26 febbraio 2015 Leccornie ducali alla tavola sforzesca · Se tu voy fare fritelle da Imperadore,...

1
di Grazia Rossanigo Leccornie DUCALI alla TAVOLA SFORZESCA Frittelle dell’Imperatore LA CURIOSITÀ CIBI... NASCOSTI Anche Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco I Sforza, secondo la moda dell’epoca, volle stupire i suoi invitati, nascondendo la natura dei cibi: semplici fagioli e ceci erano trasformati in pinoli e confetti. Il suo servitore Zanetto così scrive nella seguente lettera a Bianca Maria Visconti: “Io mando per lo presente cavallaro alla vostra signoria doe scatole de pignoli: in una ho delli annexi doe de coriandoli, quali sono coperti de zucharo fino che facilmente ingannaranno la brigata. Li pignoli sono faxoli, li coriandoli sonno cixi”. Milano, 22 maggio 1459 - A.S.M. Sforzesco, 1457 c. 261 l’informatore 44 26 FEBBRAIO 2015 Torinese, storica di enogastronomia, Grazia Rossanigo da tempo svolge ricerche storiche sulla gastronomia dell’epoca rinascimentale ed è autrice di diverse pubblicazioni sull’argomento. Il suo impegno è quello di proporre informazioni e curiosità per far conoscere la storia attraverso i gusti e le tradizioni della famiglia ducale milanese. Tra i libri realizzati, ricordiamo “Amandole e Malvasia per uso di corte. Cibi e ricette per la tavola dei duchi di Milano”, scritto con Pier Luigi Muggiati, e “La Tavola del Vescovo - L’alimentazione nel territorio di Vigevano a metà Cinquecento dai documenti del primo Vescovo Galeazzo Pietra”, scritto con Marco Bianchi e Carlo Ramella. I confetti sono un altro grande regalo della cucina medievale. Oggigiorno noi continuiamo a usarli, destinandoli a occasioni di festa come le nozze, la laurea o il battesimo. Nel Medioevo le nobili famiglie, a fine pasto, durante i banchetti, mettevano i confetti in una scatoletta che generalmente portava lo stemma della loro famiglia: venivano definiti i “confetti di varie sorte”. Talvolta, in occasioni meno formali , erano serviti in vassoi e venivano gettati in aria, per divertimento, anche nelle feste di Carnevale. Mandorle, nocciole, semi di coriandolo, semi di finocchio, immersi nello zucchero sciolto, diventavano confetti. L’uso di questi confetti preparati inzuccherando semi di coriandolo, diede il nome a delle “pallottoline di gesso che si gittavano addosso per sollazzo” nelle feste di Carnevale. Le pallottoline di gesso diventarono più tardi coriandoli di carta e furono una trovata di un certo Mangilli da Crescenzago (Milano) che li confezionò proprio per il Carnevale Milanese sostituendo i confetti usati nel Medioevo. Il termine “coriandolo” ha la sua diretta derivazione dal nome della piantina erbacea delle umbellali che produce frutti aromatici con cui, anticamente, oltre che con semi di finocchio, anice, nocciole, eccetera, si confezionavano i coriandoli ripassandoli nello zucchero. Ritorniamo ora alle nostre ricette. Non voglio proporvi piatti dell’epoca dal sapore per noi immangiabile ma le “Frittelle dell’Imperatore” sono davvero deliziose: di colore bianco, insolite nel sapore, decisamente da provare. INGREDIENTI 200 gr. di ricotta, 3 chiare d’uovo, 30 gr. di pinoli, 50 gr. di farina, zucchero, olio. Schiacciate con la forchetta la ricotta e mescolatela con delicatezza alle chiare d’uovo che avrete montato se- paratamente: dovete ottenere un composto omogeneo. Unite la farina e i pinoli. Mettete sul fuoco una padella con l’olio. Quando è cal- dissimo, fate cadere il composto, cercando di fare delle palline. Quando sono dorate, toglietele e mettetela a scolare su un foglio di carta assorbente. Spolverate di zucchero e servite immediatamente. Frittelle dell’Imperatore Se tu voy fare fritelle da Imperadore, toi la chiara de l’ova e fe- te de formazo frescho, e batille cum la chia- ra de l’ova, e mitige un pocho de farina e pignoli mondi. Toy la padella cum assai on- to, falo bolire e fai le fritelle. Quando sono cocte, polverizali ben zucharo e tienli caldi. Ricetta tratta dal libro “A tavola nel Medioevo”, a cura di O. Redon F. Sabban, S. Serventi Edizione Laterza - 1995 pagine 253

Transcript of 26 febbraio 2015 Leccornie ducali alla tavola sforzesca · Se tu voy fare fritelle da Imperadore,...

