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ProgettoColore giugno 2005 24 ricerca&sperimentazione IL COLORE È UN FENOMENO COMPLESSO CHE PUÒ FONDERSI CON I RICORDI, CON LE ASPETTATIVE, CON I DESIDERI E CIÒ, PROBABILMENTE, POTREBBE VALERE ANCOR DI PIÙ PER UNA PERSONA ANZIANA OSPITATA IN UNA CASA DI RIPOSO UN PROGETTO DI RICERCA BASATO SULLA PERCEZIONE CROMATICA DEGLI ANZIANI Rosangela Mammola B D iverse sono le doman- de che il visitatore si po- ne quando viene a trovarsi davan- ti alle pareti bianche di una “ca- sa di riposo”, un ambiente sco- nosciuto ed estraneo, il più del- le volte ostile, anche quando lo si percepisce in qualità di visitatori occasionali e non da residenti. Quelle che oggi si definiscono “resi- denze protette” (o meglio, “casa di ri- poso”) sono ancora oggetto di molte- plici attenzioni da parte di medici, psi- coterapeuti e tecnici-progettisti che spesso, nonostante le migliori inten- zioni, si ostinano a favorire la linea del- la non accettazione della vecchiaia. I COLORI DELL’UTENZA “DEBOLE” La ricerca si è fondata sull’ascolto degli anziani, direttamente nei luoghi in cui vivono “entrando” con loro nel mondo dei ricordi per ripercorrere la vita, raccontandola anche attraverso i colori. Infatti, un ricordo, un luogo, una persona hanno un colore che spesso esprime un’emozione in modo anche più intenso delle parole San Camillo di Castelletto (Ge). Il soggiorno: stato attuale (a sinistra) e prove cromatiche (Elaborazione grafica a cura di Michele Lagomarsino)

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sperimentazione

IL COLORE È UN FENOMENO

COMPLESSO CHE PUÒ FONDERSI CON

I RICORDI, CON LE ASPETTATIVE, CON

I DESIDERI E CIÒ, PROBABILMENTE,

POTREBBE VALERE ANCOR DI PIÙ PER

UNA PERSONA ANZIANA OSPITATA

IN UNA CASA DI RIPOSO

UN PROGETTO DI RICERCA BASATO SULLA PERCEZIONE CROMATICA DEGLI ANZIANI

Rosa

ngel

a Mam

mol

a B

D iverse sono le doman-de che il visitatore si po-

ne quando viene a trovarsi davan-ti alle pareti bianche di una “ca-sa di riposo”, un ambiente sco-nosciuto ed estraneo, il più del-le volte ostile, anche quando lo si percepisce in qualità di visitatori occasionali e non da residenti.Quelle che oggi si definiscono “resi-denze protette” (o meglio, “casa di ri-poso”) sono ancora oggetto di molte-plici attenzioni da parte di medici, psi-coterapeuti e tecnici-progettisti che spesso, nonostante le migliori inten-zioni, si ostinano a favorire la linea del-la non accettazione della vecchiaia.

I COLORIDELL’UTENZA “DEBOLE”

La ricerca si è fondata sull’ascolto degli anziani, direttamente nei luoghi in cui vivono “entrando” con loro nel mondo dei ricordi per ripercorrere la vita, raccontandola anche attraverso i colori. Infatti, un ricordo, un luogo, una persona hanno un colore che spesso esprime un’emozione in modo anche più intenso delle parole

San Camillo di Castelletto (Ge). Il soggiorno:

stato attuale (a sinistra) e prove cromatiche

(Elaborazione grafica a cura di Michele Lagomarsino)

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In tal modo la prima operazione di alienazione e di distacco dalla propria identità, il soggetto anziano la subi-sce ancora prima di entrare in quella che sarà la sua nuova abitazione, ma non la “propria” abitazione.La stessa definizione “utenza debo-le” ci appare molto forzata e per certi aspetti avvilente, se pensiamo che gli anziani, anche solo per la loro espe-rienza di vita sarebbero da conside-rare una “forte utenza”. Tuttavia è una definizione che stimola l’impe-gno verso una categoria di persone, come dimostrano l’attenzione cre-scente e le ricerche trasversali che si fanno sul tema e che perseguono un obiettivo più etico e funzionale al fine di ottenere una migliore qualità di vita per coloro i quali decidono o sono costretti a scegliere le residen-ze assistite che ospitano una precisa

categoria di popolazione: gli anziani. Tra queste ricerche menzioniamo quella condotta dall’università di Ge-nova in collaborazione con Boero, in cui viene affrontato l’argomento pre-sentando gli effetti terapeutici del colore su quella che viene definita l’utenza debole. Questa è sicuramen-te una nuova esperienza che testimo-nia la grande sensibilità sociale del-l’azienda genovese la quale ha mes-so a disposizione di questa sperimen-tazione, protrattasi per circa un anno, il suo contributo tecnologico e l’espe-rienza dei suoi esperti di colorimetria e spettrofotometria.Responsabile scientifico della ricerca è l’architetto Maria Benedetta Spa-dolini (preside della facoltà di Archi-tettura di Genova) che da molti anni rivolge la sua attenzione e il suo im-pegno scientifico e progettuale al-

