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16,00 Periodico semestrale Mediterranea ArchitetturA del Paesaggio rivista di aiaPP Associazione italiana Architettura del Paesaggio 34 Semestrale n°1.2017

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Mediterranea

ArchitetturA

del Paesaggio

rivista di aiaPPAssociazione italiana Architettura del Paesaggio

34 Semestrale n°1.2017

A/ con dicitura “Rivista AIAPP” 1A/ con indicazione numero

2A/ senza indicazioni numero

Rivista di AIAPP Associazione Italiana Architettura del Paesaggio

Rivista semestrale dell’AIAPP Associazione Italiana Architettura del Paesaggio

TESTATA RIVISTA “ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO”

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in copertina / Cover

Periferica

Un’ex-cava di tufo a Mazara del Vallo, in Sicilia, è il luogo scelto dall’as-sociazione no profit Corda di Mazara per attivare il progetto Periferica. Nato dall’intuizione di un gruppo multidisciplinare di under24, Periferica ha l’obiettivo di promuovere la progettazione inclusiva degli spazi pub-blici. “Grazie a workshop, laboratori ed eventi, mettiamo a sistema asso-ciazioni, università, imprese e professionisti per ri-pensare i margini della città. La nostra missione è quella di trasformare un’area dismessa di 3000 metri quadrati in un centro culturale permanente e misurare la replica-bilità del processo”, spiegano i “periferici”, che nel 2013 hanno ottenuto il Primo Premio al concorso Nazionale RIUSO bandito dal Consiglio Nazio-nale degli Architetti: il loro progetto per la rigenerazione urbana è stato considerato il migliore su oltre 400 proposte presentate. L’immagine di questo spazio urbano entropico scavato nel tempo geologi-co, abitato da un grande pino, da buoni progetti per un futuro prossimo ci è parsa particolarmente evocativa rispetto al taglio critico scelto per il tema di questo numero, e decisamente mediterranea. Grazie a Paola Galuffo, che ha partecipato alla nostra call for pictures, e grazie a Periferica per il suo lavoro.

A former tuff quarry in Mazara del Vallo, in Sicily, is the site chosen by the no profit Association Corda di Mazara to activate the Periferica cultural and social project. Conceived by a multidisciplinary under 24 team, Periferica aims to promote an inclusive urban public space design. “Thanks to workshops, summer schools and events, we connect together citizen associations, universities and professionals to re-invent the marginal spaces of the city. Our mission is to transform an abandoned area, 3000 square meters large, into a permanent cultural center. We want also to verify if is possible to replicate this kind of process as a model of good practice”, the “periferici” say. In the 2013, their project has gained the first award at the RIUSO National Competition promoted by the National Council of Architects.We found very mediterranean the image of this entropic urban space hollowed into the geological time, inhabited by a great Pinus pinea and by good projects for the next future. A very inspiring image well related with this Architettura del Paesaggio issue.So thanks to Paola Galuffo, who join to our call for pictures, and thanks to Periferica for their inspiring work.

perifericaproject.org

sede / HeadquartersVia Fiume, 8

50123 Firenze (italia)

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Responsabile del progetto editoriale /editorial Project ManagerSimone Gismondi

Responsabile editoriale / editorial Managerelena Mariotti

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abbonamenti / subscriptionsPaola Acquarelli

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editoriale / editorial / 6

Letture / short essays / 9La tradizione del giardino mediterraneo-The Mediterranean Garden Tradition / Il giardino elementare-The elementary garden / Nicolau Maria Rubió i Tudurí: il Paradiso nel Mare Nostrum-Nicolau Maria Rubió i Tudurí: Paradise in Mare Nostrum / Il Mediterraneo sul Pacifico-The Mediterranean on the Pacific Coast / Geografie delle emigrazioni e nuovi paesaggi: i rifugiati siriani in Libano-Geographies of Migration and New Landscapes: Syrian Refugees in Lebanon

Progetti / Projects / 30

isole / islands / 32Un castello in aria-A castle in the air / Riscoprire i giardini di Pianosa- Rediscovering Pianosa gardens / Una rinnovata passeggiata urbana- A new urban promenade

Coste / Coasts / 46Un palmeto sul molo-A Palm grove on the Pier / Seconda linea di spiaggia- Second line of beach / Immaginari mediterranei-Mediterranean Imaginary / Un parco passeggiata sulla linea di costa-A park-promenade along the coastline

Città / Cities / 60Una nuova connessione ecologica per il Prat-A new ecological connection for Prat / Acqua piena di saggezza-Water full of wisdom / Nel cuore urbano, il carmen di un artista-In the center of the city, an artist’s carmen

entroterra / inland / 72A scuola di paesaggio-At Landscape School / Orti-giardino per un’agricoltura di resistenza-Vegetable-gardens for hardiness agriculture / Un giardino roccioso- A rock garden

architetture / architectures / 82Un Atelier nella lava-Atelier into lava / L’essenza della complessità- The essence of complexity / La Casa dei Pini-Pine’s House

strumenti / Tools / 92Cultura del progetto / Design culture / 93Paesaggi al limite / Landscapes on the limitGiardini mediterranei e oltre / Mediterranean Gardens and beyond

Ricerca / Research / 98Imparare dai paesaggi di riserva / Learning from natural reserve landscapes

Botanica parallela / Parallel botany / 104Noi siamo paesaggio / We are Landscape

Workshop / 106Fare paesaggi / Making Landscapes

Rubriche / Columns / 108Lettera al paesaggio-To the Landscape / in viaggio-on the road / Tesi-Thesis / Concorsi-Competitions / Libri-Books / agenda

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Semestrale n°1.2017

Mediterranea

ArchitetturA

del Paesaggiorivista di aiaPPAssociazione italiana

di Architettura del Paesaggio

Fondata da Alessandro tagliolini

Direttore UHVSRQVDELOH�H�VFLHQWLÀFR / / editor-in-chiefAnna lambertini

Comitato di redazione / / editorial staffPiemonte e Valle d’aosta / Federica cornalba;

Lombardia���)LOLSSR�3L]]RQL��Triveneto e emilia Romagna / Andrea Morsolin, loredana Ponticelli, Simonetta Zanon;

Liguria / Adriana Ghersi; Toscana, Umbria, Marche / tessa Matteini, Antonella Valentini; Lazio, abruzzo, Molise e sardegna / Monica Sgandurra; Campania, Basilicata, Calabria / Giulia de Angelis; Puglia / Federica

Greco; sicilia / Antonino Attardo

Revisione testi in inglese e traduzioni / /Revision english Texts and TranslationsAnn desjardins

hanno collaborato a questo numero / / contributorsIñaki Alday, Antonino Attardo, Giuseppe Barbera, Jordi Bellmunt I Chiva, Francesca Benedetto, Massimiliano E. Burgi, Agata Buscemi, Enrica Campus, Carmela Canzonieri, Cinzia Capalbo, Lucina Caravaggi, Marina Contiero, Federica Cornalba, Valerio Cozzi, Egle Maria Cozzo, Mariapia Cunico, Giulia de Angelis, Annalisa Forte, Cassandra Funsten, Adriana Ghersi, Federica Greco, Kathryn Gustafson, Ana Horhat, Imma Jansana, Margarita Jover, Anna Lambertini, Tessa Matteini, Andrea Morsolin, Francesca Nasetti, Joan Nogué, Franco Panzini, Antonio Perazzi, Laura Pirovano, Filippo Pizzoni, Loredana Ponticelli, Valentina Romano, Monica Sgandurra, Alessandro Tagliolini, Rossella Tarantino, Maria Gabriella Trovato, Antonella Valentini, Annachiara Vendramin, Simonetta Zanon, Mariella Zoppi

