3 La gestione delle risorse idriche nella storia di Ferrania. · 3.1.1 Diga della Caramellina...

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Università degli Studi di Genova - F.Serafini __________________________________________________________________ 10 3 La gestione delle risorse idriche nella storia di Ferrania. Le origini del paese di Ferrania, un tempo importante centro abitato sede di un’Abbazia, sono legate agli impianti per la produzione del ferro. La necessità di una grande quantità di acqua, unico motore che permetteva di muovere i pesanti martinetti per “battere” il ferro durante le fasi di forgiatura, aveva reso indispensabili le opere per la gestione e l’utilizzo della risorsa idrica. I primi documenti che attestano la costruzione di sbarramenti e canali per rimettere in funzione le antiche ferriere cadute in disuso risalgono al 1500. Segherie, opere d’irrigazione, approvvigionamento per l’utenza civile, ghiacciaie, sfarzosi giardini con laghi e fontane, tutta la vita di questo piccolo paese ruotava, fino ad inizio secolo, attorno alla preziosa risorsa che sgorgava dalle sorgenti della valle dei Casotti (antico nome della valle del Rio Ferranietta). Perfino i moderni impianti dei primi del 1900 per la produzione di esplosivi, poi convertiti nella famosa industria di laminati fotosensibili Ferrania, poi 3M, erano stati costruiti in questa valle per la nota abbondanza e purezza delle acque.

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3 La gestione delle risorse idriche nella storia di Ferrania.

Le origini del paese di Ferrania, un tempo importante centro abitato sede di

un’Abbazia, sono legate agli impianti per la produzione del ferro.

La necessità di una grande quantità di acqua, unico motore che permetteva di

muovere i pesanti martinetti per “battere” il ferro durante le fasi di forgiatura,

aveva reso indispensabili le opere per la gestione e l’utilizzo della risorsa idrica.

I primi documenti che attestano la costruzione di sbarramenti e canali per

rimettere in funzione le antiche ferriere cadute in disuso risalgono al 1500.

Segherie, opere d’irrigazione, approvvigionamento per l’utenza civile, ghiacciaie,

sfarzosi giardini con laghi e fontane, tutta la vita di questo piccolo paese ruotava,

fino ad inizio secolo, attorno alla preziosa risorsa che sgorgava dalle sorgenti della

valle dei Casotti (antico nome della valle del Rio Ferranietta).

Perfino i moderni impianti dei primi del 1900 per la produzione di esplosivi, poi

convertiti nella famosa industria di laminati fotosensibili Ferrania, poi 3M, erano

stati costruiti in questa valle per la nota abbondanza e purezza delle acque.

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3.1 Opere legate alla produzione del ferro

3.1.1 Diga della Caramellina

Figura 3-1 Diga della Caramellina

Rappresenta il primo sbarramento, verso valle, del corso del Rio Casotti subito

dopo la confluenza dei due rami di monte: Rio Psigni ed il Rio dell’Acqua che

Bolle (Eva chi Bui).

È una traversa costituita principalmente da massi naturali prelevati direttamente

dal torrente. Alta circa tre metri per dieci di larghezza serviva ad alimentare il

“Bottazz”, ossia il serbatoio di compenso per le acque destinate a far funzionare

un martinetto per la lavorazione del ferro battuto in località Cascina Martinetto, di

cui restano solo le tracce.

Quota m slm 402

Coordinate N4914362 E1447866

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3.1.2 Bottazz del Martinetto

Figura 3-2 Cascina del Martinetto

Ancora riconoscibile fra la fitta vegetazione, il “Bottazz” di Cascina Martinetto è

un serbatoio in terra alto circa tre metri, largo mediamente 7-8m e collegato,

tramite un canale, alla diga della Caramellina da cui era alimentato.

Utilizzato fino al secolo scorso per la fabbricazione del ferro battuto è stato

successivamente convertito a semplice serbatoio di irrigazione dopo la chiusura

del centro di produzione, ancora riconoscibile per la presenza di scorie di fusione

e per il vecchio ingresso, ormai murato, che permetteva all’acqua di raggiungere

macchinari di lavorazione.