le problematiche della progettazione per i soggetti deboli, in particolar mo-do delle persone anziane. Su questi temi ha parlato a convegni, seminari, corsi e master universitari, presso en-ti e associazioni. Inoltre è stata prota-gonista di numerose trasmissioni te-levisive, ha scritto libri. «Per la facoltà che dirigo, cioè nella nostra realtà del progetto, fare ricerca non significa fa-re della “ricerca pura” teorica - affer-ma Benedetta Spadolini. Per noi la ri-cerca vale nel momento in cui è appli-cabile concretamente; è ricerca spe-rimentale volta a trovare soluzioni mi-gliorative per la qualità della vita del-le persone e come, nel caso specifico. di quella delle persone anziane». Ed è proprio a queste ultime che si rivolge questo progetto di ricerca: lo scopo è quello di individuare e sperimentare indicazioni metodologiche sull’utiliz-

Casa di riposo San Camillo di

Castelletto (Ge). La hall: stato attuale

(prima a sinistra) e prove cromatiche

(Elaborazione grafica a cura

di Michele Lagomarsino)

zo del colore nei luoghi destinati alla quotidianità dell’utente anziano, sia nell’ambito della dimensione abita-tiva sia nell’ambito della dimensione di degenza. I presupposti del percor-so conoscitivo sono interessanti. L’architetto Raffaella Fagnoni, che ha

costruito e coordina il programma di ricerca, ne illustra i contenuti metten-do in evidenza come, nel caso speci-fico, non si tratti di un progetto mira-to alla progettazione di un prodotto, ma del progetto di strategia e di spe-rimentazione. «Il progetto è per noi

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lo strumento per migliorare la quali-tà della vita della gente - afferma - e nel caso in oggetto si parla di design strategico che si differenzia dal più classico design di prodotto perché al-larga la sua azione al sistema di pro-dotti e servizi che nel loro insieme danno soddisfazione a una determi-nata domanda di benessere, e si rea-lizza progettando la strategia, appun-to, per raggiungere gli obiettivi pre-posti». Per questo nel team di ricerca l’architetto Fagnoni ha introdotto la figura dello psicologo, la dottoressa Marinella Chirivì, per costruire il per-corso conoscitivo partendo dai biso-gni e dai desideri dell’utenza. Così è stato realizzato il questionario studia-to per ascoltare gli anziani, dal quale sono emerse le informazioni e i da-ti necessari a mettere in atto la fase progettuale sperimentale, che consi-ste nel tinteggiare gli spazi dove gli anziani trascorrono il loro tempo.

Fasi e argomenti della ricerca. Diversi sono i quesiti che si sono po-sti i ricercatori, considerando la dop-pia valenza del colore di natura fisica e percettiva. Essendo il colore un fe-nomeno complesso, esso può fonder-si con i ricordi, le aspettative, i desi-deri e tutto ciò potrebbe valere anche per una persona anziana e, ancor di più, se vive in una casa di riposo.Allora ci si può domandare: - come viene percepito il colore da

una persona anziana? - È possibile dimostrare un legame

tra il simbolismo dei colori e gli at-teggiamenti culturali e psicologici di un anziano?

- È possibile servirsi del colore per ri-creare spazi “amichevoli” in cui rial-lacciare i fili della propria vita all’in-terno di un’abitazione/ambiente che non è il proprio ambiente?

Da queste domande si snodano quin-di le varie fasi della ricerca. Come il-

lustra Raffaella Fagnoni, «La prima fase di lavoro riguarda l’indagine teo-rica che comprende i vari casi-studio di esperienze progettuali sull’utilizzo del colore, lo studio della psicologia del colore, degli effetti terapeutici del colore, del simbolismo dei colori. La seconda fase del lavoro è rivolta alla messa a punto di un metodo di inda-gine specifico e consiste nella costru-zione di un questionario con cui svol-gere colloqui individuali per ascolta-re gli anziani, direttamente nei luo-ghi in cui vivono, di entrare con loro nel mondo dei ricordi, di ripercorrere la vita, raccontandola anche attraver-so i colori: un ricordo, un luogo, una persona hanno un colore che spesso esprime un’emozione in modo anche più intenso delle parole».Gli edifici che ospitano il tipo di utenza oggetto della ricerca sono tre strutture liguri. Gli ambienti su cui effettuare la sperimentazione

Casa di riposo San Camillo di Castelletto (Ge). La palestra: stato attuale (sopra) e prove

cromatiche (Elaborazione grafica a cura di Michele Lagomarsino)

Istituto Beato Luigi don Guanella di Albaro (Ge). La palestra: stato attuale (sopra) e prove cromatiche (Elaborazione grafica a cura di Michele Lagomarsino)

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cromatica sono stati scelti con la collabora-zione dello staff medico e paramedico delle stesse strutture che sono: 1) Istituto Beato Luigi Don Guanella, Genova

