3 10 dubbi e 10 risposte Scienza & Vita

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www.avvenire.it 288 Giovedì 3 marzo 2011 le famiglie 2 Il sondino non è terapia Venite a vedere verso le Dat 3 Perché questa legge 10 dubbi e 10 risposte Scienza & Vita 4 Basta ai bio-registri in stile «fai da te» Tempo in più che va utilizzato per far chiarezza nelle coscienze Ben venga qualche settimana di riflessione in più sul- la legge che fisserà finalmente regole sulle «dichiara- zioni anticipate di trattamento» se questo ulteriore tem- po servirà davvero per aiutare i più dubbiosi a chiarir- si le idee. Anche gli italiani potranno usare questo ul- teriore tempo per documentarsi meglio, evitando di ac- contentarsi di slogan (una «legge illiberale», «obbliga a vivere contro la propria volontà») che offendono l’in- telligenza. I dubbi affiorati negli ultimi giorni devono poter trovare una risposta credibile. In questo numero monografico di «è vita», oltre alla cronaca di ieri, cer- chiamo proprio di fare chiarezza seguendo le doman- de che affiorano nella coscienza di molti. La legge è ne- cessaria. La bozza che va in discussione lunedì a Mon- tecitorio è un risultato più che accettabile. Oggi spie- ghiamo una volta in più perché ne siamo persuasi. atteggiamento molto responsabile, non rigido né ideologico». La legge, ha ribadito, «è sempre perfettibile», ma il Pdl cercherà di presentare un numero ridotto di modifiche «anche perché siamo consapevoli del fatto che l’opposizione ci inonderà di emendamenti». articolo 7 del provvedimento avrà bisogno di essere sistemato dopo che martedì la commissione Affari sociali, recependo il suggerimento della Affari costituzionali, ha fatto decadere un intero comma, quello che prevedeva la vincolatività del parere del collegio di specialisti in caso di controversia tra medico curante e fiduciario. L’articolo 3, poi, è quello che fissa i trattamenti che possono essere oggetto di Dat, escludendo idratazione e alimentazione. Esse devono essere sempre somministrate, con la sola eccezione del caso in cui «non risultino più efficaci». ecessario legiferare secondo Gabriele Toccafondi, come «alternativa all’anarchia delle sentenze dei tribunali». Con l’approvazione di questo provvedimento, rimarca il deputato del Pdl, non sarà più possibile ricostruire dichiarazioni di volontà di trattamento dagli stili di vita, facendo morire una persona di fame e di sete, come è avvenuto nel caso di Eluana Englaro. «Questa è una buona ragione per legiferare – aggiunge Toccafondi –. Il mio orientamento iniziale era contrario a una norma, ma dopo la sentenza sul caso Englaro si è aperta una voragine interpretativa. Dunque il dovere del Parlamento ora è porvi rimedio approvando questo provvedimento». l ministro della Salute, Ferruccio Fazio, dal canto suo ha dichiarato: «Il mio reale auspicio, e mi sembra che si stia andando in questa direzione, è di lasciare al medico la possibilità di fare il medico: perché da medico devo ricordare che i nostri specialisti non solo sono bravi e coscienziosi ma hanno anche tantissima umanità. Dunque diamo fiducia ai medici». I N L empi più lunghi per la proposta di legge sul fine vita che lunedì inizia il suo iter nell’aula della Camera con la discussione generale. Non si voterà l’articolato prima di aprile. Lo ha stabilito ieri la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. «Non c’è alcun significato politico», ha assicurato il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, perché lo slittamento serve «solo ad avere la certezza che ad aprile sarà votato». L’esponente della maggioranza ha spiegato infatti che «ad aprile scatta il contingentamento dei tempi», e intanto ci sarà «anche il tempo per sviluppare una discussione ampia in aula». revedibilmente dunque la prossima settimana la discussione proseguirà mercoledì e giovedì, e ci sarà forse anche la votazione della pregiudiziale di costituzionalità che l’Idv si accinge a presentare. Le votazioni poi riprenderanno ad aprile. Dunque il tempo per presentare gli emendamenti dovrebbe essere esteso per tutto marzo. Quanto alla proposta del partito di Pier Luigi Bersani di rinviare il provvedimento per una ulteriore discussione, Cicchitto si è limitato a osservare che se il Pd presenterà delle mozioni in aula su di esse si esprimerà un voto. eri in mattinata si è tenuta la riunione del gruppo del Pdl per discutere del provvedimento. Erano presenti anche i ministri Maria Stella Gelmini, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta. «Siamo tutti d’accordo sul fatto che la legge vada fatta», ha sottolineato il relatore, Domenico Di Virgilio, riferendo che nel corso della discussione «c’è stato sì un richiamo alla libertà di coscienza, ma