Oggi la Cascina del Martinetto è adibita a civile abitazione. Le testimonianza

dell’antica lavorazione del ferro si riscontrano ancora nelle scorie di fonderia che

si trovano nel terreno e nel ruscello ed in alcuni aspetti architettonici della casa

legati all’impianto produttivo.

Quota m slm 396

Coordinate N4913976 E1447824

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3.1.3 La “Prima Diga”

Figura 3-3 La Prima Diga

La Prima Diga è uno sbarramento della parte terminale del Rio Ferranietta,

costruita appena a monte della confluenza di quest’ultimo col Rio Manchetto.

Alta circa tre metri per dieci di larghezza, era utilizzata per l’accumulo dell’acqua

necessaria all’alimentazione della Ferriera di Ferrania (carta topografica

dell’ingegner Rana del 1798. Archivio Palandri). Presenta, inoltre, sulla sponda

sinistra, un canale regolato da una paratoia in ferro che alimenta il bacino

artificiale del Laghetto di Ferrania. I sedimenti trasportati dal fiume hanno

riempito il bacino di monte della prima diga che ora ha funzione di briglia.

Quota m slm 365

Coordinate N4913171 E1446729

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3.1.4 “Bealera della Ferrera”

Figura 3-4 "Bealera della Ferrera", attraversamento del Laghetto di Ferrania

Arteria principale delle canalizzazioni che alimentavano le ferriere di Ferrania, se

ne trovano già notizie in documenti del 1595, dove si discute della sua futura

costruzione necessaria ad alimentare le ferriere che il marchese Carlo Scarampo

voleva costruire al posto della “retia”, segheria appartenente alla canonica di

Ferrania ma poco redditizia e che già a sua volta aveva rimpiazzato un’antica

ferriera. Come si può leggere dai documenti, infatti, la “retia” non poteva essere

utilizzata per più di quattro, cinque mesi l’anno a causa della scarsità d’acqua che

era incanalata dal Rio dei Casotti ed era quindi necessaria una nuova opera per

incrementare la portata addotta agli impianti di lavorazione. Viene chiaramente

specificato che la “bealera” di nuova costruzione avrebbe condotto le acque del

fiume Bormida, tramite una presa nei pressi del ponte della Volta, agli impianti di

lavorazione e sarebbe stata larga “otto palmi più due”. Sulle carte del 1750 del

Geometra e Misuratore Antonio Pezzana è riportato il percorso della

canalizzazione principale, mentre su quelle del 1798 redatte dall’ingegner Rana,

si possono scorgere le altre due opere che adducono acqua alla “Bealera della

Ferrera”: la prima, proveniente dalla Cascina di Riciano (attuale località Prà

Sottano), convogliava le acque del Rian della Cireja, la seconda, proveniente dal

serbatoio della Prima Diga, si congiungeva al canale principale appena dopo

l’attraversamento da parte di quest’ultimo del Rio Ferranietta.

La lunghezza complessiva delle opere di canalizzazione era superiore ai sei

chilometri.

Quota m slm 375 - 355

Coordinate N4913068 E1446383

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Ne sono ancora ben visibili alcuni tratti come, ad esempio,

il ponte che passa sopra il Laghetto e attraversa il Rio

Ferranietta, il canale in pietra e cemento presso la stazione

di Ferrania ed il muraglione di contenimento a monte del

campo sportivo lungo il viale che attraversa lo stabilimento

per la produzione di pellicole, oltre lo sbarramento del Rio

Ferranietta (Prima Diga) ancora in ottimo stato.

Figura 3-5 “Bealera della Ferrera” - Ferrania

Gran parte della canalizzazione è andata purtroppo perduta durante la costruzione

della fabbrica, mentre il ponte di ferro che permetteva all’acqua di attraversare il

Rian della Cireja è stato smantellato durante la seconda guerra mondiale.

3.1.5 “Bottazz” della Ferriera di Ferrania

Figura 3-6 "Bottazz della Ferrera” - Ferrania

Si tratta dell’ultimo serbatoio utilizzato per le acque convogliate dalla “Bealera

della Ferrera”. Sotto di esso, infatti, è ancora visibile il vecchio edificio, ora

adibito ad abitazione civile, dove era posizionato l’impianto di lavorazione del

ferro.

