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Stagione 2018 - 2019 Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, Torino OSNrai orchestrasinfonicarai orchestraRai osn.rai.it 8 3 1-2/2 venerdì 1 febbraio 2019 ore 20.00 sabato 2 febbraio 2019 ore 20.30 James Conlon direttore Giuseppe Albanese pianoforte Martucci Sinigaglia Respighi

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Stagione 2018 - 2019Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, Torino

OSNrai

orchestrasinfonicarai

orchestraRai

osn.rai.it

83 1-2/2venerdì 1 febbraio 2019 ore 20.00sabato 2 febbraio 2019 ore 20.30

James Conlon direttoreGiuseppe Albanese pianoforte

MartucciSinigagliaRespighi

Il concerto di sabato 2 febbraio è trasmesso in diretta su Radio3 per Il Cartellone di Radio3 Suite.

VENERDÌ 1 FEBBRAIO 2019 ore 20.00

SABATO 2 FEBBRAIO 2019 ore 20.30

James Conlon direttoreGiuseppe Albanese pianoforte

Giuseppe Martucci (1856-1909)Concerto n. 2 in si bemolle minore per pianoforte e orchestra op. 66 (1884-1885)

Allegro giustoLarghetto Allegro con spirito

Durata: 35’ ca.

Leone Sinigaglia (1868-1944)Hora Mystica per archi (1894, trascr. per orchestra d’archi del 1905)

Durata: 4’ca.

Leone SinigagliaLe Baruffe Chiozzotte, Ouverture op. 32 (1907-1908)

Durata: 8’ca.

Ottorino Respighi (1879-1936)Pini di Roma, poema sinfonico (1924)

I pini di Villa Borghese. Allegretto vivace – Più vivo – VivacePini presso una catacomba. Lento – Più mosso – Ancora più mosso – Poco meno – Più lentoI pini del Gianicolo. Lento – Poco animatoI pini della Via Appia. Tempo di marcia

Durata:23’ ca.

Giuseppe Martucci Concerto n. 2 in si bemolle minore per pianoforte e orchestra op. 66

Giuseppe Martucci è uno di quei compositori dei quali chi si interessa di musica ha sentito parlare o letto molto più di quanto non ne abbia ascoltato le opere. Riconosciuto come uno snodo irrinunciabile nella rinascita strumentale dell’I-talia unita, propedeutico alla fioritura dei compositori della generazione dell’Ottanta, Martucci è passato alla storia per essere stato l’unico musicista italiano capace di dialogare con Johannes Brahms, durante le ripetute vacanze trascorse da questi nel Belpaese, del quale forse lo interessavano so-prattutto clima paesaggi e bellezze artistiche, mentre la mu-sica gli appariva qualcosa di simile a ciò che a quel tempo si chiamava Terzo mondo, e anche per aver diretto la prima ita-liana di Tristan und Isolde di Richard Wagner nel 1888. Tutti ri-cordano anche la devozione di Arturo Toscanini, che proprio con un concerto tutto dedicato a musiche sue si apprestava a commemorarlo al Comunale di Bologna, la città nella quale il capuano Martucci, anche come direttore del conservatorio, aveva tanto contribuito a sdoganare in Italia la cultura mo-derna d’Oltralpe; quella sera del 14 maggio 1931, Toscanini fu preso a schiaffi da un gruppo di fascisti decisi a punirlo per non aver voluto dirigere anche la Marcia reale e Giovi-nezza. Ma oltre e prima che come personaggio storico più o meno benemerito Martucci ha diritto di essere preso molto sul serio come compositore: e a imporcelo è proprio questo imponente Secondo concerto per pianoforte e orchestra, che molti considerano il suo capolavoro. La sua scrittura intensa e ricca di idee dichiara apertamente l’ammirazione per Brahms, mentre l’impegno temibile richiesto al pianofor-te solista ci ricorda la sua storia di virtuoso fra i massimi. Un musicista europeo e moderno, fra i più personali espressi da un’Italia - con Napoli alla testa - che cercava con forza di inse-rirsi in un contesto internazionale come qualcosa d’altro e di più che non il “paese del melodramma”, come volle definirlo Bruno Barilli in un libro un tempo famoso.