anche una linea comune di assenso alla legge». Per valutare insieme ai parlamentari gli eventuali emendamenti al testo è stato dato mandato a Di Virgilio, al sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, e a Isabella Bertolini. «C’è stata una valutazione fondamentalmente positiva, con osservazioni varie, ma faremo meno emendamenti possibile», ha confermato Cicchitto. ur con questo orientamento tendente a «limitare al massimo» le proposte di modifica, il sottosegretario Roccella ha considerato probabile che la maggioranza presenti alcuni emendamenti, in particolare per una «ripulitura dell’articolo 3 e un P I P T Fine vita, il voto sulla legge slitta ad aprile di Pier Luigi Fornari Dietro al nuovo rinvio deciso ieri «non c’è alcun significato politico»: più tempo per confrontarsi e presentare emendamenti Confermata la discussione generale da lunedì a Costituzione «ri- conosce e garanti- sce i diritti invio- labili dell’uomo», tra cui il diritto al- la vita (art. 2). Il valore della vita, come bene del singolo e della collettività, trova confer- ma nelle disposizioni del Codice penale che vietano l’omicidio, anche se di persona con- senziente, e l’istigazione o l’aiuto al suicidio. Tali dispositivi di legge, pur senza nominarla, escludono l’eutanasia sotto ogni forma, esclu- sa esplicitamente dal Codice di deontologia medica (Cdm). Anche la primaria responsabi- lità del paziente nei processi di cura è ricono- sciuta dalla Costituzione con l’art. 13 e nel se- condo comma dell’art. 32, secondo il quale «nessuno può essere obbligato a un determi- nato trattamento sanitario se non per disposi- zione di legge. La legge non può in nessun ca- so violare i limiti imposti dal rispetto della per- sona umana». Giova tuttavia ricordare che ta- le indicazione trovò posto nella Costituzione sull’onda della scoperta dei delitti del nazismo. Tuttavia per prevenire eccessi interpretativi i co- stituenti introdussero nell’articolo 32 un primo comma, contenente il riconoscimento del va- lore della salute (e della vita) «come fonda- mentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». e nuove concezioni del rapporto medico-pa- ziente hanno potuto affermarsi con lo stru- mento del consenso informato. Senza il con- senso del paziente il medico, tranne che in caso di urgenza, non deve intraprendere alcuna atti- vità diagnostica e/o terapeutica. Tale visione si ri- specchia anche nella Convenzione di Oviedo. Sussistono tuttavia problemi di attualità del con- senso nelle persone incapaci, cioè nel caso di pa- zienti che abbiano espresso dichiarazioni anticipa- te di trattamento (Dat) e che abbiano poi perso la capacità di interagire con il mondo esterno. Attual- mente il medico è tenuto a considerare le volontà precedentemente espresse dal paziente, ma non è obbligato a soddisfarle. Esse infatti potrebbero non essere più attuali. Il rapporto medico-paziente, inoltre, non è riduci- bile a una relazione contrattuale. Il Cdm ribadisce il diritto del medico a rifiutare le richieste del pa- ziente, quando contrastino con la sua coscienza. Non stupisce, dunque, che il Codice deontologico chieda al medico soltanto di tener conto delle Dat, purché espresse in modo documentato, e che an- che per la Convenzione di Oviedo le Dat non ab- biano valore vincolante. nch’io ero tra quelli che ritenevano non neces- saria in Italia una legge sulle Dat. Ho dovuto purtroppo ricredermi per la vicenda Englaro che ha dimostrato possibile lasciare deliberatamente morire per sospensione di cure ordinarie una per- sona gravemente disabile, mentalmente incapace, malgrado quanto previsto da Costituzione, Codice penale, Cdm e Convenzione di Oviedo. Anzi, che ciò poteva essere autorizzato attraverso un percor- so di tipo civilistico, come se le disposizioni sulla vita (frutto di una ricostruzione di volontà presun- ta) equivalessero a quelle per un appartamento. Al- tri casi si stanno preparando all’orizzonte, forti di questo precedente giurisprudenziale, che poté svol- gersi nel silenzio degli Ordini professionali e con la successiva esclusione da parte dell’Ordine di Udi- ne di ogni responsabilità personale. È per questo che ora è necessaria una legge sulla Dat, capace di riaffermare che la vita umana non può es- sere delegata a terzi e che le istituzioni sanitarie non possono affrettarne la fine, mascherando l’eutana- sia omissiva con la desistenza terapeutica. La nu- trizione e l’idratazione, infatti, non sono terapie. A seconda del modo in cui si concluderà l’iter del di- segno di legge sulle Dat, lo statuto della professio- ne medica in Italia potrebbe subire importanti mo- dificazioni capaci di far sì che altri pazienti disabi- li possano andare incontro a morte per abbando- no