Quota m slm 355

Coordinate N4913340 E1446014

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3.2 Opere legate all’irrigazione dei campi

Le uniche notizie che si hanno riguardo alle opere di irrigazione dei campi sono

tramandate oralmente dall’ultima generazione di quelle famiglie contadine che da

secoli e fino a pochi decenni fa lavoravano la terra col solo ausilio della forza

delle braccia e nella migliore delle ipotesi, di una coppia di buoi.

In rari punti è ancora possibile osservare i resti delle opere utilizzate per

convogliare ed accumulare l’acqua, mentre nella maggior parte dei casi lo stato di

abbandono di quelle terre e di quei boschi che permettevano il sostentamento di

decine di famiglie, ha favorito il ritorno dell’ambiente naturale con la perdita di

importanti testimonianze della cultura contadina.

Nella Valle dei Casotti ogni cascina era dotata di una propria riserva idrica adibita

all’uso potabile, solitamente alimentata dall’acqua proveniente da sorgenti

secondarie poste nelle vicinanze dell’abitato o da pozzi in pietra profondi al

massimo alcuni metri che intercettavano la falda superficiale.

Le acque delle sorgenti principali e dei ruscelli con portata significativa, erano

captate per essere trasportate, attraverso canali detti “bealere”, fino ai campi

coltivati dove era necessaria abbondante irrigazione.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico delle singole cascine, bisogna

distinguere tre situazioni: cascine con sorgente, cascine con pozzo, cascine con

fiume.

Fra le cascine con sorgente distinguiamo quelle con sorgente a monte dell’abitato

quali la Cisa, Monfrinetti, Ramà, i Froi, quelle con sorgente a valle dell’abitato

come Bazzarin, la Ciappa e quelle con il pozzo come i Rossi e Grinda.

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3.2.1 Presa del Manchetto

Figura 3-7 Antica opera di presa sul Rio del Manchetto

Situata circa trecento metri a monte dell’omonima cascina era una chiusa adibita

allo sbarramento del torrente Beghina Superiore.

Era costituita da un muro di calcestruzzo alto circa un metro sormontato da una

paratoia scorrevole in ferro della quale è ancora possibile osservare i resti.

Il canale portava l’acqua verso valle costeggiando, sulla destra orografica, le

pendici del Bric delle Rocche.

3.2.2 Laghetto di Cascina Rizzo

Figura 3-8 Prati di Cascina Rizzo

Nei pressi della dolina della ‘Tanazza del Rizzo’ questo laghetto, ormai interrato,

raccoglieva le acque del Rio del Tasso provenienti dalle poco distanti sorgenti che

sgorgano tutt’ora in località Cà Rifatte.

L’irrigazione era destinata ai soli campi circostanti la Cascina Rizzo.

Quota m slm 395

Coordinate N4913976 E1446732

Quota m slm 585

Coordinate N4915340 E1448747

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3.2.3 Laghetto del Tzerrè

Figura 3-9 Rocche del Tzerrè

Posto esattamente sotto le Rocche del Tzerrè (Bric dell’Amore), il laghetto era

alimentato dalle acque del Rian Barchè, che provengono dagli altipiani del

Montenotte. Un canale in terra e pietra, reso quasi invisibile dal tempo e dalla

vegetazione, adduceva l’acqua fino ai campi di Cascina Cianetto.

3.2.4 Sorgente di Cascina Berruti

Figura 3-10 Sorgente dei Berruti - acque di troppo pieno

Attualmente captata dall’acquedotto, la sorgente di Cascina Berruti era incanalata

in quella che doveva essere la più importante delle opere di presa dell’alta valle

dei Casotti. L’acqua defluiva per più di un chilometro in un canale a mezza costa

che, passando sopra la Cascina dell’Erede, raggiungeva la Cascina Monfrinetti per

poi scendere, molto probabilmente, fin sul fondovalle della Caramellina.

Quota m slm 596

Coordinate N4915027 E1449245

Quota m slm 510

Coordinate N4914579 E1440111

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3.2.5 Sorgente del Pertùs du Manuà

Questa sorgente, ora parzialmente captata

dall’acquedotto, era utilizzata per l’irrigazione dei

campi della sola Cascina Manuà.