Leone Sinigaglia Hora Mystica per archiLe Baruffe Chiozzotte, Ouverture op. 32

Se Martucci fu ed è tuttora più noto che non veramente co-nosciuto, a Leone Sinigaglia sembra oggi non esser accor-data neanche una presenza nei libri di storia sufficiente a farne qualcosa di più di un Carneade fra i minori. Valutazio-ne che in vita per la verità non sembra essergli toccata, vi-sto che a eseguire le sue musiche furono interpreti del cali-bro di Toscanini, che gli fu amico e diresse e incise in disco quell’ouverture Le Baruffe Chiozzotte del 1907, vivacissima ed estrosa, che a suo tempo lo rese abbastanza famoso, e di Wilhelm Furtwängler. La sua figura fu sempre circondata da un grande rispetto: si riconoscevano una cultura ampia e cosmopolita, che gli aveva reso particolarmente familiari i paesi di lingua tedesca (al tempo dei suoi studi viennesi anche a lui capitò di essere in rapporti cordiali con Brahms), e un’identità di musicista solido e raffinato al tempo stesso. Alternò la composizione classicamente intesa, messa in atto in termini tali da garantirgli pieno diritto di cittadinanza nel contesto europeo del suo tempo, con notevole attenzione al quartetto e alla musica sinfonica, con una ricerca sul canto popolare sfociata in numerose raccolte un tempo assai diffu-se. Un gran signore nella musica e nella vita, alpinista appas-sionato, esponente fra i più ammirevoli di quella borghesia ebraica che fu il lievito della vita intellettuale e civile torinese fra Otto e Novecento, travolto in vecchiaia dalle leggi razziali del fascismo finché nel 1944 la morte, sicuramente causata dall’emozione, lo colse al momento dell’arresto che avrebbe dovuto preludere alla sua deportazione. L’altro lavoro prezio-so che questo programma meritatamente e meritoriamente ripropone, Hora Mystica (originariamente scritta per quar-tetto d’archi, nel 1894, e proposta in una trascrizione per or-chestra d’archi), risale alla prima maturità di Sinigaglia: è una pagina breve e delicatissima pubblicata nel 1905 con la dedi-ca allo scultore Leonardo Bistolfi, altro grande protagonista della vita artistica torinese pure ammirato da Toscanini.

Ottorino Respighi Pini di Roma, poema sinfonico

Fu invece sempre famosissimo, tranne che per qualche pe-riodo, specialmente in Italia negli anni Sessanta-Settanta, Ottorino Respighi: soprattutto per la presenza tenace nel repertorio delle maggiori stagioni sinfoniche dei tre grandi poemi sinfonici ispiratigli da Roma, divenuta presto la sua città dopo gli studi bolognesi (computi anche sotto l’egida dello stesso Martucci). Composti nel 1924, i Pini di Roma seguono di otto anni la prima tessera della trilogia, Le fontane di Roma del 1916, e precedono di altri quattro le Feste romane. Sono senz’altro la più popolare delle tre partiture (non per caso Respighi volle battezzare proprio I Pini la villa alla Camilluccia nella quale trascorse gli ultimi anni) forse per la particolare evi-denza degli autentici prodigi di strumentazione espressi da un musicista che fu certo fra i massimi maghi della scrittura orchestrale di ogni tempo. Nei Pini esplodono, o al contra-rio sono centellinati con finezza straordinaria, i mille colori di un organico ampio e arricchito da un gran numero di fiati e percussioni e spinto ad accogliere anche il pianoforte o le antiche buccine e addirittura un grammofono, da Respi-ghi applicati a un’ispirazione melodica e ritmica felice e ori-ginale all’estremo. I quattro movimenti nei quali si articola, corrispondenti ciascuno a un quadro nel quale i pini inte-ragiscono con momenti di vita e fasi della natura, conno-tano il lavoro in un certo senso anche come una sinfonia, mentre l’intento descrittivo che ne governa lo svolgimento corrisponde in pieno alla grande tradizione tardoromantica e postromantica del poema sinfonico. Così l’affinità abba-stanza scoperta di alcuni temi narrativi con quelli dei Quadri di un’esposizione di Modest Musorgskij sembra sottolinea-re la diversità delle scelte timbriche rispetto all’orchestra-zione che poco tempo prima ne aveva dato Maurice Ravel, così come la qualità volutamente italiana delle melodie par-rebbe proporsi come alternativa al folclore russo di quelli. Una canzone infantile popolarissima, O quante belle figlie,