Page 1: 26 febbraio 2015 Leccornie ducali alla tavola sforzesca · Se tu voy fare fritelle da Imperadore, toi la chiara de l’ova e fe-te de formazo frescho, e batille cum la chia-ra de

di Grazia Rossanigo

Leccornie ducali alla tavola sforzesca

Frittelle dell’Imperatore

la curiosità

cibi... nascostiAnche Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco I Sforza, secondo la moda dell’epoca, volle stupire i suoi invitati, nascondendo la natura dei cibi: semplici fagioli e ceci erano trasformati in pinoli e confetti. Il suo servitore Zanetto così scrive nella seguente lettera a Bianca Maria Visconti: “Io mando per lo presente cavallaro alla vostra signoria doe scatole de pignoli: in una ho delli annexi doe de coriandoli, quali sono coperti de zucharo fino che facilmente ingannaranno la brigata. Li pignoli sono faxoli, li coriandoli sonno cixi”.

Milano, 22 maggio 1459 - A.S.M. Sforzesco,

1457 c. 261

l’informatore44 26 febbraio 2015

Torinese, storica di enogastronomia, Grazia

Rossanigo da tempo svolge ricerche storiche

sulla gastronomia dell’epoca rinascimentale

ed è autrice di diverse pubblicazioni sull’argomento. Il suo

impegno è quello di proporre informazioni

e curiosità per far conoscere la storia

attraverso i gusti e le tradizioni della famiglia

ducale milanese. Tra i libri realizzati, ricordiamo

“Amandole e Malvasia per uso di corte. Cibi e ricette per la tavola dei duchi di Milano”, scritto con Pier Luigi Muggiati,

e “La Tavola del Vescovo - L’alimentazione nel

territorio di Vigevano a metà Cinquecento dai documenti del primo

Vescovo Galeazzo Pietra”, scritto con Marco Bianchi

e Carlo Ramella.

I confetti sono un altro grande regalo della cucina medievale. Oggigiorno

noi continuiamo a usarli, destinandoli a occasioni di festa come le nozze, la laurea o il battesimo. Nel Medioevo le nobili famiglie, a fine pasto, durante i banchetti, mettevano i confetti in una scatoletta che generalmente portava lo stemma della loro famiglia: venivano definiti i “confetti di varie sorte”. Talvolta, in occasioni meno formali , erano serviti in vassoi e venivano gettati in aria, per divertimento, anche nelle feste di Carnevale. Mandorle, nocciole, semi di coriandolo, semi di finocchio, immersi nello zucchero sciolto, diventavano confetti. L’uso di questi confetti preparati inzuccherando semi di coriandolo, diede il nome a delle “pallottoline di gesso che si gittavano addosso per sollazzo” nelle

feste di Carnevale. Le pallottoline di gesso diventarono più tardi coriandoli di carta e furono una trovata di un certo Mangilli da Crescenzago (Milano) che li confezionò proprio per il Carnevale Milanese sostituendo i confetti usati nel Medioevo.Il termine “coriandolo” ha la sua diretta derivazione dal nome della piantina erbacea delle umbellali che produce frutti aromatici con cui, anticamente, oltre che con semi di finocchio, anice, nocciole, eccetera, si confezionavano i coriandoli ripassandoli nello zucchero.Ritorniamo ora alle nostre ricette. Non voglio proporvi piatti dell’epoca dal sapore per noi immangiabile ma le “Frittelle dell’Imperatore” sono davvero deliziose: di colore bianco, insolite nel sapore, decisamente da provare.

IngredIentI200 gr. di ricotta, 3 chiare d’uovo, 30 gr. di pinoli, 50 gr. di farina, zucchero, olio.

Schiacciate con la forchetta la ricotta e mescolatela con delicatezza alle chiare d’uovo che avrete montato se-paratamente: dovete ottenere un composto omogeneo. Unite la farina e i pinoli.Mettete sul fuoco una padella con l’olio. Quando è cal-dissimo, fate cadere il composto, cercando di fare delle palline. Quando sono dorate, toglietele e mettetela a scolare su un foglio di carta assorbente. Spolverate di zucchero e servite immediatamente.

frittelle dell’imperatore

Se tu voy fare fritelle da Imperadore, toi la chiara de l’ova e fe-te de formazo frescho, e batille cum la chia-ra de l’ova, e mitige un pocho de farina e pignoli mondi. Toy la padella cum assai on-to, falo bolire e fai le fritelle. Quando sono cocte, polverizali ben zucharo e tienli caldi.

Ricetta tratta dal libro “A tavola nel Medioevo”,

a cura di O. Redon F. Sabban, S. Serventi

Edizione Laterza - 1995pagine 253