Figura 3-11 sorgente del Pertus du Manuà

3.2.6 Presa del Rian Bazzarin

Era un piccolo sbarramento in terra e legno che permetteva di convogliare le

acque in un canale atto all’irrigazione dei sottostanti campi presso Cascina

Martinetto e dei campi bassi di Cascina Cristina.

Sono ancora visibili i resti della canalizzazione sulla sinistra orografica del

ponticello di fronte a Cascina Ronco.

Quota m slm 570

Coordinate N4916209 E1448110

Quota m slm 425

Coordinate N4913618 E1447774

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3.2.7 Sorgenti dei Frati

Figura 3-12 Cascina dei Frati

Sono tre sorgenti perenni, ora inutilizzate, che si trovano sulla strada che dalla

Cascina Frati sale verso monte. Erano captate per favorire l’irrigazione dei campi.

Quota m slm 465

Coordinate N4915084 E1447864

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3.3 Altre opere legate all’acqua

3.3.1 Il Laghetto di Ferrania

Ormai utilizzato solamente per saltuarie gare di pesca, il

Laghetto era stato fatto costruire a metà ottocento dai

marchesi De Mari come abbellimento dei nuovi giardini

realizzati intorno alla loro residenza. Nella stagione

invernale le sue acque erano utilizzate per la

fabbricazione del ghiaccio, che serviva a mantenere

fresche per tutta la stagione calda le due costruzioni in pietra utilizzate, appunto,

come ghiacciaie. Successivamente, fu sfruttato l’isolotto presente al centro del

laghetto per costruire una pista da ballo, utilizzata, soprattutto, durante le sagre

paesane.

3.3.2 Gli impianti S.I.P.E. di Prasottano

Figura 3-13 Ex centrale S.I.P.E. in località Prasottano

Fondata dal Alfredo Nobel a fine ‘800 la Società Italiana Prodotti Esplodenti

costruisce nel 1915 l’impianto di Ferrania per soddisfare la crescente richiesta di

esplosivo dell’Impero Russo in guerra contro gli Imperi Centrali (Germania,

Austria-Ungheria, Turchia e Bulgaria).

Quota m slm 360

Coordinate N4913066 E1446418

Quota m slm 405

Coordinate N4912726 E1447407

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In località Piancereseto ed in località Prasottano viene prodotta la "polvere B" per

i proiettili dei cannoni Deport in dotazione al relativo esercito. Con la pace di

BrestLitovsk del 3 marzo 1918, che sancisce l’uscita di scena dalla prima guerra

mondiale della Russia, la S.I.P.E. pur continuando a produrre esplosivo per

l’esercito italiano decide, ancora in pieno conflitto, di convertire la fabbrica in un

impianto per la produzione di celluloide, il supporto della pellicola

cinematografica, costituita da nitrocellulosa e da canfora come plastificante.

Mentre nel fondovalle prende così vita la F.I.L.M. (Fabbrica Italiana Laminati

Milano), lo stabilimento di Prasottano viene definitivamente abbandonato.

Figura 3-14 Gallerie dell’impianto per la produzione di polvere da sparo in loc. Prasottano

L’interesse dal punto di vista idraulico era dato dalla posizione strategica sotto il

Serbatoio dell’acquedotto dal quale doveva partire una condotta per addurre acqua

alla sottostante centrale elettrica.

Sono ancora ben visibili ed oggi utilizzate per scopi irrigui le captazioni di alcune

piccole sorgenti le cui acque venivano convogliate in vasche poste nelle vicinanze

dei pozzi che servivano da stoccaggio per il materiale esplodente.

Tali pozzi, di diametro superiore ai dieci metri, erano tutti parte di una rete di

gallerie interconnesse, ancora oggi esistenti ed in buono stato di conservazione.

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4 Le Infrastrutture idrauliche dell’acquedotto di Ferrania.

4.1 Sorgenti captate e bottini di presa

L’acquedotto di Ferrania è alimentato da acque provenienti da cinque sorgenti che

sgorgano a quote comprese fra i 472 ed i 665 m slm all’interno dell’area protetta

della Riserva Naturalistica dell’Adelasia, di proprietà della Ferrania s.p.a.

Partendo da Nord verso sud le troviamo disposte ad arco come segue: Sorgente

del Manuà, Sorgente dell’Acqua che Bolle (Rizzo), Sorgente dell’Amore,

Sorgente del Cianetto, Sorgente dei Berruti.