madama Dorè, scatenata in un autentico turbine di suoni, guida fin dall’esordio la pittura del primo episodio, I pini di Villa Borghese, il cui contenuto è così sintetizzato sulla partitura: “Giuocano i bimbi nella pineta di Villa Borghese: ballano a giro tondo, fingono marce soldatesche e batta-glie, s’inebriano di strilli come rondini a sera, e sciamano via”. Tutt’altro clima nel secondo, Pini presso una catacom-ba: “Improvvisamente la scena si tramuta ed ecco l’ombra dei pini che coronano l’ingresso di una catacomba: sale dal profondo una salmodia accorata, si diffonde solenne come un inno e dilegua misteriosa”: atmosfere scure, solenni e misteriose, dalle quali sbuca una tromba in eco. Ancor più pregevole forse la condotta del terzo, I pini del Gianicolo: “Trascorre nell’aria un fremito: nel plenilunio sereno si pro-filano i pini del Gianicolo. Un usignolo canta”. Passato in proverbio per l’impiego di un richiamo di uccellino registra-to – all’epoca riprodotto da un grammofono – questo pezzo straordinario si raccomanda ancor più per la distillazione incredibile di timbri e dinamiche, con un impegno tutto spe-ciale per il clarinetto in pianissimo. L’evocazione delle glorie militari dell’antica Roma affidata al quadro finale, I pini della Via Appia, fu usata in un passato non troppo remoto per rin-facciare a Respighi un ruolo di propagandista del regime, cosa poco credibile visto che nel 1924 il culto fascista della romanità non era ancora stato davvero costruito, e che non è nemmen certo che Respighi abbia mai chiesto la tessera del partito. Meglio attenersi alla didascalia, che spiega in termini quasi cinematografici – in piena era del muto – i fatti musicali che concludono la partitura: “Alba nebbiosa sul-la via Appia. La campagna tragica è vigilata da pini solitari. Indistinto, incessante, il ritmo di un passo innumerevole. Alla fantasia del poeta appare una visione di antiche glorie: squillano le buccine ed un esercito consolare irrompe, nel fulgore del nuovo sole, verso la via Sacra, per ascendere al trionfo del Campidoglio”.

Daniele Spini

James ConlonIl direttore d’orchestra americano è Direttore principale dell’OSN Rai dall’ottobre 2016.

È Direttore musicale dell’Opera di Los Angeles. È stato Direttore musicale del Cincinnati May Festival (1979-2016) – di cui è oggi Direttore Onorario – Direttore musicale del Ravinia Festival, sede estiva della Chicago Symphony Orchestra (2006-2015), Direttore principale dell’Opéra de Paris (1995- 2004), Direttore generale musicale della Città di Colonia, dove era a capo della Gürzenich-Orchester e dell’Opera di Colonia (1989-2002) e Direttore musicale della Filarmonica di Rotterdam (1983- 1991). Dal 1976 a oggi ha diretto più di 270 opere al Metropolitan di New York e calcato i più prestigiosi palcoscenici internazionali: Teatro alla Scala di Milano, Staatsoper di Vienna, Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, Royal Opera House di Londra, Teatro dell’Opera di Roma, Maggio Musicale Fiorentino e Opera di Chicago. Nel 2016 ha celebrato il decimo anniversario all’Opera di Los Angeles, dove ha diretto opere di 22 compositori diversi e 24 nuove produzioni. Fra i suoi recenti impegni a Los Angeles spiccano la direzione del primo ciclo L’anello del Nibelungo, l’avvio della serie Recovered Voices, la guida delle celebrazioni per il centenario della nascita di Britten e le esecuzioni di Macbeth di Verdi, Il ratto del serraglio di Mozart, Salome di Strauss e Tosca di Puccini. Nell’ultima stagione ha diretto Carmen di Bizet, Nabucco di Verdi, Candide di Bernstein e Orphée et Euridice di Gluck. In ambito sinfonico, si segnalano inoltre collaborazioni con l’Orchestre Symphonique de Montréal, la National Symphony di Washington, la New World Symphony di Miami, l’Orchestra Filarmonica Slovena, la Deutsches Symphonie-Orchester Berlin, l’Orchestre National de France; la direzione del concerto di Capodanno alla Fenice

