3. Luglio 1988

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QUANDO LA MENTE È IN VACANZA

A Poona da Bhagioan

ICOMINCIO DA

di MAURIZIO BERTÉ

i davano proprioper spacciati, ancheperché non se ne

. sentiva più parlare,né in giro né suigiornali. Soprattut-to non li si vedevaandare a spasso afarsi ridere dietrocon quei loro caffe-

ani arancioni, con la collanina con ilitratto di Bhagwan e con quella fac-ia assai ispirata. La loro sparizioneon aveva peraltro provocato dram-i espliciti né soverchie inquietudi-i, al massimo sospiri di sollievo eie contente per una tentazione in

e

meno giacchè, negli anni, in ogni fa-miglia o gruppo o sodalizio ce n'era I.··.';·,"··.·;..·

stato almeno uno che era finito inOregon O in India, piantando in assotutti quanti, mogli e mariti, figli epadri, sorelle e suoceri, dipendevadallo stato di famiglia. OItretutto alsospiro di sollievo per lo scampatopericolo-arancione si era aggiuntoanche quello per aver schivato i ver-diglioni incappati, pure loro, in guaigiudizi ari a proposito di soldi. In-somma sembrava proprio di averchiuso con gli eCi)logi della menteperennemente in bilico tra mistici-smo e affarismo e pareva ridotto a

e'

s t' K Il e

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ro il rischio di vederseli tornare aa, i ragazzi, o leggerissimi e alo-

ni o infarfugliati in psicanalisminichilenti.E invece, ma guarda com'è la vita,oli qui, di nuovo in pista, vivi e

geti come grilli, prontissimi a rico-inciare. Quando nessuno se lipettava più sono rispuntati comenghi, da un giorno all'altro, e fa-ndo come se niente fosse hannoiesto: ma dove eravamo rimasti?

••Bhagwan Rajneeshin Oregon ha preso batoste su

batoste ma oggi torna allaribalta internazionale con più

baldanza di prima»

I verdiglioni, sebbene in sordina,ciando nuove iniziative dalla roe-

forte di Senago, la loro Versaillese porte di Milano e gli arancioni,n un ben diverso clamore, riapren-una centrale mondiale a Poona,

India.Ora, a fronte dell'inaspettato ri-mo, il dilemma è: che fare? rifu-arsi nell'ennesima ironia? Oppureenderli sul serio? Non fino al pun-di farsi convincere a partire peralche posto del mondo alla ricercalla lampadina giusta ma magari

soltanto per capire il perché e il pecome delle fortune e dei successi (certi mistici e misticismi, di certpromesse ricette per la felicità. Peché si potranno anche prenderefrizzi e lazzi ma sta di fatto che tuttiguru, di tutti i generi, continuannonostante tutto ad avere un merc:to ampio assai e affezionati cliendelle loro mercanzie.

Prendete Bhagwan Rajneesh, n,to a Chandra Mohau, India Centrile, nel 1931, per esempio. Negli ultmi anni ha preso batoste su batosteppure, dopo aver fallito con la sucomunità, fondata in Oregon nei prmi anni '80, torna oggi alla ribalta ilternazionale cori ancora più balda!za e sicurezza. Tanto per dirne unasuo ultimo libro, pubblicato in Italida Bompiani si intitola nienternentche la Bibbia di Rajneesh, anche ~

.v e R Il

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r I seguaci e discepoli di Bhagwan durante il soggiorno a Poonaanizzano manifestazioni culturali e ricreative. Nei paesi d'origine,

r prattutto in Giappone, Germania, Stati Uniti e Italia, sono numerosediscoteche gestite dai sannyasin (discepoli) di Bhagwan.

J e R Il i t o

di biblicoha ben poco essendo sol-tanto la trascrizione dei suoi ultimidiscorsi.