3URJHWWR�JUDÀFR /

Francesca Ameglio, Pulselli Associati

2UJDQR�XIÀFLDOH�aiaPPAssociazione italiana Architettura del Paesaggio

Membro iFLa,QWHUQDWLRQDO�)HGHUDWLRQ�RI�/DQGVFDSH�$UFKLWHFWV

Presidente / luigino Pirola

Vicepresidente / Fabio Pasqualini

segretario / Sara Pivetta

Tesoriere / Andrea Meli

Consiglieri / Marcella Minelli, Maria cristina tullio,

uta Zorzi (con delega iFlA)

Coordinatori di redazione / / editorial coordinatorsAntonella Valentini, Simonetta Zanon

© AiAPP tutti i diritti riservati

Rivista semestraleregistrazione c/o tribunale di Firenze n. 5989

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2A/ senza indicazioni numero

Rivista di AIAPP Associazione Italiana Architettura del Paesaggio

Rivista semestrale dell’AIAPP Associazione Italiana Architettura del Paesaggio

TESTATA RIVISTA “ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO”

&RPLWDWR�VFLHQWLÀFR / / 6FLHQWLÀF�&RPPLWWHHJordi Bellmunt i chiva, lucina caravaggi, lisa diedrich,

Gareth doherty, Giorgio Galletti, Johanna Gibbons,

darko Pandakovic, Paolo Villa, Geeta Wahi dua

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Anna Lambertini

editoriale / editorial

Breve storia di una parolaMediterranea si può leggere in più modi.Come plurale dell’aggettivo latino mediterraneum, tanto per cominciare, che in origine vuol dire “pro-prio dell’entroterra, lontano dal mare, terra interna”. Secondo questo primo significato, il binomio mare mediterraneum costituirebbe dunque un vertiginoso ossimoro, un paradosso, un binomio fantastico. Pare sia stato Gaio Giulio Solino, nel IV sec d.C., a uti-lizzare per primo nella sua Collectanea rerum memo-rabilium l’aggettivo mediterraneus con una nuova accezione, attribuendogli, per slittamento semantico, un significato equivalente a interior, interno. Solino ripropone attraverso l’uso rinnovato di questo vo-cabolo l’immagine di “mare interno” che altri autori, come Plinio il Vecchio, avevano dato alla distesa di acque al centro dell’impero romano. Lo stesso mare era stato indicato dagli antichi greci e romani anche attraverso le definizioni di “nostro” (mare Nostrum) e di “grande” (mare Magnum). La prima definizione si presta a essere valutata rispet-to a più filtri: come nozione di tipo culturale identita-rio, come espressione di una reciproca appartenenza tra coste terrestri e ambito marino e, non ultima, come la rivelazione di aspirazioni a esercitare un dominio strategico e militare su uno spazio geopolitico. La seconda definizione, con cui nel passato si preci-sava la differenza tra il grande bacino centrale e i piccoli mari e bracci a esso connessi (Ionio, Adriatico, Tirreno, Ligure, Egeo), suggerisce la visione di una co-stellazione di differenti mondi abitati, pulsanti di vita sociale, culturale, artistica ed economica, messi in re-lazione da un insieme di infra-spazi navigabili. È a Isidoro di Siviglia, vissuto nel VI sec. d.C. e autore di un’ampia opera in venti libri a carattere enciclopedico intitolata Etymologiae, che si deve l’uso del termine mediterraneo non come aggettivo neutro generico, ma come sostantivo maschile riferito ad un preciso

Brief history of a wordMediterranea can be read in more than one way.Firstly, as the plural of the Latin adjective medi-terraneum, it originally meant “characteristic of non-coastal land, far from the sea, inland”. According to this meaning, the word pairing mare mediterrane-um would create a dizzying oxymoron, a paradox, a fantastical dyad.Apparently, it was Gaio Giulio Solino in his Collec-tanea rerum memorabilium in the IV century A.D. who first used the adjective mediterraneus with a new meaning, employing it, by semantic extension, in the sense of interior, i.e. internal. Using this modified sense of the word, Solino reproposed the image of an “internal sea” that other authors such as Plinius the Elder had given to the body of water at the center of the Roman empire. This sea had also been indicated by ancient Greek and Roman authors as “ours” (mare Nostrum) and “great” (mare Magnum). The first definition can be considered from various angles: as an idea of cultural identity, as an expres-sion of coastal lands and marine areas belonging to each other and, not least, as the revelation of aspira-tions to strategically and militarily dominate a geo-political area. The second definition, which was used in the past to denote the difference between the large central body and the smaller seas and arms connected to it (Ionian, Adriatic, Tyrrhenian, Ligurian, Aegean), sug-gests a vision where a constellation of different in-habited worlds pulsating with social, cultural artistic and economic life are interconnected by a conglom-eration of navigable in-between spaces. It is due to Isidore of Seville, who lived in the VI cen-tury A.D. and wrote an encylopedic work in twenty volumes entitled Etymologiae, that the use of the term Mediterranean was extended to include not only a ge-

Michelangelo Pistoletto, Mediterraneo a Rilievo (Love Difference), opera allestita nel 2008 in piazza del Plebiscito, a Napoli, come parte del progetto Love Difference/Artistic Movement for an Inter Mediterranean Politic, promosso dall’artista a partire dal 2002 / Michelangelo Pistoletto, Mediterraneo a Rilievo (Love Difference), art work realized in 2008, Naple, Plebiscito Place, as a part of the project Love Difference/Artistic Movement for an Inter Mediterranean Politic, promoted by the artist since 2002www.lovedifference.org(photo©lovedifference)

Prospettiva mediterranea / Mediterranean Prospective

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mare (iste est Mediterraneus). L’uso sostantivante del vocabolo rimarrà tuttavia occasionale per qualche secolo, fino a quando nel XVIII secolo ne viene rico-nosciuto un uso consolidato, come dimostra la voce “Méditerranée” contenuta nel volume X dell’Enciclo-pedia di Diderot e D’Alembert (pubblicata nel 1765). La voce è descritta come nome proprio di quello che un tempo si chiamava mare di Grecia o “grande mare”, la superficie acquea posta tra Europa e Africa.Come racconta lo storico Scipione Guarracino nel documentato volume Mediterraneo: immagini, sto-rie e teorie da Omero a Braudel (2006), all’utilizzo del sostantivo corrispose, nel XIX secolo, la rinascita dell’aggettivo, con il significato di “relativo al Medi-terraneo”. E a seguito dell’uso diffuso dell’aggettivo rinnovato, di rimando, anche il sostantivo vide ampliato il porta-to del suo significato. Mediterraneo divenne il nome non solo del mare, ma di un’ampia area geografica, di civiltà e cultura. La conclusione di questa breve sto-ria, come ci ricorda Guarracino:

“è che ogni volta che incontriamo l’aggettivo mediter-raneo occorre fare un piccolo esercizio di interpretazio-ne. C’è il significato geografico (isola mediterranea); c’è quello storico e culturale (poniamo, dieta mediterranea, arte mediterranea); ma (…) c’è anche quello che presup-pone un giudizio di valore, di corrispondenza o meno a ideali etici e filosofici (dialogo mediterraneo)”.