di Venezia; la partecipazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto.La particolare attenzione riservata ai lavori meno noti di compositori oscurati dal nazismo gli è valsa diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Zemlinsky nel 1999 per aver portato la musica del compositore dimenticato all’attenzione internazionale.Tali sforzi lo hanno condotto inoltre alla creazione della Fondazione OREL e dell’iniziativa Ziering-Conlon alla Colburn School.La sua ricca discografia vanta incisioni per Bridge, Capriccio, Decca, EMI, Erato e Sony Classical, nonché l’assegnazione di quattro Grammy Awards: Best Classical Album e Best Opera Recording 2009 con Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Weill (EuroArts); Best Opera Recording e Best Engineered Album nel 2017 con The Ghosts of Versailles di Corigliano (PentaTone).Nel corso della carriera è stato insignito di numerose onorificenze: Legion d’Onore (2002) e Cavalierato dell’Ordre des Arts et des Lettres di Francia (2004); Premio di Opera News (2005); Library Lion della Public Library di New York; Medaglia dell’American Liszt Society (2008); Premio Galileo 2000 (2008); Dushkin Award del Music Institute of Chicago (2009); Lifetime Achievement Award dell’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles (2010); Sachs Fund Prize (2016); dottorati ad honorem da parte della Juilliard School, della Chapman University e della Brandeis University.Recentemente è entrato a far parte della American Classical Music Hall of Fame. Nel maggio 2018 è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana.

Giuseppe AlbaneseTra i più richiesti pianisti della sua generazione, Giuseppe Albanese debutta nel 2014 su etichetta Deutsche Gram-mophon con un concept album dal titolo Fantasia, con mu-siche di Beethoven, Schubert e Schumann. Segue nel 2015 il suo secondo album, per Deutsche Grammophon, Après une lecture de Liszt, interamente dedicato al compositore ungherese. Nel marzo 2016 Decca Classics inserisce nel box con l’opera omnia di Bartók in 32 cd la sua registrazione (in prima mondiale) del brano Valtozatok (Variazioni). Di re-centissima pubblicazione, i Concerti nn.1 e 2 e Malédiction di Liszt per Universal Music.Invitato per recital e concerti con orchestra da autorevoli ribalte internazionali quali - tra gli altri - il Metropolitan Mu-seum, la Rockefeller University e la Steinway Hall di New York, l’Auditorium Amijai di Buenos Aires, il Cenart di Mexico City, la Konzerthaus di Berlino, la Laeisz Halle di Amburgo, la Philhar-monie di Essen, il Mozarteum di Salisburgo, St. Martin in the Fields e la Steinway Hall di Londra, la Salle Cortot di Parigi, la Filarmonica di San Pietroburgo, la Filharmonia Narodowa di Varsavia, la Filarmonica Slovena di Lubiana e la Gulbenkian di Lisbona, ha collaborato con direttori del calibro di Chri-stian Arming, John Axelrod, James Conlon, Lawrence Foster, Will Humburg, Dmitri Jurowski, Julian Kovatchev, Alain Lom-bard, Nicola Luisotti, Othmar Maga, Fabio Mastrangelo, Hen-rik Nanasi, Anton Nanut, Tomas Netopil, Daniel Oren, George Pehlivanian, Donato Renzetti, Alexander Sladkowsky, Hubert Soudant, Pinchas Steinberg, Michel Tabachnik, Jeffrey Tate, Jurai Valcuha, Jonathan Webb e molti altri.Tra i festival, di particolare rilievo gli inviti al Winter Arts Square di Yuri Temirkanov a San Pietroburgo, al Castleton di Lorin Maazel (USA), all’Internazionale di Brescia e Bergamo e al MiTo SettembreMusica, alla Biennale Musica di Vene-zia, oltre al Mittlefest, il Tiroler Festspiele di Erl, il Festival di