In Oregon, negli anni della comu-nità, ne erano successe di tutti i colo-ri: vigilantes che reprimevano qual-siasi tentativo di autonomia dei se-guaci, lavaggi del cervello, violenzesottili e grossolane, Bhagwan chea:ndava in giro per il ranch in unadelle sue -14 Rolls Royce (o 12 manon importa, le Rolls dopo quellasoglia non si contano più), i seguaciche arrivavano scoppiati da tutto ilmondo e li flippavano definitiva-mente, discorsi deliranti e via dicen-do. Fino all'epilogo finale della se-gretaria di Bhagwan che fuggì, nel1985, con la cassa piena di 50 miliar-di circa, mica noccioline. La donna,che si chiama Ma: Anand Sheela, èoggi in carcere in Usa con accusegravissime che vanno dal tentativo diavvelenamento di alcuni politiciamericani alla truffa, a intercettazio-ni telefoniche. Dopo il patatrac an-che Bhagwan è stato in prigione maquasi subito rilasciato dalle autoritàstatunitensi che non sono state ingrado di raccogliere prove a suo cari-co. L'unico provvedimento è statoquello dell'espulsione dal Paese. Lamisura è stata imitata anche da altriPaesi di tutto il mondo: Grecia, Ir-landa, Canada, Inghilterra, Svezia,Svizzera, Italia, Germania, tutti glihanno rifiutato il visto d'ingresso.Bhagwan naturalmente non ci hamesso nemmeno un secondo a ren-dere la pariglia e, parlando dellecondizioni generali di vita dell'uma-nità, se ne è uscito con un'afferma-zione del genere: «Non c'è evoluzio-ne, sembra proprio che le scimmienon siano mai diventate uomini! For-se qualcuna ci è riuscita ma non miazzarderei a dire che Ronald Reaganè un essere umano».

Ovvio che con discorsi del generefra i due non corra buon sangue e cimancherebbe altro. Comunque è giàstata ventilata anche l'esistenza di uncomplotto della Cia, che quandonon si sa a chi dar la colpa vienesempre buona, che vorrebbe far ta-cere la voce di Bhagwan.

Fatto sta che, dopo l'Oregon,Bhagwan Rajneesh è tornato a Poo-na, da dove era partito nel 1970, e harifondato la sua comunità su basicompletamente diverse. Intanto haeliminato la divisa arancione e poiqualsiasi struttura stabile al suo mo-vimento. Insomma, non ci casca più,ha visto una volta che l'istituzione hain sé pericoli mortali e si accontenta

di gestire un movimento informale.È più tranquillo e poi dà meno penosieri, non ci sono casse del tesoro ...E a Poona ha ripreso a parlare.Adesso, detta così, può sembrareuna cosa normale, non era mica di-ventato muto, ma la novità consistenel fatto che per 1315 giorni era sta-to in silenzio: Bisognerebbe anchedire che il silenzio è per Bhagwarl'obiettivo massimo, la felicità, essendo il silenzio la condizione inizia-le della vita. «In principio era il Verobo», dicono i Vangeli? E Bhagwanpolemico risponde: ma che Verbo, irprincipio era il silenzio, poi è venuteil Verbo a disturbarlo. Nonostantequindi avesse toccato il tetto della vi-ta, ha parlato e i suoi seguaci hanncripreso a registrare le sue parole. Icompito è affidato a una équipe dtedeschi che, si sa, sono bravi in que-ste cose tecniche, e grazie ad apparecchiature ultrasofisticate di registrazio ne e riversamento in quattro (quattr'otto fanno diventare libri leparole di Rajneesh. Dal nastro magnetico si passa al disco del computer e direttamente alla composizionetipografica e alla stampa.

••In principio era il Verbo~.Lodicono i Vangeli. Secondo

Bhagwan invece è il contrario:••In principio era il Silenzio ••

Con questo sistema Bhagwan è arorivato a riempire un catalogo di oltre100 pagine di opere sue, in lingua inglese, che vengono man mano tra-dotte nelle varie lingue a secondedella richiesta di mercato. In Italiasono state tradotte una trentina dopere e un'altra trentina sono in faseavanzata di preparazione.

Tutta la vita di Bhagwan Rajneeslruota del resto attorno ai libri. L;leggenda narra che la sua biblìotecipersonale sia di mezzo milione di volumi e che, grazie a una particolaretecnica di lettura, conquistata in virtù delle sue originali metodiche dmeditazione, sia stato in grado dleggere più di dieci volumi al giornoTutte queste iperbole naturalmentevanno prese con le pinze, si sa i discepoli cosa sono capaci di inventareper far fare bella figura al maestroComunque una prova che quest:sterminate letture siano state veramente effettuate la danno gli stessseguaci segnalando che, nell'altre!tanto sterminata produzione dBhagwan, ci sia tutto e il contrario dtutto, un po' di cristianesimo, un pizzico di buddhismo, zen quanto ba