Mediterranea, letto come aggettivo al femminile sin-golare della lingua italiana nel significato corrente (relativa al Mediterraneo), associato all’architettura del paesaggio intende dunque richiamare mille cose insieme. Di certo, è un appello a coltivare una cultura del progetto relazionata non a uno ma a innumere-voli paesaggi, al susseguirsi di mari, alle serie di civiltà accatastate le une sulle altre, per evocare la suaden-te e celebre definizione di Mediterraneo tratteggiata dallo storico francese Ferdinand Braudel.

Variazioni sul temaMediterranea invita a considerare una possibile dimen-sione d’invenzione e ricerca progettuale. Si è pensato di esplorarla con l’obiettivo (ambizioso) di far emergere attitudini ed espressioni di una via mediterranea all’ar-chitettura del paesaggio e alla progettazione degli spa-zi aperti. Con questa finalità è stata lanciata la call, che sollecitava l’invio di contributi in riferimento a quattro temi di progetto: Isole, Porti, Città, Campagna. Le proposte arrivate in redazione hanno indotto a ri-modulare la sequenza di parole chiave come segue: Isole, Coste, Città, Entroterra, Architetture, quasi a suggerire un vocabolario minimo di scrittura dei pae-saggi mediterranei fondato su alcune specie di spazi. Vocabolario che attraverso i contributi raccolti nelle altre sezioni si arricchisce di altre voci. Giardino ad esempio. Come figura ideale e reale, il giardino è par-te sostanziale della cultura stratificata dell’abitare mediterraneo. Non a caso molti contributi presenti nel monografico propongono approfondimenti sul giardino, la cui stessa idea pare scaturita dal Medi-terraneo, scrive Alessandro Tagliolini. Fondamentali apporti alla ricerca di una via meridionale all’archi-tettura del giardino e del paesaggio, giungono dal lavoro pratico e teorico sviluppato nel corso della prima metà del Novecento dal catalano Nicoláu M. Rubió i Tudurí, allievo e collaboratore di Forestier. Di lui ci fornisce un ritratto Mariella Zoppi, invitan-

neric neutral adjective but a masculine noun indicating a specific sea (iste est Mediterraneus). For several cen-turies the noun use of the word remained sporadic but by the XVIII century usage had consolidated as attest-ed by the “Méditerranée” entry in volume X of Diderot and D’Alembert’s Encyclopedia (published in 1765), where it is described as being the proper name of what was once called the Sea of Greece or “Great Sea”, the body of water lying between Europe and Africa. As the historian Scipione Guarracino narrates in his well-documented book Mediterraneo: immagini, storie e teorie da Omero a Braudel (Mediterranean: Images, Stories and Theories from Homer to Braudel, 2006), in the XIX century the adjective was refash-ioned to correspond to this use of the noun, acquiring the meaning of “relative to the Mediterranean”. And widespread use of the renewed adjective fostered a broadening of the noun’s meaning. Mediterranean be-came the name not only of the sea but also of a large geographical area and its civilization and culture. The conclusion of this brief history, as Guarracino reminds us:

“is that every time we meet the adjective Mediterra-nean, there is an exercise in interpretation to be done. There is its geographical meaning (Mediterranean is-land); its historical and cultural one (say, Mediterranean diet, Mediterranean art); but (…) there is also the one that implies a value judgement, whether there is a cor-respondence to ethical and philosophical ideals (Medi-terranean dialogue)”.

So Mediterranea, read as a singular feminine adjective of the Italian language in its current meaning (‘rela-tive to the Mediterranean’), associated with landscape architecture intends to allude to many things at once. It is certainly a call to cultivate a culture of project design in relationship with not one but innumerous landscapes, with a succession of seas, with a series of civilizations layered one upon another to evoke the French historian Ferdinand Braudel’s captivating and renowned definition of Mediterranean.

Variations on the theme and Mediterranean wordsMediterranea invites a consideration of a possible di-mension of invention and project research explored with the (ambitious) objective of revealing attitudes and expressions of a Mediterranean way of design-ing landscape architecture and open spaces. With this aim, the call was launched for contributions re-ferring to four project themes: Islands, Ports, Cities, Countryside. The proposals received by the editing team induced a change in the sequence of key words to the following: Islands, Coasts, Cities, Inland, Architecture, almost a minimal dictionary of Mediterranean landscapes re-ferring to certain species of spaces (Georges Perec). A dictionary enriched with entries from contribu-tions collected into other sections. Garden, for example. As both an ideal and real ele-ment, gardens are an essential part of the stratified culture of the Mediterranean. It is not by chance that many contributions present in the monograph ex-plore gardens, the very idea of which seems to have arisen from the Mediterranean, as Alessandro Tagli-olini writes.Vital contributions in the search for a southern way of designing landscape and garden architecture come from the theoretical and practical work devel-oped during the first half of the 1900s by the Catalan Nicoláu M. Rubió i Tudurí, a student and collaborator

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doci a riscoprire il carattere innovativo dell’opera di un precursore del paesaggismo moderno, capace di confrontarsi con competenza con le diverse scale del progetto di spazio aperto, oscillando dalla dimensio-ne del giardino al paesaggio, al giardino. Storicamente, vale la pena sottolinearlo, l’arte dei giardini si è sviluppata tanto come pratica estetica di creazione e reinterpretazione di paesaggi in uno spazio circoscritto, quanto come campo di speri-mentazione di soluzioni e materiali che hanno poi trovato applicazione su più ampie scale di trasfor-mazione territoriale. Nel bacino mediterraneo, in particolare, esiste una relazione virtuosa tra forme del giardino e strutture del paesaggio agrario tra-dizionale. Si tratta di forme e strutture disegnate da pratiche di cura e di coltivazione sviluppate per adattarsi a particolari condizioni orografiche, am-bientali e climatiche, e per far fronte a necessità di risparmio e recupero della risorsa idrica. C’è un legame antico e tenace tra il giardino-agru-meto elementare coltivato entro recinti murari di pietra a secco a Pantelleria, e gli orti-giardino dei Tu’rat costruiti nel Salento grazie a un recente pro-getto pilota contro la desertificazione delle campa-gne di cui si parla in Progetti. Sono entrambe forme di agricoltura di resistenza, modelli a cui guardare, perché forniscono un “serbatoio di utili conoscenze in vista di anni in cui la scarsità di acqua diventerà problema non indifferente”, come scrive Giuseppe Barbera. Limiti è un’altra parola del nostro vocabolario mi-nimo. Limiti intesi come confini varcati dal mito e dall’immaginario mediterraneo che approda con for-tuna sulle coste del Pacifico, dando vita in California a paesaggi-clone di quelli del Mare Nostrum, come ci racconta Franco Panzini. “Il clima mediterraneo può essere scoperto oltre i confini naturali: in Australia, California e Cile”, precisa Valerio Cozzi. “La geografia botanica mediterranea” segue confini propri, spiega Antonio Perazzi.Lungo le fasce litoranee, nell’interfaccia terra-ma-re, si muovono invece le considerazioni di Buscemi e Bellmunt e di Lucina Caravaggi, che propongono due sguardi progettuali complementari su due tipi di pae-saggi di limite costiero: quelli riconfigurati a fini turi-stici e quelli delle aree naturali protette. I limiti sono da intendersi anche come spazio-geopolitico, come frontiere di separazione tra stati, come configurazio-ni geografiche attraversate da comunità in fuga da guerre o da condizioni di degrado sociale e povertà, territori segnati da storie drammatiche di persone che, a migliaia, lasciano i loro paesi di origine in cerca di luoghi sicuri dove vivere. Maria Gabriella Trovato, nel raccontarci un’esperienza di ricerca sugli insedia-menti informali dei rifugiati siriani in Libano, ci indu-ce a una riflessione sul significato etico e politico dei borderscapes, sul ruolo sociale della nostra professio-ne e sul contributo che il paesaggista potrebbe offrire nelle situazioni di crisi.