terapeutico legalizzato. A L L punti fermi di Gian Luigi Gigli «Ho visto la morte E ho cambiato idea» arafrasando Gilbert Keith Chesterton si potrebbe dire che chi difende la vita sta ai fatti e chi propugna il diritto alla morte a una teoria, e delle più disincarnate. La riprova è venuta ieri nel corso della riunione del gruppo del Pdl della Camera. Improvvisamente il vissuto personale ha avuto il sopravvento su argomentazioni e controargomentazioni politiche e giuridiche. «Mi avevano già dato per morto e se i medici non mi avessero rianimato, se avessero staccato la spina, io non sarei qui con voi. Io l’ho visto, il tunnel della luce...», ha raccontato Umberto Scapagnini. Una storia toccante quella dell’ex sindaco di Catania: otto metastasi guarite attraverso una cura sperimentale, nel maggio del 2009 gli avevano già dato l’estrema unzione. «Ero un laico e prima della mia malattia – ha raccontato davanti ai colleghi deputati – avrei chiesto subito che venisse staccata la spina ma ora, dopo quello che mi è capitato, vi dico che è possibile guarire: ho un po’ di difficoltà a muovere le mani, ma ci sono, il mio corpo reagisce, sono tornato a una vita normale. Qualcuno a Catania aveva fatto già affiggere i manifesti di lutto: sarei morto non per il cancro ma perché qualcuno avrebbe potuto staccare la spina. Non bisogna permetterlo». uesta gente bisogna tenerla in vita», ha aggiunto Scapagnini, che è medico di Silvio Berlusconi. Per una singolare coincidenza il parlamentare pidiellino poco prima della durissima esperienza si è trovato impegnato proprio sul fronte della malattia a li- vello legislativo. Prima infatti di esserne impe- dito dalla sua ospedalizzazione è stato relatore della legge sulle cure palliative e le terapie del dolore. La vicenda di Scapagnini dunque è un argomento quantomai eloquente contro chi non è convinto che la vita sia un bene indispo- nibile. Ma casi del genere si ripetono con più frequenza di quanto documentino le pagine dei giornali. Famosa la vicenda dell’oncologa franco-milanese Sylvie Menard, dapprima favo- revole all’eutanasia, che ha scoperto come di- nanzi a un tumore «ciò che pensavi prima non è più vero». (P.L.F.) Q « P stamy di Graz riaggiustamento dell’articolo 7». Il primo riguarda i contenuti e i limiti della dichiarazione anticipata di trattamento (Dat), mentre il secondo riguarda il rapporto medico-paziente. Secondo la Roccella, all’interno di una «discussione ampia» nella riunione del gruppo c’è stato «un box Roccella a Bersani: «Maggioranza compatta, forse non l’opposizione» otta e risposta Bersani-Roccella sulla proposta di legge in materia di fine vita. «Fermiamoci, la soluzione non è matura», afferma il segretario del Pd, sostenendo che «è un tema troppo delicato per la vita degli italiani per risolverlo con norme troppo intrusive». «Forse è la discussione interna al Pd a non essere matura», replica il sottosegretario alla Salute, assicurando che la maggioranza «è compatta pur nella diversità di posizioni». Ed «il segnale che si vuole concludere» è dato proprio iniziando la discussione in aula. «Siamo tutti d’accordo sulla necessità di fare una legge», ribadisce la Roccella. Quanto alla richiesta di «dialogo» fatta dal ministro della Cultura, Sandro Bondi, in quanto l’articolato avrebbe ancora dei «punti deboli», il sottosegretario si limita a ricordare: «Da noi c’è la libertà di coscienza». B Non restiamo in balìa delle sentenze Il presidente Napolitano: una questione di cui si occuperanno le Camere, non io e ne occuperà la Came- ra, non io». L’ha detto ie- ri mattina il presidente della Repubblica Giorgio Na- politano ai giornalisti che gli hanno domandato cosa pen- sasse del disegno di legge sul testamento biologico, al ter- mine della visita al nuovo re- parto di cure residenziali in- tensive per i pazienti in stato vegetativo e di minima co- scienza all’ospedale San Ca- millo Forlanini di Roma. «Mi pare che sia un’esperienza che può davvero rappresentare uno stimolo per altre realtà della sanità laziale e della sanità italiana»: così il presidente ha commentato la nuova unità inaugurata poco prima dal pre- sidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio. «Una grande realtà della sanità pubblica laziale – ha aggiunto il capo dello Stato al termine della visita – e una novità significativa come quella di un re- parto speciale per i pazienti in stato vegetativo permanente». S « Napolitano al San Camillo Il neurologo: «Occorre una legge capace di riaffermare che la vita non va delegata. Dall’esito della discussione dipende lo statuto della professione medica, che non può accettare l’abbandono terapeutico» La toccante testimonianza del deputato medico catanese: «Mi volevano staccare la spina»