Colmar, En Blanco y Negro di Mexico City, il Festival di Sintra (Portogallo), il Tongyeong Festival (Corea).In Italia ha suonato per tutte le più importanti stagioni con-certistiche, incluse quelle dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, e in tutti i più importanti teatri.Negli ultimi tempi il Maestro Albanese si è distinto per esse-re stato invitato a suonare in ben undici delle tredici Fonda-zioni Liriche italiane: il Petruzzelli di Bari, il Comunale di Bolo-gna, il Teatro Lirico di Cagliari, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Carlo Felice di Genova, il Teatro San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, il Teatro dell’Opera di Roma, il Verdi di Trieste, la Fenice di Venezia, l’Arena di Verona.Prima di Fantasia e Après une lecture de Liszt, Albanese ha riscosso singolare successo con il CD monografico con mu-siche di Debussy pubblicato a gennaio 2012 per il mensile Amadeus, in occasione dell’anniversario dei 150 anni della nascita del compositore francese. Il suo CD 1900 - Yearbo-oks of 20th Century Piano, dedicato all’anno solare 1900 e contenente musiche di Skrjabin, Szymanowski, MacDowell e la prima registrazione assoluta delle Variazioni di Bartók è stato recensito come CD del mese dal mensile Suonare News e con cinque stelle sia nel giudizio tecnico che artisti-co dal mensile Amadeus. Già Premio Venezia 1997 (assegnato all’unanimità da una giuria presieduta dal Mº Roman Vlad) e Premio speciale per la miglior esecuzione dell’opera contemporanea al “Busoni” di Bolzano, Albanese vince nel 2003 il primo premio al Ven-dome Prize (presidente di giuria Sir Jeffrey Tate) con finali a Londra e Lisbona: un evento definito da Le Figaro “il concor-so più prestigioso del mondo attuale”.Albanese è laureato in Filosofia col massimo dei voti e la lode (con dignità di stampa della tesi sull’Estetica di Liszt nelle Années de Pèlerinage) e a soli 25 anni è stato docente a contratto di Metodologia della comunicazione musicale presso l’Università di Messina. Insegna attualmente Piano-forte al Conservatorio “Tartini” di Trieste.

Foto di Daniele Barraco

Partecipano al concerto

Violini primi*Roberto Ranfaldi (di spalla)°Marco LambertiAntonio BassiConstantin BeschieruLorenzo BrufattoIrene CardoAldo CicchiniPatricia GreerValerio IaccioMartina MazzonEnxhi NiniFulvia PetruzzelliFrancesco PunturoMatteo RuffoGiorgia BurdizzoElisa Eleonora Papandrea

Violini secondi*Paolo GioloValentina BussoEnrichetta MartellonoPietro BernardinRoberto D’AuriaRodolfo GirelliPaolo LambardiIsabella TarchettiCarola ZosiLuca BagagliClaudia CurriLorenzo GugoleCosetta PonteCristiana Vianelli

Viole*Ula UlijonaMatilde ScarponiGiovanni Matteo Brasciolu

Giorgia CerviniFederico Maria FabbrisRiccardo FregugliaAlberto GioloAgostino MattioniDavide OrtalliClara Trullén-Sáez Greta XoxiSilvia Vannucci

Violoncelli*Massimo MacrìMarco Dell’AcquaErmanno FrancoStefano BlancEduardo dell’OglioAmedeo FenoglioMichelangiolo MafucciCarlo PezzatiFabio StorinoLivia Rotondi