Architettura del Paesaggio aveva già affrontato il tema mediterraneo con il numero 14 del 2006, sce-gliendo di raccontarlo attraverso progetti e inter-venti di paesaggisti e progettisti italiani realizzati nella regione del Mare nostrum. Un viaggio “dall’E-gitto alla Turchia, ai giardini isolani di Sardegna e Si-cilia fino al mediterraneo del Lago Maggiore”, scrive Giulio Crespi nell’editoriale di quel monografico. Ci piace pensare di aver ripreso con Mediterranea quel viaggio per proporne, a distanza di tempo e attraver-so altre tappe, una continuazione.

of Forestier. Mariella Zoppi traces his portrait, invit-ing us to rediscover the innovative character of this precursor of modern landscape design, able to com-petently deal with the various scales of open space projects, oscillating from the size of a garden to that of landscape and back to the garden. It is worth not-ing that historically, the art of gardens developed as much as an aesthetic art of creating and reinter-preting landscapes in a circumscribed space, as it did as an experimental field of research into techniques and materials that then found application on a larg-er scale in the transformation of landscapes. In the Mediterranean basin in particular, there is a virtuous relationship between the forms of gardens and the structure of traditional agrarian landscapes. Their form and structure are the result of cultivation techniques developed as adaptations to specific oro-graphic, environmental and climatic conditions and because of the need to save on and recuperate water resources. There is an ancient, unfaltering bond between the elementary citrus grove-gardens protected by dry walls n Pantelleria and the ornamental-vegetable gardens of Tu’rat built in Salento as the result of a recent pilot project against the desertification of the countryside that are presented in Projects. They are both forms of resistance agriculture, models for us all because they give us “a reserve of useful knowledge for years to come when water scarsity becomes a se-rious problem” as Giuseppe Barbera notes. Limits is another word in our minimal dictionary. Limits in the sense of cultural borders overstepped by the legend and image of the Mediterranean in the collective imagination which have successfully been transplanted onto the Pacific coast, giving rise to clones of Mare nostrum landscapes, Franco Panzini narrates. “The Mediterranean climate can be found beyond its natural borders in Australia, California and Chile”, adds Valerio Cozzi. And this allows “Med-iterranean botanical geography” to have its own bor-ders, explains Antonio Perazzi.Along the coasts, at the interface of land and sea, is where the considerations of Buscemi and Bellmunt and those of Lucina Caravaggi are directed, who pro-pose two complementary project visons of two types of coastal landscapes: those reconfigured for tourist purposes and those in protected natural areas. Limits are also geopolitical spaces, frontiers sepa-rating states, geographical configurations crossed by communities fleeing war or conditions of social decay and poverty, territories marked by the dra-matic stories of thousands leaving their native lands to seek a safe place to live. Maria Gabriella Trovato in her account of research on the two Lebanese In-formal Settlements of Syrian refugees induces us to reflect upon the political and ethical meaning of borderscapes, on the social role of our profession and on the contribution that a landscape architect could offer in crisis situations.

Architettura del Paesaggio had already dealt with the Mediterranean theme in number 14 in 2006, choosing to examine it through projects and works done in the region of Mare nostrum by Italian land-scape architects and designers. A journey “from Egypt to Turkey, the island gardens of Sardinia and Sicily up to the Mediterranean of Lake Maggiore”, wrote Giulio Crespi in the editorial of that rich mono-graph. We would like to think Mediterranea takes up that journey again after some time and with other destinations, to continue on.

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Lett

ure

a cura di / edited bySimonetta Zanon

Short Essays

Apriamo le Letture di questo numero con l’articolo che Alessandro Tagliolini scrisse venticinque anni fa. Le sue parole, sempre at-tuali, ben introducono Giuseppe Barbera che, attraverso i giardini di Pantelleria, ribadisce il legame inscindibile tra agricoltura e arte del giardino mediterraneo. Ne contestualizzano l’origine degli elementi costitutivi che, rilet-ti nella modernità e contemporaneità, ritro-viamo in molti progetti, a partire da quelli di Rubìo y Tuduri presentati da Mariella Zoppi. Passano idealmente il testimone ai “medi-terranei altri” di Franco Panzini, testimoni a volte eccentrici di desiderio e nostalgia. Maria Gabriella Trovato, infine, racconta la complessità di un paesaggio mediterraneo che si ridefinisce nello scenario dei conflitti del mondo. Nell’assenza generale di risposte, un disegno adeguato dei nuovi paesaggi ge-nerati da geografie inedite di flussi migratori, può svolgere un ruolo centrale e affida ai pro-gettisti una responsabilità etica e culturale ineludibile. (Simonetta Zanon)

We open the Short Essays of this issue with the article written by Alessandro Tagliolini twenty-five years ago. His words, always pres-ent, well introduce Giuseppe Barbera who, through the gardens of Pantelleria confirms the inseparable link between agriculture and art of the Mediterranean garden. They con-textualizes the origin of its fundamental el-ements that, reinterpreted in modernity and contemporaneity, we find in many projects, starting with those of Rubìo y Tuduri present-ed by Mariella Zoppi. They also connect to the “other Mediterranean” by Franco Panzini, sometimes eccentric witnesses of desire and nostalgia. Lastly, Maria Gabriella Trovato tells a Mediterranean landscape that is redefined in its complexity in the scenario of the world’s conflicts. In the general lack of responses, a good design of the new landscapes generat-ed by new geography of migration can play a central role and entrusts designers with an inevitable ethical and cultural responsibility.

10 /La tradizione del giardino mediterraneoThe Mediterranean Garden TraditionAlessandro Tagliolini

14 /Il giardino elementareThe elementary gardenGiuseppe Barbera

17 /Nicolau Maria Rubió i Tudurí: il Paradisonel Mare NostrumNicolau Maria Rubió i Tudurí: Paradisein Mare NostrumMariella Zoppi

20 /Il Mediterraneo sul PacificoThe Mediterranean on the Pacific CoastFranco Panzini

24 /Geografie delle emigrazioni e nuovi paesaggi:i rifugiati siriani in LibanoGeographies of Migration and New Landscapes: Syrian Refugees in LebanonMaria Gabriella Trovato