(su cui è stata effettuata solo l’indagine)2) Istituto San Camillo, Genova (su cui è stata

effettuata sia l’indagine che la sperimen-tazione)

3) Centro Alzheimer Massimo Lagostina, Ome-gna (sia indagine che sperimentazione)

La terza fase della ricerca consiste nella speri-mentazione applicativa che prevede la proget-tazione del colore e la sua applicazione in am-bienti all’interno del San Camillo di Genova e del Centro Alzheimer di Omegna.La fase finale della ricerca prevede la progetta-zione dell’interfaccia comunicativa nella scelta del colore, ovvero come strutturare lo strumen-to (la cartella colore, il depliant illustrativo, gli elaborati grafici del progetto del colore) per sce-gliere il colore nella maniera più consapevole e coerente ai propri bisogni. Come per qualsiasi progetto la fase conoscitiva è indispensabile e su temi come quello di que-sta ricerca in cui l’indagine si avvale di un’inter-vista diretta sugli utenti finali diventa particolar-mente interessante proprio per i risvolti psicolo-gici che l’intervista mette in evidenza.I dati raccolti diventano, alla fine, oggetto di una comune discussione tra i soggetti coin-volti nel progetto, ciascuno con le peculia-ri competenze, e attraverso parametri indivi-duati all’inizio del lavoro.In particolare, la fase conoscitiva si è svolta in-tervistando gli anziani che sono stati suddivisi in tre gruppi, secondo le fasce di età:- 1° gruppo : 65 - 75 anni- 2° gruppo : 76 - 85 anni- 3° gruppo : 86 - 90 anni«Il risultato - come ci spiega la psicologa Marile-na Chivirì - è una conoscenza più ricca e artico-lata del mondo degli anziani, di come viene vis-suto il colore e di come i colori possano contri-buire a creare un clima di stimolo percettivo e di benessere psicofisico, e quindi contribuire a mi-gliorare la qualità della vita». L’intervista è stata concepita in due parti. Nella prima parte si chiede di associare im-magini, stati d’animo, azioni ed emozioni, a colori scelti tra quelli presentati durante l’in-tervista. Nella seconda parte l’intervistato viene invitato a raccontare la propria vita per sommi capi e solo quello che ha voglia di rac-contare, facendo emergere dai ricordi luoghi, persone, fasi della vita, cambiamenti, conno-

tati da forti significati affettivi ed emoziona-li, chiedendo di collegare ciascuno di questi momenti a un colore, sempre tra quelli pre-sentati.Ogni gruppo è formato da dieci intervistati, di cui 4 maschi e 6 femmine. È stato fonda-mentale creare un clima di piacevole chiac-chierata e raccontare, anche più di una volta, quale era lo scopo dell’intervista e soprattut-to rassicurare sul fatto che non c’erano rispo-ste giuste o sbagliate, che un ricordo o un’im-magine è solo nostra, è soggettiva, che non ha niente a che fare con le risposte giuste o sbagliate.Proprio per facilitare un clima di sereno rie-mergere di ricordi e di emozioni, e facilitare l’accesso al colore come sintesi significante, tutte le interviste sono partite dal racconto della propria vita. Quasi tutti gli intervistati si sono lasciati andare ai ricordi e, anche se più lentamente, alle associazioni con i colori.Nonostante la durata media di ciascuna intervi-sta sia stata di un’ora, nessuno ha manifestato stanchezza, c’è stato invece chi, alla fine, ha ma-nifestato una certa delusione».

I risultati. Da questa ricerca, che sembra aver ottenuto un riscontro positivo da parte sia dei residenti sia del personale medico e parame-dico delle strutture in cui si è svolta, scaturi-sce la creazione di un abaco all’interno del quale si possono trovare i vari accostamen-ti cromatici per i diversi ambienti della resi-denza, utili perciò a elaborare il progetto de-finitivo, come di seguito illustrato: «La speri-mentazione - conclude l’architetto Fagnoni - è supportata dall’individuazione di alcuni am-bienti che verranno inizialmente fotografati; in seguito le immagini vengono elaborate per creare un “abaco” di accostamenti di colori con l’intento di fornire un valido strumento per la definizione del progetto esecutivo. Gli ambienti sono scelti strategicamente insieme agli operatori delle diverse strutture coinvol-te, fra quelli più significativamente utilizzati.In base ai risultati emersi dalle interviste ven-gono scelti i colori con cui trattare gli ambienti.Viene creato un repertorio cromatico di soluzioni attraverso l’elaborazione fotografica e si scelgo-no conseguentemente i colori per la sperimen-tazione reale». Questa ricerca, che sarà il tema di un volume di prossima pubblicazione, è stata presentata a fi-ne maggio a Verona nel corso del PTE Expo (tec-nologie, prodotti e servizi per la terza età). ■

L’unità di ricercaCoordinamento e responsabilità della ricerca: architetto Raffaella Fagnoni, ricercatore università di Genova

Ricerca sperimentale, indagine conoscitivo-qualitativa: dottoressa Marilena Chirivì psicologa

Sperimentazione applicativa: architetto Michele Lagomarsino, docente a contratto università di Genova

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