Figura 4-1 Sorgenti captate e sistema di adduzione dell'acquedotto di Ferrania

I diversi colori indicano che la portata delle sorgenti è addotta verso valle con

differenti tubazioni: La sorgente del Cianetto e quella dei Berruti confluiscono nel

serbatoio di Prasottano, le restanti sorgenti in quello di San Michele.

1 km

Berruti Cianetto

Amore

Rizzo

Manuà

le

S.Michele Prasottano

Bacino del

Rio Ferranietta

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Documenti storici attestano che già anteriormente al 1928 le due sorgenti

principali, ossia Berruti ed Acqua che Bolle (Rizzo), erano captate dall’allora

gestore Società Anonima Progresso Agricolo Ferraniese ed adibite all’uso

idropotabile. In seguito anche le altre tre furono captate dalla Società Italiana

Industrie Idrauliche che, nel 1931, aveva rilevato i diritti per lo sfruttamento delle

acque dalla precedente.

4.1.1 Sorgenti dei Berruti

Figura 4-2 Sorgente dei Berruti - acque di troppo pieno

Le Sorgenti dei Berruti sgorgano sulla sponda destra del Rio Psigni Proprio in

corrispondenza del contatto fra i calcari cristallini dell’affioramento delle Rocche

Masche e la lingua di rocce magmatiche che lo attraversa in direzione Nord – Sud

lungo la linea di massima pendenza del versante.

Questa particolare conformazione geologica2 permette alle acque piovane che

cadono sul bacino di monte di essere condotte verso valle lungo una preferenziale

via di drenaggio sotterranea parallela alla superficie di contatto fra le differenti

litologie. E’ interessante notare la disposizione in sequenza delle sorgenti che

seguendo il corso del torrente da valle verso monte si presentano come segue:

1) La Berruti Bassa è quella con portata

maggiore. E’ un vero e proprio sifone

carsico, confinato nella parte superiore da

roccia viva e nella parte inferiore da

2 maggiori dettagli nel cap. 5.1.4

Quota m slm 510

Coordinate N4915930 E1448210

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sedimenti costituiti da ciottoli e materiale fine che sono messi in

movimento durante le fasi di piena. Questo fenomeno causa, talvolta,

problemi di torbidità sulle acque che da essa raggiungono le vasche di

compenso.

2) La Berruti Alta è captata circa cinquanta metri più a monte in

corrispondenza del successivo rio superficiale puntualmente secco. Le

acque, di portata decisamente inferiore rispetto alla Berruti Bassa,

sgorgano da roccia viva e confluiscono nel bottino dell’altra sorgente per

poi essere convogliate nella condotta di adduzione che le porterà alla vasca

di compenso.

3) Ancora cinquanta metri più a monte si

trova l’Antro dei Berruti. Questa piccola

grotta sul bordo del fiume era, in tempi

remoti, l’antica sorgente dalla quale

sgorgavano le acque di deflusso

sotterraneo. Il riempimento di clasti, molto

simili a quelli presenti nella sottostante sorgente Berruti Bassa ne è

testimone. Sulla bocca dell’antro è presente un muretto di pietre a secco di

origine e scopo incerto: probabilmente era utilizzato per impedire alle

acque in piena del Rio Psigni, di intorbidire ulteriormente le sorgenti

captate raggiungendole attraverso vie di collegamento sotterranee.

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4.1.2 Sorgente dell’Acqua che Bolle o Sorgente del Rizzo

Figura 4-3 Sorgente dell’Acqua che Bolle (Rizzo) – acque di troppo pieno

L’Acqua che Bolle è alimentata dalle acque provenienti dalla Grotta degli Olmi.

Prima di essere captata, la sorgente sgorgava direttamente nel letto del torrente

omonimo creando un gorgoglio simile a quello dell’acqua mentre bolle (la

temperatura della sorgente si aggira sui 10,5-11°C). Questo fenomeno, dovuto alla

canalizzazione sotterranea delle acque accumulate nella falda terminale della

grotta a quota poco inferiore a 490 m slm e seicento metri più a monte, non è più

visibile a causa dell’opera di captazione costituita da una colata di cemento lunga

diverse decine di metri che occupa il torrente per l’intera larghezza.

