano terra, sia accompagnato a

Biblioteche pubbliche

Biblioteche oggi – ottobre 2011

Esempio di come una segnaletica a strisce magnetiche, posizionata sopra gliscaffali, possa richiamare le corsie di un supermercato…

Biblioteca di Opera: grandi scritte “accompagnano” l’utente dal piano terraal primo piano

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scoprire quello che la bibliotecaoffrirà al primo piano. Ecco quindisopra il logo, in alto a destra, unagrande “@” stampata in fucsia, chesegnala la disponibilità di posta-zioni internet a disposizione delpubblico.

FP Sono d’accordo che ci sia daimparare, con tutta l’umiltà possi-bile, da come gli esercizi commer-ciali, in particolare ipermercati, su-permercati ecc., riescono a comu-nicare ai clienti.Le biblioteche hanno utenti, nonclienti, ma l’efficacia, la chiarezza,la soddisfazione e “il piacere e il tro-varsi bene” devono essere comu-nicati allo stesso modo.12

Rispetto a una struttura commercia-le, uno spazio culturale pubblicopuò tuttavia sperimentare soluzio-ni grafiche con un grado di libertàmaggiore. Nel caso della bibliote-ca di Opera si può portare l’esem-pio di una parete della sala studio

(un intervento progettato ma an-cora da realizzare): viene propostoun gioco di segni e simboli legatialla scienza e alla conoscenza, chesi trasformano in decorazione siavisiva che “significante”.Un intervento particolare è statorealizzato sulle numerose finestra-ture della biblioteca, poiché i vetripermettono sia di vedere dentroche di far vedere fuori. Sono staterealizzate vetrofanie (adesivi tra-sparenti applicati a vetri) che digiorno rendono riconoscibili gli spa-zi all’interno, di sera e di notte, conle luci della biblioteca accese, fan-no “uscire” la biblioteca all’esterno.

Come parla un segno? Segno e comportamento

MF “Tanto la gente i cartelli non lilegge”… A questo punto del discor-so potremmo ricondurre questo as-sunto alle aspettative che ragione-

volmente i bibliotecari possono nu-trire su questo genere di interventi.In un progetto di segnaletica, oltreche, più in generale, in uno studiobiblioteconomico, è basilare stu-diare l’utenza dal punto di vista deipercorsi e delle abitudini. I com-portamenti sono strettamente lega-ti alle abitudini, che a loro volta sonoconnesse al vissuto sociale dellacomunità in cui la biblioteca si tro-va ad offrire i propri servizi. Ai nostri giorni, in una bibliotecaitaliana di pubblica lettura, diversicomportamenti sono considerati di-sdicevoli,13 e pertanto viene quasispontaneo utilizzare la comunica-zione scritta per avvisare il pubblicodi quale sia il comportamento cor-retto nell’uso di uno spazio o di unservizio. Il rischio però è quello didisseminare la biblioteca di cartel-li,14 disperdendo coerenza e poten-za nella comunicazione. In questosenso, l’assunto in base al quale l’u-tenza della biblioteca trascura le co-municazioni scritte troverebbe im-mediata conferma, del resto va ripe-tuto come il segno sia solo in partecodice scritto, e non sempre la scrit-tura è la prima cosa che arriva alcervello.In nota a margine è stata citata la bi-blioteca della città di Gütersloh co-me modello di primo livello di acco-glienza in biblioteca: chi ha potutovisitarla avrà apprezzato fin dall’in-gresso un segno non scritto di ben-venuto, vale a dire la pavimentazio-ne della piazza che continua entran-do in biblioteca, per comunicare co-me biblioteca e spazio cittadinosiano integrati e vivibili senza barrie-re.15 Il gioco delle superfici, mirato asuggerire una correzione di com-portamento, è stato utilizzato anchea Opera per comunicare all’utenzache la frequentazione del piano su-periore richiede maggior raccogli-mento. Al primo piano, avvicinan-dosi alla sala grande delle collezioni,il pavimento a piastrelle cede il po-sto alla moquette, senza altre racco-mandazioni scritte.16 Un invito scrit-

Biblioteche pubbliche

Biblioteche oggi – ottobre 2011

Progetto grafico per la parete della sala studio(provate a trovare la scritta: “Opera 2010”!)