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288Giovedì3 marzo 2011

le famiglie2Il sondino non è terapia

Venite a vedere

verso le Dat3Perché questa legge

10 dubbi e 10 risposte

Scienza & Vita4Basta ai bio-registri

in stile «fai da te»

Tempo in più che va utilizzatoper far chiarezza nelle coscienzeBen venga qualche settimana di riflessione in più sul-la legge che fisserà finalmente regole sulle «dichiara-zioni anticipate di trattamento» se questo ulteriore tem-po servirà davvero per aiutare i più dubbiosi a chiarir-si le idee. Anche gli italiani potranno usare questo ul-teriore tempo per documentarsi meglio, evitando di ac-contentarsi di slogan (una «legge illiberale», «obbligaa vivere contro la propria volontà») che offendono l’in-telligenza. I dubbi affiorati negli ultimi giorni devonopoter trovare una risposta credibile. In questo numeromonografico di «è vita», oltre alla cronaca di ieri, cer-chiamo proprio di fare chiarezza seguendo le doman-de che affiorano nella coscienza di molti. La legge è ne-cessaria. La bozza che va in discussione lunedì a Mon-tecitorio è un risultato più che accettabile. Oggi spie-ghiamo una volta in più perché ne siamo persuasi.

atteggiamento moltoresponsabile, non rigido néideologico». La legge, haribadito, «è sempreperfettibile», ma il Pdlcercherà di presentare unnumero ridotto dimodifiche «anche perchésiamo consapevoli del fattoche l’opposizione ciinonderà di emendamenti».

articolo 7 delprovvedimento avràbisogno di essere

sistemato dopo che martedìla commissione Affarisociali, recependo ilsuggerimento della Affaricostituzionali, ha fattodecadere un intero comma,quello che prevedeva lavincolatività del parere delcollegio di specialisti in casodi controversia tra medicocurante e fiduciario.L’articolo 3, poi, è quelloche fissa i trattamenti che

possono essere oggetto di Dat, escludendoidratazione e alimentazione. Esse devonoessere sempre somministrate, con la solaeccezione del caso in cui «non risultino piùefficaci».

ecessario legiferare secondo GabrieleToccafondi, come «alternativaall’anarchia delle sentenze dei tribunali».