s e R Il

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, metteteci un filo di Marx e una'ma di razionalismo, condite consicanalisi nelle sue varie forme,

tate e sperate in dio. In ogni casolettismo filosofico impedisce si-amente la nascita di correnti al-terno del movimento essendo im-sibile la determinazione dell'or-ossia e quindi delle relative eresiepunire. Insomma diventa impos-ile ergersi ad autentici interpretipensiero del maestro in quantol pensiero le pensa tutte, a voltetemporaneamente.ltre volte, invece, il pensiero di

agwan è semplicemente disar-nte e nella Bibbia pubblicata inlia si possono leggere tirate con-

tro la guerra, contro lapolitica, con-tro la famiglia, contro Gesù (comecerti intellettuali ruspanti che alladomenica all'osteria chiedono agliastanti perché, se era proprio il figliodi Dio, si è lasciato morire sulla cro-ce e non ha fatto il miracolo). Su Ge-sù poi esagera anche un po', in di-verse pagine del libro si accaniscecontro di lui definendolo: malato dimente, fascista, nevrotico, affarista,abietto eccetera eccetera. Ma, de-mocraticamente, ce n'è per tutti e aivari budda, krishna e compagnianon riserva sorte migliore.

"Non seguitemi perché misono perso anch'io ••.

Questa è la risposta diBhagwan Rajneesh a coloro

che gli chiedono lumi

Insomma dopo il suo passaggio sufilosofia, politica, religione e quan-t'altro non rimangono che maceriesu cui Bhagwan pianta la sua bandie-rina. A chi, orfano di guide spiritualie materiali, chiede nuovi lumi, ri-sponde: «Non seguitemi perché icstesso mi sono perso» (che detto traparentesi la si era già letta su Linus.pronunciata da Snoopy e anche negliadesivi dietro le macchine, ma faniente, è geniale lo stesso) additanodo la soluzione nell'autonomia e nel-la consapevolezza individuale. Chese fosse seguito, l'insegnamento nonsarebbe niente male ma invece quel-li, i seguaci, nisba, rimangono appic-cicati come mosche al maestro e nonsi scrollano più. E sono ancora tanti:in tutto il mondo almeno 1 milionee, non andranno più in giro vestititutti colorati, non porteranno più ilritratto al collo ma in Germania so-no 400 mila, in Giappone almenc300 mila, in Usa oltre 100 mila, inItalia sono diecimila .. Nel nostro paese gli arancioni, che

arancioni non sono più, dopo l'atti-mo di smarrimento seguito all'arre·sto del loro capo si sono velocemente riannodati e, sebbene ancora Ion-tani dai fasti di qualche anno fa, han·no già riaperto centri di meditazione, luoghi per vacanze alternative.discoteche, attività editoriali. E, oc-chio all'extrasistole delle zie, ripresei pellegrinaggi verso Poona, Indi"settentrionale. Si ritorna così, comenel gioco dell'oca, al quesito di par-tenza: far dell'ironia o cercare di ca.pire come mai c'è sempre questo biosogno di qualcuno che dica, indicanodo con fare saputo, io ho visto unaluce, laggiù, seguimi conosco unsstrada .. , m

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• Durante il soggiornostudio a Poona ipartecipanti sono tenuti

. all'osservanza di alcune· rigide regole di .comportamento e hannodiritto a un solo giorno di

·riposo settlmanélle duranteil qilale possonosoddisfare le esig~nzepersonali, dal farsi tagliarei capelli al rispondere allelettere da casa. I bambinisono custoditi in appositiasili e, per chi vuole, .vengono praticati

·massaggi rilassanti.

«Non c'è evoluzione! Sembra che

le scimmie non siano mai

diventate uomini. Non mi

azzarderei a dire che Ronald

Reagan è un essere umano»

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QUANDO LA MENTE È IN VACANZA

Fagioli: basta o non basta

Se .10 psicanalista si riconosce dal lettino,Massimo Fagioli rischia di assomigliarea un .piazzista di Aiazzone. Lui nonriceve un paziente per volta, maduecento tutt'in gruppo, fianco a fianco

n un grande stanzone, per farli parlare di sogni eesideri, acque fetali e pulsioni all'annullamento.

assicura che anche gli psicotici più gravi guariscono

di MAURIZIO BERTÉ Foto di FABIO MANTOVAN

tanno lì, dall'altraparte della strada.trattenuti da un filoche non c'è, sospesinella magia di unalinea perfetta, comealla partenza di unamarcialonga. Stan-no sul chi vive, par-