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to è stato invece aggiunto su unpaio di pannelli, ma è giusto chiede-re a un cartello miracoli?FP “Tanto la gente i cartelli non lilegge”… La “gente” di solito nonlegge i cartelli perché prima li guar-da. Un’immagine è più efficace dimille parole, la parola arriva dopo,e se l’immagine ha già dato un’im-pressione, nessuna parola riusciràa far cambiare opinione.La gente, se pensa che quello chegli ha comunicato il cartello al pri-mo sguardo gli possa interessare,dopo legge i cartelli.Per questo è importante avere al-meno due livelli di lettura (in co-municazioni più complesse di uncartello o di un annuncio, tre). Acolpo d’occhio un utente deve ca-pire a che cosa ci si riferisce (se devoscrivere un “avviso per un giornodi chiusura” non bisogna scriverein grande AVVISO, ma GIORNODI CHIUSURA). Detto questo, nonbisogna illudersi che una sofistica-ta comunicazione basata su graficae testo renda superflua la relazio-ne interpersonale tra operatore eutente… soprattutto se si ha parti-colare difficoltà a far rispettare unanorma di comportamento. È verocomunque che sul messaggio sipuò lavorare con creatività, comead esempio è stato fatto a Modenaper invitare gli utenti a tenere com-portamenti “civili” nel chiostro cheprecede l’ingresso alla “Delfini”, di-venuto nel tempo un importantepunto di aggregazione studentesca,con i classici problemi di confusio-ne e sporcizia (sigarette e cartac-ce…). In questo caso lo si può ve-dere a p. 38 – ho ripreso e adattatouna soluzione che avevo visto pro-posta al MOMA di New York nel1987, ma che ancora oggi apparemodernissima.Un cenno conclusivo va fatto ri-spetto all’uso del colore.Utilizzato in un progetto di immagi-ne coordinata, il colore ha grandipotenzialità di linguaggio: diventaimmediatamente codice comunica-

tivo senza passare attraverso la me-diazione verbale; la sua interpre-tazione è veloce come il pensiero,molto di più della lettura di parole,la sua carica emotiva è enorme, ri-esce a modificare la qualità dellospazio e del contenuto informativo,predispone a un approccio amiche-vole, che è fondamentale per unaistituzione culturale, e anche alle-gro… Ma sull’uso del colore io nonfaccio testo, tra i miei maestri d’arteannovero Arlecchino...

Note

1 IVANA PELLICCIOLI, La segnaletica per labiblioteca, Milano, Editrice Bibliografi-ca, 1990.2 Come indicato nella scheda tecnica

dedicata, il modello principale per larealizzazione della Biblioteca di Operaè costituito dalla Biblioteca San Gio-vanni di Pesaro. Diverse soluzioni siispirano tuttavia a un insieme più am-pio di biblioteche, grandi e piccole:Gütersloh (livelli di servizio), Cesate(uso della luce), Campo Tures (dispo-sizione degli ambienti) ecc.3 FILIPPO PARTESOTTI, Immagine e segna-letica, “Biblioteche oggi”, 24 (2006), n.2, p. 16.4 <http://www.partesotti.com>.5 Per limitarsi a far menzione delle bi-bliotecarie che hanno collaborato allosviluppo della segnaletica per la Del-fini di Modena, e che poi hanno favori-to lo scambio di idee per la bibliotecadi Opera: Meris Bellei (responsabile del-la biblioteca), Cinzia Pollicelli, SimonaGiovani e Mirella Tassoni.

Biblioteche pubbliche

Biblioteche oggi – ottobre 2011

In sala studio il rispetto del silenzioè soprattutto questione di autodisci-plina…

…non basta invece questo cartello ascoraggiare l’uso improprio dei ta-voli dedicati ai lavori di gruppo…

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Page 8: 31-38fantoni.qxd 5-11-2011 20:10 Pagina 31 Biblioteche ... · care un avviso alla porta di ingres-so, oppure una locandina per il pros- ... servizio pubblico in forma amiche-vole.