Contrabbassi*Silvio AlbesianoAntonello LabancaAlessandro BelliFriedmar DellerPamela MassaFrancesco PlatoniVincenzo Antonio VenneriFederico Marchesano

Flauti*Giampaolo PrettoPaolo FratiniFiorella Andriani

OttavinoFiorella Andriani

Oboi*Dario SartoriSandro Mastrangeli

Corno ingleseFranco Tangari

Clarinetti*Luca MilaniGraziano Mancini

Clarinetto bassoSalvatore Passalacqua

Fagotti*Raffaele GiannottiCristian Crevena

ControfagottoBruno Giudice

Corni*Marco PanellaEmilio MencoboniFabrizio GannitelliAlessandro Saraconi

Trombe*Marco BraitoErcole CerettaDaniele Greco D’Alceo

Tromboni*Joseph BurnamDevid Ceste

Trombone bassoAntonello Mazzucco

BuccineFlicorni soprani*Roberto Rossi Cesare MaffiolettiTube wagnerianeMarco PeciaroloPaolo ValerianiEuphonium*Diego Di MarioGianfranco Marchesi

TubaMatteo Magli

Timpani*Claudio Romano

PercussioniCarmelo Giuliano GullottoAlberto OcchienaEmiliano RossiAndrea CarattinoMatteo Flori

Arpa*Margherita BassaniAntonella De Franco

Pianoforte*Roberto Galfione

Celesta*Fulvio Raduano

Organo*Maurizio Fornero

*prime parti°concertini

Poltrona numerata15,00 € (in ogni settore)

Poltrona numerata Abbonati e Under3510,00 € (in ogni settore)

BIGLIETTERIA via Rossini, [email protected] www.osn.rai.it

Concerto di Carnevalevenerdì 1 marzo 2019 ore 20.30

CONCERTO FUORI ABBONAMENTOWilliam Eddins direttoreJanoska Ensemble

Ondrej Janoska violinoRoman Janoska violinoFrantišek Janoska pianoforteJulius Darvas contrabbasso

Simone Rubino percussioni

Paul Hart Cartoon

JANOSKA STYLE goes SYMPHONY František JanoskaBratislava, primo movimento dalla Sinfonia n. 1 Impression along the DanubeWolfgang Amadeus Mozart - František JanoskaRumba for AmadeusPablo de Sarasate - Serbian Traditional (arr. František Janoska)Tarantella vs Niska BanjaNiccolò Paganini - Janoska EnsemblePaganinoska

Keiko Abe Prism Rhapsody, per marimba e orchestra

Helmut Lachenmann Marche fatale

Jacques Offenbach Orphée aux enfers, Ouverture e Can can

CONVENZIONE OSN RAI – VITTORIO PARKTutti gli abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2018-2019 che utilizzeranno il VITTORIO PARK di PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, ritirando il tagliando di sconto presso la biglietteria dell’Auditorium Rai “A. Toscanini”, avranno diritto alla riduzione del 25% sulla tariffa oraria ordinaria. Per informazioni rivolgersi al personale di sala o in biglietteria Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla sezione “riduzioni”.

www.sistemamusica.it è il nuovo portale della musica classica a Torino nel quale troverete notizie, appuntamenti e approfondimenti su concerti, spettacoli ed eventi realizzati in città. Dal sito è inoltre possibile acquistare on line i biglietti delle principali stagioni torinesi.

SINGOLO CONCERTO Poltrona numerata: 30.00 €, 28.00 €, 26.00€ 15.00€ (ridotto Under35)

INGRESSO Posto non assegnato:da 20,00 € a 9,00 €(ridotto Under35)

BIGLIETTERIA via Rossini, [email protected] www.osn.rai.it

6-7/29mercoledì 6 febbraio 2019 ore 20.00giovedì 7 febbraio 2019 ore 20.30

Christoph Eschenbach direttoreArcadi Volodos pianoforte

Antonín DvořákKarneval, ouverture da concerto in la maggiore op. 92

Ludwig van BeethovenConcerto n. 3 in do minore per pianoforte e orchestra op. 37

Antonín DvořákSinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88