• lottando anche masbirciando di sguin-cio, e continuamen-

te, un punto là in fondo al cortile dacui si aspettano il cenno. Che, infat-ti, quando schiocca ha proprio l'ef-fetto di uno start che, ancorché si-lenzioso, li fa schizzare con un pas-so, appunto, da bersaglieri, Ovvio

che il cik-ciak dei tacchi sul selciatorisalti per contrasto, per forza sonopiù di duecento, sull'assoluto silen-zio con cui .entrano nell'aula. Hannotutti quell'aria un po' impaziente chedà il tanto aspettare come ai bambinidi una volta che quando andavano alcinema chiedevano sempre maquando comincia il film.

Lui, Massimo Fagioli, dopo averlichiamati li aspetta sulla porta e liguarda entrare, godendosi soddisfat-to la forza del proprio richiamo, conquel suo sorriso largo e triangolareche ricorda quello di mister Jéker,un personaggio dei fumetti di Bat-man (sì, d'accordo, la citazione nonè granché colta, ma quella viene).

Sono le sei di un lunedì pomeriggio,di una primavera che passerà senzalasciare il segno. Il posto è a Roma,in via Roma Libera e chissà se l'ag-gettivo ha un qualche significato. Iduecento sono qui per partecipare alseminario, così si chiama, del dottorMassimo Fagioli. Non è l'unico, netiene quattro alla settimana, dal lu-nedì al giovedì, dalle sei del pome-riggio alle dieci di sera. I partecipan-ti, in totale, oscillano attorno al nu-mero mille. Chissà se ogni volta si ri-pete lo stesso rituale di attesa, fret-tolosa e impaziente, impaginata daquel filo immaginario. S'immaginadi sì, essendo l'incontro con Massi-

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<Chi impara

l linguaggio

elI 'inconscio

accedere a

ntelligenza,

ltre la ragione»

no Fagioli un evento palesementessai desiderato, senza molto rite-no. Il motivo di un tale slancio èresto detto, essendo il dottor Fa-ioli non un medico della mutua conanti pazienti ma uno psicanalista as-ai in ovativo, e i suoi «seminari»

,sessioni di studio ma sedute ana-"..:he.Ora se si tiene conto che un anali-

ta tradizionale tiene, di norma, noniù di sette, otto, toh, nove persone

in cura si capisce subito che i milsono imbarcati - nel numero farc'è un destino - in un'avventura ga-ribaldina. Se si aggiunge che riuscirea capire cosa frulla nella testa di unasola persona è già un'impresa straor-dinaria ci si convince del tutto chequella di Massimo Fagioli è una sfidaall'impossibile, una lotta alla vertigi-ne, un ingaggiare l'infinito ...

Il primo a saperlo è proprio lui checon le sfide è abituato come a un lin-guaggio necessario. Nel 1971, peresempio, mentre scriveva il suo pri-mo libro, Istinto di morte e conoscen-za, sapeva benissimo quel che facevaprendendo a picconate il corpusfreudiano eppure è andato avanti, fi-no al punto di essere espulso, nel1975, dalla Società Psicanalitica Ita-liana, l'organismo ufficiale freudia-rio. A ragia n veduta bisogna dire,perché la sua eresia è di quelle pe-santi, che lui su Sigmund Freud vagiù di piatto, senza tanti riguardi.«Non ha capito niente», dice, «per luiil bambino è un criminale, polimorfoperverso lo definisce, che, subìto iltrauma della nascita, s'incamminaverso il suo destino, immutabile, didissociato, di folle. Per Freud nonesiste cura, essendo l'uomo natural-mente un mostro, l'unico rimediopossibile è la repressione di quegli

IN DUE(cento)SUL DIVANO

• Due immagini tratte dà «Ildiavolo in corpo» e «Lavisione delSabba••, i film di Marco Bellocchioin cui maggiormente si avverte ilpeso dell'esperienza conMassimo Fagioli. Per il primo siparlò addirittura di plagio perl'eccessiva influenza delleteorie dello psicanalistasull'opera del regista.