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Alessandro Tagliolini

La tradizione del giardino mediterraneoThe Mediterranean Garden Tradition

I popoli del bacino del Mediterraneo si sono espressi nell’arte dei giardini con una vena ricca di creati-vità. Ne danno testimonianza la varietà degli stili, delle tecniche e la ricchezza delle specie botaniche che hanno distinto le opere di questi popoli nel corso della storia. L’idea stessa di giardino sembra essere scaturita dal Mediterraneo, manifestandosi nelle sembianze del mito. In questo mare si sono specchiati i giardini cantati dagli aedi, quelli di Alcinoo, di Citera, di Calipso, luoghi che riescono ancora oggi a rap-presentare in chiave simbolica modi diversi di approccio e di convivenza con la natura.Un ideale comune di giardino che si identifica con la unità geografica e storica del bacino e che ha sa-puto accomunare i popoli, divisi etnicamente e politicamente dal frastagliamento delle coste. Possiamo considerare che la diffusione dell’arte dei giardini è stata facilitata dalla relativa uniformità del clima, e che il paesaggio conserva, sia pure in misura ridotta, le specie endemiche che costituiscono un rife-rimento prezioso per i nostri interventi paesaggistici. La macchia mediterranea è scomparsa quasi del tutto, ma per la varietà e bellezza della flora e soprattutto per la convenienza della manutenzione sta riacquistando il suo ruolo primario nella progettazione del giardino moderno nell’area mediterranea. L’aspetto del litorale varia a seconda delle alture costiere. Quando le brusche impennate delle falesie cedono a declivi più miti si formano quei terrazzamenti, tipici del paesaggio agrario, spartiti irregolar-mente dai muretti a secco o dalle siepi, che segnano i confini delle proprietà. Ci troviamo di fronte ad una componente specifica del paesaggio mediterraneo che si trasmetterà al giardino con immagini variate, ma sostanzialmente legate ad alcuni criteri di base: il concatenarsi dei luoghi attraverso l’articolazione delle scale e dei percorsi e il rinnovamento degli orizzonti e delle prospettive, generato dalla sequenza delle terrazze. Il giardino mediterraneo sembra dividersi tra l’astrazione delle vedute panoramiche e la percezione reale del terreno, verificata dal lento risalire e discendere dei livelli.Quando degrada verso valle il giardino si ricompone nella superficie più vasta del paesaggio agricolo, per raggiungere le coltivazioni fruttifere, e confondersi con esse, quasi a voler dimenticare i confini del diletto e ritrovare pieno godimento estetico nell’utilità delle specie coltivate. [ … ] Le piante che carat-terizzano il paesaggio storico, dall’ulivo alla vite, al fico, agli agrumi, manifestano da sempre questa tendenza. La forma e il gusto, con cui la piantagione fruttifera è ordinata e curata, trasfonde nel luogo valori che trascendono il fine utilitaristico e la eguagliano al giardino. [ … ]Abbiamo precedentemente accennato al grande sviluppo dell’arte dei giardini presso i popoli che si af-facciavano sul Mediterraneo, che attraverso il giardino erano riusciti a esprimere il loro grado di civiltà.L’Egitto, la Grecia, Creta, la Siria rappresentavano energie nuove che tramandavano esperienze di cul-ture più antiche. Un bagaglio di tecniche e di concezioni estetiche che Roma, nell’unificazione politica del Mediterraneo, seppe assimilare e restituire in una matura espressione d’arte.Al giardino dell’antica Roma si deve la simbiosi di immagini provenienti dal mondo alessandrino, riconoscibili in una visione naturalistica incline alle delizie orientali, e dell’austera selva italica, ricca di credenze, dove si manifestava il dialogo con la divinità. Il tema della selva interpreta anche il carattere mediterraneo del pa-esaggio storico della penisola, dove i boschi si estendevano dalle fasce appenniniche ai lecceti e ai sughereti del litorale. Al sacro rispetto per le selve si accompagnava quello per i fiumi e per le sorgenti, considerati an-ch’essi sacri e venerati come divinità. Ninfe e geni popolavano quei luoghi e ne erano i custodi. [ … ] La com-posizione stessa dei giardini dell’antica Roma è condizionata da questa credenza e boschetti e selve vengono esclusi dallo schema regolare dei percorsi e consacrati con altari e tempietti alle divinità. [ … ]Con lo sviluppo di quest’arte in seguito si ricercano interventi di maggiore raffinatezza. Nascono così le opere topiarie, che inizialmente non sono altro che scene dipinte nei portici per rappresentare episodi

Alessandro Tagliolini (1931-2000) Scultore, paesaggista e storico dell’arte dei giardini la cui figura è legata in modo indissolubile al Centro Studi Giardini Storici e Con-temporanei di Pietrasanta, che fon-da nel 1985 e presiede fino al 1998. Tra le sue attività: partecipazione al Comitato nazionale per lo stu-dio e la conservazione dei giardini storici istituito presso il Ministero dei Beni e le Attività Culturali; tra il 1986 e il 1990 cura del restauro dei giardini e della sistemazione delle aree esterne della Certosa di San Lorenzo a Padula; tra il 1988 e il 1990 realizzazione del Parco delle Terme a Sciacca (Premio Pietro Por-cinai, 2000). Nel 1995 viene invitato presso la University of Pennsylvania a Philadelphia a tenere un corso sul giardino contemporaneo.Tra le sue pubblicazioni: Storia del Giardino italiano. Gli artisti, l’inven-zione, le forme dall’antichità al XIX secolo (1988), I giardini di Roma: folclore, poesia e storia della città (1992) e gli atti dei convegni organiz-zati dal Centro Studi di Pietrasanta. Entra a far parte di AIAPP nel 1977, su invito di Pietro Porcinai. Nel 1998 fonda «Architettura del Paesaggio», che dirige fino alla sua scomparsa.

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mitologici [ … ] e che vengono in seguito trasferiti dal “topiarius”, artista-giardiniere, nella materia vege-tale. La raffigurazione era ottenuta col taglio a disegno dei rami e delle fronde, ma alcune piante, tra cui l’acanto, il capelvenere e la pervinca, secondo il consiglio di Plinio, potevano essere lasciate allo stato spontaneo e inserite per completare particolari effetti della composizione. L’arte topiaria, al contra-rio di quanto accadrà nel Rinascimento, quando assumerà il ruolo guida dell’architettura del giardino, formando pareti, aiole e labirinti era impiegata per ricreare scorci naturalistici con effetti di maggiore spazialità, o per ingannare l’occhio coprendo i muri di recinzione. [ … ]Successivamente, con la diffusione dell’Islam in buona parte del Mediterraneo, il giardino sembrò riac-quistare nuova vitalità e seppe dare esempi che non mancarono di influire sulle poetiche posteriori di quest’arte. In Sicilia frutteti e orti si chiamano ancora “giardini”, termine con cui si distinguono le colti-vazioni di agrumi fino alla Spagna. Non c’è dubbio che con gli arabi il giardino mediterraneo raggiunse il suo momento più rappresentativo. Non sono soltanto gli agrumi, gli olivi, le palme, i pini, i cipressi, e le coltivazioni in genere a rendere bello il luogo, esiste una sapienza nella distribuzione delle acque, nel taglio della pietra, nella costruzione delle architetture e degli arredi. Si forma una maestranza specia-lizzata, che seguirà ad operare nel campo anche quando l’Islam uscirà dalla scena politica con la caduta di Granada. [ … ]Nel secolo XIV l’immagine del giardino mediterraneo godeva già di un’ampia diffusione [ … ] e ci è facile pensare che questa visione tipica mediterranea abbia raggiunto le corti d’Europa attraverso il canto della poesia cortese, per ricreare in luoghi lontani e diversi questo ambiente particolare che è insieme paesaggio e giardino. In realtà esso continuerà a esistere attraverso l’immagine emblematica dei giardi-ni di aranci e di limoni, presenti da allora in tutte le creazioni d’Europa, e porterà in luoghi diversi per

Granada, l’Alhambra(photo © Simonetta Zanon)

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coltura e clima un archetipo di giardino mediterraneo. [ … ] Per conservare questo archetipo verranno costruite le aranciere e le citroniere impegnando grandiose architetture, e aprendo una moda che si concluderà soltanto nel tardo Ottocento. Si potrebbe affermare che questo “topos” mediterraneo, che si incastona come motivo prezioso nel giardino rinascimentale, finirà di esistere quando all’idea medi-terranea si contrapporrà il paesaggio nordico, rilanciato dalle teorie del giardino pittoresco che mirava al recupero di una flora autoctona rappresentativa dell’ambiente.