Con l’approvazione di questoprovvedimento, rimarca il deputato del Pdl,non sarà più possibile ricostruiredichiarazioni di volontà di trattamento daglistili di vita, facendo morire una persona difame e di sete, come è avvenuto nel caso diEluana Englaro. «Questa è una buona ragioneper legiferare – aggiunge Toccafondi –. Il mioorientamento iniziale era contrario a unanorma, ma dopo la sentenza sul caso Englarosi è aperta una voragine interpretativa.Dunque il dovere del Parlamento ora è porvirimedio approvando questo provvedimento».

l ministro della Salute, Ferruccio Fazio, dalcanto suo ha dichiarato: «Il mio realeauspicio, e mi sembra che si stia andando

in questa direzione, è di lasciare al medico lapossibilità di fare il medico: perché damedico devo ricordare che i nostri specialistinon solo sono bravi e coscienziosi ma hannoanche tantissima umanità. Dunque diamofiducia ai medici».

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empi più lunghi per laproposta di legge sul finevita che lunedì inizia il suoiter nell’aula della Cameracon la discussione generale.Non si voterà l’articolato

prima di aprile. Lo ha stabilito ierila conferenza dei capigruppo diMontecitorio. «Non c’è alcunsignificato politico», ha assicuratoil capogruppo del Pdl, FabrizioCicchitto, perché lo slittamentoserve «solo ad avere la certezza chead aprile sarà votato». L’esponentedella maggioranza ha spiegatoinfatti che «ad aprile scatta ilcontingentamento dei tempi», e intanto cisarà «anche il tempo per sviluppare unadiscussione ampia in aula».

revedibilmente dunque la prossimasettimana la discussione proseguiràmercoledì e giovedì, e ci sarà forse anche

la votazione della pregiudiziale dicostituzionalità che l’Idv si accinge apresentare. Le votazioni poi riprenderanno adaprile. Dunque il tempo per presentare gliemendamenti dovrebbe essere esteso pertutto marzo. Quanto alla proposta del partitodi Pier Luigi Bersani di rinviare ilprovvedimento per una ulteriore discussione,Cicchitto si è limitato a osservare che se il Pdpresenterà delle mozioni in aula su di esse siesprimerà un voto.

eri in mattinata si è tenuta la riunione delgruppo del Pdl per discutere delprovvedimento. Erano presenti anche i

ministri Maria Stella Gelmini, MaurizioSacconi e Renato Brunetta. «Siamo tuttid’accordo sul fatto che la legge vada fatta», hasottolineato il relatore, Domenico Di Virgilio,riferendo che nel corso della discussione «c’èstato sì un richiamo alla libertà di coscienza,ma anche una linea comune di assenso allalegge». Per valutare insieme ai parlamentarigli eventuali emendamenti al testo è statodato mandato a Di Virgilio, al sottosegretarioalla Salute Eugenia Roccella, e a IsabellaBertolini. «C’è stata una valutazionefondamentalmente positiva, con osservazionivarie, ma faremo meno emendamentipossibile», ha confermato Cicchitto.

ur con questo orientamento tendente a«limitare al massimo» le proposte dimodifica, il sottosegretario Roccella ha

considerato probabile che la maggioranzapresenti alcuni emendamenti, in particolareper una «ripulitura dell’articolo 3 e un

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TFine vita, il voto sulla legge slitta ad aprile di Pier Luigi Fornari

Dietro al nuovo rinviodeciso ieri«non c’è alcunsignificatopolitico»: più tempo perconfrontarsi e presentareemendamentiConfermata la discussionegenerale da lunedì

a Costituzione «ri-conosce e garanti-sce i diritti invio-labili dell’uomo»,tra cui il diritto al-la vita (art. 2). Il