E’ interessante notare che se si eccettuano i periodi di abbondanti precipitazioni il

torrente superficiale ha portata nulla.

Quota m slm 470

Coordinate N4915928 E1448211

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4.1.3 Sorgenti dell’Amore

Raccolte in un unico bottino che funge da opera di accumulo, le sorgenti

dell’amore sono captate in tre punti differenti del crinale che, dalla cima del Bric

Curlin, degrada dolcemente verso il fondovalle. La loro posizione lontana da corsi

d’acqua superficiali e la spessa coltre di copertura, permettono a queste sorgenti

che sgorgano da rocce carbonatiche di mantenere una portata regolare che poco è

influenzata, nel breve periodo, dalle precipitazioni. Il loro apporto idrico è, infatti,

alimentato dal drenaggio delle acque sotterranee immagazzinate nel grosso

serbatoio costituito dalle rocce magmatiche del versante nord-occidentale del

Bric Curlin (lo stesso serbatoio di alimentazione è drenato dai rami di monte della

Grotta degli Olmi, Idrofango, e determina le lunghe curve di esaurimento della

portata della sorgente dell’Acqua che Bolle descritte nei capitoli successivi). La

presenza delle sorgenti è determinata anche in questo caso dalla superficie di

contatto fra litologie differenti come si può osservare dalla carta geologica di

dettaglio.

Quota m slm 654

Coordinate N4915388 E1449287

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4.1.4 Sorgente del Cianetto

Come le sorgenti dell’Amore la sorgente del Cianetto si trova sul crinale che dal

Bric Curlin degrada verso valle, cento metri prima dei ruderi dell’omonima

cascina. Particolare nel contesto poichè è l’unica tra le sorgenti captate a non

trovarsi in terreno carsico: fuoriesce infatti da una frattura nei gabbri, roccia della

quale è costituito tutto il sovrastante Bric dell’Amore.

4.1.5 Sorgente del Manuà

Ai confini nord-occidentali dell’affioramento calcareo del dominio Brianzonese,

la sorgente è captata attraverso un cunicolo al quale si accede tramite un pozzetto

vericale profondo qualche metro. Parte della sua portata percola tramite cunicoli

sotterranei alla poco distante risorgenza del Pertùs du Manuà. (si rimanda al

capitolo sull’idrogeologia per maggiori informazioni.).

4.1.6 Altre sorgenti

All’intero della Riserva Naturalistica dell’Adelasia

esistono numerose altre sorgenti non captate

dall’acquedotto ma di notevole importanza per

l’alimentazione dei torrenti superficiali e per la vita

della fauna e della flora idrofila.

Alcune risorgenze carsiche stagionali sono

individuabili lungo il corso dei rii presso Cascina

Figura 4-4 Risorgenza

del Pertus du Manuà

Quota m slm 562

Coordinate N4914767 E1448986

Quota m slm 565

Coordinate N4916163 E1448008

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Manuale, in particolare la risorgenza del “Pertùs du Manuà” che sgorga dalla

grotta omonima.

Figura 4-5 moglie del Tavernin e sorgente della Gorbura

Altre sorgenti carsiche si trovano presso l’incrocio fra il percorso n°33 ed il Rian

Barchè e nelle vicinanza delle captazioni della Sorgente dell’Amore.

Di particolare interesse sono le sorgenti situate nelle parti alte del Massiccio del

Montenotte che vengono spesso indicate con il nome di “Moglie”.

Questa terminologia indica quelle zone ricche di acqua dove il terreno si presenta

di consistenza molle, dal dialetto “moeie”.

Sono alimentate dall’acqua immagazzinata nella spessa coltre di humus che

costituisce il sottobosco delle rigogliose faggete che sono presenti sulle colline

oltre i 600 – 650 m di quota.

Troviamo così le Moglie dell’Amore, le meuie del Tavernin, il Laiazz (lago), la

sorgente dello Stallau e appena fuori i confini della riserva le Moglie dei Rossi e

le Meugge.

3 Segnaletica della Riserva Naturalistica dell’Adelasia

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4.2 Opere di adduzione e serbatoi di compenso

Grazie alla posizione in quota, le acque di tutte sorgenti captate sono condotte alle

vasche di compenso sfruttando il solo carico piezometrico. Dai bottini di presa

partono tubazioni di differente diametro che riunendosi in tre condotte in ghisa da

200 mm adducono l’acqua ai serbatoi.