(Estratto dall’articolo pubblicato in Il ruolo della tradizione nell’architettura del paesaggio – I documenti del-la professione, “Architettura del paesaggio-notiziario AIAPP”, n. 16, giugno 1991, pp. 48-54, e in seguito, con alcune varianti e col titolo Tradizione e attualità del giardino mediterraneo in Italia, in Pensare il giardino, a cura di Paola Capone, Paola Lanzara, Massimo Venturi Ferriolo, Guerini e Associati, Milano 1992, pp. 101-104).

The peoples living around the Mediterranean have given expression to a rich vein of creativity in the art of gardens. This is evidenced by the variety of styles and techniques, and the diversity of botanical species that have distinguished their work throughout history. The very idea of a garden seems to have arisen from the Mediterranean in the form of a myth. The gardens of the Greek minstrels, Alcinous, Kythira and Calypso were reflected in this sea; places that today still symbolically represent different ways to approach and live alongside nature.A common garden ideal, identifiable with the unity of this sea’s geography and history, unites people divided ethnically and politically by the jagged shoreline. We can consider the diffusion of the art of gardens to have been facilitated by the relatively uniform climate, and the fact that the landscape conserves, at least to some degree, the endemic species that are a precious point of reference for our landscape projects. Mediterranean scrub has almost completely disappeared but due to the variety and beauty of the flora and especially for its ease of maintenance, it is reacquiring primary importance in modern garden design in the Mediterranean area.The appearance of the coast varies according to the height of the shoreline. When steep cliff walls give way to gentler slopes, the typical terraces of an agrarian landscape appear, divided by dry stone walls or hedgerows to indicate property limits. This is a specific component of the Mediterranean landscape that has found its way into gardens in various ways, all essentially based on a few basic criteria: the areas are linked through the articulation of stairways and paths and ever-changing horizons and per-spectives are generated by the sequence of terraces. A Mediterranean garden seems to offer both the abstraction of panoramic views and a concrete perception of the land through the slow upward and downward movement of the levels.When a garden slopes towards a valley, it rearranges itself into the more ample surface area of an agricul-tural landscape until it reaches fruit-bearing cultivations and becomes part of them, as if forgetting the limits of delight and rediscovering full aesthetic enjoyment in the utility of cultivated species. [ … ] Plants historically characteristic of the landscape, from olive trees to grape vines, and fig and citrus trees, have always shown this tendency. The way and taste with which a fruiting plantation is ordered and taken care of instil values into a place that transcend its utilitarian purpose and make it equal to a garden. [ … ]We previously mentioned the great development of the art of gardens among the peoples around the Mediterranean, who could express their level of civilization through their gardens.Egypt, Greece, Crete, and Syria all represented new energies that passed on the experience of more ancient cultures. A knowledge of techniques and aesthetic concepts that Rome, during its political uni-fication of the Mediterranean region, assimilated and rendered as a mature expression of art.It is the garden of ancient Rome that has given us the symbiosis of images from the Hellenistic world, recognizable in its naturalistic vision tending towards oriental delights, and from the austere Italic for-est, rich in popular beliefs where dialogue with the divine took place. The forest theme also interprets the Mediterranean character of the peninsula’s historical landscape where forests extended from the Apennines to the holly and cork oaks of the coast. A sacred respect for woods was accompanied by one for rivers and fountainheads, also considered sacred and venerated as divinities. Nymphs and genies populated these places and were their custodians [ … ] The composition itself of gardens in ancient Rome was conditioned by these beliefs, and woods and forests were excluded from the regular layout of paths and consecrated by alters and temples to the gods. [ … ]With the following development of this art, interventions became even more sophisticated. Topiary work appeared which was originally nothing other than painted scenes in the porticos representing

Alessandro Tagliolini (1931-2000) Sculptor, landscape architect and historian of the art of gardens, he is inextricably linked to the Centro Studi Giardini Storici e Contemporanei (the Historical and Contemporary Gardens Study Center) in Pietrasanta that he founded in 1985 and headed until 1998. At the same time, he was on the National Committee for the Study and Conservation of Historical Gardens at the Ministry of Cultural Affairs. Between 1986 and 1990 he oversaw the restoration of the gardens and the configuration of the external areas of the Certosa di San Lorenzo in Padula; between 1988 and 1990 he built the Parco delle Terme in Sciacca (awarded the Premio Pietro Porcinai in 2000). In 1995 he was invited to give a course on contemporary gardens by the Department of Landscape Architecture of the University of Pennsylvania in Philadelphia.His published writing includes: Storia del Giardino italiano. Gli artisti, l’invenzione, le forme dall’antichità al XIX secolo (1988), I giardini di Roma: folclore, poesia e storia della città (1992) and papers from the proceedings of conferences organized by the Study Center in Pietrasanta including Il giardino: idea natura realtà (1987, with Massimo Venturi Ferriolo). He became a member of AIAPP (called at the time Associazione Italiana Architetti del Giardino e del Paesaggio) in 1977 upon invitation by Pietro Porcinai. In 1998 he founded «Architettura del Paesaggio», of which he was editor until his death.

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mythological episodes [ … ] that were later transferred by the “topiarius”, the artist-gardiner, into vege-tation. The depiction was achieved by cutting branches and leaves according to a design, but according to Pliny, some plants, including the acanthus, the maidenhair fern, and the periwinkle, could be left in their natural state and inserted into the composition to create special effects. Topiary art, contrary to what would later happen during the Renaissance when it would have a leading role in garden architec-ture forming walls, green spaces and labyrinths, was used to recreate naturalistic views with an idea of more space, or to trick the eye by covering perimeter walls. [ … ]Subsequently, with the spread of Islam over a good part of the Mediterranean, gardens seemed to gain new vitality and created models that would have lasting influence on this art. In Sicily, fruit groves and vegetable gardens are still called ‘gardens’, as are citrus groves all the way to Spain. The Mediterranean garden undoubtedly reached its most representative moment with the Arabs. Not only did citrus trees, olives, palms, pines, cypresses, and cultivated plants in general beautify places, but there was mastery in water distribution, stone cutting, and the construction of architecture and furnishings. Specialized craftsmen were formed who would continue to work in this field even after the fall of Islam with the conquest of Granada.[ … ]In the XIV century, the image of the Mediterranean garden was already widespread [ … ] and it is easy to think that this typical Mediterranean vision may have reached the courts of Europe through songs about courtly love recreating this special environment that is both landscape and garden in faraway and very different lands. It would actually continue to exist through the emblematic images of lemon and orange gardens present since then all over Europe, bringing an archetype of the Mediterranean garden to places with different cultivations and climate. [ … ] To conserve this archetype, orangeries would be constructed using grandiose architecture and starting a fashion that would end only in the late 1800s. It could be said that this Mediterranean ‘topos’, inserted like a precious jewel in the Re-naissance garden, stopped existing only when the Mediterranean idea was contrasted with northern landscapes launched by the theories of the picturesque garden intending to recuperate the native flora representing that environment.