valore della vita, comebene del singolo e dellacollettività, trova confer-

ma nelle disposizioni del Codice penale chevietano l’omicidio, anche se di persona con-senziente, e l’istigazione o l’aiuto al suicidio. Tali dispositivi di legge, pur senza nominarla,escludono l’eutanasia sotto ogni forma, esclu-sa esplicitamente dal Codice di deontologiamedica (Cdm). Anche la primaria responsabi-lità del paziente nei processi di cura è ricono-sciuta dalla Costituzione con l’art. 13 e nel se-condo comma dell’art. 32, secondo il quale«nessuno può essere obbligato a un determi-nato trattamento sanitario se non per disposi-zione di legge. La legge non può in nessun ca-so violare i limiti imposti dal rispetto della per-sona umana». Giova tuttavia ricordare che ta-le indicazione trovò posto nella Costituzionesull’onda della scoperta dei delitti del nazismo.Tuttavia per prevenire eccessi interpretativi i co-stituenti introdussero nell’articolo 32 un primocomma, contenente il riconoscimento del va-lore della salute (e della vita) «come fonda-mentale diritto dell’individuo e interesse dellacollettività».

e nuove concezioni del rapporto medico-pa-ziente hanno potuto affermarsi con lo stru-mento del consenso informato. Senza il con-

senso del paziente il medico, tranne che in casodi urgenza, non deve intraprendere alcuna atti-vità diagnostica e/o terapeutica. Tale visione si ri-specchia anche nella Convenzione di Oviedo. Sussistono tuttavia problemi di attualità del con-senso nelle persone incapaci, cioè nel caso di pa-zienti che abbiano espresso dichiarazioni anticipa-te di trattamento (Dat) e che abbiano poi perso lacapacità di interagire con il mondo esterno. Attual-mente il medico è tenuto a considerare le volontàprecedentemente espresse dal paziente, ma non èobbligato a soddisfarle. Esse infatti potrebbero nonessere più attuali. Il rapporto medico-paziente, inoltre, non è riduci-bile a una relazione contrattuale. Il Cdm ribadisceil diritto del medico a rifiutare le richieste del pa-ziente, quando contrastino con la sua coscienza.Non stupisce, dunque, che il Codice deontologicochieda al medico soltanto di tener conto delle Dat,purché espresse in modo documentato, e che an-

che per la Convenzione di Oviedo le Dat non ab-biano valore vincolante.

nch’io ero tra quelli che ritenevano non neces-saria in Italia una legge sulle Dat. Ho dovutopurtroppo ricredermi per la vicenda Englaro

che ha dimostrato possibile lasciare deliberatamentemorire per sospensione di cure ordinarie una per-sona gravemente disabile, mentalmente incapace,malgrado quanto previsto da Costituzione, Codicepenale, Cdm e Convenzione di Oviedo. Anzi, checiò poteva essere autorizzato attraverso un percor-so di tipo civilistico, come se le disposizioni sullavita (frutto di una ricostruzione di volontà presun-ta) equivalessero a quelle per un appartamento. Al-tri casi si stanno preparando all’orizzonte, forti diquesto precedente giurisprudenziale, che poté svol-gersi nel silenzio degli Ordini professionali e con lasuccessiva esclusione da parte dell’Ordine di Udi-ne di ogni responsabilità personale.È per questo che ora è necessaria una legge sulla Dat,capace di riaffermare che la vita umana non può es-sere delegata a terzi e che le istituzioni sanitarie nonpossono affrettarne la fine, mascherando l’eutana-sia omissiva con la desistenza terapeutica. La nu-trizione e l’idratazione, infatti, non sono terapie. Aseconda del modo in cui si concluderà l’iter del di-segno di legge sulle Dat, lo statuto della professio-ne medica in Italia potrebbe subire importanti mo-dificazioni capaci di far sì che altri pazienti disabi-li possano andare incontro a morte per abbando-no terapeutico legalizzato.

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arafrasando Gilbert Keith Chesterton sipotrebbe dire che chi difende la vita staai fatti e chi propugna il diritto allamorte a una teoria, e delle piùdisincarnate. La riprova è venuta ieri nelcorso della riunione del gruppo del Pdl

della Camera. Improvvisamente il vissutopersonale ha avuto il sopravvento suargomentazioni e controargomentazionipolitiche e giuridiche. «Mi avevano già dato permorto e se i medici non mi avessero rianimato,se avessero staccato la spina, io non sarei quicon voi. Io l’ho visto, il tunnel della luce...», haraccontato Umberto Scapagnini. Una storiatoccante quella dell’ex sindaco di Catania: ottometastasi guarite attraverso una curasperimentale, nel maggio del 2009 gli avevanogià dato l’estrema unzione. «Ero un laico eprima della mia malattia – ha raccontato

davanti ai colleghi deputati –avrei chiesto subito che venissestaccata la spina ma ora, dopoquello che mi è capitato, vidico che è possibile guarire: houn po’ di difficoltà a muoverele mani, ma ci sono, il miocorpo reagisce, sono tornato auna vita normale. Qualcuno aCatania aveva fatto giàaffiggere i manifesti di lutto:sarei morto non per il cancro

ma perché qualcuno avrebbe potuto staccare laspina. Non bisogna permetterlo».