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~i}zli ~. Del resto Freud non faaltro che fare il figlio del proprio tem-po, succhiando dalla letteratura deidottor Jekyll e mister Hyde, dei Do-rian Gray, dei doppi di Edgar AllanPoe. Una società terrorizzata che sidifendeva inventando un esternobuono e un interno cattivo, mostruo-so, folle, dissociato. lo mi oppongo aquesto massacro, io credo che l'uo-mo sia diverso da come lo ha imma-ginato Freud» .

Dopo quel primo libro l'eresia diFagioli ne ha prodotti altri tre, tutti equattro sostanziano quella che luichiama la «mia teoria». Pretenderedi dame conto in un articolo di gior-nale sarebbe veramente arduo e for-se incongruo. Si può tentare un az-zardo, una riduzione in pillole. Ec-cola: «L'origine di tutto? È nel feto, ilsuo rapporto con l'acqua della ma-dre, nella sua fantasia, nel suo ricor-do, nel suo inconscio. Cos'è l'incon-scio? Il sogno. Non c'è nessun altromondo oltre il sogno. Ilinconscio è ilsogno e viceversa. Llinconscio è la se-de della fantasia e la prima fantasiadel feto è il mare calmo delle acquedella madre. La malattia? È crisi,rottura, non fatto costituzionale eter-no come sostiene Freud. I sintomi?

. Freud vede solo l'aggressività, la rab-bia, la violenza, io ho scoperto la ne-

gazione, il vuoto, la bugia, la distr.zio ne, insomma la pulsione all' a,nullamento. È questo il cardine delmia teoria, qui gira attorno la SOlizione del problema della follia. lguarigione? lo la ottengo, da me SI

no venuti casi gravi, gravissimi di pscasi. Ebbene sono guariti. Comefa? Con il ricordo, ricordando si vdono cose che con gli occhi nonpossono vedere. Tornando all'inco,scio mare calmo, alla fantasia prim.ria, all'interno. Come ci si arrivcCon un linguaggio tutto nuovo, qUflo dell'inconscio. A chi riesce a praicarlo è consentito l'accesso a una i,telligenza oltre la ragione. Se si è p.felici? È un impegno grosso. Di siciro non si ha più bisogno di negaremondo, di far finta che non esista»

Se Massimo Fagioli sistema coFreua~ ifreudiani e i freudismi, fig:

. '". rarsi con tutti gli altri, junghiani, al

leriani e via discorrendo non li comdera nemmeno e ameno Nel suo ajparato teorico è prevista pure la titale demolizione di Nietzche ma alche, si salvi chi può, del razionaismo, annessi e connessi. Sistemacosì la teoria, si tratta di vederepratica che, rispetto alla tradizionè ben più che innovativa.

«Hosognato gnocchi,gnocchetti e fagioli ... delfiniche saltano... elicotteri in un

canyon, prati tutti blu eanfiteatri sommersi...••

Stipati sui divanetti, corti eppercscomodissimi, dell'anfiteatro (disgnato da un'architetta-paziente:duecento stanno lì come in una pcsia di Ungaretti, sospesi e precafragili e sottili. Come all'iniziouna lezione qualsiasi c'è il brusiosottofondo del ciao come stai, dosei stata che non ti ho vista più, qUiche frizzo sul ritrovarsi e qualelazzo di chi si vede troppo. Quaruanche l'ultimo entra, l'aula è propìpiena, non ci passerebbe più uispillo, gambe contro gambe, spacontro spalle. E fiati confusi, e umri che vanno assieme, vapori chemischiano, meno male che nonpuò fumare, sennò. Fagioli sta rpunto di fuoco del semicerchio,basso, seduto su una sedia, spallemuro. E si va a incominciare. Diceuna ragazza davanti a lui, due o 1

file più in alto: «Betty Blue, coporti oggi?» e quella risponde: «Dimmagini di sogno, dovevo uscireuna sottoveste nera... avevo il se .grosso ... ». Molti, tutti userannotermine «immagine di sogno»; mal