(Excerpt of an article published in Il ruolo della tradizione nell’architettura del paesaggio – I documenti della professione, “Architettura del paesaggio-notiziario AIAPP”, no. 16, June 1991, pgs. 48-54 and subsequently, with several variations, under the title Tradizione e attualità del giardino mediterraneo in Italia, in Pensare il giardino, edited by Paola Capone, Paola Lanzara, Massimo Venturi Ferriolo, Guerini and Associates, Milan 1992, pgs. 101-104).

Granada, l’Alhambra(photo © Simonetta Zanon)

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CITTÀCITIES

60 /Connessioni ecologichetra l’aeroporto e il mare /Ecological connections between the airportand the seaImma Jansana, Federica Greco

progetto / projectJansana, De la Villa, de Paauw Arquitectes; Taller d’Enginyeria AmbientalPrat de Llobregat seaboard park, Barcelona, Spain

64 /Modellareil paesaggio urbano / Shapingthe Urban LandscapeCinzia Capalbo

progetto / projectGustafson Porter + BowmanValencia Parque Central, Valencia, Spain

68 /Nel cuore urbano, il carmen di un artistaIn the center of the city, an artist’s carmenAnnachiara Vendramin, Simonetta Zanonprogetto / projectJosé María Rodríguez AcostaThe garden of the Rodríguez-Acosta Foundation, Granada, Spain

COSTECOASTS

46 /Un palmeto sul moloA Palm grove on the PierMonica Sgandurraprogetto / projectJunquera Arquitectos S.L.PPort of Màlaga, Màlaga, Spain

50 /Seconda linea di spiaggiaSecond line of beachEnrica Campusprogetto / projectCriteria srl, PR.I.MA Ingegneria Studio Tecnico AssociatoProject for the naturalization of the beach of S. Pietro a Mare, Valledoria (Sassari), Italy

52 /Immaginari mediterraneiMediterranean Imaginary

Tessa Matteiniprogetto / projectAgence APSJardin des Migrations, Fort Saint Jean Marseille, France

56 /Un parco passeggiatasulla linea di costaA park-promenadealong the coastlineAndrea Morsolinprogetto / projectNikiforidis-Cuomo ArchitectsNew waterfront, Salonicco, Greece

ISOLEISLANDS

32 /Un castello in ariaA castle in the airAntonino Attardo

progetto / projectTeddy Millington-DrakeCastelluccio Hamlet’s Garden, Noto, Siracusa, Italy

36 /Riscoprire i giardinidi PianosaRediscoveringPianosa gardens Maria Pia Cunicoprogetto / projectPaola Muscari (Studio di Paesaggistica BMB), Alessandra ContieroGarden of the Agronomist House, Pianosa Island (Tuscan Archipelago, Livorno), Italy

40 /Una rinnovatapasseggiata urbanaA new modelurban promenadeIñaki Alday, Margarita Jover

progetto / projectaldayjover architecture and landscapePaseo Vara de Rey y Plaza des Parc, Ibiza

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Prog

etti Projects

ARCHITETTUREARCHITECTURES

82 /Un Atelier nella lavaAtelier into lavaLoredana Ponticelli

progetto / projectPalerm & Tabares de Nava ArquitectosLodging and studio for artists - César Manrique Foundation, Lanzarote

86 /L’essenza della complessitàThe essence of complexityFederica Cornalbaprogetto / projectStudio 2tr_architetturaVisitors’ center of Piano della Civita archaeological park, Artena, Roma, Italy

90 /La Casa dei PiniPine’s HouseAntonella Valentiniprogetto / projectPaola TalàRehabilitation of a villa and its garden, Pineta di Roccamare, Castiglion della Pescaia (GR), Italy

ENTROTERRAINLAND

72 /A scuola di paesaggioAt Landscape SchoolGiulia de AngelisWorkshop nella Penisola sorrentina, Napoli-Salerno, Italy

76 /Orti-giardino perun’agricoltura di resistenzaVegetable-gardens for hardiness agricultureAdriana Ghersi

progetto / projectCosimo SpecolizziOrti dei Tu’rat, Ugento (Lecce), Italy

78 /Un giardino rocciosoA rock gardenAntonino Attardo

progetto / projectRoberta Andaloro, Studio OmphalosDimora delle balze, Noto, Siracusa, Italy

I progetti si articolano rispetto a 5 parole chia-ve, scelte per richiamare i segni di una geogra-fia minima mediterranea.Isole: terre emerse circondate da acque o ambiti circoscritti che si distinguono dal loro contesto, le isole abitano con determinazione l’immaginario mediterraneo e costituiscono fertili territori di esplorazione progettuale. Coste: passeggiate botaniche, moli alberati, parchi lineari multifunzionali, sistemi dunali ricostituiti: soluzioni e temi per nuove inter-pretazioni dell’interfaccia terra-mare come spazio di fruizione pubblica.Città: sensibilità ecologica, cura della dimen-sione storica, ricerca di nuovi modelli e forme di spazio pubblico come obiettivi di qualità per lavorare negli spazi aperti della città mediter-ranea.Entroterra: tre diverse espressioni di progetto, tre possibili modi di lavorare per la conserva-zione attiva del patrimonio costituito dai tra-dizionali paesaggi rurali fatti a mano.Architetture: si adattano a difficili condizioni geo-morfologiche; si confrontano con lo spesso-re del tempo; si relazionano con le specificità dei luoghi. Tre esercizi di architettura come espres-sione attuale di “forme formate dal paesaggio e formanti il paesaggio” mediterraneo. (Anna Lambertini)

The projects are divided in relation to 5 key words, chosen to evoke signs and elements of a minimal Mediterranean geography.Islands: emerged lands surrounded by waters or circumscribed areas that are distinguished from their context, the islands inhabit with determination the Mediterranean imagination and are fertile territories of design exploration.Coasts: botanical walks, tree-lined piers, multifunctional linear parks, reconstructed dune systems: design solutions and themes to reorganize the land-sea interface as a public space.Cities: ecological sensitivity, care of historic heritage, defense of public space to reinvent Mediterranean urban landscapes.Inlands: three different design expressions, three possible ways of working for the active conservation of our heritage made up of traditional handmade rural landscapes.Architectures: they adapt to difficult geo-morphological conditions; they are compared with the thickness of time; they relate to the site’s characteristics. Three architectural exercises expressions of “forms shaped by the landscape and shaping the landscape” of the Mediterranean.