uesta gente bisogna tenerla in vita», haaggiunto Scapagnini, che è medico diSilvio Berlusconi. Per una singolare

coincidenza il parlamentare pidiellino pocoprima della durissima esperienza si è trovatoimpegnato proprio sul fronte della malattia a li-vello legislativo. Prima infatti di esserne impe-dito dalla sua ospedalizzazione è stato relatoredella legge sulle cure palliative e le terapie deldolore. La vicenda di Scapagnini dunque è unargomento quantomai eloquente contro chinon è convinto che la vita sia un bene indispo-nibile. Ma casi del genere si ripetono con piùfrequenza di quanto documentino le paginedei giornali. Famosa la vicenda dell’oncologafranco-milanese Sylvie Menard, dapprima favo-revole all’eutanasia, che ha scoperto come di-nanzi a un tumore «ciò che pensavi prima nonè più vero». (P.L.F.)

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stamy di Graz

riaggiustamento dell’articolo 7». Il primoriguarda i contenuti e i limiti delladichiarazione anticipata di trattamento (Dat),mentre il secondo riguarda il rapportomedico-paziente. Secondo la Roccella,all’interno di una «discussione ampia» nellariunione del gruppo c’è stato «un

box Roccella a Bersani: «Maggioranzacompatta, forse non l’opposizione»

otta e risposta Bersani-Roccella sulla proposta di leggein materia di fine vita. «Fermiamoci, la soluzione nonè matura», afferma il segretario del Pd, sostenendo

che «è un tema troppo delicato per la vita degli italianiper risolverlo con norme troppo intrusive». «Forse è ladiscussione interna al Pd a non essere matura», replica ilsottosegretario alla Salute, assicurando che lamaggioranza «è compatta pur nella diversità diposizioni». Ed «il segnale che si vuole concludere» è datoproprio iniziando la discussione in aula. «Siamo tuttid’accordo sulla necessità di fare una legge», ribadisce laRoccella. Quanto alla richiesta di «dialogo» fatta dalministro della Cultura, Sandro Bondi, in quantol’articolato avrebbe ancora dei «punti deboli», ilsottosegretario si limita a ricordare: «Da noi c’è la libertàdi coscienza».

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Non restiamo in balìa delle sentenze

Il presidente Napolitano: una questionedi cui si occuperanno le Camere, non io

e ne occuperà la Came-ra, non io». L’ha detto ie-ri mattina il presidente

della Repubblica Giorgio Na-politano ai giornalisti che glihanno domandato cosa pen-sasse del disegno di legge sultestamento biologico, al ter-mine della visita al nuovo re-parto di cure residenziali in-tensive per i pazienti in statovegetativo e di minima co-scienza all’ospedale San Ca-millo Forlanini di Roma. «Mi pare che sia un’esperienza chepuò davvero rappresentare uno stimolo per altre realtà dellasanità laziale e della sanità italiana»: così il presidente hacommentato la nuova unità inaugurata poco prima dal pre-sidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e dal ministrodella Salute, Ferruccio Fazio. «Una grande realtà della sanitàpubblica laziale – ha aggiunto il capo dello Stato al terminedella visita – e una novità significativa come quella di un re-parto speciale per i pazienti in stato vegetativo permanente».

Napolitano al San Camillo

Il neurologo: «Occorre una leggecapace di riaffermare che la vita non va delegata. Dall’esito delladiscussione dipende lo statuto dellaprofessione medica, che non puòaccettare l’abbandono terapeutico»

La toccantetestimonianzadel deputatomedicocatanese: «Mi volevanostaccare laspina»