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tti racconteranno le cose un po' so-e dei sogni, ardite copule, seni atto spiano, amori audaci, amorioibiti, insomma quelle cose un po'icole a raccontarle e molto inte-ssanti a sognarle. Lui, Massimogioli, appena qualcuno accenna algno lo prende e lo interpreta conmetodo sempre uguale e cioè ri-

rtando ogni «immagine» a qualcheento, passato, remoto, antico cheaccaduto all'interno del seminario.me se quei duecento fossero unrpo solo e la sua memoria la storial loro percorso, del loro lungo sta-assieme. Viene in mente Elias Ca-tti (e questa volta con la citazionediamo meglio) e il suo studio sullaassa, sul suo essere intrinsecamen-un fatto incomprensibile.Ma non c'è tempo per distrarsi,assimo Fagioli guida il gioco sulmburo, come un domatore di leo-i, un addestratore di cavalli, un pa-ore di delfini. È un gioco estenuan-, lo dice lui stesso «<per me ogni

iorno è una sfida mortale, mi espon-o al giudizio di duecento persone, seaglio mi sbranano, se fallisco sono

inito, Ma io preferisco mille volteuesto rapporto collettivo affidatoolamente alla comunicazione piutto-

sto che il rapporto a due spaventosa-mente violento. lo in quattro ore rie-sco a parlare con cinquanta-sessantapersone, ma le altre ascoltano e usa-no quello che sentono in questa loropartecipazione»), ma al quale nonpuò sottrarsi.

Tra i duecento le donne sono inmaggioranza. In maggioranza sonogiovani, sui venti-venticinque anni.Ma c'è proprio di tutto, dallo stu-dente alla commessa, dallo psichia-tra all'impiegato. C'è anche un ma-gistrato, chissà cosa cerca qui.

"Per me ogni giorno è unasfida mortale: mi espongo algiudizio di duecento persone,

se sbaglio mi sbranano, sefallisco sono finito.

Quando Fagioli li interroga rispon-dono subito, visibilmente contenti eassolutamente sorprendenti per l'as-senza di vergogna anche quando silanciano in confessioni più che inti-me. Sono in duecento ma quandoprendono la parola sembrano soli,l'oratore e Fagioli. Così senza rosso-ri «Capelli ricci» (Fagioli li chiamacosì, con i soprannomi) dichiara cheha sognato di far l'amore con lui, ma

tanto c'è il transtert che spiega e il«Moro» racconta di come sia statobello fare quella cosa con una ragaz-za misteriosa. Dopo due ore di sognicosì le cose nella testa cominciano adaccavallarsi, i nomi si incrociano, lepassioni sono quasi un pane di burroda tagliarsi con il fil di ferro. «Cleo-patra» racconta di sogni di gnocchi egnocchetti e siccome ci sono anche ifagioli la ricetta fa ridere tutti ma Fa-gioli, quello con la maiuscola, incal-za e non dà tregua, e così Antonel~oracconta dei suoi delfini che sbucanofuori dall'acqua, e «Campo dei fiori»dell'anfiteatro sott'acqua, e un ra-gazzo del fondodi un canyon, un eli-cottero e di una diga e un altro chesogna una donna che diventa uomo eun altro ancora che sogna un sognodi Marco Bellocchio ... Ecco, Belloc-chio, il regista, il paziente famoso, ilcaso da esibire. Era malato.idice Fa-gioli, e ora è guarito. Era nevrotico,ora è libero. Durante la seduta, tut-ti, ma proprio tutti hanno fatto uncenno (Marco lo chiamano, lui nonha soprannome) a Bellocchio, o peraverne risognato un sogno o peraverlo avuto dentro un proprio so-gno. E qui viene in mente quel passodi Fabrizio De André, «gli altri so-

gnan se stessi e lui (il matto) sogna I

loro» (citazione più in giù di Cane!ma in fin dei conti tratta da Edg:Lee Masters).

Siamo alla fine delle quattro orecome sembra lontana l'ora dell'inzio, quasi in un altro giorno. Che CI

sa è successo? Qualcosa certarnentquelle duecento persone che erarlì, stipate nel caldo e immerse nei I

spettivi umori stavano cercando mgari solo di stare meglio. Chissà se I

l'hanno fatta. C'erano anche queche volevano solo giocare e chi voiva curiosare, chissà se tornerannPiano piano l'aula si svuota, i pmsono stanchi e non risuonano più agentini come prima. Fagioli dice clda lui non si paga, dice che il denafreudiano è un falso e un alibi, asseve il paziente e il medico dalle rispetive responsabilità. Dice anche clnon si fa pagare perché la guarigioinon ha prezzo. Sarà, ma accanto alporta c'è, appesa a un chiodo, Ul

busta di plastica, non da superrnecato ma da boutique più elegantechi cinque chi diecimila, lascia qwcosa. Davanti al portone si formaicapannelli di quelli della flanellMassimo Fagioli spegne le lucichiude le porte. Si va a casa.