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men

ti

Tools

La sezione accoglie cinque diversi contributi che richiamano un concetto comune: il senso del limite che deriva dalla condizione fisica dell’essere sul bordo, propria delle aree lito-ranee ma anche delle riserve protette, isole in mezzo al paesaggio ordinario, e dello stes-so giardino, di fatto un recinto. Però è pro-prio uno dei caratteri essenziali del giardino mediterraneo, tratteggiati da Cozzi, il suo essere un tutt’uno con il contesto, che am-micca contemporaneamente al superamen-to di questo limite. Sia materialmente, come mostrano i progetti di Bellmunt/Buscemi per due insediamenti turistici o suggeriscono le riflessioni della Caravaggi; ma anche in sen-so figurato, come traspare dalle esperienze di laboratori partecipati presentati da Mor-solin che vanno oltre il tradizionale modo di fare progetti. E se “gli organismi vegetali mediterranei sanno ragionare in termini di collettività” (Perazzi), il giardino/paesaggio mediterraneo potrebbe essere una bella me-tafora della nostra società contemporanea.(Antonella Valentini)

This section deals with five different themes that draw on a common concept: the sense of the boundary that derives from the physical condition of being on the edge, as the coastal areas or the protected reserves (that are islands in the middle of the ordinary landscape), or the same garden, a sort of fence. However, it is one of the essential features of the Mediterranean garden, dotted by Cozzi, his being a whole with the context, which simultaneously seeks to overcome this limit. Both in the physical sense, as shown by the projects of Bellmunt/Buscemi for two coastal resorts and suggested by Caravaggi’s reflections; or figuratively, as seen from some experiences of participating laboratories, told by Morsolin, that go beyond the traditional way of doing projects. And, if “Mediterranean vegetable organisms can reason in terms of community” (Perazzi), the Mediterranean garden / landscape could be a beautiful metaphor of our contemporary society.

93 /CULTURADEL PROGETTO /DESIGN CULTUREPaesaggi al limite /Landscapes on the limitJordi Bellmunt, Agata Buscemi

96 /Giardini mediterranei e oltre /Mediterranean Gardens and beyondValerio Cozzi

98 /RICERCA /RESEARCHImparare dai paesaggidi riserva /Learning from natural reserve landscapesLucina Caravaggi

104 /BOTANICA PARALLELA /PARALLEL BOTANYNoi siamo paesaggio /We are LandscapeAntonio Perazzi

106 /WORKSHOPFare paesaggi /Making LandscapesAndrea Morsolin

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Rubr

iche

Columns

109 /LETTERAAL PAESAGGIO /TO THE LANDSCAPELa sfida del paesaggio / The Challange of LandscapeJoan Nogué

110 /IN VIAGGIO /ON THE ROADLetture del Mediterraneo / Readings of the MediterraneanLaura Pirovano

112 /TESI / THESISa cura di / edited byAdriana Ghersi

114 /CONCORSI /COMPETITIONSa cura di / edited byFederica Greco

116 /LIBRI / BOOKSa cura di / edited byFilippo Pizzoni

119 /AGENDAa cura di / edited byCoordinamento di redazione

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LETTERA AL PAESAGGIO / TO THE LANDSCAPE

La sfida del paesaggioNegli ultimi decenni abbiamo assistito a trasformazioni territoriali che, inimmaginabili fino a poco tempo fa, non hanno prodotto alcun miglioramento della qualità paesaggistica, semmai proprio l’opposto. Alla dispersione del costruito ha corrisposto una frammentazione territoriale dalle conseguenze preoccupanti per l’ambiente e il pae-saggio, rese anche più gravi dall’abbandono dell’attività agricola. La crescita urbana incontrollata, disordinata e caotica, del tutto disalli-neata, dal punto di vista spaziale, dalla struttura degli insediamenti tradizionali, molto spesso ha di fatto vanificato ogni tentativo di pia-nificazione. Tutto questo, sommato alla realizzazione di certi arredi urbani e infrastrutture pesanti e mal progettati, e alla proliferazione di architetture di bassa qualità estetica – specialmente nelle zone turistiche – ha prodotto paesaggi mediocri, sempre più dominati da una tendenza alla standardizzazione e banalizzazione. In molti luo-ghi, qualità bassa e mancanza di originalità hanno generato paesaggi piatti, privi di qualsiasi interesse, specialmente nelle aree di transi-zione e nei territori di margine. Qui, un’atmosfera caotica e genera-trice di spaesamento è anche più evidente. In effetti, negli ultimi de-cenni, abbiamo assistito al moltiplicarsi di territori che si sono evoluti in assenza di un qualsiasi dibattito culturale e di paesaggi totalmente privi di immaginazione collettiva. Per anni, la legislazione territoria-le e urbana non si è dimostrata all’altezza di una cultura del paesag-gio che appare invece ben più sviluppata all’interno della società.Tutto questo è successo mentre le città compatte hanno sperimen-tato un rinnovato miglioramento della qualità della vita. Siamo sta-ti testimoni di uno strano paradosso: proprio quando molte città, a tutte le scale, hanno rinnovato i loro centri storici e le loro aree più importanti di sviluppo urbano, il resto del territorio è andato in-contro al degrado. Le nostre azioni hanno avuto effetti positivi sugli ambienti urbani compatti ma non siamo stati in grado di ottenere gli stessi risultati nel territorio oltre le mura immaginarie della città storica.Questa situazione paradossale e preoccupante non può più conti-nuare. Sono ottimista e credo che alla fine, per quanto riguarda il pa-esaggio, qualcosa stia accadendo. L’interesse è crescente e trascende gli specialismi entro i quali è rimasto finora confinato. Il paesaggio sta diventando un elemento fondamentale per molte politiche di piani-ficazione di uso del suolo, o anche di altra natura, sociale, culturale o economica. Lentamente, con cautela, l’idea che un paesaggio at-traente, gradevole e armonioso possa generare una piacevole sensa-zione di benessere che aumenta in modo significativo la qualità della vita dei cittadini, sta iniziando a prendere forma.Traduzione di Simonetta Zanon

The Challenge of LandscapeIn recent decades, we have made changes to the territory in a way that we have never been able to do before. In general terms, this has not produced any improvement in landscape quality, just the opposite, in fact. The dispersion of built environment has led to territorial fragmentation with worrying consequences to the environment and landscape, made worse by the abandonment of agricultural activity. Disorganised urban growth that is spatial-ly incoherent, chaotic and completely unaligned with traditional urban settlements has destroyed the town planning of many ter-ritories. All of this, in conjunction with the implementation of cer-tain heavy, badly designed urban equipment and infrastructure, as well as the proliferation of low aesthetic quality architecture — especially in tourist areas — has produced mediocre landscapes that are increasingly dominated by a tendency towards standardi-sation and trivialisation. In many places, poor quality and a lack of originality have generated sterile and unstimulating landscapes lacking in interest whatsoever, especially in transitional subur-ban areas denoting border territory. Here, a chaotic and discon-certing atmosphere is even more pronounced. In effect, in recent decades, we have witnessed the emergence of territories devoid of discourse and landscapes deprived of collective imagination. For years, territorial and urban legislation that is sensitive to the landscape has fallen short, besides a more developed culture of landscape within society.All of this has happened at the same time that compact cities have experienced a revived increase in quality of life. We have witnessed a strange paradox: just when many cities, of all sizes, have renovated their historic centres and their most significant areas of urban development, the rest of the territory has deterio-rated. Our actions have been successful as regards compact urban environments, but we have not been able to achieve the same re-sults in the territory that extends beyond the old city’s imaginary walls.This worrying paradox cannot continue any longer. I am opti-mistic and believe that something, at last, is happening as far as landscape is concerned. This is an issue of growing interest, which transcends specialist areas where it has remained confined un-til now. It is becoming a fundamental element of many land-use planning policies, extending even to more sector-oriented policies of a social, cultural or economic nature. Slowly and caustiously, the idea that an attractive, agreeable and harmonious landscape generates a pleasant feeling of well-being that notably increases citizens’ quality of life is beginning to take shape.

Joan Nogué

a cura di / edited by Simonetta Zanon