I serbatoi si trovano posti in sequenza sulla Collina di San Michele che domina il

paese di Ferrania ed hanno a disposizione un carico di oltre 80 m che gli consente

di servire tutte le utenze senza richiedere alcun impianto di sollevamento. Il

volume massimo accumulabile nelle vasche è pari a 1754 mc, superato il quale

entrano in funzione gli sfiori che permettono di ricondurre le acque in esubero

nell’alveo naturale del Rio Ferranietta attraverso un deflusso superficiale a pelo

libero.

4.2.1 Serbatoio di Prasottano

Figura 4-6 Sebatoio di Prasottano

Vi sono accumulate le acque provenienti dalle sorgenti Berruti (tubazione !200

mm) e Cianetto che, all’altezza del Bric Riound, poco sotto Cascina Monfrinetti,

confluiscono in un’unica condotta da 200 mm di diametro.

Dal serbatoio partono tre tubazioni destinate alla distribuzione: una verso gli

abitati di Prasottano e due verso il Serbatoio di San Michele che ne è ricettore.

Sulla condotta diretta verso Prasottano è installato un impianto di clorazione delle

acque.

quota [m slm] 451

coordinate N4912947 E1447160

capacità [mc] 1254

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E’ ancora esistente, ancorchè mai messa in funzione, una vecchia galleria in

calcestruzzo, costruita nei primi anni del 1900 per apportare acqua alle vecchie

polveriere S.I.P.E. in località Prasottano.

Figura 4-7 Interno del serbatoio e impianto di clorazione

Adiacente al serbatoio esistente si può notare lo scavo predisposto per la vasca di

carico, mai realizzata, destinata a servire le utenze del paese di Altare.

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4.2.2 Serbatoio di San Michele

Figura 4-8 Cascina si San Michele

Il Serbatoio di San Michele rappresenta il vero e proprio centro di distribuzione

delle acque destinate alle utenze civili ed industriali. Da esso si dipartono infatti la

rete che rifornisce lo stabilimento Ferrania s.p.a., fino a pochi anni fa principale

consumatore della risorsa, la distribuzione verso il paese di Ferrania e la condotta

diretta alla frazione di Bragno fino alla cittadina di Cairo Montenotte.

Interessante osservare che le acque dirette verso l’industria di pellicole non sono

soggette a clorazione, trattamento che causerebbe danni alla produzione del

materiale fotosensibile.

Figura 4-9 Interno del serbatoio

Oltre alla derivazione di quota parte della risorsa accumulata nel poco distante

Serbatoio Prasottano (750 m in linea d’area), San Michele riceve le acque delle

restanti tre sorgenti captate: la Sorgente Amore giunge, con una tubazione

indipendente, direttamente dal bottino di presa mentre le condotte provenienti

dall’Acqua che Bolle e dal Manuale si riuniscono all’altezza della Cascina

quota [m slm] 431

coordinate N4912906 E1446450

capacità [mc] 500

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Sarvagliona in un’unica tubazione che come quella dell’Amore e delle condotte

provenienti dal Serbatoio Prasottano, entra in vasca sotto battente.

Figura 4-10 Particolari dell'interno del serbatoio

Adiacente al serbatoio si trova la Cascina di San Michele, vecchia casa del

guardiano delle vasche ancora abitata fino a pochi anni fa ed ora di proprietà

privata.

4.2.3 Ripartizione della Caramellina o “Marabut”

Figura 4-11 Marabut

E’ situata in località Caramellina poco sopra la diga che sbarra il corso del Rio

Psigni prima della confluenza del Rio dei Frati.

Vi convergono tutte le tubazioni di adduzione provenienti dalle sorgenti ed è

dotata di valvole per l’esecuzione di manovre di sfiato e di chiusura.

Da pochi anni è stato installato sulla condotta proveniente dalla Sorgente Amore

un dispositivo a raggi ultravioletti per potabilizzare le acque dirette alle abitazioni

che si trovano prima delle vasche di compenso.

quota [m slm] 402

coordinate N4914347 E1447904