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6 È ormai parecchio in uso l’abitudinedi chiamare “logo” qualunque simbolo,marchio, stemma, a volte persino quellidelle amministrazioni pubbliche... Pro-priamente il “logo” è un marchio com-posto di sole lettere o parole. Quandoci sono immagini si dovrebbe chiama-re “marchio”.7 La sala è intitolata a Carlo Serafin,agente di polizia caduto per causa diservizio sul territorio di Opera8 In estrema sintesi, correndo il rischiodi generalizzare eccessivamente, il pub-blico della biblioteca di Opera viene“invitato” a scoprire i servizi e la colle-zione attraverso una graduale presa diconfidenza. PT: accoglienza-spazio mul-tifunzionale/lettura periodici/novità edi-toriali. 1P: servizi internet/collezioni spe-ciali/sala studio-banco servizi-area mul-timediale-spazioragazzi/collezioni do-cumentarie.9 Su quanto l’infografica pervada il no-stro costume contemporaneo si veda ilrecente articolo di Maurizio Ferraris sul

quotidiano “la Repubblica” di sabato14 maggio 2011, p. 39-41. Fin dal 2002un’ironica provocazione al riguardopuò essere letta tra le sequenze di unvideo-clip ideato per Remind Me, unbrano dei Röyksopp (gruppo electro-pop norvegese), assai apprezzato suYouTube: <http://www.youtube.com/watch?v=eo4u4JJAPGk>.10 Cfr. EUGENIO TURRI, La megalopoli pa-dana, Venezia, Marsilio Editori, 2000.11 Lo spunto deriva in realtà dalla criti-

ca dell’arte, cfr. ad esempio il commen-to al quadro House by the Railroad ri-prodotto in: WALTER WELLS, Il teatro delsilenzio. L’arte di Edward Hopper, Lon-don, Phaidon Press Limited, 2007, p. 174.12 Questo spiega come la biblioteca diOpera, insieme alla “Delfini” di Mode-na, compaia su due pubblicazioni de-dicate all’infografica, con esempi trattisia da istituzioni pubbliche che da grandiimprese, hotel, aeroporti ecc.: FollowMe - Wayfinding and Signage System,Shenyang (China), DoPress Books,2011, p. 250-254, <http://www.dopress.com>, e Way of the Sign II, Shenzhen(China), Artpower International Publi-shing Co. (in corso di pubblicazione).13 Su quanto fossero diverse (e rumo-rose) le biblioteche nell’antichità si leg-ga un divertente passo in: ALBERTO MAN-GUEL, Una storia della lettura, Milano,Feltrinelli, 2009, p. 48-49. Sulla regoladel silenzio in biblioteca si è basato an-che un commercial politicamente scor-retto della casa automobilistica Merce-des, che ha suscitato qualche irritazio-ne anche nella comunità dei bibliote-cari: <http://www.youtube.com/watch?v=L_XKgGvPAQ4&feature=player_embedded>.14 Al riguardo si veda il capitolo Delsopprimere i cartelli in ANTONELLA AGNOLI,Le piazze del sapere, Roma-Bari, La-terza, 2009, p. 105-111.15 In Italia una soluzione analoga è sta-ta adottata dalla biblioteca di Arzigna-no (VI).16 Per questa e altre fondamentali scel-te di allestimento della biblioteca di Ope-ra è stato prezioso l’apporto di MarcoMuscogiuri, e del suo libro Architetturadella biblioteca. Linee guida di pro-grammazione e progettazione, Milano,Sylvestre Bonnard, 2004.

Biblioteche pubbliche

Biblioteche oggi – ottobre 2011

Studio per il cartello affisso a una parete del chiostro che precede l’ingressoalla Biblioteca “Delfini” di Modena

A dialogue between a librarian and an architect/visual designer aboutthe best way to communicate into the library environment.The occasion for this article is the new public library just opened inOpera, a small town close to Milan, where the visual layout is a crucialelement in the global planning.

Abstract

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